sabato 5 aprile 2014

pc 5 aprile - La stampa borghese parla di Trezzo ma non dice la sostanza

NON E' STATO UNO SCONTRO TRA LAVORATORI, MA UNA AGGRESSIONE FASCISTA CONTRO I LAVORATORI IN LOTTA  CON L'OBIETTIVO ANCHE DI COLPIRE FISICAMENTE CHI LA STA DIRIGENDO...

DAL GIORNALE REPUBBLICA
SABATO, 05 APRILE 2014
Pagina IV - Milano
Gli “schiavi” delle coop botte per cinque euro l’ora




MATTEO PUCCIARELLI

PRIMA parolacce e spintoni, ma si fa presto: schiaffi, calci, bastonate e contusi, sette lavoratori medicati sul posto dal 118, macchine sfregiate coi cacciavite. E poi lo scambio di accuse, «provocatori» di qua, «mazzieri fascisti» di là. È la guerra tra ultimi e penultimi quella che va in scena a Trezzo sull’Adda. Camionisti e padroncini che attaccano i facchini delle cooperative; esasperati i primi — bloccati in magazzino dalla protesta — ma ancor più esasperati i secondi, perché il lavoro non ce l’hanno proprio più. Storia che si ripete: c’è chi sta male e poi c’è chi sta peggio. Nel novembre di tre anni fa scoppiò un putiferio simile fuori dall’Esselunga di Pioltello. Anche in questo caso, di sfondo ci sono gli appalti per la grande distribuzione e di mezzo ci sono le cooperative.
Cooperative sì, ma all’italiana: «Lo sanno anche i muri — dice Bruno Verco della Cisl, il sindacato moderato in tutta questa faccenda — nel 90 per cento dei casi si chiamano così ma lo sono di facciata, hanno dei padroni veri e propri che affittano delle braccia. Le apri, le richiudi quando vuoi, le riapri subito dopo con un altro nome levandoti di torno gli esuberi senza alcuna responsabilità davanti alla legge». Il sindacato più radicale — anzi «di classe», come si definiscono loro — , cioè lo Slai Cobas, ripete la stessa cosa: cambia solo il metodo di lotta. I duri che da giorni picchettavano il nuovo polo logistico di viale Lombardia; i duri che rappresentano la maggioranza dei 130 lavoratori delle ex “cooperative” appaltatrici della Lombardini nei precedenti magazzini di Vignate e Capriate, a loro volta rifornitori dei supermercati Ld di tutto il nord Italia. Solo che poi la società è andata in crisi e ha venduto tutto alla casertana Lillo spa (quella degli Md discount), la quale in sostanza si è portata dietro altre “cooperative” con altri lavoratori. Le trattative sono andate male, i campani sono per prendersi solo una quota dei vecchi facchini. E allora si è passati al blocco: di qui i camion non escono, e poi vediamo come va a finire. Appunto: a botte.
«I dipendenti di cooperativa devono diventare obbligatoriamente soci — racconta Sebastiano Lamera del sindacato di base — ma in realtà non partecipano a nessun processo decisionale. Sono sottopagati, non viene mai applicato il contratto nazionale, ferie e malattia non sono retribuite. Il tutto per 5 euro lordi l’ora. Il tempo di vita medio di queste cooperative è di circa un anno. Gli ultimi mesi non pagano. Poi spariscono e riaprono con un’altra ragione sociale». Lavori di fatica dove si privilegia ancora il cottimo: più bancali scarichi e più guadagni, più fatica uguale più soldi. Poi siccome anche gli ipermercati non tirano come una volta e la merce venduta cala, chiaro che diminuisce anche il lavoro della logistica. Se prima per spostare il carico ti occorreva cento, oggi ce la fai con ottanta. E chi saranno mai i venti da tagliare? «Ovvio, i rompiscatole, quelli che si sono conquistati più diritti», spiega Lamera. Gli altri, i padroncini, sono per «il rispetto della verità» — assicura Mario Quarti, dirigente della “Coop logic service” e accusato dal Cobas di essere stato in prima fila nell’agguato — ma quale sia è impossibile scoprirlo: «Scusi ma lei chi è? Mica ci conosciamo».

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