lunedì 7 ottobre 2013

pc 7 ottobre - sit in solidale a Roma con gli immigrati di Lampedusa




APPELLO
Strage di lampedusa
un corridoio umanitario per i migranti

 sit-in all’Esquilino
 Lunedì 7 ottobre Ore 17

 Una tragedia annunciata quella che ha visto morire nelle acque di Lampedusa oltre cento migranti in cerca di una nuova vita. Una strage, con grande ipocrisia la chiamano emergenza, che dura da oltre venti anni. Sono ormai quasi 20mila le vittime del Mediterraneo, della Fortezza Europa, della logica securitaria che sta dietro la legge Bossi-Fini, i reati di clandestinità e di favoreggiamento dell’immigrazione.
Ancora oggi, con i corpi stesi sulla sabbia, si ha la pretesa di mettere la sordina alle proteste, difendere le politiche sull’immigrazione del nostro Paese e dell’Ue, addirittura andare all’attacco di chi prova a discutere di integrazione e inclusione. Di fronte ai cadaveri ci parlano ancora di pattugliamenti, respingimenti, accordi intergovernativi sul modello Libia, frontiere e controlli. Ma quello dell’immigrazione  è ormai un fenomeno che  non è più possibile governare con le logiche dell’ordine pubblico. Occorre una riflessione di ampio respiro, per costruire politiche per e non contro i migranti, a partire dall' immediata abolizione delle leggi securitarie come la bossi fini. Occorre una  immediata inversione di tendenza così da infrangere il colpevole muro di silenzio che aleggia sulla questione immigrazione. Ma soprattutto occorre in questo momento affrontare l’urgenza del picco di sbarchi nell’unico modo possibile: l’apertura di un corridoio umanitario per accogliere i profughi, salvare le loro vite e ridare loro la dignità di esseri umani.

È necessario mobilitarsi per fare pressione sul governo italiano: a partire da “Appelloper l’apertura di un canale umanitario per il diritto d’asilo europeo”  promuoviamo, come realtà del movimento antirazzista, associazioni, organizzazioni umanitarie, sindacati, partiti, centri sociali e  singoli attivisti  un momento di protesta e di confronto, un sit-in lunedì 7 ottobre ’13 in Piazza Esquilino a Roma, luogo simbolo delle lotte per i diritti dei migranti


oltre 60 adesioni 

Alex Zanotelli, A Buon Diritto, Action Diritti in Movimento, Aps Yo Migro - Strike Spa, Arci Roma, Asinitas, Associazione Nazionale No AIDS Onlus, Associazione Persone Comuni, Astra19 - Lab! Puzzle, A Sud, Attac Italia, Casa Internazionale delle Donne, Casale Pacha Mama, CDCA, CEMEA del Mezzogiorno, CNCA Lazio, Comune-Info, Csoa Sans Papier, Csoa La Strada, Fairwatch, Fiom - Cgil, Icbie Europa Onlus, Laboratorio Urbano Reset, Laboratorio 53, Lunaria, Network Agenzie Diritti, Partito Pirata Italia, QuestaèRoma, Quiebraley Diritti Senza Confini, Reorient Onlus, Rifondazione Comunista Roma, Scup, Senza Confine, Un ponte per, ass. antimafie "Rita Atria", AMBU-LANTI (centro orientamento sanitario), Comunità Cristiana di base di San Paolo, Rete di amicizia con le ragazze e i ragazzi di strada, Roberto Giordano (segreteria Cgil Roma lazio), INsensINverso, SCI Servizio Civile Internazionale, Giovanni Raffaele, U.S. Citizens for Peace & Justice, Laboratorio "SofiaRoney.org", lasciateCIEntreare, Teatro Valle Occupato, Unione Sindacale Italiana, Sportello Immigrati ACU Campania, USB, Archivio Memorie Migranti AMM, laboratorio sociale 100celle, Angelo Mai Altrove, Silvana Telaro.

pc 7 ottobre - Egitto, domenica di sangue: i generali golpisti reprimono nel sangue le proteste con oltre 50 morti e 268 feriti















IL CAIRO – È salito ad almeno cinquanta il numero complessivo dei morti accertati negli scontri di ieri in Egitto tra forze di sicurezza e manifestanti filo-islamisti, in coincidenza con il quarantesimo anniversario della Guerra Arabo-Israeliana del 1973.

Lo ha reso noto un portavoce del ministero della Sanità, Ahmed al-Ansari, secondo cui almeno 50 persone sarebbero rimaste uccise al Cairo, le altre cinque in località situate più a sud. «La maggior parte dei decessi è stata provocata da proiettili e da pallini da caccia», ha precisato il funzionario. I feriti ammontano come minimo a 268, mentre nella sola capitale egiziana sono stati 423 i dimostranti arrestati dalla polizia.

Il tutto accadeva mentre alla televisione di Stato scorrevano le immagini di bandiere sventolanti, manifestanti festosi, musica e gruppi folkloristici sui palcoscenici nelle piazze della festa, in particolare quella di Tahrir, simbolo della rivoluzione contro Hosni Mubarak, scelta per festeggiare la ‘vittoria’ del 1973, nelle zone accanto infuriava la battaglia.

da dazebao.it

Egitto: attaccata stazione satellitare al Cairo, feriti

Il Cairo, 7 ott. - Ignoti hanno assaltato con lancia-granate una stazione satellitare pubblica alla periferia del Cairo, nel sobborgo meridionale di Maadi: una delle salve ha colpito in pieno una parabola utilizzata per le telefonate internazionali, lasciandovi uno squarcio di 25 centimetri. Ferite almeno due persone. E' il terzo attacco odierno contro obiettivi governativi in Egitto: nei due precedenti erano rimasti uccisi sette tra soldati e poliziotti .
Egitto: autobomba uccide due soldati nel Sinai, 48 i feriti

Il Cairo, 7 ott. - Altri due militari egiziani hanno perso la vita nel Sinai, regione sempre piu' nel caos e fuori dal controllo delle autorita' centrali. Un'autobomba e' esplosa davanti all'ingresso principale della sede ldella Direzione della Sicurezza a al-Tur, capoluogo della provincia del Sinai Meridionale. Fonti ospedaliere hanno riferito che le vittime erano due reclute. Altre 48 persone sono rimaste ferite a causa dell'esplosione. Nella stessa zona qualche ora prima ad Abu Zuer, cittadina sul Canale di Suez situata poco a nord di Ismailia, una pattuglia mista di Esercito e Polizia era caduta in un'imboscata a un posto di blocco: morti due agenti e tre soldati, un cui commilitone ha riportato gravi lesioni.

pc 7 ottobre - IN RISPOSTA AD UN COMMENTO SU ARTICOLO SUI CARC-(n)PCI

Caro compagno,

non è in discussione lo spessore umano dei compagni dei Carc-(n)Pci e il rispetto verso compagni che lavorano tra i lavoratori, masse popolari, nei movimenti e che per questo sono stati anche più volte colpiti dalla repressione; il problema è che noi siamo comunisti e non possiamo non fare una lotta aperta contro posizioni, concezioni e pratiche che non sono proletarie e comuniste e che portate avanti da chi si dice comunista creno confusione e più danno.Quindi, non si tratta affatto di "accuse personali" ma di necessaria polemica politica a posizioni, ad un'organizzazione.
Se non lo facessimo saremmo opportunisti. Spesso non lo abbiamo fatto con i carc-(n)Pci perchè le loro analisi, le loro formulazioni e indicazioni sono fuori da ogni ragionevole analisi e posizione politica comunista marxista leninista maoista; è difficile confrontarsi criticamente senza un minimo comune denominatore realmente verificabile; è difficile, per noi comunisti, fare una polemica critica su analisi e indicazioni "fantasiose".
In questo senso l'espressione del titolo dell'articolo era forse un pò colorita ma voleva sintetizzare in una parola che i comunisti non vanno per analisi e parti mentali, ma guidati da una concezione materialistico storico dialettica (come scrivi anche tu, ma applicandola, a nostro parere, male nello specifico).
Impariamo questo dalle polemiche fatte dai nostri maestri, Marx, Engels, Lenin, Mao e anche Stalin, che non hanno esitato ad usare appellativi quando ci volevano.  
MC  

Commento su pc 3 ottobre - MA I CARC-(n)PCI SONO SCEMI O CI FANNO? 

