mercoledì 27 novembre 2013

pc 27 novembre - ILVA taranto - contro servi e padroni serve la lotta vera, il sindacato di classe, il partito della classe operaia -- dal blog tarantocontro

Dalle intercettazioni, il segretario generale dei sindacati confederali è Archinà

Finalmente cominciano ad uscire le altre intercettazioni, e soprattutto comincia a delinearsi il rapporto Ilva-Archinà/sindacati confederali, che secondo noi devono sfociare necessariamente in una serie di avvisi di garanzia e incriminazioni che devono riguardare a catena, la segretaria della Cisl Fumarola, il segretario della Cgil D'Isabella, il segretario della Uilm, ora nazionale, Palombella e, in  concorso con loro, i dirigenti che si sono susseguiti dei sindacati provinciali della Uilm e della Fim, i membri dell'esecutivo appartenenti a questi sindacati, gli Rls e anche alcuni delegati.
Per quanto riguarda la Fiom, è esistita sempre una linea di conciliazione e di alleanza con padron Riva e i suoi agenti e con le direzioni corrotte di Cisl e Uil. Non sappiamo quindi se ci siano i termini legali per la loro incriminazione, anche se riteniamo che vada fatta luce sino in fondo sulla questione Vaccarella e sull'emarginazione di alcuni delegati ed Rls che davano fastidio all'azienda, Rizzo, Battista, Ranieri, Semeraro. Noi abbiamo già fatto questa denuncia, verso Fiusco che ci ha querelato senza alcun risultato, poi come si sa Fiusco è stato espulso dalla Fiom per "corruzione", quindi pensiamo che anche sulla Fiom bisogna fare chiarezza.
Le intercettazioni, di cui la Gazzetta del mezzogiorno porta stralci, sono abbastanza eloquenti. Archinà sembra il vero dirigente della Cisl, e di conseguenza della Fim, e la Fumarola a questi si riferisce come una segretaria non del sindacato ma di Archinà.
Ma tutti i dirigenti della Cisl e della Fim, da Florido ad oggi, sono collusi e corrotti e legati all'azienda.
D'Isabella, invece, nelle intercettazioni è una sorta di "alleato" e concorda con Archinà la lotta contro il referendum e anche su come ostacolare lo stesso Comune di Taranto quando si muove (raramente) non secondo i voleri di Riva-Archinà. Anzi in qualche occasione sembra che D'Isabella faccia da consigliere di Archinà quando dice - sempre in riferimento agli argomenti che dicevamo - "bisognava intervenire prima, preventivamente".
Ma alla fine il tutto è sintetizzato il 5 giugno 2010 sul ricorso contro il referendum: "Archinà spiega a D'Isabella che oltre alla partecipazione giuridica contro l'iniziativa... sarebbe opportuno coordinarsi per presentare alla stampa il ricorso. Un giorno lo fate voi (cgil), un altro giorno la Cisl, un altro giorno Confindustria. Così diamo spazio. Ma l'importante è che siano concentrati in un unico periodo".

Fabio Riva - un padrone delinquente e assassino .. che solo la giustizia proletaria.. se la costruiremo .. potrà realmente raggiungere

