giovedì 6 settembre 2012

pc 5-6 settembre - pc Teoria A PROPOSITO DELL'AUTONOMIA DEGLI OPERAI

Pubblichiamo uno stralcio di un importante documento-tesi scritto anni fa dall'organizzazione prepartitica del PCm Italia, che oggi torna fortemente di attualità, all'interno del necessario dibattito che deve essere sviluppato tra le avanguardie operaie e i comunisti rivoluzionari.

 

"... Senza partito il proletariato non ha peso soggettivo nella lotta politica per la conquista del potere.
 La classe operaia esiste, lotta e si contrappone ai padroni, ai governi, allo Stato del capitale, senza che per fare questo sia necessario un suo partito. Ma tutta l’esperienza storica dimostra che la classe senza il suo partito non è in grado di avere un peso soggettivo nella lotta politica e sociale, non è in grado affermare un punto di vista di classe su tutte le questioni, non è in grado di indirizzare e dirigere la sua lotta verso la conquista del potere politico, l’instaurazione di uno Stato nelle proprie mani, l’edificazione di una società a misura dei suoi interessi di classe.
È quando, grazie all’opera di Marx, ha avuto inizio il percorso della costruzione cosciente e scientifica del partito proletario, che il movimento operaio si è tramutato nello spettro che agita ancor oggi i sonni della borghesia. Ha pesato nella lotta politica e ha avuto la sua prima esperienza di potere con la Comune di Parigi. E’ quando, l’opera di Marx ed Engels è stata magistralmente applicata e sviluppata da Lenin in rottura con il revisionismo e l’opportunismo, con la Rivoluzione d’Ottobre la classe ha dimostrato di poter pesare e prendere il potere, ma anche di poter istaurare la dittatura del proletariato ed avanzare verso la costruzione del socialismo.
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, per tutto il periodo della III internazionale, il proletariato ha determinato gli eventi della lotta politica in ogni paese e su scala internazionale perché aveva i suoi partiti e la sua internazionale comunista, perfino quando non c’era una strategia rivoluzionaria fino in fondo o non erano in grado di attuarla e, in taluni casi, perfino quando la direzione di alcuni partiti cominciava a degenerare in forma revisionista. In Italia, anche nel dopoguerra fino agli inizi degli anni 60, la direzione del PCI era già entrata in una fase di acuta degenerazione revisionista, ma l’esistenza di un partito a cui la classe si riferiva e che con la sua lotta influenzava ha permesso alla classe operaia di pesare in certa misura negli eventi politici: la lotta contro il regime democristiano, il luglio ‘60, l’antifascismo, stanno lì a testimoniarlo.
Il divorzio tra classe e partito
 Se il divorzio strategico tra classe operaia e PCI si realizza nel dopoguerra, con il salto e cambio di natura, fondamentale è l’affermarsi della “via italiana al socialismo” nel ‘56; è dalla metà degli anni ‘60, e in particolare col biennio rosso 68/69, che si realizza anche un divorzio anche di massa pratico tra il partito che la classe aveva come riferimento e il movimento della classe per il partito. Nell’autunno caldo, nel ciclo di lotte dei primi anni 70, si dimostrava definitivamente che il PCI non era più arma della classe in nessuna misura, nè sul piano strategico nè dei suoi interessi immediati, ma che anzi vi si contrapponeva.
Per il proletariato diventa urgente la ricerca di un nuovo strumento che gli permetta di agire in maniera indipendente nella lotta politica nella prospettiva della conquista del potere.
L’offensiva controrivoluzionaria vincente di borghesia e revisionismo
Per schiacciare il movimento operaio e di massa potenzialmente rivoluzionario, espressosi negli anni ‘70, per allontanare la prospettiva dell’emergere di un nuovo soggetto politico del proletariato, la borghesia con la complicità del revisionismo, sviluppa una offensiva controrivoluzionaria per combattere lo spettro della rivoluzione e del partito rivoluzionario dovunque questo apparisse: ora nei gruppi spontaneisti, quali Lotta Continua e Potere Operaio, ora nei gruppi m-l, e infine, in maniera ancora più potente, nell’emergere e affermarsi delle BR. Lo combatterono perché dopo il divorzio tra PCI e movimento operaio questa prospettiva appariva sempre più matura.
