giovedì 7 novembre 2013

pc 7 novembre - la rivoluzione d'ottobre alla Tenaris Dalmine Bergamo


pc 7 novembre - chiudere i CIE con la lotta ovunque

 i migranti fanno chiudere il CIE di Gradisca
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    Ancora una volta è l'azione autonoma dei migranti rinchiusi il miglior viatico per rendere inagibile l'odierna versione di campi d'internamento.
    Una trentina di migranti detenuti nel Cie di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) sono stati trasferiti questa mattina a Trapani (per altri 13 è stata disposta l’espulsione) dopo le rivolte scoppiate nel centro la scorsa settimana, quando il Cie friulano era stato quasi distrutto da due giornate di rabbia contro le condizioni disumane in cui sono costretti a sopravvivere gli stessi migranti.
    La tensione conseguente alle lotte della settimana scorsa (e i probabili atti di rappresaglia dei "guardiani") non è venuta meno: solo ieri  due internati hanno compiuto atti di autolesionismo. I trasferimenti di oggi, semrebbero il preludio di una chiusura, per ora solo temporanea, del Cie.
    Ma le lotte dall'interno delel strutture continuano a susseguirsi ogni giorno, come uno stillicidio quotidiano di resistenze, auto-lesionismi, distruzioni di strutture e rivolte.
    A Trapani  l'altro ieri un giovane tunisino è rimasto ferito durante un tentativo di fuga dalla struttura. Si trova ora ricoverato all’ospedale Sant’Antonio Abate con una prognosi di 30 giorni.  4 migranti sono  invece riusciti a fuggire.
    Proteste anche nel Cie di Torino, nel fine settimana, dopo che un giovane egiziano  è stato pestato e poi arrestato dalla polizia con la solita accusa di resistenza a pubblico ufficiale. I reclusi hanno effettuato la battitura delle reti e incendiato alcuni materassi all’esterno delle camerate

    pc 7 novembre - storie di ordinaria detenzione. Rebibbia, oltre il 19 ottobre

    • Collettivo Autorganizzato Universitario - Napoli
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    Storie di ordinaria detenzione. Rebibbia, oltre il 19 ottobre
    Le compagne di Napoli arrestate alla manifestazione del 19 ottobre raccontano quello che hanno visto e sentito in carcere.
    Ormai sono giorni che sulle prime pagine dei giornali campeggia il “caso Cancellieri” e si esalta la presunta umanità del ministro. Un dibattito, ovviamente strumentale a tutt'altro, che risulta stucchevole quanto irrispettoso nei confronti delle persone costrette tra le mura carcerarie, private della propria libertà e non solo di questa…

    In seguito al corteo del 19 ottobre a Roma ci siamo trovate, insieme ad altri 4 compagni, ad annusare l'aria stantia di Rebibbia e Regina Coeli, quell'aria umida che non sa di nient'altro che di carcere, uguale a se stessa e forse alla puzza di “chiuso” di tutte le altre gabbie del mondo. La nostra è stata un'esperienza sicuramente parziale: 4 notti e 4 giorni probabilmente ti danno solo la percezione di cosa possa significare passare le proprie giornate come se tutto fosse sospeso, mentre sei costretto ad eseguire distrattamente un canovaccio in cui ti resta ben poco da improvvisare. Tuttavia resti l’attore principale, il tuo spazio scenico è un corridoio lungo 20 metri. Ci sono tante telecamere e chi si gode lo spettacolo. Non esistono retroscena dietro le quinte. Non puoi sbagliare: dalla finestrella della porta della cella le guardie ti possono osservare perfettamente anche quando stai sul cesso.

    Ma c’è qualcosa che sfugge al controllo dei quotidiani rituali, che ti restituisce margini entro cui ti è ancora concesso ritrovare quell’intimità tutta umana di cui sembrano privarti al'ufficio valori, insieme ai lacci delle scarpe e al cellulare.
    Attraversando i corridoi infiniti che dividono il “reparto isolamento-nuove giunte” dal cancello d’ingresso non c’è nulla che può distrarti dall’incrociare sguardi ormai ordinari di quei posti. Le detenute si fermano a parlare, pronte a capire quando è il momento giusto per raccontarsi, perché se non è possibile per loro, almeno cercano una via di fuga per la propria storia.
    Ci chiedevano di non dimenticarle, di portare fuori le loro voci che, per quanto forti, restano a rimbombare tra quelle mura, al di qua delle recinzioni e delle torrette di sorveglianza.
    Quello che rispondevamo “passeggiando”, durante l'ora d'aria, quando sei “chiuso fuori” e l'unica differenza tra la cella e quei cortili cementati è l'assenza del soffitto, è che sarebbe stato impossibile cancellare quei giorni e il loro portato.
    Allora cogliamo l'occasione del “caso Cancellieri” per raccontare storie di persone, non di numeri, non di belve, non di malvagi criminali. Persone che con i propri modi di fare conservati nonostante le pratiche disumanizzanti a cui sei sottoposto, ci hanno accolte con quell'umanità che il Ministro Cancellieri non conosce affatto.
    Si avvicinavano, si informavano, ci esprimevano la loro vicinanza, ci restituivano con sorrisi, parole e strette di mano quel calore umano che fai fatica ad immaginare possa esistere in un posto freddo e asettico come quello. Ci hanno dimostrato la loro vicinanza e solidarietà domenica sera quando ai cori del presidio hanno risposto con la “battitura”, che per loro significa protesta. Non è consentito , infatti, parlare durante le visite del politico di turno o provare ad espugnare la scorta intorno al direttore durante le visite ai reparti per accertarsi che va tutto bene, “ci sono persino i distributori” (per le guardie e che tu puoi solo guardare, ovviamente). Allora se nessuno vuole ascoltarti provi a farti “sentire”, “col cazzo che la battitura è solo per ottenere docce calde”. Solo 3 docce fredde per più di duecento persone, ormai da un anno.
    Ascoltando una ragazza giovanissima, di 23 anni, messa dentro per furto e parcheggiata in cella da mesi in attesa di processo, come la maggior parte delle detenute che abbiamo conosciuto, (molte delle quali immigrate e alle quali viene arbitrariamente negato un interprete) abbiamo avuto modo di approcciare ad un primo aspetto: la questione “maternità”. Ci ha messo a conoscenza della “legge sulle mamme”, secondo cui le detenute con figli piccoli, che non hanno mai commesso il “reato di evasione” hanno il diritto di scontare la propria prigionia agli arresti domiciliari. “Anche mio marito ha 23 anni”-ci raccontava- “non sa cambiare un pannolino, i nostri genitori ci hanno abbandonati, non può lavorare perchè deve badare alla bambina, non può permettersi l'asilo perchè non lavora. Le mie richieste per i domiciliari non si sa che fine hanno fatto. Ho fatto inoltre più volte richiesta di lavorare qui dentro, sperando di potergli mandare dei soldi, ma anche quelle saranno finite nel nulla. Come possono sopravvivere?”. Emerge qui un secondo aspetto interessante, poi affrontato con altre detenute: “il lavoro” in questi luoghi-non luoghi. Non ci è sembrata strana la perfetta corrispondenza con quello che succede fuori: il lavoro non è altro che uno dei tanti modi per disciplinarti e fare profitti sul tuo sudore. Molte detenute vengono “assunte” come “scopine”. Come suggerisce il nome, si occupano delle pulizie di reparti e uffici. Dovrebbero lavorare 2-3 ore al giorno, ma in realtà lavorano intere giornate e delle centinaia di euro mensili che ricevono almeno la metà sono trattenuti per le spese di “mantenimento”: un “contributo” per acqua, luce e posto letto, come ci ha raccontato una guardia. Non solo ti rinchiudono, ti fanno pagare anche il vitto e l'alloggio, insomma. Molte di loro sono costrette ad accettare queste condizioni perché quando entrano possono non avere più di 5 euro in tasca che devi usare per comprarti tutto quello che ti serve. Hai a disposizione solo 4 rotoli di carta igienica al mese e un pacco di assorbenti per 5 persone. E ti deve bastare: sei una carcerata, te lo meriti. Non basta mica un corpo a fare di te una persona e della tua mente, stai tranquillo, se ne occuperanno loro.
    Una ragazza si avvicina a noi e indicandoci un’altra detenuta ci dice “la vedi quella? Stava meglio di me e te messe insieme quando è entrata. L’hanno riempita di sedativi e adesso è in depressione ed è anoressica. Non parla con nessuno, è un automa”. Effettivamente in carcere sembra molto più facile ricevere farmaci che una bottiglia d'acqua. Ogni sera, dopo la “chiusura” delle 20, passano con un carrello chiedendoti se vuoi “la terapia”. Anche la psicologa ci ha avvertite:” Soffri d'attacchi d'ansia? Tietteli. Soffri d'attacchi di panico? Tietteli. Non riesci a dormire? Leggiti un libro. Sei entrata normale, vedi di rimanerci”. Se ti permetti di rispondere male agli assistenti ti sbattono in cella “liscia”, se sei fortunato. Non sono mancati neanche i racconti sui suicidi, che rimangono sistematicamente nel silenzio. Tutte, inoltre, conoscevano, ci parlavano e avevano a cuore la storia di Stefano Cucchi. Ci dicevano “quel ragazzo così come tante e tanti altri non tornerà in vita grazie ad un risarcimento”. Di sicuro erano di altro parere le guardie penitenziarie che ci sorvegliavano prima dell'interrogatorio di mercoledì pomeriggio, dopo il quale siamo tornati in libertà. Sostenevano che Stefano “doveva morire con una siringa nel braccio”.
    Qualcun’altra ci raccontava che gli abusi di potere nei momenti degli arresti sono una costante: figli piccoli che vengono svegliati apposta per farli assistere all'arresto della madre. “Mi hanno chiesto di aprire un cassetto per controllare cosa ci fosse” ci ha raccontato una ragazza “e poi mi ci hanno schiacciato le dita dentro”, e ancora insulti e pestaggi. E poi le storie a metà tra l'interno e l'esterno del carcere: molti dei poliziotti presenti nei momenti degli arresti, quindi ovviamente ancora in servizio, erano pubblicamente conosciuti come colpevoli di violenze sessuali. Ormai famosa la vicenda che coinvolgeva alcuni di loro come stupratori di una ragazza agli arresti domiciliari o come “il caso” della ragazza portata in questura perchè fermata con dell'erba addosso, ricattata e violentata più e più volte durante la notte del fermo.

