domenica 12 agosto 2012

pc 12 agosto - Ilva Taranto: La pensiamo "liberamente" diversamente


LA PENSIAMO “LIBERAMENTE” DIVERSAMENTE.

Il portavoce riconosciuto del 'Comitato lavoratori cittadini liberi e pensanti' ha fatto un'intervista a Il Manifesto di oggi, in cui vi sono cose che condividiamo e cose che non condividiamo.
Giustamente denuncia come “l'azienda faceva finta che non fosse successo nulla. Continuava a produrre interpretando erroneamente il provvedimento. Aveva fatto la stessa cosa anche quando fu emessa la prima ordinanza...”.
Pdron Riva e la siderurgia di Stato prima sono responsabili di aver fatto di Taranto e della fabbrica Ilva, quello che giustamente viene chiamato “fabbrica della morte e della devastazione ambientale”, e quindi è inaccettabile che padron Riva e il portavoce, Ferrante, possano pensare di cavarsela con misure parziali, senza pagare in tutti i campi, giudiziari, economici, produttivi e sociali, il costo di quello che è successo e succede a Taranto, e che giustamente il Comitato denuncia e chiama alla mobilitazione la popolazione – denuncia e lotta, in fabbrica e nella città, in Tribunale e a .livello nazionale, che lo Slai cobas per il sindacato di classe, soprattutto attraverso la costruzione e la mobilitazione della Rete Nazionale per la sicurezza, ha sempre portato avanti.
Ma alla domanda “se l'Ilva mettesse a norma gli impianti, sarebbe una soluzione o no?”, risponde “Riva non lo farà mai, è molto più probabile che scelga di chiudere”. Che padron Riva, chiaramente, non voglia sacrificare i suoi profitti sull'altare della salute e sicurezza non è certo una novità, ma che questo debba essere contrastato apertamente in fabbrica dagli operai, che gli operai debbano alzare il tiro all'interno della fabbrica per rivendicare tutto quello che è necessario, è altrettanto vero. Non farlo significa lasciar mani libere all'azienda nell'utilizzo del ricatto del lavoro come unica soluzione per il mantenimento dello stabilimento.
Fare questo oggi richiede la costruzione di un sindacato di classe e di massa che dia organizzazione e continuità a questa battaglia e trasformi la contestazione ai sindacati confederali al servizio dell'azienda in alternativa praticabile per gli operai in fabbrica.
Il portavoce dice che “politici e sindacalisti farebbero meglio a concentrasi sul futuro e su come dare una nuova economia a questo territorio, invece che contrastare la magistratura”.
Politici e sindacalisti, questo sì, non lo faranno mai, perchè sono quelli che hanno contribuito a produrre col loro fiancheggiamento dell'azienda, questa situazione.
Il futuro di questa città e la sua nuova economia è nelle mani degli operai se restano operai di una grande fabbrica, quindi una grande forza materiale e di classe contro padroni, Stato e capitale. Questo non lo può certo fare la magistratura e né è frutto delle decisioni della magistratura.
L'esperienza delle lotte ha sempre indicato che quando operai e masse popolari si uniscono in fabbrica e sul territorio, riescono ad influenzare con la loro lotta, fino a forme di contropotere, nei settori dell'ambiente, della medicina, scienza e tecnologia applicata al servizio della salute, ecc.

Il portavoce dichiara “considerando che gli stipendi dei dipendenti gravano sugli utili dell'azienda non più del 10%, si potrebbe spegnere gradualmente il siderurgico in tre/quattro anni, nel frattempo avviare le bonifiche, restituire alla città le aree demaniali e favorire buoni investimenti”.
Si tratta di poche idee ma ben confuse, che trascurano la sostanza del problema, siamo in un sistema capitalista, i padroni in questo sistema hanno, tutti, come obiettivo il massimo profitto col massimo sfruttamento e cercano sempre di ridurre e tagliare i costi considerati “inutili”, come quelli sulla sicurezza e la salute. Questo sia che producano acciaio, sia che producano fotovoltaico, sia siano nel campo delle attività turistiche. Spegnere il siderurgico in tre/quattro anni, cancellando tra fabbrica e indotto circa 18 mila posti di lavoro, non ha nessuna possibilità di avere altrettanti posti di lavoro nell'attività di bonifica, in un territorio in cui certamente hanno già bisogno di lavorare circa 100 mila tra disoccupati e chi ha già perso il lavoro.
La restituzione delle aree demaniali alla città, obiettivo giusto, significa lottare a fondo contro la Marina e lo Stato, contro il sistema imperialista italiano che ha fatto di questa città una base militare, di guerra, espropriata, molto ben prima che ci fosse il siderurgico, e circa 100 anni prima che ci fosse Riva. E la presenza di una forte classe operaia, se fosse organizzata e combattiva, sostenitrice di un lavoro produttivo per la società, è una forza indispensabile per combattere queste scelte.
I nuovi investimenti che sono necessari alla città, tagliati oggi da padroni e governo in tutt'Italia e in particolare al sud, si possono strappare con una lotta di tutta la città, e anche in questo la presenza organizzata della classe operaia è un fattore decisivo, come tutta la storia delle lotte al sud ha sempre dimostrato, e come l'esempio di Bagnoli sta tragicamente a dimostrare il contrario. Bagnoli è stata per anni il baluardo della lotta per i diritti, il lavoro, la salute contro padroni, governi dei padroni, contro il potere clientelare e malavitoso, l'abbandono del sud alla disoccupazione, alla miseria. Cancellata la classe operaia di Bagnoli, con motivazioni abbastanza simili a quelle con cui si vuole chiudere l'Ilva, è stata cancellata questa lotta, e Napoli e tutto il sud hanno perso un loro solido riferimento di classe e di massa.
Tutta questa lotta però non è fine a sé stessa anche se deve vivere di risultati concreti, ma è inserita e finalizzata nell'unica lotta che può affrontare i problemi della salvaguardia del lavoro e della salute, la lotta per abbattere il sistema capitalista, costruendo la forza materiale della classe e delle masse per farlo, attraverso una rivoluzione sociale e politica che, senza la classe operaia, non si potrà mai fare né a Taranto né in Italia.
Certo, la classe operaia attuale non è ancora pronta a questo, ma dipende dal dominio in essa delle idee del padrone e della presenza in essa con ruolo di egemonia e direzione del sindacalismo filopadronale e delle forze politiche riformiste, al cui campo appartiene l'ambientalismo dei Bonelli, ecc.
Gli operai che ci tengono al proprio futuro e a quello dei propri figli, della propria classe, al futuro del lavoro e della città, a questa battaglia devono dare le loro energie qui ed ora per non rendere vane le mobilitazioni, la partecipazione popolare dei giovani, delle donne nei quartieri, che questa situazione sta producendo

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