domenica 7 ottobre 2012

pc 7 ottobre - Sudafrica: scontri tra operai e padroni sui licenziamenti


Sudafrica: Minatori respingono licenziamenti di massa di Amplats

Sindacalista: E' l'inizio della guerra. 

Devono andare via


Rustenburg, 6 ott. (TMNews) - I minatori sudafricani hanno 
respinto con forza il licenziamento di massa deciso dal numero 
uno mondiale del platino, la società Amplats (Anglo American 
Platinum), e hanno minacciato di ricorrere alla violenza se 
l'azienda non avvierà negoziati. "E' l'inizio della guerra", ha detto 
uno dei responsabili sindacali dei minatori, Gaddhafi 
Mdoda, durante una manifestazione pacifica in uno stadio di 
Rustenburg nel nord del Sudafrica. "Se Anglo American non è 
pronta ad avviare una trattativa deve fare i bagagli e andarsene", 
ha continuato Mdoda.

Ieri, l'Amplats ha annunciato il licenziamento di 12.000 operai in 
sciopero "illegale" nella miniera di Rustenburg. Negli ultimi due 
giorni gli scontri tra i minatori che protestano e le forze dell'ordine 
hanno provocato due morti.

pc 7 ottobre - Marchionne-Fiat non ne indovina una... agli operai la risposta


Sergio Marchionne non ne azzecca una! Per quanto riguarda le previsioni economiche, per i tentativi di “fusione”, per il mercato dell'auto (l'anno scorso aveva annunciato che per rimanere sul mercato era necessario raggiungere la quota di 6 milioni di auto nel mondo, da gennaio di quest'anno è passato a 8 milioni: se già gli era impossibile quota sei figurarsi 8!) ecc. ecc.; le azzecca tutte invece per quanto riguarda la “previsione” dei comportamenti dei sindacati confederali e del governo italiano per cui è riuscito a fare quello che ha voluto incidendo perfino, come sappiamo, sul modo di intendere le “relazioni industriali” in Italia, relazioni per le quali si è fatto fare leggi “ad padronem” con l'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, ha improntato cioè relazioni secondo il ricatto verso operai, “o accettate il piano oppure me ne vado”, ecc. ecc. insomma nella sostanza secondo il fascismo padronale.

E cerca di usare lo stesso meccanismo in tutte le “relazioni industriali” in giro per il mondo: si è fatto dare soldi in Serbia, in Brasile, in Canada, ha provato a far partire un accordo con la Russia per la produzione di una jeep, continuando ad elemosinare denaro al governo (la banca Sberbank) ma visto il momento la jeep prevista non partirà mai oppure ci vorranno degli anni.
E in questi giorni ci ha riprovato cercando di comprare di nuovo la Opel dell'americana General Motors: confidando in una situazione che sembra difficile e di stallo tra la GM e il partner europeo Peugeot, ha provato ad “alleggerirli del peso ad un prezzo simbolico” come riporta il sole 24 ore del 5 ottobre (come si sa “alleggerire” si usa in un certo ambiente!) e cioè chiedendo in sostanza che gli regalassero l'azienda come ha fatto con la Chrysler. La risposta della GM, facendogli fare un'altra figuraccia, è stata netta e chiara: “Non è in vendita!”

Solo che agli occhi degli osservatori questo passo di Marchionne, se mai avesse la possibilità di verificarsi, presenta diverse difficoltà, soprattuto per la “gestione della capacità produttiva in eccesso: almeno un paio di stabilimenti sarebbero di troppo.” E poi: “Quanto costerebbero dal punto di vista sociale gli inevitabili tagli agli organici, quale sarebbe il costo economico e chi lo pagherebbe? Fiat e Opel sono gli unici due gruppi che in Europa hanno chiuso fabbriche nel dopo crisi (Termini Imerese e Anversa); l'azienda tedesca ha di fatto annunciato al più tardi per il 2016 la fine della produzione anche a Bochum [Germania]).

Ma quale economia, ma quale imprenditore? Anche qui come si vede il problema è tutto politico, da un lato deve convincere i governi a dare denaro facile (il “successo” della 500 in America – tra l'altro 32.000 vendute in un mercato di più di 10 milioni di auto – è dovuto proprio al fatto che in questo momento il governo Usa ha deciso di abbassare il costo del denaro), dall'altro a cambiare le leggi per poter licenziare meglio e far lavorare di più e senza scioperare.

Marchionne in realtà è stato chiamato per far fare più soldi ai padroni e in questo c'è riuscito alla grande: gli Agnelli si sono arricchiti ancora di più, e anche lui incassa milioni all'anno in contanti come “stipendio” e in azioni... cosa può volere di più dalla vita!

Altro che investimenti da Fabbrica Italia! La Cisl di Bonanni e la Uil di Angeletti, stanno ancora aspettando che Marchionne dia un segnale qualsiasi per toglierli dall'imbarazzo della cattiva figura!

Il problema è che con la crisi in atto, cosa che Marchionne da bravo economista non ha affatto previsto e dalla quale non può “uscire”, non è possibile nemmeno continuare a fare quello che si faceva, e infatti l'auto continua a perdere quote di mercato perché le macchine non si vendono, in generale tutte ma soprattutto le Fiat.

Il problema vero però ce l'hanno gli operai, soprattuto in Italia che o rischiano di vedersi chiudere le fabbriche o sono in cassa integrazione “perpetua”, aspettando che il mercato riprenda “non prima del 2014” dice Marchionne, “non prima del 2015” dice Squinzi, “non prima di chissà quando” aggiungono de Benedetti e altri osservatori...
Gli operai non possono aspettare il “mercato” e nemmeno affidarsi ai sindacati confederali tutti che hanno accompagnato in un modo o nell'altro le azioni di Marchionne!

pc 7 ottobre - nuovo corteo contro il Muos - la magistratura dispone il sequestro preventivo

Muos: in cinquemila alla manifestazione per dire «no» . Soddisfatti per il sequestro
Il corteo controllato da un ampio schieramento di forze dell'ordine è andato avanti senza incidenti

Provengono dalla sicilia e da alcune regioni d'italia

PALERMO - Circa cinquemila persone, provenienti da ogni provincia della Sicilia e da alcune regioni d'Italia, hanno partecipato a Niscemi alla manifestazione nazionale «NoMuos» contro l'installazione delle mega parabole satellitari del sistema «Mobile User Objective System», che la Difesa Usa sta realizzando nella sua base di contrada «Ulmo» nella riserva naturale della sughereta.

I manifestanti sono parzialmente soddisfatti dell'ordine di sequestro preventivo dell'impianto disposto dalla magistratura di Caltagirone, che definiscono «una vittoria a metà», e chiedono a Stato e Regione la revoca di tutte le autorizzazioni finora rilasciate. Ai 25 comitati dei «No Muos» si sono uniti i ragazzi di Vicenza del comitato «No dal Molin», che si battono contro l'ampliamento della base Nato vicentina. Un lungo corteo, composto da uomini, donne e bambini, è partito da contrada Apa, alla periferia di Niscemi, per raggiungere, dopo un percorso di quattro km, l'ingresso principale della base americana di telecomunicazioni. La manifestazione, controllata da una ampio schieramento di forze dell'ordine, si è svolta senza incidenti.

Redazione online - corriere del Mezzogiorno

06 ottobre 2012

pc 7 ottobre - Lotta precari Coop Sociali: assalto ai sindacalisti Cisl e Cgil... la lotta continua


LA LOTTA DELLE PRECARIE E PRECARI COOP SOCIALI CHE DURA DA OLTRE 10  GIORNI A PALERMO CONTRO


- TAGLI AI POSTI DI LAVORO (72/184) DA PARTE DELLA PROVINCIA REGIONALE DI PALERMO

- ATTACCO AI DIRITTI DEGLI STUDENTI DISABILI (che dal 14 settembre in tanti non vanno a scuola per la mancanza del servizio di assistenza igienico-personale)

- LE POLITICHE LACRIME E SANGUE DEI GOVERNI, VEDI LA SPENDING REVIEW DEL GOVERNO MONTI CHE  IMPONE PESANTI TAGLI AGLI ENTI LOCALI SULLE RISORSE PER IL SOCIALE, MENTRE PERO' SI CONTINUA VERGOGNOSAMENTE A SPERPERARE DENARO PUBBLICO (la Provincia, ma non solo!, in questo docet... mentre in Sicilia dilaga  la nuova dispendiosa e vergognosa campagna elettorale borghese) 


OTTIENE UN PRIMO IMPORTANTE RISULTATO: LA RIDUZIONE DEI LICENZIAMENTI DA 72 A 29 ... ma la lotta continua!
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Dal presidio quotidiano in "assedio" al Palazzo Comitini della Provincia in cui le precarie e i precari Coop Sociali, organizzati nello Slai Cobas per il  s.c. hanno lottato con forza e determinazione senza fermarsi, sostenuti anche dalla significativa solidarietà che è giunta non solo a livello cittadino ma anche sul piano nazionale, si è giunti ad un incontro mattutino con il Presidente della Provincia e assessori al suo seguito venerdì 05 ottobre  al Palazzo San Lorenzo, "invaso" dai precari Slai. 

