giovedì 7 giugno 2012

pc 7 giugno - Modena - Bloccano l'autostrada: la Questura risponde con multe ai lavoratori in lotta.

Modena - Bloccano l'autostrada: la Questura risponde con multe ai lavoratori in lotta.

Modena_Multe per un migliaio di euro a diversi iscritti del sindacato dei metalmeccanici della Fiom-Cgil per l'occupazione dell'autostrada del 29 marzo.
In 29 marzo scorso, oltre 10mila lavoratori metalmeccanici e non solo, della Cgil e non solo, hanno manifestato in difesa dell' articolo 18 e per contrastare l'attacco al mondo del lavoro. La manifestazione si è poi conclusa con l'occupazione spontanea dell'autostrada del sole a cavallo dello svincolo di Modena Nord, fermando di fatto l'Italia per circa una mezzoretta in uno dei suoi snodi più importanti.
La cosa che però emerge da queste multe è che ancora una volta non sono state fatte a caso ma hanno avuto precisi destinatari: militanti del centro sociale Guernica, iscritti e simpatizzanti di Rifondazione Comunista e aderenti alla rete 28 Aprile. Così facendo pensano di intimidire delle lotte che ora mai hanno preso il suo corso, che travalicano il mondo del lavoro e che in molti partecipanti a quella manifestazioni sono ben coscenti nella loro testa; perchè la spinta di andare oltre a quel casello, termine ultimo delle autorizzazioni è venuta proprio da quei lavoratori, semplici iscritti al sindacato che si sono stancati di essere presi per il culo da una governance che non sa dare più risposte.
La speranza è che questo ennesimo segnale faccia aprire gli occhi a una Cgil troppo ferma sul campo delle lotte. Un segnale preoccupante che dovrebbe spingere la confederazione della segretaria Camusso, a spingersi oltre al semplice ricorso e tutela legale per i lavoratori destinatari delle multe, a partire da una reazione importante all'attacco finale che si sta consumando ne palazzi del potere italiano con l'approvazione della riforma del lavoro portata avanti dal governo Monti.
Pubblichiamo sotto il comunicato della Fiom di Modena:
LA FIOM DICE NO ALLE SANZIONI RECAPITE AD ALCUNI LAVORATORI PER LA MANIFESTAZIONE DEL 29 MARZO SCORSO
A margine della conferenza stampa odierna sulla vertenza Fiat e il ricorso del sindacato contro il respingimento della Rsa Fiom negli stabilimenti modenesi, il segretario della Fiom/Cgil di Modena Cesare Pizzolla ha anche accennato ai provvedimenti disciplinari che la Questura sta inviando in questi giorni a diversi lavoratori per la manifestazione del 29 marzo scorso.
Si tratta di ammende del valore di alcune migliaia di euro, al momento per alcuni lavoratori, per gli accadimenti dello scorso 29 marzo nel corso dell’imponente manifestazione a cui presero parte 10.000 lavoratori metalmeccanici per protestare contro le modifiche all’art.18, la riforma del mercato del lavoro, per l’estensione universale degli ammortizzatori sociali e contro la precarietà.
"Le sanzioni recapitate sono un atto grave e inopportuno – ha detto il segretario della Fiom di Modena – che non tiene conto del forte malessere che serpeggia fra i lavoratori verso i provvedimenti del Governo e che erano alla base dello sciopero e della manifestazione del 29 marzo scorso".
"Chiediamo di non punire i lavoratori, di ascoltare invece le ragioni del perché questa gente è arrabbiata. La Fiom invita la Questura a ripensare i provvedimenti e auspica un ritiro. Ma se ciò non dovesse avvenire la Fiom dichiara fin da ora che darà assistenza legale per il ricorso contro quei provvedimenti ai propri iscritti intendano farlo".
Non si smentisce ancora una volta l'atteggiamento del potere italiano, che per mano della questura di modena, invece di dare risposte ai lavoratori impegnati nella difesa dei proprio diritti, commina pesanti sanzioni di 2580 euro per diversi lavoratori iscritti alla Fiom-Cgil.
InfoAut Modena

pc 7 giugno -Fuori Israele dal Napoli Teatro Festival!

Contestata la cantante Noa al Teatro S.Carlo

Ieri sera, 6 Giugno, più di un centinaio di attivisti si sono riuniti in presidio all’esterno del Teatro San Carlo di Napoli per contestare la presenza della cantante israeliana Noa, che si è esibita nell’ambito del Napoli Teatro Festival. Gli attivisti, fra cui studenti, lavoratori e artisti riuniti nella sigla “Napoli per la Palestina” hanno contestato la scelta di quest’anno del Teatro Festival di dedicare uno spazio particolare ad artisti israeliani, fra cui appunto Noa, che non hanno mai preso posizione contro le politiche di apartheid e occupazione del governo israeliano. Proprio la cantante con le sue parole legittimò l'offensiva militare che durante l'operazione Piombo fuso a cavallo tra il 2008 e 2009 causò la morte di 1440 palestinesi.
Con slogan, striscioni e bandiere palestinesi è stato sottolineato come, da sempre, certi intellettuali, artisti, enti ed istituzioni siano implicati nel processo di costruzione e di accurata propaganda di un'immagine dello stato d'Israele come di una democrazia modello, pluralista, accogliente e tollerante. Al contrario, agli israeliani e agli ebrei che realmente mettono in discussione l’occupazione dei Territori Palestinesi, le politiche razziste e di apartheid dello Stato d’Israele, non viene dato spazio e, anzi, subiscono un vero e proprio linciaggio mediatico e la negazione di opportunità lavorative.
Anche ieri si è provato a far tacere il presidio, ad impedire che qualche voce di dissenso per una indegna passerella nella nostra città potesse levarsi. Un atteggiamento delle forze dell’ordine a dir poco spropositato e violento nell’impedire anche solo un volantinaggio pena placcaggio e identificazione immediata, come avvenuto per chi ha “osato”.
La contestazione di oggi è inserita in una serie di eventi in programma in questi giorni in città, il “Napoli Stay Human Festival”, un contro-festival che ha lo scopo di dare voce a chi invece sostiene le ragioni della popolazione palestinese. Numerosi artisti, cantanti e intellettuali daranno il proprio contributo. Il 17 giugno è già previsto uno spettacolo a cui parteciperanno, tra gli altri, Moni Ovadia e Daniele Sepe, il cui ricavato sarà destinato a sostenere il progetto “Dima” impegnato nella costruzione di un asilo nella Striscia di Gaza.
Napoli per la Palestina
info@
caunapoli.org

pc 7 giugno - Pinuccia e Jack LIBERI!


top — 7 giugno 2012 18:16

Nina e Marianna l’udienza continua, Pinuccia e Jack LIBERI!

Dopo la revoca per entrambe, delle restrizioni di libera circolazione in Valsusa, il pm Quaglino chiede 1 anno, con attenuanti generiche per Nina e 1 anno e 1mese per Marianna. L’ultima udienza del primo grado di questoprocesso avrà luogo l’11 luglio alle ore 9 con la replica del pm alle arringhe difensive, eventuali controrepliche e la sentenza del giudice.
Dopo una lunga arringa il PM Quaglino ha chiesto 1 anno ed un mese per Marianna ed 1 anno per Nina non dimenticandosi nella sua retorica orazione di sfruttare tutti i  cliché tanto in voga in questo periodo, dal citare Pasolini quando si parlava dell’operato delle forze dell’ordine, al riscoprsi mamma quando criticava una dei test per aver dichiarato di aver fornito del limone a Marianna,  in cui rivedeva l’età di una figlia, per alleviare le conseguenze dei CS.
Di tutt’altro tono le arrighe dei due avvocati difensori che ovviamente hanno chiesto l’assoluzione per entrambe le imputate dimostrando in tutto il processo le incoerenze e lacune  nelle dichiarazioni dei test dell’accusa, soprattutto da parte della digos, nonché la veridicità delle dichiarazioni di una delle indagate dimostrando, attraverso prove filmate fornite dalla polizia scientifica, come in quella serata, oltre a lacrimogeni da alzo zero, almeno in paio di occasioni poliziotti lanciassero pietre nei confronti dei manifestanti.
Confermati i due giorni di arresti domiciliari per Pinuccia e Jack, Notav colpevoli di solidarietà con gli operai pugliesi che rischiano il licenziamento, vengono liberati oggi con inizio del processo il 27 giugno

pc 7 giugno - mobilitazione a milano


8-9 maggio MOBILITAZIONE CONTRO LA RIFORMA DEL LAVORO – CONTRO IL GOVERNO MONTI
Siamo qui per dire ai lavoratori che è ora di dire basta alla macelleria sociale del governo Monti: prima con la riforma delle pensioni ha buttato più di 350.000 persone nelle disperazione senza salario né reddito per una vita dignitosa; con la riforma del lavoro ha aumentato la precarietà portandola a livelli schiavistici; continua a bloccare i rinnovi contrattuali, aumenta le tasse e non persegue gli evasori; con la cancellazione dell’Art. 18 rende una chimera il diritto al posto di lavoro. E il tutto favorito con la falsa opposizione di Cigl-Cisl-Uil, che di fatto si guardano bene dall’indire uno sciopero generale che blocchi il paese. Tutti questi provvedimenti assumono sempre più la forma di una guerra di classe a fronte di quanto successo col terremoto in Emilia. Dove a morire, in maggioranza, sono stati operai e “grazie” (si fa per dire) alla logica del profitto di imprenditori assassini, che non solo costruiscono senza tutelare i lavoratori ma li costringono a rientrare al lavoro durante le scosse.
Come lavoratori della Sanità abbiamo qualche ragione in più per scendere in campo ed organizzarci: questa è la Regione che più di altre ha devastato la Sanità Pubblica tagliando i fondi per dirottarli nelle tasche di imprenditori “illuminati” come don Verzé o Maugeri; questa è la Regione col più alto numero di inquisiti per corruzione e che proprio coi loschi affari nella sanità, ma non solo, ha visto Formigoni - i suoi compari di Comunione e Liberazione e il sostegno “dei ladroni a casa nostra” della Lega- pagarsi vacanze di lusso-cene faraoniche- case per familiari e conviventi. Questa impunità non ha avuto, né poteva averlo, un contrasto da parte della cosiddetta opposizione, in particolare il PD, visto il coinvolgimento nel famoso sistema Sesto del signor Penati.
Siamo qui per altre due ragioni: 1) per consegnare una denuncia d’illegalità al Presidente di questa Fondazione sulle carenze di personale, materiale, attrezzature, e che stanno portando i metodi di lavoro e cura indietro di 50anni; 2) per costruire una serie di iniziative in vista dello sciopero del 22 giugno, indetto da alcune delle sigle del sindacalismo di base.
Concludiamo col motto di ‘Cetto la qualunque”
L’ARTICOLO 18 NON SI TOCCA – NO ALLA RIFORMA DEL LAVORO – I SACRIFICI FATELI VOI!
Slai COBAS “INT” per il sindacato di classe cobasint@tiscali.it; c. 338-7211377
SLAI COBAS per il sindacato di classe Sede legale e nazionale: Taranto v. Rintone, 22 tel/fax 099/4792086 - 347/5301704 cobasta@libero.it Sede regionale: via Marconi , 1 Dalmine slai cobas sc bg C.P. 4 - 24044

