lunedì 7 novembre 2011

pc 7 novembre - il fascismo aziendale delle FS di Moretti licenzia nuovamente Antonini - massima solidarietà


LICENZIATO RICCARDO ANTONINI: NUOVO ATTO DI FASCISMO AZIENDALE

RFI PAGA I CONSULENTI DEL GIP E LICENZIA I CONSULENTI DEI FAMILIARI E DEL SINDACATO


Oggi hanno licenziato Riccardo Antonini, il nostro compagno di lavoro, dipendente di RFI, nominato come consulente tecnico di parte della Filt-Cgil e da alcuni familiari delle vittime della strage.

E’ paradossale ed inaccettabile che in un paese civile, culla del diritto, possa essere tollerato che Rfi licenzi un lavoratore per il suo impegno civile nell’accertamento della giustizia e contemporaneamente ‘paghi’ il consulente tecnico d’ufficio nominato dal Gip del Tribunale di Lucca.

Il conflitto di interessi reale riguarda i vertici aziendali che usano il potere datoriale per intimidire ed indebolire le parti nel processo che li vede coinvolti cpme indagati. Invitiamo tutti i colleghi alla mobilitazione contro questo ulteriore atto di fascismo aziendale.


7 novembre 2011

pc 7 novembre - pioltello milano - aggiornamenti dall'Esselunga

Uniti nella lotta!
Respingiamo il crumiraggio!


Da un mese stiamo dimostrando che con la lotta è possibile organizzarsi e lottare per migliorare le nostre condizioni, per ottenere i nostri diritti e il rispetto che ci è dovuto.
Lo sciopero è cresciuto e ha mandato in crisi l’organizzazione del lavoro. Ma invece di trattare, Esselunga e Safra hanno scelto la linea dura.
Prima hanno cercato di eliminare tutti i delegati; poi, vista la risposta decisa del presidio permanente, sono passati al “crumiraggio organizzato”, allargando l’appalto di Alma e portando nel magazzino decine di persone esterne.

Minacciando di togliere il lavoro agli operai che scioperano cercano così di mettere paura; ma è importante sapere che la legge e il contratto impongono che in caso di cambio-appalto l’azienda che subentra deve assumere tutti e alle stesse condizioni economiche – secondo l’ art.37 CCNL del 26 maggio 2004

Dopo una settimana di sciopero a oltranza per costringere SAFRA a reintegrare i nostri compagni e a trattare sulle questioni economiche, adesso dobbiamo darci l’obiettivo di uno sciopero di tutte le cooperative su una piattaforma unitaria:

Rientro dei 15 lavoratori estromessi
Rispetto dell’orario previsto dal contratto e fine del lavoro a chiamata
Pagamento degli istituti al 100% e indennità mensa di 5,29€ al giorno
Riduzione dei carichi di lavoro da contrattare con i delegati sindacali
Allontanamento dei capi che mancano di rispetto agli operai

Denunciamo il crumiraggio organizzato dall’Esselunga, e lo continueremo a contrastare come si è fatto domenica nel reparto salumeria,
Chiediamo a tutti gli operai (Safra, Alma, Rad) di rifiutarsi di sostituire i propri compagni, di interrompere il lavoro straordinario e i doppi turni, di unirsi a noi durante gli scioperi e le manifestazioni davanti ai cancelli che verranno decise di volta in volta e senza preavviso all’interno del presidio permanente.


I delegati SAFRA e gli operai in lotta
S.I. Cobas
Coordinamento di sostegno alla lotta nelle cooperative


Pioltello 7 novembre 2011

pc 7 novembre - genova per noi.. genova per loro

giovani ultras al lavoro


parassiti a guardare

pc 7 novembre - caricato il presidio operaio della esselunga di pioltello -milano

Il presidio operaio permanente
STASERA DALLE ORE 22.00 TUTTI AL PRESIDIO.

Verso le 19.30 la polizia ha caricato il presidio permanente dei lavoratori
del consorzio SAFRA , che lavora all'interno dei magazzini Esselunga di Limito
Pioltello.

La carica della polizia è avvenuta dopo che i lavoratori hanno bloccato uno
dei pochi crumiri rimasti con il padrone, che ha tentato diverse volte di
investire con la macchina i lavoratori e i solidali in presidio.

Questo ennesimo episodio di provocazione fa seguito ai ripetuti tentativi
fatti nei giorni scorsi,con minacce da parte dei capi, tra cui l'aggrssione
fisica da parte di un capo (De Siena) ai danni di un lavoratore che rientrava a
casa dopo il turno di presidio.

Lo sciopero prosegue da una settimana, oggi viviamo una fase della lotta che
vede in difficoltà il consorzio SAFRA ed Esselunga, che sostenuti dalla polizia
cercano di rompere il fronte di lotta con provocazioni in puro stile mafioso e
cariche.

Si fa appello a tutti i solidali ad essere presenti stasera a partire dalle
ore 22.00, per respingere tali tentativi e per favorire quella spallata operaia
necessaria a piegare il Consorzio ad accettare le rivendicazioni della lotta.

Il presidio operaio permanente ai magazzini Esselunga di Limito Pioltello

Via Giambologna - Pioltello

pc 7 novembre - anniversario della rivoluzione d'ottobre.. le sue lezioni e noi adesso



dall'opuscolo utilizzato nel seminario di agosto di proletari comunisti

"Lenin ribadisce quelli che sono i caratteri universali dell’Ottobre e in particolare del partito dell’Ottobre. Pur scevri noi da ogni idea di “modelli”, è evidente di come siamo ancora lontani da uno stadio di costruzione del partito corrispondente a questa universalità.
Lenin dice che condizione della vittoria dell’Ottobre sono stati:
“disciplina severissima; appoggio pieno e incondizionato della classe operaia e in particolare degli elementi pensanti e onesti di essa;
centralizzazione assoluta”.
Sulla disciplina ribadita da Lenin noi la dobbiamo considerare come sinonimo di “organizzazione”, cioè quello che deve puntare ad essere oggi comunque un’organizzazione:
primo, coscienza della causa rivoluzionaria e dedizione alla causa rivoluzionaria, fermezza ed abnegazione fino all’eroismo;
secondo, capacità dell’avanguardia di collegarsi, avvicinarsi, unirsi, fondersi con la massa dei lavoratori, proletari innanzitutto ma anche non proletari;
terzo, direzione politica strategica e tattica.
Lenin chiarisce che questo tipo di partito,questo tipo di militanti, questo tipo di condizioni sono “risultato di un lavoro lungo e di esperienza dura e che la loro creazione è facilitata da una giusta teoria rivoluzionaria che non è un dogma perchè si costruisce in modo definitivo solo in stretta connessione con la pratica di un movimento veramente di massa e veramente rivoluzionario”.