Presenti oltre allo Slai Cobas anche  le  altre organizzazioni sindacali (Cisl, Cgil e Cisal sempre latitanti pubblicamente fino a questo incontro).

Il Presidente Avanti, visibilmente arrabbiato, è stato costretto a dire che la Provincia ha rivisto insieme ai Glis delle varie scuole tutte le domande pervenute fino al 1 ottobre (domande che "dal nulla" sono spuntate fuori grazie solo alla pressione e alla forte denuncia e protesta dei precari Slai), ne sono state recuperate 70 rispetto a quelle comunicate ai primi di settembre,  e in parte è stato  riconsiderato "in deroga!" il parametro che stabilisce il rapporto studente/operatore, riportandolo per i ragazzi disabili gravi in carrozzina 1/1. 

Si tratta di una prima battaglia vinta perchè in questo modo, ad oggi,  da  72 posti di lavoro in meno se ne recuperano 43 e da 112 operatori ai primi di settembre si passa a 155 lavoratori a 27 ore mensili.

Ma la guerra non è conclusa perchè rimangono fuori ancora 29 precari e contemporaneamente altri altrettanto casi gravi di disabilità  non vengono considerati dalla Provincia e dall'ASP come tali!

Il presidente Avanti ha inoltre comunicato che ancora per tutta la prossima settimana ci saranno ulteriori 9 incontri con i Glis per valutare altri 14 casi di disabili in carrozzina e questo darebbe la possibilità di recupero di altri 14 operatori... ma che comunque non si potrebbe superare il numero complessivo di 169 operatori  a 27 ore con il rischio che  ancora 15 lavoratrici e lavoratori sarebbero tagliati fuori.  
La Provincia ha infine annunciato che il servizio partirà da martedì 9 ma solo con i 155 operatori previsti fino ad oggi da integrare eventualmente con altri a seconda dello svolgimento dei Glis.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe ha duramente contestato i dati e le decisioni enunciate dal presidente Avanti dicendo che allo stato attuale non c’è alcuna necessità reale per licenziare questi lavoratori, primo perché i parametri adottati non tengono conto della gravità della situazione di altri ragazzi disabili e delle norme vigenti in merito a questa prestazione sociale prevista per legge; secondo è inaccettabile sentire parlare di mancanza di risorse per 15 lavoratori! visto le spese inutili e gli sprechi della Provincia di cui si viene a sapere tutti i giorni. 

I nostri delegati si sono quindi scagliati anche contro le altre organizzazioni sindacali presenti (che hanno rasentato l'isterismo) che di fatto hanno avallato i licenziamenti (la delegata Cisl " Presidente ma non si possono utilizzare i lavoratori in esubero in atre mansioni?" "No!" ha risposto Avanti , la Cisl " allora Ok è tutto chiaro!" ritirandosi in buon ordine perchè tanto loro "alla fine sono il sindacato degli utenti e non dei lavoratori"  - la Cgil " Presidente apprezziamo il suo operato e impegno ... - lecchinaggio da fare schifo! - ma pensiamo che forse i lavoratori in esubero potrebbero essere utilizzati per fare le sostituzioni quando ce ne sarà di bisogno..." dello stile più precari dei precari! - la Cisal " potremmo ridurci ancora le ore da 27 a 25 magari!" andando subito al ribasso). Lo Slai ha quindi abbandonato l’incontro dicendo ad Avanti che si sarebbe assunto tutte le conseguenze del suo vergognoso agire,  aggiungendo nell'atrio i precari e le precarie Slai che protestavano senza fermarsi. 

Alla notizia del risultato dell'incontro i precari e le precarie  se da un lato hanno accolto positivamente la notizia che solo grazie alla loro lotta si è riusciti a far diminuire il numero dei licenziamenti, dall'altro si sono però sin da subito inferociti contro il Presidente Avanti che, dopo l'uscita dello Slai, ha di fatto concluso il tavolo rifugiandosi nella sua macchina blu accerchiata dai precari arrabbiatissimi che gli impedivano il passaggio mentre lui, sbiancato in viso, "cercava di tranquliizzarli"...

ma all'improvviso accorgendosi dell'uscita dal palazzo dei sindacalisti Cgil e Cisl E' SCOPPIATO IL PARAPIGLIA!

Un folto gruppo di precari ha letteralmente inseguito il delegato Cgil gridandogli "venduto e parassita!", il quale affannatissimo è scappato correndo verso la sua macchina dove si è rinchiuso lasciando letteralmente a piedi il suo collega ...nel frattempo diverse precarie in particolare si sono scagliate contro la delegata Cisl pesantemente contestata e spintonata la quale si è dovuta rifugiare presso gli agenti della polizia presenti... minacciando solo a quel punto denunce alle rappresentanti sinadacali e ad alcune precarie Slai che non si sono affatto lasciare intimorire e hanno continuato a gridarle contro " servi dei padroni e del governo... pagherete caro, pagherete tutto!" e poi allontanandosi.

 Da lunedì si riparte... assemblea straordinaria in sede ore 15,00

IL POSTO DI LAVORO NON SI TOCCA
SALVAGUARDARE I DIRITTI DEGLI STUDENTI DISABILI
DALLE FABBRICHE AD OGNI POSTO DI LAVORO CONTRO GOVERNO, PADRONI E SINDACATI COMPLICI RIBELLARSI E' GIUSTO 


SLAI COBAS PER IL SINDACATO  DI CLASSE
VIA G. DEL DUCA 4  PALERMO
340.8429376


sabato 6 ottobre 2012

pc 5-6 Ottobre- La rabbia degli studenti in piazza contro il governo Monti


Ieri 5 ottobre gli studenti delle scuole superiori sono scesi in piazza in numerose città italiane, da Milano a Palermo.
L'autunno di lotta si è finalmente acceso e sembra essere partito con buoni propositi. Un autunno caldo che già dal primo appuntamento in piazza ha visto la partecipazione combattiva di studenti che non si sono fermati neanche davanti alle gravi provocazioni della polizia e hanno colpito  luoghi-obiettivo e con parole d'ordine non indifferenti.
Rivendicazioni non puramente studentesche (come quella contro la riforma sull'istruzione che taglia i fondi alle scuole pubbliche, per una scuola libera dalle logiche dell'aziendalismo) ma che si sono allargate a quelle lavorative, e al rifiuto che a pagare gli effetti di questa crisi siano i proletari, i lavoratori e le masse popolari, contro la casta e in alcune città come Palermo gli studenti hanno posto in piazza la critica alle elezioni e ai partiti istituzionali.

A Roma alcuni cortei sono partiti in diversi punti della città per poi concentrarsi in un unico corteo, puntando al ministero della Pubblica Istruzione,  poi bloccato dalle forze dell'ordine. Gli studenti vengono caricati a Porta Portese dalla polizia che rispondono con lancio di oggetti.  Alcuni giovani  vengono trascinati a terra,minacciati con un manganello puntato alla gola e poi identificati in questura. Il corteo dopo essersi sciolto lascia l'appuntamento a giovedì prossimo per un'assemblea cittadina. Quattro gli agenti di polizia contusi.

A Milano le parole d'ordine sono “contro la mercantilizzazione del sapere” e “no alla privatizzazione della scuola pubblica”: un'agenzia San Paolo viene riempita di volantini e scritte e la sede SIAE colpita con fumogeni. Alcuni feriti e cariche ingiustificate all'arrivo del corteo formato da centinaia di studenti in prossimità del palazzo della Regione. «Alcuni di noi sono caduti e sono stati travolti», dice un manifestante. La città viene messa sotto controllo dagli elicotteri delle forze dell'ordine.
Ma Romano La Russa (Pdl), dice che il corteo è formato solo da finti studenti facenti parte di organizzazione di estrema sinistra, “per deturpare e mettere a soqquadro un'intera città”. E la risposta di Formigoni è “dobbiamo tirare la cinghia tutti in questo momento di crisi in cui le risorse scarseggiano”!