pc 7 giugno - piazza pulita

PIAZZA PULITA
La Casta: se qualcuno, ancora mercoledì sei giugno, non avesse saputo cosa si intendesse con questo termine, le due indegne votazioni parlamentari dello stesso giorno - che hanno salvato quelle due 'brave persone' del senatore Giuseppe De Gregorio, forzitaliota, e Roberto Formigoni, anch'egli (per il tramite di quella congrega di esseri indegni che risponde al nome di Comunione e Liberazione) schiavo del Padrino di Arcore, dalla meritatissima galera - dovrebbero averglielo delucidato a sufficienza.
Il senatore ha la faccia come il c... di affermare che "se non fossi stato parlamentare, non avrei subito questa gogna"; se non fosse stato nominato - salvandogli quindi il c... - da Al Pappone, sarebbe già dietro le sbarre da lungo tempo: almeno stia zitto.
L'altro essere infame, che di professione fa il presidente della regione Lombardia - alle dipendenze sia del Cavaliere Nero sia di uno Stato straniero, la Città del Vaticano - è uno dei peggiori intrallazzatori della politica italiana, implicato in tutte le schifezze volute da quei brutti ceffi legati alla cricca sottoposta al Padrino lombardo.
Il presidente Mao Tsetung affermava che occorre colpirne uno per educarne cento; è evidente che colpirne uno è troppo poco, occorre fare piazza pulita di tutto quello schifo di gentaglia che ci governa, a tutti i livelli: dal Parlamento europeo al Consiglio di Circoscrizione.
Genova, 07 giugno 2012

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova
http://pennatagliente.wordpress.com
 

pc 7 giugno - come è realmente andata ad ALBA - l'infame ruolo il resp della CGIL dei tessili di taranto che ha contribuito all'arresto dei compagni NOTAV Pinuccia e Jack


RESOCONTO da alba

Noi dello slai cobas per il sindacato di classe di Taranto abbiamo raccolto un invito diretto venuto varie volte dagli operai della Miroglio per sostenerli nella loro lotta, per questo in occasione della trasferta ad alba abbiamo dato la nostra disponibilità e 4 nostri compagni sono andati ad ALBA
Nel pulmann abbiano parlato con gli operai per capire ancor meglio la  loro situazione ed erano abbastanza agguerriti. Quando siamo arrivati ad ALBA al mattino, scesi dal pulmann è iniziata la protesta con trombe, fischietti, noi abbiamo messo striscioni, bandiere, degli operai ci hanno aiutato a mettere la bandiera fin davanti al cancello ed era l'unica giunta fino a lì.. La tensione era alta. E' sceso un dirigente della Miroglio che ha detto che al massimo poteva entrare una delegazione, gli operai hanno subito risposto invece o tutti o nessuno, noi  naturalmente abbiamo sostenuto  questa loro posizione; un operaio ha cercato di scavalcare il cancello della Miroglio. Vi è stato ad un certo punto uno scontro verbale tra comandante dei cc, il dirigente dell'azienda e gli operai perchè tutti dicevano agli operai di abbassare i toni, poi vista la determinazione degli operai il dirigente si è preso paura ed è andato via.
Si sono avvicinati operai dipendenti della Miroglio di Alba che cercavano di entrare, alcuni sono rimasti fuori ma sono rimasti in disparte dicendo che la situazione anche ad Alba è critica, perchè Miroglio vuole chiudere anche ad Alba.
Casino, trombe, fischietti, ad un certo punto vediamo uno strano movimento, il responsabile dei tessili della CGIL Massafra  prendeva gli operai a gruppetti per convincerli a non parlare con noi, d: state attenti, sono estremisti, qui le cose bisogna farle con educazione, una squallida campagna contro di noi, perchè ha visto che noi ci relazionavamo con gli operai ed essi poco prima ci stavano ad ascoltare. Alcuni operai hanno detto che se non andavamo noi...
Noi abbiano detto agli operai che se andavano in gruppo a pisciare potevano anche restare per occupare lo stabilimento, a questo punto l'infame segretario della cgil, è andato dal comandante dei cc e ci ha segnalato.
E insieme hanno cercato di allontanarci, questo lurido signore della cgil ha detto che noi dovevano andarecene  e che la presenza nostra non era voluta, chi siete, non vi conosciamo, ve ne dovete andare, io ho 90 tessere ecc. Noi abbiamo spiegato non certo a lui che eravamo lì a sostegno di questa lotta operaia e lì saremmo restati
Poi sono arrivati i compagni NOTAV, la compagna raffaella  ha rilasciato intervista ad una emittente loro,
quando abbiamo visto pinuccia a terra- come stavano aprendo lo striscione per scrivere si sono buttati addosso: A quel punto i carabinieri hanno cercato di isolarci dai compagni dicendoci.. ma voi lo sapete chi sono quelli? Un nostro compagno ha cominciato subito a girare immagini  dell'aggressione poliziesca che tutti Il cc ha strappato il cellulare dalle mani del compagno, cellulare poi recuperato senza cancellare le immagini.
Gli operai a distanza cercavano di capire cosa stava succedendo, e qui cgil e questura hanno pressato perchè gli operai non si muovessero e restati lontano. Quindi siamo stati portati in  in questura e come è andata è noto :Ci hanno tenuto in caserma un paio d'ore giusto il tempo per far entrare agli operai per l'assemblea con la direzione della MIROGLIOQuando siamo tornati al presidio , la polizia ci impediva fisicamente di avvicinarci ai cancelli, ma alcuni operai sono venuti da noi . Quando gli operai sono usciti per andare alla mensa a loro spese erano scortati dai carabinieri come fossero detenuti in libera uscita.
 Per noi è stata una cosa buona, se ci hainno allontanato vuol dire che ci stavano temendo.
L'incontro con l'azienda è finito alle 19. a noi non ci hanno permesso di fare il corteo per le vie di alba. Ripartiti alle 19,45 subito un pulmann, 3 pulmann sono partiti più tardi. Nel nostro pulmann non c'era più l'infame segretario della cgil, e anche altre persone
I compagni del collettivo sono rimasti con noi, ci hanno accompagnato al pulmann,

COMMENTO finale
noi abbiamo risposto ad un invito dei lavoratori più volte, questi comunicati li mettiamo in rete, noi sosteniamo questa lotta perchè di interesse generale. La ns presenza ha due effetti: mette a nudo la responsabilità delle oo.ss confederali su ciò che è successo alla miroglio, che in tutti questi anni hanno offerto i tappeti  rossi a padron MIROGLIOe accettato condizioni di lavoro fuori dai ccnl e dalle leggi, sfruttando in maniera cinica il bisogno di lavoro nella zona. Il ruolo che hanno avuto i sindacati e i partiti della zona è stato di pilotare le assunzioni, con sistemi di clientela, qualcuno ci ha guadagnato, miroglio ha guadagnato il massimo,  e oracome minimo doveva restituire i soldi che aveva avuto dallo Stato regione ecc,
La ns presenza ha messo a nudo lo scandalo miroglio di cui le ooss sono corresponsabili, esiste alleanza tra padroni, istituzioni, sindacalisti. Dal momento in cui abbiamo reso noto questo prima di partire, per i sindacati la ns presenza è diventata scomoda e approfittando della non conoscenza diretta da parte degli operai dei compagni andati ad alba, hanno avuto un comportamento ignobile e indegno in combutta con azienda e cc, cercando di isolarci, criminalizzarci, ma il cui  vero obiettivo erano gli operai di cui temevano la ribellione. L comportamento del segr. della cgil massafra aveva un solo obiettivo, di salvare il  proprio posto di sindacalista e di continuare a ingannare i lavoratori. La soluzione infatti ottenuta non è certo di tutela dei lavoratori. i lavoratori se ne accorgeranno per loro spese. Su questo dobbiamo essere duri.  E' stato davvero indecente il comportamento verso i compagni NOTAV venuti a solidarizzare Gli operai li dovevano baciare le mani,  essi sono del territorio, e sono parte di un movimento forte e il legame con esso poteva e può dare più risultato agli operai.Oltre le responsabilità dei dirigenti sindacli bisogna dire che il comportamento degli operai , a fronte dei fatti è stato sbagliato e stupido. Anche di questo bisogna rendere consapevoli gli operai e 
faranno la loro esperienza su questo.
E' indegno l'arresto dei due compagni, i carabinieri hanno puntato Pinuccia fin dall'inizio perchè la temono 
anche da taranto dobbiamo far arrivare la solidarietà di massa a Pinuccia e Jack, ai ragazzi del collettivo al movimento NOTAV.  Sindacalisti e stampa hanno cercato a taranto di nascondere i fatti e noi li denunceremo 
alimentiamo a livello nazionale alimentare campagna per la scarcerazione di Pinuccia e Jack.
Non escludiamo di fare un presidio sotto la sede della cgil.

ci sono giunti messaggi e telefonate dagli operai Miroglio
GRAZIE, SCUSATECI PER LA NOSTRA VIGLIACCATA
IL 50% DI NOI E' CON VOI SOLO CHE CI HANNO COSTRETTO A NON AVVICINARCI A VOI.

raffaella, francesca, ciccio, angelo 
dello slai cobas per il sindacato di classe taranto
7 giugno 2012



pc 7 giugno - Spagna continua la grande lotta dei minatori

Estado español: Continua la huelga minera indefinida.

correovermello-noticias
Madrid, 06.06.12
Los mineros en huelga, en su octvo dia, han realizado multiples cortes de carreteras en Asturias. en una extrategia descentralizada han logrado bloquear el traficos en muchos tramos de la red viaria, lo que ha provocado multiples problemas en la circulación de vehiculos.
Diversos medios informan que la carretera N-630 fuer cortada por una barricada de arboles en su Km 72. Asi mismo fueron bloqueadas la AS-66 en Ribeira de Arriba y la AS-15 en la Florida (Siero). Fuerzas convinadas de la Policia y GC impidieron un intento de cortar la autopista AP-66 en Lena.
El detonate de las protestas son los recortes en el sector y la previsión de cierre de varias explotaciones. Esta tarde esta prevista una reunión de la Comisión de Seguimiento de la mineria del Carbòn.
En la localidad leonesa de Ciñera de Pola de Gordón una persona resultó herida por una pelota de goma cuando los efectivos represivos cargaron contra un centenar de mineros que pretendian cortar el trafico de la N-630. Los graves incidentes se prolongaron por espacio de dos horas, viviendose momentos de gran tensión cuando efectivos de la GRS de la Guardia Civil invadio el pueblo cargando contra mineros, ancianos y niños, según afirman testigos presenciales.(Batalla campal en Ciñera - León.)

pc 7 giugno - nuova rivista maoista in Nepal contro la linea revisionista Prachanda-Battarai


Red Front Article

 

La sfida della rivoluzione nepalese

La leadership di Prachanda e Baburam Bhatterai nella rivoluzione nepalese si è disintegrato. Essa ha dimostrato che la politica reazionaria di destra è riemersa ancora nella storia del Nepal.
La situazione è diventata difficile, perché la loro direzione ha abbandonato l'obiettivo della Repubblica Federale Popolare.
Ma grazie alla corrente proletaria all'interno del partito, che è forte, il partito non è stato danneggiato e anche se nonostante i problemi temporanei la nostra rivoluzione è salva.
Ora il compito principale dei rivoluzionari è quello di spingere il movimento in avanti verso la vittoria.
Dobbiamo valutare come Prachanda e Bhatterai hanno diluito e corrotto la nostra politica e giungere a una soluzione chiara, secondo i seguenti punti.

