giovedì 7 marzo 2013

pc 7 marzo - sostegno agli operai della bridgestone di Bari a fronte dell'annuncio di chiusura

Bridgestone, rabbia e lacrime  al vertice in Confindustria   La rabbia degli operai scoppia sotto alla sede di Confindustria Bari dove è stato organizzato l'incontro tra i sindacati e i vertici dell'azienda, dopo l'annuncio della chiusura e del licenziamento di 950 persone. Un centinaio di lavoratori si sono dati appuntamento in via Amendola dove hanno atteso l'arrivo dell'amministrazione delegato del Gruppo, Roberto Mauro. La situazione è sembrata degenerare all'arrivo del dirigente, perché l'incontro era stato organizzato al primo piano dello stabile in una stanza a vetrate contro cui spingeva la rabbia dei dipendenti -

pc 7 marzo - si rivaluta il fascismo di ieri per sviluppare il moderno fascismo oggi.. dopo Berlusconi e la capogruppo di Grillo. ora il viceministro 'tecnico Polillo


Parlando del più e del meno durante una trasmissione a Radio 2 l’esponente del governo Monti, Gianfranco Polillo, rivaluta il fascismo "almeno fino al 1935". E se non avesse perso la guerra…


In un suo intervento sul quotidiano la stampa, tempo fa Massimo Gramellini gli affibbiò l’appellativo di ‘sottosegretario alle chiacchiere’.
Ma questa volta quelle di Gianfranco Polillo, sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono ben più di innocenti chiacchiere. Perché quello che dovrebbe essere un ‘repubblicano’ ha speso inequivocabili parole di elogio nei confronti del fascismo e di Mussolini. Utilizzando i più banali e triti luoghi comuni sul regime di solito appannaggio del discorso revisionista berlusconiano. I fascisti delle varie correnti hanno di che fregarsi le mani, visto che il forse inatteso intervento di Polillo è arrivato a pochi giorni di distanza da un simile sdoganamento da parte della neocapogruppo dei 5 Stelle alla Camera. A dimostrare che in Italia la classe politica ha un problema con la storia, e con la memoria, ben oltre la cosiddetta ‘destra’. Polillo non è un politico qualunque: laureato in Economia, con una tesi di laurea discussa con il prof. Federico Caffè, prima di diventare sottosegretario aveva già ricoperto altri incarichi istituzionali, tra cui quello di Capo del Dipartimento per gli Affari Economici, quello di segretario di diverse commissioni parlamentari, di consigliere economico per il gruppo parlamentare del Popolo della Libertà alla Camera dei Deputati, di funzionario della Camera. È attualmente presidente di Enel Stoccaggi e membro del Consiglio di Amministrazione della SVIMEZ e collabora con Il Sole 24 Ore e altri quotidiani. Se un siffatto personaggio decide di sdoganare “i lati positivi” del fascismo, conscio degli strali e delle polemiche che avrebbe suscitato, non lo fa certo per sbadataggine o superficialità.

Per lanciare il suo messaggio - "come tutti i governi il fascismo ha fatto alcune cose bene e alcune cose male" - Polillo ha scelto una tribuna inusuale, quella della trasmissione di Radio 2 ‘Un giorno da pecora’. Cosa ha detto l’esponente del Partito Repubblicano?

Che il fascismo ha creato le basi del welfare. Che ha fatto delle cose positive e che gli si debbano riconoscere anche meriti, almeno fino al 1935. Assai più in là di quanto aveva osato spingersi la deputata grillina Lombardi. Sdoganando ben 15 anni di pestaggi, omicidi, chiusure col fuoco di sedi politiche e sociali, assalti ai giornali e alle camere del lavoro, guerre coloniali con conseguenti eccidi di popoli africani, incarcerazione e confino per i dissidenti, divieto e scioglimento di tutti i partiti e i sindacati, censura sulla stampa e così via. Se non fosse che l’antisemitismo in questo paese è ancora un tabù e che le relazioni con Israele non sono un elemento da bypassare con non-chalance, c’è da giurare che lo sdoganamento del regime dell’allegro sottosegretario avrebbe tranquillamente potuto comprendere anche l’infamia delle leggi razziali, per Polillo ‘conseguenza dell’alleanza con la Germania’. E magari a quel punto l’unico elemento a discapito di Mussolini sarebbe l’aver perso la guerra e di non essersi fatto, ad esempio, i fatti suoi come fece il lungimirante Francisco Franco. “Le cose disastrose sono state l’entrata in guerra con la Germania, la sottovalutazione e il non aver capito quella che era la forza dell’America” chiarisce.

Il viceministro ha parole di apprezzamento soprattutto per lo sviluppo dell’economia, delle arti e della scienza durante la dittatura. “Per esempio lui – il Duce - si è inserito in tutta quella che è stata l’elaborazione politica degli anni Trenta: Roosvelt, il keynesismo. E ha creato le basi del welfare in Italia, questa è stata una cosa estremamente positiva – ha dichiarato a Radio2 – Ha favorito il processo di conversione industriale, ha avuto una grande attenzione a quelli che erano gli aspetti del futurismo, che non era solo arte, ma anche scienza”.

 di luca fiore -. contropiano”.

pc 7 marzo - "Parlamento popolare" a Mahalla al Kubra - Egitto ?

I gruppi di opposizione hanno annunciato che formeranno un «Parlamento popolare» nella città industriale simbolo delle lotte del lavoro

di Giuseppe Acconcia* (*Questo articolo e' stato pubblicato il 6 marzo 2013 dal quotidiano Il Manifesto)

Il Cairo, 6 marzo 2013, Nena News - Nella terra degli operai nasce il Parlamento del popolo egiziano. I gruppi di opposizione, dopo aver deciso di boicottare il voto ed aver rifiutato l'incontro con il segretario di Stato John Kerry hanno annunciato infatti che formeranno un «Parlamento popolare» nella città industriale e operaia di Mahalla al-Kubra. «L'Assemblea allargherà gli obiettivi dell'impegno del popolo in politica», ha assicurato Shady el-Rakhawy, un esponente del partito el-Dostour, guidato dal liberale Mohammed el-Baradei. Per essere membri di questo Parlamento alternativo basterà essere cittadini egiziani, mentre le attività dell'Assemblea saranno in parallelo con l'istituzione cairota.

Già nel 2010, le forze di opposizione avevano stabilito un Parlamento alternativo per protestare contro le ultime elezioni parlamentari dell'era Mubarak. Anche in occasione del recente referendum costituzionale nella piazza principale della città si era tenuta una consultazione popolare fittizia. In quel caso, chi ha partecipato al voto, ha rifiutato a larghissima maggioranza la Costituzione voluta dagli islamisti. Sul tema della democraticità del nuovo Egitto è intervenuto il politico liberale Ezzedine Choukri. «La democrazia è il governo della maggioranza - ha detto al manifesto - ma in assenza di regole stabili diventa la dittatura della maggioranza, per questo la rivoluzione egiziana non è finita. I due terzi degli egiziani hanno meno di 50 anni, ma sono esclusi da un sistema monopolizzato da chi ha più di 64 anni», ha aggiunto il politico.

Ma nel Paese, la tensione è ancora alle stelle nella città portuaria di Port Said, dove la sentenza di sabato sulla strage degli ultras sembra ancora lontana. Sono proseguiti per il terzo giorno consecutivo duri scontri tra polizia e monifestanti. In tutto è di sei morti e oltre 500 feriti il bilancio di questi giorni di guerrilla urbana, innescati dal trasferimento dal carcere della città di 39 imputati in attesa di sentenza. Intorno alla sede delle sicurezza di Stati, si sono protratti i lanci di bottiglie molotov e gas lacrimogeni tra agenti in assetto antisommossa e attivisti. Un uomo è rimasto ferito alla testa da un colpo d'arma da fuoco e versa in gravi condizioni. Slogan contro la polizia sono stati scanditi per le vie della città mentre scritte contro i poliziotti sono apparse sulle mura del centro. Alcuni veicoli blindati sono stati dispiegati in punti strategici, nei pressi degli edifici pubblici e delle sedi di alcune aziende.

