domenica 17 marzo 2013

pc 17 marzo - Francesco I, un populista conservatore

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Eletto da pochi giorni il nuovo Papa, già si sprecano i fiumi di inchiostro che tracciano più o meno brevi ed approfonditi profili biografici di Jorge Mario Bergoglio, che ha scelto per svolgere il proprio dicastero il nome di Francesco I. “Negli scrutini ha prevalso la parte progressista”, “ha fama di riformatore e attento ai poveri” - scrive La Repubblica. “Viene allineato tra i progressisti” - si associa il Corriere della Sera. Che si spinge oltre e, affrontando la spinosa questione dei rapporti del nuovo pontefice con la giunta militare al potere in Argentina dal 1976 al 1983, la liquida così: “Contestò l'apertura dei gesuiti alla Teologia della Liberazione, negli anni '70 e questa posizione forse gli è valsa l'accusa ingiusta di connivenza con il regime dei generali, anche se peraltro non ci sono mai state prove nè indizi della sua vicinanza alla dittatura.”. Prove ed indizi che invece secondo altri ci sarebbero.
Nell'articolo che abbiamo tradotto si parte per l'appunto da qui, dal ruolo che Bergoglio giocò in quegli anni terribili nel suo paese. Ma il racconto di Verbitsky – il giornalista autore anche di un libro sui rapporti tra Chiesa cattolica e giunta militare con cui aveva già denunciato le complicità tra le alte gerarchie ecclesiastiche e i macellai argentini, facendovi rientrare, seppure non come personaggio di primissimo piano, anche il nuovo papa – cerca di tracciare un profilo più complessivo del pontefice, evidenziandone alcuni dei tratti che hanno caratterizzato i suoi anni a Buenos Aires e che possono essere utili per capire cosa farà e come lo farà ora che ha raggiunto la più alta carica della Chiesta cattolica.
In particolare sottolineiamo la definizione di “populista conservatore” che ne dà Verbitsky, perché ci pare lasci intravedere una di quelle che agli occhi di molti potrebbe sembrare una contraddizione fortissima: da un lato si tratta di un papa che, se dovesse proseguire nel solco già tracciato negli anni in qualità di arcivescovo e cardinale, potrebbe dare effettiva attenzione ai poveri; dall'altro si è finora dimostrato un convintissimo conservatore, dapprima reazionario in un ordine all'epoca progressista in Argentina, i gesuiti; poi piuttosto ostile nei confronti dei processi che sta vivendo il continente latinoamericano da quindici anni a questa parte e contrario alla partecipazione delle donne alla vita politica e all'attribuzione di diritti agli omosessuali.
Il ritratto che ci offre Verbitsky ci pare un punto di partenza utilissimo per chiunque voglia cercare di orientarsi in un'epoca di grandi cambiamenti, per la quale nemmeno l'istituzione millenaria della Chiesa cattolica può passare indenne. E, considerato il suo peso nel nostro paese ma non solo, non è peregrino gettare uno sguardo interessato ai processi che si vivono nelle stanze vaticane e che grande influenza potranno avere anche sulle questioni più minute che affrontiamo quotidianamente.


Francesco I, successore di Benedetto XVI
Un “ersatz”

di Horacio Verbitsky
Traduzione a cura dello Spazio Me-Ti – Napoli
Tratto da Página 12

Tra le centinaia di chiamate e di mail ricevute, ne ho scelta una. “Non ci posso credere. Sono così angosciata e con tanta rabbia che non so che fare. Ha ottenuto quello che voleva. Vedo Orlando in sala da pranzo, già alcuni anni fa, che dice “lui vuole fare il Papa”. È la persona indicata per coprire la povertà. È un esperto nel 'coprire'. Il mio telefono non smette di suonare, Fito mi ha parlato in lacrime.” La firma è di Graciela Yorio, sorella del sacerdote Orlando Yorio, che denunciò Bergoglio per essere il responsabile del suo sequestro e delle torture che soffrì per cinque mesi del 1976. Il Fito che aveva telefonato sconsolato è Adolfo Yorio, suo fratello. Entrambi hanno dedicato molti anni della loro vita a dare seguito alle denunce di Orlando, un teologo e sacerdote terzomondista che è morto nel 2000, con l'incubo che ieri si è tramutato in realtà. Tre anni prima, il suo incubo era stato designato arcivescovo coadiutore di Buenos Aires, incarico che preannunciava il resto.

Orlando Yorio non conobbe la dichiarazione di Bergoglio dinanzi al 'Tribunal Oral Federal 5'. In quell'occasione affermò che recentemente è venuto a conoscenza dell'esistenza di bambini 'rubati' dopo la fine della dittatura. Ma il 'Tribunal Oral Federal 6', che ha giudicato il piano sistematico di appropriazione dei figli di detenuti-desaparecidos, aveva ricevuto documenti che indicano che già nel 1979 Bergoglio era ben informato e che intervenne almeno in un caso per sollecitare il superiore generale, Pedro Arrupe. Dopo aver ascoltato il racconto dei familiari di Elena de la Cuadra, sequestrata nel 1977, quando era incinta di 5 mesi, Bergoglio gli consegnò una lettera per il vescovo ausiliare di La Plata, Mario Picchi, chiedendogli di intercedere presso il governo militare. Picchi accertò che Elena aveva dato alla luce una bambina, che fu regalata ad un'altra famiglia. “La tiene una famiglia 'bene' e non c'è viaggio di ritorno”, informò la famiglia. Rilasciando una dichiarazione scritta nel processo dell'ESMA, per il sequestro di Yorio e dell'altro sacerdote gesuita, Francisco Jalics, Bergoglio sostenne che nell'archivio episcopale non c'erano documenti sui detenuti-desaparecidos. Ma chi gli successe, l'attuale presidente, José Arancedo, inviò alla giudice Martina Forns copia del documento che pubblicai qui, sulla riunione del dittatore Videla con i vescovi  Raúl Primatesta, Juan Aramburu y Vicente Zazpe, in cui parlarono con straordinaria franchezza sul se dire o meno che i detenuti-desaparecidos erano stati assassinati, perché Videla voleva proteggere gli aguzzini. Nel suo classico 'Chiesa e dittatura', Emilio Mignone menzionò l'episodio come paradigmatico del comportamento dei “pastori che consegnarono le loro pecore al nemico senza difenderle e senza riprenderle”. Bergoglio mi raccontò che in una delle sue prime messe in qualità di arcivescovo, intravide Mignone e cercò di avvicinarglisi per dargli spiegazioni, ma il presidente fondatore del CELS (il più importante organismo di tutela dei diritti umani in Argentina, NdT) alzò la mano facendogli segno di non avvicinarsi oltre.