1.Programma dell’Assemblea Costituente

L'obiettivo della guerra popolare era la Repubblica Popolare. Dopo sei anni di guerra popolare il Partito tenne il suo secondo congresso e Prachanda dichiarò che la rivendicazione di un’Assemblea Costituente era una tattica per conseguire l'obiettivo strategico della repubblica. Nella stessa riunione inizio il dibattito iniziato su come l’una si intrecciasse con l’altra. Prachanda disse inoltre che l'istituzione di un’AC avrebbe legittimato GP. Ma ora l’AC non è lo strumento per sancire il nostro programma, ma un'arma contro di esso. Ciò dimostra che dietro l'appello per un’AC si coltivavano le politiche capitolazioniste di Prachanda e Bhatterai e come la GP sia stata utilizzata come strumento per inserirsi delle istituzioni parlamentari in modo opportunista e riformista.
A proposito del secondo congresso del partito, ci sono due fatti interessanti: in primo luogo, Bhatterai accettò il cammino Prachanda, in secondo luogo, il precedente incontro di Prachanda e Bhatterai con Delhi che portò alla richiesta di un’AC.
Tutti i dirigenti e i quadri sapevano che Bhatterai nel quarto Plenum del Partito del 1998 si era opposto alla direzione centralizzata, dicendo che avrebbe portato autocrazia e contro-rivoluzione.
Quelli vicini a Prachanda dicevano che ciò era contro il principio comunista del centralismo democratico e che B ero un destro. Il nostro Secondo Congresso concluse la discussione interna al partito su questo integrando la direzione centralizzata nell'ideologia del partito al pari del cammino Prachanda che, dopo tre mesi di dibattito, divenne ideologia e politica del partito.
È ironico che poi Bhatterai l’abbia accettato e ne sia divenuto il principale portavoce. Nostri partiti comunisti fratelli di tutto il mondo non erano d'accordo. Se ripercorriamo questi eventi, possiamo vedere come Prachanda abbia convinto Bhatterai ad accettare il cammino Prachanda in cambio della sua accettazione della via parlamentare.
Un altro punto interessante è che al secondo congresso la rivendicazione di un’AC, di un tavolo di negoziati e di un governo di coalizione apparvero d’improvviso. Quando gli chiedevamo perché fosse successo in questo modo, Prachanda rispondeva astutamente che era per dare legittimità alla GP.
Ora sappiamo che la richiesta di un’AC era stata concordata da governo indiano e Bhatterai sei mesi prima del Secondo Congresso.

2. Tappa e sotto-tappa della rivoluzione

Quando il Partito fu d’accordo sull’AC, allora Bhatterai proposte la teoria della tappa e sotto-tappa cui inizialmente i compagni si opposero, ma poi a poco a poco mise radici. Prachanda ufficialmente non l’ha mai criticata ma nelle riunioni di partito diceva che era borghese e “di destra”. Bhatterai stesso non ha mai usato il termine “democrazia borghese” fino alla presa del potere del re Gyanendra e allo scioglimento del parlamento del 2004. Ma è ora provato che le tappe della rivoluzione proposte da Bhatterai avevano lo scopo di fondere la GP con la democrazia borghese.

3. Sviluppo istituzionale della democrazia repubblicana

Il Plenum del partito di Chunwang, nel 2005, stabilì la tattica della democrazia repubblicana, di fare un'alleanza con i partiti reazionari. Fu intesa come una mossa temporanea per spianare la strada alla Repubblica Popolare. Prachanda indicò chiaramente in un documento di partito che il partito comunista avrebbe trasformare questa tappa nella Repubblica Popolare, che i partiti dello status quo avrebbero tentato di instaurare il capitalismo borghese e che su quello stesso punto si sarebbe concentrata la rivoluzione. Tutto il Partito era d'accordo su questo, ma dopo il la Andolan (insurrezione) del 2006 e il rovesciamento di Gyanendra, Bhatterai iniziò a usare il termine “democrazia repubblicana”. Da parte nostra, i nostri quadri non hanno mai discusso in dettaglio le implicazioni dello sviluppo istituzionale di questo progetto. Con questa formula si intendeva chiaramente uno stato a favore del popolo, ma anche che non sarebbe mai stata questa la strategia del partito. Non era adatta ad un paese semi-feudale e neo-coloniale come il Nepal, le cui strutture sociali rimanevano sempre le stesse.
Nel Partito si è sempre inteso che la democrazia repubblicana era una tattica di transizione verso una Repubblica Popolare e nulla più. La nostra strategia rimaneva quest’ultima, ma il concetto di sviluppo istituzionale di Bhatterai, ebbe l'effetto di congelare questa transizione e, peggio, di attestarsi sulla democrazia capitalista borghese. Questo non è un obiettivo finale di un partito comunista, è anzi capitolazione e abbandono di una rivoluzione che cambi la struttura sociale ed economica e le caratteristiche generali dello stato capitalista.

4. Pace e Costituzione

Ora Prachanda e Bhatterai si concentrano su pace e costituzione, come se tutto il resto fosse illusione.
Vogliono che sia promulgata una costituzione borghese e criticano chi vuole dare un senso rivoluzionario a pace e costituzione. Il punto è che non vogliamo una costituzione di tipo borghese, ma piuttosto una che garantisca i diritti dei contadini, dei lavoratori, dei janjati, dei dalit, delle donne e dell’EPL. Niente di tutto questo è menzionato nelle proposte che loro formulano.
Sì, ci servono una pace e una costituzione, ma che siano chiaramente definite. Ciò che abbiamo oggi pone l’interrogativo: come possiamo portare la vera pace? E per che cosa abbiamo combattuto con la GP? Queste sono le domande su cui occorre concentrarsi. Avevamo una pace e una costituzione di un certo tipo prima della PW, ma nella nostra analisi questa non era a favore del popolo, tutto il contrario. Era un sistema che non ne rifletteva gli interessi, ma solo quelli delle classi borghesi-feudali consolidate. Per questo fu iniziata la grande GP e rivendicata una pace e costituzione a favore del popolo. Ma ora loro stanno cercando di ricostruire il sistema così come era prima, e questo è inaccettabile. Sarà disegnato per funzionare a favore di quelle che erano già in passato erano classe dominante. Questo crea la necessità di lottare per un ordinamento a favore del popolo.

5. Democrazia repubblicana

La linea politica di Prachanda e Bhatterai li ha intrappolati dentro i confini della democrazia repubblicana borghese. Le ragioni che portano per accettarla sono le difficoltà dei rivoluzionari dato l'equilibrio di forze a livello nazionale e internazionale. Questo non è vero, il fatto è che questo li ha portati a una posizione di destra e opportunista.
Sono le stesse persone che hanno definito reazionario il precedente sistema democratico-borghese e erano dirigenti della GP per porvi fine. È chiaro che la democrazia borghese favorisce il capitalismo e commetteremmo un errore se pensassimo che questo sistema possa favorire il nostro popolo. Sono le stesse persone che usavano dire che dobbiamo completare la nostra rivoluzione e stabilire una Repubblica popolare, ma ora dicono che questa è un'aspirazione “estremista”e “dogmatica”, contraria a una pace duratura. Oggi la loro attività di segnalazione dei nomi dei dirigenti rivoluzionari nei distretti e villaggi dimostra che non solo sono di destra e capitolazionisti, ma anche fascisti. Noi sappiamo che l’esito finale della democrazia capitalista in nell’epoca dell’imperialismo è il fascismo, e a quanrto pare Prachanda e Bhatterai, sostenendo e la realizzazione di questo sistema, stanno lavorando per raggiungere questo risultato.

In sintesi

Il partito maoista che ha iniziato la GP e che ha organizzato e gestito le zone liberate e l’EPL era divenuto il centro della rivoluzione internazionale, ma Prachanda e Bhatterai hanno consegnato tutto questo a Delhi, al Nepali Congress, all’UML e alle forze reazionarie, annunciando la fine del PW, lo smantellamento delle istituzioni del dualismo di potere, dei Tribunali del Popolo, delle Comuni e dell’EPL. Sotto la loro guida la rivoluzione nepalese sta collassando. Perché ciò è accaduto? Per rispondere a questa domanda dobbiamo andare al momento della GP in cui hanno introdotto l’AC e i tavoli di negoziato come due fasi della lotta ed essa era fu conseguenza logica del loro piano per creare una democrazia repubblicana borghese. In breve, possiamo dire che la loro agenda si è consolidata quando Prachanda ha assimilato l'ideologia e la politica di Bhatterai.

