lunedì 16 giugno 2014

pc 16 giugno - Verso il 19 giugno - la ricostituzione del Soccorso Rosso Proletario

Il 19 giugno del 1986, nelle carceri peruviane del Fronton, Lurigancho e Callao, centinaia di prigionieri politici e di guerra del Partito Comunista del Perù in rivolta contro i piani di trasferimento e concentramento portati avanti dal regime peruviano furono massacrati dalle forze armate peruviane.
Truppe d'assalto di tutte e tre le armi con armamento e mezzi da guerra assaltarono le carceri, bombardarono dall'alto i padiglioni in cui si erano asserragliati i prigionieri in rivolta, falciarono con mitraglia e granate i prigionieri.
In 300 morirono dopo aver rifiutato ogni falsa proposta di accordo, consapevoli del costo che il nemico gli avrebbe fatto pagare per la loro fermezza. Scelsero di dare la vita per il loro popolo, il partito e la rivoluzione, resistendo e combattendo fino all'ultimo, come poterono, con le armi rudimentali che erno riusciti a costruirsi in cella.
Da allora il Partito Comunista del Perù ha chiamato il 19 giugno “Giorno dell'eroismo” e, a livello internazionale, si è andata affermando la tradizione di rivivere in questa giornata la memoria di quella battaglia e sacrificio eroici in unità coi prigionieri che lottano oggi per trasformare le galere dell'imperialismo in “luminose trincee di combattimento”.
E, cioè, non solo trincee di resistenza contro la toruta, l'isolamento e annientamento dei rivoluzionari ad opera degli aguzzini al servizio degli imperialisti, ma avamposti di lotta contro gli stati dell'imperialismo per la rivoluzione proletaria, parte della lotta di classe, fusa e non separata da esse.
Il “Giorno dell' Eroismo” non è la denuncia di uno dei più efferati crimini contro i rivoluzionari prigionieri da rinnovare nella solidarietà con chi ancor oggi vive la prigionia politica, ma la memoria di una vittoria morale, politica e militare che i comunisti in Perù conquistarono sul campo, incarnando il principio per cui, quale che sia il costo da pagare, i comunisti non smettono di combattare e di colpire come possono il nemico.

Anche nelle carceri dei paesi imperialisti la borghesia ha sempre coltivato lo stesso spirito e illusione di “soluzione finale” contro i prigionieri rivoluzionari, che muove la mano massacratrice e genocida dei regimi servi dell'imperialismo nei paesi oppressi. 

L'inasprimento delle condizioni di detenzione dei prigionieri politici, la dispersione dei prigionieri, l'allontanamento dalle loro famiglie sono parte delle tecniche di annientamento psicofisico, teso a piegare e cancellare l'identità rivoluzionaria e combattiva dei detenuti politici.

Il 19 giugno è sempre stata anche una giornata di lotta contro la repressione politica e sociale. Le carceri dell'imperialismo annientano e uccidono tutti i giorni proletari e immigrati che riempiono penitenziari e CIE, dove sono realtà quotidiana condizioni di detenzione subumane, sovraffollamento inverosimile, abusi, suicidi.
Infine, le migliaia di procedimenti giudiziari, montature, arresti, multe e condanne che colpiscono i protagonisti di lotte sociali e oppositori politici rendono la repressione e la prigionia politica un fenomeno dalle dimensioni di massa.


La battaglia contro tutto questo è un impegno quotidiano che richiede un organismo specifico, capace di unire tutte le forze, le realtà, i singoli compagni, anche se appartenenti a diverse organizzazioni e a diverse sensibilità, questo è quello che chiamiamo
soccorso rosso proletario

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