giovedì 17 gennaio 2013

pc 17 gennaio - ILVA: IL "TEATRO" E LA GRAVE REALTA' DEGLI OPERAI

(Dal blog tarantocontro)
 In questi giorni sulla questione Ilva/Procura/governo tutti fanno esattamente la loro parte come in un teatro. Solo che in platea vi sono gli operai che rischiano lavoro e salario, a parte la salute (e a volte anche la vita) in cui il rischio sembra "ordinario".
L'azienda in risposta alla mancata commercializzazione dei prodotti, ha la via facile di aumentare giorno per giorno i numeri degli operai in cassintegrazione, si è arrivati a 2600 (chi offre di più?), come se fossero pezzi per ora inservibili da mettere da parte e non persone; ha ripreso a minacciare il mancato pagamento degli stipendi, dal prossimo del 12 di febbraio. Nello stesso tempo fa trovare agli operai in cig i cancelli della LORO fabbrica sbarrati, o improvvisamente i tesserini bloccati (come alla Semat), una forma odiosa per affermare la SUA "proprietà", contro i veri produttori della fabbrica.
Riva e Ferrante ricattano, fanno uscire "voci" su prossimi avvii di licenziamenti (e chiaramente siamo sempre nell'ordine di migliaia), di scorpori di reparti, di trasferimento in altri paesi esteri, ecc.. Alimentano attesa e forte preoccupazione. Non si sa mai esattamente quanto ci sia di vero e quanto di uso politico per aumentare la pressione verso il governo, le istituzioni perchè si muovano in fretta e pesantemente contro la magistratura per imporre il diktat del decreto salva-Riva. Le stesse alte grida sul fermo dei prodotti non sta esattamente come la raccontano, visto - come dicono gli operai - che i coils continuano a partire verso Genova.
Il governo e Clini certo sono incazzati con la magistratura tarantina. Con la perdita dell'Ilva (dopo il forte ridimensionamento della Fiat) e il suo pesante impatto sull'economia nazionale e sui mercati esteri, l'Italia rischia sulla scena internazionale di essere ridotta e considerata alla stregua di un paese sottosviluppato, scendendo ancora più in basso nella scala delle potenze imperialiste.
Questo Stato, governo mentre si mette al servizio di padron Riva e dei padroni internazionali, verso gli operai invece suona tutt'altra musica: la Digos, la Prefettura, le forze dell'ordine sono allertate contro proteste e lotte che fuoriescano da quelle pilotate dalla stessa azienda e dai sindacati suoi servi; soprattutto le forze dell'ordine devono impedire il legame degli operai con le forze "estremiste" - come è accaduto martedì alla portineria A dell'Ilva quando la Digos con i vigilanti dell'azienda hanno materialmente impedito ai rappresentanti esterni dello Slai cobas per il sindacato di classe di entrare con gli operai in fabbrica.
La recente nomina a garante di Vitaliano Esposito, 71 anni, napoletano è un altro tassello della politica padronale di questo governo. La nomina di Esposito, è stato frutto di una guerra interna contro Magistratura Democratica, per imporre un uomo nelle grazie della destra, quindi fidato, un amico di Nicola Mancino inquisito per il patto con la mafia.  
I segretari confederali, e non poche volte anche i loro delegati, di Uilm e Fim in questi giorni devono rincorrere gli operai in cassintegrazione che autonomamente e organizzandosi tra loro stanno lottando per il rientro in fabbrica; questi parlano agli operai come se fossero l'azienda, ripetendo le stesse giustificazioni di Ferrante circa la tenuta in cig; la Fiom, poi, la butta sui temi generali, evitando di dare risposte. L'obiettivo comune è di tenere a freno la protesta - la Fim arriva anche a minacciare nuovi blocchi, ma parla per conto di capi, quadri, ecc. - e di buttare acqua sul fuoco. Anche loro hanno il problema di spezzare il legame operai e slai cobas, operai del Comitato liberi e pensanti, ecc. Certo, sono anch'essi preoccupati, ma soprattutto la Uilm (sindacato maggioritario all'Ilva) non ha soluzioni se non quelle dell'azienda; per questo cerca di indirizzare la protesta degli operai contro la magistratura, o verso la Prefettura dove non può dare fastidio a nessuno.
Ma in questo "teatro" fa la sua parte anche la Magistratura. Anche la stessa Procura di Taranto, impegnata in questa guerra giudiziaria contro governo e Riva, non parla più della "messa a norma", delle prescrizioni stabilite dal riesame, degli impianti da mettere in sicurezza, dei parchi minerali da coprire, ecc. ecc. Parla ora solo del blocco dei prodotti. Con l'assurdo che mentre l'area a caldo, quella che effettivamente inquina, non è di fatto sequestrata e lavora più o meno come prima (quindi con tutti i problemi di salute per gli operai e la popolazione di Taranto), restano sequestrati i prodotti da vendere, che sicuramente sul piano dell'inquinamento non possono fare più danni.
I ricorsi fatti dai giudici contro le istanze di dissequestro di Riva sono legalmente ineccepibili, si parla di uguaglianza della legge verso ogni azienda, che l'Ilva non deve essere trattata in maniera diversa da altre Ditte, ecc. Si usano per questo gli articoli della Costituzione. Tutto perfetto. Ma, a parte il fatto che questo bandiera della "giustizia uguale per tutti" la vorremmo vedere agire in tanti altri momenti - quale legge tutela gli operai perchè nel frattempo che questa lunga "guerra" legale vada in porto sia loro salvaguardato i diritti (anche questi costituzionali) al lavoro, al salario?
In questa querelle Procura/governo gli operai, ma anche la stessa popolazione dei quartieri inquinati sono semplicemente spariti. Non vediamo usare Costituzione e leggi per imporre la messa a norma degli impianti, la salvaguardia della salute, la requisizione degli utili per fare gli interventi necessari (non sono anche gli utili "oggetto di reato" nel momento in cui sono stati fatti violando le norme di sicurezza della salute?).
Infine, gli unici che (per fortuna) non appaiono in questo "teatro" sono i partiti. Sono tutti impegnati nella campagna elettorale e al massimo l'Ilva può essere usata nella propaganda elettorale. Anche i Verdi e buona parte degli ambientalisti sono spariti, in tutt'altre faccende affacendati.

