martedì 7 maggio 2013

pc 7 maggio: Milano, Napoli: il biglietto da visita del Governo Letta: mazzate, repressione e convivenza con i fascisti


07 maggio 2013


Il nuovo governo non ha fatto praticamente neanche in tempo a completare i passaggi di insediamento che già è riuscito a dimostrare cosa significhi la riedizione dell'unità nazionale: repressione feroce e ingiustificata dei movimenti, chiusura verso le istanze sociali, collusione con lo squadrismo neofascista.


Questa mattina, a Napoli, in occasione della passerella della neo ministra dell'Istruzione Carrozza, un centinaio di studenti si erano radunati in piazza Plebiscito per protestare contro i gravissimi fatti avvenuti ieri a Milano, le violente cariche della polizia all'interno dell'Università Statale, contro gli studenti che protestavano per lo sgombero di una biblioteca autogestita. Davanti la Prefettura, anche una trentina di ex dipendenti dei Consorzi di Bacino.

Mentre gli studenti svolgevano pacificamente la propria manifestazione, tra i lavoratori si infiltrava un gruppo di neofascisti agli ordini dello squadrista Salvatore Lezzi, fondatore del gruppo locale di Forza Nuova, dalle ben note frequentazioni camorristiche. In pochi minuti, dopo le provocazioni rituali per quella gentaglia, gli squadristi attaccavano gli studenti, in ciò incredibilmente spalleggiati dalla polizia di stato, che non esitava a caricare ripetutamente il presidio. Inseguiti nei vicoli del centro, gli studenti si ricompattavano e continuavano a manifestare, pacificamente e con determinazione, il proprio dissenso.

Ma agli sgherri di Alfano non erano evidentemente soddisfatti delle manganellate tirate in mattinata, tanto da caricare ancora nel pomeriggio, senza alcun motivo plausibile, nella centralissima via San Sebastiano.

Quanto successo in questi due giorni è inaccettabile. A Milano la polizia è entrata in armi nell'Ateneo, picchiando a destra e a manca, per dimostrare senza ombra di equivoci quale linea intenda seguire il delfino di Berlusconi, Alfano, nella gestione delle rivendicazioni degli studenti.

Oggi, gli stessi 'tutori dell'ordine' hanno ritenuto opportuno ribadire e rafforzare il concetto, schierandosi senza alcun pudore a fianco degli squadristi neofascisti, contro le rivendicazioni di studenti e lavoratori.

Questo è il biglietto di presentazione che il governo Letta si è sentito in dovere di presentare ai movimenti. Denunciamo con forza sia l'azione repressiva con la quale partiti universalmente screditati e delegittimati credono di poter affrontare la rabbia sociale montante, creata dalle loro stesse politiche ultraliberiste di austerity a senso unico; sia la scandalosa connivenza tra forze dell'ordine e gruppuscoli neofascisti.

Esprimiamo la massima solidarietà agli studenti ed ai lavoratori colpiti ieri a Milano e questa mattina a Napoli da una squallida dimostrazione di forza brutale ed ingiustificata. Assicuriamo che, come questa mattina, saremo sempre in piazza a manifestare il nostro più fermo dissenso ad una gestione dell'economia che condanna all'impoverimento la più gran parte della popolazione, a beneficio di un'élite di speculatori, e la nostra più radicale opposizione, con tutti i mezzi necessari, ad ogni forma di fascismo e squadrismo, tanto più se spalleggiato da istituzioni che per Costituzione dovrebbero essere antifasciste.

Csa Depistaggio Benevento



pc 7 maggio - Andreotti ovvero la DC, il Vaticano, la P2, lo stato delle stragi, la mafia e tutto il peggio del dopoguerra italiano

un cadavere eccellente, un piccolo uomo che il sistema economico e politico del capitalismo e imperialismo italiano, corrotto mafioso, clerico-reazionario e putrescente e i suoi complici riformisti - socialisti, PCI dal 56 in poi fino a Berlinguer, e democratico-borghesi in genere 
hanno fatto grande.


proletari comunisti - PCm Italia

pc 7 maggio - Napoli-nuove cariche poliziesche contro gli studenti, utilizzando le provocazioni fasciste

Niente rissa tra "studenti e lavoratori", ma aggressione di fascio-camorristi e cariche della polizia!


Un centinaio di studenti e ricercatori napoletani dei collettivi erano in presidio sotto la Prefettura in piazza Plebiscito nato spontaneamente stamani per contestare la “passerella” del neo-ministro dell'istruzione Carrozza e per protestare per le violente cariche di ieri della polizia dentro l'Università Statale di Milano, fatto avvenuto in seguito allo sgombero della biblioteca autogestita “Ex-Cuem”. Un fatto senza precedenti da molti anni (un "esempio" delle intenzioni del nuovo ministro dell'Interno Alfano nella gestione delle rivendicazioni degli studenti e dei lavoratori!!).
In piazza in mezzo a una trentina di ex dipendenti dei consorzi di Bacino, si sono aggiunti, all'isaputa degli studenti, alcuni nazifascisti e soprattutto Salvatore Lezzi, noto fascista, tra i fondatori a Napoli della formazione nazifascista Forza Nuova, a processo nel 2003 per aver chiesto tangenti ai disoccupati delle cooperative in combutta con camorristi. Questi hanno effettuato provocazioni, saluti romani e lanciato un casco contro i manifestanti. A quel punto la tensione è salita e la polizia ha violentemente caricato una prima volta gli studenti che manifestavano ferendo un ragazzo a manganellate, poi una seconda ferendo e fermando alcuni studenti e dottorandi. Ora sono stati tutti rilasciati ma non prima di aver subito nei locali della Prefettura intimidazioni fisiche e verbali e finanche danneggiamenti agli effetti personali da parte delle forze dell'ordine.
Polizia e fascisti erano evidentemente schierati insieme, nel tentativo di aggredire e disperdere il presidio degli studenti.
Denunciamo e smentiamo con forza qualunque ricostruzione della giornata (già fatta da alcuni giornali, tipo Repubblica) che si sia trattata di una “rissa tra lavoratori e studenti”. Diversi lavoratori hanno infatti, in seguito alla duplice aggressione di fascisti e polizia, dimostrato apertamente la loro solidarietà agli studenti dichiarando la loro estraneità a quei personaggi.
Questi figuri dell'estrema destra campana non sono nuovi a queste dinamiche, così come le forze dell'ordine di questa città. Già si sono viste all'opera ad esempio il 10 ottobre 2011 a via Marina di fronte a uno dei palazzi dell'università, avvenimento per cui si terrà lunedì prossimo un presidio di solidarietà in occasione della prima udienza contro 10 antifascisti.

Reti studentesche napoletane

---
Stamattina a Napoli abbiamo assistito alla prima passerella del nuovo governo, insieme alla brutalità di fascisti, camorristi e polizia

In visita nella nostra città il ministro dell’istruzione Carrozza ha incontrato i rettori  delle università campane presso la Prefettura di piazza del Plebiscito. Durante il presidio, mentre eravamo intenti a spiegare il motivo della contestazione, con cori, interventi e striscioni, un lavoratore ex dipendente del CUB Salvatore Lezzi (che si è rivelato essere un militante di Forza Nuova) ha aggredito prima oralmente, poi fisicamente gli studenti. In quel momento sono intervenute le forze dell’ordine che sanno sempre chi colpire. Sono partite così ripetute e violente cariche, intervallate da continue provocazioni da parte di Salvatore Lezi che, non contento, dalle spalle dello schieramento di forze dell'ordine, lancia un casco. La celere carica nuovamente gli studenti, molti di questi feriti e tre fermati, successivamente tutti rilasciati.

False le prime notizie pubblicate sulle varie testate online che riportavano di tafferugli tra gli studenti e tutti gli ex dipendendi del CUb.

Siamo scesi in piazza non soltanto per ribadire al nuovo ministro (che di "nuovo" ha soltanto la faccia) il nostro dissenso con le politiche che da anni massacrano l’istruzione pubblica, ma anche per dare appoggio e solidarietà agli studenti e le studentesse di Milano, in seguito ai fatti gravissimi di ieri. Il rettore Vago dell’Università di Milano, infatti, ha fatto sgomberare  la libreria Ex – Cuem precedentemente occupata dagli studenti, facendoli successivamente caricare dalla Celere che in assetto antisommossa è entrata in massa  all’interno della facoltà aggredendo e cacciando a suon di manganelli gli studenti che si erano radunati lì in assemblea per difendere lo spazio

Governo, fascisti e polizia non ci fermeranno! Continuiamo con le nostre lotte dentro e fuori le università! Per un'università pubblica e di massa!

vedi  video della seconda carica su www.caunapoli.org






pc 7 maggio - rivolte e lotte in Cina

KUNMIN
Rivolta contro il paraxiliene

Come già accaduto due anni fa, il governo cinese rischia di dover rinunciare alla costruzione di una fabbrica di paraxiliene (Px), una sostanza chimica altamente tossica usata nell'industria tessile. Ieri a scendere in piazza come nel 2011 a Dalian, è stata la popolazione di Kunming, contraria alla costruzione dell'impianto per paura di fughe di px. «Vogliamo sopravvivere, proteggere la salute, fuori il Px da Kunming», era scritto sugli striscioni portati nel corteo composto, secondo i dati ufficiali, da circa 200 persone. I blogger indipendenti stimano però che siano almeno 2 mila i manifestanti che hanno protestato contro la China National Petroleum Corporation. La società sotto accusa intende costruire nella vicina Anning un impianto per la produzione di 500mila tonnellate di Px all'anno. La notizia è stata diffusa dalla Bbc, che sottolinea come stiano aumentando nelle città cinesi le proteste a favore di una maggiore tutela dell'ambiente.

pc 7 maggio - le responsabilità della multinazionale italiana Benetton nel massacro di operaie e operai di Dacca Bangladesh

Dacca, Bangladesh, United Colors of Benetton». manifestazione a  TREVISO

Emanuele Giordana da il manifesto
I sindacati locali e il Forum internazionale per i diritti sul lavoro richiamano in causa Benetton: contrariamente a quanto ha finora sostenuto, nello scorso marzo l'azienda produceva ancora in quelle fabbriche. Nuovi documenti sulle forniture recuperati tra le macerie del Rana Plaza. 