A Torino pesanti cariche e studenti finiti in ospedale. La repressione poliziesca è molto accesa nel capoluogo piemontese per la presenza della Fornero (che poi non si è presentata), di Fassino e del ministro Profumo al nuovo campus universitario “Einaudi”: quartiere militarizzato e forte tensione nell'aria. Al tentativo degli studenti di forzare il cordone di polizia, partono cariche infuriate. Il corteo non si scioglie alla prima carica dei poliziotti ma continua per diverso tempo per infastidire i presenti all'interno dell'università. Al termine della manifestazione gli studenti tengono un'assemblea e concludono con un sit-in durante il quale vengono bruciate fotografie di Monti, Profumo, Fornero, Cota e Fassino, oggetto di slogan durante tutta la giornata.

A Palermo circa 2000 studenti scendono in piazza. Tra slogan come “noi la crisi non la paghiamo”, “siete bravi solo a tagliare”, cartelli contro il governo Monti, alcuni slogan contro la Digos presente in piazza. Al termine della manifestazione gli studenti sono giunti al palazzo della regione sotto il quale i giovani, con lo striscione “nessuna fiducia nella casta”, hanno bruciato  tessere elettorali affermando che alle prossime elezioni regionali gli studenti non voteranno nessun partito perché non bisogna dare nessuna fiducia a chi scalda poltrone e appesantisce le condizioni economiche degli studenti, delle famiglie.
A Pisa gli studenti attaccano la camera del commercio, alcune banche e nel momento in cui il corteo si dirige al palazzo del comune, gli studenti trovano il cordone della polizia a difesa del palazzo. Momenti di tensione tra le due parti.

E' importante e da sottolineare come l'astensionismo al voto sia diffuso anche tra i più giovani che non credono più nel “meno peggio” bensì hanno  le idee chiare sulla realtà della politica istituzionale. Il movimento studentesco non è qualunquista e ha dimostrato di essere politicizzato a livello nazionale, slegato da partiti istituzionali e sindacati confederali che vanno a braccetto con i padroni ed il governo; gli studenti hanno tenuto alto il livello di scontro nei punti focali delle città fronteggiando la forte repressione poliziesca.
Sbirri che si accaniscono contro studenti dai 14 ai 18 anni in maniera indescrivibile, che si accaniscono in coppia o in “tripletta” contro uno studente inerme. E' questa la scena in tutte le città in cui i cortei hanno forzato i cordoni delle forze dell'ordine, scena che si ripete per ogni movimento studentesco nei momenti più caldi della lotta ma che dà pienamente idea dell'attacco fascista di cui  l'istruzione, come il settore lavorativo, della sanità ecc è vittima.
E' positivo l'elemento “contro il governo” di questo movimento studentesco, vedi le fotografie bruciate a Torino e l'attacco ai vari palazzi.

E' con queste parole d'ordine e con queste rivendicazioni che si allargano all'esterno del singolo settore dell'istruzione che è possibile legare le lotte studentesche alle lotte dei lavoratori, precari, disoccupati, degli operai nelle fabbriche a livello nazionale. E' quel passo in avanti che i vari movimenti devono fare per una combattività e un terreno di lotta che puntino a una mobilitazione di lunga durata e che possa fronteggiare con più grandi numeri gli effetti nefasti della crisi capitalista e la classe borghese artefice dell'attacco alle masse proletarie.

Sdlp

pc 5-6 ottobre - Operai ex Fiat Termini Imerese: una notizia buona e due cattive


La notizia buona come riportano i giornali è che ieri “è arrivata la firma dell'atteso decreto salva esodati, che riguarderà 55 mila lavoratori da accompagnare alla pensione e tra questi anche i 640 di Termini Imerese.

La prima notizia cattiva, è che si parla dell’uscita di scena definitiva dell’azienda produttrice di auto Dr Motor e quindi non sembra sbloccarsi la ricerca di un produttore di auto affidabile visto che la Dr Motor comunque fino ad ora non scioglie il nodo dell’accordo definitivo con la cinese Chery che a sua volta fa sapere di essere disponibile ma di volere un partner affidabile.

Il governo da parte sua tramite l’amministratore di Invitalia fa sapere che continueranno a cercare “un nuovo produttore auto in tutto il mondo, non solo nell'Unione europea che soffre di un eccesso di capacità produttiva. Ci sono contatti continui in corso ma vogliamo aspettare che le novità siano consolidate prima di fare annunci".

Certo il decreto permetterà, come prevedeva l’accordo, con l'uscita di scena dei seicento operai, l'autorizzazione del secondo anno di cassa integrazione straordinaria per il 2013 per le tute blu ex Fiat, oltre che un altro anno di tempo per cercare un nuovo produttore disposto a rilevare la fabbrica.

E questa è la notizia che consideriamo “cattiva” nel senso che con la concessione della cassa integrazione per un altro anno non ci sarà quasi sicuramente un impegno costante e diretto degli operai affinché sia l’ex Fiat ma nell’insieme l’area industriale di Termini Imerese continuino ad essere una presenza industriale importante, dato che i cosiddetti “scenari alternativi, e cioè l’insediamento altre aziende previste dall'accordo di programma, Lima, Biogen e Newcoop, e di altri ingressi che il governo sta valutando non potranno mai raggiungere la quantità di operai che ci sono stati in tutti questi anni.

I sindacati confederali continuano a fare solo chiacchiere lasciando costantemente, come hanno fatto in tutti questi anni, nelle mani di altri, del governo e delle varie amministrazioni pubbliche, il destino degli operai e quindi seguono una via senza uscita.

Un nuovo giro di incontri è previsto tra governo e sindacati per metà del prossimo novembre: agli operai, in vista della fine dell’anno e delle prospettive per il rilancio industriale, il compito di far sentire sul serio la propria voce ma soprattutto la propria forza.

giovedì 4 ottobre 2012

pc 5-6 ottobre - gli studenti tornano in lotta anche in italia -ma bisogna fare come in quebec !

tradurre e far circolare
http://www.archive-host.com/files/1757194/605fe43860be87b04aa41ccaf04344885422138f/quebec-student-strike-red-flag.jpg
 
Les Camarades du PCR-Canada nous ont fait parvenir ce message contenant un lien vers un documentaire intéressant sur la place de l'extrême gauche dans le mouvement étudiant.
 
PC maoïste de France

 
Chers camarades,
 
La télévision d'État canadienne a diffusé cette semaine un grand reportage sur l'extrême-gauche montréalaise, dans le contexte de la récente grève étudiante. Le reportage fait une large place à notre organisation (bien plus importante que le rôle que nous avons joué dans les faits...). On peut y voir des images fournies par la police de la confrontation ayant eu lieu lors de la manifestation du 1er Mai 2011 à Montréal et des filatures et perquisitions qui ont suivi. Il y a aussi de belles scènes des principales actions qui se sont déroulées dans le cadre de la grève étudiante.
 
Bref, vous pouvez visionner le reportage sur http://www.tou.tv/enquete/S2012E01 (site alternatif: http://www.radio-canada.ca/widgets/mediaconsole/medianet/6069298).

pc 5-6 ottobre - come lottano gli operai siderurgici della fabbrica Arcelor-Mittal di florange - per noi gli operai Ilva dovrebbero fare lo stesso dentro e fuori la fabbrica per difendere lavoro e salute

in francese da tradurre

Usine sidérurgique de Florange

ArcelorMittal : bureaux saccagés, unité bloquée
Les « Mittal » continuent d’occuper les Grands-Bureaux de l’usine sidérurgique de Florange et ont bloqué, hier, l’unité de couplage. Face aux rumeurs de plan social, le mouvement s’est encore durci. Deux bureaux ont été saccagés.
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Les syndicalistes ont saccagé les bureaux du directeur du site et du DRH.
« Ça, c’est le cheminement d’un plan social. Noir sur blanc ! » Le tableau de travail est planté devant la salle du conseil d’administration du site florangeois occupée par l’intersyndicale (CGT-CFDT-FO), depuis mardi soir.
Les militants n’ont pas eu de mal à le décrypter. PSE (Plan de sauvegarde de l’emploi) s’y affiche en toutes lettres. « Qu’est ce que vous voulez de plus pour comprendre ? », ironise Edouard Martin (CFDT).
Alors, face au silence de la direction, la colère des « Mittal », contenue depuis des mois, a explosé dans la nuit. Les syndicalistes ont saccagé les bureaux du directeur du site et du DRH. Vitres brisées, mobilier et plantes vertes renversés… Au petit matin, certains regrettaient déjà et ramassaient les débris.
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Mais la colère n’était pas retombée pour autant. « Le site intégré est viable ! Nous ne voulons pas être consultés, après-coup sur un PSE. Le sujet, c’est bien la perte des emplois et la survie de toute une vallée », martèle inlassablement Jean Mangin (CGT), et d’appeler les salariés à « un sursaut d’orgueil ».
Questions sans réponse
Avec le sentiment de « n’avoir plus rien à perdre », les troupes ont pris le chemin des usines à froid du site Sainte-Agathe.
L’action du jour : bloquer le couplage, point stratégique empêchant le traitement ou l’expédition des bobines d’acier après la sortie du laminoir. « On alerte d’abord les salariés pour que tout soit fait en sécurité. On n’est pas là pour casser ! », insistent les militants.
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L’unité de couplage a été bloquée, empêchant le traitement ou l’expédition des bobines d’acier après la sortie du laminoir.
La ligne est arrêtée dans le calme. Mais le dialogue avec les salariés en poste reste ardu. Incompréhension mutuelle. « Comment peuvent-ils ne pas se sentir concernés ? Si ce n’est pas aujourd’hui, dans un an, deux ans, la filière froide sera à son tour menacée… »
La mobilisation générale n’est pas au rendez-vous. Pourtant, les syndicalistes ne lâcheront rien ! « Nous, on pense à nos gosses, à toute la vallée, et on aura notre conscience pour nous », assure Céline (CFDT). « On ne s’interdit plus rien. Les actions seront à la mesure de l’indifférence, insiste encore Jean Mangin. Le préfet a un rôle à jouer, le gouvernement doit arrêter de tergiverser, Mittal n’attendra personne ! »
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Mais, hier soir, les questions sur l’avenir du site étaient toujours sans réponse. La direction n’est sortie de son silence que pour regretter les dégâts occasionnés.
Alors, les sacs de couchage ont encore été déroulés…
Leur presse (Lucie Bouvarel, Republicain-Lorrain.fr, 13 septembre 2012)