Mettiamo in rilievo di questa citazione da un lato alcuni elementi che sono stati sempre al centro del nostro lavoro e che come organizzazione complessiva abbiamo cercato di realizzare, e questo distingue la nostra organizzazione da altri gruppi e formazioni; dall’altro però dell’insufficienza nel costruirla e farle assolvere la funzione, che ha caratterizzato in maniera abbastanza permanente la nostra attività, e quindi della necessità di mettere mano in maniera radicale a questo sforzo, anche per evitare che gli sforzi ancora compiuti svaniscano nel nulla.
Due cose sono importanti in questo momento. Il fatto che questo tipo di organizzazione si realizza nella disciplina e con la disciplina e sfocia in una disciplina che sia l’habitat naturale della sua produzione/riproduzione; l’altro elemento è la funzione facilitante della teoria rivoluzionaria che dimensiona esattamente il ruolo della teoria rivoluzionaria nella costruzione, così come l’essere questa teoria un continuo divenire in stretta connessione con la pratica, ma non di qualsiasi pratica, ma quella di un movimento veramente di massa e veramente rivoluzionario; cosa che rende ragione a quel nostro modo di intendere e sforzo di praticare la costruzione, l’utilizzo, l’appropriazione, lo sviluppo della teoria nel fuoco della lotta di classe (quello che Lenin chiama “movimento veramente rivoluzionario”) in stretto legame con le masse (quello che Lenin chiama “movimento realmente di massa”).
Tutta la nostra esperienza di mostra che quando siamo riusciti ad agire realmente così, la disciplina della nostra organizzazione, la sua capacità di agire come organizzazione è stato un dato di fatto e che questo corrisponde ai momenti “più felici” di elaborazione teorica, linea politica, ecc.
Per evitare forme di idealismo nel assimilare questo punto, Lenin segnala col senno di poi quale siano state le fasi del bolscevismo, cioè l’inevitabile costruzione per tappe della rivoluzione proletaria.
In particolare ci soffermiamo alle due fasi che dice Lenin: prima fase, lotta tra organi di stampa, che si riferiscono alla classe, alla lotta di classe e nella seconda fase azione aperta nella lotta di classe, nella classe e nelle classi. Noi tendiamo a non dare sufficiente rilievo al fatto che tutto il nostro lavoro è ancora dentro quella che è la prima fase e, quindi, a non dare sufficiente rilievo all’essenzialità della lotta di concezioni, di posizione e di impostazione della pratica della lotta di classe come compito principale rispetto a quello di azione aperta nella classe (intesa come influente, incisiva) che non si può ancora fare pienamente.
Nel tracciare la storia del bolscevismo Lenin chiarisce molto bene come la fase del 1907/1910 sia stata la fase più negativa del bolscevismo ma anche la fase più decisiva per la vittoria: “Proprio la grande sconfitta è per i partiti rivoluzionari e per la classe rivoluzionaria una lezione effettiva e molto utile, una lezione di dialettica storica, una lezione che fa loro capire e apprendere l’arte di condurre la lotta politica”.

pc 7 novembre - la traiettoria di Prachanda Nepal sempre più reazionaria, negli USA a chiedere soldi per ..Budda !


correovermello-noticias
Kathmandu, 06.11.11

Según informa Nepalnews, Pushpa Kamal Dahal Presidente del PCN-U (m) viajo este sábado a Nueva York para obtener el apoyo de Naciones Unidas para el desarrollo de Lumbini, lugar de nacimiento de Buda.
Hablando con los periodistas en el aeropuerto internacional de Tribhuvan (TIA), Dahal dijo que buscaría la cooperación y el apoyo de organismos internacionales como la ONU para desarrollar Lumbini como un centro budista internacional y de los turistas durante su visita.
Tiene previsto reunirse con Ban Ki-moon el 8 de noviembre.
El gobierno de coalición presidido por el renegado Baburam Bhattarai, había nombrado recientemente Dahal como jefe de un comité de alto nivel formado para supervisar los esfuerzos para generar la ayuda extranjera para el desarrollo de Lumbini. El gobierno también ha declarado 2012 como el Año de Visita a Lumbini para promover el turismo en el lugar de nacimiento de Buda.
Los miembros del comité de alto nivel, el Dr. Minendra Rijal y Manoj Shrestha, Prakash Dahal, el hijo y asistente personal Samir Dahal le acompañara a los EE.UU

pc 7 novembre - Norina Brambilla Pesce -la guerra partigiana non muore mai



Norina Brambilla Pesce

come un'operaia diventa partigiana
passando dalla ribellione al padrone, al sindacato di classe,al partito
comunista alla lotta partigiana
l'esempio di Norina è immortale


la lotta partigiana non muore mai

proletari comunisti
7 novembre 2011

pc 7 novembre - padroni assassini- giustizia negata

Operaio morto stritolato da ingranaggi.Quattro condanne e
un'assoluzione:Nessuna di queste persone farà un giorno di prigione, mentre
nostro figlio non c'è più".


Facendo una ricerca su internet, mi sono imbattuto in questa notizia.
E' di 20 giorni fa, è vero, ma purtroppo i mezzi d'informazione ne parlano
talmente poco, che si fa fatica anche a trovare le notizie di condanne per
le stragi sul lavoro (quando non vanno in prescrizione).
Quando l'ho letta, mi si è accapponata la pelle.
Purtroppo in Italia per chi ha avuto un suo caro morto sul lavoro non ci
sarà mai giustizia.
Quattro condanne si, ma a pene talmente basse (condanne che vanno da 1 anno
e sei mesi ad un anno e 4 mesi), che ci sarebbe di cui vergognarsi.
Per l'amministratore delegato, tanto per cambiare, l'assoluzione.
Simone Medas aveva solo 29 anni, quando è stato stritolato dagli ingranaggi
di una macchina della fabbrica Euroallumina di Portovesme.
Sono dell'idea, che le condanne che ci sono state nel processo di primo
grado Thyssen (ammesso che reggano in appello), non sono ripetibili in
nessun altro processo per morti sul lavoro.
Anche quando succedono stragi come quella della Truck Center di Molfetta, le
condanne non superano i 5 anni.
Intanto l'Inail ci dice che le morti e gli infortuni sul lavoro sono in
calo.....
C'è lo dice da 5 anni consecutivi.
Ma anche il presidente Inail Sartori ha dovuto ammettere alla conferenza
stampa per la presentazione del Rapporto Annuale sugli infortuni sul lavoro
(Luglio 2011), che all'appello mancano almeno 200 mila infortuni, perchè
questi appartengono al sommerso: non vengono denunciati o vengono fatti
passare per malattia, perchè molti lavoratori sono precari, o in nero o in
grigio e hanno paura di ritorsioni se denunciano tali infortuni.
Tutte le volte che accade una strage sul lavoro, leggo da più parti
(specialmente dal mondo politico, ma anche quello sindacale), che bisognare
fare, che bisogna aumentare i controlli, che bisogna aumentare le pene, che
ci vuole certezza della pena, che la sicurezza andrebbe insegnata fin dalla
scuola, che manca la cultura sulla sicurezza sul lavoro.
C'è lo vanno ripetendo da anni, però l'unica cosa che manca sono i fatti per
spezzare questo stillicidio quotidiano nei luoghi di lavoro, questa strage
nell'indifferenza, questo bollettino di guerra sul lavoro.
Tutto questo ci dovrebbe invitare alla riflessione, perchè così non si può
più andare avanti.
Se i mezzi d'informazione ne parlassero sempre e non a fasi alterne, se la
politica facesse qualcosa di concreto perchè ci siano più controlli e la
certezza di una pena severa per i datori di lavoro responsabili di tutte
queste morti sul lavoro, se i sindacati facessero di più, forse non ci
sarebbero tutti questi morti sul lavoro.....e non come le chiamano ancora in
molti, anzi in troppi, "morti bianche o tragiche fatalità!!!
Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza-Firenze









Operaio morto stritolato da ingranaggi
Quattro condanne e un'assoluzione
Quattro condanne e un'assoluzione. Si è chiuso così il processo di primo
grado per la morte di Simone Medas, l'operaio di 29 anni dell'Euroallumina
di Portovesme, stritolato dagli ingranaggi di una macchina della fabbrica
nel luglio del 2009.

