sabato 15 marzo 2014

pc 15 marzo - CON LA SCUSA DELLE GRANDI OPERE VOGLIONO CONTINUARE AD AVVELENARE LA POPOLAZIONE

Incubo diossina, 37 anni dopo
«No al cantiere Pedemontana»
I sindaci di Desio e Seveso chiedono la sospensione dei lavori. I timori: le ruspe faranno riemergere sostanze tossiche
di Diego Colombo Marco Mologni

Torna la paura. Come dopo il 10 luglio del 1976. E i sindaci di Seveso e Desio, due dei comuni brianzoli più colpiti dalla nube tossica che fuoriuscì dall’Icmesa di Meda, sono preoccupati. Molto preoccupati. Il passaggio della Pedemontana nel Bosco delle Querce rischia di riportare in superficie la diossina che riposa sotto uno strato di terra nei 4,5 ettari di alberi e prati di quella che una volta era la zona A, la più colpita dalla sostanza chimica. Se le ruspe dovessero muovere il terreno nel quale è imprigionata per far spazio alla futura autostrada che collegherà Varese a Bergamo, i 100 mila abitanti che vivono attorno all’area verde corrono il pericolo di andare incontro a chissà quali malattie. Un incubo. Di qui la decisione dei primi cittadini di Desio e Seveso di diffidare la Regione dall’aprire i cantieri lungo la superstrada Milano-Meda finché non sarà compiuta una serie di carotaggi per monitorare la presenza di Tcdd (la formula chimica del micidiale veleno). Anche perché le ultime analisi effettuate nella zona B (quella immediatamente a ridosso dell’area più inquinata dalla nube tossica) hanno rilevato a distanza di anni lo sforamento dei limiti di legge in 56 zone agricole e in 10 zone industriali. Un campanello d’allarme che ha convinto i due sindaci a chiedere al Pirellone di sospendere ogni intervento in mancanza di rilievi sull’area tra Seveso, Meda, Cesano Maderno e Desio dove passerà la Pedemontana. «È sconcertante - afferma il primo cittadino di Seveso, Paolo Butti - che non ci siano certezze neppure su ciò che è garantito dalla legge. Eppure a tutt’oggi è così».
Il problema riguarda non solo il Bosco delle Querce, dove si trovano le due vasche che contengono il terreno contaminato dalla nube tossica, ma anche lo strato di diossina che si è depositato su larga parte del territorio dei Comuni di Seveso, Meda, Desio, Cesano Maderno e Bovisio Masciago. Quasi 40 anni dopo quel veleno è ancora lì, sepolto sotto pochi centimetri di terra. Recenti studi hanno dimostrato che movimentarlo moltiplica i rischi per la salute di una popolazione che, nel corso dei decenni, ha assorbito una notevole quantità di Tcdd. «Abbiamo chiesto - spiega il sindaco di Desio, Roberto Corti - che anche nel mio comune siano effettuate le analisi richieste dal Cipe. Nel 1976 furono centinaia gli abitanti di Seveso, Meda, Desio e Cesano Maderno che ebbero problemi con la diossina. Non siamo pregiudizialmente ostili a Pedemontana, ma sulla salute dei nostri concittadini non si scherza». La posizione dei sindaci è sostenuta dagli ambientalisti brianzoli. «Finora - fa notare Alberto Colombo dell’associazione Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile - Regione e Pedemontana non hanno eseguito alcuna analisi. Non solo: non ci hanno neppure dato una risposta alla nostra richiesta di accesso agli atti. Se non ci ascolteranno, saremo costretti a dare inizio a una serie di azioni legali che potrebbero bloccare i cantieri». «Allarmismo inutile». Così bolla la denuncia dei sindaci l’assessore regionale alle Infrastrutture Maurizio del Tenno: «L’ho già detto e lo ripeto fino alla noia: siamo ancora in una fase di valutazione del progetto per il tratto tra Lentate sul Seveso e Cesano Maderno. Non appena arriverà in Regione il tracciato definitivo, convocherò i sindaci per valutarlo insieme».
14 marzo 2014 | 11:43

Nessun commento:

Posta un commento