Anche al Cairo, gli scontri sono ripresi nei pressi di piazza Tahrir tra polizia e manifestanti, mentre si tenevano i funerali di un attivista ucciso durante le manifestazioni dello scorso gennaio. Durante la manifestazione è arrivata la notizia della condanna a tre anni di carcere da parte del Tribunale del Cairo per l'agente Mahmoud el-Shinnawy. Si tratta di uno dei cecchini che dai tetti dei palazzi di piazza Tahrir nelle proteste del novembre 2011 colpiva i manifestanti agli occhi. Il «cacciatore di occhi» aveva tra gli altri colpito ben due volte il giovane Ahmed Harara, lasciandolo completamente cieco. Le accuse contro di lui sono state testimoniate da un video nel quale si vede el-Shinnawy che punta direttamente agli occhi dei manifestanti.

Infine, il ministro dell'Economia Sayed Hegazy ha assicurato che l'approvazione del prestito pari a 3,8 miliardi di euro da parte del Fondo monetario internazionale (Fmi) è ormai vicino, ma ha chiarito che l'Fmi vuole che si attuino riforme imponenti, anche il taglio dei sussidi. Le autorità egiziane stanno spingendo per l'aumento dei prezzi della benzina e l'azzeramento delle agevolazioni per l'acquisto di carburante. Nena News

pc 7 marzo - in morte di Chavez - imperialismo yankee giù le mani dall'america latina

Chavez è un combattente contro l'imperialismo americano, a difesa dell'indipendenza nazionale del Venezuela in un contesto di lotta in tutta l'america latina.
Merita rispetto e onore per questo ed è giusto che ampie masse povere in Venezuela, in America Latina e in altre parti del mondo lo salutino. 

E' importante ora denunciare e combattere il ruolo dell'imperialismo americano - forse nella sua stessa morte - che cerca di rimettere le mani sul Venezuela.

Detto questo
Chavez non rappresenta nè i  proletari, nè i comunisti, nè gli antimperialisti autentici, nè in Venezuela, nè nel mondo e quindi sono del tutto fuori luogo in questa occasione le posizioni di inneggiamento e apologia che diffondono gruppi troskisti e falso comunisti - in Italia anche il degenerato gruppo neorevisionista ed elettoralista carc-nPCI.


Proletari comunisti - PCm Italia
7 marzo 2013

mercoledì 6 marzo 2013

pc 7 marzo - Operai e lotta di classe in Egitto

Nella regione del Delta del Nilo le proteste hanno accompagnato la vita dei lavoratori da molto prima che si iniziasse a parlare di Primavera Araba
di Francesca La Bella

Roma, 6 marzo 2013, Nena News - Due anni di "Primavera Araba" hanno dimostrato che le rivolte non sono tutte uguali. Le rivendicazioni scelte, le modalità messe in atto e il contesto in cui si inseriscono ne modificano lo sviluppo a tal punto che, anche in uno stesso Paese, le conseguenze delle mobilitazioni possono prendere forme assai diverse. In tal senso ci sono ribellioni che nascono e finiscono in una stagione mentre altre rimangono latenti per anni per poi riacquistare vigore in particolari contesti, dimostrando una continuità ed un radicamento difficilmente rintracciabili in altre esperienze. 

Esemplificative in questo senso sono le lotte degli operai egiziani.

La regione che si estende dal Delta del Nilo al Canale di Suez è un'area ad altissima concentrazione industriale. In questi territori, le proteste hanno accompagnato la vita dei lavoratori da molto prima che si iniziasse a parlare di Primavera Araba tanto che le manifestazioni contro le politiche economiche governative e le politiche industriali locali del 2006 e del 2008 in città come Mahalla al Kubra sono state, a posteriori, considerate come prodromi della più ampia lotta iniziata nel 2011. Se durante il Governo Mubarak gli operai protestavano per la mancanza di leggi sulla sicurezza sul posto di lavoro e per maggiori diritti in campo lavorativo, la salita al potere dei Fratelli Musulmani non ha significato un miglioramento delle loro condizioni e scioperi ed occupazioni di fabbriche sono ricominciati.

Alessandria, Tanta, Mansura, Mahalla, Port Said, cuore pulsante dell'economia industriale egiziana, sono, ad oggi, centri nevralgici di una lotta che, bloccando produzione e porti, rischia di mettere a dura prova il sistema economico del Paese, già indebolito dalle conseguenze della Primavera. Se nel caso di Port Said la scintilla che ha rianimato la protesta è stata la condanna a morte di 21 persone per la strage avvenuta allo stadio l'anno passato, nelle altre città appare centrale il ruolo della componente operaia. Un conflitto tra il Capitale, incarnato dal Partito Libertà e Giustizia e dalle sue politiche neo-liberiste, e il Lavoro. Le cronache ci parlano, infatti, di un'eterogenea opposizione al Governo che, unendo le rivendicazioni di soggetti con esperienze molto diverse, ha identificato alcune parole d'ordine comuni dalle quali partire: pane, libertà e giustizia sociale. Le rivendicazioni concrete e contingenti si sono, così, legate ad aspirazioni di più ampio respiro.

Le richieste non sono, però, state ascoltate e la risposta repressiva è stata violenta. Se alla Portland-Titan Cement Company di Alessandria i manifestanti in occupazione sono stati attaccati dai cani poliziotto, fuori dalle fabbriche decine di sindacalisti sono stati minacciati ed aggrediti e le notizie di morti e feriti durante le manifestazioni fanno ormai parte della quotidianità. In questo contesto, nonostante le contrapposizioni religiose e politiche abbiano a lungo fomentato divisioni e rivalità, la percezione della volontà di prevaricazione da parte delle Stato e degli industriali locali che, con la scusa delle politiche governative, hanno inaugurato una stagione di tagli e licenziamenti, ha indotto una coesione delle diverse componenti sociali in un'ottica di classe. 

La transizione non è, però, né semplice né immediata. Se, da un lato, bisogna ricordare che la dura risposta del Governo, fatta di aggressioni, rapimenti e torture, rischia di restringere le file della protesta, è altrettanto necessario evidenziare che queste proteste, sostenute e organizzate anche grazie all'apporto dei sindacati indipendenti, mancano ancora di una prospettiva di lungo periodo. L'avversione ad un nuovo Governo che avrebbe dovuto, nelle speranze di molti, rendere reali e concrete le promesse della Rivoluzione non può, infatti, essere sufficiente a modificare radicalmente il sistema politico e sociale del Paese. La strada è ancora lunga e solo l'interazione tra le diverse anime della protesta potrà determinare un futuro che, al momento, non è scritto. Nena News

pc 6 marzo - i grillini ..la nuova faccia della nuova destra - il caso di Genova ..crumiri targati 5 stelle in azione

