venerdì 6 luglio 2012

pc 6 luglio - Spending review: e l'università pubblica non c'è più - dal CAU Npaoli

Da quando si è insediato il governo dei “tecnici” ogni giorno apriamo il giornale spaventati ancor prima di leggerne i titoli: tagli, lacrime e sangue, sacrifici, flessibilità sono termini che in un modo o nell’altro sono entrati a pieno titolo nel nostro immaginario e dei quali i media abusano. Ogni tanto allo spavento si aggiunge lo spirito (o meglio l’amarezza) di sentire dichiarazioni affrettate e a tratti imbarazzanti dei vari ministri che hanno definito, i giovani in particolare, dei “mammoni che pretendono il lavoro senza voler fare un piccolo sacrificio e per di più a tempo indeterminato. Che noia!”.
In questi giorni, le notizie non sono più confortanti: dando un primo sguardo alla bozza della spending review (controllo della spesa o, detto per esteso, "tagli alla spesa pubblica") appare chiaro che ci saranno tagli per il prossimo anno su tutti i servizi pubblici, dalla sanità, alla pubblica amministrazione fino all’università. I dati e le voci sono ancora solo provvisori, visto il decreto ancora non è stato approvato, ma salta subito agli occhi il taglio (ulteriore, visto che per le leggi 133 e 240, legge Gelmini, già prevedevano un regime di tagli fino al 2013) di 200 milioni di euro alle università pubblica per “ottimizzare l'allocazione delle risorse” e “migliorare la qualità”, garantendo l’eccellenza e l’interdisciplinarietà.

Cosa significa? Niente più e niente meno del contenuto della riforma Profumo di qualche settimana fa: tagliare i finanziamenti alle università pubbliche, renderne una parte “fabbriche di quadri dirigenziali” e altre un semplice raccoglitore di giovani che sperano di lavorare per ciò che studiano, incentivando così una forte polarizzazione sociale e una finta meritocrazia che si traduce in una vera e propria selezione, tra chi ha i mezzi per poter accedere alle università eccellenti e chi no.

Oltre a ciò, non poteva mancare il finanziamento per le “scuole non statali” (leggi “private”): a loro è dato quello che viene tolto al pubblico, non considerando che sono ormai almeno 4 anni che si ripete questa solfa e i fondi si spostano sempre più verso gli istituti scolastici e universitari privati. Milioni di euro, infatti, dovrebbero finanziare la formazione privata, avvantaggiando chi è già privilegiato e può permettersi le rette scolastiche e soprattutto quelle altissime delle università private (oltre naturalmente ai libri originali, una media elevata, ritmi veloci, ecc.).

Che dire: cambiano faccia, moralità (ricordiamo i trenini che festeggiavano le dimissioni dell’ “immorale” Berlusconi), educazione e sesso ma la storia è sempre la stessa! Infatti, mentre tagliano i fondi 30mila posti letto negli ospedali oltre che i fondi al FFO (fondo di finanziamento ordinario) delle università pubbliche, viene dimezzata (mica eliminata) la spesa delle auto blu e ridotta la spesa per la presidenza del consiglio.

Se pensano, però, complice l'estate e la chiusura delle università, di riuscire a far passare le loro riforme nel silenzio e senza opposizione alcuna, ci teniamo a inviargli questo messaggio: ci dispiace, ma ci stiamo preparando per rovinare i vostri piani.

Dopo l'estate, arriva sempre un autunno caldo... ed è il caso di rimboccarci le maniche!

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