venerdì 27 dicembre 2013

pc 27 dicembre - Ancora FEMMINICIDI! Dal 6 luglio allo sciopero delle donne... la doppia lotta della maggioranza delle donne deve continuare

Spara alla madre, a un’altra donna e ferisce figlio e marito di quest’ultima Duplice omicidio a Latina, preso killerRoberto Zanier fermato dopo la fuga: ha sparato alla madre e a una donna romena. L’ex guardia giurata ha tentato di uccidere ancora, ma la pistola si è poi inceppata
Uccisa dal marito che poi si suicida  Uccide la moglie e si spara con la pistola di lei, guardia giurata. Omicidio-suicidio a Loreto, piccola frazione di Oleggio, in provincia di Novara. 
Cento coltellate alla moglie: il prof di religione insegnava a Castiglione L’ultimo incarico del trentanovenne era stato al tecnico commerciale Caduti della Direttissima


Omicidio a Custonaci, la vittima è una prostituta nigeriana - Prima di essere strangolata è stata picchiata di . Categoria: Cronaca 26 dicembre 201

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Più di 128 femminicidi, più di 128 donne uccise, massacrate, la cui vita è stata spezzata da mariti, compagni, fidanzati, conviventi, ex...  all'interno della cosiddetta SACRA FAMIGLIA nel nostro "bel paese" solo nel 2013, un bollettino di guerra che continua in modo sempre più tragico, perchè di vera e propria guerra si tratta contro la maggioranza delle donne! 
E proprio ieri 26 dicembre, in un servizio trasmesso dal Tg3 nazionale sull'ennesimo femminicidio la giornalista si sorprendeva!? sulla non riduzione dei femminicidi in Italia nonostante il decreto legislativo contro i femminicidi emanato dal Governo Letta/Alfano e nonostante le donne abbiano iniziato a scendere in piazza... come riportava la stessa.
Ma la "sorpresa" o le mancate risposte della giornalista della Rai dinnanzi ad  una barbarie sempre più drammatica quale quella dei femminicidi  deriva dal fatto che si vogliono chiudere gli occhi su quella che è una profonda BARBARIE SOCIALE,  che non può certamente essere eliminata con la riduzione del grave problema all'aumento della repressione, delle pene (che in diversi casi invece per gli assassini e stupratori dentro le aule dei tribunali borghesi rimangono irrisorie), riferendoci al decreto governativo che di fatto considera le donne ancora una volta meri oggetti deleganti soprattutto alle forze di polizia la soluzione della violenza subita.  Ma come si vede i femminicidi non dimuiscono comunque. 
E' sì poi vero che le donne hanno iniziato a scendere concretamente in piazza per protestare in diverse forme contro femminicidi e violenza ma anche qui la discriminante è se lo si fa  guardando solo alla superficie del problema, il solo aspetto culturale/educativo da dovere cambiare, e non alle cause profonde di esso legate a tutta la società in cui viviamo nel suo complesso, di cui femminicidi, stupri e violenza sono l'aspetto più becero e marcio, questa società capitalista che,  se la condizione delle donne  è da considerare  come una cartina di tornasole del grado di civiltà di una società,  deve essere cambiata sin dalle sue radici con una lotta che non può che essere a 360 gradi, che deve toccare tutti gli aspetti, sociale, culturale, ideologico, sessuale... e  in cui la maggioranza delle donne deve essere parte determinante con il protagonismo diretto, al di fuori della logica della delega  a questo Stato che è causa e non soluzione delle uccisioni e violenza contro le donne.