"Cari compagni, aggiungo questo primo commento per difendere (si, difendere!) i compagni dei CARC, che conosco ed ho frequentato ammirandone l'importante spessore umano e politico. Questo significa da parte loro, in primo luogo, un rispetto totale verso chi si oppone all'attuale sistema sociale, ed in primo luogo per chi si dichiara comunista. Non ho mai trovato, da parte loro, accuse personali e non_politiche verso chiunque, anche nel campo della borghesia. che secondo la loro analisi (e la mia) fa parte della storia dello sviluppo delle forze produttive e delle loro relazioni economiche e sociali. Per questa "visione distaccata" di natura storico-dialettica-materialistica, coniugata con una passione ed una empatia umana verso gli ultimi che da tempo non trovavo tra chi si dichiara comunista, credo che essi debbano essere presi come buon esempio di metodo e di condotta pratica di vita. Rigorosi ed umani, al 100%, mi hanno messo in grande imbarazzo per trovarmi frequentemente..."

pc 7 ottobre - la situazione all'ilva taranto ora .. dal blog tarantocontro

Ilva/Riva: l'attuale situazione e i nostri compiti

Mentre sono in via di conversione e applicazione i decreti precedenti, anche l'ultima crisi dell'Ilva con il ricatto della chiusiura degli stabilimenti 'Riva Acciai' va verso il decreto.
Lo richiedono insieme Riva-Bondi e sindacati confederali al loro servizio, nonostante ci sia stata una soluzione che, per quanto provvisoria, permette il ritorno al lavoro degli operai della 'Riva Acciai' e, a quanto pare, anche il pagammento dei fornitori.
Ma il decreto che si vuole fare ha lo scopo di blindare i poteri di Riva-Bondi e di garantire la parte che a loro interessa di tutta la vicenda Ilva, vale a dire, mano libera alla produzione per i profitti e eventualmente usare questi profitti per pagare il tutto: materie prime, fornitori, stipendi, circolazione delle merci, messa a norma, ecc. ecc.
Basta elencare queste fonti di spesa per capire che padroni e governo qui vogliono che si affermi innanzitutto il principio di chi comanda in fabbrica e di come si usano i soldi, dato che è evidente che in questa situazione dai ricavi della produzione non potranno certo venire tutti i fondi necessari. Questo vuol dire che si userà l'argomento del funzionamento della produzione per il profitto per giustificare tutto in azienda, ristrutturazione, tagli, mancata osservanza dei tempi dell'Aia, ecc.; per riproporre continuamente il ricatto occupazionale e la pressione sul governo.
Questa storia ha un finale segnato, e non certo dalla "nazionalizzazione che salva lavoro e ambiente", come propongono i riformisti anche estremi, ma dalla continuità sotto qualsiasi veste dell'attacco al lavoro, al salario, alle condizioni di sicurezza e salute.
In fabbrica serve la trincea del sindacato di classe, alternativo al sindacalismo neocorporativo e complice, Fiom compresa, ma diverso anche nel programma, linee di lotta e forme organizzative dal sindacalismo di base, peraltro attualmente presente solo all'Ilva di Taranto.
Un sindacato di classe diverso nella piattaforma generale, che è inquadrata dalla proposta dello Slai cobas per il sindacato di classe dai punti del 'decreto operaio', a cui rimandiamo; diverso, perchè servono i cobas e il coordinamento di essi tra i vari stabilimenti; diverso, perchè deve avere una chiara prospettiva politica su cui lottare alternativa ai padroni e al governo dei padroni, perchè pensare che questa vertenza possa risolversi solo con la lotta sindacale è una pia illusione.
Peraltro, tutte le organizzazioni sindacali in campo agiscono attualmente legate a forze politiche e da esse dipendenti. Fim e Uilm sono dentro il sindacalismo neocorporativo che si rifà all'assetto moderno fascista dei governi di centrodestra e centrosinistra, sia quando sono alleati che quando sono contrapposti; ad essi e alla loro politica affidano le sorti degli operai e di essi sono "cinghia di trasmissione". La Fiom gioca su più tavoli ma il risultato è sempre lo stesso, in parte è dentro la logica neocorporativa, in parte è legata sempre più organicamente a quelle forze parlamentari temporaneamente fuori dall'area di governo ma fino in fondo dentro una logica riformista, Sel, Rodotà, ecc., anzi, queste forze oltre che non contare assolutamente nulla nel conflitto di classe attuale sono un utile copertura per la Fiom per presentare una faccia che non corrisponde alla realtà nelle fabbriche, nè a Taranto, nè a Genova e ancora meno nell'intero gruppo 'Riva Acciai'. Non dimentichiamo inoltre che a Genova la Fiom ha come maggiore esponente un dirigente di 'Lotta comunista' che certamente non brilla per la difesa degli interessi operai fuori dall'orizzonte neocorporativo della burocrazia confederale.
Infine, l'Usb esprime un radicalismo corrispondente a quello della 'Rete dei comunisti' e del nuovo raggruppamento in corso di formazione che si definisce Ross@, che è meglio di Sel e Rodotà ma certamente non ha una linea di classe alternativa adeguata ai caratteri dello scontro. senza tener conto che il cemento comune della parola d'ordine "nazionalizzazione" è alla fine l'unica base politica di questo raggruppamento per quanto riguarda la vicenda Ilva.

