sabato 28 settembre 2013

pc 28 settembre - i ministri di Berlusconi si dimettono come estremo ricatto fascista verso governo e Napolitano - si preparano ad accontentarlo in qualche forma? - Che se ne vadano tutti!


pc 28 settembre - NO MUOS invadono Palermo


pc 28 settembre - NO TAV il dominio e il sabotaggio

Perino insiste: “Sabotare la Tav”


Alberto Perino, il portavoce storico dei No Tav, insiste: «Non resta altra strada per fermare l’opera che il sabotaggio». Nel pomeriggio la conferenza stampa  ha ribadito che gli attacchi continueranno «ma senza coinvolgere le persone». I pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, un veterano della lotta al terrorismo, hanno disposto il sequestro di pc, memorie digitali e documenti. 
L’ipotesi di reato è istigazione a delinquere.
Nei giorni scorsi Perino aveva diffuso sul web dati sensibili riguardo alcune aziende e invitato gli attivisti a praticare forme di sabotaggio nei confronti di aziende che lavorano alla Tav. L’atto giudiziario è stato eseguito dalla Digos su mandato dei pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo.

Perquisita casa di Alberto Perino accusato di istigazione a delinquere


perino no tav-2
La giornata no tav in val di Susa inizia anche così ore 7.45 il comitato di Condove nota tre macchine “sospette” sotto casa di Alberto, lui non risponde al telefono e scatta così l’allarme. Dopo poco il legal team raccoglie le prime notizie, un procedimento ad personam, istigazione a delinquere. I fatti contestati risalgono all’estate 2013 quando Alberto era impegnato con il movimento ad ostacolare l’arrivo della talpa destinata al cantiere tav della val Clarea. Viene contestato ad Alberto il lavoro di controinformazione attraverso il quale aveva indagato su alcune ditte “sospette” che partecipano al cantiere. Convocato in procura alcune settimane fa venne sentito come persona informata dei fatti in merito alle mobilitazioni. Oggi la “svolta” investigativa dei pm della procura di Torino Padalino e Rinaudo, la posizione di Alberto cambia e diviene indagato per istigazione a delinquere. Stesso copione è toccato ieri al filosofo Gianni Vattimo, a Nicoletta Dosio, a Luca Abbà, a Erri De Luca e a molti altri no tav. Per chiudere in bellezza apprendiamo ora che è stato già fissato per lui un interrogatorio, intanto gli viene rovistata e rivoltata l’abitazione privata. Come sempre, con un “inchino” non possiamo che riconoscere l’accanimento morboso della procura di Torino contro il movimento no tav.

pc 28 settembre - i cani nazisti e golpisti di ALBA DORADA arrestati in Grecia - viene fuori il sostegno di servizi segreti, militari e polizia per ora - arrestare sciogliere tutte le bande nazifasciste ad essa collegata anche nel nostro paese !

Grecia. In manette Michaloliakos e la cupola di Alba Dorata



Grecia. In manette Michaloliakos e la cupola di ALBA dorada


17.00 - Gli arrestati finora sono 19, manca ancora all'appello il parlamentare e numero due di Alba Dorata Christos Pappas. La polizia sta perquisendo gli uffici del partito neonazista all'interno del Parlamento greco.
16.10 - Dopo che un allarme bomba - poi rivelatosi senza fondamento - ha creato caos e scompiglio nella sede del Gada di Atene, ora un ingente dispositivo di sicurezza tra trasferendo gli arrestati in tribunale. Molti degli squadristi di Alba Dorata nei confronti dei quali è stato spiccato un mandato di cattura mancano ancora all'appello.
14.10 - Si è consegnato alla polizia anche il penultimo dei deputati di Alba Dorata contro i quali l'Aeropago ha spiccato un ordine di cattura per associazione a delinquere, Michos. Ancora irreperibile Pappas. La polizia in assetto antisommossa ha allontanato, senza incidenti, alcune centinaia di squadristi del movimento neonazista che manifestavano in solidarietà con gli arrestati davanti alla sede della Questura centrale di Atene.
13.00 - Sono diventati circa 400 gli aderenti ad Alba Dorata che stanno manifestando e sventolando bandiere greche davanti alla sede del Gada, la questura centrale di Atene dove vengono portati gli arrestati man mano che vengono trovati dalle forze di sicurezza. All'inizio i neonazisti gridavano il loro tradizionale slogan 'Sangue, onore, Alba Dorata' poi riconvertito nel meno compromettente 'Patria, onore, Alba Dorata'. Si ha notizia dell'arresto anche di una donna poliziotto, una sergente in servizio al dipartimento di sicurezza del Pireo. Eseguiti finora 18 arresti, su 32 mandati di cattura complessivamente spiccati. Ancora irreperibile i deputati Michos e Pappas.
12.00 - E' Nikolaos Michaloliakos, il segretario di Alba Dorata, colui che in casa nascondeva tre pistole detenute illegalmente e ritrovate dalla polizia durante la perquisizione all'alba di questa mattina. Il fondatore di Alba Dorata è già passato per il carcere alla fine degli anni '70, quando era militare in servizio attivo e fu arrestato assieme ad alcuni commilitoni con l'accusa di aver dato vita ad una organizzazione terroristica fascista. Poi, in cambio della sua collaborazione con le forze di sicurezza, la pena gli fu ridotta a 'possesso di armi ed esplosivi" e quindi fu liberato dopo soli 13 mesi di reclusione. In precedenza Michaloliakos era stato un attivo sostenitore della dittatura dei colonnelli fino al 1974. 
11.35 - Durante la maxiretata contro Alba Dorata ancora in corso è stato arrestato anche un esponente delle forze speciali della Polizia 'Dias'.
11.30 - Durante la perquisizione nel domicilio di un militante di Alba Dorata poi arrestato la polizia ha rinvenuto tre pistole.
11.15 - Arrestato anche un altro deputato di Alba Dorata, Ilias Panayotaros. Che poco prima di essere ammanettato, secondo alcuni giornalisti greci che hanno raccolto le sue deliranti dichiarazioni, avrebbe accennato ad una rifondazione del movimento neonazista con un altro nome, per ovviare ad una eventuale messa fuori legge del movimento o ad un embargo del finanziamento pubblico minacciato dal governo.
11.10 - Secondo alcuni media ellenici, che citano l'intervento del costituzionalista K. Chrysogonos, anche se agli arresti in custodia cautelare, i deputati di Alba Dorata non sono automaticamente decaduti dalla loro condizione di parlamentari. Il che avverrà solo nel caso in cui dovessero essere riconosciuti colpevoli dei reati che vengono loro contestati e condannati alla privazione dei diritti politici.
11.00 - Alcune decine di estremisti di destra stanno manifestando, per ora silenziosamente, davanti alla sede centrale della polizia di Atene. Finora secondo i media solo 4 parlamentari e 12 altri esponenti di Alba Dorata sarebbero stati arrestati rispetto ai 36 ordini di cattura emessi da un magistrato dell'Aeropago, la Corte Suprema ellenica.
10.30 - Tra gli arrestati c'è anche il segretario della sezione di Alba Dorata del quartiere di Nicea, quella alla quale era escritto Giorgos Roupakias, l'assassino di Fyssas.
10.15 - Secondo le notizie diffuse dai media ellenici questa mattina sarebbero stati arrestati anche due agenti in servizio della polizia, accusati di collaborare con le attività criminali di Alba Dorata.
10.00Man mano che vengono arrestati i dirigenti e gli esponenti di Alba Dorata vengono portati dagli agenti negli uffici dell'antiterrorismo al dodicesimo piano del Gada, il palazzo della questura centrale di Atene all'ingresso del quale si è concentrata una discreta folla di giornalisti. Dal suo sito il movimento neonazista sta diffondendo un appello a dimostrare la propria solidarietà ai camerati finiti in manette anche se per ora non si ha notizia di manifestazioni, mentre alcuni dei parlamentari oggetto del mandato di cattura sono per il momento irreperibili.
9.30A quanto traspare finora quindi la maxioperazione contro l'estrema destra sarebbe giustificata da un comportamento 'criminale' dell'organizzazione neonazista, definitita "associazione a delinquere" e coinvolta in omicidi, rapine, ricatti e riciclaggio di denaro. Una formula ambigua e che non ha a che fare quindi con il carattere neonazista del partito, a detta di alcuni esponenti della sinistra greca, la stessa che nei giorni scorsi ha già portato all'arresto di alcuni attivisti che da anni animano la protesta delle comunità locali della penisola calcidica contro una miniera d'oro che una multinazionale canadese è stata autorizzata a realizzare nel villaggio di Ierissos.
09.00 - Nikos Michaloliakos, il fondatore e leader del partito neonazista greco Chrysi Avgì (Alba Dorata), è stato arrestato dalla polizia all'alba di oggi. Insieme con il segretario generale di Alba Dorata, che gli squadristi amano chiamare Führer, sono stati arrestati un'altra trentina di dirigenti di spicco e militanti del movimento. Tra questi anche quattro parlamentari tra i più in vista dell'organizzazione, compresi Ilias Kasidiaris, Lagos e Nikos Patelis.
Gli arresti sono scattati per ordine di un magistrato della Corte Suprema che ha emesso 36 mandati di cattura contro altrettanti esponenti dell'estrema destra accusati di essere coinvolti a vario titolo nell'omicidio, la sera dello scorso 17 settembre, del rapper antifascista Pavlos Fyssas, accoltellato a morte nel quartiere di Keratsini dal sicario del movimento neonazista 
Giorgos Roupakias, dopo che il 34enne era stato aggredito da decine di squadristi.

