sabato 15 novembre 2014

pc 15 novembre - Mentre il Papa lancia la crociata antiaborto, a Milano l'arcivescovo rivendica il diritto di ingerenza della Chiesa

La polemica Scola: la Chiesa è stata lenta sulla questione omosessuale 

L’arcivescovo di Milano interviene sulla lettera agli insegnanti di religione che invitava a segnalare le scuole dove si trattano temi legati all’omosessualità.

«La Chiesa è stata lenta sulla questione omosessuale». Lo ha detto l’arcivescovo di Milano Angelo Scola a proposito della lettera dell’Ufficio Scolastico della Diocesi di Milano agli insegnanti di religione con l’invito a segnalare le scuole dove si trattano o vogliono trattare temi legati alla omosessualità. «L’ufficio scolastico ha la giusta preoccupazione di aiutare i 6.000 professori di religione della Diocesi a proporre la nostra visione di problemi come quello dell’educazione sessuale - ha detto Scola all’uscita da un incontro su Expo all’interno di Bookcity - Sono certo che l’intendimento del collaboratore della Curia che ha scritto la lettera era di raccogliere elementi per proporre la nostra posizione, sempre in modo rispettoso del concordato».
Il cardinale ha ripetuto che la Curia si è già scusata «per l’inappropriatezza del linguaggio». Nessuna schedatura, insomma, («rimanda a cose spiacevoli», dice il cardinale), ma l’intenzione solo di conoscere. «Una posizione non omofoba, ma da cui non intendiamo recedere di un millimetro, come giusto in società democratica - dice Scola - noi abbiamo qualcosa da dire circa le conseguenze sociali e la questione dei diritti connessi a questo orientamento sessuale».
Nel corso dell’incontro all’Università Statale di Milano con il filosofo Giulio Giorello l’arcivescovo Scola ha avuto modo di ragionare sui temi del suo ultimo libro, `Cosa nutre la vita? Expo 2015´: «assistiamo alla riduzione del cibo a merce: come ha detto Papa Francesco, questo genera la cultura dello scarto ed emargina larga fetta dell’umanità che non può comprare cibo». La speranza del cardinale verso Expo è quindi che il tema della fame nel mondo non sia dimenticato: «il programma Fao per il 2015 è saltato, mi auguro che la Caritas internazionale torni sull’argomento durante l’esposizione». 15 novembre 2014

pc 15 novembre - Papa Bergoglio all'attacco del diritto d'aborto

IL DIRITTO D'ABORTO NON SI TOCCA! 

Papa: “Aborto, eutanasia ed eterologa sono espressione di falsa compassione”.
Bergoglio riceve in Vaticano i medici cattolici e invita anche a fare obiezione di coscienza. "Se il giuramento di Ippocrate vi impegna a essere sempre servitori della vita - ha detto - il vangelo vi spinge oltre: ad amarla sempre e comunque".
di Francesco Antonio Grana |

