venerdì 8 febbraio 2013

pc 8 febbraio - info tunisia -contro il fascismo islamico


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Nuovi scontri a Tunisi ed in altre città, assaltate ovunque sedi di Ennahda e del governo. Domani i funerali del dirigente comunista assassinato mentre gli islamisti si spaccano sulla proposta del loro premier di formare un governo tecnico.

E' tornata altissima man mano che la giornata trascorreva la tensione in tutta la Tunisia, dove per il secondo giorno consecutivo decine di migliaia di giovani, lavoratori e attivisti di sinistra sono scesi in piazza per esprimere la loro rabbia contro il regime islamista. Come ieri, alcune manifestazioni sono sfociate in scontri o in assalti alle sedi del partito Ennahda o di altre istituzioni.

E’ molto tesa la situazione nel centro di Tunisi dove da stamattina migliaia di persone sono in strada a protestare dopo l’omicidio, ieri, del dirigente comunista Chokri Belaid. In mattinata centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa erano stati schierati a difesa del Ministero degli Interni in avenue Bourguiba, ma con le ore il numero di manifestanti è aumentato e sono esplosi pesanti scontri. I manifestanti continuano a lanciare pietre contro le forze di sicurezza che rispondono con un fitto lancio di granate lacrimogene, molte delle quali vengono rispedite indietro dai giovanissimi col volto coperto. 
Tra i manifestanti anche molte ragazze, che urlano slogano contro il governo ed Ennahdha.
Le agenzie di stampa segnalano che un ragazzo dalla pelle scura, di una ventina d'anni, è stato arrestato nel pomeriggio a pochi metri dalla sede del Ministero dell'Interno, circondato da barriere metalliche e transenne di plastica per impedire a chi protesta di avvicinarsi. 

Anche a Monastir centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro l'uccisione di Chokri Belaid. La polizia ha realizzato fitti lanci di lacrimogeni e pesanti cariche anche con l’uso di grandi jeep lanciate contro i manifestanti. Teatro dei disordini il lungomare della città, che si trova a pochi chilometri da Sousse, nel sud della Tunisia. Anche a Monastir la maggior parte dei manifestanti sono giovanissimi. Alcuni hanno sfidato apertamente gli agenti.

La sede di Ennahda a Siliana è stata presa d'assalto ed incendiata oggi pomeriggio da una folla inferocita composta da migliaia di persone che hanno dapprima marciato attraversando il centro della città. 

Anche nella provincia di Gafsa si sono registrati scontri tra forze dell'ordine e manifestanti, che hanno assaltato la sede del governatorato lanciando bombe molotov. Un testimone riferisce che la sicurezza ha disperso la folla lanciando gas lacrimogeni. Secondo radio Mosaique, unico media a dare questa notizia, nei violenti scontri di questa mattina a Gafsa un ragazzo sarebbe rimasto ucciso.

Un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione negli uffici del governatorato di Jendouba, nella Tunisia nordoccidentale. Durante la protesta non si sono comunque registrati atti di violenza. I manifestanti hanno intonato slogan contro il governo di Hamadi Jebali ed hanno chiesto espressamente al governatore di allontanarsi, accusandolo di essere un 'prodotto' del potere di Ennahda.

La polizia, schierata questa mattina a protezione del palazzo del Governatore a Sousse, ha lanciato delle granate lacrimogene per allontanare un migliaio di manifestanti che cercavano di avvicinarsi all'edificio. Ieri la polizia, secondo quanto riferito da alcuni manifestanti, ha usato delle pallottole di caucciù, molto pericolose e in grado di provocare gravi lesioni al volto.

Il ministero dell'Istruzione superiore di Tunisi ha annunciato in una nota che domani e sabato non si terranno corsi negli atenei, che rimarranno chiusi fino a lunedì. Domani in Tunisia si celebrerà una giornata di lutto nazionale in memoria di Chokri Belaid, in concomitanza con le esequie del dirigente comunista assassinato. Nonostante il tempo inclemente a migliaia hanno accompagnato il feretro di Chokri Belaid dall'ospedale Charles Nicolle - dove ieri é stata eseguita l'autopsia - all'abitazione dei genitori, a Djebel Jelloud, nella prima periferia sud di Tunisi. Domani il feretro, dopo la preghiera del pomeriggio, si muoverà dall'abitazione dei genitori per raggiungere il cimitero di Djellaz, il più importante della capitale.

E per domani l'Union Tunisienne Generale du Travail (Ugtt), principale sindacato tunisino con circa 500 mila iscritti, ha proclamato uno sciopero generale al quale hanno aderito anche altre associazioni professionali come quelle degli avvocati e dei giornalisti; un appello allo sciopero generale sempre per domani è stato lanciato anche dal Fronte Popolare, coalizione di partiti di sinistra del quale fa parte il partito di Belaid, i Patrioti Democratici. Intanto già oggi stanno incrociando le braccia avvocati e giudici tunisini, in una protesta a cui si sono uniti i docenti dell'università di Manouba, alle porte di Tunisi.

