giovedì 8 maggio 2014

pc 8 maggio - Symposio Internazionale Istanbul 26-27 aprile - intervento dei compagni italiani

International Symposium on Prisons, Istanbul, 26-27 Aprile 2014

Intervento della Commissione per un Soccorso Rosso Proletario – PCm Italia

Sovraffollamento, pestaggi e violenze quotidiane da parte delle guardie, ripetuti casi di omicidi in custodia e suicidi quasi quotidiani. Questa è la situazione attuali delle carceri in Italia, che ha indotto i consiglio d’Europa a minacciare una procedura di infrazione contro l’Italia per violazione dei diritti umani.
Se questa è la situazione che partiscono i prigionieri in generale, il trattamento subito dai prigionieri politici è ancora più dura. In Italia non esistono ufficialmente carceri cellulari di tipo E o F, ma, come nel resto del mondo, alla maggior parte dei prigionieri è imposto un trattamento equivalente, fatto di isolamento, desolidarizzazione, deprivazione sensoriale, alienazione, sotto il nome di art 41bis.
Tra i prigionieri politici, possiamo distinguere:
i militanti delle organizzazione della lotta armata, quelli delle BR che non si sono pentiti o dissociati, del PC p-m, di organizzazioni anarchiche accusati di azioni armate;
i militanti dei movimenti e resistenze dei territori (in particolare No TAV)
i giovani ribelli protagonisti di scontri con la polizia nelle grando manifestazioni nazionali, in particolare quella del 15 ottobre 2012.
Contro tutti questi si applicano le leggi antiterrorismo per perseguirli e imprigionarli e, una volta in carcere, si le pratiche in tutto simili a quelle esistenti in altri paesi, con lo stesso scopo, ottenere pentimento e resa dei prigionieri politici e agitare la loro condizione di ostaggi come monito contro ogni lotta che rifiuti di limitarsi entro i confini della legalità borghese.

Diverse sono le organizzazione nate nel paese per difendere ognuno di questi tipi di prigionieri, solidali tra loro e talvolta coordinate per singole campagne, ma non ancora unite in un’unica piattaforma organizzata che unisca e difenda tutti e soprattutto allarghi la solidarietà aldilà dei circuiti dei familiari, amici e compagni.
Creare questo tipo di unità e di struttura organizzata larga e inclusiva è esattamente lo scopo del lavoro per la costruzione di un Soccorso Rosso Proletario per cui ci battiamo da tempo, con risultati tuttora solo parziali.

Ma insistiamo, perché siamo ben coscienti che solo questo tipo di struttura può fornire una difesa efficace dei prigionieri e soprattutto perché la nostra modesta esperienza ha dimostrato che è possibile ottenere risultati concreti pur parziali – ostacolare le operazioni repressive, ottenere miglioramenti della condizioni di alcuni prigionieri e perfino, in un caso, il rilascio – solo a patto di riuscire mobilitare masse ed energie molto al di là delle file dei familiari e amici dei prigionieri.
Per ottenere questo non serve diluire l’identità rivoluzionaria dei prigionieri o ridurli a casi di violazione di diritti umani, ma anzi va rivendicata per presentarli nella loro vera veste di ostaggi e monito contro tutto ogni movimento popolare e di opposizione e diversificare la denuncia su ogni aspetto della loro lotta e condizione per sollecitare e portare in campo energie diverse, sensibili a questo o quell’aspetto, e perfino molto distanti tra loro, ma organizzabili in una campagna generale e in una piattaforma comune. È inoltre molto importante e decisivo legare la loro difesa alla più generala battaglia contro la repressione che colpisce tutti i movimenti e lotte popolari e di massa, le cui avanguardie sono spesso criminalizzate, marchiate e perseguite per “terrorismo”, sotto costante minaccia di arresto. In questo modo possiamo chiamare settori più ampi a difesa dei prigionieri, non solo in quanto hanno combattuto lo Stato per una giustificata ragione o perché subiscono violazioni dei loro diritti umani, ma in quanto parte di una causa comune, che stanno pagando un prezzo per tutti.

Come si dice nell’appello del symposium, la battaglia per la difesa dei prigionieri politici è per sua natura internazionale e grande è il ruolo e l’impatto che la solidarietà internazionale può avere in ciascun paese, per questo parte importante del lavoro per un soccorso proletario sono state le campagne e iniziative di solidarietà internazionale: a partire dalle storiche campagne per la difesa del Presidente Gonzalo del PCP, alle più recenti per il militante rivoluzionario turco Bahar Omyongur, arrestato in Italia, all’iniziativa al consolato turco nell’anniversario del massacro del 19 dicembre, passando per la solidarietà col militante comunista libanese George Ibrahim Abdallah, detenuto in Francia, coi giovani maoisti in carcere in Marocco, coi militanti di ETA e IRA, con quelli del GRAPO in Spagna, fino alla più recente e importante: la giornata internazionale per il rilascio incondizionato dei prigionieri politici in India, indetta dal Comitati Internazionale a sostegno della Guerra Popolare in India, cui abbiamo contribuito.

Se ciò che accomuna i prigionieri politici di tutto il mondo è la lotta per una società senza classi sfruttatrici, da cui sono tenuti in ostaggio, è evidente una posto importante nella nostra azione e mobilitazione va riservato alla difesa dei prigionieri della lotta rivoluzionaria oggi più avanzata, la guerra popolare guerra popolare in India e tutto il movimento rivoluzionario e democratico che si sviluppa in quel paese.

La situazione in India è eccezionale. Il regime indiano e l’imperialismo hanno trasformando un intero subcontinente in una prigione per tutti i movimenti popolari, dove in nome del massimo profitto, intere popolazioni sono minacciate di deportazione e la loro stessa esistenza è messa a rischia da una guerra al popolo generalizzata.
Questa situazione richiede una risposta eccezionale, per questo, dopo la giornata di solidarietà coi prigionieri politici in India, che visto iniziative e azioni in decine di paesi in tutto il mondo, è in preparazione una delegazione internazionale che viaggerà in India per chiedere la fine della guerra al popolo, la Operazione Green Hunt, la fine della persecuzione e incarcerazione di massa di adivasi, dalit, donne, operai in lotta, minoranze nazionali, comunisti.
Per questo approfittiamo di questa occasione per fare appello a prendere contatto col Comitato Internazione internazionale e contribuire come possibile a questa impresa.

Per concludere, dall’Italia siamo pronti a sostenere, coordinarci e organizzarci per realizzare tutte le proposte che verranno dal symposium, che ci aiutino ad avanzare verso un coordinamento e allargamento internazionale della solidarietà ai prigionieri politici.

I prigionieri politici in ogni parte del mondo non sono soli!
Uniamoci e lottiamo ovunque per la loro liberazione!

Commissione per un Soccorso Rosso Proletario - proletari comunisti/PCm Italia

Aprile 2014

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