    A prescindere dai ruoli che abbiamo in questa società, anche queste cose ci ricordano che no, noi e quelli che ci comandano e sfruttano non siamo fatti della stessa pasta.

    Scritte queste righe non possiamo che rivolgere il pensiero a tutte le compagne di carcere incontrate in quei giorni, a tutte quelle che non abbiamo avuto modo di conoscere, ai compagni che sono ancora dentro per motivi simili ai nostri o per questioni molto più pesanti e complicate, alle persone che di carcere ci muoiono e a quelle che combattono là dentro per mantenere la propria umanità, nonostante cerchino di annullarti in qualunque modo, a tutte quelle persone sole, abbandonate a loro stesse e che non hanno la fortuna di avere fuori tantissime compagne e compagni, le famiglie, gli amici che ti aspettano, che ti pensano, che ti scrivono lettere e telegrammi, che si attivano per la tua liberazione e che all'esterno continuano a portare avanti la tua stessa lotta. Questo non è un documento sul carcere, né vogliamo trarre n questa sede sofisticate conclusioni politiche, consapevoli di quanto sia complessa la questione e soprattutto l'individuazione di giuste risoluzioni. Quel che è certo è che da questa esperienza ce ne usciamo rafforzate, nonostante il palese tentativo di intimorirci e demoralizzarci da parte di politici, questure, caserme e giornalisti di tutta Italia. Continueremo a lottare sempre più convinte di voler abolire lo stato di cose presente, fino a quando non esisteranno più oppressi e oppressori, in un mondo che può essere costruito da noi e solo da noi, un mondo davvero giusto e umano, un mondo senza galere.

    pc 7 novembre - "Ma quale trattativa tra Stato e mafia? ... è sempre stato risaputo che c'era una convivenza tra politici e Cosa nostra...".

    Mafia, il pentito: "Così freddai Salvo Lima. Nel mirino anche Andreotti e figlio"
    ultimo aggiornamento: 07 novembre, ore 13:18
    Palermo - (Adnkronos) - In Aula al processo sulla trattativa il pentito Francesco Onorato: "Prima i politici ci hanno fatto ammazzare Dalla Chiesa, poi sono spariti". Poi rivela: "Ho avuto direttamente a che fare con Dell'Utri, non per sentito dire". Non ancora arrivata a Palermo la lettera di Napolitanosulla sua testimonianza


    Palermo, 7 nov.- (Adnkronos) - "Ma quale trattativa tra Stato e mafia? Sono stato vent'anni in Cosa nostra ed è sempre stato risaputo che c'era una convivenza tra politici e Cosa nostra...". Così il pentito di mafia Francesco Onorato che ha deposto oggi in videoconferenza al processo per la trattativa tra Stato e mafia a Palermo. Il collaboratore poi ha ribadito: "A volte potrei dire tante cose sui poltici, ma non le dico perché temo le conseguenze".
    Onorato racconta come si svolse l'agguato la mattina del 12 marzo 1992 in cui fu ucciso l'eurodeputato Dc Salvo Lima. "Ho organizzato tutta la fase esecutiva, aspettavamo il segnale del telefono per avvicinarci al momento dell'uscita di casa di Salvo Lima. La motocicletta era rubata. Noi eravamo armati. Indossavamo giubbotti antiproiettili. Appena lo abbiamo visto ci siamo avvicinati alla sua auto, Lima era con altri due. D'Angelo che era con me era emozionato, li ha sorpassati troppo. Così mi sono girato e gli ho sparato dei colpi di pistola per bloccarli. Sono sceso dalla moto, ho inseguito Lima e gli ho sparato". Francesco Onorato, che all'epoca aveva 29 anni, raconta i retroscena: "Riina ci disse di ammazzarli a tutti, anche se non era solo, allora ho cambiato pistola, mi era rimasto solo un colpo in canna. Così ho preso un'altra pistola per uccidere anche gli altri due politici (Nando Liggio er Alfredo Li Vecchi, rimasti illesi ndr), ma non me la sono sentita. Mi sono sentito di 'graziarli'. Li ho evitati. Poi Riina e Biondino mi hanno rimproverato per questo. Tutto è finito lì. Tanto non erano i bersagli, importante era uccidere Lima".
    Alla domanda del pm Antonino Di Matteo se "ci sono altri delitti sollecitati a Riina da esponenti politici o istituzioni", Onorato ha risposto: "Per quello che so Mattarella è stato pressato da altri politici".
    Cosa nostra voleva uccidere anche Giulio Andreotti e uno dei figli. "Salvatore Biondino - racconta in Onorato- mi disse che per quanto riguardava il progetto di uccidere Giulio Andreotti e il figlio, se ne stavano interessando i fratelli Graviano a Roma. C'era peraltro qualche problema, perché gli venne rinforzata la scorta proprio in quel periodo. Ma l'omicidio si sarebbe dovuto fare in ogni caso".
    Onorato ha poi ribadito che Cosa nostra avrebbe voluto uccidere diversi politici: "Ho eseguito anche dei pedinamenti a Valdesi per seguire Vizzini, anche Mannino doveva essere ucciso. C'era una specie di lista: si dovevano uccidere oltre ad Andreotti, i cugini Salvo, Martelli, Craxi, e Salvo Lima era il primo della lista. Nella lista c'erano pure Serafino Ferruzzi e Raul Gardini". Ha anche parlato di Marcello Dell'Utri, imputato del processo per la trattativa: "Ho avuto direttamente a che fare con Dell'Utri, non per sentito dire".
    "Prima i politici hanno fatto fare le cose a Riina e poi lo hanno mollato. Ecco perché è arrabbiato con lo Stato. Prima ci hanno fatto ammazzare Dalla Chiesa e hanno fatto sentire il fiato sul collo a Craxi e Andreotti, poi quando l'opinione publica è scesa in piazza, i politici si sono andati a nascondere". "Perché Riina dice sempre 'Lo Stato, lo Stato' - dice ancora Onorato in videoconferenza - Perché è l'unico che sta pagando il conto, mentre lo Stato non sta pagando nente, per questo motivo Riina accusa sempre lo Stato, non perché se lo inventa. Ha ragione ad accusare lo Stato, da Violante ad altri. E' lo Stato che manovra, ha ragione Riina".
    "Furono sempre i politici a farci mettere in giro la voce che la bomba all'Addaura se la mise da solo il giudice Falcone. Lo volevano fare passare per un bugiardo, per indebolirlo. Era una pressione fatta dai politici a Cosa nostra", ha aggiunto Onorato, parlando del fallito attentato all'Addaura nella villa al mare del giudice Giovanni Falcone, 21 giugno 1989. "La misi io quella bomba - dice ancora Onorato - e quando abbiamo fatto l'attentato all'Addaura, abbiamo messo in giro la voce che la bomba se l'era messa Giovanni Falcone da solo, per farlo diventare un biguardo, una persona di poco conto. E Salvatore Biondino mi disse che questa era una pressione fatta dai politici. Si doveva vergognare Falcone che si metteva le bombe, in modo da farlo diventare debole".
    Infine: "Martelli lo abbiamo fatto diventare ministro noi, abbiamo anche investito 200 milioni di vecchie lire. Cosa nostra voleva farlo diventare nell'88 ministro di Grazia e Giustizia, perché si diceva che piano piano favrebbe fatto uscire i mafiosi dal carcere e che nessuno doveva stare molto in carcere".

    Non è intanto ancora pervenuta alla Corte d'Assise di Palermo la lettera del Quirinale in cui si informa che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano è pronto a testimoniare a Palermo nell'ambito del processo per la trattativa tra Stato e mafia. A renderlo noto, all'apertura dell'udienza, è il Presidente della Corte d'assise Alfredo Montalto. "In relazione ad alcune richieste avanzate nei giorni scorsi dai legali sulla lettera del Quirinale - spiega Montalto - si informa che non è ad oggi pervenuta alcuna lettera". Montalto si riserva "allorché la lettera perverrà, di esaminarla e ove il contenuto sia rilevante per il processo" è disponibile a mettere il materiale "successivamente a disposizione delle parti per le eventuali rispettive valutazioni e determinazioni". Nel comunicato dei giorni scorsi il Quirinale ribadiva che nella testimonianza del Capo dello Stato ci saranno dei 'paletti', posti dalla stessa Corte d'Assise di Palermo al momento della decisione lo scorso 17 ottobre. La testimonianza sara' limitata entro il quadro definito dalla Corte costituzionale nella sentenza con cui aveva accolto il ricorso del presidente della Repubblica per la distruzione immediata delle intercettazioni delle sue conversazioni telefoniche con Nicola Mancino. Di quelle registrazioni, che sono state poi effettivamente distrutte, non si parlera' dunque nel processo. I giudici a suo tempo hanno ammesso la deposizione "nei soli limiti delle conoscenze del teste che potrebbero esulare dalle funzioni presidenziali e dalla riservatezza". Napolitano potrà rispondere anche sulle sue conoscenze anteriori alla sua elezione alla presidenza della Repubblica. Ma, rendendo nota la sua disponibilità, il capo dello Stato ha fatto sapere che le sue conoscenze sono limitate. A breve giro di posta il Colle ha reso noto che la lettera è partita dal Colle giovedì scorso, intorno alle 18,30, riferiscono fonti del Quirinale. La lettera, riferiscono le stesse fonti, e' stata inviata a mezzo posta affinche' arrivasse con la dovuta riservatezza direttamente nelle mani del destinatario, il presidente della Corte d'Assise Alfredo Montalto.

    pc 7 Novembre - 96esimo della Rivoluzione Russa a Palermo- Volantinaggio ai cantieri navali


    Stamattina una delegazione del Circolo di proletari comunisti di Palermo, nel quadro della giornata nazionale del 7 Novembre, ha fatto un volantinaggio allo stabilimento Fincantieri di Palermo.