Ecco perchè lo Slai cobas per il sindacato di classe si riferisce esplicitamente ad un'organizzazione politica di classe come Proletari comunisti. Perchè senza il simultaneo sviluppo del sindacato di classe e dell'autonomia politica operaia organizzata in partito, non si può condurre coerentemente nella vicenda Ilva/Riva una battaglia strategica e anche una tattica sindacale che risponda a questa strategia. E dietro le parole: strategia, tattica, non c'è tanto un formulario propagandistico quanto la vita concreta della classe operaia e delle masse popolari, in particolare a Taranto che hanno pagato e pagano un alto costo alla strategia e alla tattica dei padroni, del loro Stato, dei loro governi, dei loro partiti e dei loro sindacati.
In questa guerra di classe di lunga durata, perchè di questo si tratta, chi vince e chi perde non è ancora deciso e saranno le masse operaie alla fine a deciderlo.
 
circolo proletari comunisti taranto
 

Cambiare per organizzare il sindacato di classe, è necessario e possibile

All'Ilva il sindacalismo di classe si trova nella fase della difensiva strategica, comincia ad esistere, si esprime in maniera qui confusa, qui chiara, raccoglie complessivamente un centinaio di operai che ha scelto di ribellarsi e organizzarsi in maniera alternativa ai sindacati confederali e che su singole battaglie o nei momenti clamorosi di lotta riesce a farsi valere e sentire.
Ma manca tra questi operai una linea strutturata, coerente, un'unità d'azione e un senso di solidarietà che la renda un blocco comune e compatto.
E' avvenuto questo in occasione della lotta degli operai del MOF, il 27 novembre con l'occupazione in fabbrica, il primo giorno in occasione del licenziamento di un attivista del Usb, Zanframundo; ma normalmente ciò non avviene.
Gli operai "liberi e pensanti" influenti a livello di opinione rifiutano l'organizzazione sindacale di classe. L'Usb procede come un "carro armato" dichiarando scioperi ad oltranza ad ogni piè sospinto, che naturalmente non portano a risultati concreti. Il mancato rinnovo delle RSU impedisce anche che si faccia un salto in avanti nella rappresentanza alternativa in fabbrica.
Lo Slai cobas ora come ora è una linea appoggiata da molti operai ma che conta su pochi attivisti e una struttura interna non ramificata.
Questo stato delle cose però deve essere decisamente modificato con una volontà di unità ma anche con una lotta di posizione, perchè senza la lotta di posizione questa unità non si sviluppa e non può cambiare lo stato del sindacalismo di classe in fabbrica.
Lo Slai cobas è per il sindacato di classe che non si può basare su personaggi, anche quando si tratta di attivisti spesso validi e riconosciuti, perchè alcuni di questi personaggi hanno girato già troppe organizzazioni sindacali per non temere che continueranno a farlo; nè un sindacato di base e di classe può basarsi su iniezioni finanziarie dall'alto anche quando sono a fin di bene; nè tantomeno su rapporti equivoci con "Fondi pensione" o forme di funzionariato sempre possibili a degenerare.
All'Ilva queste visioni del sindacato alternativo sono presenti anche nelle fila degli operai, disabituati da molto tempo a una linea, a una pratica, a metodi e a una forma organizzata realmente alternativi al sindacalismo corrotto e complice.
In questo senso è giusto dire che questa battaglia non è tanto per affermare una sigla sulle altre ma per trasformare operai e sindacato in corso d'opera e attrraverso la lotta.
Certo, è un peccato che operai ribelli, attivisti giustamente radicali nella critica al sindacalismo confederale facciano mancare il loro apporto a questa battaglia decisiva in fabbrica e sul territorio, ma vincere la battaglia sulla concezione del sindacato di classe è anello decisivo per ridare speranza, forza, partecipazione e potere agli operai che vogliono cambiare le cose. 
 
slai cobasper il sindacato di classe ilva taranto
  
Comunicato stampa
A seguito delle presunte dichiarazioni del Commissario Bondi e la conseguente richiesta al Tribunale di Taranto di convalidare il licenziamento del lavoratore e dirigente sindacale USB, Marco Zanframundo, la scrivente prende atto delle gravissime affermazioni fatte dal Commissario, nominato dal Governo in carica e quindi innome del popolo  Italiano”, quel popolo fatto di pensionati, cittadini, lavoratori, gente onesta come Marco Zanframundo, che il Commissario dovrebbe rappresentare e tutelare.
Nei fatti, invece, il Commissario Bondi, già noto per le “spiritose” affermazioni sulla sabbia del Sahara e le sigarette di contrabbando, da quando è arrivato a Taranto sembra sempre più calato nei panni di “difensore degli indifendibili”. Non è possibile dimenticare che stiamo parlando di “uomini” rinviati a giudizio per gravissimi reati tra cui: omicidio colposo, omissioni di cautele di sicurezza, inquinamento del territorio, delle falde acquifere, delle acque marittime, dell’aria, del suolo e del sottosuolo, dei lavoratori e dei cittadini, nonché accusati di associazione a delinquere finalizzata al massimo profitto a scapito della salute pubblica, delle criticità ambientali e della sicurezza impiantistica, condotta irresponsabile e qualche altro centinaio di capi di imputazione.
Pertanto, invitiamo il Commissario a cambiare radicalmente rotta ed a svolgere il compito per il quale riceve un considerevole “compenso” con i soldi dei cittadini e che certamente non è quello di “licenziare” chi chiede di applicare la legge e magari “assumere e proteggere” chi le leggi le viola.
Non vorremmo ritrovarci di fronte alla riproposizione sotto altre spoglie di un metodo, quello dei “Riva”, che ha mietuto morte e devastazione per decenni.
In sostanza, non vogliamo che anche questa volta ci trovassimo di fronte all’ennesima conferma del grave “inquinamento morale e costituzionale” di una certa politica, di cui Bondi sarebbe un degno rappresentante. 
Taranto, 05 Ottobre 2013
p. Coordinamento USB Lavoro Privato Taranto
                                                                       Francesco Rizzo

pc 7 ottobre - La mappa del terrorismo imperialista

Italia portaerei Usa che non smobilita
  • Domenica, 06 Ottobre 2013 11:38
Per allarmare persino Repubblica era necessario che il dato foss proprio eclatante, superiore a qualsiasi attesa.
Si parla di basi militari Usa, che - causa anche la crisi economica e i problemi di bilancio federale - diminuiscono in modo abbastanza consistente in tutto il mondo; in obbedienza anche a un modello di controllo miltare che si basa più sulle tecnologie (radar, droni, satelliti, forze speciali, ecc) che non sulla presenza massiccia di truppe di terra o flotte stanziali.
La notizia è semplice: diminuiscono dappertutto, ma non in Italia. Anche qui la ragione è semplice: lo Stivale è una piattaforma naturale di lancio per l'iniziativa militare nel Medio Oriente. Più sicura di qualsiasi paese arabo, per quanto servile alleato sia (più facile comunque le infiltrazioni qaediste o comunque "combattenti antiamericane"), più controllata e controllabile.
Sono le dimensioni, però, che preoccupano anche filoamericani di lunga fedeltà come quelli del gruppo L'Espresso. Anche perché questa "sovraesposizione militare" del paese rischia di attirare la "vendetta" di chi viene o verrà colpito dagli attacchi Usa. Una compagnia pericolosa, insomma.
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Italia "base di lancio" delle guerre Usa. Solo da noi le truppe non diminuiscono

