sabato 9 giugno 2012

pc 9 giugno - una barbarie chiamata ilva di Padron Riva - lotta a novi ligure come a taranto

lo slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto era già ieri in lotta con presidi e comizi volanti alle portinerie e con un presidio alla direzione ilva dalle 12 alle 15 nel quadro della giornata di lotta nazionale contro la riforma per il lavoro, l'attacco all'art.18 ecc e dell'iniziativa volta al riconoscimento dello slai cobas ilva in fabbrica - noinostante le numerose adesioni la direzione ilva non vuole ancora riconoscere le deleghe - e all'anticipo delle rsu, per verificare con il voto la presenza dello slai cobas in fabbrica
quando ci è giunta la notizia della morte  all' Ilva di Novi ligure
abbiamo espresso immediata solidarietà e convocata una giornata di mobilitazione per il 12 giugno, che a taranto e da anni una giornata dedicata alle morti sul lavoro, che ricorda la morte di due giovani operai per il crollo della gru in Ilva con iniziative dei familiari e di tutta la città
lo slai cobas per il sindacato di classe ha promosso l'associazione familiari 12 giugno, che oggi continua la sua attività come comitato vittime del lavoro e successivamente la rete nazionale per la sicurezza in fabbrica
uno spettacolo molto bello è stato realizzato da una attrice romana  Alessandra magrini, Attricecontro,'se questo è un operaio' che è nato l'anno successivo con l'attiva collaborazione dello slai cobas, operai e familiari e che ha girato in tutta italia, contribuendo alla conoscenza e alla denuncia della situazione all'ilva taranto e della lotta contro le morti bianche
alessandra magrini è stata anche una delle fondatrici dell'associazione 12 giugno
lo spettacolo tornerà a taranto il 29 giugno e sarà rappresentato al teatro turoldo, uno spettacolo che è parte della lotta contro gli omicidi bianchi, la sicurezza sul lavoro, la lotta contro la morte da inquinamento nei quartieri popolari
per assistervi bisogna ritirare gli inviti in fabbrica presso gli operai del cobas ilva e presso la sede dello slai cobas taranto via rintone 22. nei prossimi giorni l'invito si potrà ritirare anche presso altri punti di sostegno

tel.347-5301704



Morto un operaio ma il lavoro continua

Pasquale La Rocca, un operaio di 31 anni perde la vita, schiacciato da un «muletto» sprovvisto di porte di protezione. Il gruppo di Emilio Riva si difende: «Nel reparto il la produzione si è interrotta subito». Ma i sindacati attaccano e scioperano: «Non è vero gli operai costretti a continuare, ma l'azienda doveva fermarsi».

Nessuno tocchi il mercato, la produzione non si deve fermare. Nemmeno se muore un operaio, un capoturno di 31 anni. Succede all'Ilva di Novi Ligure (Alessandria): sono da poco passate le 21 di giovedì quando, nello stabilimento siderurgico, Pasquale La Rocca perde la vita, schiacciato da un «muletto» sprovvisto di porte di protezione. E l'azienda che fa? «Non blocca la produzione - denunciano i sindacati - per continuare a caricare le lamiere sugli autotreni in attesa di partire». Pasquale giace a terra coperto solo da un lenzuolo bianco. Pochi minuti prima, intorno alle 20.20, stava compiendo una retromarcia spostando un carico. Il carrello che guidava - secondo la ricostruzione dei vigili del fuoco - si è ribaltato, La Rocca viene sbalzato dal mezzo, che successivamente gli cade addosso. I primi a soccorrerlo sono i suoi compagni. Spostano il muletto utilizzando un carro ponte, ma per Pasquale non c'è più nulla da fare, nemmeno quando arrivano i volontari del 118 che tentano di rianimarlo. Muore poco dopo.
Il mancato stop della produzione scatena la protesta di lavoratori e sindacati che proclamano subito lo sciopero del turno notte. Le braccia delle tute blu sono rimaste incrociate anche ieri. Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato un'ora in tutto il comparto per «evidenziare la gravità dell'incidente». Nel picchetto a oltranza fuori dallo stabilimento, il dolore si mescola alla rabbia: «Perché ai turnisti, tra l'altro sotto choc, è stato chiesto di continuare a lavorare? Perché nessuno denuncia che lavoriamo senza sponde protettive?».
Pasquale La Rocca viveva a Lerma, a pochi chilometri da Ovada, con la moglie Nadia e un figlio di pochi mesi. Lo ricordano tutti come un giovane tenace e volenteroso. Era diventato capoturno in un'azienda storica del territorio alessandrino. L'Ilva, parte del gruppo Riva, conta attualmente 600 lavoratori, un tempo quando era pubblica e si chiamava Italsider arrivava fino a 2 mila dipendenti. «L'Ilva - spiega Fausto Dacio, alessandrino, della Fiom Piemonte - come altre aziende a a parole affronta molto bene il tema sicurezza, ma spesso restano chiacchiere. Quando un incidente mortale viene considerato un effetto collaterale, rispetto alle esigenze dei mercati, non ci sono più giustificazioni. Non vengono rispettate in pieno le norme di sicurezza». La Fiom sottolinea: «Non solo si continua a morire sul lavoro, ma si continua a morire novi ligure
08.06.2012 -

Operaio muore schiacciato, ma il lavoro prosegue: polemica all'Ilva


I compagni di lavoro di Pasquale La Rocca

L'infortunio ieri sera. La vittima aveva 31 anni.  I sindacati: una barbarie. L'azienda: l'attività si è fermata subito nell'area dove è avvenuto l'incidente

G. FO.
Schiacciato da un muletto sprovvisto delle porte di protezione. Così è morto ieri sera Pasquale La Rocca, capoturno del reparto spedizioni dello stabilimento Ilva. L’uomo, 31 anni, di Lerma, era sposato e aveva un figlio di 18 mesi.

