martedì 12 novembre 2013

pc 12 novembre - anche al Terzo valico NOTAV continua la 'guerriglia' tra masse e stato-padroni

I No Tav si "riprendono la terra", ma Cociv ripristina la recinzione

Manifestazione pacifica del movimento No Tav per "riprendersi la terra" su cui Cociv aveva avviato i lavori preparatori all'apertura dei cantieri. Gli attivisti hanno tolto la recinzione di delimitazione dell'area di scavo ed hanno piantato nuovi alberi.
Questa mattina, lunedì, gli operai di Cociv hannoripristinato la recinzione che ieri pomeriggio gli attivisti del Movimento No Tav avevano rimosso. Non solo: la nuova recinzione è più alta e "robusta" rispetto a quella in plastica arancione utilizzata fino alla scorsa settimana per delineare l'area del cantiere dove, una volta avviati gli scavi, sarà posizionata la talpa, un macchinario di grandi dimensioni utilizzato per gli scavi. Oltre alla recinzione, gli operai hannoproseguito anche nel taglio degli alberi. Fino a questo momento sono stati "graziati" gli alberelli messi a terra ieri dagli attivisti.



ARQUATA SCRIVIA - “Riprendiamoci la nostra terra”: lo ha annunciato e lo ha fatto il Movimento No Tav. Ieri pomeriggio oltre 500 persone hanno raggiunto località Radimero, dove dallo scorso agosto è allestito un presidio permanente del movimento che si oppone al terzo valico dei Giovi e dove, la scorsa settimana, gli uomini del Cociv, il consorzio di imprese nato per la progettazione e realizzazione del Terzo Valico dei Giovi, hanno iniziato i lavori propedeutici all'avvio dei lavori.
La risposta dei No Tav è stata immediata, pacifica ma ferma: partiti da piazza Santo Berteli, sede del municipio, hanno raggiunto Radimero per “liberare” la terra dalle recinzioni arancioni del cantiere e per piantare nuovi alberi, al posto di quelli che erano stati tagliati. “Questa manifestazione è stata organizzata sull'onda dell'emotività – hanno detto i No Tav – perchè abbiamo visto cosa hanno fatto gli uomini di Cociv, abbiamo visto sradicare gli alberi e trattare con arroganza la nostra gente, la nostra terra”.

“Quelle recinzioni arancioni – dicono ancora gli attivisti del movimento che si oppone all'opera - sembra la linea del fronte, un confine. Da una parte dignità, partecipazione, resistenza. Dall’altra arroganza, prepotenza, malaffare”.



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