mercoledì 23 maggio 2012

pc 23 maggio - Grillo un nuovo giullare dei padroni ?

Chi ha paura del Grillo furioso? Non la grande impresa.

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Non a sorpresa, i padroni prendono le misure all'ex comico genovese. E trovano che "ci si può ragionare..."
Confindustria sdogana Grillo. Lo fa alla sua maniera, riconoscendo che tra quel che dice sul palcoscenico e “il programma” messo nero su bianco (per modo di dire) sul suo sito c'è la stessa somiglianza che corre tra la notte e il giorno. Dal palco predica l'uscita dall'euro, nel sito si parla di tagli alla spesa pubblica.
Però viene considerato molto utile per intercettare il malessere politico che altrimenti potrebbe prendere derive incontrollabili. "Frantumare" il sistema politico dell'ultimo ventennio è una priorità per l'ordine economico-finanziario esistente. Monti è servito anche a questo, oltre a "dare una regolata" ai conti pubblici. Evidenziando l'inutilità della classe politica attuale - per il buon motivo che le decisioni vere si prendono in altra sede, sotto altri condizionamenti che non il voto popolare - il governo "tecnico" ha assestato un colpo di ghigliottina al sistema dei partiti. Inutili, "da rottamare", come dice un altro predicatore da due lire buono per i talk show.
Questa era la parte facile del lavoro, visto come erano ridotti i partiti già in autunno. Averli costretti a sostenere il governo che li elimina è una raffinatezza quasi da mafiosi: "scavatevi la fossa". Le elezioni amministrative hanno ratificato che il processo sta andando a buon fine.
Ma con cosa si sostituisce un sistema partitico morente? Come si "contiene", in senso idraulico, una popolazione spaventata? Come si evita che tracimi rabbia, spavento, collera?
Qui, come spesso accade, anche i "grandi decisori della finanza globale" balbettano, vanno per prove ed errori. Guardano, soppesano, attendono, prima di incoronare questo o quel nuovo re nominato dall'"unica vera chiesa", quella del Capitale. Era accaduto con Tangentopoli e si sta ripetendo ora. Piccoli leader crescono, vanno analizzati e soppesati. Sono soltanto piccoli pifferai dal seguito ondivago, ma ben istruiti possono tornare molto utili. Intanto, però, vanno accolti nella "buona società", mostrandosi niente affatto spaventati dalle loro intemperanze "aurorali", da "nuovo che nasce". E vanno altrettanto "avvertiti", con un trattamento altrettanto mediatico che significa "non ti montare la testa, baby".
Con la perfidia che solo i padroni sanno avere, infatti, i giornalisti di Confindustria accennano a quel che in molti sospettiamo: che in realtà il Grillo furioso sia molto controllato da Casaleggio & friends, una sorta di network mediatico che lo userebbe come “faccia pubblica” di una “linea” decisa da altri soggetti.
L'operazione a suo modo è chiarissima. Il Sole 24 Ore “riconosce” che nel programma “vero” dei grillini “c'è molto buon senso”, di quelllo che viene dagli interessi dei piccoli azionisti; e nessuna “rivoluzione” sul piano economico. Quanto alla sua “indipendenza politica”, posta la premessa sul ruolo di Casaleggio, il giudizio non può che essere tranquillizzante: “ci si puà ragionare...”.
Appena accennate, invece, le questioni per così dire di “modello politico” del grillismo, misto fin qui insuperato tra “orizzontalismo di rete” e leaderismo carismatico indiscutibile. La cui evoluzione, anche dai “padroni”, è datata per scontata: massima concorrenza dal basso per farsi notare (e quindi nessuna possibilità di emergere come leader alternativi o concorrenti col gran capo) e libertà assoluta del leader. Che però “potrebbe essere eterodiretto”.
Sembra la fotografia della classe politica al tempo della sovranità multinazionale. Un esercito di formiche che rumina “partecipazione presunta”, un tantinello autofaghe, e un cervello decisore irraggiungibile, opaco, sfuggente.
Il massimo della democrazia possibile, nel capitalismo nella crisi globale.

da contropiano

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