martedì 4 giugno 2013

pc 4 giugno - Il Manifesto, una guida per l'azione - lettura/studio del circolo a Palermo

Il circolo di proletari comunisti di Palermo ha concluso la lettura/studio del Manifesto del partito comunista di K. Marx e F. Engels che si è articolata in una serie di incontri durante tutto il mese di maggio.

I lavoratori, proletari e i giovani militanti del circolo hanno animato le diverse riunioni e in particolare l'ultima in cui si è fatto un bilancio di questo studio, innanzitutto partendo dallo scopo di esso.

Non un esercizio dogmatico ma l'esigenza di appropriarsi di una guida per l'azione, partendo dalle basi, dai cosiddetti fondamentali, di utilizzare un testo consapevolmente e dialetticamente in riferimento alla realtà che, in continua trasformazione, è oggetto della nostra azione politica quotidiana, una lettura/studio interattiva.
Non è la prima volta che nel circolo si legge il Manifesto ma ogni volta, come hanno sottolineato alcuni compagni, sia per chi lo ha già letto sia per chi si appresta per la prima volta  è sempre un' esperienza  che arricchisce in termini di ragionamento e analisi e di crescita al fine della pratica rivoluzionaria. 

Appropriarsi quindi innanzitutto dalle basi perché siamo un’organizzazione politica che ha l’obiettivo di costruire il Partito rivoluzionario, il Partito comunista di tipo nuovo.
La  pratica rivoluzionaria deve essere guidata da una teoria rivoluzionaria e viceversa,  elaborare e ragionare su quello che si fa quotidianamente è necessario al fine di trarne gli elementi da riportare poi nella pratica sia in termini di verifica che  avanzamento, questo  si è cercato di farlo nei mesi scorsi per esempio con l'assemblea post elettorale dopo la campagna messa in campo in città del boicottaggio elettorale.
La lettura/studio del Manifesto, così come di altri testi già letti precedentemente, è un prezioso strumento per indirizzarci all' analisi materialistico - dialettica della realtà in cui siamo immersi e in cui agiamo.  

La riunione è stata caratterizzata da un clima vivace in cui tutte le compagne e i compagni hanno voluto intervenire in vario modo esprimendo diversi concetti:

- la difficoltà come proletari che si approcciano per la prima volta  allo studio ma nello stesso tempo l'interesse che suscita un testo come il Manifesto, vivo e attualissimo che ci fa entrare nell'ottica di come la lotta di classe sta alla base di tutto e di come è necessario acquistare consapevolezza che siamo parte in causa in questa lotta di classe. Coscienza che quello che ci dobbiamo prendere è dovuto non è concessione di nessuno.

il Manifesto è una pietra miliare, per la prima volta si comincia ad intravedere l’organizzazione politica della classe operaia, dei proletari sotto forma di Partito. Nella realtà Il Manifesto è questo che vuole essere. K. Marx e F. Engels analizzano tutto quello che rappresentano le classi attuali, borghesia e proletariato,  e in questo contesto come e quale deve essere la lotta dei proletari contro la classe dominante al fine della conquista del potere politico.  Il Manifesto più che parlare di un Partito comunista compiuto, arrivato già alla concezione massima di quello che può essere un Partito proletario, indica principalmente qual è la via da seguire. Non mette confusione in testa, anzi  la toglie:  il porre i 10 punti non significa aver raggiunto il comunismo, ma tracciare la via di come sconfiggere i borghesi per cercare di cambiare, dopo la presa del potere, in una fase di transizione nella costruzione di una nuova società . Il Manifesto inizia a mettere terrore ai borghesi. Come i borghesi hanno fatto cadere il sistema feudale, i proletari faranno cadere il sistema borghese, e quando una classe comincia ad avere paura si comincia a metterne in discussione la stabilità.