"Jorge Mario Bergoglio, Medici, Papa Francesco, Vaticano “Il pensiero dominante propone a volte una ‘falsa compassione’: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica ‘produrre’ un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre”. È la dura condanna espressa da Papa Francesco ai medici cattolici italiani... Bergoglio, spesso accusato dai suoi detrattori di non difendere i cosiddetti “valori non negoziabili”, ha puntato il dito contro aborto, eutanasia e fecondazione eterologa, invitando anche a fare “obiezione di coscienza”. “Non si gioca – ha affermato Francesco parlando a braccio – con la vita umana. Questo è un peccato contro il Dio creatore. Spesso si dice che la posizione della Chiesa valeva nel pensiero antico ma sia ieri come oggi la parola uccidere significa lo stesso. Questo vale sia per l’aborto sia per l’eutanasia nascosta”. Ai medici cattolici Bergoglio ha voluto ribadire anche che “la vita umana è sempre sacra, valida e inviolabile e sempre ‘di qualità’ e come tale va amata, difesa e curata”. Per il Papa, infatti, “non esiste una vita umana più sacra di un’altra, come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori”. Francesco ha sottolineato anche che “le conquiste della scienza e della medicina possono contribuire al miglioramento della vita umana nella misura in cui non si allontanano dalla radice etica di tali discipline”. Per il Papa, inoltre, l’attenzione alla vita umana, particolarmente a quella maggiormente in difficoltà, cioè all’ammalato, all’anziano, al bambino, coinvolge profondamente la missione della Chiesa. “Essa si sente chiamata anche a partecipare al dibattito che ha per oggetto la vita umana, presentando la propria proposta fondata sul vangelo”. Da qui la denuncia che “da molte parti, la qualità della vita è legata prevalentemente alle possibilità economiche, al ‘benessere’, alla bellezza e al godimento della vita fisica, dimenticando altre dimensioni più profonde, relazionali, spirituali e religiose, dell’esistenza”. Francesco ha voluto rivolgere anche un invito a “collaborare con quanti, anche a partire da differenti prospettive religiose o di pensiero, riconoscono la dignità della persona umana quale criterio della loro attività. Infatti, se il giuramento di Ippocrate vi impegna a essere sempre servitori della vita, il vangelo vi spinge oltre: ad amarla sempre e comunque, soprattutto quando necessita di particolari attenzioni e cure”. Infine, il Papa ha chiesto ai medici cattolici di vivere nella professione la “compassione” evangelica che “si avvicina e offre aiuto concreto”. “La vostra missione di medici vi mette a quotidiano contatto con tante forme di sofferenza: vi incoraggio a farvene carico come ‘buoni samaritani’, avendo cura in modo particolare degli anziani, degli infermi e dei disabili. La fedeltà al vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza”.

pc 15 novembre - 14 novembre sciopero generale e "sociale" da Palermo

Nella giornata dello sciopero generale e “sociale” indetto dai sindacati di base, di classe e dai movimenti sociali di ieri 14 novembre, la città di Palermo è stata bloccata sin dal primo mattino innanzitutto da diversi cortei di studenti che dalle scuole superiori e dall'Università si sono snodati per raggiungere Piazza Politeama, luogo del concentramento, e poi dal corteo unitario che ha visto scendere in protesta alcune migliaia tra il grosso spezzone degli studenti e quello dei lavoratori, precari, dalla scuola, al pubblico impiego, sanità, trasporti, formazione professionale, cooperative sociali..., ai disoccupati.



Un corteo vivo che ha portato in piazza tutte le ragioni di rabbia e protesta contro il governo Renzi denunciando con forza tutti gli aspetti delle politiche antioperaie, antiproletarie e antipopolari di un governo che al servizio di padroni e banche vuole avanzare rapido nell'attacco alle condizioni di vita della masse popolari, dal Jobs Act e attacco all'art. 18, alla riforma della pubblica amministrazione, dalla “buona scuola”, all'attacco alla sanità, ai servizi sociali, alla questione dell'emergenza casa, dei migranti ...

Come Slai Cobas per il s.c. siamo scesi in piazza con delegazioni di lavoratori della scuola, del Policlinico, del Comune, dei precari assistenti agli studenti disabili delle Cooperative Sociali, di giovani disoccupati, che con la parola d'ordine “14/11 Lo sciopero generale lo cominciamo noi! Cacciare il governo Renzi al servizio di padroni e banche” e tanti cartelli hanno animato il corteo con continui slogan e denuncia contro il governo e a loro si sono uniti anche altri lavoratori di altri sindacati di base...
Con i lavoratori, i precari, i giovani disoccupati i compagni e le compagne del Circolo di Proletari Comunisti.










Forte solidarietà è stata espressa dai lavoratori sin dall'inizio del corteo ai tanti studenti scesi in protesta che hanno applaudito il messaggio dei lavoratori e che poi hanno portato nel corteo tutta la loro fresca ma determinata ribellione non solo contro la riforma della “buona scuola” ma in generale contro un sistema sociale che vuole uccidere loro il futuro trasformandoli in automi al servizio dello sfruttamento del Capitale, e la ribellione si è concretizzata in alcuni momenti del corteo in azioni “sanzionatorie” contro alcune banche con lancio di uova e fumogeni, mentre arrivavano le notizie degli studenti universitari che stavano occupando la mensa dell'università con pasti gratis in quel giorno contro l'aumento delle tasse e la carenza dei servizi a causa dei tagli continui alle risorse.