La borghesia e il revisionismo ottengono risultati tattici vincenti in questa offensiva, e ciò genera un riflusso soggettivo e oggettivo del movimento operaio e rivoluzionario; ma la maturità delle condizioni oggettive e soggettive sul piano strategico, fa sì che questa offensiva abbia durata breve e la prospettiva della nascita del nuovo partito rivoluzionario del proletariato, torna ad emergere e a “turbare i sogni” di pacificazione della borghesia.
Il partito è autonomia di classe
 Siamo dunque in una fase successiva alla sconfitta tattica, in cui occorre ripartire e avanzare affermando alcuni concetti di fondo.
Senza pensiero operaio autonomo gli operai non sono nulla (non è sufficiente essere operai, occorre un proprio pensiero autonomo)
Un pensiero operaio autonomo, senza una organizzazione autonoma degli operai, non è agente (non è sufficiente un pensiero operaio autonomo che resti un’idea)
Un’organizzazione operaia autonoma, senza politica operaia agente, non può mai diventare forza materiale (non è sufficiente una organizzazione politica indipendente, occorre che sviluppi una politica di classe autonoma).
Dopo la vittoria temporanea dell’offensiva controrivoluzionaria congiunta di borghesia e revisionismo è cominciato il percorso nuovo, all’interno del quale possiamo delineare due anime:
i nuclei operai di resistenza generale
i gruppi rivoluzionari che fanno riferimento alla classe operaia
I nuclei operai di resistenza generale
Alla offensiva borghese e revisionista sopravvivono realmente nel tessuto reale della classe operaia non organizzazioni nazionali, ma nuclei operai che hanno sviluppato una resistenza che chiamiamo generale perché non è stata solo un movimento di difesa sul terreno della lotta sindacale, ma anche di resistenza politica con forme embrionali di resistenza ideologica e teorica. Questi nuclei hanno cercato di mantenere viva anche una posizione di opposizione politica contro la politica del capitale e dei suoi partiti, dei suoi governi; e una forte resistenza pratica sui luoghi di lavoro che si è espressa nella sua forma più avanzata nella nascita dei Cobas, in particolare quelli delle fabbriche.
I gruppi rivoluzionari che fanno riferimento alla classe operaia
Come Lenin ci insegna nel Che fare?, la fusione tra i gruppi rivoluzionari e le avanguardie operaie, è sempre stata una condizione necessaria per la formazione del partito. Al risultato della nascita dell’avanguardia operaia che fa il partito portano due percorsi che, pur procedendo verso la stessa direzione, si muovono secondo due processi inversi.
Lenin ci insegna nel Che fare? che il socialismo nasce tra quegli intellettuali (gruppi rivoluzionari) che tradiscono la loro classe di provenienza e si riferiscono alla nuova classe che emerge; vale a dire che essi si liberano dell’influenza ideologica, politica delle classi dominanti dalle quali provengono, per fondersi con le avanguardie operaie (nuclei di resistenza). Se per i gruppi rivoluzionari il processo è di liberarsi per fondersi, da parte degli operai il movimento verso questa fusione si verifica secondo un processo inverso: i nuclei di resistenza operaia nella loro lotta cercano di elevarsi per incontrare i rivoluzionari.
Al centro del processo di costruzione del partito non ci possono quindi che esserci la liberazione dall’influenza dell’ideologia della classe dominante dei rivoluzionari e l’elevazione della coscienza di classe dei proletari...

...Tra gli operai è avanzata progressivamente la fine dell’egemonia del revisionismo e la volontà di fare politica in proprio. Ma nello stesso tempo si sono dimostrate prima impotenti e poi sono degenerate le tendenze economiciste e le concezioni di autosufficienza spontaneista dei Cobas operai. Si pongono con ciò le condizioni per l’affermazione piena e decisiva che solo costruendo il partito si realizza l’autonomia ideologia, teorica, politica e organizzativa della classe. Questo è ormai un processo reale che necessità il salto di comprensione che è l’ora del P. Occorre quindi che le avanguardie operaie facciano oggi la scelta cosciente di costituire/costruire il partito comunista marxista-leninista-maoista.

a cura di MC..

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