    La situazione è stata più desolante del solito, arrivati alle 5 e 20 notiamo stranamente le saracinesche dell'ingresso semi chiuse, poco dopo un lavoratore delle pulizie appena arrivato ci saluta chiedendoci che volantino avessimo portato questa volta e ci informa che il primo e il secondo turno mattutino rispettivamente delle 5:30 e delle 6:30 sono stati eliminati, gli operai entreranno al turno delle 7:30.

    Aspettiamo quindi l'arrivo dei primi operai intorno alle 6:45 e iniziamo il volantinaggio.

    In tutto abbiamo distribuito 170 volantini, questa è la quantità attuale degli operai (al 99% delle ditte esterne sottopagati e con meno garanzie contrattuali rispetto agli operai fincantieri che invece sono quasi tutti in cassa integrazione) al lavoro attualmente ai cantieri navali, ci informano che stanno riparando una nave e che tra pochi giorni, finito questo lavoro andranno anche loro in cassa.

    Invitiamo gli operai, con cui facciamo capannello, al sit-in di questo pomeriggio contro le politiche anti-popolari del governo Letta e dei governi locali. Tutti gli operai con cui parliamo sono d'accordo con i contenuti del volantino, ma difficilmente parteciperanno a causa degli orari dei turni.

    In particolare un operaio sviluppa, discutendo, la questione elettorale e della rappresentanza politica riprendendo una nostra frase circa la totale equivalenza dell'operato di chiunque salga al potere in questo sistema e in particolare facciamo l'esempio dell'esperienza grillina in Sicilia che è di fatto nel governo Crocetta. l'operaio ci dice "infatti! chiunque sale fa le stesse cose. quindi chi ci dovrebbe andare al governo?", ed è proprio questo l'argomento del nostro intervento in occasione del 96esimo anniversario della rivoluzione d'ottobre: l'esempio storico della Russia sovietica post-rivoluzionaria dove, diciamo all'operaio, "il potere era nelle vostre mani, quelle degli operai e dei lavoratori, e le cose andavano molto diversamente per la classe operaia".

    Altri operai come di consueto ci rinnovano la richiesta di "quando facciamo bordello?" e noi ancora una volta rispondiamo che siamo pronti a lottare insieme quando si decideranno realmente invece di enunciarlo solo a parole, d'altronde dice un altro operaio "se il nostro sindacato (probabilmente la FIOM n.d.r.) ci dice che possiamo parteciperemmo con voi a momenti di lotta.

    Questa è la fotografia di ciò che ha prodotto decenni di sindacato confederale che lungi dall'essere in mano ai lavoratori li ha resi totalmente subalterni alle decisioni delle dirigenze corrotte e colluse col padrone e il risultato è sotto gli occhi di tutti!


    Un altro operaio in merito alla difficoltà oggettiva a partecipare di cui sopra,indicandoci l'immagine del volantino (Lenin che spazza via il vecchio sistema nella pattumiera della storia), ci dice: "Quando c'erano al potere loro,

    gli operai potevano partecipare attivamente ed esprimersi nelle piazze".

    E per questo stiamo lavorando...


    pc 7 Novembre- 96esimo della Rivoluzione Russa a Palermo- Apericena e a seguire proiezione di Reds



    In occasione del 96° Anniversario della Rivoluzione d'Ottobre il Circolo Proletari comunisti Palermo vi invita a partecipare alla visione del film "Reds" tratto dal romanzo "I dieci giorni che sconvolsero il mondo". E' necessario, ed in particolare in questo momento, riprendere la nostra memoria storica.
    ROSSA, PROLETARIA, fatta di sacrifici, ma anche di tante vittorie. 
    La proiezione sarà preceduta da un ampio APERICENA dal costo di
    5 EURO a persona:

     MENU'
    ANTIPASTO: tartine farcite

    PRIMO: cous cous di verdure + insalata di riso

    BEVANDE: Vino, acqua e cola

    A SOLI 5 EURO

    BIRRA LOW COST A PARTIRE DA € 1,50


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    Reds (Rossi), narra la storia del giornalista americano John Reed che partecipò alla rivoluzione bolscevica del 1917, e la narrò in un famoso libro: "Dieci giorni che sconvolsero il mondo". La vicenda inizia a Portland ove John Reed (Jack per gli amici) arriva come giornalista ormai famoso dopo una serie di articoli sul Messico rivoluzionario di Pancho Villa....

    pc 7 Novembre- 96esimo della Rivoluzione Russa a Palermo- Sit in pomeridiano ore 16:30 a Piazza Verdi (Teatro Massimo)

    Volantino locale che verrà distribuito insieme a quello nazionale già presente su questo blog:

    UNICA SOLUZIONE… RIVOLUZIONE!
    Dopo le promesse elettorali e mesi di (mal) governo locale, dalla regione al comune passando per la provincia, ormai è chiaro come ancora una volta le illusioni di qualsiasi miglioramento reale delle condizioni di vita di lavoratori, giovani, donne e masse popolari non sia possibile attraverso le elezioni.
    Per non parlare a livello nazionale dove l’attuale e lo scorso governo entrambi frutto di inciuci chiamati “governi di unità nazionale” neanche tengono conto della parvenza di democrazia esercitata tramite le elezioni politiche.
    Crocetta e Orlando, due politici che come tanti si presentano come la “novità” addirittura annunciando che sarebbe iniziata una “rivoluzione” o semplicemente che il proprio compito “lo sa fare”, hanno dimostrato ancora una volta che la politica dei palazzi sta sempre dalla stessa parte: contro il popolo.
    Aumento della disoccupazione, neanche un problema sul fronte del lavoro è stato risolto ( questione gesip, forestali, precari delle cooperative ecc), e non è tutto: aumentano i licenziamenti in generale e in particolare tra quel che rimane della classe operaia, dopo la chiusura di Termini Imerese e la cassa integrazione in cui sono la maggior parte degli operai dei cantieri navali di Palermo.
     Di contro nessun taglio di stipendio e di auto blu strombazzato ai quattro venti  in campagna elettorale è stato fatto, contemporaneamente aumentano i costi dei servizi (spesso pessimi) come i trasporti pubblici che a breve avranno un rincaro nel biglietto che arriverà a 1,40 €, il balzello della “tassa regionale al diritto allo studio” un ossimoro assurdo che trasforma un ipotetico diritto in un privilegio e di fatto operando una selezione in base alla classe sociale di appartenenza.
    A tutto ciò si aggiunge la grave emergenza nazionale che ovviamente è presente anche nella nostra città: quella abitativa, 14mila proletari in lista d’attesa da anni. Un’amministrazione comunale che partecipa a tutte le passerelle dell’antimafia istituzionale si rifiuta di rendere noto e mettere a disposizione per questa emergenza permanente gli immobili confiscati alla mafia e si trincera dietro la propria “legalità” costringendo chi non ha un lavoro e una casa a quello che loro chiamano “illegalità”. E così il nemico pubblico numero uno per distogliere l’attenzione dai problemi reali creati dai rappresentanti  al potere della classe dominante diventano ambulanti e posteggiatori per non parlare degli immigrati, da un lato sempre più discriminati dall’altro corteggiati e alcuni di loro contagiati dal cretinismo parlamentare della “consulta delle culture” organo assolutamente inutile (tranne come bacino elettorale grazie ai neo-cittadini migranti) creato ad hoc da Orlando e i suoi tirapiedi di Rifondazione “comunista” .
    Quotidianamente i diritti acquisiti in anni di lotte vengono attaccati da questi personaggi al potere in primis dal governo nazionale Berlusconi-Letta-Napolitano.
    Le grandi giornate di lotta e di assedio ai ministeri dell’economia e dei trasporti lo scorso 18-19 Ottobre hanno dimostrato che centinaia di migliaia di lavoratori, giovani, donne, senza casa, disoccupati e immigrati potenzialmente possono ottenere ciò che gli spetta se non si fanno abbindolare dall’illusione elettorale da qualsiasi parte essa provenga, demagogia populista grillina compresa.
    L’unica via è quella della rivolta popolare contro padroni e governo, premessa della rivoluzione sociale come unica soluzione per spazzare via questo sistema sociale basato sullo sfruttamento. Ciò è possibile! Già è successo e oggi 7 novembre 96esimo anniversario della rivoluzione socialista russa siamo qui a ricordarlo!

    Circolo proletari comunisti Palermo                        prolcompa@libero.it   www.proletaricomunisti.blogspot.it

    pc 7 novembre - Il governo italiano va alla guerra con il “made in Italy” sulla portaerei Cavour

    Quanto entusiasmo da parte dei padroni! Ieri e oggi sul Sole 24 ore: “Una buona idea”, “Ben venga questa 'rotta della speranza'”.



    Uno dei modi per uscire dalla crisi del capitalismo mondiale è quello della guerra. A quanto pare non bastano più le guerre attualmente in corso dette “regionali” come Afghanistan e altre in giro per il mondo, e come si vede da queste “nuove” idee si stanno tutti i paesi si stanno attrezzando.


