giovedì 4 ottobre 2012

pc 5-6 ottobre - In Lucania arrestato assessore all'immigrazione: l'accusa è sequestro e violenze su un rumeno


E' veramente triste indossare i panni della Cassandra. Non era ieri ma qualche anno fa quando sottolineavamo - scatenando i rodimenti delle Vestali dell'antirazzismo - che le viscere dell'Italia profonda non avevano più bisogno dei mostri naziskin per catabolizzare la violenza xenofoba.
Ricordo ancora la faccia stranita di Gad Lerner quando, discutendo in trasmissione del duplice omicidio di Firenze, sottolineavo come al corteo antirom degenerato nel pogrom delle Vallette - una caccia allo zingaro innescata da una falsa denuncia di stupro di una ragazzina oppressa da genitori ossessionati dalla tutela della sua verginità - fosse presente anche la segretaria democratica di Torino.
E' del mese scorso, invece, l'arresto in Liguria di tre brave persone che hanno massacrato di botte un maghrebino sospettato di ripetuti furti in paese. In quel caso la sorpresa per la vivace solidarietà espressa dal consigliere regionale dell'Udc fu subito attenuata dalla scoperta che il soggetto in questione aveva lunghi precedenti politici leghisti.
Stavolta tocca parlare di Palazzo San Gervasio. Questo paese agricolo dell'area nord-orientale della Basilicata. Balza ogni estate ai disonori della cronaca perché, essendo l'area di più intensa coltivazione del pomodoro, ospita ogni anno un indegno campo temporaneo per gli immigrati. Ieri è stato arrestato l'assessore alle attività produttive e all'immigrazione, esponente di una lista civica riconducibile al Partito democratico: è un noto imprenditore ed è accusato, insieme a un complice, di aver sequestrato e torturato un ex dipendente rumeno, sospettato di aver rubato un trattore. Gli hanno concesso gli arresti domiciliari. Il sindaco, candidato dal Pd, e i colleghi consiglieri comunali hanno espresso pronta solidarietà: all'arrestato, non alla vittima.

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