Dopo la denuncia da parte di Nadia Daoud, una giornalista vicina di casa di Belaid, è stato arrestato l'autista di Chokri Belaid, accusato di aver parlato con uno dei componenti del commando che poco dopo ha assassinato il dirigente comunista. Secondo fonti giornalistiche l'autista avrebbe ricevuto una telefonata da un alto esponente del partito Nida Tounes, partito fondato il 20 aprile 2012 da Beji Caid Essebsi, considerato un nostalgico della dittatura di Ben Alì. Zied Tahri sarebbe ora sotto interrogatorio.

Un video, che sta girando sul web, mostra che già lo scorso anno Chokri Belaid era nel mirino degli integralisti islamici. Nel video, che risalirebbe alla scorsa estate, si vedono dei giovani ''barbus'' (come vengono chiamati i salafiti) che, davanti alla moschea di Zarzis (nel sud dellaTunisia), insultano alcuni esponenti dell'opposizione laica. Soprattutto Belaid, minacciato di morte e sfidato ad andare a Zarzis. La città di recente ha acquistato la fama di roccaforte dell'islam piu' duro, tanto che, nei giorni scorsi, ha ospitato, per un sermone, il predicatore kuwaitiano Nabil Al Awadhi, promotore del progetto per fare indossare il velo alle bambine.

Intanto si fa sempre più evidente e profonda la spaccatura all’interno del partito islamico Ennahda. Che oggi ha fatto sapere di non essere affatto d’accordo con l’annuncio dato ieri sera dal premier Hamadi Jebali – esponente degli islamisti – sullo scioglimento dell’attuale esecutivo tripartito e la formazione di un governo tecnico ad interim che porti il paese a rapide elezioni.
Il capo del gruppo parlamentare di Ennahda – che conta su 89 seggi rispetto ai 217 totali - ha spiegato che Jebali ha fatto il suo annuncio senza aver consultato "né la coalizione governativa né il movimento Ennahda". Ancora più duri i giovani del partito: sulla pagina Facebook del Movimento giovanile sono state inserite una foto di Jebali in bianco e nero e un'altra a colori segnate con una croce rossa, a testimonianza della bocciatura dei giovani del partito riguardo la possibile formazione di un governo tecnico. ''Vattene Jebali, Ennahda resta al potere, il popolo ha scelto Ennahda e non Jebali'', hanno scritto i giovani. 

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Il portavoce del Fronte Popolare e segretario del Partito Comunista Operaio, Hamma Hammami, accusa apertamente Ennahda per l’assassinio del compagno e amico Chokri Belaid.
A parlare a nome della coalizione di sinistra denominata Fronte Popolare, ieri, è stato Hamma Hammami. Segretario del Partito Comunista Operaio e portavoce della coalizione delle forze di sinistra di cui Belaid era il numero due, conosceva la vittima da molti anni, dai tempi della resistenza contro il regime di Ben Alì.

La parole escono secche, senza esitazione. Il leader comunista – che abbiamo conosciuto a Roma nel marzo 2011, quando partecipò ad una assemblea della Rete dei Comunisti a poche settimana dalla caduta del regime di Tunisi - non si limita a puntare il dito contro il governo e contro gli islamisti di Ennahda. La sua é una spietata requisitoria, mentre in una sala vicina ribollente di rabbia, le opposizioni tracciano il percorso immediato della protesta: ritiro a tempo indeterminato delle loro delegazioni dall'Assemblea costituente, sciopero generale in occasione delle esequie, funerale di Stato. Un assassinio, scandisce Hamma Hammami, che non dà affatto credito all'ipotesi - caldeggiata da alcuni esponenti della maggioranza - del gesto di un cane sciolto, ma ''é stato pianificato ed eseguito da professionisti''. Le minacce contro Belaid ed altri esponenti dell'opposizione, ricorda Hammami, sono ormai da tempo quotidiane, ma nessuno di quelli che doveva fare qualche cosa s'è mosso. Noi come opposizione, dice ancora, da oggi saremo con più forza contro il governo, contro Ennahda e ''contro tutti coloro che vogliono il male di questo Paese''.

Hamma Hammami per la morte del compagno di tante ed appassionate battaglie accusa esplicitamente Ennahda e la sua strategia di annientamento degli avversari politici. E lo fa con enfasi, dicendo che Belaid ormai non appartiene più ad un partito o ad una fazione, perché é ''il martire di un intero Paese''. Hammami non era solo un compagno di partito di Belaid, era soprattutto un amico suo e della famiglia e la sua voce, raccontano i cronisti, tradisce l'emozione. Soprattutto quando parla degli ultimi istanti di vita del dirigente politico ucciso, abbattuto davanti casa, appena pochi secondi dopo avere salutato la moglie e i due figli che, al crepitare delle pistole, si sono affacciati assistendo quasi in diretta all'esecuzione.