Dal 6 luglio a Roma contro femminicidi, stupri, e violenza allo sciopero delle donne del 25 novembre scorso che ha visto scendere in diverse città centinaia di donne lavoratrici, operaie, precarie, disoccupate, casalinghe, giovani, studentesse... è stata una forte scintilla di questa lotta che deve necessariamente continuare per un  cambiamento rivoluzionario della vita della maggioranza delle donne.
Riportiamo stralci dell''opuscolo su "LE UCCISIONI DELLE DONNE, OGGI" delle compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario 
Serve inquadrare il clima politico, ideologico, sociale in cui e per cui avvengono oggi le uccisioni delle donne, a dimostrazione del fatto che non si tratta affatto di casi isolati, da vedere in sé per sé, ma si tratta di una tendenza che andrà purtroppo accentuandosi e che può trovare come risposta soltanto una mobilitazione diretta delle donne.
Il fatto che le uccisioni delle donne stiano assumendo dimensioni allarmanti, una “guerra di bassa intensità” contro le donne, fa sì che la stessa giurisprudenza inizi a parlare di femminicidio.
Noi abbiamo usato il titolo di un libro per parlare del nuovo livello del rapporto uomo/donna. Gli “Uomini che odiano le donne” esprime -  sia pur nei limiti di un titolo di romanzo - questi rapporti nella fase del moderno fascismo.
Il moderno fascismo è l’edificazione a sistema di tutto ciò che è reazionario, maschilista.
In questo senso le uccisioni non si potranno fermare, né ci sono interventi di legge, di controllo che possano frenarli. Il moderno fascismo le alimenta a livello di massa: le uccisioni hanno la caratteristica di essere ripetitive, emulative – più se ne parla, più vengono prese ad esempio. La stampa, la televisione berlusconiana sono in questo uno strumento fondamentale: amplificano o minimizzano o nascondono, su alcune vicende costruiscono dei talk show osceni, su altre fanno calare il silenzio; in questo modo indirizzano e/o deviano l’attenzione, impongono idee, giudizi, con criteri di scelta/selezione spesso razzisti, di classe o che comunque rispondono all’utilizzo di tali uccisioni e violenze per rafforzare la politica, l’ideologia, i “valori” dominanti e nasconderne la cause sociali, lì dove invece i motivi di questa recrudescenza di uccisioni delle donne vanno visti sempre come espressione della condizione generale delle donne e della realtà sociale. Spesso si tende a motivare il femminicidio come vicenda privata, frutto della gelosia, o di un raptus di follia. Ma anche esaminando specifici episodi, vediamo che le singole persone che uccidono trovano l’humus adatto, favorevole, che in un certo senso li fa sentire legittimate, niente affatto in colpa, anzi, quasi autorizzate. Questo humus è il moderno fascismo e questo rende differente oggi la questione della violenza sulle donne ed in particolare le uccisioni.
Certo le uccisioni, le violenze ci sono state anche negli anni passati, il problema è perché oggi. Noi dobbiamo denunciare e lottare contro le caratteristiche attuali delle uccisioni, delle violenze sessuali, interne a: clima politico – humus sessista-razzista - reazione alle donne che si vogliono ribellare, che vogliono rompere legami oppressivi - ruolo della famiglia.
Oggi dobbiamo affrontare questa guerra, che ha questi terreni di combattimento.

Se prima le donne sopportavano in silenzio una violenza anche continua, oggi gli uomini non possono come prima contare su questo silenzio. Oggi le donne sopportano meno, rompono i rapporti, si ribellano, cacciano i fidanzati, i mariti ecc. “Tu devi essere mia, o sei mia o non sei”, questo è quanto ha detto un uomo prima di uccidere la sua ex fidanzata; è la rottura di questo concetto di possesso, di proprietà, che c’era anche prima ma che oggi, da parte delle donne viene messo in discussione, non viene accettato.
Queste uccisioni e violenze come reazione degli uomini alle donne che vogliono rompere i precedenti legami, la precedente vita sono delitti fascisti, perchè mossi da una concezione fascista di attacco ad ogni spinta di ribellione. Come fascista è spesso il clima generato di complicità diffusa pre e post uccisioni, in cui gli uomini vengono considerati perbene, e chi sa non parla e copre non solo perchè ha una concezione individualista, ma perchè ha la stessa concezione maschilista, fascista verso le donne.

L’altra questione che rende “nuovo” il femminicidio è il ruolo oggi della famiglia. La famiglia è stata sempre terreno di oppressione per la donna, di tomba dell’amore, di ghetto. Noi diciamo “in morte della famiglia” perché la maggior parte delle uccisioni avvengono nell’ambito familiare o di rapporti familiari. Che cos’è la famiglia? Perché la famiglia è morte? In termini sociali è la cellula della società, che esprime in sintesi processi, contraddizioni che avvengono poi nell’intera società. Il problema è che ora la famiglia, da un lato effettivamente è in crisi, non riesce più a conservare, ad essere un elemento di conservazione, nello stesso tempo viene iper-esaltata dalla Chiesa, dal governo, dallo Stato. Anche questo aspetto rende in un certo senso diversa, moderna la questione delle uccisioni delle donne.

