venerdì 7 giugno 2013

pc 7 giugno - ignobile aggressione fascista ai 99 posse - la solidarietà di 'proletari comunisti'

Velletri, aggrediti i 99 Posse"Noi, picchiati dai neofascisti"


L'episodio sarebbe accaduto nella piazza antistante il pub "Il passo carrabile" prima di un'esibizione. "Erano in venti con simboli di estrema destra, cinture e altri oggetti contundenti". I

Velletri. Ore 22.30. Pub "Il passo carrabile". Sta per iniziare il concerto di Luca Persico, "O' Zulù", il cantante dei 99 Posse. Un gruppo di persone però si avvicina e scatta la violenza. "Siamo stati aggrediti dai neofascisti" raccontano la voce e un fonico della band in un comunicato stampa pubblicato questa mattina sulla pagina Facebook del gruppo.

"Subito dopo aver parcheggiato nella piazza antistante il pub, sono stati aggrediti con cinture e altri oggetti atti a offendere da un gruppo di una ventina di persone che esponevano simboli di estrema destra. La pronta reazione e l'intervento della sicurezza del locale hanno fatto sì che gli aggressori si dessero rapidamente alla fuga, impedendo che l'episodio avesse conseguenze più gravi delle contusioni, dei tagli e delle abrasioni superficiali riportate dai nostri compagni, che hanno rifiutato di essere trasportati in ospedale" scrivono i 99 Posse
"Erano venti contro due - spiegano ancora - Sono vigliacchi, capaci di farsi forza solo in branco e in schiacciante superiorità numerica. Purtroppo la serata non ha potuto avere luogo e ci scusiamo con i presenti che erano venuti ad assistere allo spettacolo" dicono.

"E' un fatto grave - commenta la band militante che ha composto canzoni come "Rigurgito antifascista" - che si inserisce in una sempre più preoccupante recrudescenza dell'estremismo fascista in Europa e in Italia. Il 5 Giugno a Parigi, nei pressi della centralissima Saint-Lazare - ricordano - è morto in seguito alle percosse ricevute da tre naziskin Clément Méric, studente della facoltà di Scienze Politiche di appena 18 anni. Nella notte dello stesso 5 giugno una molotov è stata lanciata contro il portone del centro sociale Astra 19 nel cuore del Tufello a Roma, al piano terra di una casa popolare abitata da decine di persone (nel giorno in cui ricorreva un anno dalla morte di Carla Verbano, mamma di Valerio, il militante comunista ucciso il 22 febbraio del 1980 da un commando di tre neofascisti, ndr). Anche in questo caso, chiara la matrice fascista, nel clima avvelenato della campagna elettorale per le Comunali a Roma" concludono Zulù e i suoi che hanno ricevuto già la solidarietà virtuale di centinaia di fan.


pc 7 giugno - 'la cause du peuple' et 'CoupPourCoup' sull'assassinio fascista a parigi - manifestazione a parigi sabato



 
Le mercredi 5 juin 2013, en sortant d'un magasin de vêtements, près de la gare Saint-Lazare, Clément Méric, jeune syndicaliste âgé de 18 ans et militant antifasciste a été battu à mort par des membres de l'extrême droite radicale. Venu de Brest pour ses études à Sciences Po, il a été victime du contexte de violences d'extrême droite qui s'est développé ces derniers mois. Il est décédé des suites de ses blessures, dans la nuit, à l'hôpital de la Pitié-Salpêtrière. Toutes nos pensées vont à sa famille et à ses proches auxquels nous exprimons toute notre solidarité.

Ses ami-e-s et camarades.













  altra manifestazione


CONTRE LE RACISME ET L'EXTRÊME DROITE

LE SAMEDI 8 JUIN 2013

EN DEUX LIEUX SYMBOLIQUES :

DÉPART MÉTRO STALINGRAD

ARRIVÉE MÉTRO BARBÈS-ROCHECHOUART

Stalingrad, ville symbole de la défaite du nazisme

Barbès-Rochechouart, haut lieu de la résistance antifasciste : le 21 août 1941, le premier occupant allemand est abattu par le Colonel Fabien, signant ainsi l'acte fondateur de la libération de la France du nazisme, de la barbarie raciste et de l'oppression.


pc 7 giugno - Parigi - dilaga la protesta antifascista in Francia dopo luccisione del giovane Clement