Non sono state ancora rese note le accuse alla base degli arresti ma i provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal procuratore della Corte Suprema Charalambos sulla base delle intercettazioni telefoniche effettuate dagli inquirenti sui cellulari di alcuni membri del partito e di suoi simpatizzanti. Dalle intercettazioni sarebbero emersi in maniera evidente collegamenti della dirigenza di Alba Dorata con l'omicida, il 45enne Roupakias. Le prove raccolte dagli inquirenti dimostrerebbero che il partito neo-nazista si muove sulla base di una precisa catena di comando con le connotazioni di una vera e propria organizzazione criminale dedita ad aggressioni razziste e ad attività illegali come la richiesta del pizzo ai negozianti in cambio dell'offerta di 'protezione'. Secondo alcune indiscrezioni alcuni dirigenti di Chrysi Avgi sono stati indagati anche per riciclaggio di denaro sporco e per il coinvolgimento in alcuni casi di omicidio e aggressioni attribuiti inizialmente alla malavita organizzata.
Ieri pomeriggio alcuni media avevano diffuso la notizia del possibile arresto di tre parlamentari del partito di estrema destra. Qualche ora Michaloliakos era intervenuto pubblicamente offrendo al partito di centrodestra Nea Dimokratia del premier Samaras la propria collaborazione per evitare che la coalizione di sinistra Syriza vinca le elezioni, ribadendo la minaccia di far dimettere tutto il gruppo parlamentare di Alba Dorata.

Grecia: i militari alzano la voce 

    Grecia: i militari alzano la voce
    Si ingarbuglia sempre di più la situazione in Grecia dopo l’omicidio da parte di un commando neonazista del rapper antifascista Pavlos Fyssas. Le indagini avviate tardivamente dal governo evidenziano ogni giorno nuove responsabilità degli squadristi di Alba Dorata e sempre più forti legami tra il movimento di estrema destra e pezzi importanti degli apparati statali – servizi di sicurezza in testa – nonché una fitta rete di sostegno e finanziamento che vede in prima fila importanti imprenditori ellenici.
    Nei giorni scorsi, quando qualcuno nell’esecutivo di Antonis Samaras ha cominciato a parlare di azioni legali e giudiziarie non solo contro i responsabili diretti dell’omicidio ma anche contro Alba Dorata in quanto tale, dall’organizzazione neonazista sono partiti appelli al ‘sacrificio’ rivolti ai propri militanti o esplicite minacce di colpo di stato. Minacce poco credibili ma alle quali nelle scorse ore ha fatto seguito un inquietante comunicato emesso da un sindacato di militari greci della riserva, finora poco noto, che ha chiesto a sorpresa le dimissioni del governo composto da socialisti e centrodestra e la formazione di un governo di unità nazionale.
    Il documento firmato dalla "Confraternita degli ufficiali e dei soldati riservisti delle Forze Speciali" (Keed, un sindacato di ex militari), pubblicato ieri sul sito dell'associazione, chiede «le dimissioni immediate del governo e la collaborazione del popolo con l'esercito» perché l'esecutivo «non è stato capace di offrire al popolo quanto previsto dalla Costituzione nei settori del lavoro, dell'istruzione, della salute, della giustizia e della sicurezza». I riservisti chiedono inoltre le dimissioni del presidente della Repubblica ed ex partigiano Karolos Papoulias, allo scopo di «facilitare gli sviluppi desiderati dal popolo».
    Il testo è finito subito nel mirino della magistratura che ha convocato una riunione straordinaria della Areios Pagos (la Corte Suprema ellenica) nella cui sede blindatissima sono in corso da alcuni giorni gli interrogatori di decine tra testimoni e indagati dopo l’apertura di un’inchiesta a tutto tondo sulle attività illegali e criminali dei neonazisti.
    Può essere anche un fuoco di paglia, ma la situazione del paese che più sta soffrendo le politiche omicide della troika sono sempre più allarmanti. La Grecia è stata costretta in pochi anni a smantellare lo stato sociale, a privatizzare il patrimonio pubblico regalandolo a multinazionali straniere, a tagliare salari e pensioni, mentre centinaia di migliaia di lavoratori nel settore pubblico e privato hanno perso il loro posto di lavoro. Il tutto in cambio di un risanamento dei conti pubblici che non c’è stato affatto, tant’è che oggi il debito pubblico del paese è anche superiore a quello che giustificò le prime misure di austerity e l’uscita dal tunnel della recessione non sembra all’ordine del giorno.
    Il sistema politico nel suo complesso ha perso di credibilità e appeal, in particolare i socialisti che sono di fatto scomparsi dalla scena parlamentare, e milioni di voti sono in libera uscita. Moltissimi sono i greci che credono che una forza politica apertamente neonazista possa rappresentare l’auspicata svolta, nonostante che Alba Dorata abbia attaccato solo a parole ‘i nemici della Grecia’ sostenendo in realtà quasi tutte le misure di massacro sociale imposte dalla troika, cercando semplicemente di orientare il malcontento popolare verso immigrati e sindacati sviandolo da banche ed establishment.
    In questi anni i nazisti, per il sistema in crisi, hanno rappresentato un utile diversivo, una valvola di sfogo e un elemento di stabilizzazione. Al contempo, le loro aggressioni e le loro scorribande hanno creato caos e scompiglio nel paese, obbligando i movimenti popolari e di sinistra alla difensiva e rafforzando in una parte dell’opinione pubblica la sensazione che ci sia bisogno innanzitutto di ordine. Esattamente ciò che i riservisti dell’esercito sottolineano nel loro comunicato.
    Ora i 18 parlamentari di Chrysi Avgi (Alba Dorata) denunciano un ‘complotto’ nei loro confronti e minacciano di dimettersi in blocco – Berlusconi insegna - se verranno attuate misure contro il partito. Il che non sembra una gran mossa, visto che le elezioni dovrebbero essere convocate solo nei distretti elettorali rimasti vacanti, e non in tutto il paese.
    Dopo aver lasciato fare i nazisti senza muovere un dito – anzi, accordando loro agibilità e impunità – l’esecutivo Samaras pensa forse ora, ottenuto il risultato sperato, di ridurre Alba Dorata ai minimi termini sul piano elettorale sperando in un travaso di voti verso le forze della destra più moderata. Ma si tratta di un gioco pericoloso, ora che i neonazisti hanno conquistato agganci e radicamento in settori importanti dello Stato e dell’establishment. Non è pensabile mettere fuori legge senza conseguenze una formazione che secondo i sondaggi precedenti all’omicidio di Fyssas viaggiava dal 10 al 13% dei voti, e addirittura intorno al 20% nella capitale Atene. Assai più di quell’impressionante 7% conquistato nelle elezioni dello scorso anno.
    Non basterà cambiare qualche generale della Polizia o trasferire qualche dirigente locale tra quelli maggiormente in odore di complicità con gli squadristi.
    Non basteranno neanche le pur partecipate manifestazioni simboliche di questi giorni a cancellare un fenomeno – quello dell’exploit della violenza squadrista – che sembra ormai radicato sulla scena politica ellenica. La sinistra ellenica è numericamente la più forte e radicata di tutto il continente europeo, ma sembra avere difficoltà, tranne in pochi casi, a concepire la pratica di un antifascismo militante associato a una proposta di uscita radicale dal sistema che ha prodotto una crisi il cui impatto sulla Grecia è stato pari a quello di una guerra. Le ambiguità di Siryza sulla riforma dell’UE e dell’euro non aiutano.
    Soprattutto non basterà – e non è un problema solo della Grecia - un antifascismo “costituzionale” e basato esclusivamente su valori che la crisi ha svuotato di senso. Se la sinistra non sarà in grado di costruire una via d’uscita credibile e al tempo stesso di rottura e di nuova prospettiva, i suoi argomenti perderanno appeal e diventeranno sempre più attrattivi quelli di chi, sul libro paga dei capitalisti, indicherà il nemico nello straniero e nella sinistra stessa. E’ già successo in passato. E nulla vieta che possa succedere di nuovo, quali che siano le intenzioni degli apprendisti stregoni.