C'è una data che incastra un pezzo di Italia nel crollo del palazzo di Dhaka dove dieci giorni fa più di 550 persone sono morte e dove alacri fabbriche tessili lavoravano al servizio della moda di regioni lontane. C'è una data, il 23 marzo del 2013 - un mese esatto prima del crollo del Rana Plaza - che inchioda il Gruppo Benetton alle sue responsabilità. Una data su una nuova bolla commerciale che, accanto ad altri nuovi documenti, si aggiunge a quella che fu trovata giorni fa tra le macerie del palazzo imploso ma che Benetton aveva liquidato come «one shot», acquisto spot dalla New Wave, fabbrica bangladeshi di indumenti. Anzi, Benetton dichiarava che quella ditta, su cui si erano già addensate nubi e dubbi, non era più tra quelle di cui si serviva. Una presa di distanze sbugiardata due volte. Col primo documento dopo che Benetton aveva negato di aver mai lavorato con le fabbriche coinvolte nel crollo. Una seconda volta - dopo la prima ammissione - ora che sono emersi nuovi documenti, chissà se gli ultimi di una brutta vicenda cui ora l'azienda trevigiana è chiamata a rispondere: ai lavoratori del Bangladesh, che la pubblicistica più moderata definisce «schiavi», e ai clienti degli oltre 5 mila negozi di un colosso noto per le pubblicità con bimbi multietnici stretti felicemente negli United Colors of Benetton, marchio diventato provocatoriamente famoso con gli scatti di Oliviero Toscani (che ha interrotto la collaborazione nel 2000). Quei documenti li hanno trovati gli uomini della Bangladesh Garments and Industrial Workers Federation e del Bangladesh Centre for Worker Solidarity, due sigle sindacali (la prima del Bangladesh, la seconda che fa capo all'American Federation of Labor-Congress of Industrial Organizations) che ancora stanno scandagliando le macerie. Una delle foto mostra chiaramente un foglio nel quale vengono contestati alcuni capi: bottoni, strappi, sporco. In alto a sinistra il nome dell'azienda fabbricante, la New Wave, e il nome del cliente, Benetton. A destra la data, il 23 marzo del 2013, 7 del pomeriggio. Negli altri documenti, ci sono bolle col nome Benetton o intestate alla società indiana Shahi Exports Pvt che citano Benetton, una «scheda controllo misure produzione» (in italiano) con alcune indicazioni per la manifattura di magliette riconducibile a Benetton e altro ancora. Nell'insieme dei documenti (l'ordine di cui il manifesto ha scritto il 30 aprile e quelli odierni), il coinvolgimento di Benetton è evidente. E la data di uno dei documenti che riproduciamo rivela quanto negato dalla società: se il 23 marzo, a un mese dal crollo, si contestava la fattura di certi abiti, come può dire l'azienda trevigiana che New Wave era ormai fuori dalla lista dei fornitori? Quelle fotografie sono state passate all'International Labour Rights Forum, un'organizzazione con base a Washington che difende i diritti dei lavoratori nel mondo e con meno peli sulla lingua dell'Ilo, l'agenzia dell'Onu per il lavoro. È stato il Ilrf a passarli a sua volta a un giornalista dell' International Business Times e a farli così arrivare anche sul tavolo della campagna Abiti Puliti, che in Italia ha per prima sollevato il caso Benetton e reso noto il primo documento che la coinvolgeva. Ora le immagini di quei documenti sono a disposizione dei lettori de il manifesto e indicano chiaramente date, ordini, tipo di confezione. Carta, come si dice, che canta e che canta una brutta musica. Una musica cui Benetton dovrebbe rispondere con un controcanto meno equivoco rispetto a quanto fatto sinora, prima negando, poi parlando di uno, massimo due ordini forse addirittura da addebitare a una sussidiaria. Un modo per stare lontani da una responsabilità che chiede due risposte: se Benetton non debba concorrere al fondo di solidarietà che alcune aziende hanno già sottoscritto che ripaghi almeno in parte le famiglie delle vittime. Se non debba spiegare chiaramente se intende firmare e quando il Bangladesh Fire and Building Safety Agreement promosso dall'International Labor Rights Forum e da Abiti puliti in Italia. Un accordo che impegna le aziende straniere al controllo sulla salute e la sicurezza degli stabili con verifiche pagate di tasca propria. In Bangladesh la magistratura va avanti con le indagini mentre le piazze si riempiono di una nuova fiumana di persone (
Lettera22

pc 7 maggio: Le merde in divisa, ancora in piazza a difesa dei loro colleghi che ammazzarono Aldrovandi, vengono ricevuti dal rappresentante del nuovo governo Contro-presidio sotto il Ministero





Dopo la vergognosa manifestazione sotto le finestre dell'ufficio della madre di Federico, il sindacato di polizia ha manifestato a Roma.

La protesta degli sbirri ha trovato subito orecchie attente nel ministero, fresco fresco di nuove nomine: il segretario generale Maccari a neanche mezz'ora dall'inizio del sit-in è stato ricevuto dal sottosegretario Ferri.

Contro la "manifestazione" delle merde in divisa sono scesi in piazza il comitato "Giustizia e verità per Aldro" e alcune realtà della capitale - ad esempio i centri sociali Astra e Strike

Il video della contestazione: http://video.repubblica.it/edizione/roma/caso-aldrovandi-contestazioni-contro-il-presidio-del-coisp/127582/126083



pc 7 maggio - Stato,governo,padroni italiani e il Commissario europeo DRAGHI lanciano allarmi e si preparano a reprimere con la violenza e lo stato di polizia le lotte e le proteste dei proletari e delle masse

Crisi, prima riunione Comitato Sicurezza: 
"Tenere alta attenzione su ordine pubblico"

Si è tenuto al Viminale il primo vertice del Cnosp con il presidente del Consiglio Letta, il ministro dell'Interno Alfano e i vertici delle forze di polizia e di intelligence. Ieri l'allarme lanciato dal presidente della Bce Mario Draghi sui rischi sociali e di sicurezza causati dalla crisi

E' necessario tenere alto il livello di attenzione del Viminale sull'ordine pubblico. E' quanto emerge dalla riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica (Cnosp) che si è tenuta questa mattina. Il ministro dell'interno, Angelino Alfano ha presieduto, per la prima volta dal suo insediamento, al Viminale il vertice durato un'ora e mezzo e  cui hanno partecipato il presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta, il vice ministro, Filippo Bubbico, i vertici nazionali delle forze di polizia e dei servizi di intelligence.

Nel corso della riunione, spiega una nota, il comitato ha svolto "un'ampia e approfondita analisi sullo stato della sicurezza nel Paese, con particolare riguardo alle situazioni di criticità sociale connesse all'attuale congiuntura economica, sottolineando la necessità di tenere alto il livello di attenzione anche per i riflessi sotto il profilo dell'ordine pubblico".

Intanto Enzo Letizia, segretario dell'Associazione nazionale funzionari di polizia, ha inviato una lettera ai presidenti di Camera e Senato per chiedere una commissione parlamentare sulla sicurezza.