GRILLINI CRUMIRI A GENOVA
Eccoci a raccontare un'altra porcata operata dai grillini; questa volta i protagonisti non sono gli onorevoli, bensì un gruppo di sedici autisti dell'Azienda Mobilità e Trasporti genovese, che vanno definiti con il loro nome: crumiri.
La suddetta società di trasporto pubblico locale è da tempo in crisi profonda, ed i responsabili (come sempre) scaricano i costi della necessaria ristrutturazione sui lavoratori e sugli utenti: taglio delle linee, limitazione della percorrenza delle stesse, riduzione della frequenza di passaggio delle macchine, aumento dell'orario di lavoro degli autisti, spezzettamento dello stesso in più segmenti giornalieri (in pratica si è a disposizione per sedici ore, se non di più), riduzione dei tempi di sosta ai capolinea; insomma, un attacco - in piena regola, e su tutti i fronti - ai diritti dei lavoratori e dei cittadini.
I dipendenti hanno da tempo calendarizzato una serie di iniziative di lotta, tra cui spiccano diverse giornate di sciopero, come quella che ha luogo martedì cinque marzo.
Il blocco della circolazione delle vetture ha un'ottima riuscita: ad esempio, dalla rimessa delle Gavette - in val Bisagno - non esce alcun mezzo per tutta la durata dell'astensione dal lavoro.
Non solo, ma al termine dell'agitazione, nel medesimo deposito, i lavoratori decidono di attuare una forma di protesta ulteriore: escono in servizio soltanto le macchine perfettamente a norma; sembra inutile - viste le conseguenze, disastrose per la manutenzione, dei tagli draconiani effettuati al personale non viaggiante - sottolineare come quelle idonee siano un'infima minoranza.
In questo panorama di riuscita agitazione sindacale, si deve purtroppo registrare la presenza di sedici crumiri targati Movimento Cinque Stelle: costoro - con il pretesto di non voler lasciare la gente a piedi - non partecipano alla giornata di lotta, in ossequio alle parole dell'Insetto Pagliaccio contro il sindacato che andrebbe abolito perché inutile; solo che, in questo modo, l'unico a beneficiare del loro comportamento è soltanto il padrone, non certo i lavoratori, e men che meno i cittadini.
Genova, 06 marzo 2013

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova

pc 6 marzo - 8 MARZO GERMANIA, DAL COMITATO ROSSO DELLE DONNE AMBURGO

VERSO L'8 MARZO! Proletari di tutti i paesi, unitevi!

Sempre l'oppressione ha causato resistenza, le donne e le persone oppresse hanno resistito fin dalla nascita della loro oppressione. Nel 1910 le partecipanti alla 2a Conferenza internazionale della donna a Copenaghen su iniziativa di Clara Zetkin, hanno deciso l'attuazione annuale della giornata internazionale della donna per lottare contro il doppio sfruttamento. Da allora, l'8 Marzo viene celebrato in tutto il mondo dalle donne oppresse, dalle comuniste e rivoluzionarie. Questo fa di esso uno dei giorni di lotta più importanti a livello internazionale del movimento femminista e della classe operaia.

La situazione attuale della donna in Germania
Anche se qui nella RFT c'è una uguaglianza formale sociale e politica per le donne, non si può negare l'oppressione esistente delle donne. Le donne sono doppiamente oppresse e sfruttate: dall'imperialismo e dal patriarcato. In Germania, le donne guadagnano in caso di rapporti di lavoro regolamentati in media il 23% in meno dei loro colleghi uomini e occupano posti di lavoro sproporzionatamente precari o in settori con bassi salari, o vengono impiegate in professioni di cura e sociali. Queste passano soprattutto attraverso condizioni di lavoro cattive e bassi salari. La responsabilità personale, la pressione morale e disposizioni alla correttezza mettono i lavoratori in questo settore particolarmente sotto pressione, ciò che caratterizza le loro lotte per il salario e il lavoro.
Ma oggi come ieri sono sempre le donne che – apparentemente liberamente - che prendono la decisione di dedicare una parte consistente della loro vita alla famiglia e all'educazione dei figli, e quindi a fare il lavoro non retribuito riproduttivo. L'imperialismo non può esistere senza il doppio sfruttamento e l'oppressione delle donne, perché altrimenti dovrebbe pagare qualcuno per questi lavori di riproduzione. Oltre ai lavori domestici e all'allevamento dei figli non pagati la donna crea nuove forze di lavoro, che possono essere poi sfruttate e oppresse dall'imperialismo.
La radice dell'oppressione delle donne è la proprietà privata dei mezzi di produzione, così come la nascita delle classi. Finché ci sarà la proprietà privata dei mezzi di produzione, ci sarà l'oppressione delle donne. Così, la liberazione effettiva delle donne è possibile solo attraverso l'eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Questi fatti e la doppia oppressione e sfruttamento della donna proletaria, le danno un ruolo particolare nella lotta di classe.

Nessuna liberazione sotto l'imperialismo!
L'esperienza delle lotte delle donne a livello mondiale fino ad ora ha dimostrano che i progressi più significativi sono stati fatti nel processo di costruzione del socialismo. Questi progressi sono stati visti come esempi per le donne che combattono nel mondo. Progressi enormi sia dal punto di vista economico che sociale sono stati fatti in Unione Sovietica e in Cina durante le prime fasi di sviluppo del socialismo nel giro di pochi anni. Ad esempio, il problema del lavoro riproduttivo è stato risolto collettivamente. Pertanto, l'Unione Sovietica è stato il primo paese che ha stabilito negli anni '20 gli asili. Anche in Cina dal 1949, in particolare durante la Rivoluzione Culturale Proletaria (1966 - 1976) è stato dato molto valore alla socializzazione del lavoro domestico e di cura dei figli come un passo verso la liberazione delle donne. Nacquero, tra l'altro Centri di cura per bambini e ristoranti nelle fabbriche e nei quartieri, che potevano essere utilizzate da tutti tutto il giorno. Così alle donne non solo veniva data la possibilità di partecipare alla produzione comunitaria, ma avevano anche il tempo di formarsi politicamente e nella vita pubblica e culturale. Le donne hanno preso il loro destino nelle proprie mani e hanno conquistato questi diritti conquistati da sé.
Questi risultati sono sotto l'imperialismo inconcepibili. Perché in un sistema basato sulla proprietà, non ci possono essere risultati, come la conquista degli asili nido, tutti i giorni e che stanno aperti più di 10 ore. Non sono indirizzati nemmeno alle esigenze delle madri e dei bambini, come tutto in questo sistema, perché l'unico scopo è quello di massimizzare i profitti, mentre danni alle donne la "libertà" per poter vendere la loro forza-lavoro come lavoratrici salariate.
Poiché il fondamento della liberazione della donna è la rivoluzione proletaria, l'avanguardia delle donne di oggi, sono in prima linea, per esempio nella guerra popolare in Perù, India o nelle Filippine. Sono i nostri esempi, perché sono attive nella lotta per la liberazione dell'umanità.

Solo il comunismo ci renderà liberi!
Perché anche noi possiamo prendere parte attiva in questa lotta, abbiamo bisogno di un partito comunista, che mira a lottare per la rivoluzione socialista come via verso il comunismo. Questo partito può essere formato solo sulla base dell'ideologia del proletariato.
Considerare il ruolo speciale delle donne nella lotta di classe, ci renderà chiara la necessità cosciente di scatenare la loro forza. A causa della loro doppia oppressione doppia esse hanno doppie ragioni per la resistenza.
La liberazione delle donne deve essere prodotto delle donne stesse, ma questa lotta non può essere fatta in modo isolato. La doppia oppressione delle donne nell'imperialismo è necessaria per poter mantenere la proprietà dei mezzi di produzione. Questa è anche la base per l'oppressione della classe operaia. La liberazione delle donne e di tutta l'umanità, ci sarà solo sotto la guida dell'ideologia del proletariato e del suo partito, perché solo nel comunismo la proprietà dei mezzi di produzione sarà distrutta.

Femminismo proletario per il comunismo!
Scateniamo la forza delle donne come una forza potente per la rivoluzione!
Per un movimento delle donne con una posizione cosciente di classe, nel comunismo realizziamo la nostra emancipazione!

Comitato Rosso delle Donne Amburgo
Febbraio 2013

http://vnd-peru.blogspot.it/

pc 6 marzo - giornata nazionale di lotta a Taranto il 22 marzo


pc 6 marzo - 8 marzo delle donne proletarie


pc 6 marzo - Ilva ..la Cina è vicina !

novi ligure
05.03.2013 -

Manager cinesi in visita alla stabilimento dell'Ilva

Anche la bandiera della Cina fuori dallo stabilimento novese dell'Ilva

Ricevuti dai maggiori dirigenti del Gruppo, guidati da Angelo Riva, nipote di Emilio, il patron.

g. fo. 
Diciannove dirigenti della Baum steel, una multinazionale siderurgica cinese, hanno fatto visita ieri allo stabilimento Ilva di Novi. 
I manager sono stati ricevuti da alcuni tra i maggiori dirigenti del Gruppo Ilva guidati da Angelo Riva, nipote del patron Emilio. La presenza dei manager con gli occhi a mandorla, sottolineata dalla bandiera nazionale cinese all’ingresso dello stabilimento novese (come sempre avviene con gli ospiti di riguardo), ha però messo in apprensione i dipendenti.

pc 6 marzo - IL MOVIMENTO CINQUE STELLE HA, COME CAPOGRUPPO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI.. una fascista !