 Manifestazioni in tutta la Francia chiedono lo scioglimento dei gruppi fascisti. Autori dell’omicidio dello studente sarebbero i membri di un gruppo neonazista, la Gioventù Nazionalista Rivoluzionaria. Sarebbe Esteban M., un estremista di destra ventenne nato a Cadiz, in Spagna, ma con passaporto francese, l’autore materiale dell’omicidio del giovane antifascista Clement Meric a Parigi. Nonostante il leader del gruppo neonazista denominato Gioventù Nazionalista Rivoluzionaria (Jnr) Serge Ayoub abbia negato il coinvolgimento della sua organizzazione nell’aggressione mortale contro lo studente diciannovenne, è proprio contro questa sigla dello squadrismo di estrema destra che puntano il dito inquirenti e antifascisti.  Ieri sono stati quattro i fascisti arrestati dalla polizia dopo l’aggressione omicida avvenuta mercoledì pomeriggio nel IX arrondissement della capitale francese, tra questi Cédric C., Stéphane C. e Katia V., due ragazzi e una ragazza tra i 20 e i 30 anni, tutti vicini alla JNR, così come lo è Esteban M., che secondo la polizia avrebbe confessato di aver partecipato al pestaggio affermando però che non era sua intenzione uccidere la vittima e che ha agito solo per legittima difesa. In realtà tutti i testimoni parlano di un’aggressione premeditata: dopo che un gruppo di studenti di sinistra aveva avuto un alterco con i neonazisti all’interno di un negozio di vestiti usati, questi hanno aspettato Clement fuori da un negozio e lo hanno aggredito con dei pugni di ferro, lo studente non ha fatto neanche in tempo a difendersi che è crollato a terra sotto i colpi degli aggressori e ha sbattuto violentemente la testa su un cono segnaletico. Il tutto è accaduto a Rue Caumartin, una delle zone più frequentate e commerciali di Parigi, tra la stazione ferroviaria Saint-Lazare e i grandi magazzini Printemps e Galeries Lafayette. Ricoverato all’ospedale La Pitié-Salpêtrière i medici avevano prima dichiarato la morte cerebrale del giovanissimo studente di Scienze Politicihe e poi, ieri pomeriggio, il decesso. I testimoni hanno descritto accuratamente gli aggressori, a partire dalle croci uncinate tatuate sui loro corpi passando alle felpe che recavano il triste slogan ‘Sangue e onore’.  Il movimento Jnr, fondato nel 1987, prima di essere riorganizzato nel 2010 da Serge Ayoub, non è nuovo alle azioni violente e aggressioni. Il gruppo fa parte di una vasta galassia neonazista che afferma di opporsi “sia al capitalismo che al comunismo” promuovendo un altro movimento denominato “Terza Via”. Pur utilizzando lo slogan mussoliniano “Credere, obbedire e combattere” si è distanziato da altri gruppi di estrema destra focalizzati su temi più “classici”, come l’immigrazione e la difesa dell’identità nazionale, attraverso una “lotta al capitalismo” che spesso diventa ‘lotta al mondialismo’ e scimmiotta le battaglie della sinistra anticapitalista anche nei linguaggi e in alcune simbologie. Da tempo i fascisti utilizzano un bar - 'Le Local' - situato nel XV arrondissement di Parigi, come luogo di ritrovo e come punto di partenza per le loro scorrerie.  Ora tutta la sinistra francese chiede una punizione esemplare nei confronti degli aggressori e lo scioglimento della Jnr e di gruppi simili. Nel pomeriggio di ieri la Polizia ha fermato altri estremisti di destra portando ad otto – sei uomini e due donne – il numero degli arrestati. I rappresentanti della classe politica francese, da destra a sinistra, hanno tuonato contro le inaccettabili attività squadristiche di organizzazioni che stanno approfittando delle manifestazioni della destra contro la legge che legalizza i matrimoni tra omosessuali per aumentare la propria visibilità e cercare di reclutare nuovi membri. Non sono mancati negli ultimi mesi episodi di scontro tra polizia e neofascisti che da molti anni non si vedevano a Parigi, proprio nel corso delle grandi manifestazioni organizzate dalla destra cattolica e reazionaria contro il governo socialista. Appena poche settimane fa, la Francia fu scioccata dal suicidio di Dominique Venner, 78 anni, storico e saggista dell'estrema destra, che si è sparato in bocca dietro all'altare di Notre-Dame per protestare contro la legalizzazione delle nozze gay e quella che definiva ''la caduta della Francia e dell'Europa'' in mano agli islamici. Intervenendo al Senato, il premier Jean-Marc Ayrault ha detto da parte sua che il governo socialista sta studiando ''tutte le possibilità che permettano di fare a pezzi, in qualche modo, in modo democratico, sulla base del diritto, questo movimenti di ispirazione fascista e nazista che danneggiano la Repubblica''. Ieri anche il presidente francese François Hollande, in viaggio ufficiale in Giappone, è intervenuto sull’omicidio di Parigi affermando che “se si dimostrasse il coinvolgimento di un gruppo organizzato nell’aggressione, si dovranno prendere provvedimenti. I gruppi di estrema destra provocano disordini e devono essere repressi”. Dichiarazioni di fuoco, alle quali però non è detto che seguiranno azioni concrete dopo che la rabbia e l’emozione per quanto accaduto l’altro ieri si saranno affievolite.  Intanto però ieri pomeriggio e ieri sera molte piazze e strade francesi si sono riempite di manifestazioni convocate dai coordinamenti antifascisti e dal Front de Gauche, la coalizione tra comunisti e socialisti di sinistra della quale il giovanissimo Clement era un militante, così come lo era del sindacato di base Solidaires e del coordinamento Action antifasciste. I rappresentanti dei sindacati - di Solidaires ma anche della Cgt e degli altri -hanno denunciato quanto avvenuto e hanno chiamato i lavoratori alla mobilitazione contro la violenza fascista. A migliaia in particolare hanno manifestato a Place Saint-Michel, a Parigi, a partire dalle 18:30. In piazza tanti attivisti di sinistra di tutte le età e di tutte le appartenenze, dai militanti del Partito Comunista a quelli del Nuovo Partito Anticapitalista, dai collettivi anarchici alle organizzazioni studentesche. Un altro appuntamento era stato convocato dagli studenti davanti alla facoltà di Scienze Politiche, alla quale lo studente bretone era iscritto. Un altro ancora davanti alla stazione ferroviaria di Saint Lazare. I manifestanti hanno manifestato, molti in lacrime, portando in piazza mazzi di fiori e foto della giovane vittima, mentre alcuni striscioni affermavano "Nè oblio nè perdono" e chiedevano il pugno di ferro contro l'estrema destra.  Centinaia di persone hanno manifestato anche a Brest, la città bretone dove Clement era nato e viveva prima di trasferirsi a Parigi. Anche a Nantes, a poca distanza, gli antifascisti hanno voluto esprimere pubblicamente il loro dolore e la loro rabbia. Una marcia é stata inoltre convocata per domani.

pc 7 giugno: SEDA AKTEPE: UN CASO ESEMPLARE, DEL LEGAME TRA LO STATO FASCISTA TURCO E QUELLO ITALIANO




di  Redazione Contropiano
Quando un mese fa una ragazza turca perseguitata dalle autorità di quel paese fu incredibilmente arrestata e rinchiusa nel carcere di Pisa i media italiani non si scandalizzarono, e anzi non se ne occuparono proprio...