Non sono sicuro che Bergoglio sia stato eletto per coprire la povertà che ha ridotto all'impotenza Joseph Ratzinger. Le lotte intestine alla curia romana seguono una logica tanto imperscrutabile che i fatti più oscuri posono attribuirsi allo spirito santo, che siano le manovre finanziarie per le quali la Banca del Vaticano è stata esclusa dal clearing internazionale perché non rispetta le regole sul controllo del riciclo di denaro, o le pratiche pedofile in quasi tutti i paesi del mondo, che Ratinger coprì dal Santo Ufficio e per le quali chiese perdono nelle vesti di pontefice. Né mi sorprenderebbe che, brocca in mano e indossati i suoi sandali, Bergoglio avviasse una crociata moralizzatrice per ripulire i sepolcri apostolici.
Ma ciò di cui sono sicuro è che il nuovo vescovo di Roma sarà un 'ersatz', questa parola tedesca cui nessuna traduzione fa onore, un surrogato di minore qualità, come l'acqua con la farina che le madri indifenti usano per ingannare la fame dei loro figli. Il teologo brasiliano della liberazione Leonardo Boff, escluso da Ratzinger dall'insegnamento e dal sacerdozio, aveva l'illusione dell'elezione del francescano di origini irlandesi Sean O'Malley, che è responsabile della diocesi di Boston, distrutta dai tanti indennizzi che ha pagato ai bambini vessati dai sacerdoti. “Si tratta di una persona molto vincolata ai poveri perché ha lavorato per lungo tempi in America Latina e nei Caraibi, sempre in mezzo ai poveri. È un segno del fatto che può essere un papa diverso, un papa di una nuova tradizione”, aveva scritto l'ex sacertote. Sulla Sedia Apostolica non si siederà un vero francescano, bensì un gesuita che si farà chiamare Francesco, come il poveretto di Assisi. Un'amica argentina mi scrive preoccupata da Berlino perché i tedeschi, che non conoscono la sua storia, pensano che il nuovo papa sia un terzomondista. Una fine confusione.

La sua biografia è quella di un populista conservatore, come furono Pio XII e Giovanni Paolo II: inflessibile nelle questioni dottrinarie ma con un'apertura verso il mondo e, soprattutto, verso le masse spossessate. Quando terrà la sua prima messa in una strada di Trastevere o nella stazione Termini di Roma e parlerà delle persone sfruttate e costrette alla prostituzione dai potenti insensibili che chiudono il loro cuore a Cristo; quando i giornalisti amici racconteranno che ha viaggiato in metropolitana o col trasporto pubblico; quando i fedeli ascolteranno le sue omelie recitate con i gesti di un attore e nelle quali le parabole bibliche coesistono con la parola chiara del popolo, ci sarà chi sarà in delirio per l'agognato rinnovamento ecclesiastico. Nei tre lustri che lo hanno visto all'Arcidiocesi di Buenos Aires ha fatto questo e molto di più. Ma allo stesso tempo cercò di unificare l'opposizione contro il primo governo che da molti anni ha adottato una politica favorevole a quei settori e lo accusò di essere irritante e scontroso perché per farlo ha dovuto combattere contro quei potenti fustigati nel discorso.
Ora potrà farlo su altra scala, che non significa che dimenticherà l'Argentina. Se Pacelli ha ricevuto il finanziamento dei servizi segreti statunitensi per puntellare la Democrazia Cristiana ed impedire la vittoria comunista nelle prime elezioni del dopoguerra e se Wojtyla fu l'ariete che produsse la prima falla nel muro europeo, il papa argentino potrà svolgere lo stesso ruolo su scala latinoamericana. La sua militanza passata nella Guardia di Ferro (organizzazione della destra peronista, che ha lo stesso nome di un'organizzazione rumena che agiva negli anni '20 e '30 del Novecento e che era legata al nazionalsocialismo, NdT), il discorso populista che non ha dimenticato e grazie al quale potrebbe anche adottare cause storiche come quella delle Malvinas (isole la cui sovranità è contesa da Argentina e Regno Unito, che ne detiene la sovranità, che le chiama Falklands e per il possesso delle quali si è combattuta una guerra nel 1982 che ha causato quasi 1000 morti, secondo le statistiche ufficiali, NdT) lo rendono adatto per dare una direzione a questo processo, per apostrofare gli sfruttatori e per predicare la mansuetudine agli sfruttati.

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Ultimo aggiornamento ( Domenica 17 Marzo 2013 15:13 )  






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