    pc 28 settembre - Riva: il "gioco delle tre carte" con l'uso della lotta operaia, sulla pelle degli operai

    Con una soluzione “a sorpresa” il ministro Zanonato ha annunciato che gli stabilimenti del nord di Riva Acciai in cui lavorano 1400 operai da lunedì riapriranno.
    La cosa è stata salutata con notevole soddisfazione dagli operai che erano in lotta appunto per chiedere la ripresa del lavoro. Nello stesso tempo i padroni per bocca del presidente della Confindustria hanno dichiarato che l'accordo è molto positivo e il loro organo di stampa Sole 24 Ore in un editoriale parla di “cambiamento di clima”, di “svolta”.
    La soluzione è stata trovata in una intesa con le Banche da parte del custode amministratore giudiziario Tagarelli, con la quale si dice che i crediti di Riva Acciai non saranno sequestrati ma una volta che diverranno liquidità potranno essere usati per le necessità delle aziende. Su questa base le Banche hanno riaperto le linee di credito e questo dovrebbe consentire a Riva Acciai di riaprire le fabbriche e garantire gli stipendi.

    Questa è la notizia, che innanzitutto dimostra che la chiusura delle fabbriche da parte di Riva era ed è un ricatto per costringere a stornare fondi del sequestro in questa direzione. D'altra parte la Procura di Taranto aveva espresso subito con una presa di posizione un orientamento che non negava la continuità della produzione dopo i sequestri. 
    Sulla base di questo noi avevamo espresso il dissenso rispetto ad una mobilitazione operaia guidata dai sindacati confederali che andava nella direzione dei voleri di Riva e governo. Così avevamo espresso una netta contrarietà ad un'ennesimo decreto pro Riva che Zanonato era pronto a fare. 
    Si è quindi trattato di una tempesta in un bicchiere d'acqua in cui si è fatto un "gioco delle parti", dove, come al solito, sotto al direzione dei sindacati confederali, gli operai hanno fatto la parte del "padrone".
    In realtà si tratta di un'ennesimo passo volto a ristabilire la proprietà e i poteri dell'azienda in un quadro generale in cui i dati di partenza di tutta la vicenda vengono complicati e oscurati per non fare emergere la sostanza dello scontro di classe. 
    La questione di fondo è che Riva e la sua famiglia sono sotto inchiesta, con i suoi uomini ancora in arresto e uno dei Riva "custode della cassa" ancora latitante. 
    In realtà, i fondi accumulati dalla produzione sono stati stornati nei mille rivoli delle società offshore distribuite nei paradisi fiscali, con un assetto societario costruito per sottrarre principalmente i fondi dall'Ilva di Taranto, lo stabilimento più produttivo, e nasconderli in altre attività; con l'ultima operazione dell'estate scorsa che ha puntato a separare l'Ilva dalle altre collegate di Riva Fire, Riva Acciai compreso, per metter queste al riparo dall'azione giudiziaria. Quindi queste aziende se funzionano bene non è tanto per le capacità produttive di esse ma per il gioco delle tre carte di padron Riva. Questo gioco delle tre carte non può trovare ora una sorta di ratifica ufficiale.
    Come si sa i sequestri avviati dalla Procura trovano una loro giustificazione nell'essere il risultato, non tanto dell'attività industriale dei Riva, quanto dell'utilizzo dei fondi accumulati attraverso una violazione sistematica delle norma su sicurezza e salute. In sostanza, queste somme requisite o requisibili sono o dovrebbero essere finalizzate alla messa a norma dello stabilimento di Taranto e, secondo il principio di "chi inquina paga", al fondo per bonifiche e risarcimenti. 
    Questa è la sostanza del problema su cui gli operai comunque devono essere uniti, o almeno dovrebbero, da Taranto a Lesegno. 

    Invece ci troviamo di fronte ad un percorso che non è questo. Perchè da un lato si dice che i fondi provenienti da Riva Acciai sono di Riva Acciai, e anche se sono sotto sequestro possono essere utilizzati in questo senso e dall'altro si dice che gli altri fondi sequestrati continuano ad essere raccolti nel fondo Giustizia; ma, a differenza della nettezza usata per Riva Acciai, non è stato ancora chiarito se saranno messi a disposizione per messa a norma e bonifica. Mentre per messa a norma e bonifica, e soprattutto per quest'ultima, vengono destinati quattro soldi, e per di più quelli per la messa a norma sono gestiti sempre da Riva per interposta persona, l'ineffabile commissario Bondi.
    Questa non è la soluzione che operai e popolazione di Taranto possono accettare. 
    Ma diciamo anche un altra cosa. Si è evitata in questa occasione una strada che era quasi tracciata, consistente in un nuovo decreto e in un'estensione dei poteri del commissario Bondi anche per quanto riguardava Riva Acciai - soluzione che noi comunque contrastiamo perchè in continuità con i precedenti decreti pro Riva; ma la soluzione che viene, con tutto il rispetto per la Procura di Taranto, è una sorta di "se non è zuppa è pan bagnato", perchè assegna al custode giudiziario Tagarelli la gestione dei fondi stessi per continuare la produzione gestita a sua volta da Riva e i suoi uomini, quindi Tagarelli fa le veci di Bondi. 
    E' questo che viene rilevato dagli uomini dei padroni come "svolta e cambiamento di clima", come avvio di una "composizione di un conflitto". 
    Il Sole 24 Ore scrive chiaramente che l'intesa scongela i 60 milioni di euro sequestrati e mette al riparo dal sequestro quelli che Riva Acciai dovrà incassare. 
    Se questo è l'arrosto, il fumo è che Riva si sarebbe impegnato ad accantonare e restituire i fondi sequestrati alla Riva Acciai, tanto è vero che il Sole 24 Ore gli fa un monumento, dicendo che i Riva, nonostante i guai collegati allo scandalo ambientale dell'Ilva e ai problemi connessi alle società offshore, per non perdere la componente elettrosiderurgica del loro regno non si sono sottratti all'impegno di garantire i 60 milioni di euro di liquidità in cassa ora riportati nella disponibilità dei dirigenti. 