Quando una ragazza turca, il 30 di aprile, venne arrestata dalla polizia italiana in una località turistica della costa toscana perché accusata dal regime di Ankara di essere una pericolosa terrorista, la sua vicenda non fece affatto scalpore. Anzi. Se ne occuparono alcuni media indipendenti o giornali locali. A quell’epoca – poche settimane fa – il governo turco era ancora per la maggior parte dei lettori italiani ed europei un esempio di gestione illuminata della cosa pubblica, a capo di un paese in rapida crescita e quindi approdo di affari e investimenti sicuri per le imprese della nostra sponda del Mediterraneo.

Eppure la sua storia era così eclatante che le autorità svizzere senza grandi problemi le avevano rapidamente accordato l’asilo politico: arrestata e accusata ingiustamente, è stata torturata e stuprata in carcere dalle forze di sicurezza turche, perché accusata di appartenere ad un movimento di estrema sinistra. Scampata all’arresto dopo la sua condanna a 7 anni di carcere, la giovane era riuscita a riparare in Svizzera dove era stata accolta e protetta. Ma arrivata in Italia per un breve soggiorno turistico con il suo ragazzo elvetico contro di lei era scattato un ordine di arresto internazionale emesso da Ankara che le autorità italiane non hanno mancato – con sprezzo del ridicolo – di eseguire senza battere ciglio. Senza scandali e senza polemiche, se non quelle di chi a Pisa si era mobilitato per trovare a Seda un’adeguata difesa legale. Che per fortuna è riuscita a ottenerne la scarcerazione, ma solo dopo parecchi giorni passati in isolamento in una cella del carcere di Don Bosco di Pisa. Ma per lei si sono mobilitati solo alcune realtà antagoniste e alcuni collettivi studenteschi che erano venuti a conoscendo di una vicenda che fino a quel momento nessun giornale aveva trattato.

Noi ce ne siamo occupati e quindi ora che in Turchia centinaia di migliaia di persone manifestano, protestano e invocano democrazia, libertà e condizioni degne di lavoro e di vita, non cadiamo dalle nuvole come molti grandi media “mainstrem”. Che ingenuamente si stupiscono di una ‘inattesa’ esplosione sociale e maliziosamente la spiegano come la ‘rivolta della birra’.

Di seguito alcuni dei nostri articoli sulla vicenda e una interessante intervista a Seda Aktepe, una delle tante vittime del terrorismo di stato di Ankara.

Guarda il video: 
http://video.ilmattino.it/index.jsp?videoId=9013&idSezione=22

Leggi: 
Pisa: Seda rischia l’estradizione in Turchia

pc 7 giugno - Dayanışma! al fianco delle masse popolari turche in rivolta



Ieri pomeriggio a Palermo nell'ambito della manifestazione in prefettura contro gli attacchi alla condizione di lavoro e più in generale di vita da parte di governo, padroni, Stato... i lavoratori, precari e disoccupati in lotta dello Slai Cobas per il sindacato di classe insieme ai compagni e compagne del circolo di Proletari Comunisti  hanno dedicato l'iniziativa al popolo turco in lotta da giorni contro il regime fascista/islamista al potere, denunciando con forza la feroce repressione scatenata  contro cui però le masse popolari turche stanno rispondendo colpo su colpo con grandissimo coraggio, determinazione e lotta.
 
Un forte applauso è stato mandato al popolo turco e a tutte le masse popolari in lotta nel mondo contro la borghesia dominante che riserva ai proletari, per mantenere il suo potere in questo sistema capitalista e imperialista, oppressione, sfruttamento, miseria e morte.
 
I lavoratori, i precari, i compagni hanno denunciato anche la repressione messa in campo nel nostro paese dal "nuovo" governo al servizio dei padroni, che sin dal suo insediamento non ha esitato neanche per un attimo a scatenare lo Stato di polizia contro studenti e lavoratori in lotta, non ultimi gli operai della Thyssen di Terni manganellati selvaggiamente dalle forze "dell'ordine"  alcuni giorni fa durante una manifestazione in difesa del posto di lavoro
 
LA REPRESSIONE NON SPEGNE MA ALIMENTA LA NOSTRA RIBELLIONE!
LA LOTTA E' UNA!


 
 
 

 

pc 7 giugno - appello dello slai cobas per il sindacato di classe al sindacalismo di base e di massa - rispondiamo con la lotta e l'unità all'accordo fascista padroni sindacati sulle rappresentanze


L'accordo “storico” firmato da padroni e Cgil, Cisl, Uil, con l'appoggio anche della Fiom di Landini, è l'ennesimo grave attacco alle libertà sindacali, ai diritti dei lavoratori di scegliersi il proprio sindacato e i
propri rappresentanti sindacali, ai diritti di approvare o respingere accordi/contratti nazionali, al diritto di sciopero.

E' il fascismo neocorporativo del sindacalismo confederale che si sposa e si unisce al fascismo padronale, partito dalla Fiat e da tempo in estensione in tutte le fabbriche e posti di lavoro.

Per Cisl e Uil è il compimento naturale del passaggio nel campo del padrone e del governo, da tempo in atto e che ha trovato nell'accordo Fiat il suo punto di maggiore consistenza.Per la Cgil è la fine di un equivoco, di una falsa opposizione e di un rientro a pieno titolo nella gestione neocorporativa e neoconsociativa del
sistema capitalista..

