mercoledì 18 luglio 2012

pc 18 luglio - Ultras del St. Pauli solidali con i condannati per la lotta contro il G8 di Genova nel 2001

Lo stato italiano ha deciso la strada della vendetta. Per chi ancora crede che la parola giustizia significhi qualcosa nei tribunali dei nostri paesi, sarà dura da mandar giù la sentenza che prevede condanne durissime per 10 persone coinvolte nelle giornate della contestazione al G8 di Genova nel 2001. 10 persone pescate nel mucchio e punite perché bisogna mandare un messaggio a quanti nel 2001 avevano fatto delle giornate del G8 un momento di una più generale lotta internazionale per cambiare questo sistema fradicio in cui viviamo. Ma è un monito anche per chi lotta oggi, che forse a Genova non c’era e che magari era troppo piccolo anche per capire cosa stesse accadendo. “Non osate intralciare i nostri piani”, “Dovete solo stare buoni e mettere una scheda in un’urna ogni volta che ve lo diciamo” – questi sono i messaggi impliciti che escono dalle aule dei tribunali.
Che fanno il paio con la mancanza sostanziale di condanne per i torturatori della Diaz, per quell’apparato repressivo dello stato democratico che fece venire a mente a molti testimoni ed osservatori la repressione della dittatura di Pinochet in Cile contro gli oppositori politici. E scriviamo nessuna condanna perché – se ci si pensa – è assurdo che rompere una vetrina con una pietra costi 10 anni e più di prigione, mentre spaccare la testa ad un giovane che sta dormendo sia punito con la semplice interdizione dai pubblici uffici.
E allora ben vengano, in un momento difficile come questo, i messaggi di solidarietà, ai condannati in primis. Perché sono nostri fratelli e sorelle. I tifosi del St. Pauli, squadra tedesca, sono tra quanti ne hanno fatto mostra. Gli striscioni che hanno esposto durante un’amichevole col Babelsberg riflettono quello che anche noi vorremmo in questo momento:
TUTTE/I LIBERE/I!

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