    Insomma, Stato e padroni ne escono alla grande dalla situazione attuale e la lotta operaia, qualunque siano le esigenze degli operai stessi, è stata indirizzata dai sindacati confederali, Fiom compresa, solo in questo senso. 
    L'aria fritta delle parole d'ordini su "commissariamento", "nazionalizzazione" copre la natura dello scontro di classe reale, di cui ancora non si vede l'ombra, tranne che nella posizione dello Slai cobas per il sindacato di classe.

    A Taranto, intanto, questo scontro su Riva Acciai è stato vissuto dagli operai come spettatori, ma è uno scontro che gli si ritorcerà contro. 
    L'azienda qui è ridivenuta attiva sul fronte dell'applicazione dell'AIA, in particolare con l'annuncio dell'introduzione di un'innovazione che riprende modelli già in atto negli stabilimenti di Lins e Donawitz dell'austriaca Voestalpine, con il passaggio dalla carica di minerali preparata in agglomerato al preridotto di ferro e dal carbon coke al gas. Questo porterebbe l'Ilva a ridimensionare parchi minerali, agglomerato e batterie cok. Per questo viene fermato un altoforno e 4 batterie. La cosa porta a 4/500 operai in esubero. 
    Innanzitutto va detto che questo è semplicemente un annuncio, il piano è lungo e va ben oltre i tempi dell'Aia, tutto il 2015 e forse anche fino al 2017; così come viene già spostata la tempistica dello stop dell'Altoforno 5, da luglio a settembre. 
    Inoltre, sul problema degli esuberi l'azienda fa la solita affermazione: "non costituiranno esuberi in quanto ricollocati in altre aree produttive"; cosa che già in occasione del fermo all'Altoforno 1, si rilevò una promessa non rispettata.
    Quindi, nessuna fiducia nelle dichiarazioni aziendali. 
    Peraltro il piano industriale Bondi lo ha annunciato per novembre ed esso non rispecchierà solo i problemi legati all'Aia, ma le questioni legate all'assetto dello stabilimento, della produzione e all'assetto dell'Ilva nel mercato mondiale; quindi ristrutturazione e tagli. 

    pc 28 settembre - LAVORATORI PULIZIE NELLE SCUOLE: FACCIAMONE UNA GRANDE LOTTA NAZIONALE

    L'attacco alla scuola pubblica - del governo Berlusconi-Monti e di questo governo Letta (su questo si sono passati la mano...) passa anche dai pesantissimi tagli di più del 50% di posti di lavoro dei lavoratori addetti alle pulizie nelle scuole statali - di cui la stragrande maggioranza sono donne, con tutto quello in più che significa per le donne licenziamenti o nessun salario e indipendenza economica (a proposito Pres. Boldrini, come la mettiamo?). Si tratta di una mannaia che può ricadere già da fine ottobre su decine di migliaia di lavoratrici, lavoratori a livello nazionale. Già ora gli importi degli appalti alle ditte di pulizie che già erano al massimo ribasso, sono stati tagliati della metà. Lo Stato, quindi, dichiara pubblicamente che le scuole devono essere più sporche, che andare a scuola è a rischio salute per gli studenti.

    A Taranto giovedì si è aperta la mobilitazione. Ma fin dall'inizio si è posto chiaro che con i sindacati confederali la fine di questa vertenza è nota, al massimo si presenta la falsa e ricattatoria alternativa, che vuole dividere i lavoratori: o il 50% resta a casa, o tutti passano a 45 minuti al giorno di lavoro, senza neanche l'ombrello della cassa integrazione in deroga che c'è stata finora e strappata proprio a Taranto con la rivolta delle lavoratrici nel 2007.
    SI' 45 MINUTI!! E QUINDI A UNO STIPENDIO MENSILE DI 150/200 EURO! (si fa prima a chiedere l'elemosina...).

    QUESTO RICATTO DEVE ESSERE IMMEDIATAMENTE RESPINTO!

    Il comunicato di una lavoratrice dello Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto.

    Giovedi 27 Settembre alla prefettura di Taranto le lavoratrici e i lavoratori addetti alle pulizie nelle scuole statali si sono mobilitati per gli ulteriori tagli del 50% decisi dal governo Letta. Inoltre dal 1° Novembre ci sarà il subentro delle ditte vincitrici delle nuove delle gare d'appalto consip, a Taranto la Dussmann Srl si è riaggiudicata la gara con il massimo ribasso al 60%.
    Alla prefettura, i sindacati confederali con la loro collaudata faccia tosta, con un sms inviato agli iscritti solo 2 giorni prima, hanno mobilitato i lavoratori per farli assistere alla consegna al prefetto di una lettera, che con il loro consueto tono conciliatore chiede di avere pietà dei 700 lavoratori di Taranto e provincia, già tartassati da una precedente riduzione del 50% e ormai in cassa integrazione in deroga da 6 anni e che dunque questo colpo di grazia sarebbe stato importuno. Comunque hanno precisato che al 99% nonostante la previsione di una loro andata a Roma il 30 Settembre non ci sarebbe stata "trippa per gatti"!

    Come operaia delle pulizie reduce da 18 anni di precariato sotto diversi governi, accomunati da un unica volontà: quella di sfruttarci, di umiliarci con salari da fame, di alimentare guerre tra poveri e di ricattarci con la cigs, sono nauseata di dover assistere alle condizione di sporcizia e di degrado della scuola pubblica a seguito degli scandalosi tagli inaugurati dal governo Berlusconi, e ora governo Letta che con una disumana volontà cercano di affossare la scuola pubblica e finanziare la scuola privata (l'istruzione è roba da ricchi!).Poi i soldi pubblici servono per le missioni di guerra, in opere inutili come la Tav, ecc.

    In una città martoriata dall'inquinamento, dal ricatto occupazionale di Riva, dalla disoccupazione al 50%, dall'ingiustizia sociale, da un sindaco incapace, rapinata da Equitalia che ci pignora parte dei nostri miseri salari per ingiuste tasse che con i 500 euro mensili non riusciamo a pagare.

    Io mi ribello a tutto questo! E si devono ribellare tutte le lavoratrici e le masse popolari di Taranto. Io spero in una rivolta popolare, in una rivolta dei lavoratori che scendano tutti in piazza compatti come nell'estate del 2007 quando arrabbiati per il taglio delle ore di lavoro, abbiamo tenuto in pugno per mesi amministratori e governo con occupazioni, blocchi della città e scioperi.

    DOBBIAMO TORNARE IN PIAZZA UNITI E DETERMINATI CONTRO IL GOVERNO e il decreto del fare.....mandiamolo a fare in c.!

    Un operaia delle pulizie di Taranto

    pc 28 settembre - A proposito del governo Crocetta del Muos e del popolo sovrano...

    Quanto Crocetta faccia schifo come politico lo abbiamo detto da tempo e lo hanno ripetuto in tanti a cominciare dagli abitanti di Niscemi a proposito della costruzione del Muos.

    A circa un anno dalle elezioni ricordiamo a lui e a tutti quelli che lo avessero dimenticato, i dati elettorali, riportati anche di recente in un articolo di fondo della Repubblica Palermo che parlando del governo Crocetta e del suo “suicidio annunciato” dice: “il 28 ottobre scorso alle urne andò meno della metà dei siciliani: il 47,42 per cento per l' esattezza. [E cioè circa 2 milioni su oltre 4 milioni di aventi diritto! ndr] All'interno di questa minoranza, una risicata maggioranza premiò Crocetta (che fu favorito anche dal fatto che il centrodestra si presentava spezzato in due) eleggendolo governatore, mentre il partito più votato dai siciliani che nonostante tutto decisero di esercitare il loro diritto, non fu il Pd (che raccolse 257.254 voti), ma il Movimento 5 Stelle che di consensi ne incassò 285.202.” 