Ilva, Fabio Riva: il gip Todisco? Il peggio che poteva capitarci
Il giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco? «Quanto di peggio ci poteva capitare». I controlli della Guardia di Finanza nello stabilimento? «Colpa di un colonnello a cui far venire un cagotto». Le interrogazioni della senatrice Adriana Poli Bortone sul caso benzoapirene? «Fatte da una ignorante».
Stralci di telefonate di Fabio Riva, il vicepresidente di Riva Fire latitante a Londra dal 26 novembre del 2012, da quando cioè i militari delle Fiamme Gialle bussarono - inutilmente - alla sua abitazione milanese per notificargli una ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, al falso, all’abuso d’ufficio e alla corruzione.
Intercettato dai finanzieri del gruppo di Taranto dal 13 aprile del 2010 al 9 novembre dello stesso anno, Fabio Riva riempie il relativo brogliaccio con 8392 file tra telefonate e sms. Gli unici due politici con i quali dialoga spesso sono il deputato Pdl Pietro Franzoso (scomparso tragicamente due anni fa) e il presidente della Provincia Gianni Florido (Pd), indagato per concussione nell’inchiesta «Ambiente svenduto» in quanto avrebbe fatto pressioni su due dirigenti dell’ente per convincerli, non riuscendoci, ad autorizzare due discariche chieste dall’Ilva, gli stessi impianti per i quali peraltro è giunto nelle settimane scorse il via libera del Governo Letta prima e del Parlamento poi.
Con il governatore Nichi Vendola, anch’egli destinatario dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dalla Procura di Taranto, Fabio Riva scambia solo due innocui sms il 21 luglio del 2010, a ridosso di una riunione tecnica convocata a Roma, sms con i quali Fabio Riva chiede al governatore di potergli parlare, dopo aver provato inutilmente a telefonargli, ottenendo per risposta un rinvio di 24 ore. Il vicepresidente di Riva Fire dialoga, invece, spesso al telefono con altri tre indagati dell’inchiesta sul disastro ambientale: l’avvocato amministrativista Fabio Perli, il responsabile delle pubbliche relazioni Girolamo Archinà e il direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso.
Il periodo di fuoco è quello che parte da giugno 2010, con la notifica della richiesta di incidente probatorio sulle emissioni del siderurgico, l’inizio della fine per la gestione Riva. La notifica giunge nei giorni resi complicati dall’emergenza benzoapirene, il potente cancerogeno sprigionato dalle cokerie dell’Ilva che viene rilevato in quantità oltre la norme al quartiere Tamburi, una emergenza superata il 13 agosto di quell’anno, con un decreto del governo Berlusconi che spostò al 2013 il termine imposto alle aziende per ridurre le emissioni di benzoapirene.(GdM)

operai e cittadini sempre sotto attacco alla sicurezza e salute in fabbrica.. non basta denunciare

Mentre bonifica e messa a norma non marciano, in azienda sicurezza e salute sono sempre più a rischio.
Si susseguono le denuncie, in particolare fatte dal Usb: "Su 200 dipendenti del reparto OCM-cap più di una decina presenta sintomi di gravissimi problemi all'apparato otorinolaringoiatra, in particolare noduli alla gola... al reparto Officina ex Pla1, in diverse zone del pavimento emergono strane e continue rigonfiature... così come è strana la presenza di macchie, di natura probabilmente oleosa e maleodoranti...".
Un incendio ha riguardato un nastro trasportatore, producendo emissioni di sostanze e fumo visibile anche all'esterno. E altri episodi ancora.
Se si pensa che questi episodi vengono resi noti solo su denuncia di, in questo caso, Usb e ambientalisti, si può immaginare quanti altri episodi della stessa natura in questa fabbrica si susseguono e non vengono alla luce.
Quindi in realtà, commissario Bondi, subcommissario e tutta la genia aziendal/governativa non informano niente e nessuno di quello che accade a livello di sicurezza e salute in questa fabbrica. Si comportano cioè come si è sempre comportata la proprietà, i dirigenti dello stabilimento e i loro preposti, noti o occulti, in carcere o sotto inchiesta.
Bisognerà aspettare un'altra inchiesta, fra 10 anni, che incrimini gli attuali conmmissari? Sono o no questi attualmente responsabili di ciò che avviene in fabbrica? O per il fatto di essere "commissari governativi" divengono inattaccabili.
Non basta denunciare, come è giusto che si fa, bisogna aprire uno scontro in fabbrica innanzitutto, cosa che in questo momento sembra che nessuno voglia realmente fare.

