venerdì 13 giugno 2014

pc 13 giugno - verso il 19 giugno - seminario di Istanbul - resoconto sommario a cura di ATIK - compagni turchi in Europa

Resoconto del Simposio Internazionale contro l'isolamento e la tortura di Istanbul
"Lo Stato cerca di sottomettere il popolo alla sua violenza" Süleyman Gürcan

Il 26 e 27 aprile si è tenuto a Istanbul il Simposio Internazionale contro l'isolamento e la tortura. Al Simposio hanno preso parte difensori, avvocati e avvocatesse.
Per due giorni i partecipanti hanno discusso di detenzione in isolamento, prigioni di tipo F e torture.
Il Symposio, che è ben riuscito, è stato organizzato in Turchia dalle organizzazioni Partizan, Partito Socialista degli Oppressi (ESP), Federazione dei diritti democratici (DHF) e in Europa dalla Confederazione dei Lavoratori di Turchia in Europa (ATIK), dalla Federazione dei
lavoratori migranti in Europa (AVEG - Kon) e dalla Federazione per i
diritti democratici - Europa (ADHK).

"Quando uccidono (colpiscono?) uno di noi, uccidono tutti"

Il primo giorno l'ex presidente dell'Associazione per i diritti umani IHD ed ex deputato Akin Birdal ha detto che lo Stato turco non rispetta da tempo il diritto alla vita nonostante la Turchia abbia abolito la pena di morte.
Nelle prigioni il diritto alla vita viene veementemente violato e le condizioni dei prigionieri sono così disumane che l'anno scorso 30 persone sono morte. Birdal ha reso omaggio al caduto di Rojava Serkan Tosun e ha concluso dicendo: "Finché gli uomini sanno morire, non si può derubarli
della loro libertà".
Successivamente è stato il turno dell'Italia. Il rappresentante di Soccorso Rosso Proletario, organismo in ricostruzione, ha parlato della situazione attuale dei prigionieri politici in Italia, sia appartenenti alle Brigate Rosse, sia ad altre organizzazioni rivoluzionarie, ha informato e denunciato la repressione sempre più estesa verso il movimento, in particolare verso il movimento NOTAV e senza casa. Anche in Italia le “leggi antiterrorismo" sono state usate
contro tutti coloro che lottano contro il sistema economico e politico.
SRP ha sostenuto “Quando viene ucciso (colpito?) uno di noi, allora tutti veniamo uccisi." e hasottolineato l'importanza della solidarietà internazionale – facendo riferimento alle campagne fatte e da fare per i prigionieri politici indiani, per la difesa della vita del Presidente Gonzalo ecc e ha fatto appello a mobilitare tutti coloro che lottano concretamente per la difesa dei diritti fondamentali e che la lotta nelle carceri è una parte di questa lotta.
Baki Selcuk ha salutato tutti i prigionieri politici di tutto il mondo. Ha parlato a nome delle organizzazioni Atik, ADHK, AVEG-Kon, dicendo che in Perù, nelle Filippine e India sono centinaia di migliaia i prigionieri politici, che sono parte della lotta di liberazione nazionale
Egli ha anche sottolineato l'importanza della lotta portata avanti dalla stampa rivoluzionaria, dalla lotta delle donne e il fatto che in molti paesi anche i bambini sono in carcere. Egli ha anche
ricordato che per quanto riguarda la pena di morte gli Stati Uniti e la Cina sono in prima linea.
Successivamente, è stata la volta dell'ex prigioniero politico Hasan Gülbahar che è stato 30 anni in carcere ed è stato condannato per appartenenza al TKP/ML (1). Ha detto di essere stato in vari tipi di carceri: di Tipo E, Tipo T, e quindi anche di Tipo F. “Il sistema di isolamento ha come scopo quello di estraniare le persone da se stesse e le autorità penitenziarie provano di tutto per tenerle sotto controllo."
Poi l'avvocato Sinan dello studio legale Acilim ha parlato della situazione generale dei prigionieri in Turchia, ma soprattutto dei prigionieri malati. Al momento ci sono circa 200 detenuti malati in Turchia, a cui viene negata ogni prevenzione o cura.

"Dove c'è oppressione, c'è resistenza"