Le responsabilità dei rivoluzionari

Il loro tradimento della rivoluzione nepalese ha provocato una crisi, ma questa non è mortale rivoluzione, possiamo e dobbiamo raccogliere la sfida. Abbiamo dunque dei doveri e non dobbiamo attardarci nell’adempiere le nostre responsabilità, concentrandoci sui quattro punti che seguono:
1). Proteggere la nostra ideologia rivoluzionaria
Stanno attaccando il marxismo-leninismo-maoismo, utilizzandolo per sostenere che la situazione oggettiva specifica Nepal richiede che la rivoluzione assuma caratteristiche borghesi capitaliste e che non può essere usata come modello per la rivoluzione mondiale. In breve, i comunisti dovrebbero accettare la democrazia multipartitica in uno stato borghese capitalista. Per questo motivo, tutti le nostre strutture di potere duale sono state smantellate, sciolte e abbattute. Dobbiamo prendere posizione contro questa diluizione della nostra prassi rivoluzionaria. Dobbiamo contrattaccare questa ideologia che blocca la rivoluzione attraverso per stabilire la democrazia borghese e radicare il capitalismo. Non c'è dubbio che attualmente la socialdemocrazia rifletta la crisi del capitalismo.
2) Formazione di Centri Rivoluzionari
Lo smantellamento della direzione di Prachanda e Bhatterai lascerà un vuoto che i rivoluzionari devono riempire. Essi sono ormai dei revisionisti di destra quale che sia la forma di retorica “rivoluzionaria” che usano, e questo è diventato oggi un grave problema che la nostra rivoluzione ha di fronte.
La lotta tra le due linee nel partito ha formato le fondamenta della direzione rivoluzionaria, ma formalmente Prachanda è il leader del partito ciò ha reso più facile per loro implementare un programma destra/revisionista e più difficile attuarne uno rivoluzionario. Se vogliamo risolvere questo problema dobbiamo affrontare la questione di una direzione rivoluzionaria. Sappiamo molto bene che la direzione deve corrispondere alla nostra ideologia, altrimenti non siamo in grado completare la rivoluzione. Se abbiamo l’ideologia e il piano giusti, senza il complemento della direzione senza non avanzeremo in niente.
È opinione comune all'interno del Partito che fino ad ora la situazione è stata favorevole per la rivoluzione in Nepal, soprattutto perché tra i tanti emarginati c'è un’ardente aspirazione a cambiamenti radicali. Ma Prachanda e Bhatterai hanno dimostrato di non essere disposti a rappresentare e organizzare per questo.
Non sono disposti a correre il rischio rivoluzionario. Perciò, per essere pratici, non è così difficile per noi rompere con questo approccio timoroso e andare avanti con coraggio.
3) Stato Popolare alternativo
Solo uno Stato popolare può rappresentare un'alternativa per i diritti e la liberazione del popolo. Il capitalismo parlamentare non può servire a questa funzione, ma attualmente Prachanda e Bhatterai sono i portavoce di questa politica. Vanno dicendo che non c'è altra via che la democrazia borghese e ciò mostra quanto sia diventato di destra e di capitolazione il loro pensiero. Esso produce difficoltà per il popolo e dobbiamo manifestare contro di essa.
Le strutture di potere duale costruire per servire il popolo durante la GP sono state abilmente, a gradualmente e rovinosamente distrutte da Prachanda. A questo scopo Prachanda ha retoricamente sollevato la parola d’ordine della rivoluzione urbana e molti sinceri rivoluzionari gli hanno creduto, nonostante il suo vero obiettivo fosse quello di trascinare il partito verso il parlamentarismo riformista.
Di fatto, in ultima analisi, ciò diventa controproducente per Prachanda.
Ci sono ora nuove opportunità di riunificare il movimento e la democrazia popolari. Nel dramma dell’AC hanno prevalso le tendenza a rafforzare la democrazia parlamentare. Si stanno per seppellire i diritti del popolo e sottomettersi alle agenzie di potere internazionali dell'imperialismo, il che ispira una forte resistenza popolare contro questa tendenza.
4) Lotta rivoluzuonaria
Senza lotta, il vecchio non muore e il nuovo non può nascere e finché c’è un sistema parlamentare è qui e contro di esso che dobbiamo indirizzare le nostre energie. Dopo le ultime elezione per l’AC non abbiamo neppure cercato di riorganizzare la nostra rivoluzione. Le parole d’ordine più estreme di Prachanda erano sollevate solo confondere i rivoluzionari.
Agricoltori e contadini hanno problemi con Prachanda per la restituzione delle terre espropriate agli zamindar feudali (latifondisti). Ci sono problemi per i lavoratori, ma Prachanda e Bhatterai stanno considerando di negare loro il diritto di sciopero. Mentre noi parliamo di problemi per la nostra sovranità nazionale, loro firmano ancora più trattati ineguali. Non si assumono la responsabilità di affrontare i problemi di ogni giorno dalla gente comune. Ma criticano i rivoluzionari come “estremisti” perché denunciano questi problemi. Questi esempi dimostrano che si stanno preparando per vietare ulteriori lotte, ma la corrente rivoluzionaria è forte nel paese e la il popolo la sostiene. Non c'è alternativa per noi, se non riorganizzare le forze rivoluzionarie nei prossimi giorni e mesi.

Conclusione

L'asse Prachanda Bhatterai è già screditato nella rivoluzione nepalese. È la realtà, dato che hanno dimostrato nel corso degli ultimi sei anni di essere agenti della democrazia parlamentare capitalista. Ciò si è riflesso nello smembramento delle strutture del dualismo di potere popolare e nella loro personale corruzione finanziaria. Questa è un'ulteriore dimostrazione che l'agenda Bhatterai di una sotto-fase della rivoluzione e l'adozione di Prachanda di tale stratagemma hanno comportato l'abbandono del comunismo rivoluzionario a favore della democrazia borghese capitalista.
La destra all'interno del partito deve essere il bersaglio dei rivoluzionari e trattata secondo i principi MLM. essa deve essere o trasformata e reintegrato nelle forze rivoluzionarie o eliminata. Una volta identificata, la tendenza di destra/riformista all'interno del partito, essa non vi deve restare a lungo.
Logicamente, c'è un'alternativa al sistema capitalista parlamentare e questa è la Repubblica Popolare che affronti e risolva i problemi del popolo. Questo obiettivo sarà raggiunto da parte dei comunisti e dei democratici patrioti dando una direzione che miri a una pace duratura e allo sviluppo e prosperità del paese.
Non c'è altro modo, ed è necessario che il centro rivoluzionaria istituisca una la Repubblica Popolare. Dobbiamo assumere questa verità e applicare questa strategia. Questa è la responsabilità primaria dei rivoluzionari ed è ciò uno eleverà la rivoluzione nepalese a nuove altezze.

pc 7 giugno - No all’aggressione imperialista sionista e reazionaria contro la Siria e la nostra nazione araba! - dai maoisti arabi

LAVORATORI, popoli e nazioni oppresse di tutto il mondo, unitevi!

No all’aggressione imperialista sionista e reazionaria contro la Siria e la nostra nazione araba!

Nostri eroici popoli arabi,
in questi giorni l’attacco imperialista sionista e reazionario contro la nostra nazione araba si è intensificato. Negli ultimi anni, gli imperialisti e i loro fantocci hanno usato i loro eserciti, le loro armi e bombe, tuttavia, oggi, insieme si nascondono, con tutti i loro arsenali, dietro la loro attuale maschera: lo slogan della"democratizzazione", appello ad "un cambiamento pacifico", "libertà politica ", " pluralismo", “via parlamentare" e i sinistri giochi elettorali che non cambieranno mai la situazione politica ed economica ma porteranno solo all'ulteriore intensificazione e oppressione, la schiavitù e la frammentazione che esiste nella nostra nazione araba. Stando dietro tale falsa maschera e questi slogan, gli imperialisti stanno oggi spingendo i loro locali oscurantisti e opportunisti fantocci arabi, a mettere in atto i loro sporchi piani.

Ancora una volta suonano i tamburi di guerra e di aggressione militare: dopo l’occupazione dell'Iraq nel 2003, la Libia nel 2011, eccoli di nuovo gli imperialisti con i loro strumenti, i sionisti e le classi reazionarie locali che intensificano la loro campagna, reclutando mercenari per lanciare una guerra di aggressione contro la Siria.

L'imperialismo mondiale, nel bel mezzo di una crisi economica strutturale, sta cercando di superare questa situazione gettando le conseguenze della crisi sopra le nazioni e i popoli oppressi. La nostra nazione araba è una delle nazioni e popoli oppressi la cui speranza di liberazione nazionale e radicale emancipazione sociale è sottoposta a tutti i tipi di attacchi, mobilitando tutti i mezzi militari e politici, piani economici di soggiogamento e disinformazione. L'imposizione della capitolazione nazionale e di classe è la loro via d’accesso per perpetuare la nostra oppressione, la persecuzione e la frammentazione della nostra nazione e l'occupazione del nostra terra.

Lo standard di vita della nostra gente nelle città e nelle zone rurali ha raggiunto un livello di miseria che ha portato ad una inevitabile esplosione sia nelle zone rurali come nelle città. Le masse si sono sollevate spontaneamente contro la fame, la disoccupazione e l'ingiustizia sociale. Si sono sollevate per dare sfogo alla rabbia trattenuta che le genuine forze rivoluzionarie non potevano né incanalare né influenzare (a causa della loro assenza o debolezza) attraverso facendo conoscere alle masse le vere cause e le fonti della loro miseria in connessione con la realtà dell’oppressione imperialista imposta alla nostra nazione araba (attraverso l’assetto coloniale e la frammentazione della nostra terra); e che opporvisi rappresenta la via d’accesso principale all'emancipazione sociale del popolo oppresso conquistando tutto il potere politico a favore dell’alleanza delle classi oppresse e ciò con il solo mezzo per la vittoria: la guerra popolare di lunga durata.

La crisi economica globale non è il risultato di questi ultimi giorni o mesi e nemmeno la lotta tra gli stessi imperialisti né la loro oppressione contro popoli e nazioni del mondo, la cui lotta non ha mai smesso. Perciò gli imperialisti e i loro fantocci preparavano piani e tattiche per assicurarsi la sopravvivenza della nostra oppressione e schiacciare le forze rivoluzionarie che si sollevano contro di loro e mobilitano le masse per lottare contro i loro progetti. Così, in assenza di chiarezza ideologica e politica e quando vacilla la costruzione delle armi organizzative rivoluzionarie per guidare il popolo e la lotta contro i nostri nemici: l'imperialismo mondiale (principalmente USA) e i suoi strumenti, i sionisti e i fantocci arabi locali, hanno lanciato la cosiddetta "Primavera araba", che rappresenta lo slogan pratico del piano coloniale reazionario imperialista per perpetuare l'oppressione e lo sfruttamento feudale.

Il progetto imperialista (principalmente USA) del "Nuovo Medio Oriente " è il piano reazionario preparato per sopraffare ulteriormente il nostro popolo e tutte le nostre vere forze rivoluzionarie.

