martedì 9 dicembre 2014

pc 9 dicembre - F35 - le bugie del governo Renzi e della sua segretaria alla Difesa PINOTTI - i sindacati confederali complici dell'economia di guerra e della guerra

dalla stampa locale

F-35, l’Italia ne compra altri due per far lavorare lo stabilimento di Cameri

A fine novembre siglato l’acquisto di nuovi caccia, in forse le commesse straniere
L’impianto Faco a Cameri dove si sta lavorando ma al di sotto delle potenzialità progettate
A Oleggio ritorna l’attenzione sugli F-35 e sulle prospettive per lo stabilimento Faco di Cameri, dove si assemblano i supercaccia targati Lockheed Martin. Almeno in teoria l’impianto novarese, costato 800 milioni allo Stato, dovrebbe realizzare oltre a quelli italiani anche i velivoli destinati a Olanda e Norvegia. Ma il primo Paese non ha ancora fatto sapere se onorerà l’impegno di ordinare i 37 esemplari annunciati e il secondo ne sta ricevendo 4, ma direttamente dagli Stati Uniti.
La situazione attuale è di uno stabilimento che lavora a neanche un sesto della sua potenzialità: 3-4 aerei all’anno rispetto ad una capacità di 2 al mese, con l’impiego - secondo i dati forniti a Oleggio da un sindacalista di Alenia - di 320-330 addetti, di cui per altro 150 sono trasfertisti provenienti da Caselle, che è in crisi nera. Siamo lontanissimi dai 10 o anche 6 mila posti di lavoro sbandierati dai sostenitori del progetto.
Il Governo è tra l’incudine del Parlamento che frena gli acquisti e il martello dell’esigenza di preservare l’operatività industriale di Cameri. La mozione del Pd approvata il 24 settembre alla Camera prevede di «riesaminare l’intero programma con l’obiettivo finale di dimezzare il budget finanziario», ma invita anche a procedere «tenendo conto dei ritorni economici e di carattere industriale da esso derivanti, valorizzando gli investimenti già effettuati nella Faco e la sua potenzialità». L’indicazione è cioè di ridurre e rallentare gli ordini, ma non fino al punto di mettere in crisi la Faco, che va alimentata con un minimo di commesse. E siccome quelle straniere non arrivano, deve pensarci l’Italia.
Il compromesso si è tradotto nell’acquisto di altri due caccia per il 2014. Il contratto è stato firmato il 21 novembre nell’ambito dell’ottavo lotto di produzione a basso rateo, che ne comprende in totale 43. I due nuovi esemplari entreranno in produzione a Cameri nei prossimi mesi, con consegne 2016-17, mentre avanza la lavorazione dei primi 6. Il primo, sulle linee dal luglio 2013, sarà consegnato alla fine del 2015.
Resta il problema dei costi, ancora spaventosamente alti. Gli ultimi due F-35 hanno un prezzo «nudo» di 75,7 milioni di euro l’uno, cui vanno aggiunti il motore (15,6) e una serie di oneri accessori che, insieme alla quota dei costi non ricorrenti, raddoppieranno il prezzo base: circa 180 milioni di per un aereo ancora «immaturo», contro i meno di 60 di un Eurofighter Typhoon completo della versione più avanzata.

LA REPUBBLICA PIEMONTE - TORINO

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