sabato 6 settembre 2014

pc 6 settembre - "Smettila cretino", ovvero Renzi e la voce del padrone

I padroni sono seccati con Renzi e dopo avergli dato "consigli" su "consigli", secondo loro inascoltati, hanno deciso di passare alle vie più pressanti. È prima entrato in campo il direttore del Sole 24 Ore Napoletano con un'intervista pubblicata il 3 settembre e l'indomani con un articolo dell'editorialista Folli.

Nella lunga intervista sono importanti sia le domande che le risposte. Le domande tradiscono la premura dello scribacchino dei padroni di sapere se davvero questo governo porterà a termine tutti gli impegni presi; e su questo si è dimostrato molto scettico sulle risposte… su tutte le risposte di Renzi! Il giornalista, che conosce il suo pollo, elenca direttamente ciò che vogliono dal governo, e parla come se fosse lui il padrone, e insomma lo tratta per quello che è: un burattino che deve fare ciò che dicono i padroni altrimenti viene meno il loro "consenso" e sono pronti a passare dal "vieni avanti cretino" all'altra frase più significativa "smettila cretino"! Non a caso la parola che Napoletano più usa durante l'intervista è "serietà" declinata in tutte le forme!

Il "giornalista" mette le mani avanti, come se prima non lo avessero "spinto", facendo una premessa: "A Matteo Renzi e al suo governo, in questi primi sei mesi, non abbiamo risparmiato critiche dal giorno di esordio..." E riassume bene, parlando chiaro chiaro, la loro posizione: "Non abbiamo condiviso il calendario delle priorità: l'emergenza è l'economia non le riforme istituzionali che sono ovviamente molto importanti, ma per noi vengono appena dopo." (Tutte le sottolineature sono nostre). E se non fosse chiaro, aggiunge: "Il Paese [cioè i padroni e le loro aziende] ha bisogno di ritrovarsi in un disegno civile di sviluppo [chissà cosa significa?] che liberi le risorse positive e crei un 'ambiente' di competitività e di legalità capace di catalizzare fiducia e attrarre investimenti per dare opportunità serie ai troppi giovani senza lavoro e ai troppi quarantenni/cinquantenni che la sera vanno a letto con un'occupazione e la mattina dopo si svegliano senza un impiego e senza la speranza di riaverlo." Frasi pompose che sembrano ragionevoli e che scaricano in realtà sul governo di turno le loro responsabilità.

Le domande, che più che altro sono una sfilza di rimproveri, provano a mettere in difficoltà Renzi perché il giornalista vuole che si passi davvero ai "fatti"; non gli bastano quelli "fatti" fino ad ora… leggi, decreti, soldi ecc. ecc. che hanno già migliorato la condizione dei padroni e peggiorato quella dei lavoratori  e delle masse popolari, tra cui Jobs Act, riforma degli ammortizzatori sociali, piano casa, riforma della Pubblica Amministrazione…
La crisi pretende di più e più in fretta e il solo fatto che Renzi sia passato dal "veloce" al "passo dopo passo" già infastidisce. E allora "la voce del padrone" elenca le critiche, a cominciare dagli 80 euro usati in funzione elettorale: "con i 10 miliardi sarebbe stato meglio ridurre l'Irap" (la tassa sulle attività dei padroni); per seguire con una "vera riforma del mercato del lavoro" e cioè "…il contratto di lavoro a tempo indeterminato flessibile" che "vuol dire anche superamento dell'articolo 18 e della reintegra obbligatoria"; critica la riforma della pubblica amministrazione "darla come cosa fatta è francamente troppo"(!); critica il mancato taglio delle "partecipate degli enti locali", l'assunzione dei precari della scuola", la politica in Europa: "… non era forse meglio per l'Italia avere in Europa un ministero economico di peso piuttosto che lady Pesc? [così viene chiamato l'inutile 'ministro degli esteri' europeo]"; l'aumento delle tasse sugli utili societari: (dal 20% al 26% a fronte di una marea di sconti fiscali alle aziende introdotti dal governo); le mancate privatizzazioni; la spending review: "Per fare 17 miliardi non bastano di certo i tagli ai costi della politica…"
Tutto questo condito con uno sfottò senza limiti. Si rimprovera a Renzi l'uso frequente della frase "il popolo è con me"!; "se era così facile, lo avrebbero già fatto tutti, non le pare?" a proposito dei tagli "lineari" che Renzi vuole fare alla spesa pubblica che ogni anno ammonta a 800 miliardi [all'incirca come negli altri paesi]; "… questi 40 miliardi non li vedo proprio" a proposito dell'elenco di Renzi tra tagli e investimenti anche europei; "Ma non doveva essere lei l'uomo politico che abbatteva i tabù?" a proposito dell'art.18; e per finire quella offensiva che sembra rivolta ad uno fuori di testa: "…ha o no la piena consapevolezza della gravità della crisi specifica italiana?"
Insomma Renzi non è abbastanza veloce per i padroni che vogliono tutto e subito! Da qui l'invito ripetuto a rendersi conto che bisogna fare "scelte impopolari"!

