giovedì 23 febbraio 2012

pc 24 febbraio - alla Sata la fiat la prende in c.. vittoria in appello dei tre licenziati fiat


Melfi, accolto ricorso reintegrati lavoratori stabilimento Fiat


Potenza, accogliendo il ricorso della Fiom, ha ordinato alla Fiat di reintegrare nello stabilimento di Melfi (Potenza) i tre operai (due dei quali delegati proprio della Fiom) licenziamenti nell’estate del 2010 con l’accusa di aver bloccato un carrello durante uno sciopero interno.

La sentenza della Corte d’Appello ha «effetto immediato». Lo ha spiegato uno degli avvocati del sindacato, Lina Grosso, annunciando che «già domani invieremo richiesta per l'adempimento all’azienda», affinchè i tre operai «tornino immediatamente al loro posto di lavoro».

Un mese dopo il licenziamento dei tre operai, il giudice del lavoro giudicò antisindacale il comportamento dell’azienda e ordinò il loro reintegro. Il 14 luglio 2011, però, la sentenza fu ribaltata: un altro giudice accolse il ricorso della Fiat e i tre operai – Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli – furono licenziati. Oggi, subito dopo la sentenza, il legale della Fiom, Franco Focareta, ha detto che il verdetto “conferma l'antisindacalità del comportamento della Fiat”.

«Vogliamo solo tornare a lavorare». Così i tre operai della Fiat di Melfi licenziati hanno accolto la decisione della Corte d’Appello di Potenza che obbliga l’azienda al reintegro. Barozzino, Lamorte e Pignatelli hanno assistito alla lettura della sentenza e subito dopo si sono commossi: fuori dall’aula, sono stati accolti da un applauso dei loro colleghi. «Vogliamo solo tornare a lavorare», hanno detto i tre, fra una telefonata e l’altra a parenti e amici. “Non abbiamo mai voluto le prime pagine dei giornali e, sinceramente, ne avremmo fatto a meno. ora vogliamo solo ritornare alla normalità, al nostro posto di lavoro, ad essere gli uomini comuni che eravamo un anno e mezzo fa”: lo ha detto Giovanni Barozzino, uno dei tre operai.

Barozzino, che ha anche scritto un libro sulla vicenda, ha parlato assieme ad Antonio Lamorte e Marco Pignatelli: sono i tre operai licenziati nel 2010. “Non ci siamo mai pentiti per quello che è successo”, ha aggiunto Pignatelli: “però – ha continuato – non abbiamo mai smesso di avere fiducia nella magistratura”. “Per me – ha concluso Lamorte – è stato un ritorno alla dittatura, perchè sono stato licenziato mentre esercitavo il mio diritto di sciopero”.

LA NOTA DELLA FIOM - "Visto l’uso strumentale e la denigrazione a mezzo stampa avanzata in questi mesi verso i tre lavoratori iscritti e delegati della Fiom, valuteremo insieme a loro se richiedere i danni morali» alla Fiat. Lo afferma il segretario generale della Fiom-Cgil in una nota dove si esprime «soddisfazione» per la sentenza della Corte di Appello di Potenza che ha condannato la casa automobilistica per comportamento antisindacale ordinando il reintegro di tre operai.

Il licenziamento dei tre lavoratori di Melfi del luglio 2010 è stato, ricorda Landini, «il primo gravissimo attacco al diritto di sciopero, alla dignità e alle libertà di chi lavora condotto nell’ambito del nuovo modello Marchionne»

La sentenza di Potenza soddisfa la Fiom «soprattutto - sottolinea Landini – alla luce dei gravi atti di discriminazione contro i nostri iscritti e i nostri delegati che si stanno verificando in tutti gli stabilimenti del Gruppo».

«A Melfi è stata fatta giustizia: non c'erano sabotatori, non esisteva una fabbrica ingovernabile, crolla il teorema Fiat che è stato utilizzato per imporre a tutti i dipendenti un contratto alternativo a quello nazionale». Così Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom, commenta la decisione della Corte d’Appello di Potenza che obbliga l’azienda al reintegro dei tre operai.

«In molti – aggiunge – dovrebbero riflettere e trarne le conseguenze. Credo che bisognerà verificare gli eventuali danni morali per i lavoratori che hanno subito questa ingiustizia».

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