A questo accordo si risponde con la lotta.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe fa appello a promuovere tutte le iniziative di lotta necessarie,  dopo il necessario lavoro di informazione con volantini, incontri e assemblee.
Bisogna promuovere scioperi, contestazioni sotto le sedi sindacali confederali e raccolte di firme contro l'accordo.
Non abbiamo mai accettato le attuali Rsu come forma autentica democratica di rappresentanza dei lavoratori, e quindi non pensiamo che l'obiettivo della lotta non è difendere l'attuale sistema.
La lotta deve essere per una vera rappresentanza che i lavoratori che sono, come in passato i Consigli di Fabbrica,  e di posto di lavoro ed è a essi che bisogna tornare e per essi che bisogna lottare, qualunque sia il
tempo necessario e costi quel che costi.

siamo perchè una giornata nazionale di lotta venga dichiarata entro giugno e una manifestazione nazionale organizzata a settembre

SLAI COBAS per il sindacato di classe
Coordinamento nazionale
slaicobasta@gmail.com
347-5301704
7.6.2013


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pc 7 giugno - la lotta al policlinico di Palermo una indicazione per tutto il settore sanità

per protestare contro la negazione degli stessi diritti contrattuali, per il diritto alla salute/sicurezza sul posto di lavoro, contro l’emergenza igienico-sanitaria e il declino del nosocomio

..Da tempo i dipendenti del Policlinico denunciano e lottano contro lo scippo dei propri sacrosanti diritti, a cominciare dall’indennità di amministrazione.
Ma di fronte alla beffa/elemosina della produttività, e soprattutto di fronte all’aumento spudorato dell’indennità di posizione e si responsabilità fino a 9.296,22 euro annui, per le categorie più elevate, la rabbia e l’indignazione dei lavoratori è giustamente scoppiata.

..Pretendono di lavorare in sicurezza, sicurezza inesistente a cominciare dal servizio trasporto materiale biologico e al centralino telefonico, così come nella maggior parte dei luoghi di lavoro, per non parlare delle sale operatorie e dei reparti, dove si è venuta a determinare una vera e propria emergenza igienico-sanitaria.

Lo SLAI Cobas per il sindacato di classe verso lo SCIOPERO qualora i diritti dei lavoratori e la sicurezza/salute venissero ancora calpestati.



Basta ai diritti negati, agli schiaffi alla povertà e alla dignità dei lavoratori!
Basta all’emergenza igienico-sanitaria, alla mancanza di sicurezza sul lavoro e al declino del Policlinico!

SLAI Cobas per il sindacato di classe- Policlinico Palermo, 
 

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pc 7 giugno - si allarga l'adesione all'appello delle donne per una MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO I FEMMINICIDI per il 6 luglio

APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO I FEMMINICIDI

Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente…

124 le donne uccise in Italia nel 2012, già 34 dall’inizio dell’anno, 6 in soli pochi giorni ai primi di maggio, un femminicidio continuo!
Molto spesso le vittime conoscono i loro carnefici, questi sono gli uomini che odiano le donne.
Per gelosia o per possesso, sempre in disprezzo del nostro essere donna, chi ci uccide non tollera la nostra autodeterminazione, non ci considera degne di rispetto, libertà, autonomia, indipendenza. Diritti che ci siamo conquistati con le lotte e che non piovono dall’alto dei governi.
Diritti che però non sono per sempre e vengono negati, prima di fatto, poi di diritto, con l’arretramento delle lotte. E allora sempre più donne stuprate, sfigurate con l’acido, molestate, oppresse, uccise, violentate e umiliate come donne, in quanto donne e sempre più sentenze ultra morbide verso stupratori e assassini di donne.

Nessun governo, tantomeno questo, può “difendere le donne con la sua task force” come afferma Alfano, il delfino di Berlusconi, calpestatore della dignità delle donne, stupratore di minorenni e incitatore alla prostituzione.
Nessun appello al governo, come pure quello di “ferite a morte”, per la convocazione degli Stati generali contro la violenza sulle donne, può fare arretrare la guerra alle donne, senza la guerra delle donne.

Ci vuole una mobilitazione nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile. Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro l'azione che il nuovo governo dice di voler fare.

Le donne non vogliono e non possono fidarsi e delegare al governo e allo Stato!
Uno Stato, che sempre più fa una giustizia pro-stupratori (vedi i recenti processi per gli stupri di “Marinella” a Montalto di Castro e di “Rosa” a L’Aquila, nonché la rimessa in libertà, dopo un anno, dell’assassino reo-confesso di Tiziana Olivieri, per scadenza dei termini di custodia cautelare, ecc.) e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di maschilismo, fascismo e sessismo, non può difendere le donne! Un governo che continuerà ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne, non può difendere dai femminicidi e dagli stupri!
Siamo noi, parte offesa e ferita a morte da questa società, che dobbiamo riprenderci la vita, con rabbia e determinazione. Siamo noi donne, unite, che dobbiamo lottare per i nostri diritti e il nostro esistere, per difenderci dagli uomini che odiano le donne!

Chiediamo a tutte le donne, alle compagne, alle democratiche, alle associazioni contro la violenza sulle donne, di aderire a questo appello per cercare di invertire la rotta vertiginosa dei femminicidi, degli stupri e della loro impunità con una mobilitazione nazionale.

Proponiamo il 6 luglio a Roma, il sabato precedente l’11 luglio, quando le istituzioni (tribunale dei minori e servizi sociali) decideranno il “percorso riabilitativo” degli stupratori sociali del branco di Montalto di Castro, che hanno violentato il corpo di Marinella e ne hanno ucciso l’anima e la speranza, simbolizzando così la “sicurezza” che questo Stato riserva alle donne.

Luigia (L'Aquila) e Concetta (Taranto)
Per contatti: sommosprol@gmail.com

Per info e contatti Taranto: mfpr.naz@gmail.com
9.5.13

pc 7 giugno - Viareggio e licenziamento Antonini - giustizia negata .. ma la lotta continua !

4 giugno 2013: 

Sentenza a lutto!