Durante il corteo sono giunte anche notizie di famiglie di senza casa che in contemporanea occupavano uno stabile contro le politiche vergognose dal governo nazionale a quelli locali in merito a questa emergenza.

Forte è stata anche la denuncia contro la repressione che questo Stato sempre più di polizia mette in campo contro le lotte in difesa del lavoro e le lotte sociali come unica risposta “risolutiva” ai bisogni reali e concreti di operai, lavoratori, precari, studenti, govani, immigrati... nell'ambito del moderno fascismo che avanza.

Lo spezzone dello Slai Cobas s.c. è stato poi caratterizzato anche dalla preponderante presenza molto attiva e combattiva delle donne lavoratrici, precarie, disoccupate, madri di studenti disabili che hanno portato nel corteo tutta la rabbia di donne proletarie contro un governo che si ricorda delle donne solo per “elargire” bonus bebè di stampo fascista “Noi non vogliamo elemosine per fare i figli “per la vostra patria”, noi siamo DONNE e non macchine riproduttrici, LAVORO INNANZITUTTO per la maggioranza delle donne che pretendono l'indipendenza economica anche contro quanto si subisce spesso all'interno della famiglia fino alla violenza e alla morte!”





Sono state salutate infine nel luogo di arrivo del corteo al palazzo della Regione con i portoni blindati e “protetti” dai servi in divisa tutte le manifestazioni che contemporaneamente si svolgevano in tutto il paese denunciando le cariche della polizia in alcune citta contro gli studenti in particolare
Un corteo che ha sottolineato che questo sciopero generale e “sociale” è una tappa importante di un percorso di lotta che deve continuare nella prospettiva della rivolta sociale per la cacciata del governo.

pc 15 novembre - In Messico non si ferma la mobilitazione e l'azione popolare contro il governo genocida

Messico, incendiate le sedi dei partiti e dei parlamenti locali

Ancora proteste e mobilitazioni in Messico, dove la notizia diffusa alcuni giorni fa dalle autorità secondo la quale i 43 studenti di Ayotzinapa sarebbero stati uccisi e bruciati dal cartello Guerreros Unidos insieme ad agenti della polizia locale ha scatenato una nuova ondata di indignazione in tutto il paese.

Ad essere presi di mira nelle ultime ore sono stati soprattutto i luoghi simbolo del Governo e dei maggiori partiti del paese, a sottolineare la responsabilità di tutte le istituzioni nella mancata trasparenza che ha caratterizzato l'intera vicenda dei “normalistas” scomparsi.
A rifiutare una lettura semplicistica degli avvenimenti, sono stati per primi i parenti e i compagni dei 43 di Ayotzinapa, che da subito hanno evidenziato come la responsabilità delle istituzioni locali sia legata a doppio filo con le rappresentanze nazionali di tutti i partiti, compreso il PRI (Partido Revolucionario Institucional) dell'attuale presidente Enrique Peña Nieto. Proprio questo pomeriggio, infatti, alcuni manifestanti hanno assalito proprio la sede del PRI a Morelia, il cui aeroporto era invece stato bloccato per alcune ore nel pomeriggio di ieri dai normalistas del Michoacán, scesi in piazza per richiedere la comparizione in vita dei loro compagni scomparsi.
La mattina di martedì 11 inoltre, sempre a Morelia, studenti e insegnanti delle Scuole Normali hanno dato fuoco alla segreteria delle finanze dello Stato del Michoacán per poi preoseguire in corteo sanzionando le sedi del PAN (partito nazionalista e conservatore), della Nuova Alleanza, del PRD (di centro-sinistra, è il partito del sindaco di Iguala, mandante politico dei fatti di Ayotzinapa), del Ministero delle Finanze e del palazzo del Governo. E' notizia delle ultime ore, invece, che circa 500 fra insegnanti e studenti del sindacati CETEG hanno preso d'assalto e dato alle fiamme il Parlamento dello stato messicano di Guerrero, a Chilpancingo. I manifestanti hanno attaccato l'edificio entrando dalle finestre, e una volta all'interno hanno distrutto gli uffici dei deputati mentre all'esterno venivano incendiate sei automobili e sui muri comparivano le scritte "Morte ai partiti politici”, “Topi di fogna”, “APG” (Assemblea Popolare del Guerrero) e “CETEG". Ad essere presi d'assalto, poi, sono stati il ministero regionale dell'educazione e l'ufficio del governatore.

