venerdì 3 gennaio 2014

pc 3 gennaio - FIAT: GOVERNO E CISL/UIL ESULTANO, LA CGIL "VUOLE VEDERE", MA E' GIA' VISTO.

"Dal governo, il primo a intervenire è stato Pier Paolo Baretta, sottosegretario all'Economia: "L'acquisto di Chrysler da parte di Fiat - ha detto - è una notizia utile e valida per le prospettive del nostro Paese, soprattutto per le relazioni economiche internazionali. La dimostrazione delle capacità dell'industria italiana sia in termini di immagini che sostanziali...". Per il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, "è la premessa per portare a termine gli investimenti avviati nei siti produttivi di Grugliasco e Melfi e concretizzare quelli recentemente annunciati sul sito di Mirafiori". "L'operazione - prosegue Zanonato - perseguita con determinazione dalla proprietà e dal management di Fiat nel corso di questi anni, dimostra come il nostro Paese abbia nel proprio patrimonio industriale e tecnologico una forza competitiva di primissimo piano, grazie alla quale è stato possibile costruire un produttore di autovetture di importanza globale". "Come Governo - conclude il ministro - siamo pronti a supportare le strategie di crescita e occupazione di questa grande multinazionale dell'auto che si è venuta a creare".
Ancora una volta il governo, ora Letta in proseguimento della politica verso Marchionne di Berlusconi, si mette al servizio della Fiat. Lo ha fatto prima, permettendo a Marchionne di dettare la "sua" legge in fatto di chiusura impianti, cassintegrazione massiccia e soprattutto di nuova strategia contrattuale di azzeramento di diritti dei lavoratori e sindacali fondamentali; lo fa ora al servizio delle strategie di Marchionne. Ma come allora la crescita è servita solo ai profitti della Fiat e ha peggiorato le condizioni di lavoro e salariali degli operai, così ora investimenti Fiat e occupazione non sono affatto l'una conseguenza degli altri.

"Tra le organizzazioni dei lavoratori italiani, esultano Cisl e Uil. Per la prima, parla il segretario Raffaele Bonanni, che sottolinea: "Se la Fiat è ora con l'acquisto definitivo della Chrysler un gruppo 'globale' è anche merito dei sindacati italiani... Spero che adesso l'opinione pubblica italiana riconosca l'errore di aver bistrattato la strategia di Marchionne e l'azione responsabile della Cisl e degli altri sindacati in questi anni... Se oggi la Fiat è un vero gruppo globale è anche merito nostro". “La Fiat avrà certamente più risorse da destinare agli investimenti in Italia, con positive ricadute anche per l’indotto. Sul piano produttivo tutti sanno che gli stabilimenti negli Stati Uniti sono saturi, quindi ci saranno ampi margini di produzione per tutti gli stabilimenti italiani attraverso i nuovi modelli già annunciati di alta gamma, ma anche per la 500 e gli altri modelli”.
Gli fa eco Luigi Angeletti della Uil: "E' un evento storico. Un'azienda forte, solida dal punto di vista finanziario avrà risorse per investire anche in Italia, vendere su tutti i mercati e garantire tutti i posti di lavoro... Ora mi aspetto che, come è stato già assicurato, Fiat faccia gli investimenti negli stabilimenti italiani, con l'augurio che le macchine vengano poi vendute. Non basta infatti investire e produrre ma bisogna soprattutto vendere...".
Sicuramente non vogliamo togliere il "merito", di cui parla Bonanni, di questi sindacati per i risultati di Marchionne. A loro devono ringraziare gli operai di Pomigliano e di Mirafiori ancora in cassintegrazione, come gli altri operai di Pomigliano confinati, ma come gli stessi operai che lavorano in un clima da fascismo padronale, in fabbriche in cui vige il potere repressivo e ricattatorio dei capi, sempre controllati, minacciati di sanzioni, con i sindacati, cisl, uil, ma anche fismic che fanno da portavoci dell'azienda. 
Bonanni e Angeletti poi sparano cazzate di ottimismo: la Fiat anche con questa operazione Chrysler non è affatto un "azienda solida": ha fatto un'operazione di finanziaria in cui in realtà ha sborsato di soldi liquidi solo 1,7 miliardi, mentre il debito resta a circa 10 miliardi; lo stesso dicasi per i "mercati", dove i dati di vendita restano bassi mentre alta è la concorrenza (tant'è che ad un certo punto Angeletti, per un attimo di realismo, parla di "augurio" che le macchine vengano vendute...)
Poi questi servi di Marchionne fanno dello "spirito ad un funerale" quando parlano di garanzia di tutti i posti di lavoro e addirittura di "positive ricadute anche per l'indotto", parole dette quasi in contemporanea all'arrivo delle lettere di licenziamento a 174 operai della Lear e della Clerprem, aziende che ruotavano attorno all’impianto siciliano di Termini Imerese, specializzate nella produzione di sedili e imbottiture.
 