Ieri Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, aveva lanciato l'allarme per il rischio di "forme di protesta estreme e distruttive" a causa della crisi.

pc 7 maggio - Processo Eternit a TORINO verso l'udienza finale - la rete nazionale sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio annuncia una mobilitazione per il 3 giugno

processo Eternit - verso la volata finale

Il processo Eternit verso la volata finale. Lunedì prossimo tocca a Guariniello

CASALE MONFERRATO - Entra nella fase finale il processo di secondo grado per l'Eternit. Ieri i tre magistrati del pool dell'accusa hanno iniziato la loro replica, come sempre lunga ed arrticola. E il pm Gianfranco Colace ha voluto ricordare il recente decesso di una 36enne nel Casalese nata appena una
settimana dopo che Stephan Schmidheiny in una riunione con i vertici dell'azienda aveva detto che si sarebbe dovuto fare tutto il possibile per dimostrare che l'amianto non è nocivo. Lunedì prossimo toccherà a Raffaele
Guariniello chiudere la partita per l'accusa, poi la parola passerà ai legali delle parti civili, a quelli delle difese delle società collegate con i due imputati, infine parleranno gli avvocati di Schmidheiny e di De
Cartier De Marchienne, il tutto al massimo entro il 3 giugno prossimo quando la Corte d'Appello si ritirerà in camera di consiglio.


verso il 3 giugno -mobilitazione della rete nazionale
appello e organizzazione sarà annunciata nella seconda metà di maggio
info a adesioni sin da ora
bastamortesullavoro@gmail.com

--

pc 7 maggio: Ancora repressione. Le proteste contro il MUOS non si fermano e il governo manda la polizia a picchiare il presidio popolare




Niscemi. La polizia picchia i No Muos, una donna all'ospedale


Anche oggi -06 maggio- solito scenario: alle otto del mattino la polizia blocca le strade d'accesso alla contrada Apa Ulmo di Niscemi per impedire alla popolazione di frapporsi al passaggio di un convoglio di mezzi civili diretti al cantiere del MUOS nella base NRTF della marina militare statunitense.

Il convoglio, scortato da numerosi mezzi di polizia e anche da agenti in tenuta antisommossa, incappa ugualmente in un gruppo di attivisti e di mamme intervenuti sul posto sin dal mattino presto.

Alla richiesta degli attivisti e delle mamme rivolta alla polizia di lasciar passare solo gli eventuali militari americani e impedire l’ingresso degli operai e dei tecnici, gli agenti rispondono con un intervento in forza per rimuovere i cittadini italiani dalla strada al fine di consentire al convoglio di raggiungere la sua destinazione.

Una mamma del comitato No MUOS di Caltagirone, strattonata brutalmente e scaraventata violentemente a terra, perde i sensi. Soccorsa dai presenti che chiamano un’ambulanza è in questo momento in ospedale a Niscemi dove i sanitari le praticano le prime cure.

A Samanta Cinirella, questo il nome della signora, stanno giungendo attestati di solidarietà dal coordinamento regionale dei comitati No MUOS e da numerosissimi attivisti di ogni dove.


Al link seguente, uno dei primi video disponibili in rete sull'accaduto:
http://www.youtube.com/watch?v=kzJDN5bY4Io

A parte i mezzi italiani, è facile costatare come i mezzi del convoglio siano quasi tutti civili e non militari.

Comitati No Muos



pc 7 maggio - fuori la polizia dall'Università ! Mobilitazione nazionale

La polizia all'università, gli studenti in mezzo a una strada. Solidarietà ai compagni di Milano!

E-mail Stampa PDF
>> video degli scontri
Oggi, 6 maggio, le nostre facoltà sono state il palcoscenico dell'ennesimo vergognoso atto repressivo.
Questa volta tocca agli studenti della Statale di Milano ritrovarsi a far fronte alla brutalità poliziesca e alle inquietanti decisioni dell'Università sulle modalità di risposta alle rivendicazioni degli studenti. In quello che viene spacciato come luogo democratico e di cultura, le istituzioni accademiche non si fanno scrupoli di utilizzare i manganelli contro le lotte degli studenti e dei collettivi.
Dopo aver già sgomberato uno dei luoghi nei quali gli studenti avevano la possibilità di confrontarsi e contrastare quotidianamente gli attacchi all'università pubblica (la Libreria Ex-Cuem), la polizia è entrata in massa e in assetto antisommossa all'interno dell'ateneo con l'intenzione, esplicita fin dal primo momento, di aggredire e intimorire gli studenti radunatisi in assemblea per difendere lo spazio.
Le immagini non lasciano spazio a interpretazioni: si è trattato di varie cariche a freddo e di certo senza remore di "esagerare" o di avere la mano troppo pesante. Le prime informazioni che ci arrivano ci raccontano di diversi studenti feriti dopo essere stati chiusi all'interno dell'ateneo e circondati su due lati. E' inammissibile che l'università risponda alle rivendicazioni e all'esigenza di spazi degli studenti permettendo alle forze dell'ordine di rendere l'atrio della facoltà un luogo dove dare libero sfogo alla brutalità poliziesca. L'università Statale di Milano già in passato si è resa protagonista di episodi di forte repressione contro gli studenti e le loro lotte.

Ma questa volta si è ancora una volta passato il segno: pagherete caro, pagherete tutto!
Fuori la polizia dall'università!
Giù le mani dagli spazi degli studenti!

RED NET – Rete delle realtà studentesche autorganizzate
LA POLIZIA IN UNIVERSITÀ, GLI STUDENTI IN MEZZO A UNA STRADA

Lunedi 6 maggio, gli studenti che occupavano e vivevano la libreria autogestita ex-cuem, situata nella sede centrale della statale di Milano, si sono trovati di fronte uno scenario di devastazione quasi lunare. Durante il weekend, l’aula era stata devastata da una squadra di tirapiedi al guinzaglio del rettore Vago, che avevano proceduto a smontare tutto ciò che si trovava al suo interno, dagli scaffali alle piastrelle del pavimento.

Ma gli occupanti e gli studenti solidali non si sono dati per vinti e, dopo un corteo interno all’università, hanno occupato una nuova auletta, dove poter continuare i propri percorsi di lotta e riappropriazione contro l’università-azienda e la mercificazione del sapere.
Ma il rettore Vago e il dirigente amministrativo Annunziata non hanno decisamente apprezzato la cosa.

Poco dopo, ben 10 blindati di polizia e carabinieri si sono dati appuntamento poco distante la statale, in piazza Santo Stefano, attendendo solo l’autorizzazione del rettore a intervenire.
cariche milano
Non appena ricevuta, un’ottantina di sbirri si sono precipitati, manganello in mano e casco in testa, contro gli studenti, caricandoli ripetutamente e mandandone ben 4 all’ospedale con braccia e teste rotte.

È COSÌ CHE BARONI E AZIENDE VOGLIONO LE NOSTRE UNIVERSITÀ: FUORI GLI STUDENTI E DENTRO LA POLIZIA.

Aziendalizzano quel poco che rimane dell’università pubblica - ricercando una maggiore produttività inesistente - mercificano il sapere rendendolo un altro semplice oggetto da vendere sui mercati, precarizzano il futuro lavorativo delle presenti e future generazioni, devastano i territori come gli spazi autogestiti dagli studenti, che ogni giorno si autorganizzano nelle scuole e nelle università resistendo a questo sistema di cose.

Con ogni evidenza abbiamo assaggiato una parte dei piani di ristrutturazione e aziendalizzazione che tendono a creare un’università infinitamente più classista che, lungi dal voler appianare le differenze di classe, sempre più diventa uno strumento in mano a confindustria e governi per estendere ed esasperare lo sfruttamento e l’ulteriore impoverimento delle classi sociali più deboli.

Possiamo riassumere il tutto con la frase che un baldo operatore di polizia (vedi Sbirro infame) ha pensato di rivolgere ad una studentessa: “gli studenti devono stare fuori dall’università”.

Non abbiamo dubbi in merito a questo desiderio da parte degli organi repressivi dello stato, dei governi e, non ultimi, i consigli d’amministrazione dei nostri atenei.

Questo è un attacco che come studenti e studentesse ci riguarda tutti e tutte. È un attacco a chi autorganizza percorsi di lotta all’interno delle università, per riprendersi il diritto ad una qualità della vita e del diritto allo studio che vogliono toglierci e che ci appartiene, e che richiede una risposta collettiva e organizzata.

SOLIDARIETÀ AGLI STUDENTI E ALLE STUDENTESSE DELLA EXCUEM
RIPRENDIAMOCI CIÒ CHE CI SPETTA!

Assemblea Scienze Politiche - Milano
scienzepolitichemilano@inventati.org - spomilano.noblogs.org
RED NET – Rete delle realtà studentesche autorganizzate
red-net.it

pc 7 maggio - Ilva Taranto - nuovo grave infortunio e fabbrica in sciopero !

lo slai cobas per il sindacato di classe

 'si allo sciopero, ma dobbbiamo andare a fondo, ripristinare il sindacato di classe in fabbrica e la postazione ispettiva in fabbrica'

 

Ilva, precipita da un ponteggio
ferito un operaio, recuperato dopo 2 ore

Nuovo incidente sul lavoro nello stabilimento di Taranto. Probabilmente l'uomo è caduto per il cedimento della pedana su cui stava lavorando


Ancora un incidente sul lavoro all'Ilva di Taranto. Un operaio del siderurgico, addetto alla manutenzione, è precipitato da un ponteggio ed è caduto in un convertitore all'interno dell'acciaieria 1, rimanendo ferito. L'uomo è stato recuperato dai vigili del fuoco dopo oltre due ore e mezzo in quanto il punto in cui è accaduto l'incidente era accessibile solo con l'ascensore, fuori servizio.