pc 15 novembre - Dopo la parata fascio/leghista in piazza Duomo i nazi si preparano ad oltraggiare la Resistenza a Milano. NON PERMETTIAMOLO, CON OGNI MEZZO NECESSARIO


Di nuovo a Milano, il 29 novembre, il raduno europeo degli Hammerskin: il prefetto oltre a cancellare le unioni omosessuali cancellerà anche i raduni neonazisti?
Bande nazi-rock ungheresi e tedesche, respinte da altri paesi, inneggianti alle SS, e bande italiane esaltanti il boia delle fosse ardeatine Erich Priebke
Redazione  -  Osservatorio democratico  -  12/11/2014



La Skinhouse di Bollate ha preannunciato per sabato 29 novembre a Milano l’Hammerfest 2014, un raduno a livello europeo di band neonaziste. Il tutto è pensato in grande. Sono attese almeno mille persone provenienti da tutta Europa.
L’Hammerskin Nation, o Fratellanza Hammerskin, è un’organizzazione a carattere internazionale che dichiara di perseguire «Lo stile di vita White Power» i cui obiettivi si possono riassumere nella frase di quattordici parole coniata appositamente dal razzista americano David Lane (condannato negli Usa a 190 anni di carcere per assassinio e cospirazione): «Dobbiamo assicurare l'esistenza del nostro popolo e un futuro per i bambini bianchi». L’'Hammerskin Nation, che preconizza la «supremazia bianca», è stata fondata verso la metà degli anni Ottanta negli USA da membri fuoriusciti dal Ku Klux Klan. Il suo simbolo si compone di due martelli incrociati che marciano a passo dell’oca per abbattere implacabilmente i muri dietro i quali si nascondono le minoranze. Negli USA hanno vandalizzato sinagoghe e compiuto innumerevoli aggressioni contro persone di colore. Sono considerati alla stregua di un’organizzazione criminale. Il nazionalsocialismo, secondo loro, non è stato che il primo tentativo di costruzione di un Nuovo Ordine.
Quali siano i loro riferimenti ideologici e politici, d’altronde, è facilissimo capirlo esaminando le band che dovrebbero esibirsi all’hammerfest. Troviamo prima di tutto i Lunikoff. La storia di questa band è emblematica. In origine si chiamava Endlösung  («Soluzione finale», della questione ebraica, ovviamente) ed era formata da elementi provenienti dal gruppo neonazista Ariogermanische Kampfgemeinschaft (Associazione di Combattimento ariogermanica). Poi hanno preso il nome di Landser, che però nel 2003 è stata giudicata in Germania alla stregua di «un'associazione criminale», in quanto incitava alla discriminazione razziale, e quindi disciolta.  Il leader, Michael "Lunikoff" Regener (il soprannome Lunikoff deriva da una marca popolare di vodka della Germania Est) è stato per questi reati arrestato e condannato. Si è quindi formata la band Die Lunikoff Verschwörung («Il complotto Lunikoff»). Nel logo dei Lunikoff compare una L con una spada, ossia le insegne della divisione di cavalleria SS Lützow, formata direttamente da Himmler nel 1945, negli ultimi mesi di guerra. Il loro primo album si intitolava Das Reich kommt wieder («Il Reich verrà di nuovo»). I nemici indicati nella loro musica sono i neri, i turchi, gli extracomunitari, gli ebrei, gli omosessuali. I Vérszerzodé sono invece una band ungherese appartenente al circuito Rac (Rock against communism) e di Blood and Honour. Il nome, letteralmente «Giuramento di sangue», allude al patto stipulato, secondo la mitologia nazionalsocialista, dalle prime sette tribù fondatrici dell’identità magiara. Questa band ha suonato in occasione della ricorrenza annuale della battaglia di Budapest in cui all’inizio del 1945 la Wehrmacht e i suoi alleati ungheresi avevano tentato di contrastare l’avanzata dell'Armata Rossa: uno dei meeting più importanti della scena neonazista europea. Titolo e ritornello di una loro canzone dice: «Ein Volk, ein Reich, ein Führer». In Svizzera è stato negato loro, per ben due volte l’ingresso, come banda xenofoba, mentre in Slovacchia i componenti sono stati addirittura arrestati. Il cantante Geri, in un’intervista, ha dichiarato che il suo obiettivo è la «difesa delle nazioni bianche d’Europa» e di essere a favore di una religione chiamata Odinismo, dal nome del dio teutonico Wotan. Anche i Kommando skin sono tedeschi, di Stoccarda, e sono impegnati nella lotta contro l’immigrazione e la religione ebraico-cristiana.