Ronchi è il subcommissario solo di Bondi

La bonifica dell'Ilva è materia di contese e 'scarica barile' su dove trovare i soldi e chi la deve fare.
Qui ognuno li vuole (i soldi) ma nessuno li mette. E quindi niente si fa, nonostante piovano progetti.
Alcune affermazioni, però, sono ridicole. Bondi aveva chiesto che i soldi li mettesse la Cassa Depositi e Prestiti perchè ritiene che riguardino fatti pregressi. La Cassa Depositi e Prestiti risponde: "la gestione pubblica dell'Ilva è terminata nell'aprile del '95, dunque va esclusa una responsabilità della gestione dell'Iri".
E questa è una prima barzelletta. Poi nel corso della sua replica la Cassa Depositi e Prestiti dice che potrebbe anche far fronte agli oneri necessari, ma prima dovrà essere provata l'estraneità del gruppo Riva, cioè, praticamente, se i Riva vengono assolti, allora ci sarebbero responsabilità per la bonifica da òparte della Cassa Depositi e Prestiti.

Ronchi, a sua volta, dice che, appunto, per le bonifiche servono soldi. "La sola attività industriale - aggiunge - non basta a pagare le bonifiche". Quindi, l'Ilva ha avuto l'autorizzazione a produrre perchè potesse trarre dalla produzione i soldi per le bonifiche, ma in queste condizioni di produzione (e di mercato, diciamo anche noi), i soldi che si ricaverebbero non bastano, per questo Ronchi si unisce all'azienda, per chiedere cosa? Per chiedere di bloccare i sequestri dei beni di Riva, di dissequestrare i soldi già sequestrati. Quindi, che differenza c'è tra ciò che già dice Bondi per conto di Riva?
Quindi Ronchi è appunto un subcommissario, cioè un "sottoposto" di Riva.
L'unico risultato di questo agitarsi è che continuano a non esserci nè soldi nè bonifiche.

Letta e il suo uomo, Boccia, piazzisti dell'Ilva verso i russi.

Che l'Ilva sia in crisi e tra AIA, ristrutturazione, governo/padroni si va verso un ridimensionamento che pagheranno i lavoratori con migliaia di esuberi, è un finale abbastanza scontato di questa storia se gli operai non lo impediranno con una rivolta generale che finora solo noi proponiamo e vogliamo contro tutti i sindacati presenti in fabbrica e non solo.
Che il governo sia al servizio di questo disegno e cerchi di favorirlo con un decreto al giorno il più possibile, è anche cosa abbastanza evidente. Ma ora si va ben oltre.
L'Ilva va al Tavolo del mega vertice italo/russo e il governo italiano lo utilizza per chiedere a Putin di prendersi e aiutare l'Ilva.
Il "rappresentante di commercio" di questa operazione è l'onorevole Boccia/Di Girolamo, presidente della commissione bilancio, che entra più nel merito e, dopo aver spiegato la situazione dell'Ilva, aggiunge: "è un occasione per costruire tra i nostri due paesi un ulteriore asse industriale. La Russia è un grande consumatore di acciaio e molte delle aziende pubbliche e private russe sarebbero benvenute. Ecco perchè ho invitato le Banche e le grandi imprese russe a valutare con attenzione un possibile investimento anche nella siderurgia italiana".
Il piazzista in questione sa benissimo che la Russia potrebbe effettivamente investire, cioè prendersi,  l'Ilva nel contesto della competizione accanita che si sviluppa sul mercato mondiale, e dovrebbe sapere che nel rapporto di forza esistente attualmente Italia/Russia, i russi lo farebbero solo se l'Ilva praticamente gliela regalano. Quindi è un intervento che non può avvenire ora ma solo se l'Ilva collassi completamente o se lo Stato italiano gliela mettesse a nuovo, tale che possa essere un anello importante di quella contesa globale.
Quindi, Boccia non lavora per gli operai dell'Ilva, per capirci, ma solo e comunque come servitor, in questo caso, di due padroni.

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