''Non é più il tempo di assistere in silenzio. Perché ieri c'e' stato Lotfi Naguedh, oggi Chokri Belaid, e domani...già domani chissà a chi toccherà''. Lotfi Naguedh era un esponente di Nidaa Tounes ed é stato massacrato a bastonate, calci e pugni, a Tataouine, nell'assalto ad una sede sindacale da parte delle squadracce della “Lega per la protezione della Rivoluzione”. Per quella morte sono in carcere alcuni appartenenti alla Lega di cui la shura - massimo organismo di Ennahda - ha incredibilmente chiesto la liberazione. Di fronte alla denuncia delle minacce, torna a sottolineare Hammami, il governo non ha preso alcun provvedimento e in questo modo ha perso ogni legittimità, come quando ha mostrato di non sapersi opporre alla violenza politica che attecchisce nelle moschee e delle università.

Oggi i media internazionali abbondano di ricostruzioni della figura di Chokri Belaid, assassinato ieri mattina sulla porta di casa. Ricordando che il dirigente comunista ha trascorso la sua vita dividendosi tra lo studio del diritto (dapprima in Iraq e poi a Parigi) e quindi nell'avvocatura, poi nella vita politica, spendendosi in entrambe con lo stesso entusiasmo. Sposato, padre di due figli, aveva 49 anni ed era un ''sahelien'', come vengono chiamati con rispetto in Tunisia gli originari della regione del Sahel che al Paese ha dato gran parte della classe politica, così come degli esponenti della vita pubblica e professionale. Lo studio e la passione politica sono andati per lui quasi di pari passo, dal momento che, già negli anni '80, Belaid aveva cominciato a fare attività nelle strutture studentesche, soprattutto all’interno dell'Uget, organizzazione degli universitari laici. Una attività politica che gli costò il carcere già nel 1987, quando il paese era governato da Habib Bourghiba, il fondatore della Tunisia laica e moderna ma poco tollerante con gli oppositori di sinistra. Una delle ultime fotografie lo ritrae, nel corso di una manifestazione di avvocati, in toga, ma con una variopinta coppola calcata in testa, ad arringare i suoi colleghi. Un bel ricordo di Belaid lo traccia questa mattina su “Il Manifesto” Annamaria Rivera, che ricostruisce il clima di terrore scatenato nel piccolo paese nordafricano dalle milizie islamiste.

“Chokri Belaid, avvocato, era una figura carismatica dell'opposizione di sinistra. Chi scrive ha avuto l'onore di conoscerlo in occasione dell'assemblea del 24 aprile 2011, nel Palazzo dei Congressi di Tunisi, quella che sancì l'unificazione tra le due formazioni, che si definiscono marxiste-leniniste e panarabiste, nate dalle lotte degli anni '70: l'Mpd (Movimento dei patrioti democratici) e il Ptpdt (Partito del lavoro, patriottico e democratico). Belaid aveva denunciato più volte l'escalation della violenza politica, che rischia, diceva, di mettere in grave pericolo la transizione democratica. A più riprese aveva dichiarato d'essere stato minacciato di morte e quasi profeticamente aveva previsto: è giunto il tempo delle «liquidazioni» politiche. Da politico acuto e lungimirante aveva colto bene il senso delle minacce ricevute e di altri eventi allarmanti. Per parlare solo dei giorni scorsi, in appena 48 ore c'erano stati almeno sei atti di violenza politica ad opera, si dice, delle famigerate «Leghe di protezione della rivoluzione» - milizie armate al servizio di Ennahda, il partito islamista che domina il governo di transizione- spalleggiate da gruppi di salafiti jihadisti. Il 1° e il 2 febbraio avevano attaccato giusto il congresso del Ppdu nel governatorato del Kef, fatto irruzione in un meeting del Partito repubblicano a Kairouan, sequestrato, a Gabes, Ahmed Nejib Chebbi, leader di questo stesso partito, aggredito un anziano militante democratico, cercato di assalire la sede centrale, a Tunisi, di Nidaa Tounes, il partito neo-bourguibista che è per Ennahda il concorrente elettorale più temibile, e saccheggiato la sua sede di Kebili. Quest'ultimo partito ha avuto il suo primo «martire» post-rivoluzione il 18 ottobre scorso: Lotfi Naqdh, dirigente locale di Tataouine, linciato a colpi di spranga e di martello, ancora una volta dalle milizie armate di Ennahda. A tutto ciò si aggiungono le aggressioni quasi quotidiane ai danni di giornalisti, fino alla più recente: due giorni fa Nabil Hajri, dell'emittente Zitouna Tv, è stato ferito gravemente a colpi d'arma bianca".

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