Il giudice monocratico del Tribunale, Cristina Anedda, ha condannato ad un
anno e sei mesi il capo servizio dell'unità operativa ciclo Bayer Giorgio
Pompei, stessa pena del caposezione Diego De Vecchi. Dovrà scontare un anno
e otto mesi, invece, il direttore dello stabilimento Nicola Candeloro,
mentre il responsabile del servizio prevenzione Paolino Serra è stato
condannato ad un anno e quattro mesi. Assolto dall'accusa di omicidio
colposo, invece, l'amministratore delegato di Euroallumina, Vincenzo Rosino
che dovrà comunque scontare una condanna a due mesi per un'imputazione
legata ad alcune violazioni normative. A difendere i cinque imputati c'erano
gli avvocati Luigi Concas e Patrizio Rovelli, mentre la famiglia non si è
costituta parte civile avendo trovato un accordo sull'indennizzo. Per tutti
gli imputati la pena è sospesa e alcuni hanno ottenuto la non menzione.
"Oggi nostro figlio è morto per la seconda volta - hanno detto Raffaele
Medas e la moglie, genitori dell'operaio scomparso - la legge punisce chi
causa morti bianche. Nessuna di queste persone farà un giorno di prigione,
mentre nostro figlio non c'è più".

Sabato 15 ottobre 2011 07.41



http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/238731




Portovesme, sentenza su morte operaio
I genitori: "Svalutata vita di nostro figlio"
Quel peso sul cuore, che si portano appresso da quattro anni e tre mesi, non
si è per nulla alleggerito con la sentenza di ieri. Anzi, Gavina Marras e
Raffaele Medas, ora hanno un cruccio in più e paradossalmente, si sentono
quasi in colpa: «Se non avessimo rinunciato alla costituzione di parte
civile, forse avremmo potuto fare ancora qualcosa per rendere giustizia a
nostro figlio. Perché per noi questa sentenza non significa affatto
giustizia». LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO SU L'UNIONE SARDA

I genitori del giovane lavoratore precario di Iglesias, morto il 31 luglio
2007 all'Eurallumina, si sono resi conto troppo tardi del significato delle
loro firme apposte sul documento nel quale, di fatto, si sanciva
l'accettazione di un risarcimento di 360 mila euro e la contestuale revoca
della costituzione di parte civile. Proprio così: la morte di un ragazzo di
29 anni è stata valutata in meno di mezzo milione di euro.