Oggi le truppe americane in Italia sono il 15% di quelle in Europa, rispetto al 5% del 1991. In aumento gli investimenti del Pentagono: dalla fine della guerra fredda spesi 2 miliardi di dollari nel Belpaese. Aviano e Sigonella sempre più strategiche.
Mentre in Europa ed in particolare in Germania - la prima linea di difesa durante la Guerra Fredda - gli Usa hanno ridotto dell'80% le proprie truppe (da 250.000 del 1989 alle 50.000 di oggi) c'è un Paese dove gli investimenti del Pentagono sono aumentati e le forze non sono affatto diminuite.
E' l'Italia che progressivamente gli Usa hanno trasformato nella loro "base di lancio" per operazioni militari nel Mediterraneo e in Medio Oriente e dove stazionano 13.000 soldati americani con 16.000 familiari. Lo stesso ammontare del 1991 ma percentualmente cifra triplicata: 22 anni fa i soldati americani in Italia rappresentavano solo il 5% delle truppe in Europa, mentre ora sono il 15%.
E' quanto riferisce in un lunga analisi la rivista americana 'Mother Jones', autrice di numerosi scoop come quello che lo scorso anno mise al tappeto lo sfidante repubblicano di Barack Obama, Mitt Romney. Mother Jones diffuse un video in cui Romney ammise candidamente che non si sarebbe mai occupato del 47% degli americani, perchè non elettori repubblicani.
In Italia il Pentagono ha speso dalla fine della Guerra Fredda oltre 2 miliardi di dollari per ammodernare - per citarne solo alcune - le basi di Napoli, Aviano (in Firuli), Sigonella in Sicilia, a Pisa (l'enorme arsenale di Camp Darby) e a Vicenza (Caserma Ederle) tra le altre. Somma che si limita a quelle stanziate ufficialmente nel bilancio della Difesa Usa e che non include quelle impiegate in investimenti segreti.
Il tutto mentre ufficialmente l'attenzione strategica di Casa Bianca e Pentagono si è spostata sul Pacifico, relegando il quadrante europeo-mediterraneo al secondo posto - nella migliore delle ipotesi - tra le priorità.
In Italia sono in funzione 59 installazioni militari 'americane'. Sono meno solo delle 179 in Germania (ma in rapide declino), le 103 in Giappone (in linea con la nuova dottrina della 'progressione' militare nel Pacifico), le 100 in Afghanistan (che si ridurrano quasi a zero entro la fine del 2014 quando i G.I. Si ritireranno dal Paese) e le 89 della Corea del Sud, dove le truppe Usa sono schierate lungo il 38mo Parallelo per tenere testa al bellicoso e potenza 'atomica' Nord.
Disaggregando parte degli investimenti a partire dal 1992 sono stati spesi 610 milioni di dollari (metà sul conto della Nato) nella base dell'aeronautica di Aviano dove hanno sede diverse squadriglie di caccia-bombardieri F-16, cui se ne sono aggiunti altri 115 milioni solo nel 2004.
A partire dal 1996 la Us Navy ha speso 300 milioni per una base all'aeroporto di Capodichino a Napoli, sede del comando, tra l'altro, della VI Flotta che opera nel Mediterraneo. Nelle vicinanza ha affittato per 30 anni una base logistica per 400 milioni di dollari.

Nella sua analisi Mother Jones si sposta in Sicilia concentrandosi su Sigonella, definita "il cuore della lotta al terrore" e delle operazioni militari Usa in Africa. Dal 2001 per la 'Sigonella Naval Air Station' sono stati spesi quasi 300 milioni.
Dal 2002 è stata usata per lanciare i droni a lungo raggio Global Hawk e dal 2008 "è stato firmato un accordo segreto" tra Roma e Washington per trasformarla nella base dei droni Usa. Dal 2003, sempre a Sigonella, sono schierati aerei da spionaggio elettronico P-3 per "monitorare i gruppi di insorti in Africa settentrionale ed occidentale". Dal 2011 l'Africom (comando Usa pr l'Africa) "ha schierato una task force di circa 180 marine e due aerei da trasporto per addestrare alle operazioni anti-terrorismo personale in Botswana, Libia, Gibuti, Bururndi, Uganda, Tanzania, Kenya, Tunisia e Senegal".
Sempre a Sigonella sono state spostate altre truppe e diversi aerei da trasporto CV-22 Osprey (convertiplani, che decollano come elicotteri ma le cui due eliche effettuano una transizione da verticale ad orizzontale per spingere il velivolo come un aereo normale) per eventuali interventi in Libia (dopo l'attacco dell'11 settembre 2012 al consolato Usa di Bengasi in cui venne ucciso l'ambasciatore Chris Stevens).
Da ultimo viene citata la base di comunicazione Muos in corso di costruzione a Niscemi. Installazione temuta dalla popolazione ma che l'Istituto Superiore di Sanità ha stabilito non essere pericolosa per la salute di quanti vivono nelle vicinanze.

da Repubblica

pc 7 ottobre - Mentre si fingono commossi e inorriditi per la - loro - strage di Lampedusa, si preparano alla guerra ai diseredati, ai popoli, ai proletari, alle masse, dal Canale di Sicilia al mondo intero

Governo trova soldi per le missioni all’estero. Briciole all’emergenza immigrati
Staccato un assegno da 226 milioni per il rifinanziamento di 25 spedizioni internazionali. Deluso chi si aspettava un diverso riparto delle risorse per rispondere subito al problema immigrazione dopo la tragedia di Lampedusa

Mentre le immagini della tragedia di Lampedusa facevano il giro del mondo, il Consiglio dei ministri staccava un assegno da 226 milioni per le missioni internazionali delle Forze armate e di polizia. E l’emergenza immigrazione dalla Libia e dalle coste del Nord Africa, a quanto pare, ha raccolto ancora le briciole. I ministri si sono riuniti venerdì, giorno del lutto nazionale, rispettando un minuto di silenzio per le vittime del naufragio a mezzo miglio dall’Isola dei Conigli. Ore 14.20. Un minuto dopo approvavano su richiesta del ministro della Difesa Mario Mauro e del ministro degli Esteri Emma Bonino il rifinanziamento di 25 missioni per due mesi, dal 1 ottobre al 31 dicembre 2013. Chi si aspettava un diverso riparto delle risorse per dare una risposta immediata all’emergenza rimane deluso. Nessun cambio in corsa, anche se nel frattempo la cronaca della tragedia a Lampedusa si intrecciava con la questione dei fondi per il pattugliamento delle coste e il contrasto alla tratta di esseri umani nel Canale di Sicilia.
Una questione emersa subito, quando ci si è chiesti come sia stato possibile che il barcone arrivasse a 800 metri dalla costa senza essere intercettato dai servizi di pattuglia e motovedetta. A porla, senza veli e filtri, è stato proprio il sindaco di Lampedusa accogliendo il ministro degli Interni, Angelino Alfano: “Anche noi siamo l’Italia”, ha scandito Giusi Nicoli. E ancora: “Caro Letta, venga con me a contare i morti”. Ma la politica, scossa dalle immagini, ha reagito ributtando la questione nel campo dell’Europa, rea di aver lesinato fondi. E quella è la linea al momento. Così non stupisce che mentre tutto questo accadeva il Consiglio dei ministri desse il via libera al rifinanziamento delle missioni militari, ormai scadute, senza modificare il riparto.