Diversi in cartellone i gruppi musicali della scena nazi-rock italiana. In primis i Gesta bellica, una band di Verona formatisi nell’ambito del Veneto fronte skinhead. Uno dei loro membri, Franco Miglioranzi, è stato condannato nel 1996 per aggressione a uno skinhead di sinistra e per istigazione all’odio razziale.  Aderente al Movimento sociale fiamma tricolore, era stato eletto nelle liste del leghista Flavio Tosi, che nel 2007 lo aveva provocatoriamente nominato rappresentante del Comune nel locale Istituto per la Storia della Resistenza, incarico da cui aveva dovuto dimettersi per le proteste della città. I temi e le parole delle canzoni dei Gesta Bellica sono particolarmente significative. Una è dedicata a Il Capitano, ossia al comandante delle SS Erich Priebke, condannato all’ergastolo per l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Priebke viene qui presentato come un perseguitato («Un uomo solo contro il mondo e tutto il mondo è contro di lui»), fedele agli ideali che loro stessi condividono («Lui non risponde alle vostre menzogne, lui non si piega e non lo farà mai. / La fedeltà è più forte del fuoco e quel fuoco brucia dentro di noi»), fino a lanciarsi nel ritornello ossessivamente ripetuto: «Liberate il Capitano! Libertà per il Capitano!». In un’altra canzone, Giovane patriota, si esaltano le divisioni delle Waffen-SS che nel 1945 a Berlino si arroccarono disperatamente a difesa del bunker di Hitler giurando di continuare la loro battaglia: «Giovane patriota, ormai non sei più solo! / L'enorme orda rossa ormai sta dilagando, / ma non mi arrenderò, sarò fedele al giuramento!». I nemici sono la società multirazziale, gli immigrati, il mondialismo, i pedofili (“Nessuna pietà per chi non ha pietà! / Pedofilo bastardo giustizia ci sarà! / Pena di morte, pena capitale! / Pedofilo maiale tu devi morire!». Si cantano i “martiri delle foibe” e si inneggia all’irredentismo italiano: «In Italia tornerà la Dalmazia, Fiume ed Istria!».
Seguono i Malnatt provenienti da Milano che declamano: «Soldati di una guerra che feriti non farà / giovani rasati, sguardi affilati /scolpiti  nella fede e senza pietà! / Il mondo ci appartiene, noi non avremo pietà! / Il giorno sta arrivando per noi della croce celtica! / Skins! Milano skins! Milano hammerskin!”. In un’altra canzone Resistenza bianca: «Sarò me stesso finché ci sarò, / con il braccio teso ti saluterò! /Sono della Resistenza bianca!». Quindi I Motosega. Nati in quel di Gallarate, nella loro pagina facebook amano immortalarsi mentre omaggiano un monumento ai Caduti della Repubblica Sociale o ai piedi del Memoriale nazionalista di Budapest.
Ci fermiamo qui. Non crediamo ci sia bisogno di aggiungere altro. Hammerfest 2014, organizzato dalla Skinhouse, come il meeting dello stesso tenore promosso più di un anno fa, il 15 giugno 2013 a Rogoredo, sarà un’esibizioni sfacciata di neonazismo, razzismo e xenofobia. Il referente politico, legato a doppio filo alla Skinhouse, sarà come sempre Lealtà azione, che nei giorni scorsi ha partecipato con una sua delegazione ad Atene a una manifestazione insieme ad Alba Dorata.   Milano sta ormai diventando la capitale europea dei raduni neonazisti. Solo il 1° novembre scorso si è tenuto un concerto di Black metal di ispirazione nazionalsocialista in una discoteca di via Corelli, l'ex Factory, con oltre 400 partecipanti giunti dall’Austria, dalla Germania e dalla Finlandia. Qui grazie alla compiacenza del Prefetto e del Questore di Milano, la benevolenza di alcune istituzioni locali, la Regione, in primo luogo, l’inerzia dell’amministrazione comunale milanese, l’apologia di fascismo, l’incitamento al razzismo e alla xenofobia, non consentiti in altri paesi, stanno diventando di casa. 

