giovedì 13 novembre 2014

pc 13 novembre - FORMAZIONE OPERAIA - LA CRISI FA PARTE DEL FUNZIONAMENTO NORMALE DEL MODO DI PRODUZIONE CAPITALISTA - ULTIMA PARTE

Degli appunti sulla analisi del perchè delle crisi pubblicati finora, possiamo dire che la parte più importante per i proletari è quest'ultima. Nelle conclusioni Marx spiega che è compito dei "produttori della ricchezza sociale" - gli operai - perseguire l'unica vera "soluzione" alla crisi: superare il sistema capitalistico.



APPUNTI DI STUDIO SU MARX E LA CRISI
stralci da “il capitalismo e la crisi”. Scritti scelti (di Marx)
a cura di Vladimiro Giacchè.

(I pezzi in corsivo segnalati da (ndr) sono brevi note 
di Proletari comunisti)
Ultima parte

Il decorso della crisi: 
l'intervento pubblico e i suoi limiti.

(Nella crisi, gli) interventi di salvataggio delle banche con denaro pubblico sono stati definiti “socialismo per i ricchi”. Marx scriveva a proposito della crisi di Amburgo del 1857: “Per tenere su i prezzi... lo Stato dovrebbe pagare i prezzi in vigore prima dello scoppio del panico commerciale e scontare delle cambiali che non sono più altro che il controvalore delle bancarotte altrui. In altre parole, il patrimonio dell'intera società, che il governo rappresenta, dovrebbe ripianare le perdite subite dai capitalisti privati. Questo genere di "comunismo", in cui la reciprocità è assolutamente unilaterale, esercita una certa attrattiva sui capitalisti europei” (Marx).
(E aggiungono Marx ed Engels) “E' proprio bello che i capitalisti, che gridano tanto contro il “diritto al lavoro”, ora pretendano dappertutto “pubblico appoggio” dai governi... facciano insomma valere il “diritto al profitto” a spese della comunità”.

(ndr) vale a dire la classica: socializzazione delle perdite e privatizzazione dei guadagni, sempre usata dai capitalisti anche oggi.

(Ma) in generale, sia Marx che Engels ritenevano che la crisi non potesse essere risolta da interventi di politica monetaria né da leggi ad hoc o interventi pubblici a garanzia e copertura del debito privato. Anzi in una lettera ad Engels riferita agli sviluppi della crisi che allora imperversava in Francia, Marx accennò al fatto che questi ultimi interventi, lungi dal risolvere la crisi, potevano portare alla bancarotta anche lo Stato: “quando scoppia la vera e propria crisi francese, il mercato finanziario e la garanzia di questo mercato, cioè lo Stato, se ne vanno al diavolo”...
La gigantesca trasformazione di debito privato in debito pubblico in atto, se non è riuscita né a ridurre l'entità complessiva del debito né a rianimare l'economia, può porre le premesse di un ulteriore crisi del debito: quella, appunto, del debito pubblico... A questo punto il risultato che si avrebbe sarebbe una pesantissima crisi fiscale, un'ulteriore drastica riduzione del suo ruolo nell'economia e il campo libero lasciato alle grandi aziende multinazionali private.

(ndr) l'intervento dello Stato in soccorso dell'economia capitalista, del profitto, attraverso soprattutto misure che impoveriscono i lavoratori e le masse popolari confermano che il ruolo dello Stato è unicamente a difesa degli interessi della classe dominante. Questa difesa comporta inevitabilmente un incremento direttamente proporzionale della funzione repressiva dello Stato verso i proletari per prevenire o soffocare ribellioni e lotte; oggi le misure “anticrisi” si accompagnano alla marcia verso il moderno fascismo, allo Stato di polizia ad una risposta sempre più violenta alle giuste rivendicazioni dei proletari e delle masse popolari colpite.

Conclusioni

Per Marx: “nelle contraddizioni, crisi e convulsioni acute si manifesta la crescente inadeguatezza dello sviluppo produttivo della società rispetto ai rapporti di produzione che ha avuto finora. La distruzione violenta del capitale, non in seguito a circostanze esterne ad esso, ma come condizione della sua autoconservazione, è la forma più evidente in cui gli si rende noto che ha fatto il proprio tempo e che deve far posto ad un livello superiore di produzione sociale”. (Marx)...
... la crisi attuale non è un incidente di percorso... Questa crisi fa parte integrante del funzionamento normale del modo di produzione capitalistico. Come ogni crisi, essa non è in sé un problema per il capitalismo, ma il modo attraverso cui, periodicamente, il capitalismo risolve i suoi problemi. Non nasce da imperfezioni del mercato, ma è uno dei più potenti e perfetti prodotti del mercato stesso.
... la sola vera soluzione della crisi può venire dall'intendere che il capitalismo è il problema e dall'operare di conseguenza: ossia per il superamento di questa “ultima configurazione servile assunta dall'attività umana” (Marx), con l'obiettivo di far sì che i produttori assoggettino la produzione – che oggi li sovrasta come una “legge cieca” al “loro controllo comune come intelletto associato” (Marx).

(ndr) contro i risolutori, comunque, della crisi (dai sindacati, dai partiti di “sinistra” riformisti, affermiamo con forza questa verità e soprattutto applichiamola!

(FINE)

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