    Quindi nessuna legittimità “democratica” per nessuno dei partiti, e come anche il M5S abbia utilizzato questi voti lo abbiamo già detto e aggiungiamo qualcosa dopo.
    Qui vogliamo solo rimarcare che la si deve smettere di parlare di popolo sovrano, perché il popolo sovrano, se proprio dobbiamo tener conto dei numeri che tanto piacciono alla borghesia, proprio in questa occasione ha dimostrato, primo che non ha avuto nessuna voglia di partecipare alla farsa elettorale e secondo in particolare che non vuole la costruzione del Muos cui Crocetta ha dato il via libera.

    Il giornalista appunto continua: “dovrebbero tenere a mente questi numeri prima di invocare, a fondamento della propria legittimazione, il "popolo sovrano"...” e ancora, e se ne accorgono tutti adesso!, “... resta oscuro il motivo per cui l' uomo della rivoluzione annunciata … abbia ritenuto necessario imbarcare pezzi di vecchio potere e replicare gli atavici vizi dei suoi predecessori in materia di nomine, prebende e poltrone.”

    Le masse popolari siciliane, che stanno subendo la mega lite tra i politici del Pd per le poltrone, hanno protestato in tutti i modi in questi mesi per non subire la politica “rivoluzionaria” di Crocetta fatta di immondizia, disoccupazione, mancata assistenza agli anziani, servizi inesistenti, trasporti fantasma, sanità malata assai, scuole che non partono e cadono a pezzi, mancata assistenza agli studenti disabili, precarietà e poveri in aumento, aumento delle tasse e del malaffare confermato dal continuo intreccio Stato-mafia...


    Per tornare ai grillini: in tutto questo casotto hanno trovato il tempo per presentare, e far approvare, una proposta, “sostenuta da tutti gli altri partiti, Pd in primis” come riporta il GdS, che, come dice lo stesso Cancelleri “E' una grande vittoria, soprattutto per chi fa impresa in Sicilia...” cioè per i padroni, si tratta, infatti, dell'elezione dei vertici dell'Irsap, l'ente regionale che gestisce un sacco di soldi che si occupa delle aree industriali, nel cui cui consiglio di amministrazione siederanno TRE membri scelti direttamente dai padroni su CINQUE! Praticamente una cosa illegale!

    pc 28 settembre - da Taranto con i NOMUOS a Palermo

    Da Taranto con i NOMUOS a Palermo

    Oggi è una grande manifestazione che si tiene a Palermo che vede coinvolte molte realtà, tanti movimenti tutti guidati da un unico filo un unica idea: NO Muos!
    Il circolo Proletari Comunisti TARANTO saluta e afferma tutta la sua solidarietà a tutte le realtà che partecipano a questo grande, ma sopratutto GIUSTO, evento che mira a contrastare l'imperialismo italo-americano in Sicilia, svolgendo con grande determinazione e coraggio svariate occupazioni nel sito dove appunto l'imperialismo USA vuole installare un radar di dimensioni gigantesche, del tutto incurante delle conseguenze sulla popolazione coinvolte dalle radiazioni di questo grande radar per parecchi chilometri. 
    Per non parlare del governo italiano e della gran "brava" persona del presidente della regione Rosario Crocetta, il quale naturalmente è stato bandito dalla manifestazione.
    Una delegazione di compagni di Proletari Comunisti partecipa alla manifestazione a rappresentare tutti noi.

    Situazione analoga  di militarizzazione abbiamo anche qui in Puglia, cari compagni.
    Si perchè il cane imperialista USA ha le sue cucce sparse in tutto il territorio ed anche qui a Taranto abbiamo varie presenze con la grande base navale, aereoporti militari come quello di Grottaglie per esempio anch'esso destinato ad essere usato per operazioni militari, il quale ultimamente stà facendo parlare di sè più per essere  il possibile contenitore del "pacco" regalo dei nuovi acquisti militari fatti dal governo italiano a spese del popolo, gli F-35.
    Qui a taranto noi Proletari Comunisti ci stiamo mobilitando facendo al momento dei banchetti informativi, locandine e volantinaggi che mirano a far conoscere e capire quello che è e quello che comporta appunto questa militarizzazione del nostro territorio. Da parte nostra la risposta a questa presenza imperialista è ferma e decisa, mira a contrastare le azioni di questi nemici, subdoli, del popolo.
    Dobbiamo mobilitare le masse fino ad occupare le basi militari presenti  nel nostro territorio per protestare contro quello scempio di miliardi prima rubati ai cittadini e poi bruciati in un progetto quello degli F-35 dichiarato fallimentare alla nascita anche dalla casa madre stessa.

    Salutiamo la grande lotta dei NO Muos con un aforisma di Mao:
    " Se il nemico avanza, noi arretriamo; se il nemico si accampa, facciamo azioni di disturbo; se il nemico è stanco, noi attacchiamo; se il nemico arretra, noi lo inseguiamo".

    FB del circolo proletari comunisti Taranto

    venerdì 27 settembre 2013

    pc 27 settembre - No Muos occupano Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale a Palermo

    Si fingono turisti, blitz "No Muos" all'Ars: occupata sala d'Ercole

    Un gruppo di attivisti è entrato a Palazzo dei Normanni dopo aver pagato il biglietto per la visita della cappella Palatina. I militanti hanno esposto striscioni contro l'impianto satellitare che sta sorgendo a Niscemi. Domani manifestazione nazionale
    27 sette
    Un gruppo di attivisti No Muos è entrato a Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale, dopo aver pagato il biglietto per la visita della cappella Palatina e delle zone aperte al pubblico. I militanti poi hanno raggiunto sala d'Ercole dove si svolgono le sedute d'aula, occupandola. Dai balconi sono statiesposti striscioni No Muos contro l'impianto satellitare che sta sorgendo a Niscemi.
    E domani sindacati, associazioni, Comuni, forum, comitati, movimenti politici arriveranno da tutta la Sicilia per protestare contro l’installazione militare della Marina degli Stati Uniti. Il corteo di domani partirà alle 15 dal Teatro Politeama. La destinazione finale sarà Palazzo d’Orleans. E’ previsto l’arrivo di migliaia di attivisti che arriveranno con autobus da tutte le province dell’Isola.

    pc 27 SETTEMBRE- A UN GIORNO DALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE INTIMIDAZIONI POLIZIESCHE AI NO MUOS. NON CI FERMERETE!

    rigiriamo dal blog del Collettivo Aleph di Catania:

    (ennesima) azione intimidatoria per i nomuos – solidarietà!

    Nella giornata di oggi, 27 settembre, diverse attiviste e attivisti nomuos sono stati raggiunti nelle loro abitazioni dalla polizia per vedersi notificata una semplice comunicazione, ovvero di presentarsi all’inizio della prossima settimana in commissariato.  Di cosa si tratti esattamente non si sa, almeno fino alla prossima settimana.
    Non ci stupisce né il modo in cui queste notifiche sono avvenute né la tempistica, perfetta come sempre. Infatti è ormai prassi che proprio a ridosso di importanti e grosse mobilitazioni nazionali del movimento, prenda avvio la macchina del terrore, con l’unico scopo di intimidire e dunque diminuire la partecipazione della gente. Siamo passati da revoche fasulle fatte ad hoc per calmare gli animi, abbiamo sopportato i comunicati pieni di falsità in cui si paventava l’arrivo dei famigerati “black block”, ci sono stati pure sequestri di materiale “pericoloso” certamente appartenente al movimento e perquisizioni delle macchine di molti di noi e molto altro. Quello che mancava, in effetti, era un folto dispiegamento di sbirri che passa tutta la giornata di venerdì a bussare porta per porta, non per vendere l’ultimo modello di aspirapolvere, non per lasciare i volantini pubblicitari nella cassetta delle lettere, non per annunziare l’arrivo dell’apocalisse… ma per comunicare una chiamata in commissariato. In alcuni casi intere famiglie sono state invitate lunedì in commissariato a Niscemi.
    Che qualcuno sia un pò allarmato possiamo capirlo. Questo movimento cresce ogni giorno sempre più. Si è appena conclusa un’estate di lotta che ci ha visti entrare in mille e più dentro la base, la stessa base militare che ormai violiamo ogni qual volta ci pare e piace, come quando abbiamo abbiamo voglia di un tranquillo picnic con amici e familiari. Nessuna rete e nessun divieto ormai riescono a fermarci. Lo abbiamo capito noi e lo ha capito pure chi vuole fermarci. Tant’è che dopo aver impedito a Crocetta il suo rientro a Palermo (“per motivi di sicurezza”),  il giorno prima della manifestazione nazionale che ci attende a Palermo ecco spuntare l’ennesimo tentativo intimidatorio nei confronti del movimento, utilizzando i soldatini vestiti in blu, del tutto assoldati agli interessi americani.
    Se pensano di fermare così un movimento allora si sbagliano di grosso.