Le missioni: 17 uomini in Libia, 500 nei Balcani
Ancora in prima linea l’Afghanistan con 124 milioni per la missione Isaf/Eupol che ci vede impegnati con oltre 3mila militari. A seguire la Unifil in Libano per 40 milioni, altri 11 per la compartecipazione alle missione Nato contro la pirateria negli oceani. Alla Libia, invece, sono andati 2,8 milioni per garantire la partecipazione del Corpo della Guardia di Finanza, la manutenzione delle unità navali cedute dal governo italiano al governo libico e lo svolgimento di attività di addestramento del personale della Guardia costiera libica. Altri 91.430 euro sono stanziati come contributo di partecipazione del personale della Polizia di Stato alla missione europea Eubam Libya. Del resto a Tripoli, secondo l’ultimo report del ministero della Difesa (settembre 2013) abbiamo 17 soldati in tutto, al seguito della missione Cirene, mentre secondo i dati forniti dalle autorità libiche sulle coste ci sarebbero 20mila profughi in attesa di partire. Per fare un confronto: nei Balcani siamo presenti con 554 militari, solo all’aeroporto di Dakovica dal 1999 abbiamo impegnati 150 uomini dell’aeronautica.
“A Lampedusa il Nobel, i soldi all’Afghanistan”, lamentano le associazioni impegnate nei soccorsi e nell’accoglienza di profughi e richiedenti asilo che si chiedono perché non c’erano motovedette italiane. E la risposta che arriva da più parti è che l’Italia ha speso sì una barca di soldi per far fronte all’emergenza, ma nei muri dei Cie. Tra il 2005 e il 2012 il Viminale ha speso quasi 1,6 miliardi di euro, tra i fondi europei Rimpatri e Frontiere esterne e il Programma nazionale (Pon) Sicurezza. Gran parte dei soldi messi a disposizione (quasi 200 milioni di euro l’anno) sono serviti per costruire, ristrutturare e gestire i 29 Centri di identificazione ed espulsione (Cie) sul territorio.

L’emergenza Nord Africa finita sulla carta
Sotto accusa anche il mancato rifinanziamento del piano straordinario di accoglienza terminato per esaurimento fondi il 31 dicembre 2012. Gli sbarchi continuavano ma quel giorno si è ufficialmente concluso il piano nazionale “Emergenza Nord Africa”, avviato nel 2011 per far fronte all’ondata di profughi messa in moto dalla rivoluzione tunisina a dalla guerra in Libia. Un miliardo e 300 milioni i soldi stanziati dallo Stato, distribuiti al ministero dell’Interno e alla Protezione civile dal 2011 ad oggi, 20mila euro per ogni persona, circa 46 euro giornalieri versati alle strutture di accoglienza per ciascun rifugiato.
Ogni regione ha accolto un numero di profughi proporzionale ai suoi abitanti. La Protezione civile ha coordinato il piano, Roma ha incaricato le prefetture locali o gli assessorati regionali come responsabili della gestione. Ma nonostante numerosi appelli dal mondo della cooperazione e dai settori più sensibili delle istituzioni non è stato rifinanziato. Ancora il 16 settembre, il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Beretta chiedeva un ripensamento: “Negli ultimi tre mesi sono sbarcati in Sicilia oltre 3mila migranti, soprattutto siriani ed egiziani, e le previsioni dicono che entro l’anno ne arriveranno 10mila, la maggior parte siriani. Sarebbe forse opportuno soprassedere sulla decisione di smantellare il sistema dell’emergenza Nord Africa perché i nuovi enti gestori diffusi sul territorio e la sperimentazione di nuove modalità di fare accoglienza rappresentano un patrimonio che non va disperso”.
Due mesi prima era stato il garante dei diritti per l’infanzia a chiedere risorse aggiuntive: “Non si può passare dai fondi per l’Emergenza Nord Africa, ormai conclusa da quasi un anno, a un’ordinarietà che non lo è”, diceva Vincenzo Spadafora in un vertice alla Prefettura di Palermo per discutere dello sbarco in quei giorni di mille immigrati sulle coste dell’isola delle Pelagie. “Bisogna affrettarsi, non si possono vedere ogni anno le stesse terribili immagini”. E invece se ne sono viste anche di peggiori.

La polemica sui fondi con l’Europa
Intanto c’è chi chiama in causa l’Europa e chiede più fondi. Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha sollecitato un maggior impegno di Frontex, l’agenzia fondata nel 2004 dal Consiglio europeo per gestire il pattugliamento e intervenire nelle operazioni di salvataggio in mare. Per l’emergenza del 2011, con l’operazione Hermes, l’agenzia aveva inviato nelle acque della Sicilia quattro aerei, due navi e due elicotteri militari, per un costo preventivato di 2 milioni di euro a carico dell’Ue. Ma giovedì all’alba non c’era nessuno nella scia di mare tra il porto libico di Zuwarah e Lampedusa. A rispondere a stretto giro è stato il commissario per l’Integrazione Cecilia Malstrom sottolineando come l’Italia sia stata tra i principali beneficiari di finanziamenti europei, con 230 milioni di euro tra il 2010 e il 2012 e altri 137 nel 2013. Si è poi assunta l’impegno a dirottare nel Mediterraneo il piano Eurosur da 340 milioni entro il 2020. Come dire l’Europa c’è. Ora tocca al governo fare la sua parte per rivendicare risorse e investirne di proprie.
L’intervista all’ammiraglio Accame: “F35 e portaerei? Servono motovedette per vigilare le coste” di Franz Baraggino

pc 6 ottobre - con gli operai della bennet processati a bustoarsizio

                              7 ottobre 
    le lotte proletarie non si processano
 
con gli operai della Bennet
 
con tutte le lotte degli operai immigrati
nella logistica
 
per lavoro, diritti sindacali, salario garantito

                      7 OTTOBRE 2013
alle ore 13.00 PRESIDIO al TRIBUNALE di BUSTO ARSIZIO 
organizza il SI-COBAS con l’adesione di altre forze          solidarizza lo slai cobas per il sindacato di classe


proletari comunisti - PCm Italia
ottobre 2013

pc 7 ottobre - Uno Stato, i suoi governi, al servizio dei padroni che ti sfrutta e ti succhia il sangue e ti butta via...

...un sistema d'assediare e spazzare via.

Riforma Fornero, allarme dell’Avis: ‘Doni il sangue? Vai in pensione più tardi’

I donatori di sangue, quelli prossimi alla pensione, sono inferociti contro la riforma Fornero. A causa delle nuove disposizioni pensionistiche, a chi ha donato il sangue durante la sua vita lavorativa non saranno computati i giorni di riposo seguiti al prelievo per l’ottenimento dell’agognato vitalizio. Quindi, i giorni di assenza dovranno essere recuperati per raggiungere il tetto di giornate lavorative necessarie al pensionamento. L’allarme è stato lanciato da Ferruccio Giovetti, il presidente dell’Avis di Cremona, una delle associazioni più vecchie d’Italia. L’ente, che conta ben 17 mila soci, quest’anno spegnerà 80 candeline, ma pare doverlo fare in un momento tutt’altro che felice. I donatori più anziani per arrivare alla pensione dovranno recuperare i giorni in cui, con regolare permesso, sono rimasti a casa per il prelievo. Per alcuni si parla di dieci mesi in più. L’alternativa è smettere di lavorare alla data fissata, ma con un assegno diminuito di circa il 2%. Secondo Giovetti ‘in un momento in cui l’Italia è ancora in dietro soprattutto per quanto riguarda la raccolta di plasma questo provvedimento potrebbe fare cattiva pubblicità al servizio di donazione volontaria”  di Fabio Abati
6 ottobre 2013


pc 7 ottobre - la campagna internazionale contro la repressione nelle università in India anche in nItalia


pc 7 ottobre - comunicato del comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare

Il Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India nelle riunione del 21 settembre a Milano ha espresso il suo entusiasta appoggio al documento del compagno Ganapathy per la conferenza Internazionale di Amburgo del 24 novembre 2012 “In alto la bandiera dell’internazionalismo proletario!”.
Si è fatto un bilancio molto positivo del successo della Giornata Internazionale di Azione del 1° luglio 2013 in molti paesi in tutto il mondo e sono state decise nuove azioni:
1. dare la massima diffusione in tutte le lingue possibili e studiare il documento di Ganapathy;
2. lo sviluppo sul piano organizzativo e politico in tutti i paesi dei comitati e coordinamenti nazionali di tutte le forze che sostengono la guerra popolare in India con l’obiettivo di sviluppare campagne prolungate nei prossimi sei mesi, sull’esempio del Mese di Solidarietà indetto dal PC delle Filippine;
3. la nascita di un nuovo completo sito web internazionale di informazione e controinformazione mondiale con testi tradotti in inglese e spagnolo e nelle lingue originali, pronto per il 25 novembre 2013;
4. il lancio di una nuova campagna internazionale unificata, che parte il 5 ottobre 2013, contro gli attacchi del governo indiano contro il prof. Saibaba, Students for Resistence, artisti e intellettuali. Questa campagna sarà sviluppata in tutte le università, scuole e tra gli intellettuali in ciascun paese;
5. la programmazione di una nuova Giornata Internazionale in solidarietà coi 4000 prigionieri politici maoisti e di organizzazioni popolari e per la liberazione di alcuni dirigenti maoisti. La data sarà decisa dopo il 25 novembre, previa consultazione internazionale;
6. per il 2014 il Comitato Internazionale svilupperà un lavoro pianificato per una delegazione internazionale in India di militanti solidali, intellettuali, personalità etc. per denunciare e opporso alla Operazione Green Hunt e tutte le forme di repressione contro il popolo indiano in lotta per la rivoluzione di nuova democrazia;
7. decisione più importante: per il 10° anniversario della nascita PCI (Maoista) il Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India, insieme a tutti le forze maoiste, rivoluzionarie, antimperialiste organizzerà una Seconda Conferenza Internazionale di sostegno. La convocazione di questa nuova conferenza sarà pubblicata nella primavera 2014.
8. il Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India sostiene la lotta di liberazione delle Filippine e partecipa a tutte le iniziative di sostegno. Il comitato sostiene tutte le guerre popolari e lotte armayte antimperialiste nel mondo;
9. il Comitato Internazionale afferma che il miglior sostegno alla guerra popolare in India è fare la rivoluzione di nuova democrazia e proletaria in tutti i paesi;
10. il Comitato Internazionale afferma che l’avanzamento dell’unita internazionale dei partiti e organizzazioni comuniste dà più forza al sostegno alla guerra popolare in India in tutto il mondo.

Lal salaam!

Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India
csgpindia@gmail.com
21 settembre 2013

pc 7 ottobre - comunicato del comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare

Il Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India nelle riunione del 21 settembre a Milano ha espresso il suo entusiasta appoggio al documento del compagno Ganapathy per la conferenza Internazionale di Amburgo del 24 novembre 2012 “In alto la bandiera dell’internazionalismo proletario!”.
Si è fatto un bilancio molto positivo del successo della Giornata Internazionale di Azione del 1° luglio 2013 in molti paesi in tutto il mondo e sono state decise nuove azioni:
1. dare la massima diffusione in tutte le lingue possibili e studiare il documento di Ganapathy;
2. lo sviluppo sul piano organizzativo e politico in tutti i paesi dei comitati e coordinamenti nazionali di tutte le forze che sostengono la guerra popolare in India con l’obiettivo di sviluppare campagne prolungate nei prossimi sei mesi, sull’esempio del Mese di Solidarietà indetto dal PC delle Filippine;
3. la nascita di un nuovo completo sito web internazionale di informazione e controinformazione mondiale con testi tradotti in inglese e spagnolo e nelle lingue originali, pronto per il 25 novembre 2013;
4. il lancio di una nuova campagna internazionale unificata, che parte il 5 ottobre 2013, contro gli attacchi del governo indiano contro il prof. Saibaba, Students for Resistence, artisti e intellettuali. Questa campagna sarà sviluppata in tutte le università, scuole e tra gli intellettuali in ciascun paese;
5. la programmazione di una nuova Giornata Internazionale in solidarietà coi 4000 prigionieri politici maoisti e di organizzazioni popolari e per la liberazione di alcuni dirigenti maoisti. La data sarà decisa dopo il 25 novembre, previa consultazione internazionale;
6. per il 2014 il Comitato Internazionale svilupperà un lavoro pianificato per una delegazione internazionale in India di militanti solidali, intellettuali, personalità etc. per denunciare e opporso alla Operazione Green Hunt e tutte le forme di repressione contro il popolo indiano in lotta per la rivoluzione di nuova democrazia;
7. decisione più importante: per il 10° anniversario della nascita PCI (Maoista) il Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India, insieme a tutti le forze maoiste, rivoluzionarie, antimperialiste organizzerà una Seconda Conferenza Internazionale di sostegno. La convocazione di questa nuova conferenza sarà pubblicata nella primavera 2014.
8. il Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India sostiene la lotta di liberazione delle Filippine e partecipa a tutte le iniziative di sostegno. Il comitato sostiene tutte le guerre popolari e lotte armayte antimperialiste nel mondo;
9. il Comitato Internazionale afferma che il miglior sostegno alla guerra popolare in India è fare la rivoluzione di nuova democrazia e proletaria in tutti i paesi;
10. il Comitato Internazionale afferma che l’avanzamento dell’unita internazionale dei partiti e organizzazioni comuniste dà più forza al sostegno alla guerra popolare in India in tutto il mondo.

Lal salaam!

Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India
csgpindia@gmail.com
21 settembre 2013

pc 7 ottobre - ABBIAMO SCIOLTO L'ENIGMA (SU CARC-(n)PCI)

Abbiamo sciolto l'enigma sui Carc-(n)Pci: è la prima che abbiamo detto...

Se vi erano dubbi, sono stati sciolti dalla risposta che l'(n)Pci ha dato ad un loro lettore che gli chiedeva: “...cosa farete voi comunisti se i grandi personaggi e gli organismi della sinistra borghese, Beppe Grillo e il M5S, Maurizio Landini e la FIOM, Stefano Rodotà e gli altri promotori della “difesa e attuazione della Costituzione”, Giorgio Cremaschi e i dirigenti dei sindacati alternativi e di base, Giulietto Chiesa e simili non accoglieranno la vostra proposta di costituire un Governo di Salvezza Nazionale che promuova la moltiplicazione e il rafforzamento di OO e OP?...”.

In questa risposta abbiamo la ricetta di un socialismo senza guerra rivoluzionaria e in cui si chiamano “inizi della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari” le “lotte principalmente rivendicative dirette da esponenti della sinistra borghese”.
L'(n) PCI vede nello sviluppo di queste lotte la strada per la lotta politica rivoluzionaria, per giunta lotte “dirette da esponenti della sinistra borghese”, quindi indirizzate, senza una lotta aperta contro la “sinistra borghese”, verso il riformismo controrivoluzionario.
Ma l'(n)Pci invece di fare questa lotta per deviare le lotte rivendicative dall'inevitabile deriva a cui gli “esponenti della sinistra borghese” vogliono indirizzarle, dicono che questi esponenti – tra cui principalmente citano la FIOM, il M5S, i frammenti di PRC e di PdCI, di SEL - sono “in condizione di dare un contributo importante a far crescere e trasformare quegli inizi”.
Da qui l'appoggio dei carc-(n)Pci sia sindacale, sia elettorale a queste forze.