E ora è il momento delle polemiche.   Le Rsu hanno indetto lo sciopero anche per i turni di questa mattina e del pomeriggio  perché la produzione nello stabilimento non è stata immediatamente sospesa.

Si registrano però dubbi e pareri contrastanti. Antonello dell’Omo, segretario provinciale della Uilm che ha proposto, oltre allo sciopero dello stabilimento insieme ai colleghi di Fiom e Fim, anche un’ora in tutto il settore metallurgico del territorio,  continua a sostenere che nell’immediatezza lo stabilimento doveva fermarsi. Invece, si sarebbe continuato a lavorare quasi sino a fine turno "a causa di una cattiva informazione".

L’azienda ha ribadito che "l’attività si è fermata subito nell’area dove è avvenuto l’incidente". "In situazioni gravissime come questa - hanno aggiunto i rappresentanti della Rsu - è possibile che in uno stabilimento di un milione e 350 mila metri quadrati la notizia della morte del collega sia arrivata alla spicciolata. Siamo molto attenti agli aspetti legati alla sicurezza e, a caldo, si pensa che l’incidente sia frutto di una fatalità"

Novi Ligure, muore operaio all'Ilva
ma la fabbrica non si ferma

Immediata la reazione dei sindacati che hanno proclamato sciopero. L'uomo, di 31 anni, è stato schiacciato da un muletto
dall'inviato MEO PONTE

"Di certo i capiturno sono entrati nonostante il loro collega fosse appena morto" dicono ora gli operai dell'Ilva raccolti in un picchetto ad oltranza davanti agli ingressi dello stabilimento di Novi Ligure.
Anche oggi in fabbrica non si lavora, gli operai hanno incrociato le braccia ieri sera, subito dopo la morte di Pasquale La Rocca, capoturno del reparto spedizioni, schiacciato dal muletto su cui stava lavorando. Lo sciopero indetto dai sindacati subito dopo la tragedia proseguirà sino alle 22 di stasera, inizio del terzo e ultimo turno di lavoro. Sulla morte dell'operaio la Procura della Repubblica di Alessandria ha aperto un'inchiesta ma ciò che agita i dipendenti dell'Ilva è il comportamento dei vertici dell'azienda nell'immediatezza della morte di Pasquale La Rocca.

I più arrabbiati giurano che la produzione è continuata come se niente fosse accaduto. Mirko, un compagno di lavoro della vittima, però sottolinea: "No ci siamo fermati immediatamente anche per prestare soccorso a Pasquale, naturalmente abbiamo dovuto mettere in sicurezza il reparto". In quel momento i settanta addetti del reparto stavano caricando tre camion. "Non è possibile far uscire i camion mezzi pieni - spiega Claudio, un altro spedizioniere - o escono vuoti o pieni. Per cui si è dovuto completare il carico".

Sulla scarsa sensibilità dell'azienda che non avrebbe interrotto la produzione dopo la morte del capoturno del reparto Spedizioni hanno
indagato i rappresentanti delle Rus. "L'incidente è accaduto poco dopo le otto e venti. Un'ora dopo abbiamo proclamato lo sciopero per questa ennesima morte sul lavoro. Devo dire che quando ho attraversato i padiglioni lo stabilimento era tutto bloccato. Date le dimensioni della fabbrica però può essere accaduto che nei padiglioni più lontani non sapendo che cosa era accaduto abbiamo continuato a lavorare" ricorda Massimiliano Repetto. Resta il mistero del perchè del silenzio dei vertici dell'aziendali. "Il direttore Orlando Rotondi è uno che sa in in tempo reale qualsiasi cosa accada nei reparti -lamentano gli operai - possibile che non abbia saputo subito della morte di Pasquale e non abbia preso al decisione di bloccare tempestivamente il lavoro?".

Secondo i meno arrabbiati però i vertici aziendali in quel momento erano occupati a rispondere alle domande del magistrato e dei carabinieri e quindi come ipotizza Moreno Vacchina, un altro rappresentante Rsu, "Può darsi che fossero talmente preoccupati da quanto accaduto che tra di loro nessuno ha pensato a fermare la produzione". La preoccupazione dei vertici Ilva d'altronde è comprensibile. Sulle spalle hanno già una condanna conseguente alla morte di un operaio all'interno della fabbrica che in un primo tempo era stata invece addebitata ad un malessere ed era invece frutto di un incidente in reparto.

Il direttore Orlando Rotondi però non parla e la sua segreteria per qualsiasi comunicazione rimanda all'Ufficio Stampa a Milano. L'Ilva con un comunicato stampa esprime cordoglio per la morte di Pasquale La Rocca ma la vicenda nel frattempo ha già originato un'interpellanza parlamentare.
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