Sabato 15 ottobre 2011 08.03


http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/238782

pc 7 novembre - onore a una grande partigiana - Onorina Brambilla Pesce



tratta da
www.enciclopediadelledonne.it



OnorinaBrambilla Pesce
«Avevamo tutti un nome di battaglia, io mi ero scelto Sandra; ho fatto una ricerca: mentre gli uomini partigiani si sceglievano nomi fantasiosi, Tarzan, Saetta, Lupo, la maggior parte delle ragazze avevano nomi normali...Elsa... ecco, il massimo era Katia!»[1]
Di famiglia antifascista e comunista, abita con i genitori e la sorella Wanda in una casa di ringhiera ai Tre Furcei, quartiere operaio di Lambrate a Milano. Il padre Romeo, “specializzato” alla Bianchi, fabbrica di biciclette, rifiuta di prendere la tessera del partito fascista; ne conseguono anni di disoccupazione e miseria.
Con la guerra di aggressione all'Abissinia, nel 1935, viene però a mancare la mano d'opera ed è assunto alla Breda. La madre Maria (il suo nome di battaglia negli anni della Resistenza sarà Tatiana) insegna alle figlie Onorina e alla più piccola Wanda a dubitare della propaganda del regime; è operaia, prima alla Agretta, nota per le bibite, e poi alla Safar che produce radio: «Aveva una voce così bella che veniva chiamata a cantare per testare certi microfoni». Desidera per la figlia l'istruzione che la allontani dal duro lavoro della fabbrica.
Onorina frequenta per tre anni una scuola professionale; le piacerebbe continuare a studiare ma i genitori possono solo iscriverla a un corso trimestrale di stenodattilografia dopo il quale, a 14 anni, deve cercare un lavoro.
Viene assunta dalla Paronitti come impiegata: «Non arrivavo neanche alla scrivania e i colleghi mi chiamavano Topolino, dovevano mettermi dei cuscini sulla sedia per alzarmi».
Dal 10 giugno 1940 l'Italia è in guerra.
Onorina rimane in quella ditta 4 anni, ma viene licenziata nel 1941 a causa di un diverbio con il padrone. Trova presto un nuovo impiego in una ditta che produce binari, è incaricata di compilare un inventario, frequenta i capannoni annotando tutto, conosce gli operai, impara a individuare chi è antifascista e chi no. Comincia a studiare l'inglese al Circolo Filologico di Via Clerici: in quella biblioteca circolano ancora, incredibilmente, molti libri vietati dal regime, preziosi per la sua formazione.
La fame si fa sempre più sentire, la gente non ne può più, la guerra toglie il velo a tutte le menzogne della propaganda di regime. La caduta di Mussolini il 25 luglio 1943 coglie la gente di sorpresa, festa e disorientamento sono tutt’uno, i carri armati vengono usati per disperdere la folla. Nell'Agosto 1943 Milano viene bombardata.
La città è in fiamme, colpiti il Duomo, Palazzo Reale, il Castello Sforzesco, la Scala, Sant'Ambrogio, la Pinacoteca di Brera; a Santa Maria delle Grazie il Cenacolo di Leonardo è salvo per puro caso.
Nel rifugio affollato, una sera Onorina non riesce a trattenere la gran rabbia e, salita su un tavolo, senza curarsi dei molti fascisti presenti, grida «È ora di finirla con questa guerra!» È contenta, ha tenuto il suo primo comizio antifascista.
«Secondo me sono state le donne a dare inizio alla Resistenza... la loro partecipazione fu dovuta a motivazioni personali; a differenza di molti uomini che scelsero di andare in montagna per sottrarsi all'arruolamento nell'esercito di Salò, nessun obbligo le costringeva ad una scelta di parte; fu anche l'occasione per affermare quei diritti che non avevamo mai avuto, mai come in quei mesi ci siamo sentite pari all'uomo...»
Dopo l'Armistizio dell'8 Settembre 1943 (in effetti una resa senza condizioni), i tedeschi occupano Milano, è finita una guerra ma ne sta iniziando un'altra. I soldati dell'esercito Italiano abbandonano le divise, molti diventano partigiani; i Gruppi di Difesa della Donna (che arrivano a mobilitare, fino all’aprile ’45, almeno 24.ooo donne) si occupano di procurare loro denaro, cibo, vestiti; il compito di Onorina è distribuire la stampa clandestina. Desidera raggiungere in montagna una Brigata Garibaldi, ma la sua amica Vera (nome di battaglia di Francesca Ciceri, comunista) le presenta Visone (Giovanni Pesce) che sarà il suo Comandante e futuro marito. Lui la convince a combattere nella propria città, e Onorina a marzo 1944 lascia il lavoro. “Sandra” diventa Ufficiale di collegamento del III° ー Gap “Egisto Rubini”, equivalente al grado di sottotenente dell'Esercito Italiano, decisamente più che una staffetta. Con la sua bicicletta Bianchi color azzurro cielo[2] trasporta armi, munizioni ed esplosivo, passa spesso, con il cuore in gola, in mezzo ai rastrellamenti nazifascisti. Sono le staffette a portare le armi e a prenderle in consegna dopo un'azione per evitare che i gappisti vengano sorpresi armati e fucilati sul posto.
«C'erano le rappresaglie ma, cosa avremmo dovuto fare? Smettere la lotta? In ogni caso i nazifascisti non avrebbero cessato di fare quello che facevano. Non ho mai provato pena per chi colpivamo. La guerra non l'avevamo voluta noi. Loro ogni giorno fucilavano, deportavano, torturavano. Si dovevano vincere due cose, la pietà e la paura.»
Il 24 giugno 1944 nella “battaglia dei binari” alla stazione di Greco, un bersaglio di straordinaria importanza, Sandra è il collegamento tra i ferrovieri e i gappisti e con la compagna Narva porta i 14 ordigni che, piazzati nei forni di combustione delle locomotive scoppiano simultaneamente; l'azione dei Gap viene citata da Radio Londra.
Il 12 Settembre 1944, a 21 anni, tradita da un partigiano passato al nemico (“Arconati”, Giovanni Jannelli) viene catturata dalle SS nei pressi del Cinema Argentina, nel cuore di Milano. Inizia la prigionia, la sofferenza, il distacco dalla famiglia, la tortura e la violenza fisica subita dalle SS nella Casa del Balilla di Monza, trasformata in carcere.
In attesa dell'interrogatorio cerca di farsi coraggio. Ai gappisti arrestati il Comando chiede di resistere 24 o 48 ore per permettere ai compagni di mettersi in salvo. L'interrogatorio è terribile, vogliono che lei consegni Visone, ore e ore di percosse, torture. Non parla, nessuno dei suoi compagni è compromesso.
Rimane in isolamento totale nel carcere di Monza due mesi, giornate lunghe e vuote, non può comunicare con l'esterno o ricevere notizie. È trasferita a San Vittore per soli due giorni e, l'11 novembre 1944, caricata, con altri prigionieri, su un pullman senza conoscere la destinazione.
Viene imprigionata a Bolzano in un campo di transito. Ancora oggi non si spiega perché le 500 prigioniere politiche che lì si trovavano non furono mai deportate in Germania, diversamente dalle altre 2700 donne che dall’Italia raggiungeranno i campi di concentramento. Mantiene contatti epistolari con la madre, la rassicura sul suo stato fisico e psicologico, riesce persino a scherzare: «se non fosse perché abbiamo sempre fame sembrerebbe una villeggiatura...» Lavora dapprima alla sartoria del campo, in un ambiente stretto e soffocante ma poi riesce a farsi assegnare ai lavori esterni. I tedeschi, prima di fuggire, le rilasciano persino un documento che attesta la prigionia e grazie al quale riuscirà in seguito a dimostrare la sua deportazione.
Milano era stata liberata dei Partigiani e dall'insurrezione popolare il 25 aprile. Onorina decide di non attendere l'arrivo degli americani; con alcuni compagni, sotto la neve, si inerpica sul passo della Mendola, attraversa la Val di Non e il Tonale; si fermano la notte presso i contadini ai quali chiedono cibo e riparo, sono d'aiuto i posti di ristoro dei partigiani delle Fiamme Verdi. Finalmente un pullman fornito dai comuni della zona fino a Ponte di Legno, li porta da lì a Lovere; poi in treno fino a Milano, Stazione Centrale: era il 7 maggio 1945. Con un'assurda “normalità” arriva a Lambrate, a casa, con il tram n. 7. Dalla finestra, vicina a Wanda, guarda emozionata la manifestazione dei Partigiani, rivede Visone, corre in strada, si abbracciano. Nori (come la chiamerà il marito) e Giovanni Pesce, finalmente liberi, si sposano il 14 luglio 1945, non possiedono niente, solo gioia per la ritrovata libertà e speranza per una nuova vita.
Si trasferiscono per un breve periodo a Roma, dopo l'attentato del 1948 a Togliatti, Giovanni guida la Commissione di Vigilanza, a protezione dei maggiori dirigenti del Pci. Nori trova impiego nella segreteria di Pietro Secchia, commissario politico delle Divisioni Garibaldi.
Tornata a Milano lavora alla Federazione del Pci e nella Commissione Femminile della Camera del Lavoro. Successivamente entra a far parte del Comitato Centrale Fiom metalmeccanici, dirige i lavori sindacali, organizza convegni, incontri e scioperi in difesa del posto di lavoro.
«Si vuole falsificare la Resistenza, lo chiamano revisionismo ma spesso è falsificazione della storia. Noi siamo stati impegnati per tutta la vita per difendere la libertà, oggi ho 87 anni, non ho rimorsi, ho un rimpianto ma non voglio parlarne. Quando cala il sole chiudo le persiane perché non amo il buio della notte...»

Onorina Brambilla Pesce, Il pane bianco, Varese, Edizioni Arterigere, 2010

domenica 6 novembre 2011

pc 6 novembre - NOTAV Tour a Palermo - resoconto del circolo di proletari comunisti

Il 4 novembre alla facoltà di Lettere dell'Università di Palermo si è svolta nel pomeriggio l'assemblea dei rappresentanti del NoTav Tour alla quale abbiamo partecipato come circolo di proletari comunisti.

L'assemblea si è svolta in un clima caldo e piacevole in cui i tre rappresentanti No Tav, sin da subito si sono posti nei riguardi dei presenti in modo aperto e disponibile come tra chi "si vuole bene" come hanno detto relativamente al rapporto che via via si sta instaurando tra gli abitanti della Val di Susa e tutte la varie realtà che nelle altre regioni del nostro paese sostengono la lotta No Tav.

Già questo si nota, come è stato detto nell'introduzione di un compagno del CUA, dal fatto che il NoTav Tour man mano che ha preso piede ha avuto un considerevole aumento di richieste di assemblee da parte di tante città per incontrare direttamente un movimento come quello del NoTav che da 22 anni è sul campo dell'opposizione sociale come alternativa reale ad un sistema che dietro l'ennesima mega opera vuole imporre l'ennesima truffa istituzionale. È notizia di questi ultimi giorni che il governo al posto delle reti che circondano Chiomonte vorrebbe far alzare un muro come emblema di quale attenzione sia rivolta dal governo, politici, istituzioni, padroni alla costruzione del Tav e si parla anche di un inasprimento delle pene fino ad un anno di carcere per chi si permette di oltrepassare le reti. Dall'importante esperienza dei 43 giorni della Libera Repubblica della Maddalena fino allo sgombero di fine giugno alla grandiosa manifestazione del 3 luglio fino alla manifestazione del 23 ottobre (taglio delle reti) post 15 ottobre, il movimento NoTav ha sfidato direttamente lo Stato e i suoi apparati in diverse forme, ha attaccato la sovranità dello Stato che lo stesso vuole reimporre con la forza criminalizzando e reprimendo il movimento.

Sono seguiti quindi gli interventi dei tre No Tav di cui riportiamo alcuni stralci:

"Grazie per l'accoglienza e disponibilità alla condivisione del Notav Tour. Le tappe di questo tour si sono moltiplicate e il livello di attenzione è alto, vi è una disponibilità ad unire le forze per individuare gli obbiettivi comuni, un filo rosso che unisce tutte le situazioni di attacco al territorio e alla democrazia, ci sono varie lotte sul territorio italiano che sono contro la volontà del governo di garantire il profitto privato attraverso ingenti spese di denaro pubblico che significano poi tagli alle scuole, agli asili, agli ospedali, ai beni comuni, che significano in questa fase ancora più scaricamento della crisi sulle popolazioni.