Ieri mattina il giudice del lavoro del Tribunale di Lucca, Luigi Nannipieri, ha confermato il licenziamento di Riccardo. Di fronte al Tribunale vi è stato un presidio molto partecipato di familiari, cittadini, ferrovieri, lavoratori …
Una partecipazione superiore a quella delle precedenti udienze.
La decisione del giudice è semplicemente una sentenza ingiusta. Una sentenza “partigiana” schierata dalla parte sbagliata: quella dell’imputato cav. Moretti che anziché garantire la sicurezza di cui c’è bisogno in ferrovia, continua a ripetere che in ferrovia “non esiste un problema sicurezza”.
In questo viene clamorosamente smentito anche dall’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria (Ansf) e dalla stessa Commissione investigativa del Ministero delle Infrastrutture che proprio in questi giorni “raccomanda” le ferrovie ad eliminare o sostituire i picchetti (elemento che ha forato la cisterna dalla quale è fuoriuscito il Gpl che ha provocato la strage).
Quindi non sono solamente i ferrovieri, i familiari, i cittadini a rivendicare sicurezza e a puntare il dito sulle gravi responsabilità del gruppo dirigente delle ferrovie.
Si è trattato di una sentenza complice con chi sacrifica la vita sull’altare del profitto. Una sentenza che oggettivamente istiga a penalizzare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e che, come conseguenza, rischia di avere pesanti responsabilità sulla vita dei lavoratori, dei viaggiatori e dei cittadini. Cittadini come erano le 32 Vittime della strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009, uccisi/e mentre riposavano nelle proprie abitazioni credendo di essere nel luogo più sicuro della propria vita.
Lo stillicidio di morti sui binari, già impressionante (dal 2007 ad oggi sono 38 i lavoratori morti: uno ogni due mesi!), rischia di appesantirsi enormemente.
Per il semplice fatto che di fronte a pesanti sanzioni come sospensioni e licenziamenti a ferrovieri ed Rls impegnati a tutelare salute e sicurezza, sui binari non scorre solo il sangue, ma anche il terrore a causa dell’intimidazione, del ricatto, della minaccia …
Dopo aver assistito alla realazione-vergogna dei periti del Gip poi smentiti clamorosamente, oggi assistiamo ad una sentenza-vergogna.
Periti e falsi testimoni (addetti alla scorta di Moretti) sul libro paga delle ferrovie.
Noi non tolleriamo e non ci stiamo.

Lunedì 10 giugno ore 21.15 assemblea pubblica nella stazione di Viareggio.

Sabato 29 giugno, 4° anniversario della strage ferroviaria, giornata della memoria e di mobilitazione!

  • Associazione “Il Mondo che vorrei”
  • Assemblea 29 giugno
  • Medicina democratica - Sez. Viareggio Viareggio, 05 giugno 2013

giovedì 6 giugno 2013

pc 6 giugno - operai slai cobas e lavoratori a taranto preparano una nuova fase della lotta contro padroni, governo e stato dei padroni




martedì all'ilva gli operai fanno il punto della situazione con lo slai cobas per il sindacato di classe

              ora  la parola agli operai ilva
servono nuove proposte e nuove forme di                
organizzazzione e lotta

martedi 11 giugno ore 6 
presidi assemblee alle portinerie a e d

indette dallo slai cobas per il sindacato di classe
slai cobasta@gmail.com 347-5301704

assemblea questa mattina al cimitero s. brunone

i lavoratori cimiteriali partecipano compatti all'assemblea indetta dallo slai cobas per il sindacato di classe
decise nuove iniziative e incontri e una nuova manifestazione in giugno a tamburi
lavoro, salute, diritti e risarcimenti

pc 6 giugno - non dimentichiamo mai i luridi torturatori e massacratori del G8 genova 2001 da Bolzaneto al porco assassino Placanica



Nei giorni scorsi si sono tenute a Roma le udienze in Corte di Cassazione per l’atto finale dei fatti accaduti nella Caserma di Genova Bolzaneto a luglio del 2001 in occasione del G8. La sentenza è stata posticipata al 14 giugno.

