martedì 31 dicembre 2013

pc 31 dicembre - BRUTTO TEMPO... RENZI, MARCHIONNE...

Ogni volta che Don Matteo Renzi apre bocca perde un'occasione per tacere: a questa regola non sfugge neppure la sua apparizione alla trasmissione televisiva 'Che tempo che fa?' - in onda nei fine settimana su Rai Tre, e condotta da Fabio Fazio - di domenica ventidue dicembre.
Nello spazio temporale che gli viene concesso dal comico savonese, il primo cittadino di Firenze inanella una serie di str...ate degne del peggiore fascista che è nascosto - neanche troppo bene - in lui; non a caso riceve il plauso di due dei peggiori personaggi che infestano le stanze della politica: Ino Brunetta (forzitaliota) e Pietro Ichino (montiano).
La più grossa delle bestialità ascoltate riguarda il lavoro; l'Henry Winkler de noantri sproloquia: "dopo un breve periodo di prova, deve esserci un contratto a tempo indeterminato per il lavoratore, con flessibilità in entrata e in uscita".
Se ci si limitasse alla sola lettura della prima parte del concetto, sembrerebbe quasi una fraseologia di 'sinistra': peccato che tutto venga vanificato dalle parole 'flessibilità in uscita' che, in concreto, significano libertà per il padrone di licenziare il dipendente come e quando vuole.
Si dirà che l'Ebetino Toscano precisa che "se un'azienda è veramente in crisi occorre permetterle una flessibilità in uscita"; mi piacerebbe sapere chi dovrebbe controllare - e su quali parametri dovrebbe basare la propria valutazione - che l'impresa che attua i licenziamenti sia veramente in difficoltà.
Prendiamo ad esempio la Fiat: per decenni ha ricevuto centinaia di miliardi di sovvenzioni statali grazie ai quali la famiglia dei Belanti ha fatto profitti astronomici sulla pelle dei lavoratori; qualora prossimamente richiedesse altri aiuti di Stato, essi dovrebbero esserle negati.
Non solo, ma se i suoi vertici (la famiglia Elkann e l'ad Sergio Markionne) attuassero il solito ricatto occupazionale - "o così o chiudiamo e ce ne andiamo" - il Governo dovrebbe rispondere: "Cari signori, voi non andate da nessuna parte finché non rendete allo Stato tutti i soldi che vi sono stati prestati, sotto forma di sovvenzioni di tutti i generi, in questi decenni. Inoltre vi espropriamo, naturalmente senza indennizzo alcuno, tutti gli stabilimenti presenti sul suolo italiano, ordinandovi di non asportare da essi alcun bene strumentale che si trovi al loro interno".
Questa sarebbe una forma equa di flessibilità da entrambe le parti, sia quella datoriale sia quella dei lavoratori: fatta come pretenderebbe Don Matteo sarebbe soltanto l'ennesimo gigantesco regalo ai padroni.
Concludo segnalando l'unico passaggio sul quale sono d'accordo con il segretario sedicente democratico: "è giusto che i politici provino l'ebbrezza di tornare a lavorare"; sarei molto lieto di vedere lui per primo dare il buon esempio.

Genova, 23 dicembre 2013



Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova
http://pennatagliente.wordpress.com

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