    Il governo italiano delle larghe intese ha confermato le spese per le missioni all'estero e anche questa “crociera militare” anche perché "La crisi ha bisogno di risposte innovative e di forme efficaci di collaborazione tra pubblico e privato"
    “Le forze armate – ha ricordato il ministro della Difesa Mario Mauro – contribuiscono in modo importante alla nostra politica estera. Con questa iniziativa mettiamo in vetrina il sistema Italia con i suoi prodotti straordinari e puntiamo a far recuperare competitività al nostro Paese”.
    “Ma l'idea non l'abbiamo avuta solo noi italiani visto che la Francia si appresta a fare partire la Charles de Gaulle con una missione simile”.
    Ogni parola usata gronda guerra, sacrifici...
    Chi deve coprire la faccia sporca della guerra? Ce lo dicono loro stessi. “... associazioni umanitarie che porteranno attività di assistenza nei Paesi (dalle infermiere volontarie della Croce Rossa alla Fondazione Francesca Rava e la Onlus Operation Smile).


    Tutti a caccia di “mercati”, dunque, a caccia della borghesia che può spendere... visto l'impoverimento generalizzato del proletariato e delle masse popolari anche nei paesi imperialisti.


    “… vanno costruiti ponti più robusti con l'Africa, soprattutto quella subsahariana, dove l'urbanizzazione e lo sfruttamento delle materie prime hanno impresso un'accelerata fortissima a una nuova classe medio-alta che può e vuole spendere.” “... dove sta nascendo una nuova borghesia in grado di modificare lo standard dei consumi”.


    Contro chi essenzialmente in questo momento va preparata questa forma di guerra? “Anche per rispondere alla più aggressiva strategia asiatica è nata la missione navale”. “Oggi sul mercato – ha proseguito Ferrari – le uniche società che riescono a 'portarsi a casa' commesse importanti sono le società cinesi, seguite a quelle indiane e sudcoreane.” “La competizione in Africa è molto elevata – ha spiegato Francesco Ferrari, partner dello studio legale internazionale Dla Piper – e non sempre le società italiane riescono a essere coinvolte in progetti di particolare importanza, ad esempio nelle infrastrutture. Certo, ci sono le grandi imprese. Ma per le piccole e medie, le molte multinazionali tascabili, muoversi è difficile.”



    E ci vuole l'esercito per “difenderle”.

    ***
    Made in Italy. Il tour mondiale della portaerei Cavour


    La Marina sostiene le aziende


    Missione “made in Italy” per la Marina militare. La portaerei Cavour salperà dal porto di Civitavecchia il 13 novembre insieme alla fregata Bergamini, l'unità di supporto Etna e il pattugliatore classe “Comandanti”. Un viaggio di sei mesi tra Africa e golfo Arabico per promuovere le aziende italiane, dare assistenza umanitaria, sviluppare le attività antipirateria. L'idea del capo di stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi, è operativa “Mettiamo in vetrina il sistema Italia – sottolinea il ministro della Difesa Mario Mauro – gli Stati che visitiamo sono potenze emergenti e partner nella gestione della politica di sicurezza nazionale”. Delle spese per la campagna navale, quelle di personale /7,3 milioni) sono a bilancio difesa ma gli altri 13,35 milioni – di cui 10,5 di carburante – sono sostenuti da sponsor e partner. E il capo di stato maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli, fa notare che “tutte le operazioni militari hanno un costo, ma sono anche un investimento per il Paese”. Partecipano anche i ministeri dello Sviluppo economico, Beni culturali e, in primis, gli Affari esteri e l'Ice. C'è poi una lunga lista di grandi industrie private, on solo nel settore difesa: Eni, Finmeccanica, Fincantieri, Federlegno Arredo, Gruppo Beretta, Piaggio Aereo, Pirelli, tra le altre.
    Nel corso dell'intera attività navale sarà presente Expo 2015. Sulla portaerei della Marina, nell'hangar, ci sarà un'ampia area espositiva. I paesi toccati dal viaggio saranno 18 – una scheda del programma è già stata inviata a tutte le ambasciate – tra cui il Kenya, il Mozambico, il Sud Africa, l'Angola, la Nigeria, il Marocco e l'Algeria. In Mozambico, in particolare, è in corso di definizione un accordo di cooperazione nel settore della Difesa che può fare il paio in un'area di alto valore strategico per l'Eni dopo la recente scoperta di ingenti giacimenti di gas. Il 2 dicembre e il 18 dicembre, poi, la missione sarà ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, e a Doha, in Qatar, nelle date delle rispettive feste nazionali. Una missione, insomma, unica nel suo genere: “Un biglietto da visita altamente qualificato all'estero” sottolinea De Giorgi. Ma Giampiero Scanu (Pd) considera la missione “alquanto insolita” e chiede a Mauro di riferire in commissione Difesa.


    Il sole 24 ore

    6 novembre 13

    mercoledì 6 novembre 2013

    pc 7 novembre: MILANO FESTEGGIA IL 96° DELLA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE

    tra i proletari del quartiere Monza/Padova, davanti la sede del Si.Cobas, il cs Transiti
    tra gli universitari di Città Studi e i lavoratori della sanità Istituto Besta

    nel quartiere e tra i lavoratori dell'Istituto Tumori
    sino a Lambrate

    pc 6 novembre - CANCELLIERI: LO STRAVOLGIMENTO DELLA REALTA' E' ANDATO ANCORA UNA VOLTA IN ONDA


    E' stato il PD ieri in parlamento quello che ha definitivamente sciolto ogni riserva sulla piena "assoluzione" della Cancellieri, con contorno di applausi, strette di mano, sorrisi e pacche sulle spalle del pres. Letta.
    Della serie: "abbiamo scherzato...". Il governo Letta è ancora una volta ben saldo - il ricatto evidente inviato il giorno prima dalla Cancellieri "io posso anche fare un passo indietro se proprio me lo chiedete, ma poi..." era a "risposta certa". La casta è salva e può continuare più di prima a fare la casta, con i mostri, con i politici alieni dai problemi e sofferenze della maggioranza della gente ma che sono ormai così spudorati che si vogliono anche far passare per  "umani", con una umanità chiaramente riservata a loro stessi, al loro ceto, e che ha tutto l'aspetto della putrefazione, dello SCHIFO!
    Ieri in parlamento è andata in onda la farsa, che doveva essere tutelata anche dai rari interventi "disturbanti" di alcuni parlamentari del M5S, coperti nelle dirette televisive da spot pubblicitari o peggio dal mandare per l'ennesima volta in onda il discorso della Cancellieri.
    Siamo abituati con vent'anni e passa di berlusconismo a questa degenerazione, a questa imposizione del marciume al potere, ma siamo anche sconcertati ogni volta dal livello che questo marciume raggiunge e soprattutto dal fatto che lo si voglia far passare come normale, capovolgendo la realtà.
    In una delle tante dichiarazioni fatte dalla Cancellieri alla stampa ha detto, come se fosse una cosa normale: "Non è che una persona solo perchè è ricca non deve essere considerata uguale a un povero carcerato"...
    Della stessa serie è l'affermazione fatta da un medico che nel valutare se una persona può stare o meno in un carcere bisogna anche tener conto dell'impatto della detenzione verso chi prima aveva una vita comoda e da ricca...
    Quindi i "discriminati" in questa società sono i ricchi! E noi che non ce ne accorgiamo...
    In questi giorni i giornalisti arrivano sempre ad un certo punto arrivano alla questione della possibile similitudine vicenda Cancellieri, vicenda Berlusconi/Rudy - similitudine che il PdL/Forza Italia rivendica fortemente per chiedere che anche ciò che ha fatto Berlusconi sia considerato solo manifestazione della sua "umanità".
    Ma qual'è la vera similitudine? Che entrambi, ma anche i Letta, i Napolitano, i massimi esponenti del PD, il 90% di chi sta in parlamento, pretende dall'alto del suo potere che sia considerato ciò che è illegale, legale; ciò che è bassa e sporca difesa dei propri interessi economici, di potere, un'alta e onorevole attività in favore della gente; arrivando a pretendere che sia considerato giusto tutelare la vita dei ricchi mentre centinaia di povera gente, di immigrati, di giovani, si ammala, muore, si uccide nelle carceri.
    Le "sofferenze" dei ricchi, della casta valgono 100, quella dei proletari, delle masse valgono zero!
    SI PUO' SOPPORTARE TUTTO QUESTO?
    Una Cancellieri già prima non poteva e non doveva fare il ministro, addirittura della Giustizia, perchè amica, vicina a una banda di malavitosi come i Ligresti. Poi si è messa a "disposizione" di questa famiglia del malaffare, e comunque resta lì. Quando una ministra Idem per qualche migliaio di euro di evasione fiscale è stata dimessa, con grande sollievo di tutti, perchè rischiava di far diventare troppo importante il suo Ministero sulla pari opportunità (tant'è che l'hanno fatto sparire subito dopo...).
    Una ministra che dice "non è giusto... non è giusto" che dei loschi truffatori, responsabili di un buco da 1 miliardo di euro, che hanno mandato in rovina tanta gente, paghino, che razza di ministro della giustizia è?quando nelle carceri restano anni gente che ha rubato per mangiare, o chi lotta per la giustizia, o gli immigrati che non hanno commesso alcun reato, se non quello di venire in Italia...