Il governo, lo Stato usano strumentalmente le uccisioni delle donne per varare provvedimenti che non aiutano affatto le donne ma aumentano il clima di controllo e repressione. Sulla uccisione nel 2007 della donna di Roma Giovanna Reggiani, il governo di allora, di centrosinistra, pose le basi per il pacchetto sicurezza tanto voluto da leghisti e sindaci sceriffi di destra e di sinistra.
In quella occasione scrivemmo: “... Il clima securitario, le misure di sicurezza, da ordine pubblico già adottate dai sindaci in alcune città come Bologna, Firenze, la stessa Roma, che hanno come bersaglio principale gli immigrati, che mettono sotto controllo le città, desertificandole, sono in realtà il miglior humus delle violenze. C’è un rapporto diretto tra aumento delle misure di sicurezza e l’aumento degli stupri e delle uccisioni delle donne.”
Sia negli anni precedenti, sia più recentemente, ogni misura del governo contro le uccisioni, violenze ecc, in realtà non ha prodotto una diminuzione delle stesse ma, anzi, in un certo senso ha prodotto un effetto contrario, sia con le misure essenzialmente repressive, sia con quelle poche misure che potrebbero essere utili ma per come vengono gestite sono negative fino ad essere controproducenti. La legge sullo stalking della Carfagna, ad esempio. Ci sono decine e decine di denunce di donne, che però non sono mai state prese in considerazione, gli iter burocratici per cui si attivano le forze di polizia o la magistratura sono complessi e lunghi e l’intero apparato deputato ad applicare la legge se ne disinteressa; ma è soprattutto la concezione che guida i poliziotti, i carabinieri che fanno le indagini che è bacata in partenza, impregnata, e come non potrebbe esserlo, di una ideologia maschilista, machista, congenitamente distante/contraria alle donne, alla loro vita, e ai loro bisogni, ribellioni.

Affrontare la questione della violenza con le misure repressive, togliendo quegli elementi di socialità, di apertura e solidarietà che ci aiutano a combatterla, puntando invece alla chiusura, alla fascistizzazione della società, alla desertificazione delle città, favorisce la violenza. Nelle città hanno creato un deserto e alle 9 di sera non c’è più gente per strada, e poi si meravigliano che una donna che giri da sola in questa condizione è a rischio? Ma chi ha creato questa condizione?
Queste misure creano un clima oscurantista, sempre ideale per la coltivazione di idee e pratiche fasciste, maschiliste, di sopraffazione e quindi hanno un effetto opposto, di incoraggiamento delle violenze sessuali a tutti i livelli; creano città sotto controllo, invivibili, in cui sono bandite le normali libertà, la socialità tra i giovani, tra le persone, l’uso normale delle città. E quando questo accade, sempre le città si desertificano dalla gente e diventano terreno pericoloso soprattutto per le donne, perché impediscono, addirittura criminalizzandolo, il senso collettivo, sociale della città e dei problemi, spingendo a una concezione individualista, antisociale, compagna di strada della sopraffazione, di un’ideologia comunque reazionaria, razzista e fascista, che nei confronti delle donne si esprime sempre come maschilismo e violenza...

La violenza sulle donne non fa che proseguire la discriminazione, l’ingiustizia, il doppio  fruttamento e oppressione di cui siamo vittime nella società capitalista.

Eva Gabrielsson, compagna dello scrittore Stieg Larsson de “Uomini che odiano le donne”, di fronte alla domanda di un giornalista che chiedeva quali sono le radici di questo odio contro le donne, ha risposto: “Come diceva Von Clausewitz, la guerra non è altro che la continuazione della politica con altri mezzi. La stessa cosa avviene per la violenza sulle donne, che non fa altro che proseguire, su un diverso terreno, la discriminazione e l’ingiustizia delle quali siamo vittime nella nostra società. Per questo la violenza alle donne è una violenza a tutti i cittadini, non un fatto privato tra individui”. 