    A chiunque abbia dovuto subire l’ennesima manovra repressiva esprimiamo la nostra solidarietà

    Domani  a Palermo saremo in tanti e saremo determinati. Tutti questi tentativi di bloccarci e spaventarci ci fanno capire che siamo sulla buona strada. E così continueremo.

    pc 27 settembre - Ecco a cosa servono le "larghe intese"! della borghesia

    Esclusivo

    Tav: larghe intese, larghi affari

    di Lirio Abbate
    Nell'inchiesta spuntano 'amici' di D'Alema, Dell'Utri, Alfano e Finocchiaro. Uniti per spartirsi tutto

    (26 settembre 2013)Anticipiamo qui di seguito uno stralcio dell'approfondita inchiesta sugli affari del Tav in edicola, in versione integrale, su 'l'Espresso' in edicola da venerdì 27 settembre 

    Nell'indagine sulla Tav di Firenze che ha portato in carcere Maria Rita Lorenzetti del Pd, spuntano "amici" di Massimo D'Alema, Marcello Dell'Utri, Angelino Alfano, Anna Finocchiaro e Gianni Letta. Uniti per spartirsi tutto. L'intreccio politico affaristico è svelato da una inchiesta de l'Espresso nel numero in edicola domani, da cui emergono molti punti inediti.

    Negli ambienti giudiziari la chiamano «larga intesa degli affari» e accomuna, di fatto, esponenti politici di destra e di sinistra. Tutti insieme appassionatamente, in un gioco abilissimo e sotterraneo di nomi e prestanome: si palesano solo i volti di professionisti e tecnici, ma le loro ombre celano segretari di partito, ministri, presidenti di gruppi parlamentari, capi correnti, deputati e senatori. I pupari. E le marionette. Per muovere affari di milioni, velocizzare pratiche di appalti pubblici, approvare decreti per favorire imprese amiche, cambiare componenti di commissioni di vigilanza e authority. Di fatto, svuotare le istituzioni e piegare le regole democratiche in uno spoil system che genera un sistema viziato.

    In scena c'è una "grosse koalition" tessuta da personaggi che si presentano come uomini di fiducia e consulenti di esponenti politici. Amici di Massimo D'Alema e Marcello Dell'Utri, Anna Finocchiaro e Angelino Alfano: pedine che garantivano il dialogo e le spartizioni tra ex fascisti ed ex comunisti.

    Al centro di questo giro c'è un geologo siciliano del Pd, Walter Bellomo, arrestato dai carabinieri del Ros di Firenze: in passato ha fatto parte del Pci, e nel 1996 è stato segretario del Pds a Palermo ed ha tentato attraverso esponenti di vertice del Pd di entrare a far parte della giunta del governatore siciliano Rosario Crocetta. Bellomo è componente della commissione Valutazione impatto ambientale del ministero dell'Ambiente, fondamentale per varare qualunque opera, per gli inquirenti il suo ruolo era strategico: facilitatore di appalti. 

    Accanto agli affari e alla divisione – trasversale - dei posti di potere emerge uno spaccato di politici attaccati alle poltrone e contrari ai tagli pubblici dei manager.

    L'inchiesta de 'l'Espresso' svela come nel luglio 2012 l'allora presidente di Italferr, Maria Rita Lorenzetti era entrata in fibrillazione perché si ventilava il taglio dei posti dei cda nelle società parastatali.

    Una persona molto vicina a Renato Schifani (all'epoca presidente del Senato) avverte della manovra del governo l'esponente del Pd, che con una laurea in filosofia sedeva al vertice di una società che gestisce appalti. Lorenzetti sembra nel panico e chiama subito il consigliere politico della senatrice Finocchiaro al quale espone "il pericolo" a cui vanno incontro: il taglio di manager nella pubblica amministrazione.

    Il consigliere della Finocchiaro tenta di consolare Lorenzetti: «Ho parlato con Anna e ho due novità: uno che si interesserà personalmente con Schifani per sapere se questa cosa è vera, però lei non ne sa nulla. Sicuramente nel partito non c'è stata nessuna discussione e quindi non è una linea del partito. E' una linea del governo Monti, di Bondi, il superconsulente di taglio delle spese degli enti pubblici. Il partito non ha fatto assolutamente nulla. Assolutamente non è niente di certo».

    L'inchiesta integrale è su 'l'Espresso' in edicola da venerdì

    pc 27 settembre - I No Tav ancora sotto attacco: perquisita la casa del leader del movimento Perino

    il modero fascismo avanza e si inventa le accuse più assurde pur di provare a fermare la protesta popolare

    il movimento No Tav ha già dimostrato che non si ferma e non si fermerà nemmeno davanti a questi tentativi...

    ***

    Perquisita casa del leader 'No Tav' Perino

    Indagato per istigazione a delinquere

    Torino, 27 set. (Adnkronos) - Perquisizione questa mattina a casa del leader 'No Tav' Alberto Perino in Val di Susa. La Digos di Torino ha perquisito l'abitazione su disposizione della Procura nell'ambito dell'inchiesta che vede Perino indagato per istigazione a delinquere in relazione alla diffusione online di dettagli relativi ai mezzi e alle ditte che lavoravano al cantiere di ChiomonteAppresa la notizia, la deputata M5S Roberta Lombardi scrive su Facebook: "Ecco cosa rischia un cittadino che difende in modo pacifico e non violento la sua terra"

    pc 27 settembre - Lega e operai ILVA

    IL TENTATIVO DEL PARTITO LEGHISTA DI STRUMENTALIZZARE LA GIUSTA PROTESTA OPERAIA PER IL RICATTO DI RIVA E' UN'OPERAZIONE DA RESPINGERE.
    LA LEGA E' UN MOVIMENTO IDEOLOGICAMENTE E PRATICAMENTE ANTIOPERAIO PER ECCELLENZA, DATO CHE FOMENTA DIVISIONE DEI LAVORATORI TRA NORD E SUD E CON IL RAZZISMO VERSO I LAVORATORI IMMIGRATI, IMPEDENDO L'UNIONE DI CLASSE DEI LAVORATORI E DEVIANDO DAL REALE OBBIETTIVO DEGLI OPERAI DI LOTTARE CONTRO PADRONI E GOVERNO. 
    Questa incursione populista e razzista della lega (basta leggere articolo sotto) è stata legittimata dai sindacati confederali che pochi giorni prima hanno accettato la "solidarietà" leghista facendo parlare un loro esponente davanti a centinaia di operai, è stata legittimata anche dal sistema in questo caso dalla polizia con un blocco concordato e inutile per dare risalto all'azione di propaganda della lega, non è stata contrastata dagli operai in quanto l'ideologia che li guida che non vuole nessuna bandiera di partito alle iniziative, porta in pratica a mettere tutti sullo stesso piano annullando differenze sostanziali....e accettando che passino vere mistificazioni della realtà 

    Alla Riva a rischio 430 posti più tutta l’economia dell’indotto. Ma la comunità locale non ci sta e si mobilita. Rolfi: «Impensabile accollarsi l’inefficienza dell’Ilva di Taranto"