pc 15 novembre - Lo sciopero e la mobilitazione in tutta italia

Centinaia di migliaia in piazza per lo sciopero «sociale»:

Sciopero sociale, cortei e blocchi: uova e petardi contro il ministero dell’Economia



Scontri, tafferugli, alcuni feriti, traffico impazzito, mezzi pubblici a singhiozzo, cortei, manifestazioni, sit-in: è lo «sciopero generale e sociale» del lavoro pubblico e privato, indetto dai sindacati di base, per dire «no alle politiche del governo Renzi e dell’Unione europea, no al Jobs act, no alla legge di stabilità e al piano di riforma della scuola». 
In tante città italiane hanno sfilato migliaia di manifestanti, studenti, precari, immigrati, aderenti ai centri sociali, coordinamenti dei lavoratori autonomi.
 
A Milano - dove si è svolta anche la manifestazione organizzata dalla Fiom Cgil - ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia al corteo di studenti e sindacati di base che ha attraversato il centro città.

A Roma i manifestanti hanno lanciato uova contro il ministero dell'Economia e la sede dell'ambasciata tedesca. Pesanti disagi al traffico in entrambe le città, oltre che per i cortei, anche per lo sciopero del trasporto pubblico locale.

A Napoli boccata la tangenziale.

Cortei e manifestazioni si sono svolte in altre città italiane come Torino, Genova, Padova, Venezia, Trieste, Bologna, Firenze, Pisa, Lucca, Massa Carrara, Cagliari, Terni, Pescara, Napoli, Bari, Taranto, Catania e Palermo, ecc

pc 15 nov - Primo report da Taranto 14 novembre


Più di 100 rappresentanti di diverse realtà lavorative, appartenenti allo slai cobas per il sindacato di classe e al cobas confederazione, nel quadro di uno sciopero di circa un migliaio di lavoratori, hanno manifestato questa mattina sotto la Prefettura.
Operai Cementir, Ilva, lavoratori cimiteriali, lavoratrici delle pulizie degli asili e scuole statali, lavoratori della Pasquinelli, Disoccupati Organizzati, in particolare donne, lavoratori dell'Isola verde, della Teoma, appalti arsenale, degli appalti comunali, del Pubblico impiego, ecc. hanno portato in questa giornata la loro lotta e le loro rivendicazioni, contro il Jobs act e l'attacco all'articolo 18 del governo Renzi, contro al precarietà, i bassi orari e salari da fame, per chiedere un lavoro e un salario per vivere.
Combattivi, finalmente uniti, determinati per far fare un salto alla loro mobilitazione, lanciare un messaggio a tutti i lavoratori, precari e disoccupati della città di unirsi per uno sciopero generale.
Particolarmente significativa la rivendicazione di un gruppo di operai Ilva che hanno consegnato all'incontro col capo di gabinetto del Prefetto oltre 500 firme a sostegno della richiesta urgente di un "Decreto operaio" che metta in sicurezza il loro lavoro, il loro salario, la loro salute, a fronte dei piani sciagurati di padroni e governo di svendere l'Ilva, tagliare l'occupazione e non fare realmente risanamento e bonificbe.
In campo, dopo la battaglia in fabbrica per ottenere la loro rappresentanza, gli operai della Cementir hanno chiesto alla Prefettura un Tavolo urgente per avere chiarezza sul loro futuro, a fronte di un'azienda che fa profitti e chiude Taranto.
I lavoratori cimiteriali hanno detto in faccia all'incontro in Prefettura: "Noi rischiamo la salute tutti i giorni e la bonifica non si fa, così come non ci viene riconosciuto l'usura del lavoro a rischio che facciamo. Ora vi diciamo Basta! O bonificate il cimitero, o il cimitero molto presto si fermerà.".
Ma sono stati infine i numerosi lavoratori precari e degli appalti, insieme ai disoccupati, che erano la maggioranza dei presenti, a dire che non accettavano più una precarietà che invece di ridursi si estende e un lavoro che non arriva mai nonostante gli annunci fatti da Sindaco e Regione.

