venerdì 21 settembre 2012

pc 21 settembre - Operai ex Fiat Termini Imerese, riprendono le assemblee...

   Riprende, in questa metà di settembre, anche la vertenza degli operai ex Fiat di Termini Imerese con una assemblea convocata dai sindacati confederali. Ieri infatti nell'aula consiliare gli operai hanno fatto il punto della situazione dopo che il governo aveva disatteso la promessa di un tavolo a Roma per il 15 settembre scorso. Ma durante l'assemblea è arrivata la notizia che il governo ha organizzato una riunione allo Sviluppo economico a Roma per il 5 ottobre.

   Come sempre la partecipazione a questo tipo di assemblee non è piena e nonostante la vivacità di alcuni interventi, compreso quello di qualche moglie preoccupata, i sindacati hanno deciso di attendere il 5 ottobre, la data dell'incontro, con una manifestazione davanti la fabbrica. Fino a questo momento sembra che non ci siano novità sul fronte delle offerte di altri capitalisti (non ci sono più notizie dalla Dr Motor, mentre i cinesi che dovevano visitare lo stabilimento sabato scorso non si sono presentati) pronti a far partire la produzione anche se dal ministero arrivano notizie su una serie di altre opportunità.

  I pericoli principali quindi per gli operai sono legati alla mancata ripartenza della produzione che tocca direttamente anche gli operai dell'indotto, alla situazione legata ai 650 operai che aspettano di andare in pensione con la seconda tranche degli esodati in seguito all'accordo con la Fornero, alla impossibilità di accedere ad un altro anno di cassa integrazione se la produzione non dovesse partire.

 Ma i sindacati confederali insistono troppo sul prossimo anno di cassa integrazione! Questo non alimenta il bisogno di una lotta importante per la riapertura della fabbrica, anzi, tiene lontani quegli operai dell'indotto che hanno tutto l'interesse a manifestare perché per loro non c'è altra possibilità.

I sindacati confederali puntando tutto sulla cassa integrazione deviano costantemente l'attenzione della classe operaia dalla chiusura delle fabbriche, accompagnando la cosiddetta deindustrializzazione.

 In questo senso diciamo BASTA CON LA CASSA INTEGRAZIONE! Gli ammortizzatori sociali se da un lato sono necessari per tamponare situazioni gravi di mancanza di salario, dall'altro sono una potente arma dei padroni e della borghesia che scaricando i costi della “crisi” sulla collettività ammortizzano di fatto la capacità di lotta degli operai! Riprendere la lotta per ritornare in fabbrica!

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