 Chi, a torto o a ragione, si definisce "di sinistra" ed ha votato per il Movimento Cinque Stelle, è servito; nel primo atto della legislatura, l'Insetto Pagliaccio ne ha già combinata una delle sue: è stata eletta capogruppo alla Camera dei Deputati l'onorevole - sia inteso nel senso più dispregiativo possibile - Roberta Lombardi.
Codesta novella politicante è una persona, se così si può definire, orgogliosamente nazionalsocialista; per chi non avesse la sfortuna di conoscere il suo pensiero, ecco cosa ha dichiarato in merito al contesto storico nel quale si è sviluppato il fascismo: "l'ideologia del fascismo, prima che degenerasse (?!?), aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo: un altissimo senso dello stato, e la tutela della famiglia".
 Non è accettabile che un'onorevole, che come tale ha giurato sulla Costituzione nata dalla Guerra di liberazione dal fascismo italiano e quello tedesco, si possa esprimere in questa maniera, confondendo volutamente il socialismo con il peggior nazionalismo; se i grillini non vogliono essere a ragione tacciati di essere seguaci dell'ideologia fascista, ne devono pretendere le immediate dimissioni: naturalmente anche dal suo scranno parlamentare.
 Genova, 05 marzo 2013
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova

pc 4-5 marzo - Da Napoli solidarietà ai compagni condannati per le rivolte di Manduria


 Da Napoli solidarietà ai compagni condannati per le rivolte di Manduria!


Care compagne e cari compagni,
abbiamo scritto questo breve comunicato di solidarietà che stiamo
diffondendo tramite i nostri canali e che, ovviamente, giriamo anche a voi
esprimendovi ancora la nostra massima solidarietà e complicità.
Teneteci aggiornati!
Un abbraccio.

Saluti comunisti,

le compagne e i compagni del CAU

Napoli solidarietà ai compagni condannati per le rivolte di Manduria!

E-mail Stampa PDF
Esprimiamo massima solidarietà a Margherita ed Ernesto, coordinatori dello SLAI  COBAS per il sindacato di classe e dirigenti di Proletari Comunisti.
I compagni “colpevoli” di aver manifestato il proprio dissenso  contro il C. A. I. (Centro di Accoglienza ed Identificazione ) di Manduria, in provincia di  Taranto, sono stati condannati a 15 giorni di carcere perchè ritenuti responsabili della grande rivolta dei tunisini nel campo di nel 2 aprile 2011.Il C.A.I. è una struttura non prevista dall’ordinamento giuridico italiano, quindi temporanea, creata ad hoc per la presunta emergenza immigrazione e che, teoricamente, non prevede la detenzione. In realtà questi centri  prendono le forme di veri e propri campi di concentramento.
solidarietà ManduriaIn questi Lager vengono consumate delle violenze inaudite sulla spalle di chi ha sostenuto un viaggio estenuante alla ricerca di una speranza, alla ricerca di un futuro.
Persone che finché sono rimaste nel proprio Paese e si sono rivoltate contro i sanguinari dittatori (Gheddafi, Mubarak, Ben Alì..) vengono etichettate come degli eroi da sostenere o civili da difendere.
Ma quando ,sfiancati dalla guerra e dalla repressione decidono di attraversare il Mediterraneo  alla volta delle coste europee, da “civili da proteggere” si tramutano in “una’orda barbarica di clandestini” che ha invaso il “nostro territorio”.
Dimenticando che per qualsiasi ragione essi fuggano, le persone del nord-africa scappano da condizioni di vita e di lavoro disumane, delle quali il nostro governo e tutti i governi occidentali sono pienamente responsabili e colpevoli: dalle aggressioni imperialiste mascherate da interventi umanitari, allo stato di iper-sfruttamento imposto dalle imprese europee che in quei paesi delocalizzano la produzione di beni e servizi, al sostegno dei regimi di Ben Alì, Mubarack o Gheddafi, all’appoggio dato alla repressione dei movimenti popolari in Bahrain o nello Yemen.
Ed è per questo che diamo tutto il nostro sostegno a chi in quei giorni a Manduria ha lottato al fianco dei “dannati della terra”, solidarietà Manduriaper la chiusura dei C.A.I., per la tutela dei rifugiati , e che ha gridato a gran voce NO al razzismo istituzionale, alle politiche di esclusione, allo sfruttamento del lavoro, alle violazioni dei diritti, ad un sistema sociale ed economico che opprime e ci sfrutta.

Siamo TUTTI dannati della terra!
Solidarietà ai compagni Margherita ed Ernesto!



“Crescete come buoni  rivoluzionari .Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l'importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, solo, non vale nulla.
Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario”.
Che Guevara.
>>Qui il comunicato dei due compagni
Ultimo aggiornamento ( Martedì 05 Marzo 2013 21:35 )  







*“Crescete come buoni  rivoluzionari .Studiate molto per poter dominare la
tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l'importante è
la rivoluzione e che ognuno di noi, solo, non vale nulla.
Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi
ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. È la
qualità più bella di un rivoluzionario”.* Che Guevara.


<http://proletaricomunisti.blogspot.it/2013/02/pc-27-febbraio-manduria-2011-liberare.html?m=1>il
comunicato dei due compagni*

*CAU* // collettivo autorganizzato universitario - Napoli
sito web: *caunapoli.org*
facebook: *Giulia
Valle*<http://www.facebook.com/profile.php?id=100000516007110>
twitter:*@*
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lunedì 4 marzo 2013

pc 4-5 marzo - Stalin 60° anniversario della morte - 5 marzo 1953-5 marzo 2013 - Noi difendiamo Stalin, perchè siamo comunisti marxisti-leninisti-maoisti non 'stalinisti'

Il movimento comunista internazionale ha già fatto un bilancio di Stalin, bisogna andare avanti e non indietro.

Per questo non partecipiamo a agiografie e celebrazioni che non siano improntate al marxismo-leninismo-maoismo

Ripubblichiamo tra oggi e domani due testi del Partito Comunista Cinese, diretto da Mao Tse Tung che costituiscono la pietra miliare del Movimento comunista internazionale sulla questione di Stalin per riprendere in termini seri proletari e comunisti la questione.

