domenica 16 marzo 2014

pc 16 marzo - meeting antagonista degli studenti siciliani a Palermo il 22 e 23 marzo.

Meeting Antagonista Studenti Siciliani

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Pubblichiamo di seguito il documento di indizione della due giorni di
Ripartiamo da Porta Pia.
I movimenti presenti all’assemblea nazionale alla Sapienza il 9 Febbraio, si sono lasciati così, con un’altra scommessa che, a partire da ciò che il 19 Ottobre ha sedimentato, rilanci per un’altra tappa importante con una manifestazione nazionale che torni ad assediare i palazzi del potere sul tema della gestione delle risorse e del reddito il 12 Aprile. Ciò che ci si prefigge è dunque un percorso che vada a costruire una piazza con uno scatto in avanti in più accumulando le forze di movimenti territoriali, movimenti di lotta per la casa, studenti, precari, centri sociali, migranti e sindacati conflittuali, agendo RICOMPOSIZIONE.
La domanda da cui siamo partiti è: ci è bastato il 19 Ottobre?
Diremmo di no; non soltanto la sollevazione di Porta Pia ci è sembrato essere una miccia che ha riacceso fuochi che tornati a casa tutti abbiamo continuato ad appiccare, coltivare e attraversare, ma l’agenda non è rimasta ferma. C’è oggi l’esigenza di costruire, come detto in precedenza, un’altra tappa importante che scommetta sulla possibilità di invertire la rotta del Bel Paese: il Bel Paese che oggi ha il volto di Renzi il rottamatore, del Job Act, dell’ennesima minaccia all’orizzonte di macelleria sociale e della “nota a margine” delle elezioni europee.
A questo proposito della questione lista Tsipras non ci interessa sottolinearne l’inutilità, quanto meno perché in quest’appello, che mira a costruire una due giorni di incontro e dibattito tra le realtà autorganizzate esistenti in Sicilia, ci interessa discutere del lavoro politico, portato avanti dal basso nei territori, che la fase ci impone; una fase che esige, nell’insolito ciclo di primavera, una soggettività che si misuri sulla sperimentazione, sulla scommessa, sulla possibilità degli scatti in avanti, sulla capacità di agitare la minaccia del conflitto per passare dalla resistenza all’attacco.
Il governo Renzi non ci sembra essere altro che l’ennesimo teatro dei burattini messo in piedi. Ciò che cambia, in realtà, è che adesso ai vecchi volti da dinosauri è subentrato il volto giovane fiorentino che comunica attraversa Facebook e Twitter, con scenette da spot pubblicitari nelle sfilate propinate tutti i giorni sugli schermi.
Per il resto, tutto è cambiato affinché tutto restasse esattamente com’era: non ci vuole chissà che profonda analisi politica per comprendere che lo scalatore Matteo è l’ennesimo burattino fantoccio i cui fili sono mossi dall’alto, da una sede decisionale politica che si muove altrove, tra i poteri forti che spaziano dall'UE agli imperi economico-finanziari. Non ci incantano nemmeno le prospettive promesse come il Job Act che, nonostante utilizzi parole mistificatorie che puntano all’effetto di orizzonte sorprendente, sappiamo bene non essere altro che linee di continuità nelle strategie di cessione di briciole per il mantenimento della pace sociale.
D’altronde, parliamo in realtà di una figura che probabilmente ha già perso la sua credibilità di nuova generazione politica nel momento in cui è divenuto il terzo presidente del consiglio non eletto dagli italiani, fuori quindi dai processi fondanti della democrazia rappresentativa; non perché a noi, che della politica dei palazzi e della delega non è mai importato granché, interessi parlare di questioni di rappresentanza, ma questo va sottolineato come ulteriore dato che completa lo spettacolino dei grandi palazzi e della loro continua delegittimazione.
La scommessa noi, ancora una volta, vorremmo farla sulla composizione giovanile che vive e attraversa i nostri territori e perché no, sul mondo della formazione di scuole e università del Sud, in questo caso della Sicilia.
D’altronde, proprio in quanto studenti e studentesse di scuole e università di città siciliane come Messina, Palermo e Catania, da mesi ormai portiamo avanti già un percorso di lotta comune generalizzato, quello della lotta contro il Muos. Un percorso di lotta in cui gli studenti hanno assunto un ruolo centrale e imprescindibile, per la determinazione e le pratiche che siamo stati in grado di portare avanti; proprio nel percorso Studenti NoMuos, che si è mostrato anche essere un bacino di soggettivazione politica, abbiamo misurato le nostre capacità di antagonismo, individuazione immediata della contro parte, maglia di comportamenti ribelli, messa in discussione degli equilibri politico decisionali e possibilità di ribaltamento. Soltanto il 1 Marzo, per nulla scoraggiati dall’innalzamento delle antenne, ci siamo diretti determinati verso la base statunitense per rilanciare ancora una volta la lotta per il nostro territorio, il diritto all’autodeterminazione e per un futuro che può e deve essere nella nostra terra.
Consci di questa forza e di questo protagonismo della composizione giovanile espresso nei mesi, crediamo che la capacità di tradurre queste spinte dalla palestra in un linguaggio generalizzante che sappia posizionarsi su un piano più complessivo contro questa burocrazia politica e questa Sicilia al limite del commissariamento sia possibile.
Una Sicilia che appena qualche giorno fa ha visto l’ipotesi di una manovra finanziaria bis del governo Crocetta che prevede un taglio di ben 4 milioni di euro all’Ente Regionale per il Diritto allo Studio (Ersu). Sappiamo già cosa questo significherà: l’inconcepibile tendenza di calcoli inversamente proporzionali in cui ad aumentare sono i tagli e ad essere ridotte ormai a numeri esigui sono le borse di studio.
Il mondo della formazione che ci ritroviamo oggi ad attraversare purtroppo va assumendo sempre di più quei connotati che in anni di cicli di lotte abbiamo provato a rovesciare: l’università post-riforma è caratterizzata da una parte da una formazione sempre più povera, in cui i saperi sono ridotti a mere nozioni volte a costruire competenze e non capacità, indirizzate specificatamente al mondo dell’impresa, con una compressione spaventosa dell’offerta formativa; dall’altra è ormai concepita come università dell’esclusione, fatta di tagli violenti e riduzione di accesso alle risorse.
Si aggiunge inoltre che con il nuovo riassetto amministrativo, che prevede la scomparsa delle facoltà a fronte delle nuove strutture di raccordo dei dipartimenti, è evidente che ciò a cui si mira non è altro che un’accentramento dei processi decisionali, provando a riassettare gli spazi di presa di parola e di autonomia degli studenti.
La costruzione di forme di contropotere reali all’interno della fabbrica della conoscenza che oggi è l’università; l’inimicizia rispetto all’istituzione e l’individuazione di una immediata controparte; la costruzione di saperi autonomi come rottura del mondo della formazione post-riforma; la pratica degli studentati occupati, che non solo rappresentano esperienze dirette di riappropriazione di reddito, ma divengono immediatamente spazi di contrattacco al sistema universitario, imponendo anche leve effettive sulla direzione della spesa pubblica: a partire da qui, dalle progettualità politiche che caratterizzano le nostre città, dalle nostre lotte quotidiane, proviamo anche a noi a ribaltare i nuovi processi della governance accademica e delle macerie calate dall’alto.
Iniziamo, perché no, ad immaginare un modello di rottura di questo modello di formazione a partire dalla subalternità del sud, in questo caso dalle città siciliane.
MEETING ANTAGONISTA STUDENTI SICILIANI
22\23 MARZO PALERMO - HPO STUDENTATO AUTOGESTITO PALERM

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