Gli impegni assunti negli incontri in Prefettura e provincia. Sulla Cementir incontrerà l'azienda e a fine mese è pronta a confrontarsi nuovamente coi lavoratori; sull'Ilva ha ascoltato con interesse le forti richieste che vengono dalla fabbrica, e sulla richiesta del decreto operaio ha assunto l'impegno di trasmetterla al governo; sul cimitero ha chiesto di aspettare l'insediamento del nuovo commissario delle bonifiche; sul lavoro ai disoccupati e ai precari ha assunto l'impegno di esaminare le varie questioni e le nostre proposte e di rincontrarci a fine mese.
Per i disoccupati organizzati La Provincia convocherà i sindaci della provincia per esaminare e applicare il progetto di "cantiere di cittadinanza" coi fondi della Regione; così come è in attesa dei fondi dell'assessorato all'ambiente che fin dai primi mesi del prossimo anno possono offrire nuove opportunità di lavoro; anche su questioni quali lo sviluppo del piano di raccolta differenziata porta a porta per tutta la città e del potenziamento dell'impianto di selezione della Pasquinelli,  (200 occupati nella reale raccolta porta a porta in tutta la città e istituzione del 3° turno all'impianto di selezione, corsi di formazione; La Provincia verificherà la gravità dell'apppalto al ribasso degli asili, le violazioni di legge dei contratti che si vanno perpetrando nelle gare d'appalto.
Rispetto alla richiesta del "decreto operaio" il confronto (per noi scontro) sarà con Renzi nel caso venga realmente in città.

Una giornata di lotta, ma anche di proposte e di sforzo di realizzare risultati concreti per i lavoratori e i disoccupati, che incoraggia le vertenze in atto e che sin dalla prossima settimana vedranno in campo assemblee e nuove iniziative

SLAI COBAS per il sindacato di classe
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pc 15 novembre - Breve report sciopero in Veneto-Friuli VG

Proclamato dallo slai cobas per il sindacato di classe e la FAO lo sciopero in circa 150 aziende tra Veneto e Friuli VG. Hanno scioperato in forma direttamente riferita alla ns.O.S., 400 ns.iscritti, un terzo di quelli in essere. Lo sciopero ha funzionato significativamente tra gli autisti Koiné Padova, facchini e mulettisti cooperativa presso Cab Log Noale, ha trovato partecipazione alle iniziative da lavoratori di almeno 15 aziende di Venezia, Verona,Treviso e Padova, e la adesione di lavoratori di molte altre sparse nel Veneto, oltre che in Fincantieri Marghera, dove era stato fatto volantinaggio militante il 13, ed in Raffineria – appalti. 
 Alle iniziative militanti a Scorzé e Monfalcone, hanno partecipato circa 100 lavoratori, impegnandosi nelle stesse per diverse ore.
Lo sciopero ha riguardato tutta la giornata. In alcune aziende, a Riese Pio X, Noale e Monfalcone, ci sono state fortissime quanto inutili pressioni a non scioperare, per tutta la giornata di ieri.