    SE CHI STA AL POTERE CAPOVOLGE LA REALTA' E NON HA NIENTE A CHE FARE CON LA VERA REALTA', ALLORA E' TEMPO CHE QUESTO POTERE VENGA ROVESCIATO!

    pc 6 novembre - volantino appello di proletari comunisti - PCm Italia

    organizzarsi e unirsi per la rivolta generale

    Padroni, Finanza, Banche e il loro governo - oggi Letta/Alfano/Berlusconi - negano a tanti disoccupati, precari, in particolare al sud, il lavoro per mantenere dignitosamente la famiglia, e tanti ormai sono senza alcun reddito; dilagano licenziamenti e cassaintegrazione nelle fabbriche, attaccano salari e stipendi dei lavoratori e masse popolari rendendo più cari sanità, scuola, casa, servizi sociali e il costo della vita in genere; la salute e la vita è negata e sempre più a rischio, in fabbrica e nei territori inquinati, mentre i governi trovano subito i soldi per spese militari, navi da guerra, aerei F35 , mentre muoiono nelle nostre acque centinaia di immigrati in fuga da fame e guerra.
    Governi e stato dei padroni rispondono con la repressione ai movimenti proletari e popolari che lottano, ma la repressione non ferma ma alimenta la lotta !
    Partiti e sindacati confederali si stringono intorno agli interessi della boghesia imperialista per scaricare la crisi sulla pelle dei proletari e delle masse popolari, mentre dilaga la corruzione politica, il malaffare e la grande malavita
                Nella crisi, i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri!
    Si può accettare tutto questo? Si può fare questa vita?

    Noi facciamo appello a operai, disoccupati, precari, giovani, donne, masse popolari a ribellarsi, organizzarsi per difendere le condizioni di vita e lottare per il lavoro, il reddito e la salute con un vero sciopero generale che paralizzi realmente il paese   e all'interno di esso e oltre esso, si sviluppi una rivolta generale per rovesciare il governo Letta e ogni governo dei padroni, contro lo stato borghese per il potere proletario.

    E nel fuoco dei focolai di questa rivolta generale che si costruisce il partito della rivoluzione, partito comunista combattente politico d'avanguardia della classe operaia, per un nuovo inizio della guerra popolare prolungata, e nel fuoco della rivolta generale che si conquistano e sviluppano le organizzazioni di massa - sindacato di classe, organismi popolari, organizzazione rivoluzionaria della gioventu (red-block), movimento femminista proletario rivoluzionario, uniti in un fronte unito rivoluzionario.
    Ogni altra strada è via pacifica e parlamentare che mai ha dato risultati ai proletari e alle masse popolari, ogni altra organizzazione, comunque si definisca è dogmatico-revisionista riformista e opportunista.
    E questa la strada dei proletari comunisti che costruiscono il Partito Comunista maoista in Italia, questa è la strada  proposta e propagandata nella giornata nazionale di lotta del 
    7 novembre - 96° anniversario della Rivoluzione d'ottobre.






    Llamamiento del PC maoísta de Italia para el 7 de Noviembre: Organizarse y unirse para la revuelta general

    Nota – Tal y como ya informamos, los camaradas de Proletari Comunisti – Partido Comunista maoísta de Italia (Proletari Comunisti) han convocado una Jornada de Movilización Política Nacional el próximo 7 de Noviembre. Reproducimos a continuación el llamamiento para esta Jornada que hacen estos camaradas extraído de su blog http://proletaricomunisti.blogspot.com.es/ La traducción al español es una colaboración del camarada F. González para el blog de Gran Marcha Hacia el Comunismo. Madrid, noviembre 2013.
    LLAMAMIENTO DE PROLETARI-COMUNISTI – PARTIDO COMUNISTA MAOÍSTA DE ITALIA PARA EL 7 DE NOVIEMBRE
    ORGANIZARSE Y UNIRSE PARA LA REVUELTA GENERAL

    La patronal, las finanzas, los bancos y su gobierno –que hoy son los Letta, los Alfano, los Berlusconi- niegan a tantos desocupados y tantos precarios especialmente en el sur, el necesario trabajo para mantener con dignidad a sus familias, y otros tanto se encuentran ahora sin ningún tipo de ingreso; se extienden los despidos y los ERES en las fábricas, atacan a los salarios y retribuciones de los asalariados y de las masas populares, encareciendo la sanidad, la educación, los servicios sociales y el coste de la vida en general; se arriesga la salud y la vida cada vez mas en las fábricas y en las zonas contaminadas, mientras los gobiernos encuentran rápidamente fondos para los gastos militares, los buques de guerra, los aviones F35, mientras en nuestras aguas mueren centenares de inmigrantes huyendo del hambre y de la guerra.
    Los gobiernos y el Estado de la patronal responden con la represión a los movimientos proletarios y populares que luchan, ¡pero la represión no detiene la lucha, sino que la alimenta!
    Partidos y sindicatos se alinean en torno a los intereses de la burguesía imperialista, para descargar la crisis sobre la piel de los proletarios y de las masas populares, mientras se extiende la corrupción política, la falsedad, la alta delincuencia. ¡En la crisis, los ricos se hacen cada vez más ricos y los pobres cada vez mas pobres! ¿Podemos aceptar esto? ¿Es posible llevar esta vida?
    Hacemos un llamamiento a los obreros, a los parados, a los precarios, a los jóvenes y a las masas populares a rebelarse, a organizarse para defender las condiciones de vida y luchar por el trabajo, las retribuciones y la salud con una auténtica huelga general, que realmente paralice el país, y desarrollar a todos los niveles una revuelta general para derribar el gobierno Letta y todos los gobiernos de la patronal, contra el Estado burgués y por el poder proletario.
    Y que en esas hogueras de revuelta se construya el partido de la revolución, el partido comunista combatiente político de vanguardia de la clase obrera, reiniciando la guerra popular prolongada, y, en las hogueras de la revuelta general, conquistar y desarrollar las organizaciones de masa –el sindicato de clase, los organismos populares, la organización revolucionaria de la juventud (red block), el movimiento feminista proletario revolucionario, unidos en un frente único revolucionario. Cualquier otra alternativa es el camino pacífico y parlamentario, que jamás ha dado ningún resultado ni a los proletarios ni a las masas populares; cualquier otra organización, se defina como se defina, es dogmático-revisionista, reformista y oportunista. Esta es la ruta de los proletarios comunistas que construyen el Partido Comunista maoísta en Italia, esta es la ruta propuesta y difundida en la jornada nacional de lucha del 7 de Noviembre, en el 96º aniversario de la Revolución de octubre.

    pc 6 novembre- Popolo greco furioso nelle strade di Atene: durante lo sciopero generale gli spettori troika sono stati costretti a uscire dal Ministero Finanze attraverso uscita di emergenza



    Greci alla troika: "prendete il vostro salvataggio e andatevene"

    di: WSI


    ROMA (WSI) - Proprio qualche ora prima, il primo ministro greco Antonis Samaras aveva affermato con convinzione che la Grecia non è in guerra con gli istituti internazionali che stanno dettando le regole al paese, ovvero Unione europea,Bce e Fondo Monetario Internazionale.

    D'altronde, attaccato alla sua poltrona di premier, è difficile pensare che Samaras abbia compiuto personalmente qualche sacrificio: appartiene, lui come altri premier europei, all'esercito di soldatini capitanati dal generale Troika che, ricorrendo più alla logica del bastone che non a quella della carota, continua a imporre la sua sovranità fatta di austerity e tagli al personale.

    Quello che davvero la Grecia pensa della sua situazione e soprattutto della troika lo si è visto per l'ennesima volta nelle proteste anti-austerity che si sono svolte ieri ad Atene, con gli abitanti della città che hanno impedito al alcuni alti funzionari di lasciare la sede del Ministero delle Finanze.

    "Prendete il vostro bailout e andate via di qui", hanno urlato con rabbia i manifestanti. Altissima la tensione: solo per fare un esempio, il responsabile della missione dell'Fmi in Grecia, Poul Thomsen, è stato colpito da una raffica di monetine lanciateda un uomo. Gli ispettori, a fine giornata, sono stati costretti inoltre a lasciare la sede del Ministero attraverso l'uscita di emergenza.




    pc 6 novembre - dopo le giornate del 18/19 .. una assemblea nazionale per andare avanti - proletari comunisti partecipa


