domenica 1 aprile 2012

pc 31-1aprile - Invece che diritto alla salute degli operai, il PD in aiuto alla “sicurezza” dei padroni. Cronaca di un convegno a Ravenna

Cronaca di un convegno a Ravenna che accusa i lavoratori di mancanza di “cultura della sicurezza”!

Da un operaio dello slai cobas sc e attivista della Rete per la sicurezza sul lavoro-nodo di Ravenna presente al’iniziativa:

Giovedì 29 marzo alla sala Rinascita di Ravenna s’è svolto il convegno “Il lavoro e il diritto alla salute. Dalla Mecnavi alla Thissen-Krupp” organizzato dal PD locale sulle morti sul lavoro. Ha visto la partecipazione del giudice Riverso e di un “esperto” di sicurezza, l’ingegnere Dosi, già imputato come responsabile dei servizi di prevenzione e protezione della T&C traghetti e crociere ma poi prosciolto nel processo per la morte di Luca Vertullo, operaio morto alla prima ora del primo giorno di lavoro nella stiva del traghetto Ravenna-Catania, schiacciato nell’operazione di rizzaggio di un rimorchio sovraccarico e senza freni.

Il giudice Riverso è stato il primo ad intervenire e l’apertura dell’intervento è stata la lettura della parte iniziale della sentenza del processo Thissen-Krupp nella quale ha sottolineato il giudice, ci sono letture d’interpretazione giurisprudenziali dei giudici torinesi che possono far scuola nelle istruttorie e nelle sentenze sugli infortuni sul lavoro. La sentenza Thissen-Krupp, lunga più di 500 pagine, il giudice Riverso la sta analizzando e studiando per farne sunti e articoli per riviste giuridiche e non solo. Il dottor Riverso ha poi sottolineato che alla voce morti sul lavoro sfugge ai media ed alle discussioni la piaga silenziosa delle morti per malattie professionali le quali si aggirano sulle tremila vittime all’anno e delle quali bisognerebbe squarciare la cappa di silenzio attorno ad esse. Ha poi sottolineato la centralità del lavoro nella carta costituzionale nei vari articoli(1, 41 ecc) ed insistito sulla necessità della prevenzione e della valutazione dei rischi a monte e non a valle del sistema, e cioè prima degli infortuni e non dopo che questi avvengono. Ha ribadito la necessità di legalità sul lavoro con il rispetto delle norme esistenti e la necessità dei giudici che debbano trovare attraverso le sentenze un forte deterrente per le aziende che si macchiano di tali crimini quali sono gli infortuni e le morti sul lavoro. La battaglia per l’articolo 18 è fondamentale per la tutela della salute e la prevenzione degli infortuni poiché la sua abolizione metterebbe a rischio il lavoro per coloro che chiedono la sicurezza ed il rispetto delle normative.

Di tutt’altro taglio l’intervento dell’ingegner Dosi: ha illustrato dapprima una sua cronostoria sulle leggi sulla sicurezza sul lavoro dal 1955 ad oggi, per dimostrare che dalle prime leggi a tutela dei lavoratori si è passati alle attuali che comprendono anche la difesa dell’ambiente lavorativo e circostante. Poi con uno scendere nelle sue valutazioni, colpevolizzava la mancanza di cultura di sicurezza da parte dei lavoratori, sottolineando con dati alla mano che gli incidenti mortali domestici e stradali sono di gran lunga superiori a quelli sul lavoro. Quindi nonostante siano deprecabili le morti sul lavoro, da qualche anno si enfatizzano troppo dai media gli infortuni mortali. Tralasciando il fatto che spesso per paura di rappresaglie padronali i lavoratori soprattutto quelli in nero ma non solo, sono costretti a sostenere di essersi fatti male in casa, così per puro caso aumentano gli incidenti domestici. In conclusione secondo l’ingegnere Dosi sono i lavoratori, soprattutto in Italia, a mancare di cultura della sicurezza e non le aziende a non disporre le prevenzione e le tutele. Bisognerebbe premettere che il signor Dosi è titolare di un’azienda che si occupa di “sicurezza sul lavoro” come consulente per altre aziende, quindi si potrebbe dire che si occupa della sicurezza dei padroni che avvalendosi di suddette ditte scaricano sulle coscienze dei lavoratori la mancata sicurezza, perché a suo dire se uno fuma non può prendersela con l’azienda se la tutela della salute viene meno poiché in primis il fumo provoca il cancro mentre gli agenti chimici, lo provocano si ma probabilmente per lui il problema è la sigaretta e non l’amianto o il cvm.

All’assemblea hanno partecipato una ventina di persone tra cui qualche sindacalista e pochi giovani (4) di area PD che a metà assemblea s’erano già volatilizzati così a fine assemblea eravamo in tutto dieci partecipanti. Il nostro volantino è stato preso con sufficienza dai presenti in assemblea, non ho potuto prendere la parola poiché al termine delle esposizione di Riverso e Dosi, visto che si era cominciato tardi e i tempi erano andati per le lunghe, è stata chiuso l’incontro con un metodo molto PD ovvero ci sono modi diversi di vedere le cose quindi ognuno faccia le proprie considerazioni e riflessioni a casa, tanto il PD sta sia da una parte che dall’altra o meglio ancora, non c’è sulle situazioni e problemi reali dei lavoratori però ne vuole rappresentare gli interessi magari suggerendo un Dosi come rappresentante per le istanze sulla sicurezza sul lavoro che di certo sposano appieno le tesi “riformiste” dei Fassino, Veltroni, Ichino e via dicendo. I padroni possono dormir tranquilli, c’è il Partito Democratico…

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