Renzi, davanti a questo fuoco di fila, però, come gli piace dire, "se ne fa una ragione", e prova a rispondere a tono e addirittura si spinge fino a prendersela con l'"establishment che storce il naso [che] è lo stesso che ha portato il Paese in queste condizioni" e che quindi è lo stesso con cui sta al governo!; se la prende con lo stesso direttore che si dice non convinto:"Non pensavo di convincerla, direttore, ma avendo convinto quattro italiani su dieci…". Quando parla di elezioni Renzi fa finta di non ricordare che ben la metà di quella "gente che gli dice 'andiamo avanti'" non è andata a votare! E continua arrogante, facendosi coraggio: "Questo risultato mi spinge a non guardare in faccia nessuno…" Forse non li guarda in faccia, ma si occupa bene delle loro tasche!

Buona parte delle risposte provano invece proprio a rassicurare l'intervistatore. Renzi parla bene infatti del lavoro del ministro Poletti e del ministro dell'economia Padoan, per la riforma del lavoro e per i tagli, delle nuove privatizzazioni, dei soldi europei, dello "Sblocca Italia" e via di questo passo, giocando sempre a fare il duro.

Ciononostante, che le risposte di Renzi non siano state sufficientemente rassicuranti lo ha fatto capire sia Napoletano durante tutta l'intervista che all'indomani l'editorialista Folli, con un titolo che parla del "… dilemma irrisolto di Renzi: tenersi il consenso o trasformare il paese"? Pensa "ai voti da prendere o al paese da salvare?". "L'impressione è che il presidente del Consiglio abbia privilegiato a lungo gli elettori, ma che adesso sia tentato di imboccare la strada che potrebbe fare di lui uno statista." Addirittura! Ma dato che "Tuttavia è incerto", è davvero spassoso vedere quali frasi usa Folli pur di alimentare questa "tentazione" di Renzi. Leggiamo: "Davanti a lui si divarica il bivio cruciale senza che sia emersa nella sua mente una decisione chiara su quale dei due sentieri imboccare." Siamo quasi alla poesia! "Lo scenario dei mille giorni evoca un lungo cammino che implica una plausibile perdita di popolarità." E qui ridiventa volgaruccio: "Il ricorso ai consueti fuochi artificiali mediatici indica la volontà di non perdere contatto con l'elettorato del 41%"! E ancora: "L'esperimento politico più innovativo degli ultimi anni vive ormai di questa ambiguità che presto dovrà essere sciolta." E vai con la sincerità! "L'esperimento politico più innovativo degli ultimi anni"! I padroni trattano Renzi come una cavia da laboratorio! "Il nemico dell''establishment', l'uomo che non va nemmeno al convegno di Cernobbio perché preferisce stare a Roma a lavorare, l'avversario degli interessi organizzati è in grado di incarnare le due parti principali della commedia. Può diventare il leader che si affida direttamente al popolo saltando tutte le mediazioni e preparandosi – appena possibile – a raccogliere il plebiscito elettorale. Ovvero può trasformarsi nel premier che sacrifica se stesso guidando il paese verso le più radicali e dolorose riforme." E, infine, con sicuro dolore, ammette: "Difficile sapere oggi quale sarà l'esito finale di un tormento che è visibile nei provvedimenti che il governo sta varando". "Affidarsi direttamente al popolo" saltando tutte le mediazioni [cioè la funzione del parlamento e delle "parti sociali"] significa una cosa sola: fascismo.

Il "giornalista" si mostra molto preoccupato perché è chiaro che Renzi fa sì gli interessi dei padroni, ma si vuole salvaguardare la sua leadership nel partito e una carica importante qualunque essa sia e non ha interesse a "suicidarsi" da solo… perciò prova a dire ai padroni "stiamo facendo tutto ma datemi il tempo", ma, come si sa, per i padroni il tempo è denaro!

Riportiamo i link del Sole 24 Ore


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