- prima ancora di fare i parallelismi con l'oggi, di contestualizzare, è importante acquisire i principi per un militante comunista rivoluzionario per impossessarci di una vera e propria arma che dobbiamo impugnare nella guerra di classe nella quale ogni giorno siamo coinvolti.
Marx ed Engels nel Manifesto criticano le teorie socialiste presenti a quei tempi  per fare chiarezza ed iniziare a porre dei paletti netti e precisi con il socialismo scientifico. Analizzano scientificamente la società capitalistica e  insegnano alla classe il metodo da seguire, educano la classe a come guardare alla società in cui viviamo, con quali lenti. Il fare molta pratica può fare correre il rischio di restare  infognati in essa mentre si pone poi l'esigenza di "distaccarsi" da essa, di guardarla come dall'esterno per  ragionarci. Il Manifesto non è un punto di vista, ma contiene un metodo ben preciso che analizza la società scientifica per un obiettivo,  capendo come funziona la società (in modo quasi asettico) Marx capisce che la storia esistita è stata sempre lotta di classi e la classe subalterna, proletaria, rovescerà  la classe al potere (la storia ci ha già dimostrato questo con le rivoluzioni che la classe proletaria ha messo in atto); il primo capitolo del Manifesto è un esemplare esercizio in questo senso.
La storia è sempre stata storia di  lotta tra le classi. È importante oggi questa questione delle classi per combattere contro le posizioni che negano l’esistenza delle classi, della classe operaia (all’Ilva di Taranto dove oggi si gioca una delle battaglie più importanti in merito alla contraddizione capitale/lavoro salariato vi sono posizioni come quella del Comitato dei cittadini liberi e pensanti, che negano di fatto la centralità della classe operaia e il ruolo/protagonismo che in questa lotta gli operai devono avere, dichiarandosi appunto generici cittadini in lotta e affermando posizioni piccolo-borghese antioperaie, anticlasse).
La classe operaia in questa fase di ulteriore crisi ritorna invece in auge. La stessa borghesia oggi la rimette in ballo ma dal suo punto di vista, vedi gli strilli dei vari padroni alla Squinzi, del governo con la loro paura di un’eventuale risveglio della classe, le grida a trovare le misure per continuare a fare  profitti da una lato e tenere buona la classe operaia dall'altro con l'estensione degli ammortizzatori sociali. Dal nostro punto di vista diciamo che  la classe operaia esiste eccome lo si vede guardando al mondo: milioni di operai in India con grandi scioperi messi in campo, in Cina con diversi scoppi  di lotte nelle fabbriche in cui vi sono centinaia di migliaia di giovani operai,  in Bangladesh con le recenti stragi di operai uccisi dalla sete di profitto dei padroni totalmente incuranti della sicurezza delle loro vite, ma anche le lotte operaie che vi sono state in Europa come in Francia o in Spagna…

- l'analisi che K. Marx e F. Engels  fanno delle crisi, come elemento insito del sistema capitalistico. Un aiuto per parlare ai lavoratori, ai proletari, vedi nella lotta sindacale, su cosa significa crisi da un punto di vista proletario  e da quello borghese, uno strumento per prendere posizioni contro le varie teorie non rivoluzionarie che vogliono “uscire dalla crisi”, che ragionano su come salvarsi da essa.

 - K. Marx e F. Engels  fanno chiarezza su cosa vogliono fare i comunisti, abolire la proprietà borghese; circa la famiglia, che già è eliminata di per sé in questa società (donne oppresse/represse fino ad essere uccise, la mancanza di lavoro ecc): noi vogliamo eliminare questo tipo di famiglia “catena”… ecc. Sulle idee dominanti: nessuno è esente dall’ideologia della classe dominante. Anche chi incarna il ruolo di avanguardia rivoluzionaria deve fare uno sforzo per combattere contro l’influenza che si subisce da parte di tutto quello che è la società borghese. E' una lotta continua esterna e interna.  Lo studio del Manifesto spinge ad avere un  pensiero proprio,  indipendente dall’influenza borghese, il pensiero della classe che va poi diffuso e spiegato alle masse in tutti i terreni in cui si è a contatto a con esse.

