domenica 26 ottobre 2014

pc 26 ottobre - IL NOSTRO DOLORE E FURORE PER L'IMPICCAGIONE DI REYHANEH JABBARI! "MIA FIGLIA CON LA FEBBRE HA BALLATO SULLA FORCA"


Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario esprime tutto il suo profondo dolore e nello stesso tempo furore per l'impiccagione da parte del regime iraniano di Reyhaneh. 
Esprimiamo il nostro rispetto e orgoglio, come donne in lotta contro un sistema sociale barbaro e putrido, di fronte alla determinazione e dignità di Reyhaneh che fino all'ultimo non ha voluto negare di aver subito il tentativo di stupro, benchè sapesse bene che questo rifiuto le sarebbe costata la vita.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla madre Shole Pakravan, che fino all'ultimo ha lottato, non si è piegata di fronte al dolore e ai ricatti del regime, e ha detto "Mia figlia con la febbre ha ballato sulla forca". 
Questa impiccagione per il reazionario regine iraniano, dominato dalla borghesia burocratico compradora e governato dall'integralismo islamico radicale - sostenuto dagli imperialismi, che ora fanno, come sempre, dichiarazioni ipocrite ma continuano i loro legami sporchi di sangue, e che, in primis gli USA, utilizzano spesso la denuncia della condizione delle donne solo per indebolire e rovesciare o costringere alla collaborazione il regime iraniano - è di fatto un segnale per tutte le donne iraniane di peggioramento della condizione, della vita delle donne. 
A dimostrazione che su questo i governi che siano "moderati" come si presenta quello attuale o che siano dichiaratamente reazionari come quello di Ahmadinejad, non cambiano la loro politica fascista contro le donne e le masse popolari - vedi la nuova legge (Amr-e be marouf va nahi az monkar - Propagare la virtù e prevenire il male), approvata dal parlamento, sull'estensione dei diritti sanzionatori a tutti i cittadini contro chi non rispetta i costumi della Repubblica islamica, che per le donne vuol dire essere sfregiate con l'acido se non si coprono bene con il velo; o l'arresto in giugno di Ghoncheh Ghavami, 25enne britannica di origini iraniane si solo perchè protestava contro il divieto alle donne di assistere ad eventi sportivi.

Ancora una volta la condizione di oppressione, violenza delle libertà e diritti delle donne è la punta di iceberg di una condizione di oppressione, fascista di tutte le masse popolari e indica il livello di inciviltà di un paese. 
Ma in Iran, come in tutto il Medio Oriente, come in tutto il mondo, l'accanirsi contro le donne è espressione del miserabile ma vano tentativo di zittire e colpire il settore più oppresso delle masse popolari ma nello stesso tempo quella forza che quando si unisce e lotta scatena una furia rivoluzionaria che fa paura.

VENDICHIAMO LA MORTE DI REYHANEH, ALZANDO E RAFFORZANDO LA NOSTRA LOTTA DOVUNQUE CONTRO GLI STATI E I GOVERNI BORGHESI-FEUDAL BORGHESI, CONTRO L'IMPERIALISMO, PER LA RIVOLUZIONE, PER LA GUERRA POPOLARE, IN CUI - COME MOSTRANO L'INDIA, KOBANE... LE DONNE SONO IN PRIMA FILA, L'ANIMA PIU' DETERMINATA PERCHE' HANNO DOPPIE/TRIPLE CATENE DA SPEZZARE! 

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(da varia stampa)
Rey­ha­neh Jab­bari è stata impic­cata. Men­tre il boia si avvi­ci­nava, la gio­vane, 26 anni, col­pe­vole di aver ucciso l’uomo che ten­tava di stu­prarla, ha deciso di non dichia­rare il falso. La fami­glia dell’impiegato del mini­stero dell’Intelligence, Mor­teza Sar­bandi, ucciso in cir­co­stanze di legit­tima difesa dalla ragazza nel 2009, chie­deva a Rey­ha­neh di negare che avesse subito un ten­ta­tivo di stu­pro. E lei non lo ha fatto.