"La lotta contro il Tav non è una lotta solo locale ma è una lotta nazionale contro il malgoverno innanzitutto, contro l'attacco all'ambiente, alla salute, contro l'attacco all'acqua pubblica contro la speculazione privata con soldi pubblici… Dobbiamo difendere ciò che ci hanno lasciato i nostri padri e che vogliamo lasciare ai nostri figli. Si tratta di una lotta di valenza nazionale, ma non solo, si tratta anche di una lotta internazionale, europea, se solo guardiamo allo stanziamento dei fondi europei e l'interesse che hanno tanti privati ad attingere a questi fondi…

"Ci sono tante bugie in merito al Tav, intanto vogliamo tranquillizzare gli italiani che non è vero che siamo isolati dall'Europa se non c'è il Tav… Vogliono millantare un accordo sul territorio che non esiste, creano strutture fittizie come l'Osservatorio, nel quale sono rappresentati lo stessi che "democraticamente" dovrebbero prendere decisioni, sempre solo tra di loro, per tutti, mentre ci sono 24 delibere comunali che hanno espresso contrarietà alla costruzione del Tav…

"Noi non siamo solo quelli del NO, ma anche quelli del SI, diciamo sì al miglioramento delle ferrovie che già ci sono, sì ai mezzi che portano i pendolari, sì a più messa in sicurezza, al potenziamento delle ferrovie urbane e interurbane. Parlano di un cantiere che non c'è, la recinzione è attorno ad un terreno che non coincide con il terreno in cui dovrebbe essere fatta la linea del Tav, un terreno presidiato da 2000 poliziotti con 90.000 euro di spese al giorno. Noi lo chiamiamo fortino… Dicono che alziamo un muro di no ma il muro vero alto tre metri adesso lo vuole costruire il governo… Un altro elemento importante è quello sul piano politico delle individuazioni delle priorità, vedi la recentissima strage in Liguria e Toscana con i serissimi rischi idrogeologici, questa sì che è una priorità e un'emergenza.

"Vi è poi una massiccia militarizzazione del territorio della valle: non solo polizia e carabinieri ma anche guardia di finanza (invece di controllare gli evasori) forestali e perfino i cacciatori di Sardegna. Questa è una emergenza nazionale sul piano della democrazia, ridurre tutto a questione di ordine pubblico, ma è anche un elemento di debolezza da parte dello Stato… Noi resistiamo e continuiamo a lottare, non ci fermano, noi siamo di lunga durata…"

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"Non conoscevamo la valle fino a quando non abbiamo deciso di trasferirci lì per abitarci e abbiamo iniziato a conoscere la realtà di quel luogo con tutte le sue problematiche… L'alta velocità avrebbe un senso se si trattasse di unire due città molto popolate collegate da un territorio pianeggiante poco popolato e in pianura, prevede alti costi e una manutenzione complessa. Ma nessuno ha fatto l'analisi costi-benefici. In quasi tutta l'Italia, e nello specifico nella valle, ci sono montagne ovunque è già questo è un problema… L'alta velocità in realtà non serve perché Milano/Roma permette di risparmiare solo pochi tempo con spese ingenti e l'utilizzo di essa di un numero minoritario di utenti che i soldi ce li hanno.

"Nel 2005 la mobilitazione del movimento NoTav è aumentata anche se già durava da anni. E' stata fatta in tutti questi anni una intensa attività di controinformazione nei mercati, nelle piazze, nei quartieri, un ruolo molto attivo in questo ma non solo è quello dei pensionati, sono nati tanti comitati e abbiamo messo in campo numerose manifestazioni…"

E' seguito il terzo intervento sugli effetti pericolosi e nocivi sulla salute degli abitanti della valle causati dall'amianto e dall'uranio di cui sono piene le montagne, documentati peraltro da tutti i medici di base della valle che nei loro studi distribuiscono alla gente volantini di controinformazione, fino ad oggi non esistono seri progetti di prevenzione…

La discussione è quindi proseguita con il commento di un video che a partire dal 2005 mostrava le grosse manifestazioni con un numero sempre più crescente di gente e di tante realtà politiche e sociali che hanno messo in campo via via una vera e propria lotta popolare nella valle che si è animata da un lato di tante iniziative dai presidi costanti, alle assemblee, ai momenti di studio e formazione collettivi, alle cene e feste di autofinanziamento, alle diverse attività autogestite e dall'altro di una forte resistenza e lotta contro la repressione scatenata in diverse forme dallo Stato che in particolare nell'ultima fase ha fatto un salto di qualità contro il movimento.

Alcuni interventi dalla platea hanno puntualizzato le somiglianze, dal nord al sud, in fatto di dissesto idrogeologico ma anche le differenze, una studentessa in particolare ha fatto il quadro della rischiosa situazione che esiste in alcune parti della Sicilia sottolineando l'importanza della necessità della lotta in questo senso prendendo esempio anche dalla lotta dei NoTav; hanno parlato della "esportabilità" del modello notav come esempio di resistenza popolare; della necessità della controinformazione; è stato chiesto se c'è un coordinamento tra i movimenti europei più vicini che si battono contro il Tav…

Noi del circolo di proletari comunisti abbiamo messo in rilievo l' allegria ma nello stesso tempo la rabbia con cui si segue un'iniziativa del genere che è importante perché ci permette di imparare dalle esperienze e condividere. Da tutta l'esposizione risulta che la lotta Notav è un successo oggettivo (dura da 20 anni!) da molti punti di vista, e occorre dire subito che non si tratta di dare la solidarietà scontata… Per noi l'importanza di questo tour è data dal fatto che non è neutrale, porta a schierarsi su un determinato piano di lotta… e la lotta, nella quale il movimento NoTav ha utilizzato diverse forme, in questo senso è proprio il "bene comune" maggiore. Un movimento così forte da fare schierare una parte delle istituzioni contro l'altra, vedi i sindaci della Valle, una lotta caratterizzata costantemente dall'elemento della sfida che oggi accomuna diverse lotte nel nostro paese. In riferimento alla "nuova organizzazione delle forze dell'ordine" di cui hanno parlato i tre compagni NoTav bisogna fare un riferimento a quello che è successo a Roma, durante la manifestazione degli studenti che hanno sfidato il divieto di Alemanno… In questi casi quando Maroni dice ci può scappare il morto, intende dire naturalmente che il morto potrebbero farlo loro visto il tipo di forza che mettono in campo, così come da loro parte sempre la violenza vera. "…Abbiamo sentito da voi e visto che la forza popolare nella Valle è tale che si può permettere di adottare diverse forme di lotta, e che questo coinvolge tutta la valle, dagli anziani ai bambini, per questo noi abbiamo parlato di somiglianze con aspetti di una guerra popolare… non dobbiamo dimenticare tra l'altro che storicamente quella è una delle zone della Resistenza…Per quanto riguarda la distanza abissale tra i politici e il "popolo" questo sistema, l'imperialismo, vede tutti coloro che si ribellano come strana gente chiusa in una enclave che reclama diritti, come indigeni (ma guarda caso è notizia di ieri che anche gli "indigeni" in Amazzonia hanno vinto una grande battaglia per salvaguardare la loro terra)… No ad alzare inutili bandierine falsamente solidali ma è necessario prendere lezioni dalla lotta del movimento NoTav da portare concretamente nelle lotte che facciamo ogni giorno in uno scambio reciproco di esperienza…"