SULLA QUESTIONE DI STALIN

Commento alla Lettera Aperta del Comitato Centrale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica
Redazioni del "Quotidiano del Popolo" e di "Bandiera Rossa" - 13 settembre 1963
Casa Editrice in Lingue Estere - Pechino

La questione di Stalin è una questione di importanza mondiale che ha avuto ripercussioni tra tutte le classi in ogni paese e che oggi è ancora oggetto di molte discussioni, in cui differenti classi ed i loro partiti e gruppi politici assumono differenti punti di vista. E' probabile che non si possa giungere ad alcun verdetto finale su questa questione, in questo secolo. Ma esiste virtuale accordo tra la maggioranza della classe operaia internazionale e del popolo rivoluzionario, che disapprova la completa negazione di Stalin e sempre più ne cura il ricordo. Ciò vale anche per l'Unione Sovietica. La nostra controversia con i dirigenti del PCUS è una controversia con un gruppo di persone. Noi speriamo di persuaderli, per fare avanzare la causa rivoluzionaria. A questo scopo scriviamo il
presente articolo.
Il Partito comunista cinese ha sempre sostenuto che quando il compagno Krushciov negò completamente Stalin col pretesto di "combattere il culto della personalità", sbagliava in pieno e aveva secondi fini.
Il Comitato centrale del Partito comunista cinese ha posto in rilievo nella sua lettera del 14 giugno che "combattere contro il culto della personalità" viola gli integrali insegnamenti di Lenin sulle
relazioni tra dirigenti, partito, classe e masse e mina il principio comunista del centralismo democratico.
La Lettera aperta del Comitato centrale del PCUS evita di dare alcuna replica ai nostri argomenti di principio, e si limita a definire i comunisti cinesi "difensori del culto della personalità e rivenduglioli delle idee erronee di Stalin". Quando stava combattendo i menscevichi, Lenin disse: "Non replicare agli argomenti di principio dell'avversario ed attribuirgli solo 'eccitazione' non significa discutere ma insultare." L'atteggiamento mostrato dal Comitato centrale del PCUS nella sua Lettera aperta è esattamente come quello dei menscevichi.
Sebbene la Lettera aperta ricorra all'insulto in luogo della discussione, noi, dal nostro canto,
preferiamo replicare con argomenti di principio ed un gran numero di fatti.
La grande Unione Sovietica fu il primo Stato della dittatura del proletariato. All'inizio, il principale dirigente del partito e del governo in questo Stato fu Lenin. Dopo la morte di Lenin, fu Stalin.
Dopo la morte di Lenin, Stalin diventò non solo il dirigente del partito e del governo dell'Unione Sovietica ma anche il dirigente riconosciuto del movimento comunista internazionale.
Sono solo 46 anni che il primo Stato socialista fu inaugurato dalla Rivoluzione d'ottobre. Per circa trenta di questi anni Stalin fu il principale dirigente di questo Stato. Le attività di Stalin
occupano un posto estremamente importante sia nella storia della dittatura del proletariato che in quella del movimento comunista internazionale.
Il Partito comunista cinese ha consistentemente sostenuto che la questione di come valutare Stalin e quale atteggiamento assumere nei suoi confronti non è solo una questione di valutare Stalin personalmente; è, quel ch'è più importante, una questione di come fare il bilancio dell'esperienza storica della dittatura del proletariato e del movimento comunista internazionale dopo la morte di Lenin.
Il compagno Krushciov negò completamente Stalin al 20° Congresso del PCUS. Egli omise di consultare prima i partiti fratelli su questa questione di principio che coinvolge l'intero movimento comunista internazionale e cercò dopo d'imporre loro il "fatto compiuto". C
chiunque dia una valutazione di Stalin differente da quella della direzione del PCUS è accusato di "difesa del culto della personalità" e "interferenza" negli affari interni del PCUS. Ma nessuno può negare il significato internazionale dell'esperienza storica del primo Stato della dittatura del
proletariato, o il fatto storico che Stalin era il dirigente del movimento comunista internazionale; di conseguenza, nessuno può negare che la valutazione di Stalin è una questione importante di principio che riguarda l'intero movimento comunista internazionale. Che ragione hanno, dunque, i dirigenti del PCUS di proibire ad altri partiti fratelli di fare una realistica analisi e valutazione di Stalin?
Il Partito comunista cinese ha invariabilmente insistito su una analisi completa, oggettiva e scientifica dei meriti e demeriti di Stalin con il metodo del materialismo storico e con la presentazione della storia come essa realmente si svolse, e si è opposto alla soggettiva, cruda e completa negazione di Stalin con il metodo dell'idealismo storico e con la distorsione e l'alterazione intenzionale della storia.
Il Partito comunista cinese ha costantemente sostenuto che Stalin ha commesso errori, che hanno avuto le loro radici ideologiche nonché sociali e storiche. È necessario criticare gli errori che Stalin
effettivamente commise, non quelli che gli vengono infondatamente attribuiti, e da una corretta posizione e con metodi corretti. Ma noi ci siamo costantemente opposti all'impropria critica di Stalin, fatta da una errata posizione e con metodi errati.
Quando era vivo Lenin, Stalin combattè contro lo zarismo e propagò il marxismo; dopo essere diventato membro del Comitato centrale del Partito bolscevico guidato da Lenin prese parte alla lotta per preparare la via alla Rivoluzione del 1917; dopo la Rivoluzione d'ottobre lottò per
difendere i frutti della rivoluzione proletaria. Stalin guidò il PCUS ed il popolo sovietico, dopo la morte di Lenin, a lottare risolutamente contro i nemici sia interni che esterni, ed a salvaguardare e consolidare il primo Stato socialista del mondo. Stalin guidò il PCUS ed il popolo sovietico a difendere la linea dell'industralizzazione socialista e della collettivizzazione agricola e ad ottenere grandi successi nella trasformazione socialista e nella costruzione socialista.
Stalin guidò il PCUS, il popolo sovietico e l'esercito sovietico per un'ardua ed aspra lotta alla grande vittoria della guerra antifascista. Stalin difese e sviluppò il marxismo-leninismo nella lotta contro varie specie di opportunismo, contro i nemici del leninismo, i trotskisti, gli zinovievisti, i bukharinisti ed altri agenti borghesi.
Stalin dette un indelebile contributo al movimento comunista internazionale in una serie di scritti teorici che sono immortali opere marxiste-leniniste.
Stalin guidò il partito ed il governo sovietici a seguire una politica estera che nel suo complesso era in conformità con l'internazionalismo proletario ed a dare grande assistenza alle lotte rivoluzionarie di tutti i popoli, incluso il popolo cinese. Stalin fu in prima fila nella corrente della storia a guidar
e la lotta, e fu un nemico irreconciliabile degli imperialisti e di tutti i reazionari.
Le attività di Stalin sono intimamente legate con le lotte del grande PCUS e del grande popolo sovietico e sono inseparabili dalle lotte rivoluzionarie del popolo di tutto il mondo.
La vita di Stalin è stata la vita di un grande marxista-leninista, di un grande rivoluzionario proletario.
È vero che mentre compì gesta meritorie per il popolo sovietico e per il movimento comunista internazionale, Stalin, grande marxista-leninista e rivoluzionario proletario, commise anche certi errori. Alcuni furono errori di principio ed altri furono errori commessi nel corso del lavoro
pratico; alcuni avrebbero potuto essere evitati ed altri erano difficilmente evitabili nel momento in cui la dittatura del proletariato non aveva precedenti da seguire.
Nel suo modo di pensare, Stalin s'allontanò dal materialismo dialettico e cadde nella metafisica e nel soggettivismo su certe questioni, e di conseguenza fu a volte separato dalla realtà e dalle masse.
Nelle lotte all'interno ed all'esterno del partito, in certe occasioni e su certe questioni egli confuse due tipi di contraddizioni che sono di natura differente, le contraddizioni tra noi stessi e il nemico e le contraddizioni tra il popolo, e confuse anche i differenti metodi necessari per trattarle. Nel lavoro
guidato da Stalin di reprimere la controrivoluzione, molti controrivoluzionari che meritavano la punizione furono giustamente puniti, ma allo stesso tempo ci furono innocenti che furono ingiustamente condannati; e nel 1937 e 1938 fu commesso l'errore di allargare la portata della repressione dei controrivoluzionari. In fatto di organizzazione del partito e del governo, egli non applicò pienamente il centralismo democratico proletario e, fino ad un certo punto, lo violò. Trattando le relazioni con partiti e paesi fratelli, egli commise alcuni errori. Egli diede anche alcuni cattivi consigli nel movimento comunista internazionale.
Questi errori causarono certe perdite all'Unione Sovietica ed al movimento comunista internazionale.
I meriti e gli errori di Stalin sono questioni di realtà storica, oggettiva.
Un confronto dimostra che i suoi meriti sono maggiori delle sue colpe. Egli era primariamente nel giusto, e le sue colpe furono secondarie. Nel fare il bilancio del pensiero di Stalin e del suo lavoro nel complesso, ogni onesto comunista che rispetta la storia, prima di tutto sicuramente osserverà ciò che era primario in Stalin. Pertanto, quando gli errori di Stalin vengono correttamente valutati, criticati e superati,è necessario salvaguardare ciò che era primario nella vita di Stalin, salvaguardare il marxismo-leninismo che egli difese e sviluppò.
Sarà utile se gli errori di Stalin, che furono soltanto secondari, saranno presi come lezioni storiche in modo che i comunisti dell'Unione Sovietica e di altri paesi possano stare in guardia ed evitare di ripetere quegli errori o possano commettere meno errori. Le lezioni storiche sia positive che
negative sono utili per tutti i comunisti, a condizione che siano tratte in modo corretto e in conformità con i fatti storici e non distorcendoli.
Lenin sottolineò più di una volta che i marxisti erano totalmente diversi dai revisionisti della Seconda internazionale, nel loro atteggiamento verso persone quali Bebel e Rosa Luxemburg, che erano grandi rivoluzionari proletari malgrado tutti i loro errori. I marxisti non nascondevano gli errori di tali persone, ma attraverso tali esempi impararono "come evitarli e vivere secondo le più rigorose esigenze del marxismo rivoluzionario." Per contrasto, i revisionisti "esultavano" e
"schiamazzavano" per gli errori di Bebel e Rosa Luxemburg.
Ridicolizzando i revisionisti, Lenin citò a questo proposito una favola russa: "Talvolta le aquile possono volare più in basso delle galline, ma le galline non possono mai levarsi all'altezza delle aquile." Bebele Rosa Luxemburg furono "grandi comunisti" e nonostante i loro errori, restarono "aquile" mentre i revisionisti erano un branco di galline "nel cortile del movimento della classe operaia, tra i mucchi di letame".