a)    50 lavoratori della logistica e autisti di tir, iscritti a Slai Cobas e alla FAO con le bandiere di entrambe le forze operaie, hanno manifestato  dalle 5 alle 8 di mattina davanti alla San Benedetto nell’ambito dello sciopero generale, per protestare contro il sistema degli appalti in San Benedetto, e inoltre contro le violenze subite da lavoratori in Italtrans.
b)    Dalle 9 a Scorzé, è iniziata una assemblea fino alle 11, cui partecipano anche operai di altri settori, metalmeccanico, turismo, scuola, dello Stal Cobas per il sindacato di classe.  con diversi interventi
c)    A Monfalcone, hanno scioperato gli operai dello Slai Cobas appalti presenti in Fincantieri, significativamente il 20% degli operai della Terry e il 50% degli operai della Adrimar. Con gli stessi, ed altri operai, abbiamo svolto una partecipata assemblea con oltre 40 presenti, a Staranzano (GO) dalle 15,30 alle 17,30.

venerdì 14 novembre 2014

pc 14 novembre - PRIMO REPORT SULLE MANIFESTAZIONI DI MILANO

Come Slai Cobas per il sindacato di classe e  circoli di Proletari Comunisti MI/BG lo sciopero generale l'abbiamo iniziato oggi in piazza con gli operai metalmeccanici, i lavoratori immigrati della logistica, ecc. Abbiamo accolto le varie delegazioni che giungevano con un messaggio chiaro e netto


un messaggio che è stato salutato con piacere dai tanti/e, come non se ne vedevano da tempo, operai/e da tutto il centro nord (alla fine numeri che si avvicinano alle 50mila. - solerti digossini hanno cercato di frapporsi tra lo striscione e chi arrivava in piazza, ma li abbiamo scavalcati a muso duro. Via via sono arrivati in gran numero lavoratori della logistica, da Brignano-dalla Natura-dalla MAAR e dalla RSA Sironi e operai della Tenaris/Dalmine e della Brembo con i loro striscioni

uno spezzone combattivo e internazionalista che si è inserito nel cuore del corteo ben accolto dagli operai, tranne qualche diligente del servizio d'ordine FIOM che voleva relegarci in coda ma ha dovuto desistere. Nel corteo diffusione del nuovo numero del giornale e del volantino del sindacato, con discussioni che già guardano al prossimo appuntamento del 5 dicembre.
La cosa che colpiva erano le tante facce di giovanni operai incazzati ma fermamente convinti di andare fino in fondo contro le politiche di questo governo

ma anche "vecchi" operai che rivendicavano la loro appartenenza di classe stampata sulla maglietta
insomma una serie di buoni segnali sui quali lavorare e ci abbiamo provato rimanendo compatti e visibili a questa fetta del proletariato sin quasi sotto al palco
dove abbiamo gridato forte "Sciopero Generale Renzi se ne deve andare" e sempre rimanendo compatti abbiamo fatto un  corteo spiegando alla piazza che Non abbiamo nulla da trattare con questo governo, ma dobbiamo cacciarlo, trovando spazio al microfono del furgoncino dei compagni solidali coi NoTav, dandoci appuntamento per il 5, ma che non dove essere come lo vuole la Camusso (rinciuciare con Cisl e Uil) ma un'altra storia. Mentre si stava per lasciare la piazza è giunta la notizia che gli studenti che dovevano arrivare in piazza Duomo e avrebbero dovuto fare un intervento dal palco erano stati caricati tra piazza S. Stefano e piazza Fontana. Così abbiamo deciso di andare a dare sostegno agli studenti e in piazza abbiamo ricevuto l'accoglienza particolarmente gasata dei caramba e poliziotti che ci hanno circondati, con qualche minuto di frontegiamento e discussione.

Per quanto riguarda le brutali cariche contro gli studenti, dove si sono resi protagonisti i finanzieri, tre fatti: 1) il corteo era autorizzato e solo all'ultimo minuto gli sbirri hanno comunicato che era vietato (la paura che gli studenti incontrino la classe operaia...); 2) oltre le teste spaccate e braccia rotte una buona dose di gas CS; 3) le stesse scene si sono ripetute quando gli studenti che volevano contestare l'incontro in Arcivescovado e la ministra Giannini sulla "buona scuola".
Alcune foto di quanto accaduto