Un lavoratore del circolo che ha partecipato alla manifestazione di Roma del 15 ottobre ha fatto infine riferimento alla forza, anche in fatto di numeri, espressa dalla lotta nella valle e mettendola a paragone alla manifestazione di Roma ha detto che se il corteo si fosse diretto verso i palazzi del potere alla polizia non sarebbe stato affatto facile fermarlo. I rappresentanti Notav hanno detto di essere d'accordo…

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Notav: Rispetto alla repressione è stato mostrato prima un pezzo di video per mostrare il tipo di attacco dello stato: un giovane viene trascinato via a forza dalla polizia e poi bastonato pesantemente; ci sono state perquisizioni, fermi, denunce ma "…siamo molestati ogni giorno, se portiamo una maglietta o qualcosa che ha a che vedere con la NoTav…dal punto di vista legale siamo affiancati da un pool di avvocati che lavorano gratuitamente…Il 23 ottobre il mancato morto ha fatto notizia… tutto ciò ricorda la strategia della tensione degli anni 70… maturità della risposta del movimento dopo Roma dimostrando che la zona non è inviolabile… l'articolo del Manifesto dice che quello che fanno non è legale… facciamo una denuncia e una controinformazione costante… il livello di scontro è stato alzato dallo Stato, noi abbiamo diritto all'autodifesa… facciamo anche denuncie di tipo economico sulle spese militari, la corruzione, i costi della politica ecc. Facciamo sempre dichiarazioni aperte sulle nostri iniziative…

"Io ci vedo una certa correlazione tra come abbiamo sfidato le istituzioni il 23 ottobre in valle e l'atteggiamento degli studenti ieri a Roma…

"Bisogna trovare le forme per unirci in una lotta comune, una denuncia comune e una informazione comune. Con il tour si vuole lanciare uno spirito di coinvolgimento… il 3 luglio 70.000 persone applaudivano anche alle forme di lotta più violente provocate dall'attacco della polizia… questo tour non è un'autocelebrazione ma una ricerca di contatti…"

Un forte e collettivo " A sarà dura!" seguito da applausi ha chiuso l'assemblea.

circolo proletari comunisti Palermo

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Venerdì 04 Novembre 2011

Oltre il muro una Valle che resiste!

Apprendiamo dai quotidiani nazionali LaStampa e Repubblica che LTF (consociata italo francese per la costruzione della tav torino lione) coordinandosi con la prefettura e la questura di Torino starebbe valutando la sostituzione delle reti del fortino tav di Chiomonte con un muro in calcestruzzo alto 3 metri. Inoltre da Roma arriva la notizia che nel famoso ddl sviluppo il governo Berlusconi, per mano del ministro dell’interno Maroni, conferma l’intenzione di dichiarare l’area di cantiere zona di interesse strategico nazionale con le relative aggravanti penali per chi violasse l’area. Arresto immediato quindi e pene da tre mesi a un anno di carcere come aggravante ai reati fino ad ora contestati dai no tav che in questi mesi sono stati arrestati e fermati, esempio più conosciuto quello delle compagne nina e marianna fermate e arrestate poco tempo fa.

Queste due mosse molto mediatiche che preannunciano però conseguenze molto reali arrivano in una fase di stanca in cui i promotori dell’opera di fatto non sanno più che pesci prendere per portare avanti questo disgraziato progetto. Sgomberi con le ruspe, reti, filo spinato, ordinanze prefettizie di sequestro di interi comuni, arresti, denunce, fogli di via, militari non hanno di fatto fermato il movimento no tav e soprattutto non hanno interrotto il lungo percorso di assedio – non mediatico ma reale – che dura ormai da cinque mesi a Chiomonte. Il movimento è in ottima salute e propone settimanalmente iniziative che rendono impossibile l’avvio del cantiere vero e proprio. Quello che oggi si muove in quel recinto infatti è meramente mediatico e ben evidenziato dal report del sito lavallecheresiste.info “Nuovo cinema maddalena”. Siamo quindi al dunque, per far partire i lavori bisogna allargare il cantiere nei terreni contigui alla baita presidio no tav, tutti di proprietà privata, tutti del movimento no tav o di attivisti no tav. Lì è ubicato l’imbocco di questo inutile tunnel geognostico (ricordiamo che in questo tunnel non passerà mai un treno e sorge in un’area in cui due tunnel autostradali e un tunnel di una centrale idroelettrica permetterebbero già di loro natura una perfetta conoscenza del sottosuolo), lì si dovrebbe scavare.

Ecco allora le ultime pensate di governo e polizia, muri e arresto immediato. Siamo arrivati alla frutta come si direbbe in modo molto genuino e semplice, oltre non resta molto da mettere in campo. Un fallimento totale della politica istituzionale, evidente e chiaro per chi ancora non lo avesse capito dopo questi mesi e i chilometri di reti e filo spinato israeliano. Ironia della sorte e neanche troppo la scelta di questo filo spinato, di fabbricazione israeliana, pericoloso e tagliente ma insufficente in val di Susa e in israele, ecco allora sempre da israele la “soluzione”, come a Gaza un bel muro che divida ancora più chiaramente le parti. Un fallimento che da anni il movimento no tav annuncia e cerca di rendere pubblico da un lato denunciando l’inopportunità e l’inutilità di quest’opera, dall’altro mostrando tutta l’ostilità e l’impegno che una valle intera ha messo in campo in anni di lotta bloccando i lavori. Condizioni centrali di questo problema sono l’analisi costi-benefici negata dai governi e invece analizzata dalle comunità locali e la crescita-massificazione continua che questo movimento ha avuto in oltre venti anni di storia, nella sua valle e non. Un muro che divide con evidenza quello che solo un sordo e un cieco ancora non hanno compreso: due parti, due lati, uno di chi vuole la vita e il futuro dei territori, l’altro chi vuole arricchirsi distruggendoli.

La risposta non può essere che una, la resistenza, popolare, continua e diffusa. Il percorso iniziato è giusto e legittimo, la sua prosecuzione essenziale per la vittoria del movimento. Tutta una valle è chiamata ancora una volta a una scelta di coraggio, tutta l’Italia dovrà sostenerla per evitare che un mare di denaro pubblico in un momento di crisi economica così reale e pericolosa venga prosciugato in un’opera inutile e dannosa. Mai come oggi sembra attuale un pensiero del poeta drammaturgo Bertold Brecht “Quando l’ingiustizia diventa legge la resistenza diventa un dovere”.

