venerdì 29 giugno 2012

pc 29-30 Giugno- Sul gay pride palermitano e sulla polemica in corso.


Anche quest’anno a Palermo si è svolto il gay pride attraversando le vie centrali della città.
Come gli scorsi anni anche alcune componenti del movimento palermitano vi hanno partecipato e organizzato i propri carri; le novità invece, seppur di natura differente, sono due:
la prima è stata la partecipazione delle istituzioni cittadine a partire dal sindaco Orlando.
La seconda è che in maniera inedita si è sviluppata una polemica “a sinistra” sulla natura del gay pride come strumento di lotta.

Le due questioni, come scrivevamo, seppur differenti, a nostro avviso sono correlate e le tratteremo insieme.
Innanzitutto incominciamo col dire che anche quest’anno non abbiamo partecipato al gay pride perché non ne condividiamo le forme, non le rivendicazioni.
Come successo con gli interventi critici precedenti al nostro, in particolare quello di 3 giovani compagni, ci aspettiamo già di essere sommersi da offese ed epiteti come “omofobo”, “fascista”, intollerante”, non ci interessa.

Crediamo che in una società come la nostra dove il maschilismo/machismo impera, le istanze della comunità LGBT siano giuste e vadano supportate con iniziative CONCRETE E MATERIALI DI LOTTA insieme a quelle contro la doppia oppressione sulle donne.
Le nostre compagne organizzate nel Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario a livello locale e nazionale sono in contatto e in alcuni casi lottano con soggetti, individuali o collettivi, facenti parte della comunità LGBT che abbiano questa discriminante.
Come tutte le lotte, anche questa non è “neutra”, può essere condotta con posizioni di “destra”, di “centro” o di “sinistra”.

Anche qui i paladini del post-moderno sicuramente ci accuseranno di essere vetusti, dimostreremo con un esempio concreto quello che vogliamo dire riferendoci alla questione dell’emancipazione femminile: da un punto di vista borghese di “destra”, questa, può essere rappresentata dalla piena integrazione delle donne nella società e nello stato (entrambi borghesi e  quindi per natura maschilisti): l’ingresso delle donne nell’esercito, la donna manager, le donne ministre nonché prime ministre. Una posizione centrista reclama “più diritti” senza ritenere necessario un cambiamento radicale della società odierna, una posizione di “sinistra” incompatibile con le altre due prende atto che perché avvenga la piena emancipazione/liberazione delle donne (e anche della comunità LGBT) questa società deve essere abbattuta e ricostruita secondo nuove basi, e perché ciò avvenga il soggetto distruttore e costruttore allo stesso tempo deve essere in gran parte “donna”. Quest’ultimo punto lo approfondiremo dopo con un esempio.

Tornando al tema principale, la sfilata del gaypride a nostro avviso ha connotazioni compatibili con questa società ed è per questo fatto specifico che non vi partecipiamo e neanche ci interessa prendere parte alle discussioni preparatorie perché da un lato ogni soggetto è libero di organizzarsi come vuole  e secondariamente proprio per questo motivo non c’è da convincere nessuno a seguire questa o quella pratica, quindi non avrebbe senso proporre agli organizzatori del gay pride di costruire una manifestazione sulla stessa questione ma con forme diametralmente opposte a quella che praticano da anni.

