venerdì 14 febbraio 2014

pc 14 febbraio - FACCIAMOGLIELO NOI IL PROCESSO!

.....PERCHE' GLIELO DOBBIAMO AI TANTI MARTIRI DEL SUO SPORCO PROFITTO

...PERCHE' GLIELO DOBBIAMO ALLE LORO FAMIGLIE E ALLA POPOLAZIONE DEI TAMBURI

...PER TUTTI GLI OPERAI E PERCHE' UNITI SI VINCE

..PERCHE' LA RETE HA PRESO QUESTO IMPEGNO 

COMUNICATO FINALE DELLA RIUNIONE RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E TERRITORI – 11.1.2014

La Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori ha tenuto alla fine del riuscito Convegno sul grande processo di Taranto contro l'Ilva, che si terrà quest'anno, la sua riunione nazionale, presenti tutte le sedi in cui essa è operativa, e ha definito il piano di lavoro nazionale e locale per l'anno in corso.
- La campagna nazionale principale è quella relativa alla mobilitazione, partecipazione del processo Ilva di Taranto. Attività preparatorie in termini di iniziative e assemblee saranno svolte in tutte le sedi, così come importante sarà l'informazione e controinformazione su Taranto attraverso il blog della Rete e la mailing list.
- Una presenza nazionale sarà realizzata a Roma in occasione della udienza della Cassazione per il processo Thyssen, dove esiste il rischio di un azzeramento della sentenza e dei suoi affetti; analoga mobilitazione nazionale verrà realizzata in occasione dell'udienza in Cassazione per il processo Eternit.
- La Rete si attiverà sui territori, in particolare a Ravenna, dove si annunciano i processi amianto e il processo rappresaglia nei confronti degli attivisti della Rete per l'occupazione dell'agenzia interinale Intempo.
A Bergamo e Milano l'attività della Rete sarà riorganizzata tenendo conto che a Milano esiste la sede nazionale dell'Ilva dei Riva come pure un pezzo dell'inchiesta Taranto e che esiste un diffuso problema di sicurezza sul lavoro e devastazione del territorio connesso all'Expo.
A Marghera sarà promossa un'assemblea della Rete per provare a rilanciarla a partire dal problema dell'estrazione del petrolio in Basilicata che ha evidenti connessioni con la realtà industriale esistente attualmente a Marghera.
In Sicilia la Rete già segue alcune vicende emblematiche dei Cantieri navali.
Nuove realtà della Rete potranno essere attivate in Basilicata, a Napoli nell'università, a Torino in connessione alle udienze in Cassazione Thyssen ed Eternit, ad Alessandria dove è in corso il processo Solvey che stiamo seguendo, a Genova.

La strage degli operai cinesi schiavizzati a Prato verrà rilanciata come denuncia e analisi dalla Rete e una nuova iniziativa nazionale verrà programmata per l'anno in corso.

Nella riunione è stata segnalata la necessità che la Rete non limiti la sua attività alla presenza e mobilitazione ai processi ma che si assuma l'onere, laddove è possibile, di denunciare e scoperchiare situazioni di fabbriche e di territori di attacco alla sicurezza e salute dei lavoratori e delle popolazioni.
La Rete là dove non esiste una struttura autonoma formata da più realtà, appoggia la sua attività permanente sulle strutture sindacali di base che di essa fanno parte stabilmente, slai cobas sc, Usi, ecc.

Per concludere, l'appuntamento nazionale di tutta la Rete è il 24 aprile a Roma, dove insieme al presidio in Cassazione sarà tenuta una nuova riunione/assemblea nazionale.

Taranto 11 gennaio 2014

RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E TERRITORI

bastamortesullavoro@gmail.com

.....E INVITA TUTTI AD ESSERCI IL 19 MAGGIO

Ilva Emilio Riva a processo a Milano per frode fiscale da 52 milioni di euro
Il processo inizierà il 19 maggio davanti alla prima sezione penale di Milano. Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Francesco Greco e del pm Stefano Civardi nella dichiarazione dei redditi del 2008 del colosso del settore siderurgico sarebbero stati indicati elementi passivi fittizi per poter poi pagare meno tasse
Emilio Riva, il patron dell’Ilva, è stato rinviato a giudizio assieme ad altri due ex dirigenti del gruppo e a un ex manager di Deutsche Bank, tutti imputati per frode fiscale in relazione ad una maxi-evasione da circa 52 milioni di euro. Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare di Milano Anna Maria Zamagni che ha accolto la richiesta del pm Stefano Civardi.
Il processo inizierà il 19 maggio davanti alla prima sezione penale di Milano. Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Francesco Greco e del pm Stefano Civardi, infatti, nella dichiarazione dei redditi del 2008 del colosso del settore siderurgico sarebbero stati indicati elementi passivi fittizi per poter poi pagare meno tasse al Fisco
Oltre a Emilio Riva, il gup ha mandato a processo Mario Turco Liveri e Agostino Alberti, in qualità all’epoca rispettivamente di responsabile finanziario e componente del cda e responsabile fiscale del gruppo dell’Ilva di Taranto e anche Angelo Mormina, che era all’epoca managing director di Deutsche Bank Londra (non è più nell’istituto di credito dal 2012).
Stando all’imputazione, i quattro, in violazione dell’articolo 3 della legge 74/2000, “al fine di evadere le imposte sui redditi, sulla base di una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie e avvalendosi di mezzi fraudolenti idonei a ostacolarne l’accertamento”, avrebbero portato avanti una complessa operazione di finanza strutturata all’unico scopo di consentire alla consolidata Ilva spa l’abbattimento del reddito, “mediante l’utilizzazione di elementi passivi fittizi” per quasi 160 milioni di euro “e conseguentemente per la consolidante Riva Fire spa (…) una pari riduzione della base imponibile e un’evasione di imposta Ires pari a 52.463.213 euro”.
Secondo le indagini della Guardia di Finanza, in particolare, attraverso una serie di contratti, tutti economicamente collegati tra di loro e sottoscritti tra alcune società del gruppo e l’istituto di credito tedesco, gli utili fatti dall’Ilva in Italia sarebbero stati trasferiti all’estero (senza intaccare quelli del gruppo) per sfruttare un regime fiscale più favorevole e, nel contempo, sarebbero state fatte figurare perdite in Italia per pagare meno tasse in Italia.
Nel frattempo, però, l’Ilva al termine del contenzioso fiscale relativo alla maxi-evasione ha versato all’Agenzia delle Entrate circa 65 milioni di euro.

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