L'operaio, addetto alle saldature, stava effettuando lavori su un ponteggio montato su un convertitore quando, probabilmente per il cedimento della pedana su cui stava lavorando, è caduto da una altezza di circa tre metri ed è finito nel piano di colata. Per soccorrerlo sono intervenuti i dipendenti dell'infermeria dell'Ilva e i vigili del fuoco. L'operaio è finito in un punto raggiungibile solo con l'ascensore interno, fuori servizio: questo ha reso più complicate le operazioni di recupero del ferito. L'operaio ha riportato diverse contusioni, ma le sue condizioni non sono gravi.
Tutti i sindacati in fabbrica hanno dichhiarato sciopero fino alle 7 di domattina

Le rappresentanze sindacali unitarie di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza dell'Ilva di Taranto "considerano di estrema gravità quanto accaduto nelle operazioni di primo soccorso". "Ci riferiamo in particolar modo - spiegano in una nota indirizzata anche ai dirigenti della fabbrica - alla mancanza di un piano di evacuazione, che l'azienda è obbligata a mettere in atto, in particolar modo nelle operazioni di manutenzione impianti. La mancanza di quanto denunciato ha ritardato, di circa 2 ore e mezza, le operazioni di salvataggio dello stesso lavoratore, dall'interno del Convertitore 3".

Da parte sua l'azienda fa sapere che la dinamica dell'incidente "è in fase di accertamento". L'operaio coinvolto, Benedetto Montemurro, di 41 anni, ha subito "traumi a una spalla, alla gamba e al piede sinistro". "L'incidente - è detto - è accaduto durante un'attività di manutenzione all'interno del convertitore numero 3". Il lavoratore, osserva l'azienda, "è caduto da un ponteggio utilizzato per operare all'interno del convertitore". "L'infortunato - si legge ancora - ha ricevuto prontamente i primi soccorsi dai vigili del fuoco di stabilimento accompagnati successivamente dal personale medico. Le particolari condizioni del luogo dell'incidente hanno complicato le operazioni di assistenza che sono durate circa due ore". Montemurro, conclude l'Ilva, "è stato accompagnato in ospedale per tutti gli accertamenti del caso". (07 maggio 2013)

lunedì 6 maggio 2013

pc 6 maggio - Sbirri Bastardi ! Governo responsabile ! Assalto alla statale di Milano - studenti feriti

601820_276044082533099_131263063_n
Aggiornamenti da www.cantiere.org:
Ore 18.10 La polizia chiude tutti gli ingressi dell'università dividendo il presidio che si era formato nel chiostro. #Vagodimettiti! La tua operazione di polizia si è risolta con tre studenti feriti e uno spazio di cultura e socialità in meno!
Ma L'Excuem non si chiude nè ora nè mai! A sarà dura!
Ore 17.56 La polizia ha accerchiato gli studenti e con un altra pesante carica li ha condotti verso l'ingresso. I compagni cercano ovviamente di resistere per non farsi spingere fuori. L'università è di chi la vive!

Ore 17.49 La polizia ha caricato gli studenti che volevano difendere l'aula occupata dopo lo sgombero della libreria ex cuem di questa mattina. Una carica pesante lungo tutto il chiostro a cui i compagni hanno resistito per fortuna i ragazzi stanno tutti bene
Ore 17.38 La celere chiamata dal rettore sta facendo irruzione nell'aula occupata. I compagni resistono! Appare ovviamente inaccettabile la gestione dell'università in cui i problemi di spazi e libertà di cultura e saperi vengono invece gestiti come problemi di oridine pubblico. Erano anni che non si vedeva entrare la celere in sede universitaria per sgomberare un'auletta occupata...Ma non finisce qui! Ogni spazio che loro distruggono, noi lo ricostruiremo!
Ore 16.41: Aggiornamento di stato dell'Ex-cuem" La nostra risposta allo scempio compiuto in Excuem é stata quella di continuare le nostre attivitá in atrio aulamagna e occupare simbolicamente un'aula utilizzata da Interni e rimasta ora vuota,con scaffali vuoti! L'Amministrazione ha rischiesto l'intervento della questura, c'é il rischio dell'irruzione della celere in Universitá.
Chi si sente vicino al nostro progetto e ha potuto vivere anche solo un po' di quello che é l'Excuem ci raggiunga x sostegno."

Ore 16.23 Siamo barricati dentro l'excuem! La cultura non si sgombera

Ore 16.00 le forze del disordine si stanno preparando ad entrare in università! Guai a chi ci tocca! chi può raggiunga la sede di festa del perdono! #standup4excuem
Ore 15.30 il rettore chiama la forza pubblica e l'autorizza ad intervenire.
Ore 15.00 Il corteo interno e il collettivo dell'ex-cuem libreria autogestita occupano un'altra aula utilizzata solo da aziende e privati per i loro "saloni" e iniziative.
Ore 14.30 In centinaia al corteo interno in solidarietà all'ex cuem! Guai a chi ci tocca, quello che loro demoliscono noi ricostruiremo!
 Questa mattina l’università statale di Milano ha assistito all’ennesimo attacco da parte della governance universitaria post-Gelmini ad un’esperienza di lotta dentro e contro l’università. La libreria autogestita Ex-Cuem aveva ridato vita ad un luogo da tempo abbandonato, riempiendolo delle parole cardine dell’autogestione, della condivisione, della lotta politica.
La libreria autogestita Ex-Cuem di Milano è stata infatti sgomberata e svuotata con brutalità dal rettore dell’ateneo meneghino, che ha deciso di mettere nuovamente sotto attacco un percorso che a partire dalla ripresa di un aspetto cardine del diritto allo studio, l’accesso ai saperi, si era sempre di più mostrato vitale e voglioso di muovere diversi passi in più, contestando l’intera struttura del sapere universitario e dei suoi processi di governance.
Numerosi incontri, dibattiti, iniziative hanno segnato in questi mesi l’attività dell’Ex-Cuem, che ha risposto allo sgombero rilanciando immediatamente una serie di iniziative in università a partire da oggi, con un’assemblea pubblica in università alle 14 che farà il punto sullo sgombero e sulle prossime tappe di un percorso pronto a ripartire.
Intanto è già iniziato il presidio permanente dell’ingresso della Statale, dove insieme agli occupanti ci sono tutti gli scatoloni di materiale presente nell’ormai ex-sede della libreria autogestita. A testimoniare materialmente la ricchezza di un progetto che tornerà ancora più forte, ne siamo certi, a colpire una gestione aziendalistica e distruttiva dell’università.
Di seguito le parole della stessa Ex-Cuem sui fatti di oggi:
Lunedì 6 Maggio 2013
Esercizi di stile
powered by Universitas studiorum mediolanensis
Stamattina, arrivati in università, abbiamo trovato una sorpresa che non ci aspettavamo. La libreria è parecchio cambiata. I libri, gli scaffali, il bancone, la cucina, la sala prove non ci sono più.
Il pavimento è stato divelto, i muri abbattuti, le bacheche distrutte.
Il caos che regnava in libreria ha lasciato il posto a un surreale, inumano ordine, come quello che si percepisce dopo un incendio.
Vi ringraziamo di cuore: tra letterati, filosofi e giuristi, abbiamo qualche difficoltà a comprendere le nuove tendenze del design. Bisogna darvene atto: avete ben appreso la lezione di Interni. La tattica per guadagnare spazio è originale e moderna.
Bella prova: forse anche l'anno prossimo potrete svendere gli spazi dell'università senza dover leccare troppi culi.
Quindi, questo è un comunicato di ringraziamento.
Grazie per aver lavato gli ultimi piatti che rimanevano dalla cena di venerdì.
Grazie per aver tolto i tavoli, quel colore arancione faceva a pugni col grigio delle pareti.
Grazie per aver tolto le porte - da tempo si pianificava di rendere più attraversabile lo spazio Cuem.
Grazie per aver abbattuto il muro, il muro non è un concetto che ci piace, anzi già che ci siete la prossima volta abbattete anche quelli esterni, così saremo liberi di scorazzare tutti i giorni per l'università, tra un concerto Hardcore in rettorato e un pic-nic in CUSL, una grigliata in chiostro centrale e una pisciata sulla porta dell'ufficio dell'amministrazione.
L'anno scorso abbiamo deciso che, a fronte di tutto il tempo che abbiamo buttato a inseguire i vostri falsi sogni di gloria (o, per meglio dire, di servitù volontaria), il minimo che potevamo prenderci era la Cuem con tutti gli studenti e le studentesse.
La cuem è casa nostra. Per questo, ce la riprenderemo.
Ora che ci sono lavori in corso in libreria, l'università sarà casa nostra.
Come in "The Terminal", siamo pronti a trasformare abitandolo il non-luogo che è l'università.
In tempi di crisi, le vacanze sono un lusso che pochi si possono permettere: che ne dice, Rettore, se trasformassimo la Statale in un villaggio vacanze con tanto di piscina gonfiabile e giochi d'animazione?
Sarebbe un'idea che valorizza la già prestigiosissima immagine del nostro ateneo.
Oppure in un free camping.
Potremmo anche installare una SPA nel vostro ufficio.
Le idee non ci mancano, i mezzi neanche!! Con un po' di fortuna riusciremo a battervi in originalità.
Scusi, abbiamo questa tendenza a rapportarci da pagliacci con i pagliacci. Quindi niente più scherzi.
Ci dispiace, Rettore.
Un anno di incontri, in cui le nostre vite hanno incrociato quelle di tante altre persone che lottano come noi contro il dominio e lo sfruttamento che regolano il nostro mondo, non si può cancellare con due giorni di lavoro e qualche quintale di malta.
Già l'anno scorso, dopo il secondo sgombero, avevamo la sensazione che per voi fosse troppo tardi.
Dovevate estirparci prima, dovevate dividerci, prima di colpire, ma come al solito la vostra burocrazia è cieca e sorda. I rapporti umani e la voglia di costruire insieme non sono un "di più", un "dettaglio". Finchè non comprenderete questo, continueremo a vivere e a moltiplicarci come i Gremlin con l'acqua.
Quando avete a che fare con noi, dovrete sempre scontrarvi con l'imprevisto.
Un saluto sincero,
i ragazzi della libreria Ex-Cuem