Ciò di cui la nostra nazione araba è testimone in quello che chiamano "La primavera araba" è proprio l'opposto della Rivoluzione Democratica Nazionale Araba, la soluzione radicale verso l'emancipazione nazionale e di classe. Si tratta di un piano imperialista di aggressione contro la nostra nazione e contro tutte le sue forze rivoluzionarie che lottano contro l'imperialismo e i suoi lacchè (il sionismo e i fantocci arabi locali). È un'aggressione che ha come obiettivo quello di troncare il percorso di radicale rivoluzione popolare, sconfiggere tutte le forze rivoluzionarie che non sono disposte a capitolare, che vuole ulteriormente frammentare la nostra terra su basi settarie ed etniche, e anche per perpetuare la loro egemonia sulle nostre risorse naturali e strategiche.

Il nostro compito principale è ora quello di tener duro fermamente contro l'aggressione imperialista, sionista e reazionaria, distruggendo tutti i suoi vecchi e nuovi fantocci reazionari locali. Questa aggressione viene mostrata ora in tutti i suoi dettagli e rischi attraverso il fatto che hanno preso di mira la nostra gente in Siria.

Nostre oppresse masse arabe,
Lo scopo di questa aggressione è l'intera nazione araba, tutte le sue classi rivoluzionarie oppresse, tutte le sue forze rivoluzionarie di resistenza e non solo in Siria.
Questa guerra di aggressione non ha di mira solo la Siria come bastione fermo contro la capitolazione e incubatrice per tutti i movimenti di resistenza: è un tentativo di imporre un nuovo progetto di frammentazione della nostra nazione araba: "Un accordo Sykes-Picot del XXI secolo", un piano per una maggiore frammentazione del nostro paese su basi settarie ed etniche, sprofondando il nostro popolo nei conflitti civili reazionari i cui effetti si possono vedere in ciò che è successo e sta accadendo in Iraq, Sudan, Libia, Egitto, Libano, e attraverso oscurantiste pratiche da gangster in Siria e in altre regioni della nostra madrepatria araba.
I sostenitori del rovesciamento del regime siriano, che invocano "l'ombrello internazionale" e "l'intervento internazionale", i cui effetti ci sono ben noti attraverso tutto il sangue arabo versato in Palestina, Iraq, Libia, Somalia e Libano, e attraverso tutta una lunga storia di lotta, non rappresentano nessun progetto rivoluzionario, né forze rivoluzionarie. Coloro che arrivano sui carri armati imperialisti o che invocano l'intervento imperialista, che detengono il potere politico in diverse aree arabe, grazie ai giochi elettorali e alla via parlamentare e che coesistono con tutti i nemici di classe (ciò che sta accadendo in Tunisia, Marocco, Libia ed Egitto) non possono che essere fantocci imperialisti e rinnovati lacchè per servire i loro interessi e assicurare la loro egemonia sul nostro popolo arabi e possono solo essere nemici delle ambizioni rivoluzionarie del nostro popolo oppresso, e non rappresenterà mai essere un alleato delle cause del nostro popolo né difensori della nostra terra occupata né possono sostenere l'eroica resistenza armata nazionale.

Nostro popolo lavoratore arabo,
Attaccare la Siria oggi rappresenta un assalto alle forze della resistenza araba e alla sua fermezza, strategicamente, un attacco contro la nostra unica opzione per raggiungere la vera liberazione nazionale e di classe: La guerra popolare di lunga durata nel mondo arabo, un'aggressione alla via per la quale si devono fare tutti gli sforzi di mobilitazione. Attaccare la Siria oggi significa servire principalmente l'imperialismo mondiale e i suoi strumenti, i sionisti e reazionari locali.
Perciò, stare dalla parte della Siria oggi significa abbracciare i nostri principi e la via rivoluzionaria e stare dalla parte della nostra gente. In breve, significa difendere la scelta della resistenza armata, le sue forze e programma.
Ribellarsi contro l'aggressione imperialista, sionista e reazionaria in tutti le sue forme, contro la frammentazione e i piani di aggressione contro forze e i programmi rivoluzionari significa stare nella stessa trincea di lotta con quelli che combattono l'intervento imperialista e i piani di frammentazione, significa stare con quelli che fanno resistenza e si sacrificano e con i martiri.

Ribellarsi contro l'aggressione imperialista, sionista e reazionaria significa respingere tutte le forme di illusione pacifica verso i nostri nemici, significa stare contro tutti quelil che sostengono l'intervento imperailsita e la divisione del nostro paese (sia teorizzando, giustificando, combattimento o perfino adottando anche atteggiamenti neutri).

La lotta contro i piani imperialisti e reazionari implica anche la mobilitazione del nostro popolo per opporsi all'aggressione reazionaria sionista imperialista, sostenendo il regime nazionale in Siria e il suo esercito di resistenza nella battaglia attuale che si sviluppa contro la NATO, i sionisti e i loro fantocci locali: la borghesia compradora, i mezzi di comunicazione di massa feudali e sionisti (Aljazeera, i canali di Al-Arabia. .

Combattere questo piano smascherando la realtà del progetto imperialista del "Nuovo Medio Oriente" in tutti i suoi aspetti (politico, economico, culturale e militare ...) e abbattere il loro slogan pratico della "Primavera araba".

Le vere forze rivoluzionarie devono perseverare e mobilitarsi, con tutti i propri sforzi, per costruire le tre armi magiche, l'unico mezzo per salvare il nostro popolo, liberare e unire la nostra terra e le risorse, nostra unica garanzia di vittoria.

Siamo nel vortice di una battaglia decisiva di tutta la nazione in cui non c'è posto per mezze misure o trincee neutrali, ciò è chiaro e ogni proiettile ha il suo percorso specifico ... All'interno di quesat battaglia ognuno deve scegliere la sua trincea: o con la nostra nazione, con gli oppressi e le forze della resistenza rivoluzionaria o con l'aggressione imperialista, sionista e reazionaria di tutti gli opportunisti. Non c'è una terza trincea.

Viva il marxismo leninismo maoismo, principalmente maoismo!
Viva le eroiche masse arabe e le forze rivoluzionarie in lotta contro gli imperialisti e i loro fantocci!
No alla guerra di aggressione imperialista, sionista e reazionaria contro la Siria e tutta la nostra madre terra araba!
Tutti gli imperialisti e i loro fantocci sono tigri di carta!
Tracciamo il sentiero della guerra popolare araba, l'unica via per la liberazione nazionale e l'emancipazione sociale!

Maoisti Arabi
29 maggio 2012

pc 7 giugno - avviso orale a ravenna: una provocazione poliziesca al servizio dei fascisti a ravenna

un opuscolo prodotto da proletari comunisti ravenna  ravros@libero.it

mercoledì 6 giugno 2012

pc 6 giugno - Palermo... dal boicottaggio elettorale attivo alle prossime iniziative di lotta


A poche settimane dall'insediamento della nuova giunta comunale capeggiata dal sindaco Orlando, il circolo di proletari comunisti fa un suo primo bilancio dell'intensa campagna di boicottaggio elettorale attivo messa in atto durante la campagna elettorale.



Sono invitati a partecipare ad un'assemblea pubblica i lavoratori, i disoccupati, i giovani, in particolare quelli che vi hanno partecipato e che hanno contribuito al consistente aumento dell'astensionismo ma anche chiunque voglia ragionare sulle prossime iniziative di lotta contro questa nuova giunta comunale appoggiata da PD-IDV e targata Monti



Ore 16,30 Via G. del duca, 4 Palermo



Circolo Proletari Comunisti

pc 6 giugno - Ciao Carla... ti porteremo con noi nella lotta






Vogliamo ricordare Carla con un messaggio che ci ha scritto un pò di tempo fa su facebook:" ...continuerò a lottare fino alla fine, fino alla verità e ci si sta avvicinando...forza lavoratrici, ragazze andate sempre avanti anche voi per le vostre battaglie, noi donne siamo forti e determinate♥..."




Ciao Carla



le compagne, le lavoratrici del movimento femminista proletario rivoluzionario

*****


Se ne è andata questa sera Carla Verbano. Ci ha lasciato dopo aver lottato a lungo e con tenacia contro un male che da anni la tormentava. Per noi Carla non è stata solo la madre di un compagno assassinato, Valerio, l'esempio di una donna e di una madre che fino all'ultimo ha lottato per avere verità e giustizia sull'omicidio del figlio, ma anche un amica e una figura importante per le nostre vite e per le nostre battaglie. Una compagna e una amica che abbiamo avuto vicino nei momenti difficili così come in quelli più felici.




I compagni e le compagne

pc 6 giugno - Ichino domani non è benvoluto a Pisa

NO AD ICHINO NO AD UNA PESSIMA RIFORMA DEL LAVORO

È da decenni che l’accumulazione e la speculazione finanziaria scaricano interamente il debito pubblico
prodotto dal sistema capitalistico sulle classi lavoratrici, le quali vedono il proprio potere d'acquisto calare ai
minimi termini, un continuo peggioramento delle condizioni di vita, salari da fame, tariffe in aumento e un costo
della vita ormai inaccessibile anche alle famiglie con due redditi, che fino a pochi anni fa potevano darsi un
accettabile tenore di vita e oggi sono piombate nell’indebitamento.
Con l'arrivo di Monti, rappresentante di rango degli interessi della Banca Centrale Europea, al governo (un
governo fortemente voluto da Napolitano e sostenuto da PdL, PD e UDC), l'attacco contro lavoratori, precari,
disoccupati, pensionati, studenti si è intensificato, fino a diventare un vero e proprio assalto.
Emblematico è il caso del "pacchetto" Fornero, la forcaiola ministra del lavoro che col suo disegno di legge sta
smantellando le ultime tutele del lavoro subordinato, cancellando l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per
permettere ai padroni di licenziare a man bassa, riducendo a valori di miseria gli ammortizzatori sociali
(indennità di cassa integrazione e di mobilità), condannando i precari, compresi gli apprendisti, a subire
condizioni sempre peggiori, anche di quelle già esistenti dal 2003 (grazie al decreto legislativo cosiddetto "BiagiMaroni"
).
È la stessa ministra, che in dicembre ha prolungato l'età per la pensione, portandola alla soglia dei 70 anni, e che
ultimamente ha inventato la barbarie relativa agli "esodati", come ha definito quei lavoratori (350 mila da qui al
2015) i quali, usciti dal lavoro sulla base di accordi che prevedevano 3 anni d’indennità di mobilità per entrare
immediatamente dopo in pensione, si troveranno, finita la mobilità, a essere senza lavoro e senza pensione,
perché la signora della miseria e della fame ha portato spietatamente in avanti, appunto, l’ingresso nell’età
pensionabile.
Come se tutto ciò non bastasse, il governo ha ottenuto che i partiti suoi alleati approvassero una legge per
inserire nella Costituzione la norma del “pareggio di bilancio”, che ci terrà sotto ricatto continuo e che
giustificherà tutte le misure di austerità (taglio dei servizi sociali e pubblici, aumento delle tasse, contenimento
delle retribuzioni e delle pensioni, ecc.) che intenderanno prendere questo governo e quelli che gli
succederanno.
E sta preparando un provvedimento di legge, con cui rendere impraticabile il diritto di sciopero.
Queste sono, insieme a tante altre, le ragioni per le quali promuovere una vera fase di scioperi generali: non le
solite scadenze che di generale hanno solo la diffusione del sentimento della rassegnazione e del senso di
impotenza, ma una reale mobilitazione che paralizzi il Paese e che unisca tutti i settori sociali colpiti dalla crisi,
per respingere le “ricette” del governo e dei padroni suoi mandanti.
In questo contesto, il 7 giugno Pisa sarà presente in ambiente accademico l’economista, nonché “esperto” di
diritto del lavoro, Pietro Ichino, membro della Commissione del lavoro del Senato nelle file del PD. Ichino è
stato uno dei principali ideatori delle varie riforme succedutesi nel mondo del lavoro, che hanno portato un
attacco sempre maggiore ai lavoratori, ai loro diritti, al loro salario, riducendoli ad una situazione da "lacrime e
sangue" dove la precarietà, e adesso anche il licenziamento sono realtà quotidiane.
Vogliamo quindi far giungere la nostra voce alla “lectio magistralis” che l’illustre “esperto” terrà in nome e per
conto dei padroni per cui ha sempre lavorato.
GIORNO 7 GIUGNO DALLE ORE 17:00 PRESIDIO DAVANTI ALLA SCUOLA SUPERIORE SANT'ANNA