La Fiom, Sel, ecc. ben rappresentano il riformismo che serve la reazione, oggi la marcia verso il moderno fascismo; a questa politica della borghesia questi sì che danno il loro “contributo”; la Fiom, ha già fatto negli anni e continua a fare la sua opera di impedire, contrastare apertamente posizioni, organismi, lotte sindacali guidate da una linea e una pratica di classe, ha ampiamente contribuito a dare un duro colpo alla coscienza di classe antagonista col sistema dei padroni. Fiom, partiti riformisti parlamentari, o aspiranti tali dopo essere stati messi fuori, sono “la scimmia” addosso agli operai, di cui gli operai si devono liberare.
Per non parlare del M5S che usa esplicitamente la rabbia della piccola e media borghesia sconfitta, il disgusto verso i politici anche di settori popolari, in senso reazionario, fascista, e si abbarbica tenacemente a questo sistema, per cui tutto va bene, anche il porcellum, come tutto va incamerato compreso forze neonaziste... Ed è inqualificabile, oltre ogni alchimia di tatticismo politico, che il (n)Pci appoggi questo populismo reazionario.

Poi l'(n)Pci mette dentro, in un confuso calderone, altre realtà, mettendo insieme organismi politici e organismi sindacali: Ross@, Rete dei Comunisti, l’USB, altri sindacati alternativi e di base... la cui analisi e ruolo nello scontro di classe è sicuramente più complesso, ma che dal punto di vista della battaglia dei comunisti, dei proletari, della rivoluzione, rappresentano anch'essi un ostacolo, sia a causa del sindacalismo riformista e ristretto che portano avanti che è in contraddizione con lo sviluppo di una coscienza di classe dei lavoratori – vedi Usb, sia a causa di linee e concezioni di netto contrasto alla costruzione del partito comunista rivoluzionario del proletariato marxista leninista maoista, e per una politica opportunista, di fatto pacifista, di unità senza principi di realtà così come sono, che si oppone alla rivoluzione come guerra di popolo/lotta armata – vedi Ross@, Rete dei Comunisti.

Ma – dice l'(n)Pci – tutti questi hanno “un seguito e un prestigio che noi comunisti non abbiamo. Basta seguire le riunioni, i convegni”. Ma quali? Sta parlando per caso delle desolanti assemblee o convegni di PRC e di PdCI, di SEL, del “prestigio” dei rimasugli di PRC, del PdCI? Ma, per piacere! Tra un po' neanche si ricorderà chi è Diliberto, chi è Ferrero... O sta parlando delle masse plaudenti ai comizi di Grillo, il cui 80% (per essere buoni...) prima e dopo i comizi elettorali, mai si vedono nelle lotte o nei movimenti reali? Dove sta poi il “prestigio” tra gli operai della Fiom? Ma i compagni dei carc-(n)Pci vanno alle fabbriche, sentono cosa dicono i lavoratori?
Certo che i comunisti mlm sono nel nostro paese una piccolissima realtà e hanno tanta strada da fare, ma mai nella storia del movimento comunista il partito si è messo in paragone con i partiti riformisti per i numeri “al seguito”, né la politica rivoluzionaria si può pesare principalmente, in una fase in cui la rivoluzione non è in corso, con le generiche persone “al seguito”. E' lo stesso concetto di “seguito” che non è affatto proletario. I comunisti non sono in una sorta di competizione permanente con i partiti, i sindacati riformisti, o peggio reazionari come il M5S. I comunisti marxisti leninisti maoisti sono il reparto d'avanguardia, organizzato della classe operaia e come tali vanno nelle altre classi, settori sociali che possono e vogliono cambiare il sistema sociale esistente e contemporaneamente lottano contro classi e settori sociali che combattono apertamente il cambiamento. (l'(n)Pci si andasse a rilegge "Principi del leninismo"). 
I comunisti dirigono nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse. Non hanno, non possono e non vogliono avere il “seguito”e “prestigio” borghese, anzi devono attaccare i demagoghi, le forze che deviano ed illudono le masse, che chiedono alle masse di mettere una croce sulla scheda elettorale; devono, con il loro lavoro tra le masse "staccare" le masse popolari dai riformisti e demagoghi reazionari.
I carc-(n)Pci invece fanno esattamente il contrario!
Ma l'(n)Pci insiste e va oltre, scadendo nel ridicolo e parlando di “prestigio e seguito che hanno i grandi personaggi e organismi della sinistra borghese”. Scusate, se ci fate vedere il “seguito” di un Giulietto Chiesa o di un Stefano Rodotà (chiaramente, nei fatti e tra i proletari e le masse popolari – che sono quelli che dovrebbero contare per chi si dice comunista - e non i seguiti virtuali tra i ceti politici borghesi), invitiamo i compagni del (n)Pci a cena...

La questione poi è anche un'altra. I comunisti nel cammino lungo e difficile del proletariato, lavorano anche per unire delle forze incoerenti, degli alleati “di strada”, o per neutralizzare coloro, e quelle forze che possono ostacolare questo cammino; ma lo fanno e lo devono fare con egemonia teorica, politica, militante.
I carc-(n)Pci invece fanno tutto il contrario, vanno alla coda e ad elemosinare agli “esponenti della sinistra borghese, ai personaggi, agli organismi”, che neanche li pensano... Cosa hanno ottenuto i Carc-(n)Pci dalla campagna elettorale per votare il M5S o dai vertici della Fiom, ecc? E soprattutto, cosa hanno ottenuto i proletari e le masse popolari? Sono i carc-(n)Pci che vanno a destra, non questi organismi e personaggi che vanno a sinistra.