ArcelorMittal : l’intersyndicale multiplie les actions à Florange

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Dans la nuit de mercredi à jeudi, des wagons ont perdu leur cargaison de coke qui s’est retrouvée sur les rails. Sur une voie ferrée de Florange, puis au niveau du port d’Illange.
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Environ 900 tonnes de coke prévues pour l’usine de Dunkerque ne pourront pas être acheminées.
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En milieu de matinée, l’intersyndicale a bloqué la ligne d’électro-zingage Elsa, celle où est fabriquée l’acier anti-corrosion plébiscité par les constructeurs d’automobiles haut de gamme. Une action symbolique pour attirer l’attention sur cet atout de l’usine de Florange.
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pc 5-6 ottobre - scioperi in Indonesia

in spagnolo facilmente comprensibile

 INDONESIA: Huelgas paralizan la producción.





correovermello-noticias.
Yakarta, 04.10.12 
Agencias informativas dan cuenta del inicio de una huelga de mas de tres millones de indonesios  para reclamar una subida salarial y protestar contra los contratos temporales, lo que ha paralizado la producción en numerosas fábricas del país, informó hoy la prensa local.

El diario Jakarta Post indica que 80 parques industriales de 12 provincias del país han detenido totalmente su producción debido a la protesta de sus más de 2,8 millones de trabajadores, 

Durante la jornada de hoy está prevista una manifestación multitudinaria que discurrirá por diversas calles de la capital de Indonesia y que colapsará el tráfico de la ciudad.

El gobierno ha desplegado unos 15.000 efectivos de las fuerzas de seguridad en toda la ciudad para mantener la situación y el tráfico bajo control.

La marcha de protesta, que pasará frente al Palacio Presidencial y otros monumentos emblemáticos de la capital, ha sido organizada por la Asociación de trabajadores Indonesios (MPBI) y la Federación de Trabajadores Indonesios del Metal (FPSMI).

pc 5-6 ottobre -13 ottobre manifestazione a Ravenna CMC – DEVASTATORI DELLA TERRA


  L’appello_In ogni parte del mondo le lobby finanziarie, politiche e mafiose aggrediscono, depredano e devastano usando l’ormai insostenibile alibi del progresso e la promessa di una “crescita del lavoro”, con la complicità dei governi. Accade in Centroamerica, in Africa, in Asia come qui, in Italia. Le situazioni di attacco ai territori ed alle loro ricchezze sono innumerevoli.
Da Nord a Sud non è possibile elencare tutti gli scempi .
Dalla Valle di Susa, passando per il Mugello, arrivando fino in Sicilia i grandi affaristi violentano la terra cementificando, perforando, scavando e inquinando.
Calpestano la possibilità di una vita libera, felice e condivisa, sacrificandola alle logiche di poteri forti che muovono fili invisibili per asservirci ai loro scopi: i loro profitti, quelli che non bastano mai. Fra i responsabili spiccano Impregilo, Eni, Todini e non ultima la C.M.C. di Ravenna.
L’unico modo che abbiamo per contrastare queste mire rapaci e devastanti è costituire aggregazioni sempre più allargate e diffuse, rendendo evidenti le opposizioni e rendendoci conto che noi siamo più di loro e che solo uniti possiamo sconfiggerli.
Il primo appuntamento è per Il 13 ottobre a Ravenna, dove manifesteremo contro la Cooperativa Muratori e Cementisti (CMC) che, dopo essere stata artefice in questi anni di numerose devastazioni sul territorio italiano, si accinge a realizzare il tunnel geognostico alla Maddalena di Chiomonte in Val di Susa. Un’azienda che fra i vari progetti distruttivi, vuole realizzare un cantiere rifiutato da decine di migliaia di residenti nella Valle e da un Movimento che ormai è presente in tutta la penisola e oltre confine. In gioco non ci sono solo le spartizioni legate al T.A.V., ma soprattutto altre logiche decisionali ed autoritarie come il dimostrare che se il PD ( che è dietro la CMC) e qualunque altro partito politico decidono qualcosa, nessuno può permettersi di dissentire,di opporsi,di resistere.
L’azione di opposizione critica, di lotta e di disobbedienza, delle comunità e dei territori infatti mette in discussione gli stessi meccanismi del potere, gli equilibri dello scambio clientelare e mafioso .
Queste le ragioni per cui è importante che tutte le persone che vogliono impedire la devastazione del pianeta Terra partecipino a questa prima manifestazione per rilanciare l’opposizione alla lobby trasversale degli affari.
Costo viaggio a/r da Torino/Bussoleno per Ravenna: 25 €
Per prenotare viaggio:
da Torino tel. Daniele 333-61.54.059
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pc 5-6 ottobre - NOTAV Sabato 6 Ottobre Marcia Popolare da Serravalle ad Arquata


da notavterzovalico.info) Dal 10 Luglio al 10 Agosto il Cociv (consorzio costruttore del Tav – Terzo Valico) ha tentato di eseguire centinaia di espropri nei comuni di Serravalle, Arquata, Gavi, Carrosio, Voltaggio, Fraconalto, Borgo Fornari, Genova, Campomorone e Ceranesi funzionali alla realizzazione delle opere previste nel primo lotto costruttivo dei lavori del Terzo Valico.
Un atto di arroganza con cui hanno cercato di impadronirsi di terreni, giardini, cortili, case, negozi e asili senza aver neppure chiesto un momento di confronto con le popolazioni coinvolte.
Speravano che i cittadini si accontentassero delle ridicole indennità di esproprio proposte e non osassero mettersi di traverso per impedirne l’esecuzione.
Confidavano che le popolazioni locali non fossero a conoscenza della devastazione e distruzione che il Terzo Valico comporterà per almeno un decennio in Liguria e in basso Piemonte.
Speravano che le preoccupazioni riguardanti l’amianto, la distruzione di sorgenti, pozzi e falde acquifere non fossero sufficienti a provocare una reazione.
Credevano che al tempo della crisi economica spendere 6,2 Miliardi di Euro per un’opera inutile di cui non vi è neppure uno studio sul rapporto costi benefici non causasse le proteste della popolazione che si trova a far fronte ad una crisi sociale sempre più insostenibile.
Hanno sbagliato evidentemente i loro conti ed ogni volta che hanno tentato di eseguire un esproprio hanno trovato centinaia di cittadini che pacificamente lo hanno impedito per difendere la loro terra.
Un mese di mobilitazioni straordinario in cui centinaia di persone, giovani e anziani, donne e uomini, piemontesi e liguri hanno stretto forti legami dimostrando che quando le persone tornano a riappropriarsi del diritto di decidere sulle scelte che riguardano i loro territori, nessuno può imporre dall’alto la propria volontà distruttrice.
Un mese in cui il Movimento No Tav – Terzo Valico è ulteriormente cresciuto con la costituzione dei comitati di Serravalle e Borgo Fornari ed ha dimostrato ancora una volta il grande consenso di cui gode fra la popolazione locale.
Siamo certi che nei mesi di Settembre – Ottobre il Cociv tornerà alla carica e ritenterà di eseguire gli espropri.
Siamo convinti che non sia più il tempo di aspettare le loro mosse e che sia necessario iniziare ad imporre la nostra agenda di mobilitazioni.
Per questa ragione crediamo che sia nuovamente il tempo di scendere in piazza in migliaia di persone per chiedere la rinuncia agli espropri e alla costruzione del Tav – Terzo Valico. Per dimostrare ancora una volta che siamo più numerosi di loro e siamo convinti di riuscire a fermarli.
SABATO 6 OTTOBRE MARCIA POPOLARE DA SERRAVALLE AD ARQUATA RITROVO ORE 14 PIAZZA COPPI SERRAVALLE
MOVIMENTO NO TAV – TERZO VALICO
notavterzovalico.info   comitatiscrivia.it   noterzovalico.org   notavgenova.altervista.org
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pc 5-6 ottobre - In Lucania arrestato assessore all'immigrazione: l'accusa è sequestro e violenze su un rumeno


