venerdì 23 maggio 2014

pc 23 maggio - Marchionne, i piani per gli Usa e la verità sull’affare Chrysler: Obama la voleva dare alla GM che non l’ha voluta!

Che il suo piano industriale presentato il 6 maggio scorso fosse fasullo emerge dal resoconto che il sole 24 ore di ieri fa della tavola rotonda che si è tenuta a Washington, negli Usa, sull’analisi del settore manifatturiero, alla quale ha partecipato Marchionne e dalla quale vengono fuori diverse “verità”.

Questi “… professori ed esperti che dibattevano se per il settore ci fosse davvero una rinascita oppure no.” Arrivano ad una prima “Conclusione: forse rinascimento no ma inversione di tendenza sì”. E questa “inversione di tendenza”, vista dagli Stati Uniti, sarebbe dovuta al “reshoring” e cioè al trasferimento di nuovo negli Usa di fabbriche che erano in Cina e altri paesi “in via di sviluppo” che adesso si chiamano “emergenti”. Il rientro di una parte della produzione, come sanno bene gli “esperti” è dovuto alle dure lotte degli operai per salari più alti, spesso ottenuti, e che insieme alla perdita di diritti e al conseguente abbassamento dei salari degli operai nei cosiddetti paesi avanzati degli Usa (e dell’Europa) permette adesso a una parte di queste aziende di produrre ad un costo competitivo anche nei paesi ricchi. E si tratta quindi, all’interno della crisi, di un tentativo di abbassare ancora i costi di produzione tagliando i salari operai, ma di vera ripresa nemmeno l’ombra..

Il “monitoraggio” del settore manifatturiero è in corso anche in Europa che ha addirittura elaborato un programma definito “Industrial compact” che ha l’obiettivo di far salire il peso del manifatturiero nel Pil europeo dall'attuale 15,2 al 20% entro il 2020.

Per quanto riguarda il settore auto, in particolare, gli esperti della tavola rotonda e del governo americano dicono che “le sfide tecnologiche e di mercato … dovrebbero portare presto a un’auto elettrica al 100%...” E qui interviene Marchionne, arrabbiato, che prova a ribaltare questa affermazione (dato che in tutti questi anni alla Fiat non è stato investito un soldo nelle nuove tecnologie, rimanendo fuori da questo settore) dicendo che “il futuro resta dell’ibrido – ha detto Marchionne - con l’auto elettrica non c’è modo di guadagnare.” E ricomincia a fare lo spaccone. “Anzi guardate, non comprate la 500 elettrica per cortesia, perché ogni auto venduta mi costa 14mila dollari! Che gli esperti al governo mi dimostrino che l’auto solo elettrica non fa danno all’ambiente [e qui il fascista padronale ha un certo gioco facile, perché è chiaro, che se è vero che l’auto elettrica è meno inquinante delle altre, nel sistema capitalistico la produzione di tutte le componenti dell’auto sarà comunque sempre inquinante]… aggiungo, per la normale combustione abbiamo ancora molto da dare in termini di innovazione”. Ma non è certo la Fiat/Chrysler di Marchionne che darà il contributo necessario in questo campo.
Fiat 500 elettrica: Marchionne invita a non comprarla

In questa tavola rotonda Marchionne si è trovato in difficoltà perché si è trovato davanti persone come lui che vanno al sodo e che si sono chiesti se alla fine il “Salvataggio [della Chrysler fosse stato] giusto o sbagliato? Secondo Clifford Winston, un economista con la Searle Freedom, è stato sbagliato perché alla fine vinceranno gli stranieri. Soldi inutilmente buttati.” A questo punto l’arrogante uomo tutto pieno di sé “…non si è contenuto. Ha chiarito “che certe cose non si devono neppure pensare, non sono nelle carte, il settore ce l’ha già fatta e ce la farà”. Poi si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: [diventando particolarmente volgare] “Ho dovuto mettere le mie parti private sul tavolo” ha detto, con il moderatore, Paul Ingrassia, di Reuters che reagiva con tipico pudore americano: “Abbiamo capito… grazie”. Ma Marchionne insisteva, “le mie parti private e quelle di molti altri… l’unica cosa che avevo era la mia reputazione.” Bella reputazione! E così per rincarare la dose ha fatto “Poi alcune rivelazioni: la 500 è stata portata in America perché l’aggiunta di una piccola utilitaria al pacchetto industriale era una delle condizioni imposte dal governo americano “non ci cambiava niente, anzi se fosse stato per me la 500 non l’avrei portata, ma se era necessario per l’accordo non c’era da discutere e l’abbiamo portata”. “È emerso anche che il governo americano preferiva cedere la Chrysler alla GM per creare un unico gruppo, ma la GM non l’ha voluta.” E quindi non è stato a causa della sua reputazione che l’affare è andato in porto!
E alla fine le solite promesse sugli investimenti in Italia: “gli investimenti a Mirafiori partiranno presto…”