 






pc 6 maggio - Germania manifestazioni rosse il 1° maggio a Amburgo e Berlino - cronaca da Amburgo rivoluzionaria e da Berlino antifascista e anticapitalistao



altAnche a Berlino il corteo del primo maggio è andato oltre la semplice ricorrenza: come ogni anno migliaia di persone hanno sfilato per i principali quartieri della capitale tedesca, con striscioni inneggianti alla distruzione dello status di strapotere delle  banche, invocando un cambiamento reale contro la retorica della fiducia nella "grande macchina del progresso" della Germania.
La manifestazione si è svolta in mattinata cercando di favorire la partecipazione, distribuendo volantini e organizzando stand antifascisti e anticapitalisti lungo le principali vie del quartiere Kreuzberg. In Berlin Schöneweide si è svolta invece una partecipata marcia antifascista, contro razzismo e nazifascismo che restano un nemico sempre attuale, soprattutto a causa del mimetismo (solo in apparenza e neanche sempre) di alcuni neonazisti presenti nell'apparato politico e militare tedesco.
Il corteo ha cercato di sfilare davanti ai luoghi principalmente frequentati dai neonazisti, magistralmente protetti, come d'abitudine, dalle forze dell'ordine.
Nel pomeriggio un altro corteo, sempre di migliaia di persone, si è armato della giusta rabbia, andando a colpire alcuni degli obiettivi responsabili della crisi non solo tedesca, ma mondiale, come i vari colossi bancari, alcune agenzie di credito e scontrandosi ripetutamente con la polizia con alcune sassaiole.
La polizia tedesca ha risposto con alcune cariche e con idranti; il dispositivo messo in piedi dalle forze dell'ordine era impressionante ed ha utilizzato quasi tutti i mezzi per disperdere il corteo, che però è rimasto quasi sempre compatto.

in spagnolo facilmente comprensibile

1º de Mayo internacionalista y revolucionario en Hamburgo (Alemania)


  INFORME SOBRE EL 1º DE MAYO DE 2013

La movilización para el Bloque Internacional para la demostración de los sindicatos y para la Demostración Revolucionaria por el 1° de Mayo tuvo un carácter marcadamente revolucionario y comunista. Precisamente por eso hubo durante la preparación mucha discusión al respecto. Pese a ello se logró establecer el símbolo de la bandera roja con la hoz y el martillo como el elemento central de la movilización y se distribuyeron muchos miles de llamamientos de la Alianza Contra la Agresión Imperialista (BGIA, por sus siglas en alemán) y se pegaron 25.000 carteles en toda la ciudad de Hamburgo, ante todo en aquellos barrios donde viven la masas más amplias y profundas de nuestra clase. Dazibaos y pintas con idéntico motivo se hicieron por donde iban a pasar las marchas.
El Bloque Internacional en la manifestación de los sindicatos contó con cerca de 1.300 manifestantes, que en comparación al año anterior significó un ligero aumento, tanto en tamaño como en calidad. Flamearon las banderas rojas de los partidos revolucionarios y de los partidos y organizaciones comunistas del mundo, sobre todo de Turquía en nuestro Bloque.
La manifestación revolucionaria por el 1° de mayo contó con por lo menos 2.000 manifestante. Comenzó con la conmemoración del levantamiento del Getto de Varsovia y un discurso por el 40 aniversario de Ibrahim Kaypakkaya. En Hamburgo se hará el 18 de mayo una manifestación en homenaje a ese gran dirigente revolucionario. Nosotros saludamos desde aquí, la decisión de los camaradas de Turquía de organizar un Kaypakkaya-Block en la manifestación revolucionaria.
En relación a los discursos nosotros cantamos juntos el himno de nuestra clase, La Internacional. Cuando nosotros comenzamos la marcha, fue claro de inmediato que la policía estaba presente en la manifestación con todas las fuerzas de que dispone. Las masas estaban llenas de ira y ellas dirigieron toda su furia contra los perros guardianes del orden. Ellas atacaron a la policía.
Nuestro discurso estaba de acuerdo a nuestro volante para el 1° de mayo(http://www.sol-hh.de/index.php/publikationen/254-es-lebe-der-1-mai-die-rebellion-istgerechtfertigt) . La reacción de los transeúntes y vecinos del trayecto fue positiva y siempre la manifestación fue saludada desde las ventanas y desde las aceras. Fue importante que la manifestación pese al, en parte, masivo ataque de los perros guardianes del orden, se defendió en forma organizada y tuvo un final ordenado.
Para nosotros el 1° de mayo de 2013 fue un éxito. La posición de que en Hamburgo no se podría manifestarse con hoces y martillos, porque las masas están contra el comunismo y no marcharían bajo nuestras banderas, devino en falso. Nosotros hemos aprendido mucho para la movilización y organización de las masas Sobre orden y disciplina hemos dado pasos adelante. Nosotros agradecemos a todos aquellos que han participado en la realización de esta lucha y celebración del día internacional del proletariado.


pc 6 maggio - A Pisa manifestazione contro lo sgombero dello spazio antagonista Newroz



alt 













Più di duemila i manifestanti che questo pomeriggio sono scesi in piazza a Pisa in solidarietà con lo Spazio Antagonista Newroz dopo l'attentato incendiario che ha colpito nella giornata di domenica il centro sociale di via Garibaldi. Una vera marcia popolare unita dallo slogan “ci sono cose che non bruciano” è partita da piazza Sant'Antonio ed è andata progressivamente ingrossandosi. Secondo l'indicazione emersa già dall'assemblea pubblica cittadina di giovedì la marcia è stata capace di generalizzare il patrimonio di lotte del Newroz per ribadire, consolidare e rilanciare la legittimità del conflitto sociale nella città di Pisa, riuscendo così a coinvolgere le numerose realtà della sinistra di movimento cittadina assieme a una composizione ricca ed eterogenea. Precari, studenti medi e universitari, lavoratori, migranti hanno saputo formulare con la loro presenza e determinazione la migliore risposta a qualsiasi intimidazione nei confronti di chi è intenzionato in questa crisi a lottare e spendersi in prima persona per aprire e costruire nuovi spazi di libertà e democrazia.

Case sfitte affitti pazzeschi questa è la città che vuole Filippeschi”
Percorso Corso Italia il corteo è subito confluito in piazza XX Settembre davanti al Comune. Palazzo Gambacorti nel corso di questo autunno è stato più volte militarizzato e le sue porte sprangate davanti alle proteste degli studenti medi pisani sostanziando con manganelli e denunce la distanza tra il blocco di potere piddino al governo in città e la volontà di cambiamento espressa dalle giovani generazioni di studenti. Davanti al tentativo da parte del PD pisano di associare la presunta “violenza politica” delle contestazioni al PD di quest'autunno con la “violenza vigliacca” dell'attentato al Newroz, il corteo di oggi, passando sotto il comune, ha evidenziato, soprattutto in questa campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale, l'alterità degli interessi di quanti nella crisi soffrono le politiche speculative della giunta Filippeschi sulla casa e sul mattone. Così è stata ribadita la legittimità per le lotte sociali di individuare i veri responsabili della crisi, sottraendosi al gioco di chi, riconducendo tutto a un'indistinta violenza politica da esorcizzare, vorrebbe nulla si intaccasse degli attuali assetti di potere.

Biji Apo. Biji Kurdistan...”
Mentre il corteo sostava sul Ponte di Mezzo e gli interventi dal furgone si susseguivano in rapida successione una grande scritta veniva vergata sulle sponde dell'Arno: “ci sono cose che non bruciano”, evocando il radicamento dell'esperienza dello Spazio Antagonista Newroz e della forza delle lotte sociali.
Sul Lungarno Mediceo il corteo ha sostato davanti alla Prefettura sui muri della quale uno striscione è stato appeso per chiedere la liberazione di Seda, una compagna turca arrestata nei giorni scorsi a Pisa e che ora rischia di essere estradata in Turchia dove è ricercata per reati politici. Seda infatti è una militante del MLKP, un partito dichiarato “organizzazione terroristica” e fuorilegge dal governo turco nel 2007. Il corteo ha intonato cori di solidarietà con il popolo kurdo, altra vittima delle politiche repressive turche e la cui causa è sempre stata cara alle attività dello Spazio Antagonista Newroz.