pc 6 giugno - ancora un ricordo di 'mamma carla' la madre di valerio


post — 6 giugno 2012 02:08

Addio Mamma Carla…

Ciao Carla, se Valerio avesse saputo quanto ha fatto sua madre per lui, per noi, per quell’idea che non muore mai, sorriderebbe ancora come in quella foto che abbiamo imparato a conoscere, grazie a te.
da Centro sociale Askatasuna - Oggi nel pomeriggio, Carla Verbano ci ha lasciati, sconfitta da un male incurabile a 88 anni. Gli ultimi 32 li aveva passati a cercare i nomi degli infami assassini che il 22 febbraio del 1980 uccisero suo figlio Valerio davanti ai suoi occhi. Evento che ha segnato la sua vita, “prima ero una ragazza normale che amava andare a ballare con Sardo e cucinare per Valerio, poi ho scoperto gli anni di piombo”, scrive nel suo libro “Sia folgorante la fine”.
La storia di Valerio Verbano è una ferita aperta nella storia dell’antifascismo militante, non c’è compagno/a che non la conosca, così come per noi tutt* Carla era “La Mamma di Valerio”. Presente ad ogni commemorazione dell’omicidio, nella sua casa di via Montebianco nel rione Montesacro, anche lo scorso febbraio ha salutato il corteo nonostante la sua malattia. Carla Rina Zappelli in Verbano, è stata un esempio per tutti noi che potremmo essere suoi nipoti: la sua tenacia nella ricerca della verità, unita alla lucidità con cui analizzava gli anni in cui suo figlio faceva parte dei collettivi studenteschi è qualità umana rara. La grandezza della sua figura umana si poteva toccare con mano sia parlandole di persona che leggendo il suo libro, perché analizzava i fatti di cui era stata involontaria protagonista con gli occhi di una madre che non cercava vendette ma pretendeva nessun’altra avesse a patirne un dolore eguale. Così come era solita mandare messaggi su facebook ai compagn* di tutta Italia prima di un corteo importante, esortandoli a stare attenti.
Figura vivente di una parte della storia d’Italia, quella dei misteri mai chiariti, e dei morti senza colpevole. Durante gli anni ’80, lei e suo marito Sardo provarono tutte le vie possibili, scontrandosi con una serie di inchieste mai arrivate al dunque, reperti che scomparivano e riapparivano, depistaggi e manomissioni. Incontrarono persino Giusva Fioravanti nella loro casa, “vicino al divano dove m’hanno ammazzato Valerio, disse che non c’entrava, ma era un uomo di cui è meglio non fidarsi” scrive nel suo libro. Alla Morte di Sardo, Carla continuò la sua crociata, ad “80 anni suonati”, come amava dire lei stessa, imparò ad usare internet, aprendo un blog, www.valerioverbano.it, per continuare a raccontare e diffondere la sua storia e iniziando ad utilizzare facebook. Sono migliaia le persone che la seguivano i suoi post sul social network.
Ad oggi l’inchiesta sull’omicidio Verbano è sempre ferma ad un punto morto, nonostante le dichiarazioni del magistrato o politico di turno.
Carla se ne andata senza conoscere la verità, di lei rimane il ricordo della sua battaglia e i suoi lasciti, tutti nel sociale, nel suo rione. I soldi del suo libro sono stati devoluti alla palestra popolare che porta il nome di suo figlio. Carla ribadiva sempre che gli unici a non averla mai abbandonata sono stati i compagni.
Infatti i compagni della palestra Popolare Valerio Verbano sono stati al suo capezzale in ospedale e hanno organizzato i funerali giovedì dalle 9 alle 13 nella palestra stessa.

Ciao Carla, non sappiamo se la fine di questa storia sarà folgorante, ma continueremo a scriverla anche nel tuo nome!

pc 6 giugno - lavoro agli operai miroglio e libertà per i no tav arrestati

gli operai della miroglio hanno continuato la lotta ad alba con una manifestazione ieri sera
oggi l'azienda a fronte della continuazione del presidio HA COMUNICATO CHE AVREBBE RITIRATO LA MOBILITA' e che chiederà che la cassa integrazione duri fino a dicembre, mentre si cercano soluzioni alternative
si tratta di un risultato parziale che tiene aperta la vertenza
ma la lotta deve continuare e essere portata a termine
ora un nuovo corteo attraverserà le vie di alba

gli operai tramite lo slai cobas per il sindacato di classe esprimono anche la loro solidarietà ai due compagni no tav arrestati e auspicano la loro immediata liberazione

slai cobas per il sindacato di classe
taranto

da contropiano
Nuovo episodio di repressione contro chi protesta. Questa volta contro gli operai licenziati dalla Miroglio e contro gli attivisti arrivati ad Alba da altre località del Piemonte per esprimere solidarietà ai lavoratori. Due No Tav in manette e due giovani denunciati.

Ormai il copione è sempre quello: botte e denunce contro chi protesta. Ieri è toccato ai lavoratori dell’azienda tessile di Miroglio, ad Alba (Torino), mentre manifestavano contro il licenziamento dei dipendenti degli stabilimenti pugliesi. Per l’occasione nella località piemontese erano arrivati anche tre pullman carichi di lavoratori provenienti da Ginosa e Castellaneta, dopo 10 ore di viaggio.
La Miroglio è una vera e propria multinazionale del tessile con ben 13 mila dipendenti in tutto il mondo, e ora ha deciso di licenziarne 225 in Italia, nelle filiali pugliesi, dopo aver chiuso già quella di Castellaneta nel 2004. "Senza pensare - denunciano i lavoratori - che quasi tutti sono dipendenti con meno di 40 anni con figli a carico e mutui da pagare".
La richiesta che i lavoratori fanno all'azienda è di prorogare la cassa integrazione e ritirare la mobilità, la cui procedura è stata già aperta e diventerà effettiva dal 7 luglio prossimo. A partire da quel giorno, infatti, i 225 operai (di Ginosa, Laterza e Castellaneta) saranno di fatto licenziati dopo tre anni di cassa integrazione e una vertenza lunga quaranta mesi nata con la chiusura dei due stabilimenti: prima Castellaneta e poi Ginosa nel marzo del 2009.
Per la trasferta ad Alba i sindacati avevano invitato anche il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che però ha risposto di «non poter essere fisicamente vicino a loro» poiché in agenda aveva ieri «diversi impegni istituzionali»...
Ma il presidio, nonostante fosse pacifico, ha subito la consueta pressione da parte delle cosiddette forze dell'ordine, che si sono concentrate nei confronti di quei manifestanti arrivati a dare man forte agli operai.
A fare le spese della repressione delle forze dell’ordine in assetto antisommossa questa volta sono stati due attivisti piemontesi del movimento No Tav, Pinuccia Cane e Giancarlo Ratti, rispettivamente di 50 e 48 anni, messi agli arresti domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale dopo esser stati spintonati e buttati a terra. Pinuccia Cane, che era già stata ferita dai celerini durante l’imboscata contro i No Tav alla stazione Porta Nuova di Torino a febbraio, anche questa volta ha dovuto far ricorso alle cure mediche. Durante l’intervento degli agenti anche altri manifestanti, esponenti de ‘Il collettivo’ di Bra e dello Slai Cobas di Taranto, arrivati per dare man forte ai lavoratori della Miroglio, sono stati fermati. Alla fine della giornata i denunciati a piede libero sono stati due attivisti di Bra.
Guarda il video: https://www.youtube.com/watch?v=N8LS6XxWILo#!
Di seguito il comunicato del centro sociale “Il collettivo” di Bra (Cuneo) sui fatti di ieri mattina ad Alba

"Questa mattina 3 attivisti del collettivo si sono recati ad Alba, dopo aver saputo tramite un tam tam facebook, che si sarebbe svolto un presidio di più di 200 persone, licenziate dalla Miroglio, negli stabilimenti pugliesi. Quindi, d’accordo, con i compagni di Alba, abbiamo deciso di portare la nostra solidarietà ai lavoratori licenziati che giungevano, in 3 pullman, dopo 12 ore di viaggio, alcuni con le tende. Dopo aver conosciuto dei compagni di Taranto, che ci esprimevano gratitudine per la solidarietà, abbiamo pensato di fare uno striscione solidale.
Nemmeno il tempo di allargare lo striscione e le Forze di Occupazione si sono avvicinate tempestivamente e con aria non proprio tranquilla esigendo i documenti.
Al rifiuto di qualcuno, perché già palesemente conosciuto dalle stesse FDO, sono iniziati spintoni, strattoni e varie cose che conosciamo, durante i quali la nostra compagna Pinuccia è stata buttata per terra, e trattata in malo modo insieme a un altro compagno albese i quali sono stati ammanettati e portati via. I rimanenti, tra cui 3 nostri componenti, sono stati posti in stato fermo, aspettando le volanti, per essere condotti in caserma, insieme a dei compagni di Taranto, reclamandoci il fatto che non avessimo voluto fornire generalità, mentre avevamo già tutti consegnati i documenti, o gli
avevamo in mano. I primi a essere portati via sono stati i due compagni di
Alba, in manette. Sono seguite altre tre volanti per portare noi, e i compagni Tarantini. In caserma, dopo la perquisizione per trovare "armi, esplosivi e strumenti di effrazione", alla quali sono risultati tutti negativi tranne due persone, denunciate a piede libero per avere nello zainetto uno, una forbice da elettricista (che serviva a tagliare lo striscione), e l'altro un coltellino svizzero, utile per il campeggio in programma di fronte all'azienda. Dopo un paio d'ore in caserma, hanno iniziato a rilasciare andare le persone uno per uno. E' anche giunta un ambulanza per Pinuccia, che lamentava dolori alla gamba, i quali tutti
noi conosciamo, chiedendo di essere portata in ospedale. Cosa che il medico del
118 ha ritenuto non necessaria, pur essendo evidente il gonfiore alla gamba, anche dovuto alla caduta. Usciamo da questa mattina, in cui volevamo esclusivamente portare la nostra solidarietà, a chi viene trattato come una macchina e riposto all'evenienza, con un compagno denunciato per un paio di forbici, e altri due compagni agli arresti domiciliari. Ci chiediamo come sia possibile, una reazione di questo tipo, nei confronti di chi non ha alcun reato imputabile e nemmeno si è rifiutato di fornire generalità".



pc 6 giugno - una iniziativa interessante a la spezia


pc 6 giugno - in piazza a firenze contro la riforma del lavoro

NO ALLA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO, NO AL GOVERNO MONTI!