pc 4-5 marzo - Afghanistan La Nato chiede scusa per i due bimbi uccisi


Il comandante della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza della Nato in Afghanistan (Isaaf), generale Usa Joseph Dunford, ieri ha ammesso “la morte di due giovani civli afghani” in un'operazione compiuta il 28 febbraio scorso nella provincia centrale di Uruzgan. Dunford ha detto: “Presento le mie scuse e condoglianze alle famiglie” per le vittime scambiate per “forze insorgenti”.

Il Sole 24 Ore
3 marzo 2013

pc 4-5 marzo - da una lettera di Davide Rosci, dal carcere di Teramo

Carissim* compagn*
[...] sono Davide Rosci detenuto nel carcere di Teramo nella cella n. 8 alla 4° SUD.
Dal 18 febbraio sono detenuto a seguito degli scontri del 15 ottobre e dirvi che su me e gli altri compagni arrestati si sia scagliata la mano fascista e borghese dello stato è poco.
Con la repressione stanno provando in tutti i modi di soffocare ogni dissenso e se pensano di poterci azzittire sbagliano di grosso.
Fuori dal carcere ho ricevuto molta solidarietà e spero vivamente che il progetto del 9.1.02[?] di creare un movimento contro la repressione e il fascismo diventi realtà.
Siamo stati troppi anni in silenzio ed è arrivata l'ora di reagire unitariamente e proprio noi detenuti abbiamo capito, attraverso la nostra testimonianza, di smuovere quante più coscienze possibili.
La crisi in atto deve diventare rivoluzione e il lavoro di noi compagni è quello di chiedere a tutti di reagire e chiedere che la pratica di farsi scivolare tutto addossa finisca.
Abbiamo la possibilità di cambiare la situazione di silenzio che da troppi anni c'è in Italia attraverso le varie lotte che svolgiamo nei territori, non sciupiamola.
Giustizia sociale e sviluppo del benessere per tutti è il nostro compito dal quale non possiamo tirarci indietro e anche se oggi siamo sconfitti, di certo non siamo morti!!
Dal carcere di Teramo vedo voglia di fare e di mettersi in discussione.
Scusare e ho fatto questa premessa ma voglio con la mia testimonianza dire a quante più persone possibile che non bisogna arrendersi perché credo, sono convinto, che potremo insieme rompere queste catene.
Tornando a noi, sono a dirvi che la realtà carceraria a Teramo non è delle migliori, anzi, siamo 500 detenuti per un carcere da 400; le celle, che sono per una persona, sono occupate da due detenuti e qui capisci che la funzione riabilitativa è veramente una chimera. La maggir parte dei detenuti è in attesa di giudizio e solo il mio braccio ha le celle chiuse tutto il giorno.
Ho scritto al direttore esternando le mie impressioni cercando di attirare la sua attenzione sul dover dare l'opportunità di impiegare questo tempo per acquisire qualche competenza, magari con dei corsi, ma dubito che avrò risposte...
Non chiedo trattamenti di favore o altro, non è nel mio stile, ma vorrei che un detenuto una volta uscito da qui trovi delle porte aperte nel mondo del lavoro perché qui trovi subito un impiego nel ramo della malavita.
Nella mia cella di 8mq, priva di ogni cosa civile ho trovato nel mio compagno di cella Khamel (tunisino) tanta umanità, la stessa che manca ai giudici che spregianti della vita delle persone condannano noi e i mostri cari.
C,è bisogno di mobilitazione per cambiare questo sistema che vede nel mio braccio un 72enne cardiopatico in carcere, persone che hanno un lavoro e famiglia in carcere per 4 grammi di fumo e così via.
Dobbiamo solo volerlo.
Potete imprigiona il mio corpo, mai la mia mente.
Davide [falce martello stella]

[ndr: all'interno della busta c'è scritto: "FUORI I COMPAGNI DALLE GALERE [falce martello stella]"]

Teramo 27 febbraio 2013 [data timbro. ndr]
Davide Rosci carcere di Teramo

domenica 3 marzo 2013

pc 3 marzo - anniversario di Stalin .. a Taranto


per il 60° anniversario della morte di Stalin

                            STALIN vuol dire ACCIAIO
                                        Taranto 6 marzo 
                                    via rintone 22 Taranto  
                                    info pcro.red@gmail.com

 il circolo di proletari comunisti da alcune settimane stà svolgendo un gruppo di studio sul testo 

Stalin    PRINCIPI DEL LENINISMO
I.     Le radici storiche del leninismo
II.    Il metodo
III.   La teoria
IV.   La dittatura del proletariato
V.    La questione contadina
VI.   La questione nazionale
VII.  Strategia e tattica
VIII. Il partito
IX.   Lo stile nel lavoro


Ne stiamo studiando alcuni capitoli.
Lo facciamo in forma critico-formativo, cioè utilizziamo il testo per comprendere i concetti alla luce della pratica della lotta di classe che conduciamo.
I capitoli che stiamo studiando sono il VII - Strategia e tattica  -VIII - Il partito - IX - Lo stile nel lavoro

Il 5 marzo ricorre il 60° anniversario della morte di Stalin
non ci interessano apologie e celebrazioni.. non abbiamo tempo per questo e pensiamo che non servano agli stessi scopi di chi le promuove, quindi Proletari Comunisti -PCm Italia a livello nazionale e il circolo a livello locale non partecipano ad esse.
Ci interessa invece lo studio e l'approfondimento critico nei circoli e tra i proletari e i giovani avanzati e interessati 

Per il 6 marzo il circolo a Taranto, organizza una serata dalle
17 alle 20, presso la sede slai-cobas via rintone 22 -  aperta anche a compagni che non siano del circolo, 
per fare e discutere un bilancio breve e sintetico sulla figura e opera di  Stalin nella storia del Movimento Comunista Internazionale e quali lezioni positive e negative possiamo trarre da questo
oggi a tanta distanza dalla sua morte, che possano servire oggi alla classe operaia e alle masse popolari nella battaglia per la ricostruzione di un partito rivoluzionario adatto ai nostri tempi, che possa fare oggi ' nel fuoco della lotta di classe e in stretto legame con le masse'  la rivoluzione proletaria e socialista, necessaria, nel nostro Paese come nel mondo, a mettere fine a quell'orrore senza fine che si chiama capitalismo e imperialismo. 


il libro 'principi del leninismo' si può leggere, scaricare, stampare all'indirizzo  
 www.resistenze.org - materiali resistenti - disponibili in linea: iper-classici del marxismo - 20-04-03
Tratto da Stalin - Opere scelte Vol. 1- Laboratorio Politico

Testo messo a disposizione da Edizioni La Città del Sole - conversione in html a cura del CCDP

pc 3 marzo - CONCLUSO STUDIO E DIBATTITO SUL CAP. "IL PARTITO" DEI "PRINCIPI DEL LENINISMO" DI STALIN



2° PARTE DELLO STUDIO DEL CIRCOLO PROLETARI COMUNISTI DI TARANTO DEI “PRINCIPI DEL LENINISMO” DI STALIN.