    pc 6 novembre - sosteniamo l'antifascismo militante a Brescia e Trento

      presidi e manifestazioni a Brescia e Trento

  •  zona antifascistaBenvenuti al Carmine: quartiere meticcio, antifascista e antirazzista.
    Nella notte di venerdì 25 ottobre all’incirca alle 2 di notte, in concomitanza con l’orario di chiusura dei locali, un gruppo di una dozzina di persone marcatamente fascista in quanto definitesi tali con le parole e successivamente con le azioni, con fare minaccioso e provocatorio, hanno intrapreso una “passeggiata” squadrista per le vie del carmine. Hanno dapprima cercato di entrare in un circolo arci del quartiere muniti di “tessera del fascio” e successivamente, a poche centinaia di metri, hanno aggredito verbalmente e fisicamente un ragazzo senza alcun motivo.
    Questi fatti emersi, forse non unici e non solo in quel giorno, sono accaduti in quartiere altamente multiculturale come quello del carmine e sono da considerarsi come “pericolosi” e culturalmente degenerativi per qualsiasi cittadino.
    La promessa di “ripulire il quartiere”, di “ritornare presto” e di “stare all’occhio” sono i semi che quella passeggiata ha lasciato e che ci vedono tutti coinvolti, dai residenti ai frequentatori di queste vie e chi ci lavora.
    E’ quindi doveroso e necessario fare un punto della situazione per capire come comportarsi e reagire di fronte alle minacce e alle provocazioni di queste “derive culturali”, che tra le mille realtà da sempre presenti nel quartiere non ne hanno mai fatto parte. Lunedi 4 novembre si è quindi svolta una riunione molto partecipata presso la sede del PRC di via Nino Bixio che ha lanciato un ” presidio informale ” in quartiere per  venerdi 8 novembre alle 21.30. 
    Sentiamo Jacopo , il compagno aggredito , che ha partecipato alla riunione Ascolta
    ll Centro Sociale 28 maggio ha deciso di fare un presidio sotto la Prefettura di Brescia sabato 9 Novembre. alle ore 14,30 fasci per denunciare il grave clima che si è creato a Brescia e in provincia dopo gli attentati di Lonato e Rovato. Verrà chiesto un incontro con il prefetto per consegnarle un esposto di chiusura di tutte le sedi fasciste presenti sul territorio bresciano, comprese di Brescia e Lumezzane e di Casa Pound di S Vigilio.
    Beppe Corioni del CS 28Maggio di Rovato Ascolta
    Nella giornata di sabato 2 Novembre 2013 militanti della Rete Antifascista di Brescia e provincia hanno dato vita al secondo “sabato antifascista” questa volta in Valle Sabbia. Nel primo pomeriggio sono stati ripuliti alcuni muri dalle scritte fasciste e leghiste vergate sulle tangenziali e sulle strade interne della media Valle. In una zona della provincia Bresciana di solide tradizioni antifasciste come la Val Sabbia,colpita dalle scorribande fasciste del “ventennio”e dalla tenace resistenza partigiana e di popolo, scritte dal dichiarato contenuto razzista e fascista sono intollerabili. Annunciamo che in futuro azioni d iquesto tipo saranno nuovamente intraprese anche con maggior celerità e costanza. Nessuno spazio ai fascisti e ai razzisti.
    Rete Antifascista di Brescia e provincia. http://fuochidiresistenza.noblogs.org/
    nonaziLunedi 4 novembre nei pressi della questura di Trento, è stato invece aggredito un ragazzo da 2 militanti di Casa Pound. Questa azione a pochi giorni dall’inaugurazione della sede dei neofascisti mette alla luce del giorno la vera natura di questo gruppo, che anche in Trentino come nel resto di Italia si è sempre fatto notare per la sua vigliaccheria e i suoi modi squadristi di agire.
    Questa aggressione, apparentemente casuale, è stata fatta lo stesso giorno in cui si è svolta l’assemblea contro l’apertura di Casa Pound nella sala circoscrizionale di Piedicastello (via Verruca 1) .
    Questo episodio dimostra, qualora ci fosse ancora bisogna, che una forza politica squadrista razzista e fascista non può avere nessuno spazio nè a Trento nè altrove.
    Assume ancora piu importanza la giornata di mobilitazione che lanciamo a Trento il 9 novembre, in contemporanea con l’inaugurazione di una fantomatica sede di Casa Pound in questa città.
    Per info e adesioni: csabruno@gmail.comQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
    Oltre 200 persone hanno partecipato all’assemblea di lancio della manifestazione di sabato prossimo. Appuntamento alle 14.00 in Piazza Dante.  Sentiamo Stefano Bleggi del CS Bruno di Trento . Ascolta 
    Sabato 9 novembre manifestazione antifascista anche ad Albano

    pc 6 novembre - ora e sempre . libertà per i ribelli del 15 ottobre


    altLunedì 4 novembre si è svolta la quinta udienza del processo in primo grado per i fatti del 15 ottobre 2011.
    In un aula sempre troppo piccola per contenere i numerosi avvocati delle parti civili e soprattutto dei 18 imputati più tutti i compagni e le compagne presenti all’udienza e le numerose forze dell’ordine si è svolta una lunga udienza durante la qualesono stati sentiti 5 testi del Pubblico Ministero Minisci.
    In particolare in questa udienza è stato sentito il Dottor Guiso che all’epoca dei fatti era in forze presso il commissariato Trevi Campo Marzio sulla gestione di Piazza san Giovanni. Poi sono stati sentiti 2 dipendenti dell’elite sito in via Cavour, uno degli ispettori che si è occupato delle intercettazioni relative all’imputato Vecchiolla e il maresciallo Petrone che in questa udienza è stato ascoltato solo rispetto alla posizione di Mauro Gentile mentre la prossima volta verrà ascoltato relativamente a quella di Spinelli.
    E’ stata una udienza molto complessa durante la quale sono state poste dai legali della difesa numerosi eccezioni, valutate e respinte praticamente tutte (tranne una) dai giudici della nona collegiale, segno di quanto sia duro questo processo e di come gli avvocati siano costretti a lottare faticosamente in aula perché venga fuori la verità su quella giornata.
    Al termine dell’udienza sono stati programmati i testi per le prossime udienze ovvero quelle dell’11 e del 14 novembre nelle quali verranno ascoltati: nella prima Messina, Di Rocco, Catarci, Marinacci e di nuovo Petrone; nella seconda Di Prete, Rago, Aiello Cassano e Palozzi.
    L’invito quindi è quello alla presenza in aula anche alle prossime udienze dell’ 11 e del 14 novembre e di continuare a seguire losvolgimento di tutto il processo le cui udienze sono state già fissate sino ad aprile 2014.
    E infine serve il sostegno di tutti e tutte per sostenere le spese legali organizzando iniziative e inviando benefit tramite:
    Bonifico bancario intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001
    Codice IBAN: IT15 D076 0103 2000 0006 1804 001
    Causale: 15 Ottobre
    Libere tutt*

    pc 6 novembre - basta con la questura razzista e antioperaia al servizio dell'IKEA di Bologna

    Bologna, tafferugli all'Ikea: la Procura impone i domiciliari


    pessimaikeaE' di questa mattina la notizia che il tribunale del riesame ha accolto il ricorso della Procura di Bologna disponendo gli arresti domiciliari per Vincenzo, accusato di lesioni aggravate ed altri reati contro la polizia per i tafferugli accaduti il 18 dicembre durante una manifestazione davanti all'ingresso del magazzino Ikea di Bologna. Con questo comunicato i compagni e le compagne del Laboratorio Crash rivendicano dal primo all'ultimo minuto la giornata di lotta organizzata dal movimento operaio della logistica contro la multinazionale dei mobili nemica dei facchini.
    Il merito di Vincenzo, insieme ad altri compagni e compagne, è stato tutelare l'iniziativa dalle ripetute provocazioni della digos e dei carabinieri schierati a difesa dell'ingresso del magazzino per contrastare l'iniziativa di lotta che aveva come obiettivo: "Blocchiamo l'Ikea! Creano mobili, distruggono diritti".
    La giornata di lotta, come tutte le iniziative, era stata promossa dalle partecipatissime assemblee operaie bolognesi che volevano solidarizzare con gli operai di Piacenza. In quei giorni all'Ikea piacentina si susseguivono i picchetti dall'alba al pomeriggio degli operai in lotta contro i licenziamenti disposti dall'azienda. Spesso furono caricati e gassati dalla celere, ma mai si fecero intimidire dalle aggressioni, forti anche del loro sindacato S.I.Cobas, e della nostra solidarietà, come di altre realtà di movimento.
    A Bologna con coraggio e determinazione i manifestanti riuscirono a raggiungere l'obiettivo di far chiudere la sede della multinazionale per l'intero pomeriggio, tra la gioia e la soddisfazione dei partecipanti che dopo i numerosi picchetti effettuati all'Ikea di Piacenza finalmente avevano avuto l'occasione di praticare la stessa solidarietà anche nella città di Bologna. Vincenzo viene oggi condannato per la sua generosità di militante antagonista che mai ha fatto un passo indietro dalla prima fila delle lotte e dalle iniziative promosse dal movimento dei facchini.
    Non ci stupisce la solerzia della questura di Bologna nel voler aggredire Vincenzo e il resto del movimento, tra l'altro solo pochi giorni fa è stato lo stesso questore ad evocare con orgoglio e spavalderia la determinazione ad usare la bossi-fini contro i facchini in lotta, conosciamo di che pasta sono fatti "i nostri ragazzi" dalla Uno Bianca ad oggi!
    Chiediamo piuttosto alla città fino a quando sarà possibile tollerare in silenzio le iniziative repressive organizzate dalla questura contro gli operai e i solidali in lotta per la dignità e la giustizia sociale, e accettare che quella banda di corrotti continui a fare la loro legge davanti alla legittimità delle istanze di ribellione alla miseria e all'austerità.
    Esprimiamo quindi solidarietà, e facciamo appello a tutte le realtà di lotta ad esprimersi, ad un compagno che dopo la cassazione potrebbe essere privato per un po' di tempo dall'abitare nella sua vera casa: la prima fila del conflitto, dello scontro sociale, e della solidarietà militante.
    D'altronde dopo la giornata di lotta sotto inchiesta dalla procura il movimento operaio della logistica iniziò a muovere i suoi primi passi fino ad arrivare ad oggi, giornate in cui tutte le autorità cittadine tentano di attaccare i facchini e i loro compagni e le loro compagne. E' iniziata la lotta dura a Bologna e vogliamo che Vincenzo torni al più presto a dare battaglia con noi: sempre dalla parte giusta, dalla parte antagonista della nostra città ribelle e meticcia.

    Laboratorio Crash!

    martedì 5 novembre 2013

    pc 5 novembre - L'AQUILA: E LORO E IL GOVERNO RIDEVANO...


    Sisma, il dossier Ue sull’Aquila: “Sprechi e infiltrazioni mafiose”


    Gli appartamenti sono costati fino al 158% in più rispetto ai prezzi di mercato. La criminalità è infiltrata negli appalti. I fondi europei sono spacciati per soldi italiani, come invece l'ex premier Silvio Berlusconi ha sempre sostenuto. E ancora: i lavori nel centro storico sono inesistenti e la qualità delle ristrutturazioni spesso scadente...
    «Il materiale (usato per la ricostruzione, ndr) è generalmente scarso, impianti elettrici difettosi, intonaco infiammabile, alcuni edifici sono stati evacuati per ordine della magistratura perché “pericolosi ed insalubri” quello di Cansatessa è stato interamente evacuato (54 famiglie) e la persona responsabile dell'appalto pubblico è stata arrestata e altre 10 sono indagate». E oltre alla scarsa qualità delle opere c’è la propaganda: «Nelle case e nelle scuole non ci sono pannelli a indicare che sono state costruite con i fondi Ue - si legge nel dossier -ma al contrario ci sono pannelli che specificano 'edifici realizzati con donazioni da enti privati e amministrazioni locali'».
    Il risultato è che «La situazione del centro storico rimane sostanzialmente invariata. In quattro anni solo un paio di edifici (uno pubblico ed uno privato) sono stati ricostruiti nella cosiddetta zona rossa".
    Ma non è tutto. Uno dei protagonisti della ricostruzione secondo Sondergaard è la criminalità: «Un numero di sub appaltatori non disponeva del certificato antimafia obbligatorio. Un latitante è stato scoperto nei cantieri della Edimo, che è una delle 15 imprese appaltatrici. Una parte dei fondi per i progetti CASE e MAP sono stati pagati a società con legami diretti o indiretti con la criminalità organizzata ma le competenti autorità italiane non hanno ancora resi pubblici questi dati».
    Il risultato di tutti questi elementi sembra essere un lievitamento dei costi. Solo il calcestruzzo è costato 4 milioni più di quanto preventivato. Ben 21 invece i milioni spesi in più per i pilastri dei palazzi.

