mercoledì 4 aprile 2012

pc 4 aprile - DALLA FIAT SATA: L'APPARENTE PARADOSSO

Proletari comunisti ieri è stata alla Fiat Sata a distribuire un foglio contro la riforma del lavoro, l'attacco all'art.18 e la situazione alla Fiat; alle stesse portinerie vi erano due sindacalisti della Fim a dare un volantino sulle loro proposte di modifica all'art. 18 (le stesse praticamente su cui si è costruita la santa alleanza da Bersani ad Alfano); gli operai e le operaie buttavano questo e chiedevano il nostro foglio.
Come sempre vi è stata discussione, soprattutto con operaie, sulla situazione in fabbrica, in particolare sulle condizioni di lavoro e sulla questione dei tre licenziati.
Gli operai hanno ripreso a lavorare dopo un periodo di fermo per lo sciopero dei bisarchisti. Ma questo è solo l'ultimo dei periodi in cui gli operai sono stati costretti a non lavorare. Da mesi, e, dicono gli operai, sta diventando un fatto quasi ordinario, periodi di cassaintegrazione più o meno lunghi, a volte settimane a volta anche solo giorni (a marzo vi sono stati 16 giorni di cig) si alternano a periodi di lavoro. Ma il paradosso, apparente, hanno denunciato gli operai, è che quando si lavora la Fiat pretende che si recuperi la produzione non fatta nei periodi di cassaintegrazione; quindi la situazione è che si pretende di fare in tre giorni la produzione di una settimana, aumentando i carichi di lavoro, e riducendo i tempi di lavoro. Così la Fiat non perde niente e invece gli operai perdono salario e salute.
E' chiaro che per la Fiat questo non è affatto un paradosso, in questo modo regola i ritmi produttivi della Punto con gli standard di mercato. Se le auto Fiat si vendono sempre di meno - si parla di un calo del 35% - questo viene scaricato sugli operai, appunto combinando insieme cig, con grosso risparmio salariale per l'azienda, e aumento della produttività quando serve.

Le operaie e gli operai hanno parlato del clima difficile in fabbrica, del peso che ha la crisi sulla attuale mancanza di risposta operaia alla linea Marchionne. "Ora, la media degli operai ha sui 40/44 anni - diceva un'operaia - ha famiglia da mantenere, mutui da pagare; in questa situazione c'è il timore di perdere questo posto di lavoro".
E proprio sul clima in fabbrica, la discussione con gli operai è andata sulla questione del peso che ha su questo il mancato rientro in fabbrica, nonostante la sentenza positiva e definitiva, dei tre operai, Giovanni Barozzino, Lamorte Antonio e Marco Pignatelli. La Fiat li vuole tenere fuori, ma anche gli operai dicono che devono essere portati in fabbrica, anche con i carabinieri, perchè questo "sarebbe un segnale di fiducia importante verso gli operai, sarebbe un risultato per tutti, contribuirebbe a rompere un clima di rassegnazione, paura, anche di mancanza di unità". Landini che in ogni apparizione televisiva parla dei tre operai, della mancanza di democrazia in fabbrica, non può sempre e solo denunciare e poi non utilizzare la sentenza per passare dalle parole ai fatti.
Denunciare l'attacco ai diritti sindacali, ai lavoratori da parte di Marchionne e non fare ciò che è necessario per rispondere al fascismo padronale è criminale, perchè non fa che accompagnare con i lamenti il peggioramento della situazione; e quindi la Fiom non è la soluzione, ma è il problema.

Ma proprio alla Fiat Sata, invece, contrastare il piano Marchionne è possibile. La possibilità, come abbiamo parlato con gli operai ieri, sta nella storia di questa fabbrica, degli operai, sta nei "21 giorni", nella resistenza degli anni successivi, sta più recentemente nella risposta iniziale al piano Marchionne, ai licenziamenti dei tre operai. Per questo è importante rinnovare la memoria di classe.
Anche su questo Proletari comunisti è impegnata a dare un contributo. E ieri ha annunciato agli operai che tra poco uscirà un libro che ripercorrendo tutta la vicenda Fiat 2010/2011, riprendendo la "primavera" dei 21 giorni, vuole restituire questa memoria per rafforzare la critica di classe contro il fascismo padronale e farne arma per rispondere alla guerra dei padroni con la guerra di classe.

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