Per chiarire, noi ai differenza dei 3 giovani non abbiamo nulla da “dissentire”,  ci limitiamo a non partecipare ad una street parade che in quanto tale non ha nessun elemento di lotta bensì al contrario scimmiotta in maniera speculare e contraria i canoni imposti da questa società come la commercializzazione dei corpi, l’esibizionismo, la cultura dello sballo, la propaganda dell’immagine senza sostanza, la “cultura” televisiva di bassa lega e che abbrutisce le masse, altro che “dare fastidio” come si dice in alcuni comunicati di esponenti LGBT locali!
Un’immagine che sintetizza tutto ciò: il ruolo di “madrina” dell’evento che ricopre la Luxuria dell’Isola dei Famosi…
Come si fa a definire “di lotta” una sfilata che come pratica si riduce ad un corteo festoso, goliardico, dove il consumo di alcohol o cannabis è una delle azioni principali?
Non che ci sia qualcosa di male in tutto questo in generale, ma la lotta è ben altra cosa, è una cosa seria.
Cosa c’entra tutto questo con la denuncia della precarietà come hanno annunciato alcuni compagni? Mistero. O meglio controsenso rappresentato dalla partecipazione al corteo del Sindaco Orlando e di alcuni membri della sua giunta in particolare di Rifondazione Comunista.
Camminare a braccetto con esponenti istituzionali non fa onore agli organizzatori: questi personaggi sono esponenti degli stessi partiti che negli anni passati hanno appoggiato governi che l’hanno inventata la precarietà (Governo Prodi e pacchetto Treu), governi appoggiati dai “comunisti” di rifondazione che in maniera criminale hanno ucciso con le bombe nella Ex Jugoslavia e Afghanistan, personaggi che a livello locale già hanno governato e creato problemi sociali vedi gli ex Pip in particolare, giusto per rimanere sul terreno della precarietà.
Oggettivamente personaggi incompatibili con qualsiasi istanza di cambiamento.

Manifestazioni di questo tipo sono a nostro avviso autoreferenziali e respingenti verso l’esterno, e se ancora ce ne fosse bisogno ribadiamo che non c’entra l’oggetto in se ma è la forma che noi critichiamo.
Stesso discorso abbiamo fatto in passato per manifestazioni di diverso tipo ma con la stessa forma utilizzando carri sound system e comportando uso di canne e alcohol a fiumi come alcune manifestazioni studentesche o la may day parade (molto simile al gay pride), forme che a nostro avviso DANNEGGIANO il raggiungimento dell’obiettivo sempre che ce ne sia uno.
Quando ci siamo trovati in manifestazioni studentesche di questo tipo è stato difficile non notare lo sdegno della “gente comune” e in particolare per quanto ci interessa maggiormente, di lavoratori che GIUSTAMENTE bollano queste manifestazioni come carnevalate ridicole.
Interessante notare anche che quando il movimento studentesco si è rafforzato e ha raggiunto maggiore consapevolezza politica (vedi quello del 2010) ha bandito queste forme di “cazzeggio” prediligendo forme di protesta (nel vero senso della parola).  Non a caso quando succede questo, e si da veramente fastidio, lo stato alza il tiro dello scontro e scatta la repressione sistematica.

Chi si pone politicamente dentro queste dinamiche non può non fare questi ragionamenti e limitarsi ad enunciare che bisogna trovare l’unità con i lavoratori e le loro lotte concrete.
Non a caso molti soggetti sia individuali che politici che partecipano a queste sfilate, quotidianamente (e qui la critica dei 3 “incriminati” è giusta) neanche sa lontanamente cosa sia una lotta sul posto di lavoro, contro la guerra, contro l’attacco ai lavoratori che questo governo sta portando avanti.

Quello che gli organizzatori della comunità LGBT palermitana dovrebbero apprendere è che il diritto alla critica è sacrosanto, soprattutto quando è costruttiva. Oggettivamente equiparare il documentino dei 3 giovani compagni, che pone argomentando delle serie questioni in maniera disinteressata e sicuramente non per secondi fini politici, ai comunicati maschilisti e omofobi dei fascisti di varie organizzazione è proprio una caduta di stile di basso livello che rasenta l’idiozia.

La comunità LGBT che a causa dello humus moderno fascista è indegnamente attaccata culturalmente e spesso anche fisicamente dalla manovalanza fascista o anche da chi non essendo dichiaratamente tale lo è nei fatti, perché non ha mai partecipato a manifestazioni antifasciste?
Dov’era la comunità LGBT quando a Palermo Casapound per poter presentare un libro alla Mondadori ha chiamato a raccolta i camerati dalla Sicilia, dalla Calabria e da Roma godendo di un’indegna protezione di stato con la militarizzazione del centro cittadino?
Al contrario, tornando alle posizioni di “destra”, “sinistra” e “centro” è un bene che Paola Concia vada amichevolmente a trovare i “fascisti del terzo millennio” di CasaPound o un male?
Piuttosto qualche anno fa il movimento antifascista ha organizzato un corteo ad hoc a Catania in seguito alle provocazioni che Forza Nuova aveva fatto durante il gay pride catanese, gli “stalinisti omofobi” sono subito accorsi in solidarietà a chi aveva partecipato a quel gay pride pur non condividendolo per come stiamo dicendo qui.
Tutto questo per dire che qualsiasi lotta è giudicabile dalle pratiche e dalle posizioni concrete che assume.
Se non si pone la questione di classe sia all’interno del movimento LGBT sia riguardo al potere politico che opprime anche i LGBT in quanto scelte sessuali non si trova il bandolo della matassa. Un gay eletto in parlamento non è la stessa cosa di un gay che per camparsi lavora.