    "L'Aquila, dai bagni chimici ai mega-appalti
    così la mafia trasformò le macerie in business"

    Il dossier di Don Ciotti è una inchiesta a tutto campo sugli interessi dei clan e delle "cricche". "Il rischio delle infiltrazioni arriva nelle prime ore insieme con la Protezione Civile" di ATTILIO BOLZONI

    "... un'inchiesta completa sul business fatto sui morti e fra i palazzi di sabbia, un rapporto da brivido su appalti piccoli e grandi pilotati in nome di un'emergenza che non finisce mai...
    Così apre il dossier: "Il rischio delle infiltrazioni non deve attendere l'inizio della ricostruzione, anzi arriva nelle prime ore insieme con la Protezione Civile e con un appalto sul modello di gestione dei Grandi Eventi". Il costo sostenuto per i bagni chimici è una parte consistente delle spese della prima emergenza: quasi un quarto dei fondi per il mantenimento delle tendopoli. Le segnalazioni raccolte dal presidio di Libera parlano di liquami smaltiti illegalmente nei fiumi, di bolle di trasporto falsificate, di ditte che subiscono sabotaggi, di contatti fra i manager di quelle aziende e funzionari della Protezione civile per gonfiare le fatture.
    Molte di quelle società, da anni, collaboravano con la Protezione civile per la gestione dell'emergenza rifiuti in Campania. Alla fine, nelle tendopoli, si conteranno circa 3.600 bagni chimici, ciascuno al prezzo di 79 euro al giorno e per una spesa di oltre 8 milioni al mese. Da conti fatti dagli esperti i bagni trasportati nel "cratere" sarebbero stati 1.600 in più del necessario: oltre 3 milioni e 800 mila euro al mese sottratti alla ricostruzione vera.

    Poi c'è l'affare oscuro delle macerie... lo smaltimento è anche un affare da decine di milioni di euro che scatena gli appetiti di speculatori e criminalità", scrivono quelli di Libera. E spiegano: "Anche la vicenda della ditta che detiene la proprietà della ex Teges (è l'unica cava dove hanno rovesciato le macerie, ndr), la T&P srl, fa sorgere altre domande. Nel giugno 2009 la T&P vede l'ingresso di un nuovo socio con legami con diverse altre società, tra cui l'aquilana Abruzzo inerti srl, partecipata a sua volta dalla romana Sicabeton spa, grossa azienda con interessi in Italia e all'estero". Personaggi e società del gruppo Sicabeton sono stati indagati dai carabinieri di Palermo e figurano in un rapporto consegnato nel 1991 al giudice Falcone. La Sicabeton spa, poi, risulterebbe inserita nell'elenco delle imprese a rischio censite dalla Procura nazionale antimafia.

    È tutto un intrigo di soldi e cemento. E a gestire il cantiere più grande d'Europa è il Dipartimento di Protezione civile. Altro capitolo, il Progetto C. a. s. e.: "È la prima volta nella storia delle catastrofi italiane che la Protezione civile si occupa di ricostruzione sostituendosi agli enti locali...

    pc 5 novembre - NO ALLE SPESE MILITARI, LAVORO, SALARIO GARANTITO, CASE, SCUOLE...

    PD, il governo Letta, Napolitano tagliano sul lavoro e le spese sociali fondamentali, ma aumentano le spese militari. Ieri Napolitano ha fatto il piazzista degli F35 che costano un centinaio di milioni di euro l'uno, mentre il Ministro della Difesa si fa direttamente sponsor della Lockheed Martin, l'azienda produttrice degli F35 , mentre rilancia la definitiva liberazione dei due marò fascisti assassini.

    QUESTO GOVERNO, QUESTO STATO "TOGLIE IL PANE DALLA BOCCA" AI LAVORATORI, AI GIOVANI, PER FARE LE GUERRE CONTRO I POPOLI. 
    QUESTO STATO, QUESTI GOVERNI DEVONO ESSERE SPAZZATI VIA!

    (Un utile articolo di Manlio Dinucci) - "Non c'è crisi per le missioni"
     Mentre le vie di Roma sono percorse da cortei che chiedono investimenti pubblici per il lavoro, la casa, i servizi sociali, nelle stanze di palazzo Montecitorio si sta varando il decreto-legge che stanzia altro denaro pubblico per le missioni militari internazionali. Denaro che va ad aggiungersi a quello per le forze armate e gli armamenti, ponendo l’Italia (documenta il Sipri) al decimo posto mondiale con una spesa militare reale di 26 miliardi di euro nel 2012, equivalente a 70 milioni al giorno. Su cosa si stia decidendo a palazzo Montecitorio c’è assoluto silenzio mediatico. Peccato.
    Altrimenti i cittadini italiani in crescenti difficoltà economiche avrebbero perlomeno la soddisfazione di sapere che, solo per il trimestre ottobre-dicembre 2013, vengono stanziati 125 milioni di euro per la missione militare in Afghanistan, oltre 40 per quella in Libano, 24 per quelle nei Balcani, 15 per il «contrasto alla pirateria» nell’Oceano Indiano (più la spesa, ancora segreta, per la nuova base militare italiana a Gibuti). Si spendono in soli tre mesi 5 milioni per partecipare alla missione Nato nel Mediterraneo (cui si aggiunge la spesa, ancora da quantificare, per quella Mare Nostrum), altri 5 per mantenere personale militare italiano a Tampa in Florida (sede del Comando centrale Usa), in Bahrain, Qatar ed Emirati arabi uniti. Oltre 5 milioni in tre mesi vengono stanziati per i militari e gli agenti di polizia che in Libia aiutano a «fronteggiare l’immigrazione clandestina» e a mantenere e usare «le unità navali cedute dal governo italiano a quello libico».
    Altro denaro pubblico viene sborsato per inviare militari in Sudan, Sud Sudan, Mali, Niger, Congo e altri paesi, pagando alte indennità di missione incrementate del 30% se il personale non usufruisce di cibo e alloggio gratuiti. Alle spese per le missioni militari si aggiungono quelle per il «sostegno ai processi di ricostruzione» e il «consolidamento dei processi di pace e stabilizzazione»: 23,6 milioni di euro in tre mesi, ai quali il ministro degli esteri può aggiungere con proprio decreto altre risorse. Già la Bonino ha annunciato che a dicembre saranno disponibili altri 10 milioni per gli «aiuti umanitari». Come lo «sminamento umanitario» in paesi che prima la Nato (Italia compresa) ha attaccato anche con bombe a grappolo che lasciano sul terreno ordigni inesplosi, o in paesi al cui interno la Nato ha fomentato la guerra. Come gli interventi di «stabilizzazione dei paesi in situazione di conflitto o post-conflitto», tipo la Libia che, demolita dalla Nato con la guerra, si trova in una caotica situazione di post-conflitto. Tra gli «aiuti umanitari» figurano anche gli interventi «a tutela degli interessi italiani nei paesi di conflitto e post-conflitto», tipo quelli dell’Eni in Libia. Per coprire tali spese si attinge anche ai «fondi di riserva e speciali» del ministero dell’Economia e delle finanze, che così mancheranno quando si dovranno affrontare situazioni di emergenza sociale in Italia. Il ministro dell’economia è inoltre «autorizzato ad apportare le occorrenti variazioni di bilancio», cioè ad accrescere i fondi per le missioni militari.

    I primi a sostenere il decreto-legge sono i deputati Pd, seguiti da quelli Pdl. L’opposizione (Sel e M5S) si limita in genere a emendamenti che non intaccano la sostanza e a criticare «il fatto che il contributo italiano alla sicurezza internazionale sia di natura esclusivamente militare». Ignorando che, con il suo «contributo militare», l’Italia non rafforza ma mina la sicurezza internazionale, e che quello «civile» è spesso il grimaldello dell’intervento militare.

    pc 5 novembre - Sicilia e scandali…

    Questo è il titolo delle prime due pagine che si è trovato davanti chi ieri ha aperto il Giornale di Sicilia. Non si tratta di fatti isolati, perché il Gds, e non solo, è da un po' che propone come una specie di rubrica fissa queste pagine che danno il senso del livello di corruzione delle istituzioni a tutti i livelli.
    Crocetta, quindi, dal canto suo, ha avuto buon gioco a sollevare tutto il polverone sulla "mafia dentro la Regione" e altre affermazioni simili essenzialmente per "fare spazio" ai nuovi arrivati.
    Crocetta, infatti, per la borghesia siciliana doveva essere la "faccia nuova" e non compromessa in  modo particolare con la giustizia per continuare ad ingrassarsi governando l'Isola, e per fare questo si è assunto il compito di fare la "rivoluzione".
    Per provare ad ingannare gli elettori però alle elezioni si è presentato con un nome diverso, "Il Megafono" invece del Pd, ma nonostante lo sforzo delle tante chiacchiere anche lui, che dice di non voler essere "preso in castagna" come i precedenti presidenti, è stato accusato di clientelismo per le nomine nei vari enti siciliani e adesso per un finanziamento milionario che si stava apprestando a dare ad una grossa azienda sanitaria…
    Queste notizie confermano che all'interno del contesto generale dei rapporti politica-mafia tutti i politici ricorrono ad un clientelismo sfrenato per voti e affari.
    I proletari e le masse popolari siciliane, come abbiamo già detto e come viene confermato dalle ultime decisioni economiche, continuano a pagare i costi di questa "politica".

