mercoledì 9 luglio 2014

pc 9 luglio - ILVA TARANTO un caso esemplare di come si muovono padroni, governo, Stato dei padroni - ultime notizie da tarantocontro.blogspot.com

Ilva, niente cordata italiana. All'orizzonte il gigante indiano

"La cordata  italiana? Difficile che si possa stringere. Con quel che costa salvare l'Ilva, non meno di quattro miliardi di euro, i produttori e commercianti tricolori preferiscono passare la mano ancor prima di sedersi al tavolo della trattativa. Al momento, per dirla tutta, c'è solo un soggetto, ma non uno qualsiasi, visto che stiamo parlando di Arcelor- Mittal, primo produttore in Europa e nel mondo, i cui tecnici per ben due volte sono stati nello stabilimento di Taranto".

MA CHE SIGNIFICHERA' PER GLI OPERAI, IN TERMINI DI DIFESA DI POSTI DI LAVORO, DI DIFESA DELLA SALUTE, DEI DIRITTI?

Su questo fronte, nessuno dice niente

Riva presenta ricorso... LUI si sente leso nella "libertà di iniziativa", si sente "espropriato dei diritti di proprietà"... I PADRONI VOGLIONO ROVESCIARE IL MONDO A LORO USO E CONSUMO...

(da Sole 24 Ore) - Riva Fire ha depositato al Tar del Lazio il ricorso contro il piano ambientale dell'Ilva... Il tutto mentre dal Governo trapela la notizia che il Consiglio dei ministri di giovedì prossimo approverà un nuovo decreto-Ilva che garantirà il prestito-ponte delle banche necessario alla sopravvivenza dell'impresa.
Il primo meccanismo giuridico messo in discussione dal ricorso, è rappresentato dalla natura dell'atto: secondo gli azionisti di Riva Fire il piano ambientale è imposto – e non condiviso...
In questa impugnazione... non vengono tanto messi in discussione gli obiettivi, ma le misure specifiche che il piano ambientale definisce: devi fare questo, in questo modo, con queste tempistiche...
è l'intero impianto giuridico – in cui si crea un cortocircuito fra la definizione degli obiettivi ambientali e la prefissazione delle tecniche industriali con cui ottenerli – a essere contestato...
In particolare, i legali di Riva Fire sostengono la compressione – in misura del tutto sproporzionata – della libertà di iniziativa economica, dato che – oltre agli obiettivi – sono imposti i metodi con cui raggiungerli. Quindi, arrivano a ventilare una sorta di esproprio dei diritti di proprietà, dato che il commissariamento ha sterilizzato gli organi di gestione e "sospeso" l'assemblea degli azionisti. Peraltro, gli avvocati di Riva Fire sostengono il contrasto con il principio dell'equo processo, perché all'azionista viene imputata la responsabilità dell'inquinamento, con conseguente vincolo sulle risorse, anche derivanti da sequestri conservativi per altre ipotesi di reato (i famosi soldi di Milano, a cui hanno a lungo guardato Bondi e Edo Ronchi, e a cui starebbe pensando anche Gnudi, che si sarebbe già recato in Procura), senza che quella responsabilità sia accertata in un processo.
Sui soldi sequestrati per altre ragioni (appunto, gli 1,8 miliardi di euro di Milano), il fatto che per legge non vadano restituiti ai Riva, se il processo si concludesse con un verdetto di non colpevolezza, viene ritenuto dai legali di Riva Fire in contrasto con i principi di ragionevolezza, di non retroattività della norma penale e di presunzione di innocenza..."

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