ORA E SEMPRE NO TAV! Da NoTav.info

pc 6 novembre - Articolo 18 (a chi lotta)

Articolo 18
( a chi lotta )



Io nessun altro all’ infuori di me difenderò me stesso all’affaccio interfaccio di sguardi digos polizia sugli spalti come tifoserie fasciste in corteo scarponi scudi plexiglas infrangibili elmi moderni maschere antigas su volti digrignati estreme forze poliziesche a garantire amplessi epilettici per cancellazione articolo 18 in governi piduisti a scapito di opposizioni divise su prezzo stoffa nuove bandiere portiamo alte immortali vecchie bandiere azzannate dal tempo a ritroso mi ritrovo schiena spezzata da lacrimogeni altezza uomo avanzo disavanzo pubblico spazio condiviso solo nel sacrificio che qui vogliono altro Carlo Giuliani in nuove sagome urlanti tra il mio grido sbavo sangue da denti spaccati avanzo ancora lettighe dentro Montecitorio per cadaveri pupazzi in regime a regime si scatena piazza corpi morti no non nocs corpi speciali intercettati tentano soppressione articolo 18 ancora e sempre per sempre dobbiamo restare in campi lager su reticolati ad alta tensione che si respira qui in questa spaziosa arena come chi prima di noi come chi ha lucida memoria di sparo in tempia di senato lucida canna di fucile per ancora sparo divina utopia cancellare repubblica di salò tornata in presidenza consiglio odore di morte che non sia ultima rassettare camera e senato in nuove utopie prima che niente resti di questo sordo suono di grande bang oligarchie sterco al potere odore merda da esofaghi sventrati da baionette rosse brigate di parole risvegliate da genuflessi popoli sperduti perduti amori in discariche abusive porto d’ armi porto e riporto corpi schiacciati da calpestii rimestii di false identità in nuovi rancori per battaglie dimezzate ora non più non più cerco il fine la fine è vicina irripetibile istante come bestia trafitta da spade trascinerà la storia come mai avremmo immaginato per dovere ritornare.




30 ottobre 2011 Giuliano Bugani
operaio, giornalista, poeta

pc 6 novembre - Napoli ...De Magistris e lotta dei disoccupati organizzati bros -solidarietà da taranto


per capire la forte e giusta contestazione dei disoccupati organizzati Bros nei confronti del sindaco con assedio alla macchina

De magistris aveva detto
di Re. Po. da il Corriere del Mezzogiorno) Lo ha ripetuto spesso in campagna elettorale e poi nei primi giorni da sindaco: «Se ci sarà bisogno per la raccolta differenziata porta a porta, impiegheremo anche tutte quelle persone che hanno fatto corsi di formazione in materia ambientale, compresi i Bros. Vedremo poi quanti saranno, ora come faccio a dirlo». Era il 4 giugno scorso quando il sindaco Luigi de Magistris ripeté una promessa già lanciata durante la campagna elettorale: non escludere nessuno dal ciclo della raccolta differenziata e proporre un’occasione di lavoro regolare e di riscatto sociale per gli appartenenti alle fasce sociali più deboli ma anche più turbolente. E anche di fronte alla precisazione del consigliere comunale di «Napoli e tua» Vittorio Vasquez, che aveva parlato di personale sufficiente per il porta a porta, il sindaco aveva insistito: «Il sindaco sono io, chi deciderà sarò io insieme con l’assessore all’ambiente». Era l’estate calda


i fatti

Era de Magistris niente di nuovo sotto il sole: sbatti i mostri in prima pagina

Un gruppo di disoccupati organizzati Bros Banchi Nuovi, Zona Orientale, Autonimia x il lavoro, e di Acerra provano ad avvicinare il sindaco di Napoli, ne contestano l’assoluta ed evidente indisponibilità ed … apriti cielo: la contestazione diventa aggressione violenta, intimidazione, i giornali e persino il TG3 fanno i soliti titoloni, si sprecano le dichiarazioni di solidarietà da Caldoro a Mastella fino a Vendola.
Peccato che a smentire questa versione e le accuse rivolte ai disoccupati ci sia proprio il video pubblicato da tutti i giornali, da cui è evidente, anche per quelli nella peggiore mala fede, che non c’è stata alcuna aggressione. Quello che è successo è che un gruppo di disoccupati ha approfittato di una manifestazione dell’Asia, tenutasi in viale dei Pini ai Colli Aminei, con la presentazione del primo compost verde realizzato in città (dove visto che non ci sono ancora siti di compostaggio?), per poter incontrare il Sindaco de Magistris. L’obiettivo era quello di ottenere la conferma di una avvenuta convocazione per il 10 novembre del tavolo interistituzionale, chiesto da mesi e mesi da tutti i precari Bros. Una conferma quanto mai necessaria alla luce di voci provenienti da ambiti politici e portate irresponsabilmente, senza alcuna verifica e conferma ufficiale, all’interno del movimento dei precari Bros. La richiesta di colloquio è stata formulata con tale serenità che, come si evince dallo scambio di battute tra una disoccupata anziana (sì, ci hanno fatto diventare anziani) ed il sindaco, all’inizio del filmato, gli stessi disoccupati, visto il coinvolgimento di bambini nell’evento, hanno atteso la conclusione della presentazione di ASIA per poter parlare con il sindaco.
Chi, a questo punto, si è sottratto ad una semplice chiacchierata di due minuti (come ripetutamente si sente chiedere nel video) è stato ancora una volta de Magistris, accampando appuntamenti improrogabili. Di quale violenza parliamo, allora? Chi la fa la violenza? Di fronte all’atteggiamento sprezzante e disinteressato del “sindaco della democrazia partecipata” si sono levate solo urla di quella disperazione, evidentemente ignota al primo cittadino, di chi non ha di come campare e rivendica di andare a lavorare. Dove sta l’intimidazione di cui scrive de Magistris sul suo blog (possibile che abbia tutto sto tempo di scrivere sul blog e nemmeno due minuti per rispondere alle nostre domande)? Sarebbe qualche colpo sui vetri o sul cofano della macchina che l’autista, invitato dallo stesso sindaco, spingeva contro i disoccupati che erano davanti?
E’ chiaro che per il sindaco de Magistris cambiamento e “rivoluzione” cominciano e finiscono con i talk show televisivi. E la realtà è che, come qualche disoccupato gli ha gridato, lui è esattamente come gli altri; come quelli cioè che in questi anni hanno seminato illusione tra i disoccupati, facendo le loro fortune elettorali, per poi chiudere le porte ad ogni possibile soluzione alla decennale vertenza dei Bros.
De Magistris non solo non ha mantenuto l’impegno preso in campagna elettorale di dare avvio alla raccolta differenziata porta a porta in cui inserire anche i precari Bros, ma alle innumerevoli richieste da parte del nostro movimento di farsi promotore, presso le altre istituzioni campane e nazionali, della convocazione del tavolo interistituzionale con cui riaprire la discussione sulla soluzione della loro vertenza, continua a menare il can per l’aia attribuendo le responsabilità alle altre istituzioni. Un comportamento niente affatto diverso da quello tenuto dalla Regione che attribuisce proprio al Comune la mancanza di volontà a trovare uno sbocco per i Bros.
Siamo stanchi di questo scaricabarile. Dopo anni di formazione e di promesse vogliamo andare a lavorare. Non sappiamo che farcene, caro Sindaco, del suo “rispetto del malessere”; vogliamo soluzioni e le vogliamo non solo per noi ma per tutti i senza lavoro. Questo continuo riferirsi alla legalità ed al rifiuto di corsie privilegiate per qualcuno, una cantilena che abbiamo sentito fino alla nausea anche dall’Assessore Nappi, è un arma per contrapporci ad altri disoccupati e per criminalizzarci. Ma è un’arma spuntata che serve solo a coprire le responsabilità delle vostre amministrazioni. La nostra lotta per l’occupazione ci vede uniti nelle mobilitazioni e solidali con i tanti operai e precari delle aziende in crisi della Campania e forse è proprio questo che vi preoccupa. Il nostro movimento, a differenza di altri pezzi dei senza lavoro, guarda alle istituzioni come controparti e, invece di elemosinare o alimentare tra i disoccupati le false illusioni di un nuovo Corrado Gabriele, continua a scegliere la lotta senza compromessi e l’unità con altri settori per raggiungere l’obiettivo del lavoro.
Come Bros siamo stati riconosciuti, nelle intese e nei protocolli ai tavoli con il governo (li ha letti il Sindaco?), per il nostro percorso formativo sono stati spesi milioni, e a quegli stessi tavoli sono stati presi impegni precisi per la stabilizzazione di questa platea. Alla luce del fallimento del Piano per il Lavoro dell’Ass. Nappi spacciato come la soluzione ai problemi occupazionali della Campania, noi pretendiamo che si dia corso a quegli impegni rivendicando che si tratti la nostra vertenza come un’emergenza occupazionale al pari delle altre. Lo sappia Caldoro, visto che si appresta a chiedere fondi per l’occupazione e lo sviluppo in Campania, e lo rammenti de Magistris ed il “compagno” Sodano che a chiacchiere fanno i paladini del cambiamento, e si ergono a promotori di mobilitazioni per il lavoro, ma nei fatti gridano alla violenza e chiamano le forze dell’ordine per lo sgombero delle sale comunali quando chi è senza lavoro pretende di essere ascoltato.
A tutti questi signori piacciono solo le chiacchiere (che tali rimangono) delle sedute partecipate con gli educati cittadini, e molto meno le facce dei disperati di questa regione: gli ambulanti, gli immigrati, i disoccupati, i parcheggiatori abusivi, contro cui, mai come prima, si è scatenata la violenza brutale di questa amministrazione.
Evidentemente, quando in campagna elettorale si prometteva l’aria pulita nei palazzi, si intendeva fare piazza pulita dei disperati e non di chi è responsabile di questa situazione e che da quelle poltrone ha continuato a tutelare i propri interessi e quelli dei propri amici.
Ebbene, siamo noi a non farci intimidire. Dall’episodio di ieri una cosa ci è stata chiara: nessun tavolo è previsto né il 10 né, al momento, in altra data. Facciamo, quindi, appello a tutti i precari Bros a non dare credito a false notizie il cui scopo è, come nel recente passato, la smobilitazione e la divisione del nostro movimento. Mai come adesso abbiamo bisogno di tornare in piazza compatti. I nostri alleati non stanno nelle istituzioni ma in quanti, come noi, stanno lottando per difendere il loro posto di lavoro e il diritto a campare.