    Riassumiamo in cosa consistono le accuse di questi ultimissimi scandali:

    * Formazione professionale e Fondi europei di ogni tipo:
    associazione a delinquere, truffa aggravata, peculato, corruzione, falso e frode fiscale, finanziamento illecito, concussione aggravata, insomma una vera fogna del malaffare e una manna per politici, sindacalisti di tutte le sigle confederali e amici e parenti in cui risaltano in particolare gli arresti (bipartisan e cioè sia del Pd che del Pdl) delle mogli di due importanti esponenti politici, Francantonio Genovese e Giuseppe Buzzanca.


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    Lo stato delle cose
    Il punto sulle inchieste: dalla formazione ai falsi invalidi senza dimenticare Ciapi e grandi eventi
    Sicilia e scandali

    Formazione, enti espulsi e denunciati
    Cinque enti sono stati espulsi dal sistema dei finanziamenti pubblici. Ial, Ancol, Lumen, Aram e Aiprig non potranno più gestire corsi. Viene contestato il mancato pagamento dei dipendenti e il coinvolgimento in inchieste giudiziarie. I circa 1.200 dipendenti di questi enti passeranno al Ciapi di Priolo che li impiegherà nei corsi che avrebbero svolto gli enti espulsi. Crocetta ha anche denunciato alla Procura cinque enti – Aram, Enfap, Ial, Cefop ed Ecap – perché avrebbero percepito finanziamenti destinati a personale che in realtà era stato dirottato verso la casa integrazione. Per il governo sarebbe una truffa da 8 milioni ma gli enti si difendono: "Tutto in regola". Revocato il finanziamento anche a Anfe Enna, Anfe Catania, Anfes, Iraps e Issvir, questi ultimi 4 coinvolti nell'inchiesta etnea che ha portato dieci persone in carcere e ai domiciliari. 15/10

    E in un'inchiesta scattano 10 arresti a Catania
    Dieci persone arrestate a Catania dalla Guardia di finanza perché ritenute competenti di una associazione per delinquere finalizzata all'illecito incasso di contributi nazionali e comunitari destinati alla realizzazione di corsi di formazione professionale. È stato eseguito un sequestro di beni da 3,7 milioni. Gli enti coinvolti, secondo gli inquirenti, sono l'Associazione nazionale famiglie emigrati (Anfe), l'Istituto di ricerche e applicazioni psicologiche e sociologiche (Iraps), l'Associazione nazionale famiglie emigrati siciliani (Anfes), e l'istruzione, servizi, sport, volontariato, italiano e regionale (Issvir), tutti con sede a Catania. I reati contestati sono a vario titolo peculato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, falso e frode fiscale. Secondo gli investigatori la frode ammonta a circa 8,9 milioni di euro. Al cento dell'indagine l'imprenditore Giuseppe Saffo. 15/10

    A Messina maxiindagine sui corsi
    Dieci persone sono finite agli arresti domiciliari il 17 luglio a Messina con l'accusa, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche nell'ambito di un'inchiesta sui corsi di formazione professionale della Regione, finanziari anche con fondi dello Stato e dell'UE. Secondo l'accusa gli indagati avrebbero presentato fatture gonfiate per ottenere maggiori fondi per i loro enti di formazione professione attraverso una rete di società intestate o gestite da familiari. Tra i coinvolti la moglie del deputato del Pd Francantonio Genovese, Chiara Schirò, e quella dell'ex sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca (Pdl). Ad agosto il tribunale del riesame ha confermato le misure cautelari e i sequestri di beni emessi dal Gip nei confronti di tutti gli indagati. È stato disposto per gli indagati il giudizio immediato, senza cioè passare dal vaglio dell'udienza preliminare. 15/10

    Falsi invalidi a Ragusa, 197 persone indagate
    Sono 197 tra falsi invalidi, medici e politici, gli indagati nell'inchiesta "Guido Tersilli" della guardia di finanza di Ragusa coordinata dalla procura di Modica (Rg) che riguarda una presunta truffa all'Inps e un danno erariale di un milione di euro, per concessioni di pensioni di invalidità in realtà non spettanti. Tra gli indagati gli ex parlamentari, Innocenzo Leontini e Riccardo Minardo che si sono difesi sostenendo che l'accusa nei loro confronti è palesemente infondata. Secondo gli investigatori "la spartizione clientelare degli incarichi in seno alle diverse commissioni dell'ASP7 creava una corsia preferenziale per il riconoscimento delle invalidità". 16/10

    Alla regione indagati 300 dipendenti
    Alla Regione ci sono trecento dipendenti indagati per accuse che variano dalla coltivazione di droga alle molestie sessuali, dal peculato alla costruzione e alla concussione. I 300 fascicoli sono sulla scrivania dello speciale Ufficio per i procedimenti disciplinari si riferiscono a infrazioni gravi rilavate, punibili con sanzioni che partono da 10 giorni di sospensione dal servizio senza retribuzione, fino al licenziamento. Nel mirino dell'ufficio "investigativo" sono finiti soprattutto i settori della Formazione, della Motorizzazione e dell'Agricoltura, con un 10% di coinvolgimento di dirigenti. 29/10

    La pubblicità del Ciapi
    Un finanziamento di circa 15 milioni, per la comunicazione e la pubblicizzazione di corsi professionali che non hanno prodotto alcun risultato in termini occupazionali, ha dato il via all'inchiesta sul Ciapi, il maxi ente di formazione di proprietà della Regione. L'indagine nata da una denuncia degli ispettori dell'Olaf, l'ufficio anti frodi dell'Unione europea, è sfociata il 19 giugno in 17 arresti, fra cui quello del manager Faustino Giacchetto e di due ex assessori regionali, Gianmaria Sparma (poi autore di ammissioni ritenute significative) e Luigi Gentile: per loro e altri 5 i pm avevano proposto il giudizio immediato, ma il presidente dei Gip ha negato che ce ne fossero i presupposti. Le accuse, a vario tiolo, corruzione e finanziamento illecito. Scatta così la decorrenza dei termini e diventano inevitabili le revoche degli arresti per tutti gli indagati sottoposti a misure cautelari. Confermato il sequestro di beni di 15 milioni di euro. Fra i coinvolti pure una decina di politici.

    I grandi eventi
    Parallelamente all'indagine sul Ciapi è scattato il 23 giugno un altro blitz della Guardia di Finanza, con 6 arresti. Nella bufera l'assessorato regionale al Turismo, per l'utilizzo dei finanziamenti europei destinati a concerti, sfilate e manifestazioni sportive. Secondo la Procura di Palermo, Giacchetto (protagonista anche di questo filone) avrebbe acquisito illegittimamente finanziamenti, grazie alla complicità di funzionari regionali. La regione ha bloccato un maxi appalto da 15 milioni per la comunicazione istituzionale aggiudicato ad alcune delle ditte coinvolte nell'inchiesta Grandi Eventi. Temendo nuovi scandali, l'Ue ha da tempo bloccato fondi per 60 milioni. Tra le manifestazioni nel mirino il torneo internazionale di golf di Castiglione di Sicilia. L'indagine si è allargata poi ad un paio di expo tenute all'estero, nel 2012, a Venlo, in Olanda, e a Yeosu, in Corea: indagato in questo caso anche un ambasciatore, che avrebbe intascato tangenti. 3/8

    Terreni della Regione, truffa da 13 milioni
    Il presidente della Regione Crocetta denuncia due presunte vendite-truffa sui terreni agricoli. Nel primo caso un fondo di circa 130 ettari a Carlentini è stato venduto da un avvocato che sostiene di averlo acquistato a sua volta per usucapione. Il 2 agosto Crocetta annuncia una segnalazione alla Procura perché ritiene appartenga a quelli assegnati negli anni Cinquanta dalla Regione ai contadini nell'ambito della riforma agraria: in questo caso il terreno sarebbe pubblico e quindi non vendibile. Per Crocetta si tratta di una truffa e la vendita potrebbe essere fittizia: lo dimostrerebbe il fatto che il prezzo, 350 mila euro, è' molto inferiore al vero valore del terreno (13 milioni). Il 15 ottobre la seconda denuncia a Barcellona. Secondo Crocetta "una famiglia coinvolta in inchieste sulla mafia avrebbe acquisito terreni che invece l'Esa dovrebbe detenere in quanto patrimonio indisponibile". 16/10

    Tangenti, sotto processo due ex deputati

    Due ex parlamentari regionali del Pd, Mario Bonomo e Gaspare Vitrano, sono sotto processo per concussione aggravata nei confronti di imprenditori del settore energie alternative. Nel processo a Bonomo, siracusano, l'ingegnere Piergiorgio Ingrassia ha ricostruito le traversie affrontate da chi intende lavorare nel fotovoltaico: "Mi parlavano di 'costi politici' che si dovevano affrontare" Ingrassia avrebbe pagato Bonomo attraverso conti esteri di un nipote del deputato, Marco Sammatrice. "Bonomo mi disse di sentirsi come il Re Sole: 'Io alla Regione sono maggioranza, faccio quello che voglio'". Secondo Bonomo "le somme di denaro finite sotto inchiesta in realtà sarebbero state il compenso legale dell'attività di impresa regolarmente svolta sul quale sarebbero state pagare le tasse". 4/10