Nella seconda parte, un rappresentante brasiliano del Cebraspo (2) ha fatto una presentazione sulla situazione in Brasile. Ci sono nel paese sudamericano circa 560 prigionieri politici. Contadini e giovani che si battono per i loro diritti e lottano per il diritto alla terra, vengono imprigionati.
Soprattutto durante le proteste degli ultimi tempi ci sono stati molti arresti. “Lo Stato manda l'esercito nelle baraccopoli e cerca di sottomettere il popolo alla sua violenza", ha detto il rappresentante del Cebraspo. Ha anche riferito del *Regime di esecuzione* e del cosiddetto *sistemadisciplinare di cambiamento*.
Questo sistema impedisce il contatto sociale e culturale tra i detenuti e li isola. Inoltre, sono stati portati esempi di altri paesi latino-americani, come il Cile e il Perù. A proposito delle condizioni di
isolamento del Presidente del Partito Comunista del Perù, Gonzalo, il rappresentante del Cebraspo ha detto: “Noi sappiamo che dove c’è repressione, c'è anche resistenza. Dove c’è ideologia proletaria, c’è anche resistenza organizzata".
A chiusura ha preso la parola l'ex prigioniero e membro della “Unione internazionale degli avvocati popolari" Muhammed Hochi. Nel suo discorso, ha detto che si poteva solo sognare di tenere un tale simposio in Iran: “In Iran, noi non esistiamo nemmeno sulla carta. In Iran, non c'è nemmeno la definizione ‘prigioniero politico'. Era una delle nostre richieste in prigione". Ha anche parlato del fatto che tra il 1981 e il 1982 in Iran furono posti a giudizio più di 60.000 persone e fino al 1988, si stima che da 12 a 18.000 prigionieri politici siano stati uccisi senza dare alcuna informazione pubblica.
Il contributo successivo è stato dato dal rappresentante dell'Associazione Soccorso Rosso. Nel suo discorso, egli ha sottolineato che l’Associazione Soccorso Rosso, fornisce solidarietà e sostegno senza fare differenze trale organizzazioni. Ricordava che dopo gli attentati dell'11 settembre 2001
in molti paesi sono state fatte nuove leggi antiterrorismo o quelle esistenti sono state rafforzate.
Dalle nuove leggi antiterrorismo in Germania e degli attacchi ad essa collegati le principali organizzazioni colpite sono state quelle dei migranti rivoluzionari. I precedenti divieti per le Organizzazioni(rivoluzionarie) dovettero essere annullati e venne impostato il controllo
previsto dal paragrafo antiterrorismo n.129.
Un’altra oratrice è stata l’insegnante Ayşe Berktay colpita dai processi contro il KCK (3). Nella sua presentazione, ha riferito principalmente dell'esperienza della sua prigionia nel carcere femminile Bakirköy. “In prigione tutto è vietato: le piante sono vietate, l’acquisto di libri, i suoni, le parole, la vita è vietata". E poi ha aggiunto: “I muri non possono definire la libertà, ma possono incidere sulla salute." Ha riferito che la prigione di Bakirköy è stata progettata solo per 600 donne, ma ce ne
sono imprigionate più di 1.300.
Dopo ha parlato Münevver Iltemur a nome di tutte le organizzazioni di sostegno in Turchia. Ha sottolineato in particolare che l'aumento della resistenza nelle prigioni in Turchia, avviene allo stesso tempo dello sviluppo della classe. Poi ha aggiunto che lo Stato a causa della resistenza pratica dei prigionieri ha potuto con difficoltà effettuare accertamenti di identità. Il Presidente del Tuad (5), solo di recente rilasciato dalla prigione, ha detto che i prigionieri nelle carceri “Tipo F”vengono estremamente sfruttati ed è per questo che non solo i prigionieri politici vengono coinvolti nella resistenza, ma anche tutti quelli che si trovano lì.

La questione dei prigionieri può essere risolta solo a livello internazionale

Il secondo giorno del simposio, il tema principale è stato soprattutto la posizione dei prigionieri donne, bambini e LGBT. L'avvocato Hasan Erdogan ha ricordato nel suo contributo i casi di abusi sessuali nel carcere per bambini di Pozanti nel 2011. All'epoca, il Ministero di Giustizia spostò i
bambini in diverse prigioni di tipo F con il seguente motivo: “Se i bambini fossero stati in un carcere più sicuro, questo incidente non sarebbe mai accaduto."
Attualmente ci sono tre prigioni per i bambini in Turchia. Tuttavia sono tutte affollate ed è per questo che il Ministero di Giustizia ha recentemente dato la “buona novella” annunciando che sono previsti 15 nuovi carceri per i bambini.