Palazzinaro vestiti a lutto, casa dopo casa ci riprendiamo tutto”
Alla fine di via del Borghetto, dopo due settimane le lotte hanno nuovamente raggiunto l'hotel di Santa Croce in Fossabanda. Il 18 aprile infatti per 4 giorni il Progetto Prendocasa ha occupato con le famiglie in emergenza abitativa questo spazio di proprietà del comune ma messo in vendita offrendo una soluzione concreta per risolvere l'emergenza casa. L'occupazione ha denunciato le politiche speculative del comune che preferisce pagare ostelli privati per ospitare le famiglie sotto sfratto e allo stesso tempo mette in vendita immobili pubblici pronti ad ospitare quanti in questa crisi non riescono più a pagare affitti esorbitanti e vengono sbattute fuori di casa. Il corteo ha ribadito che solo con una cooperazione dal basso che sappia individuare la ricchezza dell'esistente, valorizzarla e sottrarla alla rapina speculativa è possibile costruire un nuovo welfare fatto di dignità e riappropriazione. Esattamente come hanno iniziato a fare gli studenti universitari in questo mese di lotte intense occupando Palazzo Feroci, uno stabile di proprietà dell'università dismesso, per costruire uno studentato autogestito.
In una città con1200 udienze di sfratto più altre migliaia di sfratti esecutivi uno scandalo come quello dell'hotel di Santa Croce in Fossabanda non può essere tollerato: “ce lo prendiamo quando vogliamo!”.

La nostra rabbia brucia più del fuoco”.
Dopo Santa Croce in Fossabanda il corteo è arrivato in via Garibaldi e ha raggiunto il Newroz. I cordoni si sono sciolti sotto la porta delle mura dietro la quale si trova lo Spazio Antagonista. Dopo giorni di intensi lavori per il rapido ripristino dell'agibilità della struttura tutti, compagni e compagne, sventolando le bandiere rosse si ritrovano con rinnovata forza e rabbia di fronte al Newroz per ricordare ancora una volta che “ci sono cose che non bruciano”. Le lavoratrici della Sodexo, gli operai e le operaie Piaggio, i ragazzi della curva nord, i ragazzi e le ragazze dei quartieri popolari, gli studenti medi e universitari, le famiglie occupanti di casa, tutte le lotte che hanno attraversato e attraversano il Newroz ricordano Scià Scià e Giorgione e tutte insieme intonano cori di resistenza rinnovando la voglia di non cedere e di non abbassare la testa. Si canta “Bella Ciao”. Nessuna intimidazione può far arretrare le lotte a Pisa.

Franco è vivo e lotta insieme a noi...”
Alla fine di via Garibaldi il corteo confluisce con passo determinato in Piazza Serantini, proprio nel giorno in cui ricorre la vigilia dell'arresto di Franco. Ancora una volta, in una città in cui l'amministrazione vuole fare anche della storia un contenitore indistinto e innocuo dedicando una piazza Niccolai, il fascista contro cui Franco si oppose, il corteo sceglie invece di schierarsi, di interpretare desideri e volontà di parte.
Grazie al contributo e alla vicinanza di tanti, dopo soltanto una settimana dall'attentato, moltissimo è stato fatto per permettere al Newroz di tornare a funzionare come prima. Ma quello che la giornata di oggi ha saputo dimostrare, con una marcia popolare partecipata e condivisa, è che il Newroz vive prima di tutto nelle strade, nelle piazze e nelle lotte.

pc 6 maggio - Smascherate le menzogne dell'imperialismo- "Armi chimiche in Siria? Le usano i ribelli"- No all'aggressione USA-israele contro la Siria



"Gas sarin in mano ai ribelli siriani"

Carla Del Ponte ne è certa, "abbiamo le testimonianze"


Carla Del Ponte (keystone)


Abbiamo le prove che ad utilizzare armi chimiche in Siria sono stati gli insorti e non gli uomini fedeli al regime di Bashar al Assad.

Questo, in sintesi, è quanto ha affermato ai microfoni della RSI Carla Del Ponte, membro della Commissione ONU che indaga sui crimini di guerra commessi in Siria.

"Stando alle testimonianze che abbiamo raccolto i ribelli hanno usato armi chimiche, facendo ricorso al gas sarin", ha dichiarato l’ex procuratrice generale del Tribunale penale internazionale per i crimini in ex Jugoslavia che ha aggiunto, "le indagini sono ben lungi dall’essere concluse".

Inchiesta ancora lunga
"Le nostre inchieste dovranno essere ulteriormente approfondite, verificate e accertate attraverso nuove testimonianze ma, per quanto abbiamo potuto stabilire, al momento sono solo gli oppositori al regime ad aver usato il gas sarin" ha sottolineato Carla Del Ponte, stando alla quale solo le indagini, ancora in corso, potranno stabilire se anche il Governo di Damasco abbia, o meno, utilizzato questo tipo di armi.

Fonte: http://info.rsi.ch (sito della televisione di stato svizzera)

pc 6 maggio - NO MUOS Niscemi - questo governo usa ancora e sempre la polizia contro il presidio


Il comunicato del Coordinamento Regionale dei Comitati No MUOS sui fatti di stamani a Niscemi.

Il convoglio, scortato da numerosi mezzi di polizia e anche da agenti in tenuta antisommossa, incappa ugualmente in un gruppo di attivisti e di mamme  intervenuti sul posto sin dal mattino presto.

Alla richiesta degli attivisti e delle mamme rivolta alla polizia di lasciar passare solo gli eventuali militari americani e impedire l’ingresso degli operai e dei tecnici, gli agenti rispondono con un intervento in forza per rimuovere i cittadini italiani dalla strada al fine di consentire al convoglio di raggiungere la sua destinazione.

Una mamma del comitato No MUOS di Caltagirone, strattonata brutalmente e scaraventata violentemente a terra, perde i sensi. Soccorsa dai presenti che chiamano un’ambulanza è in questo momento in ospedale a Niscemi dove i sanitari le praticano le prime cure.

A Samanta Cinirella, questo il nome della signora, stanno giungendo attestati di solidarietà dal coordinamento regionale dei comitati No MUOS e da numerosissimi attivisti di ogni dove.

Al link seguente, uno dei primi video disponibili in rete sull'accaduto: http://www.youtube.com/watch?v=kzJDN5bY4Io . A parte i mezzi italiani, è facile costatare come i mezzi del convoglio siano quasi tutti civili e non militari.

pc 6 maggio - a Roma la polizia carica chi lotta per la casa

All’amministrazione capitolina non è bastato lo sgombero violento di 80 famiglie dall’edificio occupato di Tor Tre Teste. Stamattina i senza casa che chiedevano risposte a Comune e Prefetto sono stati presi a manganellate in Piazza Venezia.

I movimenti di lotta per il diritto all'abitare si sono di nuovo mobilitati, questa mattina, in occasione di un incontro di alcuni loro rappresentanti con il capo di gabinetto del Sindaco Alemanno e il direttore del dipartimento servizi sociali del Comune di Roma. Giudicando l’incontro insoddisfacente – anche alla luce dello sgombero alcuni giorni fa di uno degli edifici occupati in Via di Tor Tre Teste da decine di famiglie nel corso dello ‘tsunami tour’ del 6 aprile – alcune centinaia di attivisti e occupanti di case hanno deciso di andare a protestare davanti alla Prefettura, lontana poche centinaia di metri.
Ma Mentre si spostavano in corteo dal Campidoglio verso Piazza Santi Apostoli dietro uno striscione che recitava «Non vi illudete con uno sgombero di arginare lo tsunami. Tor Tre Teste resiste», la tensione è montata. I celerini presenti in grande quantità hanno indossato caschi e scudi e ad un certo punto sono partite le prime cariche in Piazza Venezia con l’obiettivo di impedire ai manifestanti di raggiungere la sede della prefettura. Altre manganellate sono state inflitte ai manifestanti quando, nonostante la prima carica, si sono riorganizzati ed hanno comunque cercato di raggiungere la Prefettura in corteo.

"Questa mattina ci siamo incontrati in Campidoglio con Antonio Lucarelli e Angelo Scozzafava – ha raccontato ai giornali Luciano, un attivista dei Blocchi Precari Metropolitani - chiedevamo una risposta per le circa 80 nuclei famigliari sgomberati dall’occupazione di Tor Tre Teste ma ci hanno replicato chiedendo lo stato di famiglia di ogni nucleo e poi proponendo l’accoglienza per donne e bambini ma divisi dagli uomini. Quindi ci siamo alzati indignati e ce ne siamo andati. Scesi dal Campidoglio scortati da alcuni dirigenti della polizia, sono arrivate due camionette e ci hanno picchiato. Ci sono tre contusi”. Tutti e tre, compreso un invalido, sono stati trasportati in ospedale in ambulanza.

Il video della carica: http://www.youtube.com/watch?v=s_1ZkysTDGo

Dopo la carica in Piazza Venezia i manifestanti si sono comunque spostati davanti alla Prefettura, mentre a lungo la vicina Via IV Novembre è stata blindata e chiusa al traffico. "Al Prefetto vogliamo raccontare i problemi dell'emergenza casa e di quanto accaduto oggi in piazza - ha aggiunto l’attivista dei BPM -Aspettiamo finché non ci daranno risposte per l'incontro anche se non sarà oggi. Deve capire il problema. Deve essere sensibile a quanto accade nella città". 

pc 6 maggio - LELLA COSTA: "E SE LE DONNE FACESSERO SCIOPERO?"

