venerdì 11 maggio 2012

pc 11 maggio: UN VOTO CHE INDEBOLISCE IL GOVERNO MA NON RAFFORZA L'OPPOSIZIONE SOCIALE E DI CLASSE

Le elezioni amministrative hanno avuto per tanti versi dei risultati non scontati. Sono tali, ad esempio, il crollo verticale del PdL, di cui ci si aspettava un calo ma non un crollo, a cui si è aggiunto il calo consistente della Lega certamente atteso dopo l'emergere della corruzione così sfacciata del suo vertice, in primis del suo capo, ma non a questo livello; non era scontato neanche il mancato avanzamento dell'UDC di Casini che doveva comunque godere della crisi dei due partiti della maggioranza e del suo aumentato peso politico per il governo Monti. Invece questa tornata elettorale è risultata pagante per il PD che, pur avendo avuto anch'esso un calo, rispetto ai crolli e mancati avanzamenti risulta oggettivamente ancora più il primo partito e oggi il partito perno del governo Monti. Il governo Monti risulta indebolito, soprattutto per il crollo del PdL e il mancato avanzamento del partito di centro. Quindi l'indebolimento è sul piano politico, di tenuta e contraddizioni interne, ma non più di tanto sul piano generale. Se si pensa a quello che succede in Francia con Sarkozy, il governo Monti pur indebolito sopravvive bene a queste elezioni.

I problemi veri che queste elezioni mostrano non dipendono tanto dal governo Monti, ma da un'onda più strutturale nel paese che il governo non ha certo frenato, vale a dire l'astensionismo e il voto di protesta. Astensionismo e voto di protesta non sono tanto voti contro il governo Monti, ma per così dire voti anti sistema, nella forma attuale con cui questo anti sistema viene percepito da larghe masse, cioè anti partitocrazia, anti corruzione, anti politica nel senso della politica omologante che i principali partiti in parlamento vanno facendo; una protesta che, certo, la crisi economica non ha fatto che rendere più radicale, e questo sia in settori della classe operaia e masse popolari più povere, sia in settori trasversali di piccola e media borghesia.
In questo senso l'aumento dell'astensionismo dentro l'onda lunga, si è alimentato anche di ragioni specifiche, la crisi di PdL e Lega, la delusione di questo elettorato che rimane complessivamente di orientamento cultural politico di destra e che quindi non poteva spostare il suo voto verso forze che apparivano a “sinistra”; questo dato è riuscito ad essere così consistente da contrastare l'obiettiva riduzione dell'astensionismo che si produce normalmente nelle elezioni amministrative per effetto del fatto che riguardano problemi molto vicino ai cittadini, i candidati sono conosciuti ed esiste quindi un voto di amicizia, di conoscenza, di parentela, di speranza di piccoli favori, tutte cose favorite da un sistema elettorale diverso da quello nazionale, in cui, per dirla chiaramente in forma eufemistica, i cittadini elettori possono scegliere i candidati col sistema delle preferenze. Ciononostante, ripetiamo, l'astensionismo è cresciuto. E c'è in questo un dato di nazionalizzazione del voto locale che va tenuto in conto.

Così come è un dato di questa nazionalizzazione il voto di protesta indirizzatosi verso Grillo, una sorta di unico candidato o super candidato, virtuale e reale nello stesso tempo in queste elezioni.
Le dimensioni di questo voto di protesta in alcune città è stato davvero consistente, quasi a prefigurare la nascita di una nuova forza parlamentare-extra parlamentare che entra nel gioco della politica.
Una prima attenzione va fatta nel non equiparare tout court i cittadini che hanno votato questa lista ai candidati di questa lista e a Grillo stesso. Ciò che li unisce è la protesta anti partitocratica, una visione nazionale della piccola e buona amministrazione in materia di scelte ecologiche, rifiuti, traffico, ecc. Sotto questo aspetto si tratta di un voto di protesta come immagine, ma molto moderato e di proposta nella sostanza, che solo il sistema partitocratico e le preoccupazioni della borghesia e del suo regime, oltre che un certo modo di gestire i mass media e la rete internet, rende quasi “antagonistico e alternativo”.
La parte non moderata e non di proposta è Grillo stesso a rappresentarla con le sue posizioni, con il suo modo di interpretare il personaggio, fatte di populismo demagogico, contrapposizione netta, contenuti ideologici che ne fanno un candidato di destra. Giustamente lui dice: “guardate che se non vanno a me i voti andrebbero ai nazisti”.
Civettare con Grillo è un discorso idiota, stupido e non ha niente a che fare con gli interessi di classe e l'alternativa di classe. Ma chiaramente di questo non se ne può fare una colpa a Grillo quanto alle forze politiche proletarie che evidentemente non riescono in nessuna maniera tuttora né a costruire movimento reale di opposizione, né ad influenzare in misura significativa le forme e i contenuti della protesta.

Assenti e presenti in forme entrambe negative sono le forze sindacali. I lamenti verso la politica del governo Monti che colpisce duramente gli interessi operai e popolari vanno insieme ad una politica di concertazione di cui gli sciopericchi della Cgil sono parte e non certo alternativi; mentre nelle fabbriche il cammino epurativo imposto dal fascismo padronale, che comporta anche la “cancellazione“ della Fiom come ventre molle del dominio padronale e possibile canale della lotta dei lavoratori, si muove a lato del sistema politico (l'elemento concertativo della Cgil è dato dal suo sostegno senza alcun tentennamento al PD, Camusso e Bersani sono la stessa cosa, solo due ruoli diversi, e un sindacato di lotta e di governo è solo la forma della conciliazione di classe).
La posizione del sindacalismo di base, poi, sul piano politico è ancora più debole della pur generosa resistenza che viene fatta sul piano sindacale, e anche in questa campagna elettorale l'inesistenza del sindacalismo di base e di classe come soggetto politico, con l'unica eccezione, tuttora molto minoritaria, dello slai cobas per il sindacato di classe, è sotto gli occhi di tutti.

In sostanza, un voto che indebolisce il governo ma non rafforza ancora l'opposizione, una protesta che si esprime ma che non si incarna ancora in un'opposizione sociale e di classe significativa.

11.5.12

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