    Riaprire al più presto lo stabilimento di Cerveno per ridare lavoro ai 430 operai camuni e far ripartire un’azienda importante per l’indotto dell’intera Valle Camonica, altrimenti saranno guai: è questo l’avviso che la Lega Nord, ieri a fianco ai lavoratori della Riva, ha voluto lanciare, forte di una protesta che ha consentito di bloccare sia la statale 42 che la tangenziale.  Operai a fianco di parlamentari leghisti, consiglieri di tutti i livelli amministrativi, sindaci, tutti insieme per mandare un messaggio a Roma, come ai magistrati: o si trova immediatamente una soluzione o la protesta messa in campo, ieri, è stata solo un assaggio delle potenzialità di quelle che saranno le proteste messe in campo dalla Lega. 
    «Stiamo occupando con gli operai sia la tangenziale che la statale per far comprendere a tutti il dramma che questi lavoratori e le loro famiglie stanno vivendo, privati dalle scelte di un magistrato pugliese del sostentamento derivante dal proprio lavoro» ha sottolineato il consigliere regionale Fabio Rolfi, particolarmente preoccupato per una situazione, quella della Valle Camonica, già messa dura a prova da una crisi economica che, ormai, impera da anni.
    La versione integrale sul quotidiano Padania Alessandro Montanari 26 Settembre 2013 - 20:36


    pc 27 settembre - contro il Muos, contro la guerra imperialista, cacciare i governi guerrafondai al servizio degli USA



    Palermo verso il 28 settembre... Centro storico, Cantieri Navali, Università, periferie...

    pc 27 settembre: E' vero "Uno spettro si Aggira dalla Spagna all'Italia, al mondo intero". La Rivoluzione...

    ...ma serve un partito comunista maoista che guidi una guerra di popolo per cambiare lo stato di cose presenti.

    Spagna: twittare messaggi “rivoluzionari” sarà reato
    “La distribuzione o diffusione pubblica, per mezzo di qualungo strumento, di messaggi o slogan che incitino a commettere reati di alterazione dell’ordine pubblico (...) o che servano a rafforzare la motivazione per portarli a termine, verrà punita con una multa o con il carcere da tre mesi fino ad un anno”.
    Siamo in Turchia? No, a Madrid. Così recita infatti il nuovo articolo introdotto dal governo di destra spagnolo nel Progetto di Riforma del Codice Penale approvato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri, e che ha buone possibilità di passare l’esame delle Cortes dove il PP di Rajoy ha la maggioranza assoluta. Naturalmente gli strumenti contemplati dalla nuova legge repressiva includono i social network come Twitter e Facebook, e qualsiasi altra rete sociale o blog o sito accessibile per mezzo di Internet, strumento che ha avuto una funzione importante nelle mobilitazioni dei mesi e degli anni scorsi contro l’esecutivo e l’austerità targata troika.
    Naturalmente dal Ministero della giustizia si nega la volontà di punire la libera manifestazione delle idee e delle opinioni politiche, ma che ‘esagera’ finirà nei tribunali. E c’è da giurare che i social network stessi aumentino a monte il grado di censura nei confronti dei tweet o dei post ritenuti passibili di incorrere nel nuovo dispositivo liberticida. Incitare a partecipare a una manifestazione non autorizzata dalle autorità o a realizzare un blocco stradale, ad esempio, sarà considerato delitto di ‘alterazione dell’ordine pubblico’. 
    Tanto che a preoccuparsi sono anche alcuni magistrati, soprattutto quelli aderenti all’associazione progressista ‘Giudici per la democrazia’, secondo i quali l’ulteriore giro di vite potrebbe giustificare maxi operazioni repressive come quelle già condotte dalle correnti più reazionarie della ‘giustizia’ spagnola contro i promotori delle manifestazioni del 25 settembre dell’anno scorso, che semplicemente invitavano ad assediare o ad occupare - simbolicamente, ovvio - il Parlamento spagnolo. A decine sono finiti in tribunale per un delitto di opinione, prima che un giudice archiviasse le denunce nei loro confronti. Un ‘contrattempo’, l'archiviazione, che la nuova legge eviterebbe. Prevedendo fino a sei anni di carcere per i delitti gravi di “alterazione” del cosiddetto ordine pubblico, quelli durante i quali qualcuno esibisca armi giocattolo o strumenti ritenuti pericolosi o lanci oggetti contundenti, o utilizzi liquidi infiammabili o quasiasi tipo di esplosivi. Ugualmente grave, e passibile della stessa condanna, viene ritenuto il disturbo dell’ordine pubblico condotto “durante una manifestazione o riunione numerosa” (della serie, ‘devastazione e saccheggio’).
    Una legge ‘speciale’ già da tempo applicata contro l’insorgenza basca e che a questo punto della crisi economica e politica che investe lo Stato Spagnolo il Partito Popolare vuole estendere a tutto il paese.

    Ma il vero obiettivo del governo è evidente: equiparare a reati punibili con il carcere alcune delle pratiche tipiche della disobbedienza civile finora attuate da una parte del cosiddetto movimento degli ‘indignados’. Ad esempio prevedendo esplicitamente la punizione con il carcere di cittadini ed attivisti che partecipino alle occupazioni di banche, protesta contro gli sfratti sempre più diffusa nel paese. Recita la nuova legge: “coloro che, in gruppo o individualmente (...) invadano o occupino senza il consenso del titolare, il domicilio di una persona giuridica pubblica o privata, un ufficio, uno stabilimento o un locale, anche se aperto al pubblico, e causino una interruzione della sua normale attività, verrà punito con una pena detentiva dai tre ai sei mesi o con una multa dai sei ai dodici mesi”.
    La Spezia: invoca la rivoluzione, rischia il carcere
    • Mercoledì, 25 Settembre 2013 11:58
    • Scritto da  Luca Fiore
    La Spezia: invoca la rivoluzione, rischia il carcere
    Ha dell’incredibile la vicenda che coinvolge un ragazzo che ha ‘osato’ invocare la rivoluzione al passaggio del capo della Polizia. Ma è assai rivelatrice del clima di vero e proprio terrore che una classe dirigente screditata e subalterna ai diktat dell’UE sta imponendo al paese, in particolare a chi esprime anche solo opinioni critiche prima ancora che forme di conflitto.
    Il ragazzo in questione, che venerdì scorso ha gridato ‘Ci vuole una rivoluzione’ mentre era in corso una visita in questura del capo della Polizia, Alessandro Pansa, è stato addirittura denunciato per un reato che ai più è sicuramente sconosciuto: “grida sediziose”. Un reato esplicitamente di opinione che però prevede fino ad un anno di galera e la cui applicazione in questo specifico caso dimostra, oltre alla tracotanza di chi gestisce le istituzioni, anche la giustezza e la fondatezza del messaggio che il ragazzo denunciato ha indirizzato alle ‘autorità’. Si, ci vorrebbe proprio una rivoluzione.



    pc 27 settembre - Politici in fuga... Crocetta non si fa trovare nemmeno dai suoi sindaci... per sicurezza!

    Come tutti i "normali" e quotidiani contestatori del "popolare" Presidente Crocetta anche i sindaci hanno trovato la porta sbarrata e "ci sono stati momenti di tensione"!

    ***

    I sindaci marciano su Palermo
    Crocetta promette 60 milioni

    Il governatore ha inviato gli assessori Valenti e Bianchi, i sindaci hanno voltato le spalle e sono andati via. Crocetta ha promesso di essere presente martedì alla riunione dei primi cittadini con i capigruppo dell'Ars


    Rottura tra l'Anci e il governo regionale. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, non si è presentato all'incontro con i sindaci e ha inviato gli assessori all'Economia, Luca Bianchi, e alle Autonomie Locali, Patrizia Valenti, col risultato che i sindaci hanno voltato le spalle e sono andati via senza risposte dopo aver sfilato oggi in corteo a Palermo contro i tagli. Il governatore ha poi promesso che sarà martedì alla riunione dei sindaci con i capigruppo dell'Ars.