E' veramente triste indossare i panni della Cassandra. Non era ieri ma qualche anno fa quando sottolineavamo - scatenando i rodimenti delle Vestali dell'antirazzismo - che le viscere dell'Italia profonda non avevano più bisogno dei mostri naziskin per catabolizzare la violenza xenofoba.
Ricordo ancora la faccia stranita di Gad Lerner quando, discutendo in trasmissione del duplice omicidio di Firenze, sottolineavo come al corteo antirom degenerato nel pogrom delle Vallette - una caccia allo zingaro innescata da una falsa denuncia di stupro di una ragazzina oppressa da genitori ossessionati dalla tutela della sua verginità - fosse presente anche la segretaria democratica di Torino.
E' del mese scorso, invece, l'arresto in Liguria di tre brave persone che hanno massacrato di botte un maghrebino sospettato di ripetuti furti in paese. In quel caso la sorpresa per la vivace solidarietà espressa dal consigliere regionale dell'Udc fu subito attenuata dalla scoperta che il soggetto in questione aveva lunghi precedenti politici leghisti.
Stavolta tocca parlare di Palazzo San Gervasio. Questo paese agricolo dell'area nord-orientale della Basilicata. Balza ogni estate ai disonori della cronaca perché, essendo l'area di più intensa coltivazione del pomodoro, ospita ogni anno un indegno campo temporaneo per gli immigrati. Ieri è stato arrestato l'assessore alle attività produttive e all'immigrazione, esponente di una lista civica riconducibile al Partito democratico: è un noto imprenditore ed è accusato, insieme a un complice, di aver sequestrato e torturato un ex dipendente rumeno, sospettato di aver rubato un trattore. Gli hanno concesso gli arresti domiciliari. Il sindaco, candidato dal Pd, e i colleghi consiglieri comunali hanno espresso pronta solidarietà: all'arrestato, non alla vittima.

pc 5-6 ottobre - Il ministro della guerra, Terzi, appoggia le operazioni militari della Turchia in Siria





Mentre la Turchia ha richiesto una riunione straordinaria del vertice  Nato e il Parlamento turco sta decidendo sul dispiegamento di truppe fuori dai propri confini per creare una "zona cuscinetto" turca in territorio siriano, il governo italiano, con il ministro Terzi, ha espresso la sua "solidarietà e quella del governo italiano al governo turco", dopo i colpi di mortaio al confine tra i due paesi che hanno provocato vittime civili e i bombardamenti come rappresaglia da parte della Turchia, e ha affermato che la "reazione Ankara è legittima".
"Nel consiglio atlantico di questa notte e' stato riaffermato il principio della indivisibilita' della sicurezza", l'art. 5 del trattato della coalizione di stati terroristi della NATO, principio che ha sempre giustificato le aggressioni imperialiste. "Per il momento  si e' rimasti sul piano dell'articolo 4", vale a dire quello della consultazione e concertazione politica.

pc 3-4 ottobre - il regime fascista turco per conto di usa nato inizia l'attacco alla siria - la riunione nazionale di roma

1 un verbale ufficioso e sommario, scritto da un compagno di proletari comunisti presente alla riunione del 30 settembre

 

Introduzione(Rete dei comunisti)  

Abbiamo voluto convocare questa riunione nazionale di tutti i compagni e realtà che hanno condiviso il documento “giù le mani dalla Siria. Lo abbiamo fatto diversi mesi dopo l’uscita del documento, abbiamo fatto passare l’estate e soprattutto abbiamo scontato una fase di difficoltà generale di produrre mobilitazioni su questo terreno. 

Scontiamo, da una parte, una difficoltà di lettura comune delle rivolte in medio oriente prima e delle aggressioni imperialiste e neocoloniali alla Libia prima e alla Siria poi; dall’altra parte scontiamo anche il ruolo dei “pacifisti con l’elmetto” e perfino di gruppi e partiti della sinistra ufficiale ma anche di quella sedicente rivoluzionaria, ad esempio quella di matrice trotzkista, che apertamente si schierano con l’intervento, in nome della “emergenza umanitaria” o della “liberazione dal regime genocida di Assad”.

Siamo insomma in una situazione di grande difficoltà, sono qui riunite quasi tutte le forze che a Napoli si erano ritrovate in quella che p rimasta l’unica manifestazione contro la Nato realizzata nel pieno dell’aggressione alla Libia due anni fa e che da allora non sono riuscite a produrre un’altra iniziativa di rilievo nazionale.
Ma nonostante la difficoltà, siamo stati tutti ben coscienti che non si poteva lasciare campo libero alla guerra e alla propaganda imperialista e il documento che abbiamo sottoscritto ha avuto il merito di aprire una interlocuzione. Metterci a confronto sul da fare è lo scopo di questa riunione.
Alcuni punti:
  • Lo scenario generale è dato dalla crescita delle spinte di Israele per un’aggressione all’Iran, nel contesto delle elezioni presidenziali americane.
  • Un problema fastidioso ma importante da risolvere è riproporre la discriminante antifascista, dato che nel vuoto o silenzio a sinistra, tante comunità e organizzazioni di siriani, anche in buona fede, non hanno saputo distinguere e respingere la solidarietà interessata che veniva da destra, dalla lega fino ai gruppi apertamente fascisti e nazisti.
  • La condanna di un’aggressione imperialista e neocoloniale di cui l’Italia è parte attiva e chiamare a schierarsi e lottare contro di essa non deve significare diventare sostenitori del partito Baath o di questa o quella forza di sinistra in Siria, come a suo tempo lottare contro l’aggressione all’Afganistan o all’Iraq non significava sostenere i talebani o il regime di Saddam.
Insomma, ci tocca agire in una polarizzazione e non dobbiamo lasciare campo libero alla falsa sinistra da una parte o ai fascisti dall’altra.

Vincenzo Braschi (rete no war)

Se vogliamo rendere fruttuosa la riunione cerchiamo di limitare l’analisi, già svolta nel documento, e concentriamoci sulle iniziative.
Sull’analisi, basti dire che qui, come tra le parti più avvertite della sinistra in Medio Oriente, è tramontata qualsiasi illusione sulla “primavera araba”, che oggettivamente ha finito per fare il gioco degli islamici, integralisti o moderati, che, contrattando con l’imperialismo, sono saliti al potere in Tunisia ed Egitto. Né nessuna illusione c’è mai stata su quella che solo apparentemente è stata vista come una rivolta popolare in Siria, ma in è un’interferenza imperialista realizzata col supporto di ogni tipo, economico, militare, tecnologico, intelligence ecc. da parte delle potenze imperialisti e di regimi reazionari vicini, che dirigono sul campo una forza di mercenari.
Una interferenza imperialista di cui p’Italia è parte attiva e in prima fila. Questo è il punto, su questo ci si deve schierare.
Come, con quali iniziative? Abbiamo alcuni esempi di cose positive già fatte:
  • l’azione di “lobbying” svolta da Marinella è altri della rete No-war per evidenziare da una parte un punto di vista differente dalla propaganda a sostegno dell’intervento e dall’altra denunciare e opporre ostacoli all’azione del nostro Ministro degli Esteri.
  • Il coinvolgimento delle comunità siriane, maneggiando la contraddizione dell’atteggiamento di alcune di esse verso il sostegno espresso dai fascisti.

