giovedì 28 giugno 2012

pc 28 giugno - Taranto Senza luce e acqua, rivolta in carcere

detenuti hanno appiccato incendi e tentato di forzare le porte delle celle di Annalisa Latartara
Al buio, senz’acqua, in quattro stretti in una cella, con una temperatura che superava i quaranta gradi. La scorsa notte, nel carcere di Taranto, è esplosa la protesta dei detenuti. Già provati dai disagi causati dalle ripetute interruzioni nella fornitura dell’acqua, quando si è verificato anche un black out elettrico, si sono ribellati appiccando il fuoco ad alcune bombolette a gas usate per scaldare il cibo, gettandole nei corridoi delle sezioni e nei cortili. Detenuti e agenti della Polizia penitenziaria, a causa del fumo, hanno accusato malori. Due reclusi e alcuni poliziotti sono stati soccorsi dalle ambulanze del 118 e trasportati in ospedale. Dopo le cure, sono stati subito dimessi. La protesta ha avuto un prologo nel corso della giornata di avantieri per l’erogazione a singhiozzo dell’acqua nelle celle roventi a causa della temperatura esterna molto alta. A completare lo scenario di tensione e malessere ha contribuito il black out verificatosi intorno alle 21 (in diversi quartieri del capoluogo ionico) che ha oscurato l’intera casa circondariale. Alla mancanza di erogazione si è aggiunto un problema al gruppo elettrogeno che non è entrato in funzione. A quel punto sono scattate le prime proteste da parte dei reclusi che hanno cominciato a sbattere le pentole contro le inferriate. Il direttore Stefania Baldassari e il comandante della Polizia penitenziaria Giovanni Lamarca sono subito rientrati disponendo il richiamo dalle proprie abitazioni degli agenti liberi dal servizio che, prontamente, hanno raggiunto il carcere per aiutare i colleghi in una situazione che stava diventando sempre più critica. I detenuti, dopo le prime rimostranze, hanno tentato di forzare le porte delle celle, sbattendo contro le brande sulle quali dormivano. Da quanto si è appreso da fonti sindacali, la situazione è precipitata quando da alcune celle sono state lanciate bombolette di gas utilizzate per cucinare nei corridoi delle diverse sezioni o all’esterno, provocando incendi e piccole esplosioni. I più esagitati hanno dato fuoco anche a materassi e lenzuola. Mentre l’atmosfera all’interno è diventata incandescente, all’esterno del carcere i mezzi delle altre forze dell’ordine e dei vigili del fuoco inviati dal prefetto Claudio Sammartino e dal questore Enzo Giuseppe Mangini, erano schierati, pronti ad intervenire qualora la situazione fosse degenerata e si fosse verificata un’evasione in massa. «L’azione di supporto delle altre forze dell’ordine è stata immediata e rassicurante. L’emergenza è stata gestita nel migliore dei modi grazie alla collaborazione di tutti, a cominciare dal personale della struttura». Ha commentato il direttore della casa circondariale, Baldassari. A causa del black out, la cerimonia di commemorazione di San Basilide, patrono del Corpo di Polizia Penitenziaria, programmata ieri mattina, è stata rinviata a data da destinarsi. I vertici della casa circondariale sono stati impegnati nella gestione della situazione di emergenza. Anche perchè i disagi si sono protratti per l’intera giornata a causa dell’erogazione a singhiozzo. Il servizio è stato parzialmente ripristinato col ricorso all’approvvigionamento con autobotti. L’invio è stato disposto anche dal sindaco Ezio Stefàno per alleviare i disagi ai circa 700 detenuti ospiti della struttura che potrebbe ospitarne soltanto la metà.

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