    "Alla manifestazione di oggi -dicono Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, vice presidente vicario e segretario generale dell'Anci- era presente tutta la Sicilia e mancava solamente il presidente della Regione, uno sgarbo istituzionale che ha lasciato i nostri sindaci molto amareggiati e che non aiuta ai fini di una ripresa delle normali relazioni istituzionali. Per questo motivo, abbiamo deciso, assieme agli amministratori, che non vi erano le condizioni per aprire, in questa sede, un confronto con gli assessori Bianchi e Valenti. Riteniamo, infatti, che dopo mesi di trattative l'unico interlocutore veramente autorevole sia il presidente della Regione".

    Crocetta, che ha fatto sapere di essere assente da Palermo per motivi di sicurezza, ha poi assicurato che martedì sarà presente con i capigruppo dell'Ars all'incontro con i sindaci e i presidenti dei consigli comunali. "Sarà quella l'ultima occasione utile di dialogo -avverte l'Anci- per riportare le risorse del Fondo delle Autonomie locali ai livelli del 2012 e per istituire in tempi brevi un'unità di crisi in cui affrontare in maniera organica i problemi che assillano tutti i comuni dell'Isola".

    Dopo il corteo e lo "sgarbo istituzionale", arriva la tregua tra l'Anci e il presidente della Regione: nel pomeriggio è arrivata la telefonata pacificatrice all'Anci del governatore, il quale ha assicurato che nella riunione di giunta sarà approvata la variazione di bilancio che porta da 280 a 340 milioni la dotazione per i Comuni.

    giovedì 26 settembre 2013

    pc 26 settembre - NO MUOS mentre a palermo si intensifica la preparazione - NO MUOS A MILANO - 28 settembre


    Milano 28 settembre: manifestazione No Muos
    Appello per una mobilitazione Contro l’installazione del MUOS, per il disarmo,
    la pace, la tutela della salute

    28 settembre h. 15.30

    Giornata Nazionale Contro la Guerra

    In contemporanea con la manifestazione nazionale di Palermo

    Presidio davanti al Consolato USA

    Via Principe Amedeo, 2/10 Milano (metro Turati)

    Il M.U.O.S. ( Mobile User Objective System) è un sistema di comunicazioni 
    satellitari della marina militare americana  ad  altissima frequenza, dotato di 
    cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra di cui una in 
    Sicilia, a Niscemi (CL). Sarà utilizzato per coordinare in modo capillare i 
    sistemi militari statunitensi dislocati nel globo, in particolare i droni, 
    aerei senza pilota protagonisti delle guerre del nuovo millennio.

    La costruzione di questo sistema non ha lasciato indifferente il popolo 
    siciliano, che oggi lancia un grido d’allarme all’Italia intera. I cittadini di 
    Niscemi lottano da tempo contro l’installazione della base militare nel 
    silenzio delle Istituzioni, affermando il loro diritto alla pace, alla salute e 
    all’autodeterminazione (si, le onde elettromagnetiche dei satelliti fanno 
    male!). Negli ultimi due anni la lotta si è generalizzata ed estesa, dalla 
    Sicilia alla Penisola, assumendo quei caratteri antimilitaristi che sono - o 
    meglio, che dovrebbero essere - sanciti dalla Costituzione. Eppure, nonostante 
    l’art. 11preveda “il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà 
    di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, 
    l’Italia è stata, e continua ad essere, la base strategica per le guerre del 
    XXI secolo nel Mediterraneo.

    La lotta non riguarda pertanto solo la Sicilia. Per chiunque creda che l’
    Italia non debba essere un Paese NATO per fare la guerra, la questione MUOS non 
    può più essere liquidata come questione territoriale. Occorre prendere una 
    netta posizione rispetto ad esso e, contro l'asservimento dei media e dei 
    governi, esprimere un chiaro dissenso contro scelte che, come questa, 
    condizionano il nostro futuro e quello dei popoli a noi vicini.

    Questo appello è rivolto ai Cittadini, ai Sindacati, alle Associazioni 
    democratiche e pacifiste, al mondo dei Movimenti, della Cultura e delle Arti 
    perché si dia un segnale fortecontro la presenza militare USA e NATO in Italia, 
    contro i vari governi che con continuità e in contiguità hanno moltiplicato gli 
    interventi bellici all’estero e le spese militari, perché si possa costruire un 
    Mediterraneo Mare di Pace.


    IL 28 SETTEMBRE SAREMO DAVANTI AL CONSOLATO AMERICANO PER RIBADIRE LE NOSTRE POSIZIONI:

    CONTRO L'INSTALLAZIONE DEL MUOS E PER LO SMANTELLAMENTO DELLE 46 ANTENNE NRTF A NISCEMI

    · PER LA SMILITARIZZAZIONE DELLA BASE DI SIGONELLA, OGGI PIATTAFORMA 
    STRATEGICA USA

    · CONTRO LE SPESE MILITARI, PERCHÉ S’IMPEDISCA L'ACQUISTO DEI 
    CACCIABOMBARDIERI F35 DAL COSTO DI CIRCA 15 MILIARDI DI EURO, SOTTRATTI ALLE 
    SPESE NECESSARIE ALL’OCCUPAZIONE, ALL’ISTRUZIONE, ALLA SANITA’ E AI SERVIZI 
    SOCIALI

    Invitiamo tutt* alla mobilitazione

    Comitato NO MUOS Milano

    a
    banner_28set

    Giovedì 26 Settembre 2013 18:38

    Crocetta esiliato dalla manifestazione NoMuos


  • niscemiagostoNuovo capitolo nella storia NoMuos. Ci siamo, infatti; meno di 48 ore dal corteo nazionale NoMuos di sabato 28. Ennesimo atto con protagonista il movimento che da anni si oppone alla costruzioni delle mega-parabole statunitensi in territorio di Niscemi considerate dalla popolazione dannose per la salute, l'ambiente ed emblema di violenza delle politiche della guerra.
    "Bloccare il Muos, sabotare la guerra, cacciare Crocetta": queste le parole d'ordine attorno alle quali nel primo pomeriggio di sabato si concentreranno a Palermo migliaia di NoMuos. Il messaggio arriverà dunque chiaro e semplice alle controparti sostenitrici del piano di costruzione dell'opera: il Movimento NoMuos è vivo e pronto ancora a battagliare! Dopo l'ennesimo ingresso dei manifestanti dentro la base Usa la scorsa settimana, stavolta si sposta, lontano da Niscemi, per andare fin sotto la Presidenza della Regione Sicilia dove manifestrà la propria rabbia verso chi, vedi Crocetta, ha prima strumentalmente usato la bandiera NoMuos a fini elettoralistici per poi dare il via libera ai lavori di completamento all'interno del cantiere. C'è una novità di pochi minuti fa però e udite!udite! si è appena diffusa la notizia che Crocetta non sarà a Palermo fino almeno a domenica. Il motivo sarebbe da ricercare nell'invito fattogli dal "Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza" di non recarsi a Palermo per l'alto rischio di violenze previsto per la giornata di sabato. Un assist servitogli per gridare alla "mafia dei NoMuos"...o per scappare dalle proprie responsabilità.
    E nel frattempo sale la tensione: non all'interno del Movimento; e neanche tra i palermtani. Ma come vediamo regolarmente succedere alla vigilia di questi appuntamenti sono questure e massmedia ad elevarne il livello. L'obiettivo lo conosciamo tutti: criminalizzare le lotte, scoraggiare la partecipazione. Ma nel frattempo i pullman scaldano i motori e dalla Sicilia studenti e non sono pronti a raggiungere il capoluogo. I comitati, lo spezzone Studenti NoMuos, le associazioni e tanti altri animeneranno una giornata che parlerà di difesa dei territori, diritto all'autodetrminazione, attenzione all'ambiente e alla salute, rifiuto della guerra. Sarà una bella pagina per il Movimento e perl'intera Sicilia.

    "Bloccare il Muos, sabotare la guerra, cacciare Crocetta" : il terzo obiettivo è già stato in parte raggiunto, la strada è quindi quella giusta.
    NoMuos !!!