Ma ancora più ipocrita è la Camusso, che cerca di mantenere le "distanze", ma poi si unisce, come sempre, alle politiche di cisl e uil.

"E' più cauto il segretario Cgil Susanna Camusso. La Camusso, spiega che l'acquisizione è "un fatto di grande rilevanza, anche in ragione delle sinergie possibili e auspicabili sui mercati mondiali... mi auguro che la Fiat possa davvero diventare una protagonista globale dell'industria dell'auto. Ora servono chiarimenti sul futuro in italia... è indispensabile che Fiat dica cosa intende fare nel nostro Paese, come gli stabilimenti italiani possano trovare la loro collocazione produttiva nel gruppo, così come auspichiamo che la direzione dell'impresa... resti italiana e mantenga una presenza qualificata in Italia... i modelli di qualità con cui il marchio è presente sul mercato globale “da soli questi non garantiscono un futuro agli stabilimenti italiani”. Per questo è necessario che gli investimenti “siano finalizzati a progettare nuovi modelli da lanciare sul mercato in grado di saturare la capacità produttiva italiana”. "Detto questo, non vorrei che si dimenticasse il prezzo pagato dall'Italia e dai lavoratori affinchè Sergio Marchionne realizzasse la sua strategia... So per certo che i lavoratori e il Paese hanno già pagato le scelte del Lingotto... Non abbiamo avuto gli investimenti di Fabbrica Italia, mentre sono state chiuse Termini Imerese e Irisbus. Tutti gli impianti sono stati colpiti dalla cassa integrazione e in grandi fabbriche rimangono gravi incognite sulle missioni produttive. Le scelte della Fiat, in una fase di crisi grave, hanno lasciato irrisolti problemi di reindustrializzazione e occupazione da cui Torino non può chiamarsi fuori..". 
Intanto c'è da notare lo spirito ultranazionalista della Camusso: il problema è l'Italia, che la Fiat resti italiana e unica sul mercato mondiale, ecc.; una linea vergognosa che dice agli operai italiani di guardare solo a sè stessi di fregarsene di cosa succederebbe agli altri operai di altre aziende nel mondo, che quindi spinge alla concorrenza, alla guerra tra lavoratori; proprio quella guerra che vogliono i capitalisti, che ha usato Marchionne in Italia tra stabilimenti e stabilimenti e che nella stessa maniera viene usata a livello internazionale, una "guerra tra operai" in cui chi ci guadagnano sono solo i padroni e gli operai perdono sia in Italia che negli Usa, o altrove. 
Poi la Camusso sciorina la condizione degli operai, chiedendo a Marchionne di non dimenticarsi del prezzo da loro pagato. Ma Marchionne, sia pur certa la Camusso, non se ne dimentica certo, nè per il passato nè per il futuro. La Fiat sa bene che il "salto" negli Usa è stato possibile grazie alla politica di devastazione di posti di lavoro e diritti fatta contro gli operai in Italia; e se tanto mi dà tanto, i maggiori profitti frutto di questa "svolta" nella Chrysler Marchionne li farà continuando la sua "guerra di classe", a cui la Cgil sia prima che dopo oppone solo parole, opponendosi non ai piani Fiat ma agli operai che vorrebbero fare la loro guerra di classe.

Infine, è penosa la Fiom:
 
"...interviene, a ruota, la Fiom piemontese: "...Ora non ci sono più alibi, la Fiat dica cosa intende fare", l'accordo già fissato per il 9 gennaio tra azienda e Fiom "è l'occasione per avviare il confronto sul futuro delle fabbriche italiane".
Aggiunge il coordinatore Fiat della Fiom, Michele de Palma. "Ora la Fiat può giocare a mano libera. La testa del gruppo rimarrà in Italia? La capacità installata di produzione sarà confermata? Avremo finalmente una missione industriale anche per Mirafiori e Cassino? Il governo dovrebbe convocare tutte le parti al tavolo e chiedere garanzie sul futuro degli stabilimenti italiani".
La Fiom fa domande lasciando tranquillamente che Marchionne e governo (amico della Fiat) rispondano. Certo che "ora la Fiat può giocare a mano libera", ma questo per gli operai non è affatto positivo, perchè la prima e unica libertà che Marchionne vuole è quella di fare profitti. E su questo sa giocare molto bene, come ha già dimostrato. Ma la Fiom è patetica, nonostante che direttamente abbia pagato il prezzo di questa "libertà" - e l'hanno pagata soprattutto gli operai iscritti Fiom - fa la parte del questuante sciocco. 

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