giovedì 18 aprile 2013

pc 18 aprile. Grecia: spari degli sgherri dei padroni delle fragole su operai che protestavano. Chiedevano sei mesi di stipendi arretrati. Rappresaglia dello Stato con arresti ed espulsioni di immigrati




(ANSA) - ATENE, 18 APR - Nuovo grave atto di violenza contro lavoratori stranieri in Grecia. E' successo nel Peloponneso, nella regione della Manolada, non nuova a fatti del genere.

200 dipendenti di un'azienda che produce fragole sono andati a chiedere al proprietario gli arretrati di 6 mesi di salario. Gli operai, quasi tutti del Bangladesh, sono stati fermati da tre sorveglianti. I lavoratori hanno insistito nelle loro richieste e allora un sorvegliante ha cominciato a sparare ferendone 25.
Stanno arrestando le vittime dell'agguato per eliminare i testimoni
"In questo momento, dopo aver arrestato gli operai bengalesi, alcuni dei quali si trovano ricoverati all'ospedale di Rio dopo il massacro mafioso di Manolada, e altri loro connazionali, si stanno organizzando le loro espulsioni, dal momento che non sono in possesso dei documenti per essere residenti in Grecia. "Il ministro dell'ordine pubblico, il  signor Dèndias, e la Polizia partecipano attivamente alla tragedia di Manolada. In questo momento, dopo aver arrestato gli operai bengalesi, alcuni dei quali si trovano ricoverati all'ospedale di Rio dopo il massacro mafioso di Manolada, e altri loro connazionali, si stanno organizzando le loro espulsioni, dal momento che non sono in possesso dei documenti per essere residenti in Grecia! Il chiaro obiettivo è di far mancare i testimoni del tentato omicidio di carattere mafioso contro di loro.
Ci domandiamo di cosa si sia parlato nell'incontro tra il vice-prefetto dell'Ovest della Grecia, il signor Aggelòpoulos, con i produttori di fragole di Manolàda, poco prima del reato.
Si è parlato delle condizioni di schiavitù delle centinaia di operai?". (Comunicato stampa della deputata di Syriza-EKM Marìa Kanellopoùlou sugli arresti degli operai  che sono stati aggrediti)

Fragole e ipocrisia
Fonte: left.gr



Gli occhi chiusi dello stato di fronte alla miseria e allo sfruttamento umano e il silenzio delle autorità locali di Ilìa sono gli elementi che per oltre un decennio hanno funzionato da fertilizzante per la sregolatezza dei mafiosi locali. Tenere gli occhi chiusi ha lasciato terreno libero alla mafia della fragola che, con la scusa dei proventi derivanti dalla coltivazione delle fragole, ha abolito ogni senso di legalità e di dignità umana, picchiando e torturando lavoratori stranieri, giornalisti e chiunque tra i residenti abbia osato in passato alzare la testa contro gli onnipotenti "grandi padroni".

Negli ultimi quattro anni la caserma della polizia locale ha aperto più di duecento indagini contro chi ospita illegalmente migranti nei propri campi in cambio di un compenso salato. Il 20% di questi casi riguardano il lavoro clandestino..

E' noto a tutti che le fragole che vengono coltivate da anni a Nea Manolàda sono innaffiate con il sudore, il sangue e lo sfruttamento di migliaia di lavoratori stranieri, che hanno lasciato il loro paese per un domani migliore. Questo risulta anche dai dati ufficiali delle autorità.

Persone della zona parlano di un gruppo criminale ben strutturato, con una gerarchia, capi e spietati sgherri, criminali armati che picchiano e terrorizzano quei lavoratori che, spargendo fiumi di sudore negli immensi campi di fragole di Nea Manolada, osano alzare la testa e chiedere di essere retribuiti per il proprio lavoro.

Il violento attacco di ieri a Manolàda non porta alla luce solo la questione delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori stranieri. Quello che è successo ci obbliga a riconoscere che la Grecia costituisce ormai da tempo un ambiente privilegiato per l'apparizione e l'intensificazione di circuiti criminali organizzati. A parte quindi le vecchie mafie, nazionali ed importate, sul territorio crescono nuove radici della criminalità. Qui cresce la "mafia della fragola", che si occupa della tratta degli esseri umani e che ha come obiettivo il loro sfruttamento lavorativo. Più semplicemente, sono quelli che organizzano e sfruttano parte della moderna schiavitù in Grecia. Il termine viene usato letteralmente: la schiavitù è il potere e il controllo assoluto di una persona su un'altra, con obiettivo principale il suo sfruttamento economico o di qualsiasi altro tipo.

È provato che a Manolada alcune persone lavorano sotto minaccia di violenza fisica e psicologica, sono proprietà di un datore di lavoro o vivono sotto il suo controllo, subiscono abusi, vengono disumanizzati e vivono in uno stato di limitazione fisica della propria libertà: i miserabili di Manolada sono quindi schiavi, sottoposti a tragiche condizioni. Fenomeno ben noto, come è noto anche lo spazio dove fiorisce, e sono noti anche i responsabili. Tra l'altro in passato ci sono stati attacchi simili contro giornalisti, senza che i responsabili delle aggressioni subissero conseguenze legali. Ecco quindi un banco di prova importante per la Polizia e il Ministero del Lavoro. Basta però che anche questa volta non appaia in Parlamento qualche deputato della zona con una cassa di fragole per addolcire i suoi colleghi e per dimostrare quanto è dolce la frutta coltivata a Manolada.



Nessun commento:

Posta un commento