Nella
giornata dell’8 verrà discussa alla Camera la riforma targata Fornero.

Dopo la riforma delle pensioni, che ha lasciato 350.000 persone senza
salario né possibilità di avere una vita dignitosa, ecco la riforma del
mercato del lavoro tanto invocata dalla Troika: essa mira, senza
remore, allo smantellamento complessivo di ogni forma di tutela per il
lavoratore dipendente, reso ancor più ricattabile dallo spauracchio del
licenziamento con l’abolizione dell’articolo 18.
Non possiamo
accettare che questo attacco alla classe lavoratrice venga portato
avanti!
Soprattutto in un momento come questo, a fronte della tragedia
del terremoto emiliano, in cui i lavoratori, sottoposti al ricatto
padronale della delocalizzazione e del licenziamento, in un clima di
incertezza e di terrore, sono stati costretti a tornare al lavoro
nonostante il pericolo di nuove scosse.
Le vittime seppellite sotto le
macerie dei capannoni, i tre morti al giorno sul lavoro insieme ai
milioni di lavoratori e pensionati che arrivano a malapena alla fine
del mese sono il risultato di una politica di guerra strisciante verso
la classe lavoratrice, quella lotta di classe” portata avanti senza
esclusione di colpi da padroni e governanti.
Le ragioni per cui è
necessario lottare non mancano.
Perciò, ora più che mai, è necessario
scendere in piazza e ribadire la nostra contrarietà alle politiche di
macelleria sociale del governo Monti, costruendo momenti di opposizione
a questo sistema e riallacciando i legami di solidarietà in ogni
territorio.

NO ALLA RIFORMA DEL LAVORO DEL GOVERNO MONTI. L’ARTICOLO
18 NON SI TOCCA!
BASTA SACRIFICI!

VENERDI' 8 GIUGNO
MANIFESTAZIONE

ORE 18:OO
VIA CAVOUR SOTTO LA PREFETTURA.



Centro Popolare
Autogestito Fi Sud,Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, Comitato
Comunisti Toscana, PCL Firenze, USI Toscana, Confederazione Cobas
Firenze, Cub Firenze, Collettivo Politico di Scienze Politiche, Rete
dei medi fiorentini

pc 6 giugno - a reggio emilia - gli antifascisti denunciano ..

IL FASCISMO NON SI COMBATTE CON IL FASCISMO

In questi giorni nella democratica e legalitaria Reggio Emilia molti stanno festeggiando per l’approvazione in consiglio comunale della mozione bollata come “AntiCasaPound”.Il Collettivo AutOrganizzato R60 crede che non ci sia nulla da festeggiare,anzi.
Vogliamo ricordare a questi signori dalla memoria corta e dall’opportunismo facile che attivamente o passivamente sono responsabili: della detenzione nei CIE di migliaia di esseri umani rei di una clandestinità che non esiste,dell’esistenza di carceri e di Opg,di conflitti internazionali mascherati da “missioni di pace”; dimenticano sempre che nel genocidio nazista erano coinvolti anche coloro che si opponevano in maniera decisa alla barbarie nazi-fasciste,oppositori politici,senza patria o semplicemente chi non aveva una condotta morale consona ai canoni dettati dal regime.
Identifichiamo questa mozione come liberticida poiché nell’intento di colpire CasaPound,che peraltro sottoscrive interamente questa mozione, include di fatto tutte le associazioni cittadine che fanno politica dal basso,al di fuori delle istituzioni. Inoltre questa mozione lascia indenne proprio qi fascisti che continuano a essere presenti sul territorio con le loro sedi e ad usufruire di spazi pubblici ( purchè richieste da singoli o da prestanomi istituzionali).
Gli stessi amministratori pubblici che si vogliono far carico di arginare la deriva antistorica in merito alla resistenza sono gli stessi che lasciano spazi ai momenti commemorativi per i caduti Rsi e ritrovano l’utilità della retorica degli opposti estremismi proprio in un momento in cui la tensione sociale si alza.
Lo stesso 25 aprile è stato dedicato alla commemorazione storica e ad una celebrazione legalitaria della liberazione.
Per noi l’antifascismo non si combatte con decreti e O.d.g
L’antifascismo ha una natura di classe. Essere antifascisti significa pensare e lottare per la costruzione di una società necessariamente diversa da quella capitalista,libera dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e da ogni forma di autoritarismo.
Collettivo AutOrganizzato R60
Via Berta 4/c – Reggio Emilia
collettivor60.noblogs.org
r60@inventati.org

pc 6 giugno - un saluto a Carla Verbano - noi non dimenticheremo - pagherete caro -pagherete tutto

E' morta la madre di Valerio Verbano 

di  Redazione Contropiano

Se ne è andata questa sera Carla Verbano, madre di Valerio, ucciso davanti ai suoi occhi dai fascisti del Nar il 22 febbraio del 1980.
«Se ne è andata questa sera Carla Verbano. Ci ha lasciato dopo aver lottato a lungo e con tenacia contro un male che da anni la tormentava. Per noi Carla non è stata solo la madre di un compagno assassinato, Valerio, l'esempio di una donna e di una madre che fino all'ultimo ha lottato per avere verità e giustizia sull'omicidio del figlio, ma anche un amica e una figura importante per le nostre vite e per le nostre battaglie. Una compagna e una amica che abbiamo avuto vicino nei momenti difficili così come in quelli più felici». Così una nota di un gruppo di militanti.
In questo modo è arrivata la notizia alle agenzie.
Carla da 32 anni lottava per avere giustizia. In fondo soltanto sapere chi e perché aveva ucciso Valerio, in casa, dopo aver legato e imbavagliato lei e il padre, in uno degli agguati più infami condotti dai fascisti in quegli anni.
Ultraottantenne, gestiva ben due profili Facebook in cui continuava a intrattenere rapporti con compagni e amici di Valerio, nonché con altre migliaia di compagni e ragazzi che ne avevano soltanto letto la storia, anni dopo.
Le inchieste della magistratura, dopo l'uccisione del giudice Mario Amato, unico incaricato di dare la caccia ai Nar, solo e senza scorta, non sono mai state condotte con particolare impegno. Anzi, ci è sempre sembrato l'opposto. Fin dalla sparizione di molte prove, in alcuni casi per ordine di altri magistrati (come la distruzione del passamontagna perduto nella colluttazione da uno degli assassini). Negli ultimi due anni - anche in seguito a libri che hanno ripercorso con più o meno profondità la dinamica dell'omicidio e la mappa dei fascisti attivi a Roma in quegli anni - era sembrato che qualcosa si fosse mosso. Un'indagine del Dna sugli occhiali perduti da "capo" del commando aveva dato esito positivo. Ma poi tutto è tornato sotto silenzio, in quel "porto delle nebbie" che è sempre stata la Procura di Roma.
Addio Carla, non ci potremo mai dimenticare il tuo sguardo. E la tua decisione.

pc 6 giugno - proletari comunisti sostiene lo sciopero di alcuni sindacati di base del 22 giugno, ma lotta per uno sciopero vero che possa fermare le fabbriche più importanti - squadre di volantinaggio alle manifestazioni di roma e milano giugno

22 GIUGNO SCIOPERO GENERALE DI 24 ORE CONTRO LE POLITICHE ECONOMICHE E SOCIALI DEL GOVERNO MONTI

04/06/2012
Manifestazioni a Roma e a Milano
Le organizzazioni sindacali USB, CUB, Cib-Unicobas, Snater, USI e SI-Cobas indicono uno sciopero generale di 24 ore di tutti i lavoratori del settore pubblico e delle aziende private per il venerdì 22 giugno 2012. Nella stessa giornata, due manifestazioni centrali si svolgeranno a Roma e a Milano.
Lo sciopero è indetto: contro l'attacco alle condizioni e al diritto del lavoro, contro l'aumento della precarietà e contro la possibilità di licenziare senza giusta causa introdotta attraverso la modifica dell'articolo 18; contro l'aumento delle tasse, contro l'IMU e l'aumento dell'IVA; contro l'attacco alla pensione e al diritto alla salute e alla sicurezza sui posti di lavoro; contro le politiche economiche e sociali del governo Monti e il ricatto del debito operato dalle banche e dall'Unione Europea.
Lo sciopero, precedentemente proclamato l’8 giugno, è stato rinviato al 22 giugno a causa della grave situazione determinata dal sisma in Emilia Romagna. Per evitare ulteriori disagi alla popolazione, si esclude comunque questa regione dall'azione di sciopero del 22. Dallo sciopero è inoltre esclusa la Scuola, per il termine delle lezioni e lo svolgimento degli esami.
Confermate invece le manifestazioni già indette in tutta Italia per l’ 8 giugno e 9 giugno, fra cui il presidio di venerdì 8 a Roma, alle ore 16.00 in piazza di Monte Citorio, ed il presidio a sorpresa di Sabato 9 a Milano.