Per chi se ne fosse dimenticato, stiamo parlando di oltre 250 parti offese e di 44 condannati (molti dei quali già prescritti), tra poliziotti, carabinieri, medici ed infermieri, guardie penitenziarie.  Per chi se ne fosse dimenticato parliamo di torture che i detenuti, fermati, molti dei quali provenienti dalla “macelleria messicana” della scuola Diaz, altri rastrellati nelle strade e negli ospedali, hanno dovuto subire.
Non possiamo in realtà parlare di tortura in Italia perché il nostro codice penale non prevede tale reato, nonostante i numerosi impegni sottoscritti in ambito internazionale in tal senso. Decine di governi di centro, destra e sinistra si sono succeduti in questi anni, mai nessuno che avesse avuto il tempo o l’opportunità di introdurre questo reato. Perché la tortura riguarda altri paesi, lontani, mai il nostro.
Parliamo allora di trattamenti inumani e degradanti ai quali sono stati sottoposti oltre 250 cittadini, italiani e stranieri.
Parliamo di percosse, gas urticanti su ferite, minacce di stupro e di morte, perquisizioni indecenti, piercing strappati, dita divaricate, persone costrette ad abbaiare come cani, costrette a cantare canzoni fasciste, ad inneggiare al duce, a Pinochet, senza alcuna possibilità di contattare i propri familiari, i legali o le ambasciate ed i consolati per gli stranieri. Persone lasciate senza cibo, acqua, senza poter dormire, costrette in piedi con le braccia alzate per ore e ore. Desaparecidos, in balia dei peggiori rappresentanti dello Stato Italiano, nel frattempo nessuno sospeso, alcuni promossi.
Ma, poiché in Italia non esiste il reato di tortura, la maggior parte dei reati risulta prescritta, anche grazie all’indulto del quale hanno tutti usufruito.
Mi sarei aspettata, in questi giorni a Roma, alla corte di Cassazione, la presenza delle associazioni, dei sindacati, dei partiti che sostennero le manifestazioni contro il G8 nel luglio del 2001 a Genova. La presenza dei comitati, delle associazioni che da tempo si battono per l’introduzione del reato di tortura in Italia.
La presenza dei giornalisti, dei media, che un  anno fa hanno seguito la sentenza di Cassazione per la Diaz. Ma, evidentemente per la stampa, per i media, non contano il numero delle vittime di tortura o il numero dei condannati. Non conta l’enormità del delitto. Contano di più i nomi degli imputati, eccellenti o non. Questa è la stampa bellezza.
Ho trovato nelle aule di Cassazione, il vuoto più assoluto.  Nessuna presenza, nessun commento sulla stampa.
Non mi ha stupito l’assenza di gran parte delle parti civili perché l’effetto, il risultato della tortura applicata a Bolzaneto è proprio questo: incutere terrore. Come i torturatori dissero in quei giorni a Bolzaneto: “nessuno sa che siete qui, possiamo fare di voi quello che vogliamo, zecche comuniste” e l’hanno fatto. E il terrore, la paura continuano anche dopo 12 anni. Perché se nessuna Istituzione ci ha tutelato allora, anzi, ha permesso l’indicibile, perché dovrebbero tutelarci ora?
Nel frattempo due parti civili sono decedute. Non avranno mai giustizia, non vedranno mai riconosciuta la loro ragione, perché,  fino al terzo grado, in Italia, nessuno  è colpevole. E’ per loro che mi sono decisa a scrivere questo comunicato, dopo anni di inutili comunicati per denunciare le atrocità commesse dai rappresentanti dello Stato italiano a Genova nel luglio del 2001. Nel frattempo nulla è cambiato: non sappiamo nulla dei provvedimenti disciplinari a carico dei condannati per la Diaz, non sapremo mai se ne verranno presi a carico dei condannati per Bolzaneto. Nel frattempo poliziotti, medici ed infermieri condannati per Bolzaneto continuano a svolgere le loro consuete attività. Di torturatori?
Se qualche cittadino/a, associazione o altri, avrà nel frattempo un sussulto di democrazia e di vero impegno per l’introduzione del reato di tortura in Italia, l’appuntamento è per il 14 giugno alla Corte di Cassazione a Roma. Perché essere lasciati soli è la peggiore condanna per le vittime della tortura.

* Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova

L’ex carabiniere che uccise Carlo Giuliani con un colpo di pistola durante il G8 di Genova del 2001 è stato rinviato a giudizio con l'accusa di violenza sessuale sulla figlia di 11 anni.


Il giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, Tiziana Macri,  ha accolto le richiese della Procura. Il 16 novembre si aprirà il processo.
La madre della minore si è naturalmente costituita parte civile.
Le violenze si sarebbero verificate nel 2007, si sarebbero prolungate per un anno intero e sono state infine denunciate proprio dalla madre nel 2008.
Placanica, oggi estromesso dall'Arma, fu indagato per l'uccisione di Carlo Giuliani, ma fu prosciolto per legittima difesa e uso legittimo delle armi. Una delle sentenze più vergognose tra le tante che hanno riguardato poliziotti e carabinieri per le violenze di Genova 2001.


pc 6 giugno- DICHIARAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA MAOISTA DI TURCHIA-NORD KURDISTAN SUL MOVIMENTO POPOLARE IN CORSO NEL PAESE.


Dichiarazione tradotta dal compagno Gediz in inglese dall'originale turco. Qui i link in lingua:



MKP: Resistiamo e combattiamo!

3 Giugno 2013

Il Partito Comunista Maoista di Turchia-Nord Kurdistan ha rilasciato una dichiarazione circa il continuo e massiccio movimento popolare.

“Finchè le masse sono torturate, colpite e massacrate i proletari rivoluzionari non possono essere spettatori!”
“La lotta fianco a fianco con le masse resistenti e in rivolta sta crescendo!”

Ai nostro compagni in lotta!

Quelli che dovrebbero guidare,  oggi stanno agendo come retroguardia delle masse!
I comunisti e i rivoluzionari oggi stanno andando verso un altro esame. Questo è il tempo della lotta altruista senza respingere il movimento come auto-referenziale. La definizione di un movimento rivoluzionario o di un’ondata rivoluzionaria è data dalla pratica che conducono le masse.

Le masse sono rivoluzionarie, la loro reazione è democratica, la ribellione e la rivolta è giusta!

Come richiede il nostro ruolo di leadership, dobbiamo essere in prima linea nella lotta con  le masse anche se essa si sviluppa con la nostra assenza.

Resisteremo, combatteremo e pagheremo il prezzo!

“Finchè le masse sono torturate, colpite e massacrate i proletari rivoluzionari non possono essere spettatori!”

Alle nostre valorose masse;

le masse che sono piene di odio a causa dell’oppressione e della violenza reazionaria hanno scosso la classe dominante e il Governo turco.
La massiccia sollevazione causata dal tentativo di distruzione del Gezi Park per il beneficio della borghesia sta andando avanti.
Ancora una volta, le masse urlanti hanno mostrato ai neo-liberali assetati di sangue che il popolo può prendere il proprio destino nelle proprie mani.  La selvaggia oppressione fascista del governo AKP non è stata capace di fermare la resistenza.
Le masse hanno continuato a lottare e non abbandoneranno le loro richieste democratiche anche se sono state ferite, arrestate, picchiate e torturate.
Nonostante i media venduti turchi e il silenzio degli scrittori borghesi, la resistenza è stata capace di avere l’attenzione e il sostegno del mondo.