Il padronato, il governo agiscono per ricacciare a casa le donne. Tante nel nostro paese in questi mesi sono state colpite sul piano dell’occupazione, lavoratrici licenziate, operaie messe in cassa integrazione, precarie sempre più precarizzate, disoccupate in lotta per il lavoro caricate dalla polizia e multate, donne super sfruttate fin quasi a condizioni di moderno schiavismo. Lo Stato direttamente con l’attacco alla scuola sta portando avanti il più grande licenziamento di massa in un settore a stragrande maggioranza femminile. Nello stesso tempo, con un discorso tanto ipocrita “sulla parità” quanto di primo passo di un attacco generalizzato, viene innalzata l’età pensionabile delle lavoratrici. Tutto ciò non ha fatto altro che peggiorare le già pesanti e discriminanti condizioni di lavoro e di salario delle donne, e l’Italia si posiziona tra gli ultimi paesi per tasso di occupazione delle donne.Vengono scaricate sulle donne i tagli e i peggioramenti ai servizi sociali, la gestione della crisi nella famiglia. E sono proprio le donne e i bambini a pagare i tagli alla sanità e la logica puramente produttivista e  utilitarista che vi regna, con il ritorno delle morti per parto.
Mentre  riprende il bombardamento ideologico e attacco pratico da parte di governo e Vaticano contro la libertà di scelta delle donne, contro il loro diritto di decidere in tema di maternità; i recenti tentativi di bloccare nel nostro paese l’uso della pillola Ru486 costituiscono un nuovo attacco contro le donne ancora accusate di essere assassine, di praticare la violenza attraverso l’aborto.
Questa politica fatta da Stato, padroni, Governo, Chiesa contro le donne, per le donne ha come inevitabile conseguenza l’aumento dell’oppressione, del maschilismo fascista, della violenza sessuale contro le donne...  

Per le donne nessun passo in avanti è duraturo e definitivo senza rivoluzione e la rivoluzione nella rivoluzione.
Questa realtà dimostra che nella società borghese nessun passo in avanti delle donne è duraturo e definitivo che solo una lotta rivoluzionaria, in cui la ribellione e la lotta delle donne è una forza poderosa e imprescindibile; solo un nuovo potere proletario basato sui principi e la pratica per legge della piena emancipazione e liberazione delle donne, e sulla lotta ideologica e l’educazione di massa, può rendere definitive quelle conquiste. Per questo non basta instaurare un governo socialista, o pensare che la rivoluzione risolva dall’oggi al domani tutte le concezioni maschiliste. L’esperienza del movimento comunista ha dimostrato, e ha elaborato con la Rivoluzione culturale proletaria in Cina, che occorre la rivoluzione nella rivoluzione, un periodo in cui si combini la legge che impedisce che pratiche e concezioni maschiliste e imponga altre pratiche, e l’educazione, la convinzione a livello di massa.

Scrive Bebel su “L’emancipazione della donna” che la forma della famiglia esistente in un’epoca determinata non può essere disgiunta dalle condizioni sociali esistenti. Marx scrive che la famiglia contiene in sé in miniatura tutti gli antagonismi che si svilupperanno più tardi largamente nella società e nel suo Stato. Engels dice che la famiglia monogamica fu la forma cellulare della società civile e in essa possiamo già studiare la natura degli antagonismi e delle contraddizioni che nella civiltà si dispiegano con pienezza.

Nell’attuale condizione sociale in cui la borghesia può produrre solo distruzione, guerre con orrori che sono la negazione dell’umanità, in cui il sesso, fatto anche dalle iene ridens delle soldatesse americane, viene usato per perpetrare le più brutali torture ai prigionieri irakeni, in cui il governo, lo Stato sta marciando verso un moderno fascismo, un sistema sociale in cui le donne valgono meno di un embrione, in cui la scienza viene usata contro la scienza, non per far progredire l’umanità e quindi il benessere, la salute, ma per costruire mostruosità, la famiglia e i rapporti uomini/donne cambiano in rapporto e funzionalmente a questo moderno medioevo e nello stesso tempo ne contengono in embrione tutte le contraddizioni. In questo senso non si tratta di una famiglia “arretrata” rispetto ad una società avanzata, non si tratta di rapporti uomo/donna apparentemente inconcepibili rispetto ai progressi delle donne, come a volte viene detto; ma si tratta di una famiglia fino in fondo moderna, nel senso adeguata a quello che oggi è il sistema sociale capitalista esistente, e a cui serve.
Non è possibile lottare contro questa famiglia senza rovesciare questo sistema sociale che la produce e di cui se ne fa puntello. Questa lotta non ha niente a che fare (e anzi deve smascherare) con la politica del femminismo piccolo borghese che vuole liberarsi dalla famiglia in una logica tutta individualista, né può essere ridotta a mera lotta contro gli uomini.
Nella famiglia, anche proletaria, gli uomini sono privilegiati rispetto alla condizione delle donne, ma quanto miseri sono questi privilegi! La famiglia è una catena ed è insopportabile anche per i proletari, per i giovani, che restano in famiglia scaricando il loro peso sulle donne, che spesso usano la famiglia, ma non vedono l’ora di scappare da questo carcere arrivando ad odiarla.