USB – CUB - CIB-UNICOBAS - SNATER - USI –  SI.COBAS

martedì 5 giugno 2012

pc 5 giugno - libertà per pinuccia e jack - comunicato infoaut e indetta a taranto per giovedi alle 17.30 conferenza stampa e assemblea dei 4 compagni slai cobas taranto fermati

pinuccia e jack liberi

come è andata ad alba
ignobile fermo dei 4  esponenti dello slai cobas per il sindacato di classe
e ingiustificato e provocatorio arresto ai domiciliari di due
esponenti no tav

conferenza stampa dei 4 compagni di taranto dello slai cobas per il sindacato
di classe fermati ad alba
sede slai cobas taranto via rintone 22 taranto ore 17.30
tel.1347-1102638

Arresti domiciliari a due no tav: colpevoli di solidarietà

Questa mattina ad Alba, durante una manifestazione di solidarietà con i lavoratori della Miroglio, Pinuccia e Jack,due  compagn* e attivist* notav, sono stati spinti dalle forze dll'ordine e sono caduti per terra durante il fermo cui son stati sottoposti anche altri giovani compagni del Collettivo di Bra. Pinuccia, già ferita dai polferini a Porta Nuova a febbraio, è stata spintonata e ha dovuto ricorrere a cure mediche in ospedale, per una lesione a una gamba.
I ragazzi del Collettivo di Bra si erano recati ad Alba per costituire un Presidio di solidarietà con gli operai licenziati dalla Miroglio, che oggi manifestavano ad Alba. Le fdo li hanno fermati e portati TUTTI in caserma. Ora sono fuori, tranne Pinuccia Cane e jack, messi ai domiciliari dopo essere stati bistrattati. Il tutto per aver osato portare solidarietà attiva a dei lavoratori in presidio. Oltre il danno, la beffa!
Ascolta Lele del "il Comitato" di Bra:
L'intervista con Pinuccia a Radio Beckwith

COMUNICATO DE "IL COLLETTIVO" SUI FATTI DI STAMATTINA AD ALBA. 05/06/2012:
Questa mattina 3 individui del collettivo si sono recati ad Alba, dopo aver saputo tramite un tam tam facebook, che si sarebbe svolto un presidio di piu di 200 persone, licenziate da Miroglio, negli stabilimenti pugliesi. Quindi, daccordo, con i compagni di Alba, abbiamo deciso di portare la nostra solidarietà ai lavoratori licenziati che giungevano, in 3 pullman, dopo 12 ore di viaggio, alcuni con le tende.
Dopo aver conosciuto dei compagni di Taranto, che ci esprimevano gratitudine per la solidarietà, abbiamo pensato di fare uno striscione solidale. Nemmeno il tempo di allargare lo striscione,e le FDO, si sono avvicinate tempestivamente e con aria non proprio tranquilla esigendo i documenti. AL rifiuto di qualcuno, perchè gia palesemente conosciuto dalle stesse FDO, sono iniziati spintoni, strattoni e varie cose che conosciamo, durante i quali la nostra compagna Pinuccia è stata buttatta per terra, e trattata in malo modo insieme a un altro compagno albese i quali sono stati ammanettati e portati via. I rimanenti, tra cui 3 nostri componenti, sono stati posti in stato fermo, aspettando le volanti, per essere condotti in caserma, insieme a dei compagni di Taranto, reclamandoci il fatto che non avessimo voluto fornire generalità, mentre avevamo gia tutti consegnati i documenti, o li avevamo in mano. I primi a essere portati via sono stati i due compagni di Alba, in manette. Sono seguite altre tre volanti per portare noi, e i compagni Tarantini. In caserma, dopo la perquisizione per trovare "armi, esplosivi e strumenti di effrazione", alla quali sono risultati tutti negativi tranne due persone, denunciate a piede libero per avere nello zainetto uno, una forbice da elettricista (che serviva a tagliare lo striscione), e l'altro un coltellino svizzero, utile per il campeggio in programma di fronte all'azienda. Dopo un paio d'ore in caserma, hanno iniziato a rilasciare andare le persone uno per uno. E' anche giunta un ambulanza per Pinuccia, che lamentava dolori alla gamba, i quali tutti noi conosciamo, chiedendo di essere portata in ospedale. Cosa che il medico del 118 ha ritenuto non necessaria, pur essendo evidente il gonfiore alla gamba, anche dovuto alla caduta. Usciamo da questa mattina, in cui volevamo esclusivamente portare la nostra solidarietà, a chi viene trattato come una macchina e riposto all'evenienza, con un compagno denunciato per un paio di forbici, e altri due compagni agli ARRESTI DOMICILIARI (queste le ultime fonti). Ci chiediamo come sia possibile, una reazione di questo tipo, nei confronti di chi non ha alcun reato imputabile e nemmeno si è rifiutato di fornire generalità.

PINUCCIA E JACK LIBERI SUBITO!

FATE GIRARE IL PIU POSSIBILE PERCHE' SIAMO A DEI LIVELLI INIMMAGINABILI...
SPERIAMO PRESTO CI SIANO I VIDEO PERCHE' C'ERANO ANCHE DUE TV LOCALI, SUPPONIAMO PUGLIESI O LIMITROFE

stasera ad alba alle 21

presidio in solidarietà agli arrestati di fronte al Comune

pc 5 giugno - libertà subito per Pinuccia e jack - no tav solidali con la lotta operaia

i carabinieri ad alba hanno questa mattina provocato la manifestazione di solidarietà dei no tav con gli operai della miroglio, provenienti da laterza-ginosa taranto per difendere il loro posto di lavoro, fermati 4 compagni dello slai cobas per il sindacato di classe di taranto intervenuti subito
l'azione è stata di una arroganza e violenza ignobile e per giustificarla hanno trasformato il fermo in arresti domiciliari di pinuccia e jack noti e attivi esponenti notav
questa sera una manifestazione ha avuto luogo ad alba

Alba, presidio alla Miroglio
arrestati due No Tav

Accusati di resistenza perché, rifiutando di esibire i documenti, avrebbero reagito all'intervento delle forze dell'ordine al sit in davanti all'azienda tessile

Giuseppina Cane e Giacinto Ratti, indicati dagli investigatori come vicini al movimento No Tav, sono stati arrestati questa mattina dai carabinieri di Alba per resistenza a pubblico ufficiale durante una manifestazione di operai arrivati da Taranto davanti ai cancelli dello stabilimento di Alba dell'azienda tessile Miroglio. I due si trovavano assieme ad alcuni esponenti dei Cobas e, quando i carabinieri si sono avvicinati per chiedere al gruppo di allontanarsi, si sarebbero rifiutati di esibire i documenti e avrebbero opposto resistenza.

Portati in caserma con altre persone, sono stati arrestati e a quanto si apprende ora si trovano agli arresti domiciliari. Altri due torinesi sono stati denunciati per porto di oggetti atti a offendere perché trovati in possesso di forbici. Sul web il movimento No Tav si sta già organizzando e ha convocato un presidio di protesta per le 21 ad Alba.


Proteste davanti alla Miroglio
Arrestati due attivisti "No Tav"


Il presidio pacifico degli operai di Ginosa

Volevamo manifestare solidarietà
agli operai pugliesi del Gruppo
venuti in città per chiedere
garanzie sui posti di lavoro

Due attivisti vicini al movimento “No Tav” sono stati arrestati stamane dai carabinieri, durante la manifestazione di operai arrivati da Ginosa (provincia di Taranto) davanti ai cancelli dello stabilimento Miroglio. Giuseppina Cane (detta Pinuccia, 50 anni) e Giacinto Ratti sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale. Con altri esponenti dei movimenti No Tav (secondo le forze dell’ordine erano 9, tre provenienti dalla provincia di Taranto, altri sei da Torino, Bra e Alba) avrebbero dovuto sostenere la protesta degli operai di Ginosa, che temono che dopo il periodo di cassa integrazione, seguito alla chiusura dello stabilimento ex Vestebene (azienda tessile del Gruppo Miroglio) le promesse di un riutilizzo dell’impianto con altri proprietari sfumino. Potrebbero dunque ritrovarsi licenziati. La loro protesta è stata pacifica. Ma quando i carabinieri si sono avvicinati ai ”No Tav” per chiedere di allontanarsi, alcuni di loro si sarebbero rifiutati anche di mostrare i documenti «opponendo resistenza». La Cane e Ratti (entrambi albesi) sono prima stati accompagnati in caserma e ora si troverebbero agli arresti domiciliari. Altri del gruppo sarebbero stati denunciati per porto di oggetti atti a offendere, perchè avevano delle forbici e un coltello a serramanico.
In seguito a questi episodi pare che il movimento No Tav abbia indetto una manifestazione di protesta per stasera alle 21 ad Alba.
Pinuccia Cane, così riferiscono alcuni suoi amici su Facebook, sarebbe stata spintonata e ha dovuto ricorrere a cure mediche in ospedale, per una lesione a una gamba giudicata comunque non grave dai sanitari.

Arresti domiciliari a due no tav: colpevoli di solidarietà

Questa mattina ad Alba, durante una manifestazione di solidarietà con i lavoratori della Miroglio, Pinuccia e Jack,due compagn* e attivist* notav, sono stati spinti dalle forze dll'ordine e sono caduti per terra durante il fermo cui son stati sottoposti anche altri giovani compagni del Collettivo di Bra. Pinuccia, già ferita dai polferini a Porta Nuova a febbraio, è stata spintonata e ha dovuto ricorrere a cure mediche in ospedale, per una lesione a una gamba.

Lavoratori ex Miroglio, momenti
di tensione ad Alba: due arresti


GINOSA - Ci sono stati momenti di tensione con le forze dell'ordine oggi ad Alba (Torino) davanti ai cancelli dell'azienda tessile Miroglio, dove si è formato un presidio di operai giunti da Taranto per protestare contro il licenziamento dalle filiali pugliesi. Due piemontesi conosciuti come attivisti No Tav, Pinuccia Cane e Giancarlo Ratti, 50 e 48 anni, sono stati messi agli arresti domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale; altre due persone sono state denunciate e altre ancora identificate. Ai lavoratori si sono aggiunti giovani del Centro sociale «Il collettivo» di Bra (Cuneo) e un gruppetto, giunto da Torino, che intendeva srotolare uno striscione. I Carabinieri sono intervenuti per identificare i partecipanti e ne è nata una discussione sfociata in un breve parapiglia culminato negli arresti. Pinuccia Cane lamenta di essere stata strattonata e di aver subito una contusione a una gamba (giudicata non grave dai sanitari) cadendo a terra. Ad alcune delle persone portate in caserma i militari hanno contestato il possesso di forbici e di un coltellino. In serata, in segno di protesta contro gli arresti, una dozzina di persone si sono raccolte in presidio ad Alba.


Il numero dei partecipanti al presidio è poi salito a una trentina. Sono stati esposti due striscioni: «Solidarietà con i lavoratori Miroglio in lotta» e «Jack e Pinu liberi subito».