La presenza di enormi masse è diventato l’incubo per l’AKP e la classe dominante oppressiva e reazionaria, che non riconosce neanche le proprie stesse leggi. Il quinto giorno, le masse che avevano incominciato a protestare contro la distruzione della natura si sono trasformate in rivoluzionarie e le masse hanno rivendicato la vittoria costringendo l’AKP a fare un passo indietro!
I sostenitori reazionari, aziendali, burocratici e borghesia feudale dell’AKP hanno fatto la loro tradizione storica e provano a sovrastare le richieste democratiche delle masse usando la violenza e lo spargimento di sangue. Al contrario le crescenti masse determinate hanno permesso al movimento di crescere e continuare nonostante il pagamento di un prezzo per questo.
Migliaia di persone in dozzine di città differenti si sono unite come in un sol corpo nelle strade per unirsi alla Resistenza di Taksim Gezi Park.
La storia delle classi reazionarie è stata sempre di oppressione, sfruttamento delle masse ed è adatta per causare ogni tipo di dolore per esse. Col fine di mantenere il loro governo e il loro dominio, non hanno mai rinunciato ad usare la violenza reazionaria contro il popolo povero e oppresso.
Le classi reazionarie organizzate che stanno ricevendo i benefici del capitalismo hanno sempre guardato dall’alto al basso le masse e causato loro barbari dolori. Hanno spinto l’alienazione verso i proletari e li hanno costretti a vivere nella fame e nella povertà.

Ma il popolo ha ricordato alla classe reazionaria che è il popolo ad essere il vero eroe e con il proprio destino nelle proprie mani per mezzo delle azioni rivoluzionarie, ha determinato che il sistema sia capovolto. Le masse rivoluzionarie hanno dimostrato in modo indimenticabile che la beffa della classe dominante, come “tre cinque gambe nude” e “saccheggiatore” sono senza fondamento.
Questo fatto storico si è materializzato contro il fascista AKP per mezzo della resistenza insieme delle masse, delle etnie e dei gruppi marginalizzati in Turchia-Nord Kurdistan!
Il leader dell’AKP e presidente della “Repubblica Turca” Erdogan ha insultato/umiliato senza vergogna e arrogantemente le masse in rivolta sostenendo che sono “dozzine di saccheggiatori”. Andando anche oltre minacciando: “come partito posso riunire un milione”.
Sfortunatamente per lui, una volta che questi “saccheggiatori a gambe nude” si sono svegliati; nè le minacce nè il sangue delle zanne puzzolenti dei vostri vampiri li fermeranno!

Lo stesso guerrafondaio dalla doppia faccia Erdogan ha criticato la dittatura di Assad per aver brutalizzato il suo popolo,  è affondato abbastanza in basso per chiamare le proprie masse in rivolta “un paio di saccheggiatori”.
Quello che lo fa diventare così arrabbiato non è altro che la paura che il suo popolo insorga!
Il governo AKP a due facce sta usando “il prete-boia” (riferimento al massacro Azteco-Spagnolo) tattica per sopprimere i fuochi della rivolta mentre prova a compiacere le sue stesse masse.
Mentre Bulent Arinc, il portavoce del governo Cemil Cicek e un paio di parlamentari AKP hanno provato a calmare le masse dicendo loro che la richiesta del popolo è democratica, Erdogan mostrando  i denti non sta facendo nessun passo indietro.
I proletari e le masse non sono abbastanza creduloni per cascare in questi trucchi. Tutte le vostre tattiche colpiranno quel vostro muro di bronzo e triturerà il vostro potere. La Resistenza non è finita, continua.

L’incubo dei reazionari che hanno chiamato le masse “saccheggiatori” continuerà. Chi è saccheggiatore e chi è eroe è stato già rivelato e continuerà ad essere rivelato.
In conclusione:

Noi I proletari rivoluzionari non assolveremo I partiti borghesi fascisti come CHP, MHP vedendo la ribellione democratica delle masse come una reazione rivoluzionaria, e stiamo salutando la rivolta di tutto il popolo oppresso.
Abbiamo giurato di combattere la tirannia fianco a fianco con le masse come nostro dovere rivoluzionario!
Con la stessa attitudine, stiamo condannando la tortura e la violenza fascista usata contro il popolo e stiamo formando un rango per opporre questa oppressione fascista.  Al fine di realizzare un movimento rivoluzionario più efficiente, idoneo e più organizzato, con la direzione del proletariato facciamo appello a tutte le forze democratiche e rivoluzionarie di unirsi! Per questa sola ragione, facciamo appello a tutti i proletari di Turchia-Nord Kurdistan, il popolo oppresso e povero e i compagni di fare la guerra alla classe reazionaria dominante così come al sistema capitalista.
Sappiamo che con la nostra Guerra Popolare ed il suo fuoco sfolgorante, saremo capaci di frantumare questo sistema reazionario.  Il governo del popolo e la costruzione del socialismo e infine il comunismo saranno compiuti per mezzo della Guerra Popolare!
È nostro dovere e necessità condurre la lotta rivoluzionaria unendo le ribellioni di tutte le masse democratiche e rivoluzionarie con l’ideologia del Marxismo-Leninismo-Maoismo sotto la bandiera proletaria.
Nessun ostacolo può stare prima delle masse del popolo! La forza reazionaria materializzerà quella rivoluzionaria.

La forza rivoluzionaria che si è materializzata nella mano delle masse è legittima e necessaria.
Perchè è il metodo che starà contro le classi reazionarie e condurrà alla democrazia, libertà e alla società comunista.
Le masse che unite, resistono e lottano non perderanno.
Proprio per questo, tutte le forze reazionarie e  le classi che si affidano a esse sono condannate a perdere prima o dopo!
Sono le masse rivoluzionarie e le loro azioni rivoluzionarie che scrivono la storia!

Lunga vita alla resistenza legale-democratica e alla lotta del popolo!

Lunga vita alla ribellione rivoluzionaria unita del popolo!


Lunga vita alla Guerra Popolare!

pc 6 giugno - La Palermo del sindaco Orlando ad un anno dalle elezioni... Economia in ginocchio... disperazione... tragica realtà...