Piero (Alternativa)

La crisi siriana è parte di una crisi sistemica generale. A noi sembra evidente e facile da comprendere e condividere e invece proprio nella comprensione di questo esiste un gap da colmare. Ad esempio se proponessimo alla assemblea no debito, di cui pure sono parte, di discutere la questione, a causa delle posizioni di alcune forze di cui si è già detto non ne usciremmo con nessuna iniziativa contro l’aggressione alla Siria.
Dobbiamo partire altrove, da noi, da quello che siamo e possiamo fare e dai fermenti di opposizione che pure piccoli esistono, nel mondo cattolico, qua e là, ma che sono affogati e offuscati dalla grande confusione che domina. Da questo dobbiamo partire

Silvano (Ricordare la Naqba)

Non sono d’accordo nel limitare l’analisi. Ci sono alcuni punti e precisazioni importanti che è necessario approfondire oggi per non trovarci impreparati domani.
Primo, l’aggressione alla Siria è già partita, anche se non ha la forma dell’impiego diretto dei bombardieri, ma dei mercenari supportati sul campo in ogni modo.
Secondo, guardiamo a che sta succedendo in Turchia, dove ormai si viaggia al ritmo di 100 morti al mese, nella stessa Libia, dove l’esecuzione del “governatore americano” è sicuramente qualcosa di più complesso della semplice azione di un gruppo terrorista, a quello che succede nel Sinai o in Afganistan, allora vediamo che non solo l’aggressione alla Siria è già iniziata, ma anche che la guerra si è già allargata.
Questo ci impone di aggiornare e precisare meglio la nostra denuncia della loro agenda, altrimenti corriamo ancora il rischio di trovarci in ritardo, come ci trovammo in ritardo, per esempio ai tempi della guerra in Jugoslavia, in Iraq ecc.
Si è detto giustamente che lo scenario prossimo è quello dell’aggressione sionista all’Iran, dobbiamo allora prepararci fin da oggi per non passare per i difensori dell’atomica iraniana, e porre per tempo la nostra agenda di un medio oriente denuclearizzato.
Si è detto giustamente che c’è un vuoto politico da riempire, ma occorre farlo non solo con le prese di posizione ma con iniziative, anche piccole, ma coordinate e ravvicinate nel tempo.

Gustavo (Roma)

Siamo in pochi e lo resteremo ancora nel tempo, il poco che possiamo fare oggi sono iniziative locali e soprattutto informazione. Non ci illudiamo, se anche puntiamo a fare una iniziativa centrale a Roma, se ci va bene raccoglieremmo 300 compagni, magari una soluzione per questo potrebbe essere un presidio o spezzone a margine o nel corpo della manifestazione no Monti del 27/10.

Francesco (rete no-war Napoli)

Propongo un documento breve da inviare all’assemblea no debito per chiedergli di prendere posizione sull’aggressione alla Siria, a partire dal nesso evidente che c’è tra crisi generale di sistema e soluzioni di guerra e dell’azione di guerra del governo e perché diano spazio a parole d’ordine e striscione nella prossima manifestazione del 27 10

Partito Umanista

Per il pomeriggio sera del 27 a San Paolo abbiamo già in programma una serata di iniziative di incontro tra culture, con un documentario che mostra la Siria come unico esempio nella regione di coesistenza tra culture e a seguire momento di cena

Basan (comunità palestinese Roma)

In Siria non c’è nessuna rivolta ma un intervento imperialista realizzato con mercenari e orchestrato dai paesi nato, Italia compresa e dai paesi arabi reazionari vicini, per cancellare l’unico regime laico della regione. In questo non va sottovalutato la portata dell’azione della Turchia.
Fuori tutti i mercenari dalla Siria, fine di ogni tipo di intervento deve essere la nostra parola d’ordine. Solo in seguito è possibile delineare un futuro in cui una forma di conferenza nazionale di tutte le forze democratiche al potere e di opposizione che disegni una nuova Siria, più democratica e unita.
Qui i Italia, oltre alle iniziative locali di cui già i compagni hanno detto, vedo utile un’assemblea convegno nazionale da fare più in là, verso dicembre.

Marinella (rete no war)

Dico solo alcune cose che abbiamo fatto e su cui credo dobbiamo insistere e migliorare:
  • il rapporto con le comunità siriane, siamo tutti d’accordo con la discriminante antifascista, ma di noi “di sinistra” alle loro iniziative spesso ci siamo ritrovati in 3, non di più
  • il rapporto con l’assemblea no debito: il 15/10 erano solo 2 gli striscioni contro l’aggressione alla Libia
  • la lotta alla propaganda sul “genocidio da fermare” che tanta parte ha nel’atteggiamento ambiguo di settori di pacifisti che in passato erano con noi. Importante in questo è sostenere, con quella che è stata definito “lobbying” in senso buono, quei 6 paesi che in sede di commissione ONU sui diritti umani (India, Russia, Cina ecc.) non hanno approvato il rapporto degli esperti ONU, che parlavano di genocidio in atto, agire come loro “5° colonna”
  • fare passi concreti per fermare ogni tipo di armi e sostegno che arrivano in Siria, ad esempio sostenendo e coordinandoci con iniziative come Musala, iniziativa di cristiani siriani per la riconciliazione.

Nadia (Comitato contro la guerra Milano)

ci siamo costituti e lavoriamo da agosto. Ci sono tra noi realtà operaie, come il CIP, singoli e partiti.
Ci siamo subito accorti che i in questa occasione era molto più difficile costruire mobilitazioni rispetto al passato. Ad esempio realtà come pax christi o un ponte per questa volta hanno negato la loro adesione.
Il documento è stato u o strumento utile e tuttora lo stiamo usando per ottenere adesioni di parte di quelle organizzazioni che a livello centrale non vogliono prendere posizione.
A livello di contenuti , per noi la discriminante antifascista è irrinunciabile e per il resto il nostro unico riferimento deve essere il diritto all’autodeterminazione dei popoli, non il giudizio o lo schieramento pro o contro quel regime.
Non proponiamo una manifestazione nazionale, ma semmai una gironata nazionale di mobilitazione con iniziative locali.

Mimmo (azione Palestina Parma)

Anche la nostra esperienza diretta conferma che iniziative di discussione locali sono meglio di una iniziativa nazionale ristretta, il tutto verso una assemblea/convegno nazionale da tenersi a novembre/dicembre e che serva a snidare e far prendere posizione a tutti quelli che oggi si nascondono.

Sergio (Rete Comunisti)

Siamo all’inizio di un percorso di recupero, di cui il documento è stato un primo passo forte.
Per questo recupero importante è opporre una nostra “narrazione” della guerra che agisca al livello della campagna messa in campo a sostegno dell’intervento. A differenza che in passato, quando tutto era più limpido, l’intervento in prima persona degli imperialisti americani con ruolo marginale e subordinato degli alleati, Italia inclusa, oggi l’Italia gioca un ruolo attivo e in prima linea nell’intervento e questo rende più difficile e restii a schierarsi pacifinti, falsa sinistra ecc.
Di più, la proiezione militare è parte costitutiva del processo di integrazione europea, è sull’opzione militare che si costituisce il blocco politico dominante dell’unione europea e il ruolo ei singoli paesi.
Siamo tutti d’accordo che la posizione dei no-debito sul problema della guerra è quanto meno strabica, ma non credo sia il caso di essere troppo insistenti: non serve a nessuno sfasciare quel poco di opposizione che esiste, può servire a fare chiarezza a una decina di persone, ma aumnetrebe la confusione per migliaia.
Questi compagni hanno i loro tempi e modi di maturare le discussioni e la discussione sull’aggressione alla Siria deve ancora maturare tra loro, lasciamo che maturi.
Continuiamo invece ad agitare il documento, che sviluppi appieno il suo potenziale dirompente di posizioni e schieramento, chiamando tutti a prendere posizione.
Più che una manifestazione, al momento irrealistica, ci serve giungere a una sintesi di nostra narrazione della guerra che sia altrettanto semplice ed efficace della loro mistificazione sul “genocidio da fermare”.
A questo può servire anche un momento di discussione nazionale da costruire dopo le elezioni americane, non perché siamo per l’uno più per che l’altro candidato, ma perché oggettivamente sono un elemento che chiarirà meglio il quadro che avremo di fronte.

Musolino PdCI

Questa riunione è importante, non siamo al punto 0. Pensiamo al lavoro prezioso svolto, anche semplicemente come pungolo di quattro compagni svolto qui dalla rete nowar. Noi da parte nostra abbiamo tenuto iniziative in tutta Italia e ovunque abbiamo ottenuto risultati superiori alle nostre aspettative: sale molto più piene di quanto ci aspettavamo…
Il documento fa chiarezza ma va usato come un fatto dinamico, per avvicinare chi oggi non si schiera, come hanno detto i compagni di Milano.

Enzo (proletari comunisti)

Uscire dalla debolezza attuale è il problema che abbiamo. Per questo non credi che ci serva contrapporre iniziativa, mobilitazione a informazione. Sono le iniziative, le persone in carne e ossa, che fanno informazione, non le parole scritte e dette a vuoto.
Per questo, dare un segnale nazionale è importante: un segnale nazionale è più forte di tante iniziative locali, più forte per mettere insieme quei pezzi di movimento antimperialista che sono in campo ma non sono qui, (no f35 ecc.)
Il fatto che pezzi di pacifisti e della “sinistra” stia con l’intervento umanitario, il fatto che il governo italiano giochi un ruolo di primo piano nell’aggressione, ci pongono delle difficoltà, ma sono anche un’opportunità da sfruttare per fare chiarezza e riempire il vuoto: dare un contenuto ulteriore alla nostra opposizione al governo Monti, rompere il consenso sull’interventismo imperialista.
Il 27 ottre in tutto questo è un’opportunità da cogliere.