Lo studio sui tratti caratteristici del partito del leninismo è ripartito dal paragrafo “Partito come forma suprema dell’organizzazione di classe del proletariato”, in cui Stalin spiega come il proletariato nella sua lotta contro il capitale possiede varie altre organizzazioni: sindacati, organizzazioni di donne senza partito, unioni della gioventù, organizzazioni culturali, ecc., tutte necessarie per la classe, ma perché tutte queste varie organizzazioni conducano la loro azione in una sola direzione al servizio di una sola classe e non devino verso altri interessi di classe, è necessaria la direzione del partito del proletariato.
Su questa parte del testo il dibattito nel circolo è stato ampio, toccando diversi aspetti, facendo riferimento anche all’esperienza del nostro lavoro. Riportiamo solo alcuni aspetti del dibattito.
L’esempio più evidente – è stato detto – delle organizzazioni extra partito è l’organizzazione sindacale, la prima e più di massa forma di organizzazione dei lavoratori, in cui si temprano, acquistano esperienza nella lotta contro il padronato, il governo, la repressione statale. Ma anche le altre organizzazioni sono necessarie – come scrive Stalin a “consolidare le posizioni del proletariato nelle diverse sfere di lotta… (e a temprarsi) come la forza chiamata a sostituire l’ordine borghese con l’ordine socialista”. Nel dibattito si è fatto l’esempio dell’organizzazione delle donne, del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, che non è necessaria solo alle donne, ma è altrettanto necessaria alla classe operaia che su questo terreno è spesso più arretrata della borghesia illuminata, spesso impregnata anche delle forme più deteriori di ideologia borghese. (A volte questo valore strategico generale del mfpr viene sottovalutato dalle stesse compagne).

Alla classe operaia, quindi, servono tutte queste organizzazioni extrapartito che portino il suo punto di vista, la sua posizione alternativa a quella della borghesia e lottino contro la borghesia su tutti i fronti, temprando il proletariato come classe che deve prendere il potere, per sostituire tutto l'ordinamento attuale.
Ma questo sistema di organizzazioni per “condurre la loro azione in una sola direzione poiché servono una sola classe, la classe dei proletari” vuol dire due cose:
primo, che tutta la teoria della “indipendenza” e “neutralità” dei sindacati come delle altre organizzazioni della classe è da un lato falsa (anche i sindacati confederali sono legati a partiti e politiche borghesi) dall’altro è volutamente diffusa per impedire che esse servano alla lotta rivoluzionaria del proletariato;
secondo, che questo sistema di organizzazione deve essere diretto da un’organizzazione centrale che ha l’esperienza necessaria, ha l’autorità necessaria, cioè riconoscimento anche morale da parte delle masse per il suo lavoro, la sua abnegazione, disinteresse, che raccoglie gli elementi migliori del proletariato. Questa organizzazione è il partito.
Dice Lenin: il partito è sintesi superiore di un sistema di organizzazione.

Questo tipo di partito richiede dei “rivoluzionari di professioni”, cioè compagni e compagne che vedono la militanza, non come una sorta di impegno burocratico, lavoro part time, ma come il centro della loro vita, concentrati con la testa e col cuore. L'attività del circolo, in questo senso, deve tendere a creare le condizioni perché alcuni compagni facciano questo salto.
Nel dibattito si è detto anche che questa militanza alcune volte crea delle contraddizioni nelle relazioni personali, specie per le compagne, che si confrontano/scontrano spesso con forme di maschilismo. Ma questo – hanno detto, proprio le compagne - è un terreno di lotta, e per le compagne di doppia lotta, su cui o si va avanti o si arretra. Occorre imparare a trattare queste contraddizioni in modo che non diventino antagoniste e finiscano per ostacolare la crescita delle compagne e dei compagni; ma se diventano antagoniste, bisogna trattarle con la lotta aperta.
Altro aspetto. Ci possono essere nella vita momenti in cui qualche compagno non può dare il 100%, su questo non c'è da drammatizzare ma affrontare e dare soluzioni collettive. Diventa un problema se il modo in cui viene affrontata la questione invece che frutto di decisione collettiva è frutto della volontà del singolo compagno. In questo secondo caso è inevitabile che questi compagni diventano “elementi instabili”, fatto che porta ad un arretramento ideologico, ad uno spirito rivendicativo, in cui è il partito che deve essere al servizio e deve dipendere dall’instabilità del singolo compagno.

Si è quindi tornati sulla questione, posta da Lenin e ripresa da Stalin nei “Principi del leninismo”, su chi deve essere membro del partito: se deve essere “l'ultimo degli scioperanti” o chi esprime coscienza di classe e svolge un ruolo di avanguardia, per riprendere la critica al codismo e all’opportunismo, con esempi anche a noi vicini. Per esempio gli operai del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti, che aggregano ma non si pongono come avanguardia di classe verso gli altri operai; altro esempio sono gli operai Ilva organizzati da l’Usb, che pur se quando lottano sono avanzati rispetto alla massa degli operai Ilva, spesso sono portatori di atteggiamenti nocivi, di contrapposizione alla massa degli operai, non comprendono la realtà, non fanno un'analisi della condizione oggettiva e soggettiva, non portano parole d'ordine che possano fare avanzare e allargare la lotta. Questo tipo di operai sono ancora lontani da una coscienza di classe, per cui ci si sente parte di tutta una classe, degli operai di tutta la fabbrica, non solo del tuo reparto.
Il partito nel rivolgersi alla classe si rivolge alle sue espressioni più avanzate.
Oggi, a causa di anni e anni di guasti, anche ideologici, del sindacalismo confederale e del riformismo politico, e del dominio invadente delle idee borghesi (in cui un ruolo deleterio è rappresentato da tv, internet/facebook), tra gli operai sono presenti spesso idee confuse, sbagliate, concezioni individualiste, che ostacolano una coscienza di sé come classe e lo sviluppo di lotte avanzate, e che condizionano anche lo stile di vita.  
Questo rende difficile la costruzione del partito del proletariato, e quindi deve essere un terreno di lotta. Perché, come dice Lenin, è la massa degli operai con le loro lotte che spingono gli elementi avanzati al partito.

Un'altra parte del testo “Principi del leninismo” su cui ci si è soffermati con vari interventi è stato il paragrafo, importantissimo, sul “partito, strumento della dittatura del proletariato”. Sintetizziamo brevemente il dibattito.
Il partito comunista è uno strumento per portare il proletariato alla lotta per la conquista del potere; non è una “chiesa” fine a sé stessa, né un fatto di sola adesione politica/ideologica, ma è lo strumento indispensabile al proletariato per fare la rivoluzione e conquistare il potere.