Questa lotta, se non può che essere fatta innanzitutto in prima persona dalle donne, che subiscono tutte le catene, non è però interesse solo delle donne, ma di tutti i proletari, perché è una lotta per una nuova umanità, nuovi rapporti sociali.
Per noi comuniste “in morte della famiglia” vuol dire fare della famiglia, invece che puntello del sistema capitalista e oggi della marcia verso il moderno fascismo, leva della ribellione delle donne per rovesciare il sistema.

Noi odiamo gli “Uomini che odiano le donne”
Noi abbiamo detto “noi odiamo gli “uomini che odiano le donne”. Queste parole le abbiamo prese dal romanzo di Stieg Larsson, che ha alcuni aspetti emblematici:
E’ ambientato in Svezia, una società in cui le donne hanno fatto delle conquiste, si sono emancipate e però lì, guarda caso, negli ultimi 2-3 anni sono usciti molti scrittori e scrittrici di gialli ambientati in Svezia, molti dei quali hanno al centro le donne: le donne violentate, le donne uccise ecc. (nella realtà e non solo nei romanzi). Sono dei libri che parlano di uccisioni moderne, di uccisioni che avvengono nelle società capitaliste più avanzate, non quelle più arretrate e che per questo smentiscono che le violenze oggi siano il frutto solo di una realtà sociale arretrata; che mostrano il marciume di un imperialismo arrivato alla frutta, che non può portare a nulla di progressivo, ma solo a un moderno medioevo.
La protagonista del romanzo, Lisbeth Salander, è una ribelle ad ogni tentativo di “normalizzazione”/considerata diversa per eccellenza, ha tentato di uccidere il padre quand’era ragazzina perché violentava la madre, ecc. Lisbeth è ribelle a ogni regola e questa ribellione è insopportabile per gli altri, soprattutto per gli uomini che la devono “domare”, fino a violentarla e tentare di ucciderla.
Ma chi sono questi uomini? Sono grandi manager di industria, fascisti, nazisti, che odiano le donne.
Lisbeth a un certo punto, a fronte dell’altro protagonista del libro, un giornalista che tenta anche di giustificare il violentatore/assassino, facendo un’analisi psicologica, esclama: “cazzate, questo odia le donne!”. “Cazzate!”, appunto, perchè dobbiamo respingere le interpretazioni/giustificazioni che spesso vengono fatte dopo uccisioni perchè servono solo a mettere un cappello sopra; diverso è raccogliere alcune di queste interpretazioni ma per mostrarne il loro carattere assolutamente sociale, comune  a migliaia di uomini e spiegabili solo con un’analisi sociale, di classe e di genere.

Questo romanzo, indipendentemente anche dalla volontà dello scrittore, aiuta a capire quello che stiamo dicendo. Oggi effettivamente c’è una sorta di “odio” verso le donne, come verso gli immigrati, verso gli omosessuali ecc. Questo odio tout court verso le donne, in quanto donne che pensano, che agiscono, che decidono, è fascista. Questo odio fa alzare il tiro, mette in moto la violenza.
“Gli uomini che odiano le donne” esprime l’immagine del sistema capitalista, nella sua fase di crisi, di putrefazione imperialista, di un sistema che non ha più nulla di costruttivo, ma è solo distruzione. E proprio per questo deve essere distrutto. E LE DONNE HANNO DOPPIE RAGIONI PER FARLO!

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