Ad un anno dalla sua elezione a sindaco di Palermo Orlando dimostra che i sindaci cambiano di nome, ma non cambia la sostanza della politica e dell'amministrazione.
Questo articolo “disperato” che pubblichiamo, e che non abbiamo scritto noi!, al di là dei numeri, che sono comunque “vecchi” perché riferiti allo scorso anno, elencati da Istituti ufficiali e che quindi sono sempre ufficiali e cioè al ribasso rispetto alla realtà, esprime bene però le chiacchiere e la sfacciataggine di Orlando che continua a dire che il sindaco “lo sa fare”.

Ma non solo, davanti ai dirigenti dell'Istituto Tagliacarne che gli snocciolano davanti questi dati, dice, e ogni tanto bisogna pur dirlo, come un cretino, che ha presentato la candidatura di Palermo come capitale europea della cultura! La borghesia, di cui Orlando è un rappresentante, è oggi impossibilitata, in quanto in profonda putrefazione, a risolvere anche i problemi sociali più semplici. Figurarsi quelle elencati qui!

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Economia in ginocchio

Un quadro che trasmette disperazione, una scena in cui si grida aiuto e in cui non si vede speranza. Non è arte, non è immaginazione come ne “L'urlo” di Munch. È pura e tragica realtà quella descritta dall'Osservatorio economico 2012 su Palermo e provincia. Nel documento, redatto per l'undicesimo anno da Camera di Commercio e Istituto Tagliacarne, su un campione rappresentativo di 500 aziende, c'è tutto il disagio sociale di un'area metropolitana di un milione e 250 mila abitanti. Con 80 mila persone in cerca di un lavoro, con la disoccupazione che raggiunge il 19,4% (+3,5% rispetto al 2011), Pil indietro del 2,4%, fatturato delle imprese in calo del 12,4%. pagano maggiormente il settore edile (-15,9%) e quello turistico (-15%), ma non stanno granché bene commercio (-13,4%) e manifatturiero (-12,7%). e i numeri diventano spaventosi se si considerano gli ultimi 4 anni. Contrazione di oltre il 50% del volume di affari delle aziende con il Pil che ha perso 6 punti percentuali. Solo Napoli ha un tasso di disoccupazione più alto della provincia palermitana. Cresce di contro il ricorso alla cassa integrazione (+50,9%), 13,1% di più rispetto alla Sicilia e 38,8% di più rispetto all'Italia. Tutte cifre esposte dal presidente della Camera di Commercio, Roberto Helg, che ha lanciato l'sos per l'economia palermitana davanti al sindaco Leoluca Orlando, all'assessore regionale Linda Vancheri e al sottosegretario alle attività produttive simona Vicari.
Helg ribadisce anche un dato già anticipato un paio di mesi fa: “Dobbiamo confermare che, purtroppo, una famiglia palermitana su 10 è in condizioni di miseria”. Poveri che sono l'ultimo anello di un sistema alla deriva, che non riesce a investire (solo il 10,8% delle aziende lo ha fatto nel 2012 contro il 24,6% del 2010), a produrre innovazione e occupazione. Basti pensare che il tessuto produttivo locale è caratterizzato dalla presenza di micro e piccole imprese: le aziende commerciali rappresentano il 40% del totale, ma producono solo l'8% della ricchezza. Realtà deboli, a bassa redditività. Che spesso sono state costrette negli ultimi mesi a chiudere i battenti. Nel 2012 hanno cessato l'attività 5,231 aziende su un totale di centomila. E le previsioni per il 2013 sono ancora peggiori con nuove contrazioni per numero di occupati (-1,6%) e fatturato (-4,1%). trema l'edilizia (previsto un -5,9%). nel primo trimestre del 2013, tra l'altro, si registra una riduzione del numero delle imprese, fenomeno che non si verificava da anni.
C'è anche qualche segno più nella relazione economica presentata ieri in Camera di Commercio, ma si tratta di dati illusori. Come le oltre 10 mila nuove partite Iva registrate. Ma spesso si tratta di casi di autoimpiego e di attività con un solo committente che nascondono un rapporto di lavoro subordinato. Situazione, questa, che tocca quasi sempre i giovani che continuano a are impresa, ma senza le giuste credenziali. Nel 2012 sono oltre 10 mila gli imprenditori di età compresa tra i 18 e i 29 anni (6,9% del totale), e nel primo trimestre 2013 il 40% dei nuovi iscritti nei registri camerali è rappresentato da giovani. “Il problema di fondo – dice però Helg – è che i giovani si avvicinano con poca preparazione, spesso lo fanno solo per risolvere il problema del posto di lavoro, in questi casi spesso chiudono velocemente”. A ciò si aggiungono anche i problemi per ottenere le “carte”: il 39,6% dei neoimprenditori segnalano una burocrazia lenta, elefantiaca. Occorrono 316 giorni per avere i necessari permessi edilizi e 1.366 per la risoluzione di dispute commerciali.
E tra i numeri neri c'è anche quello relativo all'export locale diminuito dell'8,5%. Fa impressione perché in netta controtendenza con quello che succede in Sicilia (+21,3%). calo influenzato, secondo l'indagine, dalla flessione del settore dei mezzi di trasporto e della cantieristica navale.

“La nuova giunta è stata impegnata da emergenze serissime come Gesip – afferma Helg – spero ora si possa occupare di sviluppo, come mi auguro che venga migliorata la qualità e la velocità della spesa dei fondi strutturali”. Per il sindaco Orlando “la candidatura di Palermo a capitale europea della cultura è il segno di una città che non vuole essere schiacciata dall'emergenza”. Con la speranza di imitare Marsiglia, capitale della cultura di quest'anno dove, fa sapere Orlando, “negli ultimi anni la disoccupazione è scesa dal 22 al 12%”.