Meno male che ad un certo punto gli viene il dubbio: “Lo faranno?”. Non si sa...
Anzi lo sanno: “Le agitazioni delle prossime settimane non concluderanno a nessun salto decisivo”. Però “quanto maggiore sarà il successo delle mobilitazioni delle prossime settimane in termini di partecipazione e di combattività, tanta maggiore sarà l’indignazione di quelli che si mobiliteranno all’appello dei grandi personaggi e organismi della sinistra borghese, quando vedranno che le manifestazioni dell’ottobre non hanno seguito e risultato e tanto maggiore sarà l’imbarazzo dei promotori che non sapranno quale passo successivo fare. Perché più che manifestare e protestare non sanno fare e il GSN non hanno il coraggio di costituirlo...”.
Allora, è a trucco! Stiamo perdendo tempo?
Ed è demenziale vedere come poco prima hanno tessuto le lodi di certi personaggi, organismi, dicendo che loro possono fare il GSN, e poco dopo dicono che “Giulietto Chiesa è terrorizzato e terrorizza perché scambia la borghesia imperialista per l’umanità intera..., Cremaschi, Vasapollo & C sono dei salottieri..., Landini spera nella mobilitazione dei sindacalisti di regime e nei magistrati..., Grillo si avviluppa nelle spire delle prassi raffinate e cortigiane della RP e scambia la denuncia con la lotta politica...”.
Ma...: “D’altra parte la costituzione del GSN riposa tutta sulla loro iniziativa”. Ah, ecco!
Quindi “Continueremo anche a chiamare i grandi personaggi e gli organismi della sinistra borghese a fare quella parte che essi possono fare subito nella misura in cui godono già di un prestigio e di un seguito che noi comunisti non abbiamo ancora”.
Certo, se poi proprio non fanno il GSN “il loro prestigio e il loro seguito tra le masse popolari diminuiranno: quindi la costituzione del GBP uscirà dall’ordine del giorno”.
E qui viene l'altro bello.
La lotta politica è per l'(n)Pci una “gara tra noi comunisti e i fautori della mobilitazione reazionaria delle masse popolari: a chi mobilita su scala più larga e con maggiore forza”, una “competizione”.
Se prevarremo noi (cioè se riusciremo a radunare su larga scala attorno al Partito comunista masse popolari decise a battersi) instaureremo il socialismo direttamente (cioè senza passare tramite il GBP e la sua difesa dalle aggressioni della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e dei loro affiliati italiani)...”. Se, invece, e ci dispiace “prevarranno i promotori della mobilitazione reazionaria delle masse popolari, ne subiremo anche noi comunisti le conseguenze”.
Ma nessuno si allarmi: “noi comunisti continueremo il nostro lavoro (siamo preparati e ci prepariamo anche per questa evenienza) e man mano che la mobilitazione reazionaria si rivelerà per le masse popolari... raduneremo le masse popolari attorno al Partito comunista fino ad avere la forza di prendere il sopravvento e instaurare il socialismo. Ecco quello che faremo...”.
Ora sì che stiamo tutti tranquilli e fiduciosi!
Della serie: Ghe pensi mi... Vado,l'ammazzo e torno; poi se non riesco, torno indietro, raduno altre masse ed avrò la “forza di prendere il sopravvento”.
Rivoluzione, lotta rivoluzionaria dei proletari e delle masse, direzione del partito comunista marxista-leninista-maoista, reparto d'avanguardia della classe operaia, nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse, si possono accantonare. Si tratta di “una gara, una competizione tra comunisti (che si riempiono il petto come un gallo) e i fautori della mobilitazione reazionaria”.

Tentiamo, in conclusione di riportare alla realtà, con i piedi per terra i compagni del carc-(n)Pci, e li invitiamo a studiare Mao:
Bisogna comprendere che i veri protagonisti sono le masse, e noi siamo spesso ridicoli e infantili. Se non si comprendono queste cose, non si può acquistare nemmeno un minimo di conoscenza”

MC - 7.10.13

pc 7 ottobre - Lampedusa strage di Stato! - manifesto del MFPR


domenica 6 ottobre 2013

pc 6 ottobre - Ricomincia il cineforum del Circolo di proletari comunisti Palermo


Riprende il cineforum del Circolo di proletari comunisti Palermo.
Da questo autunno parte la prima rassegna cinematografica del Circolo " Terrorismo : Divismo Americano": nella quale tutti gli argomenti trattati ed i film visionati sono volti alla formazione, all'informazione ed educazione ad una coscienza sociale e politica, anche attraverso la visione di film, documentari e video in genere, ed attraverso la discussione e il dibattito.

Tutto questo in funzione alla crescita dal punto di vista politico affinchè si acquisisca la consapevolezza che solo attraverso la lotta di classe, l'organizzazione delle masse e lo studio della storia del proletariato si può combattere efficacemente il capitalismo, l'imperialismo e il fascismo.             
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Dunque in questa prima rassegna, ci focalizzeremo su di un aspetto molto importante, che è l'utilizzo del cinema da parte degli Stati Uniti a favore proprio, ovvero un'esaltazione nazionalista, vincente e di primato sul mondo, che gli USA adoperano attraverso la videoarte cinematografica, distorcendo la realtà e mostrandola per quella che non è; un esempio le cosi dette "missioni di pace" che partono quando si diffonde la notizia che in un paese "X" vi sono "armi di distruzione di massa", ed in realtà sappiamo tutti che magari quel paese "X" è ricco di petrolio grezzo sul quale è meglio mettere non solo gli occhi, ma anche le mani di sopra, o importante dal punto di vista geo-strategico, compiendo delle vere e proprie INVASIONI IMPERIALISTE, DISTRUGGENDO CITTA', STUPRANDO DONNE E BAMBINI, SACCHEGGIANDO DI TUTTO E DI PIU, ALIMENTANDO L'INDUSTRIA BELLICA E FAVORENDO QUELLO CHE è LA VERA ANIMA DEL "TERRORISMO"!
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IL CIRCOLO PRESENTERA', VIA VIA, NEL CORSO DEI MESI, ALTRE RASSEGNE A TEMA
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-------------------------- PRIMO INCONTRO -------------------------

MARTEDI 08/10/2013

ORE 19:00 APERITIVO POPOLARE (offerta libera )
+ INTRODUZIONE AL FILM

ORE 21:00 PROIEZIONE DEL FILM "LA SOTTILE LINEA ROSSA"

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LA SOTTILE LINEA ROSSA
(regia T. Malik - 1998)

Guadalcanal (Isole Salomone - Sud del Pacifico), 1942: la compagnia di fucilieri Charlie di un reparto dell'esercito statunitense viene mandata alla conquista di un campo d'aviazione giapponese posto in cima ad una collina dell'isola. Il gruppo di militari è guidato dal mite capitano Staros, agli ordini dell'ambizioso colonnello Tall: durante il lungo assalto alla collina si consumeranno le vicende e i tormenti interiori di un gruppo di uomini costretti a confrontarsi con i propri doveri e la follia della guerra, mentre la natura, lussureggiante e indifferente, sembra cullarli e contrapporsi alla loro logica.





pc 6 ottobre - Lo stesso giorno della strage di Lampedusa, lo Stato ha caricato i richiedenti asilo al CARA di Mineo. E' lo stesso Stato i cui rappresentanti istituzionali oggi fanno finta di commuoversi davanti alla stampa asservita



Cara, migranti bloccano la Catania-Gela

Protestano in 200, cariche della polizia


3 ottobre 2013

Un gruppo di richiedenti asilo, soprattutto originari dell’Africa subsahariana, ha bloccato per circa due ore la circolazione sulla statale 417. Esasperati dalle lungaggini nelle operazioni burocratiche – raddoppiate nei tempi, a fronte di un numero di richieste sempre maggiore – hanno occupato la carreggiata. La protesta è finita con l’intervento delle forze dell’ordine che hanno disperso i manifestanti. Ancora chiuso alle auto il traffico
Circa 200 migranti, originari di Gambia, Mali e Somalia, hanno bloccato per alcune ore la circolazione sulla statale 417, la Catania-Gela, all’altezza del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo. Il traffico in entrambe le direzioni è stato fermato dai manifestanti in protesta per le eccessive lungaggini negli esami delle richieste di asilo. I migranti hanno messo sassi in mezzo alla strada e alcuni si sono sdraiati sull’asfalto. Subito sono intervenute le forze dell’ordine e una ventina di poliziotti hanno sorvegliato i migranti con il supporto di altrettanti finanzieri dislocati dall’altro lato del blocco. La protesta è terminata quando gli agenti hanno effettuato delle cariche disperdendo i manifestanti, che si sono divisi tra l’interno del centro e le campagne limitrofe.
 A dare vita alla protesta di oggi sono stati soprattutto gli immigrati provenienti dall’Africa subsahariana, esasperati dalle condizioni di vita del centro.