lunedì 22 aprile 2013

PC 22 aprile: Kerry interventista, dalla Siria alla Turchia. E l'Italia imperialista, al vertice dei nemici del popolo siriano ad Istambul, lo appoggia



Il segretario di Stato USA promette 250 milioni di dollari alle opposizioni siriane. Poi chiama Erdogan: "Cancella la visita a Gaza e fai affari con Israele".

lunedì 22 aprile 2013

Roma, 22 aprile 2013, Nena News - Un Kerry senza freni quello impegnato sul fronte mediorientale. Dopo la visita di dieci giorni tra Israele, Territori Palestinesi, Giordania e Turchia, il segretario di Stato americano prosegue con la sua personale road map per il mondo arabo.

Prima di tutto, la Siria. L'appoggio alle opposizioni al regime di Bashar al-Assad si fa sempre più concreto: dopo addestramenti militari (che secondo fonti dell'intelligence giordana sarebbero forniti dai contractor statunitensi ai "ribelli") e finanziamenti a pioggia, Kerry promette altro denaro. Ieri, dopo l'incontro del gruppo "Amici della Siria" a Istanbul, Washington ha annunciato l'invio di 250 milioni di dollari, oltre alla fornitura di equipaggiamento non letale ai gruppi armati di opposizione a Damasco.

Ovvero, niente armamenti o forniture militari che potrebbero paventare la possibilità di un intervento armato diretto occidentale, ma denaro e mezzi che saranno utilizzati "per allargare il sostegno ai ribelli": cibo, medicine e "altri tipi di strumenti non letali", quali veicoli blindati, giubbotti anti-proiettile e visori notturni. Dall'inizio della guerra civile siriana, gli Stati Uniti hanno investito nei "ribelli" 385 milioni di dollari in aiuti umanitari, attraverso organizzazioni internazionali, e 117 in forniture dirette ai gruppi armati e politici. In realtà, i 250 milioni messi sul tavolo da Kerry ieri comprendono anche i 117 già promessi a febbraio ma non ancora consegnati.

"La posta in gioco in Siria non potrebbe essere più alta: armi chimiche, massacro di persone con missili balistici e altre armi di distruzione di massa - ha detto Kerry - Questo bagno di sangue deve finire". Al meeting degli "Amici di Siria" - a cui hanno partecipato altri undici Paesi, sia arabi che europei - il segretario di Stato americano ha chiesto al capo del Consiglio Supremo Militare dei ribelli, il generale Salim Idriss, di indicare ulteriori necessità delle opposizioni. Una richiesta da parte dei leader della Coalizione Siriana era giunta il giorno prima: creazione di una no-fly zone per fermare i missili dell'aviazione governativa. Ma gli undici ministri degli Esteri presenti hanno rigettato la proposta.

Kerry interventista anche sul versante turco, dopo la "vittoria" strappata da Obama a fine marzo, nell'ultimo giorno di visita in Israele, quando convinse il premier israeliano Netanyahu a presentare scuse ufficiali ad Ankara per l'assalto alla Mavi Marmara. Obiettivo statunitense è riavvicinare definitivamente Israele e Turchia, attraverso la ripresa dei rapporti diplomatici e quindi delle relazioni commerciali.

Per questo ieri Kerry ha approfittato per fare appello al premier turco Erdogan, invitandolo a rinviare nuovamente il viaggio nella Striscia di Gaza, previsto per fine maggio. Evitare di incontrare Hamas, per riallacciare i legami con Tel Aviv in un periodo, secondo Kerry, delicato nel percorso verso la ripresa del processo di pace. Ovvero, riconoscere legittimità ad Hamas significherebbe toglierne al presidente Abbas e all'Autorità Palestinese.

L'obiettivo dichiarato di Erdogan - da tempo impegnato a mostrarsi come indefesso alleato del popolo palestinese, accusando più volte Israele di "terrorismo di Stato" - è avviare una campagna politica per costringere Tel Aviv a alleggerire il blocco navale della Striscia. Nena News



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