Nel firmare l'appello per la convocazione di stati generali contro la violenza, Lella Costa si rende conto che occorre molto più, la forza materiale della ribellione delle donne, arrivando a parlare della necessità di uno  sciopero delle donne, la necessità del protagonismo delle donne in prima persona, rispetto all'insopportabilità della condizione delle donne in questo paese, non delega alle donne istituzionali, non il chiuso di un convegno da cui le donne, le lavoratrici, precarie, disoccupate sono escluse a priori, non hanno voce, dove tutt'al più vengono proposti  provvedimenti che scalfiscono appena il problema che spesso sono il problema e non la soluzione!

A Milano, durante una prima presentazione dell'opuscolo s/catenate, una compagna, giustamente ha fortemente affermato: "sarebbe bello se le donne per una giornata fermassero il paese, si fermassero dalle cure di mariti, figli, al quartiere. E' proprio quello che ci vuole. Dare risonanza, un episodio che crea eco.."

Lella Costa:“E se le donne facessero sciopero?”

Lella Costa, una delle protagoniste di “Ferite a morte” in tutti questi mesi, è stata tra le prime ad aderire al nostro appello per la convocazione d’urgenza degli Stati Generali contra la violenza. Con una proposta in più che qui andiamo a leggere:
Da un po’ di tempo a questa parte mi frulla in testa un’idea: lo sciopero delle donne.
Le poche volte che ne ho parlato in pubblico mi han guardato con sorrisini  condiscendenti e sempre – sempre – qualcuno ha tirato in ballo Aristofane. Allora provo a spiegarmi meglio: immaginate cosa succederebbe nel nostro Paese se per un giorno intero tutte le donne – ma proprio tutte – smettessero di fare tutto quello che fanno abitualmente. Ma proprio tutto. In casa e fuori, in famiglia e sul posto di lavoro. Nei negozi, negli asili, negli aeroporti. Negli ospedali e nei ministeri, nei ristoranti e nelle scuole, nei tribunali, nelle redazioni, nei supermercati, nelle onlus. Dovunque.
Un paese paralizzato, altroche. Immaginate, immaginiamo: è facile, basta provarci, lo diceva anche John Lennon. Perché se le parole non bastano – neppure quelle indispensabili, quelle non negoziabili – allora bisogna trovare un’altra maniera per farci ascoltare.
Perché fare senza dire non serve, ma dire senza fare non basta. E noi non possiamo permetterci di perdere altro tempo, altre vite.
Non più. No more.”

pc 6 maggio - FEMMINICIDI: NO ALLA TASK FORCE, SI ALLA LOTTA DELLE DONNE!

Ilaria Alessandra Chiara Maria 
Letizia, uccise tra il 2 e il 3 maggio.


Quasi 3 al giorno, adesso. 


127 uccise nel 2012, 

25 solo nei primi 4 mesi del 2013.





Noi odiamo 

gli uomini che odiano le donne! 


Dall'opuscolo: "Uccisioni delle donne Oggi" del MFPR.

"... le uccisioni delle donne stanno assumendo dimensioni allarmanti, una “guerra di bassa intensità” contro le donne... non si tratta affatto di casi isolati, da vedere in sé per sé, ma si tratta di una tendenza che andrà purtroppo accentuandosi e che può trovare come risposta soltanto una mobilitazione diretta delle donne..
... Noi abbiamo usato il titolo di un libro per parlare del nuovo livello del rapporto uomo/donna. Gli “Uomini che odiano le donne” esprime - sia pur nei limiti di un titolo di romanzo - questi rapporti nella fase del moderno fascismo.
Il moderno fascismo è l’edificazione a sistema di tutto ciò che è reazionario, maschilista.
In questo senso le uccisioni non si potranno fermare, né ci sono interventi di legge, di controllo che possano frenarli. Il moderno fascismo le alimenta a livello di massa: le uccisioni hanno la caratteristica di essere ripetitive, emulative – più se ne parla, più vengono prese ad esempio. La stampa, la televisione berlusconiana sono in questo uno strumento fondamentale: amplificano o minimizzano o nascondono, su alcune vicende costruiscono dei talk show osceni, su altre fanno calare il silenzio; in questo modo indirizzano e/o deviano l’attenzione, impongono idee, giudizi, con criteri di scelta/selezione spesso razzisti, di classe o che comunque rispondono all’utilizzo di tali uccisioni e violenze per rafforzare la politica, l’ideologia, i “valori” dominanti e nasconderne la cause sociali, lì dove invece i motivi di questa recrudescenza di uccisioni delle donne vanno visti sempre come espressione della condizione generale delle donne e della realtà sociale. Spesso si tende a motivare il femminicidio come vicenda privata, frutto della gelosia, o di un raptus di follia. Ma anche esaminando specifici episodi, vediamo che le singole persone che uccidono trovano l’humus adatto, favorevole, che in un certo senso li fa sentire legittimate, niente affatto in colpa, anzi, quasi autorizzate. Questo humus è il moderno fascismo e questo rende differente oggi la questione della violenza sulle donne ed in particolare le uccisioni...

...Il governo, lo Stato usano strumentalmente le uccisioni delle donne per varare provvedimenti che non aiutano affatto le donne ma aumentano il clima di controllo e repressione...
...ogni misura del governo contro le uccisioni, violenze, ecc, in realtà non ha prodotto una diminuzione delle stesse ma, anzi, in un certo senso ha prodotto un effetto contrario, sia con le misure essenzialmente repressive, sia con quelle poche misure che potrebbero essere utili ma per come vengono gestite sono negative fino ad essere controproducenti...
...Ci sono decine e decine di denunce di donne, che però non sono mai prese in considerazione, gli iter burocratici per cui si attivano le forze di polizia o la magistratura sono complessi e lunghi e l’intero apparato deputato ad applicare la legge se ne disinteressa; ma è soprattutto la concezione che guida i poliziotti, i carabinieri, la magistratura che fanno le indagini che è bacata in partenza, impregnata, e come non potrebbe esserlo, di una ideologia maschilista, machista, sessista, congenitamente distante/contraria alle donne, alla loro vita, e ai loro bisogni, ribellioni.

Affrontare la questione della violenza con le misure repressive, togliendo quegli elementi di socialità, di apertura e solidarietà che ci aiutano a combatterla, puntando invece alla chiusura, alla fascistizzazione della società, alla desertificazione delle città, favorisce la violenza...
Queste misure creano un clima securitario/oscurantista, sempre ideale per la coltivazione di idee e pratiche fasciste, maschiliste, di sopraffazione e quindi hanno un effetto opposto, di incoraggiamento delle violenze sessuali a tutti i livelli; creano città sotto controllo, invivibili, in cui sono bandite le normali libertà, la socialità tra i giovani, tra le persone, l’uso normale delle città. E quando questo accade, sempre le città si desertificano dalla gente e diventano terreno pericoloso soprattutto per le donne, perché impediscono, addirittura criminalizzandolo, il senso collettivo, sociale della città e dei problemi, spingendo a una concezione individualista, antisociale, compagna di strada della sopraffazione, di un’ideologia comunque reazionaria, razzista e fascista, che nei confronti delle donne si esprime sempre come maschilismo e violenza..."

 

domenica 5 maggio 2013

pc 5 maggio - Nuovi criminali raid israeliani contro Siria ed Hezbollah ! Fermare l'aggressione imperialista-sionista !


Nuovo raid la scorsa notte. Israele di aver distrutto carico armi iraniane per Hezbollah. Tehran nega. "E' una dichiarazione di guerra", avverte vice ministro esteri Mekdad.

E' un'ondata di attacchi aerei quella che Israele sembra avere pianificato contro la Siria. La scorsa notte è stata presa di mira la periferia della stessa capitale Damasco. Tel Aviv dice di aver colpito un carico di missili iraniani Fateh 110 diretto al movimento libanese Hezbollah. Tehran nega con forza.

Damasco dice che l'attacco ha distrutto il centro di ricerca a Jamraya già bersaglio di un raid aereo a gennaio.

Secondo altre fonti il bersaglio invece è stato un deposito di munizioni sulle montagne di Qassiyoun da dove l'artiglieria dell'Esercito governativo spesso prende di mira le postazioni dei ribelli.

La tv del movimento sciita libanese, al Manar, riferisce che la scorsa notte la contraerea siriana sarebbe riuscita ad abbattere un cacciabombardiere israeliano. Tel Aviv smentisce.

In queste ore il governo siriano e' riunito per fare il punto della situazione mentre l'Iran esorta i Paesi della regione «a levarsi contro Israele che vuole creare instabilità».

L'attacco della scosa notte segue quello avvenuto tra giovedi' e venerdi', anche in quel caso, afferma Tel Aviv, contro un presunto carico di missili Fateh iraniani che dalla Siria, secondo i media americani, doveva raggiungere il movimento sciita libanese Hezbollah.

Barack Obama da parte sua offre pieno appoggio agli attacchi israeliani in Siria. Per il presidente Usa, lo Stato ebraico fa bene a «proteggersi dal trasferimento di armi avanzate», dalla Siria, «alle organizzazioni terroristiche», come le milizie sciite libanesi di Hezbollah.