- il libro è un’arma anche in una riunione di tipo sindacale. Da alcune esperienze fatte con i lavoratori organizzati sindacalmente, all'inizio in generale  non capiscono pienamente  ciò che si dice perché spesso non sono abituati neanche a sentire la parola  lotta, ma insistendo, senza porsi problemi di un linguaggio al ribasso ma usando invece le parole giuste,  oppressione, borghesia proletariato, lotta di classe, i lavoratori capiscono e in questo aiuta molto la pratica,  è un lavoro anche stancante ma che va fatto con pazienza, delle masse non dobbiamo sottovalutare la capacità di comprensione o viceversa la possibilità che si ha invece di apprendere da esse, dalle loro esperienze.  Il sindacato non è solo "per aiutare le vertenze" ma è uno strumento che ci aiuta ad organizzare i proletari in funzione del partito comunista rivoluzionario, una cinghia di trasmissione.

- il Manifesto mette le basi per una società diversa, attraverso dei meccanismi esposti chiaramente. Oggi in molteplici casi non si parla di classe, ma di datori di lavoro, lavoratori in generale.  Questa è una pecca perché non si entra nel merito di che lavoratori si tratta, quali datori di lavoro sono. ecc. Il Manifesto invece definisce bene queste cose. Oggi vi sono in voga diverse teorie borghesi che vogliono porsi come più sociali e più “umane”. La borghesia studia anche i testi di Marx ed Engels ma per utilizzarli al suo servizio,snaturandone i contenuti rivoluzionari, la borghesia studia per fare passare come migliore questo sistema cercando di abbellirlo ma per continuare a sottoporre la classe oppressa allo sfruttamento e all'oppressione intensificando anche la  repressione.

-  il Manifesto  è un'arma nella lotta contro tutte le posizioni pseudo rivoluzionarie … il terzo capitolo  parla ad esempio dei socialisti utopisti, oggi vi sono realtà di movimento che si definiscono rivoluzionarie,  marxiste, ma poi  sull’Ilva ad esempio sono per la chiusura della fabbrica e non vedono  la classe operaia come il cuore della classe o guardano a fenomeni piccolo-borghesi, vedi  il movimento dei forconi, non comprendendone la vera natura di classe, ciò è legato alla posizione di classe di queste realtà.

 - con l’analisi di Marx e di Engels si evita di andare avanti in base alle mode “teoriche”. Sulla questione delle crisi cicliche Marx le spiega. Per il capitale la crisi è positiva. Il capitalismo all’inizio è di tipo concorrenziale, interesse individuale del singolo. Poi, spiegato bene da Lenin, il capitalismo prende la forma di monopoli e concentrazioni. La crisi è l’inceppamento del meccanismo causato dalla sovrapproduzione, ma la crisi è la risposta stessa per la borghesia di uscirne. La seconda guerra mondiale è stato un meccanismo per evitare il proseguimento della crisi e tornare alla produzione, riprendere ossigeno. I comunisti non sono perché la crisi venga “superata”, ma perché si acuisca.
È errato fare una divisione tra sociopolitico ed economico. L’analisi di Marx parte da un’analisi prettamente economica e poi dà delle risposte sociopolitiche ed economiche.
Nel momento in cui stanno per scoppiare le polveriere, esce l’intellighenzia borghese con le parole abbellite di etica, come fa l'economista Sen. Anche durante la stesura del Manifesto, Marx parla di economisti simili. Sono molto più meschini dei neoliberisti, che sono più sinceri perché vogliono abbellire il capitalismo, renderlo gradevole, ma il sistema capitalista non può essere migliorato senza la sua distruzione. Questo lo dimostrano le teorie in voga di anni fa, vedi Keynes… poi i monetaristi, vedi Friedman…Anche Tremonti, neoliberista, ad un certo punto ha parlato di “capitalismo selvaggio”, la borghesia si adatta quando le condizioni mutano, ma per mantenere il dominio. Il problema privato-pubblico è un falso problema. Lo stato non è una cosa astratta nel capitalismo. Ci sono stati capitalisti dove c’è più peso dello Stato, e anche in Italia ci sono state alcune fasi. Ma pubblico per la borghesia  non vuol dire “a favore del popolo”: il punto è sempre il potere. Lo stato è a immagine e somiglianza della borghesia e quindi pubblico-privato portano avanti le stesse priorità. Parlare di Stato non vuol dire niente. Occorre mettere l’aggettivo: Stato borghese o stato proletario? A chi gioverebbe l’abbellimento? Non alla classe proletaria. Oggi vi è l’esempio del nord Europa, sempre citato da queste scuole "progressiste"  che dicono che il welfare state funziona: questo è stato sfatato nelle periferie che esplodono di questi paesi, vedi le rivolte (banlieue di Stoccolma), periferie che oggettivamente sono più povere rispetto alle città con un'alta concentrazione di immigrati. L'abbellimento del sistema è nella sostanza il tentativo di nascondere ciò che c'è al fondo della società e cioè un continuo humus nazista. Gli “abbellitori” provano ad eliminare ogni traccia ma poi  tutto viene a galla. Vedi i femminicidi e la violenza sulle donne in aumento in questi paesi cosiddetti molto avanzati e presi a modello dagli altri borghesi come i paesi del nord europa, vedi lo sterminio di Breivik.