Solo la rivoluzione contro questo sistema può emancipare tutti gli sfruttati e gli esclusi, lo dimostrano le rivoluzioni attualmente in corso nel mondo e per molti (purtroppo) poco conosciute. Ad esempio la Guerra Popolare nelle Filippine che combatte un regime fascista e fantoccio filo-americano, nel corso degli anni ha instaurato delle “zone liberate” ovvero controllate dal Partito Comunista delle Filippine dove si stanno gettando le basi per costruire una nuova società, ebbene proprio in una di queste zone liberate ha avuto luogo qualche tempo fa il primo matrimonio tra omosessuali riconosciuto dal governo rivoluzionario, cosa che dove regna il governo ufficiale sarebbe impensabile. In un paese semifeudale come il Nepal dove gli omosessuali non sono proprio liberi di esprimersi senza rischiare la vita, sono stati proprio i maoisti che al culmine del processo rivoluzionario armato, abolita la monarchia fascista hindù ed eletta l’assemblea costituente hanno eletto nella loro lista un transessuale. In entrambi i casi le donne in questi processi rivoluzionari sono in prima linea.

Ma come i marxisti non erano omofobi?

Concludiamo con un messaggio di un nostro compagno che, stupore per molti dei bigotti e confusi organizzatori del gay pride palermitano oltre ad essere un “vetero marxista-leninista-maoista” è anche gay ed interpellato sull’argomento ha dato la seguente risposta:

Caro compagno,
Sono assolutamente d'accordo con chi definisce il Gay Pride una carnevalata; purtroppo sono tante/i le 'sorelle' ed i 'fratelli' che si vedono in quel giorno e poi spariscono - intanto al Pride ci si può andare mascherati, e quindi irriconoscibili - a nascondere la propria identità sessuale: non si è obbligati a metterci la faccia, purtroppo.
Personalmente non amo questo genere di manifestazioni, perché ritengo l'essere omosessuale un fatto naturale: io sono gay, e non mi vergogno affatto di esserlo; detto questo, non vedo perché ci debba essere un giorno particolare per dimostrare la propria sessualità, qualunque essa sia.
Per questo, come sono contrario al Gay Pride, a maggior ragione lo sono se si parla dell'orgoglio di essere di qualunque sesso: maschio, femmina, o gay (il cosiddetto terzo sesso).
Mi fa ridere di gusto la Giornata della famiglia, organizzata dal Pastore tedesco e dai suoi tirapiedi: forse che quella formata da me e dal mio ragazzo non è la stessa cosa, solo perché non possiamo procreare?
Esistono molte coppie eterosessuali - regolarmente sposate in chiesa - in cui uno dei due, o magari ambedue, è sterile: secondo i benpensanti questi nuclei non potrebbero essere considerati famiglia, e non mi pare logico.
Utilizza pure, se e come meglio credi, queste righe: forse potrebbero essere utile a qualcuno per uscire allo scoperto, e sarebbe un passo avanti nella civiltà.
Saluti comunisti mlm.
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova

Invitiamo a riflettere su queste argomentazioni politiche soprattutto chi ha partecipato all’ultimo gay pride ed in particolare a tutti quei giovani che hanno voglia di fare politica dal basso e che si sono pure sbattuti nell’organizzarlo anche con sacrifici, di loro e della loro buona fede abbiamo rispetto, di chi invece teorizza che sia un bene la partecipazione di Orlando e dei vari politicanti di “sinistra” va tutto il nostro disprezzo.

Circolo proletari comunisti Palermo

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