«Mia figlia con la feb­bre ha bal­lato sulla forca»: sono state le com­mo­venti parole della madre, Shole Pakra­van, nota attrice di tea­tro ira­niana. Ad atten­dere l’esecuzione c’erano tante per­sone, fami­liari e amici...
Reyhaneh era stata arrestata nel 2007, quando aveva 19 anni, per l’omicidio di Morteza Abdolali Sarbandi, ex dipendente del ministero dell’Intelligence di Teheran. La ragazza era stata condannata a morte dopo un processo viziato da irregolarità secondo quanto denunciato da Amnesty International

Secondo Amnesty International, le indagini sul caso non si sarebbero svolte secondo procedure accurate. Secondo le ricostruzioni di alcuni periti un altro uomo avrebbe ucciso la vittima. Per questo, Jabbari sarebbe stata obbligata a rinunciare al suo avvocato per evitare che venissero svolte ulteriori indagini.

La sto­ria di Rey­ha­neh con­ferma la dif­fi­cile con­di­zione delle donne ira­niane. Ormai i casi si mol­ti­pli­cano. Anche ieri a Teh­ran, decine di donne sono scese in piazza in soli­da­rietà con le gio­vani sfre­giate da para­mi­li­tari a Isfa­han per­ché por­ta­vano veli troppo scol­lati: una di loro, Soheila Jor­kesh, è morta dopo giorni di ago­nia. Men­tre Ghon­cheh Gha­vami resta in car­cere solo per aver assi­stito a una par­tita di pal­la­volo maschile a Teh­ran e l’avvocato Nasrin Sotou­deh non potrà difen­dere gli atti­vi­sti ira­niani per i pros­simi tre anni dopo la deci­sione della Corte di Evin di toglierle la licenza.
Le donne ira­niane sono state le pro­ta­go­ni­ste della rivo­lu­zione del 1979 ma hanno subito deci­sioni discri­mi­na­to­rie: l’infausto obbligo del velo, limiti nei diritti di suc­ces­sione e pro­ces­suali... Le pro­messe di Rohani per mag­giori diritti delle donne si sono rive­late incon­clu­denti.

Quasi contemporaneamente all'impiccaggione di Reyhaneh, a Isfahan ragazze, studenti, sono scesi in piazza. È la prima volta dal 2009 che Isfahan, la seconda città iraniana, scende in piazza dopo l'Onda verde che si opponeva alla rielezione dell'ex presidente Mahmud Ahmadinejad. Questa volta però la ragione per cui uomini e donne, molti giovani e studenti di Isfahan (anche a Teheran ci sono state manifestazioni), sono scesi in piazza è un'altra. I manifestanti gridavano: «Polizia, dove sono gli occhi di mia sorella?». La folla faceva riferimento a chi si è reso responsabile di aver sfregiato con l'acido sei donne iraniane (forse dieci, secondo fonti indipendenti), colpevoli di non essere «velate bene». Una di loro, Soheila Jorkesh, è morta ieri dopo il ricovero. Alcune delle ragazze hanno perso gli occhi. 
L'episodio di Isfahan è strettamente legato alla nuova legge (Amr-e be marouf va nahi az monkar - Propagare la virtù e prevenire il male), approvata nei giorni scorsi dal parlamento, sull'estensione dei diritti sanzionatori a tutti i cittadini contro chi non rispetta i costumi della Repubblica islamica. Lo stesso presidente moderato Hassan Rohani ha criticato la legittimità della nuova legge.
Ovviamente i metodi usati in questo caso specifico (dalle moto fino all'obiettivo di «donne velate male») fanno pensare a uno dei tanti gruppi paramilitari, in particolare, secondo alcune fonti, sarebbero coinvolti gli Ansar-e Hezbollah.

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