A fine gennaio l'aviazione israeliana attaccò a pochi chilometri da Damasco quello che secondo fonti occidentali era un convoglio di armi antiaeree diretto in Libano e destinato al movimento sciita Hezbollah. Secondo altre fonti invece obiettivo del blitz aereo era stato, appunto, il centro di ricerca di Jamraya.

da Nena News

pc 5 maggio: Non solo F35, le spese militari della borghesia imperialista italiana aumentano sempre più e vengono scaricate sui lavoratori con tagli allo stato sociale e al lavoro


Gran parte dei soldi li mette il ministero dello Sviluppo Economico
Mentre Palazzo Chigi conferma la pagliacciata del 2 giugno




da l' Espresso



LE SPESE FOLLI DELLA DIFESA
di Gianluca Di Feo
Ventidue miliardi per digitalizzare l'Esercito, tre miliardi per i satelliti militari, oltre 600 milioni per un'arma contraerea che resterà prototipo. Ecco alcuni dei programmi più esosi e discutibili delle forze armate

 
Forza Nec, Sicral, Skymed, Meads. Sono progetti militari ignoti ai più che si traducono in miliardi a carico dei cittadini. Ormai tutti gli italiani conoscono il supercaccia F35, diventato l'icona della spesa bellica esagerata. Ma "'l'Espresso" nel prossimo numero in edicola descrive il buco nero della Difesa, che inghiotte ogni anno fiumi di denaro per iniziative di dubbia utilità. Grazie a un documento redatto dal governo Monti infatti è possibile ricostruire il costo previsto per alcuni degli investimenti più sorprendenti.

POTENZA SPAZIALE. Il capitolo più discutibile riguarda l'attività spaziale. L'Italia infatti ha una costellazione di satelliti spia e da comunicazione militare: sono già costati due miliardi di euro e si prevede di spendere un altro miliardo nei prossimi anni. Sei satelliti sono già in azione, parecchi altri stanno per raggiungerli entro il 2016. Per tenere in contatto brigate, flotte e stormi è in orbita la prima coppia di satelliti Sicral, a cui stanno per seguire il nuovo Sicral2 (costo 235 milioni di euro) e gli Athena, in consorzio con la Francia (63,5 milioni). Il solo piano Mgcp per la mappatura digitale del globo inghiotte 34 milioni. Misteriosi per definizione sono i nostri satelliti spia. Quattro sono già al lavoro: i Cosmo Skymed (costo 1.137 milioni) con i loro radar scansionano senza sosta i continenti e hanno prestazioni ammirate persino dalla Cia. Ora ne stiamo allestendo altri due di nuova generazione (550 milioni). In più siamo partner con i francesi per gli Helios2 (92,5 milioni), che fanno foto ovunque con obiettivi all'infrarosso. Come se non bastasse, due anni fa si è scelto di disegnare un altro 007 stellare made in Italy, chiamato Opsis: lo stanziamento iniziale è di 13,5 milioni. Finito? No, perché nel luglio 2012 i parlamentari prima di partire per le vacanze hanno ratificato l'acquisto di un ulteriore satellite spia: l'Opsat 3000, il gioiello israeliano che garantisce immagini portentose. Il satellite ideato dal Mossad ha un costo enorme: ben 350 milioni di euro, solo l'obiettivo della fotocamera verrà 40 milioni di dollari. Il fatto singolare è che al produttore di Tel Aviv andranno 182 milioni di dollari, mentre altri 200 milioni saranno intascati da Telespazio, azienda del gruppo Finmeccanica che curerà il lancio e la gestione delle infrastrutture. Si tratta di un'altra società molto cara all'esecutivo di centrodestra e in particolare all'ex sottosegretario Gianni Letta: il quartiere generale è in Abruzzo, nella natia Conca del Fucino, cuore di tutte le avventure spaziali nostrane.

A TUTTA FORZA. "L'Espresso" analizza poi il programma Forza Nec che prevede di trasformare tutto l'Esercito in un'unica rete digitale. Il preventivo è di 22 miliardi di euro, un record che surclassa persino le stime per il supercaccia F35. E' una passione dell'ammiraglio Gianpaolo Di Paola, che l'ha imposta nel 2006 quando era a capo delle forze armate, l'ha sostenuta poi dal vertice della Nato e come ministro tecnico l'ha salvata dall'amputazione della spending review. Ed è una gioia anche per Selex Es, società di Finmeccanica, che come "prime contractor" gestirà tutto in esclusiva. Un ottimo affare, perché da qui al 2031 tutto quello che verrà comprato dall'Esercito passerà attraverso il programma Forza Nec: fucili, elmetti, maschere antigas, autoblindo, fuoristrada, carri armati dovranno essere "digitalizzati". I fondi di Forza Nec finora sono serviti a Finmeccanica per studiare il "Soldato futuro" ossia una serie di gadget che non sfigurerebbero nel laboratorio di Mister Q dove si riforniva James Bond. C'è il mirino Specter integrato con una microtelecamera ad infrarossi. Ci sono occhiali per la visione notturna montati sull'elmetto. Mininavigatori gps piazzati sulla spalla. Telemetri sul lanciagranate coassiale che correggono automaticamente il tiro. Per i comandanti è allo studio un tablet blindato con touch screen, anche se molti sono scettici sulla possibilità di farlo funzionare in mezzo al fango delle battaglie. Prototipi che promettono meraviglie: finora ne abbiamo finanziati una ventina, spendendo 325 milioni. Con questi denari, si stanno "digitalizzando" solo 558 soldati: veri uomini d'oro, perché ognuno si porta addosso apparati hi-tech per un valore di mezzo milione di euro, incluse ovviamente le spese di sviluppo. Il guaio è che molti degli equipaggiamenti sono provvisori: destinati a essere rimpiazzati da altri congegni che ancora non sono stati messi a punto.
MISSILE DOPPIONE. Tra i tanti paradossi della tecnologia bellica a carico dei contribuenti c'è anche la scelta di finanziare due distinti programmi per la contraerea. Dieci anni fa l'Italia è entrata contemporaneamente nel consorzio europeo per il missile Samp-T e in quello con Germania e Stati Uniti per il missile Meads: entrambi destinati a fare più o meno le stesse cose. Il Samp-T adottato dall'Esercito è entrato in servizio. Per 1.200 milioni di euro potremo contare solo su cinque batterie operative: quanto basta per proteggere la capitale e Milano. Invece il più ambizioso sistema Meads concepito sull'asse Roma-Berlino-Washington è destinato al flop. La progettazione diretta dalla Lockheed è stata lenta e ha divorato fiumi di quattrini: oltre 3 miliardi di euro, inclusi 593 milioni sborsati dall'Italia. Un anno fa gli Usa hanno annunciato la fine degli stanziamenti. A quel punto i due governi europei hanno fatto pressioni d'ogni genere per convincere l'alleato a ripensarci. Il risultato è un compromesso: gli americani hanno tirato fuori 400 milioni di dollari, più o meno la stessa cifra che avrebbero dovuto pagare come penale per rompere l'accordo. Fondi che serviranno per completare solo lo sviluppo del radar, mentre il sistema Meads non diventerà mai operativo.

GENERALI IN AUTOGESTIONE. Di tutto questo, però, in Parlamento non si è mai discusso. Da oltre dieci anni generali e ammiragli sono di fatto in autogestione: programmano il loro futuro senza indicazioni a lungo termine da parte dei governi. L'ultimo "Libro Bianco" della Difesa venne redatto da Antonio Martino e presentato il 20 dicembre 2001: fu pensato in un altro mondo, che si godeva il boom economico e ancora doveva fare i conti con la guerra globale al terrorismo. Da allora spesso si prendono decisioni che rispondono più ai rapporti di potere tra le tre forze armate o alla visione del ministro in carica che non alle esigenze del Paese. La Marina, ad esempio, ha ridotto il numero di unità potenziandone il ruolo con l'ingresso in linea di due portaerei e quattro sottomarini. Con quale missione? La nostra sfera d'azione si è dilatata dalla Somalia alla Nigeria. E si cerca di giustificare l'attività dei sottomarini U212 - ultimi eredi degli Uboot tedeschi costati mezzo miliardo l'uno - affidandogli il pattugliamento del Mediterraneo contro improbabili mercantili di Al Qaeda. Spesso per giustificare la prosecuzione dei programmi, si inventa una nuova missione per i sistemi che si vuole acquistare da tempo. Così potrebbe accadere con le fregate Fremm, per le quali è prevista una spesa superiore ai cinque miliardi e mezzo. Finora sono stati stanziati soldi per costruirne sei mentre gli ammiragli ritengono che ne servano dieci. Le ultime navi allora potrebbero essere convertite alla lotta contro i missili balistici intercontinentali, per creare uno scudo navigante in caso di attacco di qualche Stato canaglia. Certo, i militari devono essere preparati a ogni minaccia: ma nell'Italia di oggi forse ci sono altri problemi, ben più urgenti delle incursioni di Teheran o di Pyongyang.

Per il programma Forza Nec che prevede di trasformare tutto l'Esercito in un'unica rete digitale il preventivo è di 22 miliardi di euro, un record che surclassa persino le stime per il supercaccia F35