Gli operai sono e devono stare totalmente fuori da questo "teatro", non farsi fregare dalle sirene di schierarsi con una o l'altra delle parti in gioco. E' una guerra di classe e gli alleati della classe operaia non stanno in questi "attori".
Gli operai dell'Ilva, delle Ditte devono prima di tutto costruire nella lotta il loro esercito, devono unirsi, facendo fallire una "guerra tra poveri" che gli stessi sindacati confederali alimentano, amplificando artatamente condizioni che al momento possono essere diverse tra i lavoratori, ma che l'immediato futuro penserà subito di unire. Gli operai devono creare un problema di "ordine pubblico" per pesare sulle soluzioni.
Gli operai che in questi giorni si sono mossi in maniera autorganizzata (i lavoratori in casintegrazione), devono rendere stabile e dare forza organizzata (costruendo i Comitati di Base - Cobas, imponendo la presenza anche negli incontri dello Slai cobas per il sindacato di classe, come de l'Usb) a questo loro mobilitarsi in maniera indipendente dai sindacati confederali, altrimenti, come diceva la "maledizione" di un vecchio dirigente sindacale, Trentin, alla fine sempre i sindacati confederali riprenderanno le redini.
Gli operai hanno poi bisogno di non essere soli, mentre la "città" va per conto suo. Ma per questo devono cadere inutili idee: "non tocchiamo, non diamo fastidio alla città, ai cittadini..." (come se i "cittadini" non sono strettamente legati all'Ilva, con quartieri in cui ogni famiglia ha un parente occupato all'Ilva). Se operai e masse popolari si devono unire per difendere lavoro e salute, gli operai dell'Ilva devono rendersi visibili (non solo sui giornali), e la visibilità è di fatto legata a portare anche in città la lotta.

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