A seguire ha preso la parola Nevin Berktas. Egli è stato più volte condannato dallo Stato turco in quanto membro dell’organizzazione TIKB (Bolscevica) (5) ed è stato per un totale di 22 anni in carcere come prigioniero politico. Nella sua relazione ha parlato soprattutto delle violazioni dei diritti e della tortura. Utilizzando l'esempio di Suzan Zengin (6), ha mostrato come l'amministrazione penitenziaria sistematicamente cerchi di impedire il trattamento medico o rifiutarlo completamente. Così i prigionieri gravemente malati nelle carceri sono
semplicemente lasciati a morire.
La presidente della sezione ESP di Istanbul ha parlato in particolare circa il problema delle donne nelle carceri. Nelle carceri tutto è gestito in modo militaresco, ci si aspetta che tutto funzioni senza contraddizioni. In questa società dalle donne ci si aspetta essenzialmente obbedienza. "Quando
una donna resiste, cadono dalle nuvole!"
Circa il problema di Lesbiche, Gay, Bi, Trans e intersessuali (LGBTI) che vivono in carcere, il membro della Associazione di Solidarietà Kivilcim Arat di Istanbul (LGBTI) ha tenuto un discorso. “L'esistenza del prigioniero inizia con la registrazione di nomi, cognomi e così via. C'è una gran quantità di numeri. La prima crisi la vivono i transessuale a questo punto. Soprattutto durante la visita corporale. Deve essere “visitata” come donna, o secondo la carta d'identità, in cui è ancora
considerato un uomo, come uomo? Nella maggior parte dei casi la “visita” viene fatta secondo i loro passaporti e viene condotta da un uomo.” Poi ha aggiunto che l’assunzione di ormoni necessari per i transessuali viene negata dalla direzione della prigione e che soprattutto i transessuali sono
costretti a subire molestie sessuali da parte delle guardie.
L'avvocato dell’Associazione degli avvocati di Istanbul e membro del Comitato per le prigioni Begüm Yildiz ha parlato in particolare di temi come i sistemi di applicazione internazionali e il sistema giuridico. Degli avvocati presenti venuti dall'estero il primo a prendere la parola è stato
l’australiano Gill H. Boehringer.
Egli ha sottolineato la crescente privatizzazione delle carceri australiane e che il governo australiano cerca costantemente, utilizzando politiche neoliberiste e la globalizzazione, di peggiorare questa situazione. La politica verso gli aborigeni ha un carattere genocida, non possiedono alcun
diritto ed unicamente per il fatto che sono aborigeni, vengono sfruttati .

“Nelle carceri la resistenza è uno dei più importanti punti di riferimento"

L’avvocato iraniano Muhammed Hochi continuò il discorso sul sistema giuridico in Iran. “In Iran il sistema giuridico è molto incasinato" ha detto. "Da un lato c’è un sistema giuridico civile, dall’altro c'è la Sharia. I casi politici vengono trattati dal Tribunale Rivoluzionario Islamico. Questi fanno riferimento soprattutto alla legge della Sharia." Ha anche detto che qualsiasi tipo di resistenza viene considerato come blasfemia e quindi in Iran non c’è nessun diritto per i prigionieri politici.
L'avvocato Hans Lagenberg nel suo discorso ha parlato della magistratura in Olanda. Egli ha sottolineato che ci sono tre tipi di prigione lì, aperta, semi aperta e chiusa. Il tipo di sanzione è legata alla gravità del reato. In seguito ha ricordato che in Olanda c’è anche un carcere di massima
sicurezza con un totale di otto occupanti, tra i quali c'è anche Muhammed Bee.
La rappresentante dello “Studio legale degli oppressi", Özlem Gümüstas, ha sollevato la questione del significato della resistenza nelle carceri. "Nelle carceri la resistenza e la vita rivoluzionaria sono uno dei più importanti punti di riferimento. Per questo motivo, lo stato cerca con differenti forme di carceri di distruggerlo."
Il rappresentante di Atik, Süleyman Gürcan, ha parlato dei rapporti internazionali, sottolineando che la questione della resistenza dei prigionieri dovrebbe essere discussa a livello internazionale. Anche la rappresentante di Partizan ha sottolineato che la questione dei prigionieri politici non è una questione nazionale ma internazionale. Pertanto, sarebbe importante creare una organizzazione internazionale e attraverso questa attualizzare la questione dei prigionieri politici.
Per ultima ha parlato la rappresentante della ÖTSP (7) Münevver Iltemur, che ha sottolineato la necessità di azioni congiunte per la libertà dei prigionieri politici, e ha ribadito quanto fosse importante questo simposio per i prigionieri politici.

Note:
(1) TKP/ML: Partito comunista di Turchia marxista-leninista
(2) Cebraspo: Centro per la solidarietà con i popoli
(3) KCK: Unione delle Comunità del Kurdistan
(4) Tuad: Associazione per la Solidarietà dei prigionieri e delle loro
famiglie
(5) TIKB (Bolsevik): Partito Comunista dei Lavoratori di Turchia
(bolscevico)
(6) Suzan Zengin venne arrestata e imprigionata il 28 agosto 2009 con un pretesto dalla polizia turca. Sebbene la giornalista soffrisse di una malattia cardiaca lo stato turco le ha negato ogni trattamento medico. Così, la sua salute si è deteriorata così forte che nel settembre 2011,
doveva essere fatto un intervento a cuore aperto. Dopo 17 giorni in terapia intensiva, morì il 12 Ottobre 2011 per le conseguenze delle mancate cure.
Era una giornalista impegnata e membro del TKP/ML-TIKKO.
(7) ÖTSP: Piattaforma delle voci degli immortali e dei prigionieri

AHM – Centro Notizie ATIK

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