Ma cosa è questo potere? Cosa è la dittatura del proletariato? Lo stesso termine dittatura – diceva un compagno - a volte spaventa, perché si pensa subito alle dittature borghesi/fasciste conosciute. Ma si tratta di tutt’altro!
Dice Lenin che essere d'accordo con la rivoluzione ma negare la dittatura del proletariato significa concretamente non volere il potere del proletariato, perchè la dittatura del proletariato è l'unica forma che permette al proletariato di prendere e mantenere il potere.
La dittatura del proletariato, infatti, non è solo una forma necessaria di imposizione del potere proletario contro la borghesia rovesciata, ma una forma indispensabile per salvaguardare il nuovo potere. La conquista del potere è solo il primo passo, subito dopo è necessaria una lotta per mantenerlo, perché non si tratta di un semplice cambio di potere (o di passaggio di gestione nello stesso sistema tra un partito e un altro, come avviene oggi per il governo); si tratta di un cambio di classe al potere e la classe borghese, capitalista scalzata lotta ferocemente su tutti i fronti per recuperarlo. Perciò la dittatura del proletariato è esercizio della forza dei proletari e delle masse popolari contro la borghesia che continua a sopravvive anche dopo la rivoluzione e si organizza per riprendere il potere.
In termini marxisti qualsiasi forma di Stato è una dittatura di una classe sull’altra. Anche la democrazia borghese contraddicendo gli stessi principi proclamati è in realtà una dittatura della borghesia sul proletariato e sulla maggioranza delle masse; ed essa ha un contenuto visibile di aperta coercizione, di dittatura, ogni volta che sono in discussione gli interessi della classe borghese.
Il trucco è che viene presentata questa dittatura come “democrazia”. Il marxismo serve a smascherare questa mistificazione.

La dittatura del proletariato, invece non è un esercizio del potere per sè, ma uno strumento nelle mani della classe che rappresenta la maggioranza dei proletari e delle masse, per liberare tutta l’umanità, per estinguere le classi e quindi per porre fine alla dittatura del proletariato non per perpetuarla.  

Ma la dittatura del proletariato è indispensabile anche sul fronte delle masse. Le masse proletarie e popolari non è che per solo il fatto di aver fatto la rivoluzione si sono trasformate e liberate da tutto il marcio dell'influenza della borghesia. Certo, nel corso della rivoluzione le masse si trasformano, ma resta una lotta prolungata da fare. Su questo Mao è andato avanti, anche sulla base del bilancio dell’esperienza dell’Urss, e ha sviluppato la Rivoluzione Culturale Proletaria, per portare la rivoluzione in tutti i campi, non solo nella struttura ma nella sovrastruttura.
Vanno distinte – è stato detto nel dibattito – le contraddizioni che hanno natura antagonista con le forze borghesi, dalle contraddizioni in seno al popolo che il proletariato al potere deve trattare anche trasformando le condizioni materiale e sociali che producono quella contraddizioni. Qui sono stati portati alcuni esempi: la questione della droga, la questione della violenza sessuale, ecc.
Come scrive Stalin: la forza dell'abitudine di milioni di persone è la forza più terribile da combattere e contro questa forza la dittatura del proletariato è strumento indispensabile per non rendere fragile il potere. La rivoluzione, non è una catarsi immediata e completa. Anche tra chi ha fatto la rivoluzione esiste il peso delle abitudini e restano le influenze delle altre classi (qui, alcuni compagni, hanno fatto esempi di ciò che avviene anche in lotte importanti, es. a Taranto, nelle occupazioni del Comune, in cui anche elementi avanzati sviluppavano comportamenti sbagliati).
D’altra parte lo stesso nuovo potere può essere fonte di pesanti insidie. In Cina si è parlato giustamente di borghesia rossa, e ci si riferiva a quei compagni che una volta preso il potere si sono comportati come i borghesi, esercitando il potere per sé; oggi abbiamo esempi più recenti come tutta la vicenda del Nepal insegna.

Infine il circolo si è soffermato sull’ultimo capitolo dei “principi del Leninismo”, su “Lo stile di lavoro”. Qui Stalin scrive che i tratti caratteristici di questo stile di lavoro sono due: lo slancio rivoluzionario russo e il senso pratico americano.
Si può dire – ha detto una compagna - che i due tratti dello stile di lavoro si traducono in ultima analisi nell’unire la teoria alla pratica
E’ stato poi sottolineato come questi tratti non solo sono complementari, ma sono l’uno l’antidoto dell’altro; l’uno contro un “senso pratico” che rischi di diventare “affarismo”, l’altro contro uno slancio che rischi di sostituire il ‘miracolismo’ ai fatti vivi della politica rivoluzionaria.

2.3.13




pc 03 Marzo- SOLIDARIETA' AI COMPAGNI ERNESTO E MARGHERITA


I compagni del Circolo di proletari comunisti di Palermo esprimono massima solidarietà ai compagni del nostro partito Ernesto e Margherita nonché dirigenti sindacali dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe.
Ancora una volta la giustizia borghese colpisce chi è in prima linea nella difesa dei diritti politici, sociali ed economici per mezzo della lotta, promuovendo la partecipazione sociale proprio di quei soggetti che se ne vedono sottratti quotidianamente.
Questa volta lo stato borghese per mezzo della sua magistratura attacca i nostri compagni condannandoli a 15 giorni di carcere perché ritenuti responsabili della grande rivolta di Manduria del 2 Aprile 2011 dove centinaia di migranti provenienti dalla Tunisia, in cui era in corso la grande rivolta meglio conosciuta come “primavera araba”, ingiustamente rinchiusi in un vero e proprio campo di concentramento, uscirono in massa dal campo grazie all’azione dei nostri compagni che insieme ad altri antirazzisti solidali contribuirono attivamente a questo esito grandioso osteggiato da fascisti locali, polizia e riformisti (in particolare Sel di Vendola).
La borghesia teme che i proletari italiani in lotta si uniscano ai proletari migranti vessati nel nostro paese da leggi repressive, razziste e fasciste, questo è il significato di tale condanna.
Prendendo atto del riconoscimento che la borghesia imperialista italiana fa all’azione del nostro partito e dei nostri lavoratori attivi nello slai cobas per il s.c. risponderemo colpo su colpo a questo ennesimo atto repressivo nei nostri confronti da Taranto a Palermo, da Milano a Ravenna, da Dalmine a Genova…

Circolo proletari comunisti Palermo
02/03/13

Di seguito il comunicato redatto dai due compagni:
http://proletaricomunisti.blogspot.it/2013/02/pc-27-febbraio-manduria-2011-liberare.html?m=1

pc 3 marzo - Turchia: arrestati più di 100 sindacalisti del pubblico impiego


un appello sottoscritto anche dal coordinamento nazionale dello slai cobas per il sindacato di classe - italia

La mattina di martedì 19 febbraio, la polizia ha preso di mira gli iscritti e i dirigenti del sindacato del settore pubblico Kesk. Questo nuovo attacco contro il movimento sindacale turco, effettuato dalle autorità in 28 città in tutto il paese, ha portato all'arresto di almeno 100 sindacalisti, tra cui molti membri del sindacato degli insegnanti Egitim Sen. In totale sono stati emessi 167 mandati d'arresto per presunti legami con organizzazioni terroristiche. In seguito, 58 dei sindacalisti arrestati sono stati messi in carcere, mentre gli altri sono stati rilasciati. Questa non è la prima volta che le autorità turche usano leggi anti-terrorismo per reprimere i sindacalisti.

Il 10 aprile, la 13ma Corte penale di Ankara darà il via al processo contro altri 72 iscritti e dirigenti di Kesk, arrestati il 25 giugno 2012.

Nel 2012, la Commissione europea ha espresso preoccupazione rispetto al sistema di giustizia penale turco, e in particolare per quanto riguarda l'accesso limitato al fascicolo penale, l'assenza di una motivazione dettagliata per l'arresto e la detenzione, e la durata della detenzione preventiva. La Commissione ha deplorato la "ampia applicazione del quadro giuridico in materia di terrorismo e criminalità organizzata, che porta ad infrazioni ricorrenti (dei diritti fondamentali)".

Chiediamo il rilascio immediato e incondizionato di tutti i membri del sindacato arrestati; esortiamo le autorità a smettere di molestare i sindacalisti etichettandoli come terroristi. I sindacalisti turchi hanno bisogno del vostro sostegno!