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Automotive. Il retroscena: gli Usa spingevano per cedere Chrysler a GM
Marchionne e i piani negli Usa: “Nell’ibrido il futuro dell’auto”
La conferma: Fca in Borsa entro fine anno

Ci sono stati due binari ieri a Washington alla tavola rotonda organizzata dalla Brookings Institution sul manifatturiero, il primo molto teorico, molto soggettivo, con professori ed esperti che dibattevano se per il settore ci fosse davvero una rinascita oppure no. Conclusione: forse rinascimento no ma inversione di tendenza sì, con reshoring e nuovi posti di lavoro, che ha tradotto il dibattito a una questione semantica. Il secondo binario, dalla trincea lo ha percorso da unico protagonista Sergio Marchionne che menava fendenti ora agli intellettuali, ora ai sindacalisti, ora alla concorrenza. Marchionne ha snocciolato dati, numeri e problemi molto concreti di chi si trova a gestire un’azienda nel giorno per giorno. Al centro del suo intervento le sfide tecnologiche e di mercato che, secondo alcuni al governo dovrebbero portare presto a un’auto elettrica al 100%: “il futuro resta dell’ibrido – ha detto Marchionne - con l’auto elettrica non c’è modo di guadagnare. Anzi guardate, non comprate la 500 elettrica per cortesia, perché ogni auto venduta mi costa 14mila dollari! Che gli esperti al governo mi dimostrino che l’auto solo elettrica non fa danno all’ambiente… aggiungo, per la normale combustione abbiamo ancora molto da dare in termini di innovazione”.
L’incontro di ieri è stato voluto da Steve Rattner, banchiere a New York, ex guru dell’auto per conto di Obama che ha salvato il settore, ma cerano anche Larry Summers, consigliere economico chiave del Presidente all’epoca del salvataggio dell’auto e vari altri esperti e protagonisti di quel pezzo di storia economica che oggi vede come unico ancora attivo proprio Sergio Marchionne. Salvataggio giusto o sbagliato? Secondo Clifford Winston, un economista con la Searle Freedom, è stato sbagliato perché alla fine vinceranno gli stranieri. Soldi inutilmente buttati. Marchionne non si è contenuto. Ha chiarito “che certe cose non si devono neppure pensare, non sono nelle carte, il settore ce l’ha già fatta e ce la farà”. Poi si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: “Ho dovuto mettere le mie parti private sul tavolo” ha detto, con il moderatore, Paul Ingrassia, di Reuters che reagiva con tipico pudore americano: “Abbiamo capito… grazie”. Ma Marchionne insisteva, “le mie parti private e quelle di molti altri… l’unica cosa che avevo era la mia reputazione. Poi alcune rivelazioni: la 500 è stata portata in America perché l’aggiunta di una piccola utilitaria al pacchetto industriale era una delle condizioni imposte dal governo americano “non ci cambiava niente, anzi se fosse stato per me la 500 non l’avrei portata, ma se era necessario per l’accordo non c’era da discutere e l’abbiamo portata”. È emerso anche che il governo americano preferiva cedere la Chrysler alla GM per creare un unico gruppo, ma la GM non l’ha voluta. È anche emerso che le condizioni finanziarie concesse alla GM erano meglio di quelle concesse alla Chrysler: “Avevamo una spada di Damocle sopra la testa, mi continuavano a chiedere, a che punto siamo? Tutto bene tutto bene dicevo…Se avessero imposto condizioni altrettanto severe alla GM oggi forse sarebbero in condizioni migliori”. Marchionne ha toccato il tema difficile sul piano finanziario dei richiami. Costi enormi che potranno essere evitati “solo grazie alla creazione di un nucleo di periti super specializzati che potrà giocare d’anticipo… noi lo stiamo facendo”. Infine due conferme, gli investimenti a Mirafiori partiranno presto e “lo sbarco in borsa ci sarà entro la fine dell’anno”.

Il sole 24 ore

22 maggio ’14

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