- Siamo un gruppo di persone che decidono di “prendere parte”. Questo è il concetto di partito di Marx. Non è solo il partito strutturato, quello viene dopo. Ma il concetto di fondo è prendere parte scientificamente e con la propria vita come fecero Marx ed Engels. Perché ci si gioca la vita in questa cosa. Una volta presa la parte, ci si deve attrezzare. Gli operai non avevano bisogno di Marx per fare le lotte, le facevano già da prima. I proletari avevano bisogno di un “manuale”. Perché non si risolvevano le “vertenze” bruciando le fabbriche e basta. L’unità deve essere ideologica, di un gruppo che è punto di riferimento per quelli che non possono “studiare” dice Engels. Critica dell’economia politica è il sottotitolo del Capitale. La società non si può dividere fra “economico” e “politico” ecc. La borghesia fa il lavoro di dividere nella società e nella testa dei proletari tutto il divisibile affinché non capiscano nulla. Lo sforzo deve essere quello di ricomporre le sfaccettature che la borghesia fa, per rimettere insieme armonicamente analisi e critica come guida per l’azione per spiegare pazientemente a tutti quelli che vogliono ascoltare queste cose.
Mettere i puntini sulle i. Nel mondo oggi ci sono i compagni che guidano le guerre popolari, indiani, i filippini ecc, ma non abbiamo più Marx ed Engels. Noi siamo oggi i proletari avanzati. Lenin ha detto che il Marxismo, scienza del proletariato, è la pietra angolare di un edificio tutto da costruire. Perché è una cosa viva.
Sulla funzione della borghesia: occorre dargli un taglio. Anche il presidente Gonzalo ha parlato della borghesia con enfasi forte, ma alla vigilia dell’inizio della guerra popolare! Ha preso ad esempio le sinfonie di Beethoven dicendo che la borghesia ha espresso anche in quel caso grande potenza ed entusiasmo. Anche il proletariato deve essere potente, nella sua povertà generalizzata deve trovare le forme che esprimano questa potenza...
Sulla concorrenza e i monopoli di cui si parlava prima e le differenze con il passato. Oggi anche i monopoli si fanno concorrenza. La borghesia oggi cerca di tenere sottobanco e sottotono le guerre di concorrenza scoppiate, una delle quali è quella valutaria per incentivare l’esportazione.
Abbiamo già detto che i borghesi sono costretti a riprendere il Marxismo e lo studiano per cercare di smontarlo.
Alcune citazioni del manifesto ci aiutano ad orientarci meglio: per es. “Il paese più avanzato non fa che mostrare a quello meno avanzato quale sarà il suo futuro”, quello che oggi succede in Cina e in india, riportato dagli economisti moderni, è avvenuto nel passato agli altri paesi, chi non ha sentito parlare di americanizzazione...

Abbiamo ragione a voler fare del Manifesto la nostra guida per l'azione.

Circolo proletari comunisti i Palermo

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