Compagno siriano

Quella che chiamano “rivolta” è una operazione a regia americana e interpreti mercenari e siriani per rovesciare un regime laico che ha realizzato la convivenza delle 27 diverse etnie presenti nel paese.
Per schierarsi dalla parte del popolo siriano, occorre capire che cosa vuole davvero il popolo siriano…
Serve anche fare azioni concrete per il popolo, invio medicinali ecc. …

Roberto (rete comunisti)

A partire dal documento abbiamo svolto due compiti: abbiamo rotto il silenzio dell’ex movimento pacifista e abbiamo affermato l’analisi del nesso tra crisi e guerra.
È stato detto che la proiezione militare è costitutiva del processo di integrazione europea, del blocco politico che si candida a dirigerla, in questo senso l’opposizione all’aggressione alla Siria ha per noi un valore strategico.
Sul 27 e il rapporto coi no-debito, credo che non ci deve interessare diventare parte dell’agenda politica altrui ma affermare noi la nostra agenda politica, in questo senso sono d’accordo con le proposte di iniziative locali e assemblea nazionale fatte.

Antonietta (red link) 

È stato difficile a suo tempo costruire a Napoli la manifestazione contro l’aggressione alla Libia e costruire poi l’assemblea nowar come rete stabile. Ma lanciare la mobilitazione sulla Siria lo è stato ancora di più. Per ben due volte abbiamo lanciato un appello nazionale. Non lo ha raccolto nessuno, tranne i compagni della Rete, perfino nostri compagni dell’assemblea nowar a Napoli ci dicevano “è presto, aspettiamo che l’aggressione cominci”.

Ora qui il punto non è tornare sull’analisi ma decidere le forme di che cosa fare qui e oggi di fronte a un intervento militare di cui il governo italiano è parte, in questo senso ci deve interessare riaggregare i pezzi di movimento, piccoli e dispersi che ci sono e anche chiarire che razza di opposizione intendono quelli che si scagliano contro la politica monetaria della Merkel, e Monti, ma non contro la guerra del governo Monti.
Ci serve un’assemblea nazionale, per stanare gli ambigui e parlare alla classe, per riprendere il filo della solidarietà con le primavere arabe, che oggi sono pesantemente represse.
Per il 27, vedo meglio un punto di agitazione ben visibile che uno spezzone dentro la manifestazione.

2 report ufficiale degli organizzatori

Cari compagni
con un pò di ritardo ma ecco il report della discussione che si è tenuta il 30 settembre, inoltre trovate i contributi dei compagni che non hanno potuto partecipare e l'appelo Giù le mani dalla Siria.
Purtroppo le mail raccolte sono andate perdute, spero che queste che ho trovate dal sito proletari comunisti, corrispondono a quelle dei compagni cge sono intervenuti all'assemblea, in  caso contrario vi chiedo di inoltrale voi .
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Report della riunione nazionale di domenica 30 settembre tenuta a Roma:”Giù le mani dalla Siria”.

Alcune  decine di compagni provenienti da tutta Italia hanno partecipato alla riunione nazionale del 30 ottobre convocata a Roma dalla Rete dei Comunisti per dare seguito all’appello giù le mani dalla Siria.
Altre realtà  di Parma, Napoli, Torino, Modena, Pisa, e dalla Sardegna  non sono potute essere presenti ma hanno confermato il proprio interesse  a proseguire la mobilitazione nello spirito dell’Appello sottoscritto “Giù le mani dalla Siria.”
I compagni di Modena ed i compagni dell’International Solidarity Movement hanno mandato i loro saluti e i loro contributi scritti, che alleghiamo e di cui sono stati letti alcuni passaggi significativi subito dopo la relazione introduttiva.
Erano presenti i compagni del Comitato contro la guerra di Milano, dell’Associazione la Casa Rossa di Milano,della Rete No War, del sito Sibialira, del PdCI, del Forum Palestina, del Comitato con la Palestina nel cuore, del Comitato non dimenticare la NAkba, del comitato Palestina Bologna, della Rete dei Comunisti, di RedLink, di Proletari Comunisti, di Lotta e unità, di Convergenza delle Culture, del Movimento Umanista, del GAP Parma, del Collettivo Militant, e di Alternativa .
Aprendo i lavori la RdC ha sottolineato l’esigenza  di un confronto ampio con i compagni che hanno  sottoscritto e sostenuto l’appello  e con le altre realtà  interessate.
Un confronto e una valutazione politica complessiva sullo scenario che dalla Libia ieri,  alla Siria oggi,  ha visto le potenze imperialiste e le petro- monarchie  trasformare il mediterraneo in un teatro di  competizione economica e militare a danno dei popoli dell’area.
Al secondo punto dell’ordine del giorno è stato richiamato il bilancio dell’azione svolta, delle iniziative sin qui fatte e una valutazione su come dare corso alla mobilitazione contro l’aggressione alla Siria e quali settori coinvolgere.
La riunione in maniera unanime ha condannato la presenza dei fascisti e delle organizzazioni come Eurasia, Stato e Potenza nelle mobilitazioni contro la guerra alla Siria. Queste organizzazioni vanno tenute fuori dal movimento antimperialista e contro la guerra.
Si tratta di uno operazione di infiltrazione che trova terreno fertile proprio grazie alla deriva di quella parte sinistra che ha scelto di sposare la tesi dell’inevitabilità umanitaria, ma su questo punto più di un compagno ha sottolineato che siamo chiamati al riempire con la nostra azione questo spazio politico.
Il  bilancio del lavoro fatto sin qui è, a detta di tutti, positivo.  I compagni nelle diverse città hanno costruito decine di assemblee, sit in, oltre ad avere aperto un lavoro importante e significativo anche sul fronte dell’informazione. A tutto questo va aggiunto che l’appello Giù le mani dalla Siria, ha avuto il merito di coagulare molti compagni, associazioni, organizzazioni e partiti. Abbiamo  tenuto  il punto, mentre la campagna a favore dell’intervento militare in Libia e della destabilizzazione della Siria, era sostenuta con la consueta e pervasiva campagna mediatica che accompagna le guerre umanitarie della NATO,  ed è riuscita a fare  ulteriormente  breccia nei settori della sinistra, nei movimenti e  tra la solidarietà con il popolo palestinese.
Una deriva favorita dalla sopravvalutazione delle rivolte arabe, dove al contrario le istanze di emancipazione hanno lasciato il campo all’egemonia dell’islam politico moderato e filo occidentale, mettendo in luce la presenza di un alleanza o insieme di interessi che mira normalizzare il mediterraneo a scapito dei popoli arabi compreso quello palestinese.
Un mediterraneo tutt’altro che pacificato come mostrano le rivolte anti occidentali, gli attacchi all’UNIFIL, agli USA in Libia e le proteste e gli scioperi in Tunisia ed Egitto.
Come nel passato la nostra azione contro la guerra, hanno ribadito i compagni, deve essere un azione di solidarietà con i popoli in lotta nel mediterraneo.
I diversi interventi hanno sottolineato che l’oggettiva difficoltà che si sta riscontrando nella mobilitazione contro la guerra imperialista, non toglie ma aggiunge responsabilità a quanti sostengono un punto di vista antimperialista di classe e ai pacifisti più coerenti.
Piuttosto è necessario calibrare le iniziative, approfondire il dibattito, coinvolgere settori più ampi e denunciare il nesso tra la crescente tendenza alla guerra e l’incedere della crisi sistemica.
I questo senso si è deciso di essere presenti con modalità da concordare alla manifestazione nazionale “No Monti Day “del 27 ottobre a Roma, si è pensato ad un volantino che prenda spunto dall’appello o ad uno striscione posizionato lungo il percorso.
Più di un compagno ha sottolineato la necessità di approfondire la critica alla guerra e alla politica interventista del Governo Monti, che sostiene la rivolta armata e boicotta il popolo siriano. Le dichiarazioni a favore della no fly zone del Ministro Terzi sono tanto più gravi in ragione della fortissima presenza di basi NATO nella penisola italiana. Denunciare il solo imperialismo statunitense e non cogliere e il ruolo e  l’azione aggressiva dell’Unione Europea e dell’Italia, è una colpevole reticenza.
La riunione si è conclusa assumendo la proposta di convocare una assemblea nazionale sulla base dell’appello Giù le mani dalla Siria. Si è deciso di tenere l’assemblea a Roma nella seconda metà di Novembre, per seguire il risultato delle elezioni statunitensi, che avranno quale che sia l’esito un riflesso sulla politica internazionale, facendola precedere da una settimana di iniziative locali da inserire in una più ampia mobilitazione nazionale che crei la necessaria attenzione intorno al meeting  di  Roma. Le diverse realtà sceglieranno sulla base delle proprie specificità le modalità delle iniziative, mettendone a conoscenza i compagni delle altre situazioni così da costruire un calendario delle iniziative e darne notizia sui siti e alla stampa.
L’assemblea nazionale è un appuntamento  sulla cui importanza tutti i compagni hanno convenuto, si tratta di dare corpo e voce alle migliaia di compagni e sinceri pacifisti che non si rassegnano alle deriva  e alla subalternità alle politiche imperialiste, a partire dalle guerre di rapina contro i popoli del mediterraneo.
Riassumendo le decisioni prese sono :
1) la presenza alla manifestazione del 27 ottobre in modi e forme da concordare
2) la costruzione di iniziative locali nella seconda o terza  settimana di novembre ( la prima settimana è impegnata dalle festività dei morti)
3) l’assemblea nazionale orientativamente per il 25 novembre (prima settimana utile dopo le elezioni USA del 16 novembre)
Opporsi alla guerra ai popoli del mediterraneo è giusto e necessario !
3 la valutazione finale di proletari comunisti

