giovedì 19 dicembre 2013

pc 19 dicembre - La Fincantieri fa miracoli... a spese degli operai

Il miracolo della Fincantieri è di fatto il solito miracolo dell'economica capitalistica, quando c'è la crisi si licenzia, si ristruttura e soprattutto i grandi comprano a buon prezzo quello che sul mercato sta per fallire o è già fallito. E dopo un certo tempo in cui si distrugge ciò che è stato prodotto si comincia a ricostruire. E la Fincantieri è da manuale in questo caso. Nell'ultima intervista al suo amministratore delegato Bono c'è tutto il vanto, immeritato, di chi dice di essere stato troppo bravo in questi due ultimi anni: "Ci davano per spacciati ma abbiamo condotto una ristrutturazione nel periodo peggiore della crisi. Ora siamo efficienti e competitivi, abbiamo diversificato e per i prossimi anni non abbiamo problemi di ordinativi."
A questo punto si deve pensare che adesso che "Fincantieri naviga da sola", come titola La Repubblica, si può riprendere il lavoro meglio e più di prima per tutti gli stabilimenti e con tutti gli operai. E invece no! A questo punto invece l'amministratore Bono dice che l'azienda è pronta per "andare in Borsa"! che è il primo passo oggettivo per vendere l'azienda, cosa che rientra pienamente nei piani attuali del governo Letta.

D'altronde, quella della vendita non è una  novità dato che, come ricorda il giornalista "Fincantieri ha fatto le prove generali per la “privatizzazione” nel lontano 2007, poi fu inchiodata sulla linea di partenza dall’opposizione frontale della Fiom, che persuase il governo a mettere in stand-by l’operazione, e il resto poi lo ha fatto l’arrivo della crisi."
A parte il fatto che la Fiom non inchioda proprio più nessuno, proprio l'arrivo della crisi dimostra che la Fincantieri comunque aveva torto e la bravura di Bono è andata a farsi benedire! Ma l'ad è sicuro di sé e dice infatti che a differenza della volta precedente: «Non mi aspetto la rivolta che ci fu allora, che non solo non auspico ma anzi stigmatizzo. Le condizioni politiche sono cambiate, penso che le barricate siano da respingere e che un sindacato sempre in difesa dello status quo non faccia l’interesse dei lavoratori, condannando l’azienda all’immobilismo e al declino. Il sindacato dovrebbe essere preoccupato che ci sia lavoro, non che lo Stato sia l’unico padrone." Bono non può non sapere che la Fincantieri si è "salvata" proprio perché il padrone è lo Stato! Come tutte le grandi banche e le aziende "troppo grandi per fallire", come dicono gli americani.

Ma a quale prezzo l'azienda è stata risanata? Il signor Bono questo non lo dice e Letta fa finta di non sapere di questa "…sorta di miracolo all’italiana, dato che appena 2-3 anni fa l’azienda sembrava sul ciglio del fallimento". Il prezzo del risanamento è stato pagato e viene ancora pagato dagli operai con i licenziamenti mascherati, con la cassa integrazione continua, con l'abbandono di fatto di alcuni cantieri come quello di Palermo e Castellammare di Stabia e la possibilità di perdere il lavoro per sempre. E cioè ancora con la distruzione della vita degli operai e degli impianti produttivi!

L'entusiasmo espresso adesso da Bono è da attribuire, secondo lui, alla soluzione dei "problemi" esistenti nel 2007: "sovracapacità produttiva, eccesso di impianti in Italia, alcuni inefficienti per tecnologie, dislocazioni, conformazione delle aree, scarsa produttività per addetto." Ma poi "… sono intervenuti due fatti: il nuovo piano industriale e relativo assetto organizzativo per l'Italia (con 1.700 esuberi, già realizzato, senza alcun licenziamento, per circa il 60%), e l'apertura del fronte internazionale, con acquisizioni nel segno della diversificazione del catalogo."

Gli acquisti sul mercato sono stati la"Marinette negli Stati Uniti, specializzata nella progettazione e costruzione di navi sia mercantili che militari per la US Navy e la Guardia Costiera, e da ultimo quest’anno la STX OSV, ribattezzata Vard, società norvegese quotata alla Borsa di Singapore, leader mondiale nella costruzione di mezzi di supporto alle attività di estrazione di petrolio e gas naturale. E per via di questo processo Fincantieri oggi è il campione della cantieristica occidentale e dispone di impianti, oltre che in Italia, Stati Uniti e Norvegia, anche in Brasile, Romania, Emirati Arabi e Vietnam. Un gruppo a suo modo unico al mondo, perché nessuno dei competitor ha un portafoglio prodotti altrettanto ampio."

Questo "portafoglio ordini" e cioè la richiesta di costruzione di nuove navi è tornato ai livelli del 2008, a più di 10 miliardi di euro. Cosa che permetterà che "Anche il bilancio 2013 chiuderà in utile." Perché "Noi abbiamo la caratteristica – ribatte Bono – di essere presenti in settori che tutti gli analisti considerano in crescita, come quello delle crociere, che sviluppa grossi volumi ma assicura margini ridotti, oil&gas, componentistica e la parte navale del militare." E la cosa si fa ancora più interessante visto "… che tra qualche anno, quando anche in Asia ci sarà una esplosione delle crociere, noi 2-3 navi all’anno per i cantieri italiani ce le ritaglieremo sempre".

"2-3 navi all'anno per i cantieri italiani!" Tutto questo ben di dio e questo entusiasmo, che vengono confermati dall'ultima commessa per "due nuove unità da crociera extralusso destinate alla compagnia Viking Cruises", fanno a pugni con la realtà degli operai dei vari cantieri che sono in cassa integrazione oramai infinita e sono costretti a protestare spesso con manifestazioni di piazza.

E in particolare gli operai dello stabilimento di Palermo non vedono una nave da costruire da anni! E invece sempre e solo cassa integrazione e piccole commesse di manutenzione, per questo hanno manifestato qualche giorno fa contro Crocetta e anche perché non viene mantenuto l'impegno, preso oramai da anni, della Regione Siciliana per la costruzione di un nuovo bacino di carenaggio da 100mila tonnellate che dovrebbe sostituire quelli da 150mila e da 50mila che sono stati fatti marcire e sono sottoposti a tentativi di riparazione.


da:
Il sole24ore 17dicembre 13

La Repubblica 16 dicembre 2013

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