L'incontro sull'intervento imperialista in Siria organizzato dalla Rete dei Comunisti è un passo in avanti verso mobilitazioni più incisive che la contrastino. Un passo in avanti per superare le difficoltà in termini di partecipazione e di incisività che il movimento antimperialista sta attraversando un pò dovunque e che ci trasciniamo dalla guerra imperialista in Libia.
Il protagonismo della borghesia imperialista italiana, oggi rappresentato dal governo Monti, nella collusione/contesa tra i diversi stati imperialisti, non può che ricercare necessariamente il consenso di massa e questo lo ha sempre fatto con tutti i governi, sia di destra che di sinistra, con l'irrigidimentazione dell'informazione, con l'appoggio parlamentare e sindacale. Oggi la falsa sinistra, i "pacifisti con l'elemetto", i troskisti sono apertamente schierati per l'intervento e quindi liberano il nostro campo, quello della coerente lotta alla guerra imperialista, e per noi è un'opportunità. L'intervento è già in atto nelle forme di aiuti all'opposizione filo imperialista e per il ruolo attivo della Turchia.
Occorre accumulare forze che arrivino a promuovere iniziative a livello nazionale perchè solo così è possibile colpire il consenso al governo dei tecnici del Capitale, denunciare e mobilitare.
Il piano proposto dall'assemblea di Roma nelle conclusioni è una settimana di mobilitazione per fine ottobre, primi di novembre, che porti ad una nuova assemblea nazionale e partecipazione con volantinaggio/striscione al No Monti day del 27. Le elezioni USA saranno importanti perchè incideranno sulle forme dell'intervento.
Ma su almeno due punti è necessario essere chiari: nessun sostegno al regime di Assad che non è mai stato antimperialista e nessun appoggio, tantomeno, all'opposizione siriana filo imperialista. La nostra solidarietà va al popolo della Siria.
Nessuna illusione che l'esercizio del "lobbyng" sull'Onu possa mettere i bastoni tra le ruote agli imperialisti: come sempre il suo ruolo è quello di copertura agli interventi militari mascherati da "umanitari".
Se condividiamo il giudizio sul ruolo di protagonismo attivo del governo Monti-Terzi il nostro contributo dev'essere centrato sulla denuncia/smascheramento/mobilitazione contro questo governo, minare la sua ricerca del consenso e legare le scelte di guerra alle questioni sociali sul modello dei vari comitati popolari contro gli F35, contro le basi, la rete no war. Dobbiamo fare schierare i lavoratori con mozioni, con iniziative nei luoghi di lavoro.
Inoltre, l'esigenza di fare controinformazione ci deve portare nelle piazze perchè è proprio l'iniziativa stessa che è controinformazione.
Per concludere, l'assemblea di Roma ha il merito di mettere assieme alcune realtà che si sono mobilitate contro l'aggressione imperialista alla Siria e proporre un lavoro comune in direzione di una mobilitazione nazionale. Un segnale positivo per fare uscire dalle difficoltà il movimento d'opposizione alla guerra.
Ma non si può chiudere gli occhi davanti ai colpi poderosi che le guerre popolari stanno dando all’imperialismo, come quella in corso in India: una rivoluzione diretta da un partito comunista maoista, un nuovo internazionalismo proletario che si fa strada a livello mondiale. Questo sostegno internazionalista alla guerra popolare in India è stato da noi propagandato con i materiali e le locandine per la campagna per la Conferenza di Amurgo di novembre.




 

pc 3-4 ottobre - sbirri assassini - La 'superperizia' conferma: Stefano Cucchi fu pestato


Scoperte sul corpo di Stefano Cucchi varie fratture alla colonna vertebrale. I tecnici confermano finalmente quanto la famiglia e l'avvocato denunciano da tempo: il giovane romano fu pestato. Da chi?


Ci sono voluti anni di denunce, manifestazioni, appelli, ma alla fine anche i periti hanno confermato quanto la famiglia di Stefano Cucchi aveva denunciato inascoltata fin da quando il ‘repartino’ dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma aveva restituito il corpo senza vita del giovane romano.

Bastava guardare il cadavere straziato del ragazzo arrestato pochi giorni prima per spaccio per capire che contro di lui qualcuno si era accanito con un pestaggio in piena regola. I segni delle botte erano più che evidenti. Eppure affinché anche la magistratura ne prendesse atto la famiglia e i legali hanno dovuto combattere una dura battaglia, approdata ieri ad un prima ma importante risultato.

Sul corpo di Stefano Cucchi - morto il 21 ottobre del 2009 e sottoposto nelle scorse settimane ad una nuova ‘superperizia’ ordinata dalla Corte d’Assise di Roma - sono state riscontrate quattro fratture, delle quali tre recenti e compatibili con dei calci.

Grazie ad una tac e ad altre analisi, i tecnici dell’istituto di Medicina Legale dell'Università degli studi di Milano nominati dalla Corte d'assise di Roma, hanno riscontrato in particolare varie lesioni gravi nella parte bassa della colonna vertebrale del 31enne romano: due fratture della vertebra L3 – una vecchia e una recente – ed un’altra sulla L4, quest’ultima mai emersa durante le evidentemente perizie superficiali realizzate finora. Sui risultati della nuova perizia non ci sono state polemiche, come era accaduto in passato. Alla riunione sull’inchiesta si sono trovati d’accordo sull’interpretazione sia i periti nominati dal giudice, sia i consulenti di parte e i legali della famiglia Cucchi.

L’avvocato Fabio Anselmo e la famiglia si dicono ora soddisfatti, ma anche amareggiati per il fatto che per dimostrare tecnicamente ciò che era da subito sembrato evidente ci siano voluti anni e così tanta fatica, evidentemente per bypassare tentativi diretti e indiretti di boicottare e depistare un’indagine che a questo punto dovrà individuare – e punire – i responsabili del pestaggio. "Sono molto triste" ha detto Ilaria Cucchi, "i nuovi esami ci dicono quanto possa aver sofferto Stefano: i pm riflettano o forse diranno che quelle fratture mio fratello se l'è procurate dopo la morte?". "Quanto sta emergendo", continua, "rende sempre più chiaro che, come ripetiamo da sempre, il pestaggio sul corpo minuto di Stefano è stato determinante per la sua morte, un'evidenza che si tenta di negare con energia e ogni mezzo, tanto che siamo costretti a divulgare via via le notizie sul procedimento giudiziario anche per evitare che si continui a gettare fango fino ad adombrare la nostra onestà". Ilaria Cucchi punta il dito sui consulenti della Procura, in particolare il professor Paolo Arbarello: "Si erano prodigati a sostenere che mio fratello sarebbe morto anche a casa sua e non certo in seguito a un'aggressione, ma alla fine si è scoperto che la lesione sulla quale avevano eseguito i loro esami era quella sbagliata perché vecchia di sei anni; non riesco a crederci".
La prossima udienza del processo che vede imputati alcuni sanitari e alcune guardie penitenziarie è prevista per il 17 ottobre nel'aula bunker del carcere di Rebibbia. C'è da sperare che i risultati della nuova perizia imprimano una svolta e permettano l'individuazione finalmente l'individuazione dei responsabili della morte di Stefano Cucchi.