MOVIMENTO PRECARI BROS X IL LAVORO STABILE ED IL SALARIO






Napoli, 05.11.11
CON I PRECARI BROS E CON TUTTI QUELLI CHE LOTTANO!
Il sindaco di Napoli riceve la solidarietà dalle istituzioni e da parte di tutti i partiti borghesi  a cominciare dal governatore della Regione Campania Caldoro, il governatore che sta massacrando lavoratori, precari e disoccupati, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, contestato ieri da parte di un gruppo di precari Bros a seguito del rifiuto di interloquire come dimostrano le immagini non c’è stata alcuna violenza da parte dei precari, erano la maggioranza donne e per lo più alcune anziane. La contestazione legittima al sindaco ha scaturito al momento 10 BROS denunciati “una azione squadrista e fascista” afferma il primo cittadino.
La legalità che afferma il sindaco è quella dei Sementa che picchia con manganelli gli immigrati, i disoccupati e gli ambulanti? Noi affermiamo che senza lavoro e diritti non ci può essere nessuna legalità
 Invece di scuotere lo stendardo del legalitarismo da sindaco sceriffo contro chi lotta per una vita dignitosa, che De Magistris inizi ad intervenire realmente sugli effetti della crisi sociale che esiste e si aggrava, per i lavoratori precari, disoccupati e immigrati. Compito di un sindaco che mira realmente alla rinascita della città è quello di occuparsi delle resistenze scoperte delle emergenze sociali che continuano ad abbassare le condizioni di vita della masse popolari e dei lavoratori. Invece di denunciare chi lotta, dunque, il sindaco deve utilizzare tutti gli strumenti necessari, la sua autorevolezza istituzionale, i mezzi propri all’amministrazione che dirige per sostenere le mobilitazioni contro la crisi e adottare tutte le misure necessarie per  porre argine ai problemi irrisolti, schivati o in affrontati della città, a partire dal lavoro.
Si impone al primo posto dell’agenda politica dell’Amministrazione la costituzione di un tavolo permanente, di una task force che comprenda sindacati, movimenti di disoccupati e di precari, collettivi di immigrati, ma anche associazioni di commercianti, industriali, la Chiesa che si occupi di elaborare progetti per la creazione di posti di lavoro utili e dignitosi, per dare respiro veramente nuovo ad una città ferita della criminalità organizzata, dalla speculazione selvaggia, dall’abbrutimento sociale. La nostra città ha bisogno di lavoro e servizi sociali le organizzazione operaie e le organizzazioni popolari devono spingere De Magistris in questa direzione. Se De Magistris non si deciderà a rompere con i poteri forti le organizzazioni operaie e popolari renderanno ingovernabile la città e la riscossa popolare che De Magistris ha alimentato gli si rivolterà contro, travolgendolo.
Solidarietà ai precari Bros denunciati!
Ogni legge che non fa gli interessi delle masse popolari va rovesciata!
Lavoro utile e dignitoso per tutti!
Avanti per il governo di emergenza popolare!
Sindacato lavoratori in lotta – per il sindacato di classe


disoccupati denunciati

LE INDAGINI-LAMPO: 10 DENUNCE - Dieci persone sono state denunciate dalla polizia a seguito dell'assalto all'auto all'interno della quale si trovava il sindaco Luigi de Magistris. La polizia a tempo di record ha identificato i disoccupati organizzati aderenti all'ex progetto Bross e ai 'Banchi nuovi' e ai disoccupati di Acerra che hanno colpito con calci e pugni l'auto del sindaco. I dieci sono stati denunciati in stato di libertà per manifestazione non autorizzata, violenza privata aggravata, danneggiamento aggravato e oltraggio a pubblico ufficiale. Le indagini della polizia proseguono per cercare di identificare altri partecipanti alla protesta.







De Magistris oggi

dopo l’aggressione
“Squadristi, non mi fermeranno”
“Quella di ieri è stata un’operazione squadrista e fascista che ha cercato di impedire una bella giornata, ma non mi ha fatto cedere di un millimetro: più cercano di mettermi ostacoli più vado avanti”. Queste le parole del sindaco Luigi de Magistris, al termine della cerimonia di premiazione del Premio Napoli, sull’aggressione subita  da parte di un gruppo di precari Bros.

un commento

Caro Sindaco sul suo blog aveva ufficialmente rilasciato un intervista che faceva intedere che lei era stato ” aggredito ” !!! Dal video si vede tranquillamente che lei risponde in modo frettoloso i disoccupati , lei si e’ sempre definito il Sindaco di tutti , il Sindaco che ascolta coloro che si trovano in dificolta’….
Guardi che sono passati si e no 3 -4 mesi ?!?! Gia’ si rimangia le parole ?! I suoi sostenitori dove sono finiti ?! Lei era favorevole alla raccolta ” porta a porta ” , ed era disposto a prendere un impegno serio e’ concreto con la platea B.R.O.S .
Ieri pubblicamente durante l’accesa contestazione ha detto ” E’ un problema che non mi riguarda …. e’ della Regione …”"”" , il giorno dopo vediamo che ” repubblica ” dice una cosa e ” il corriere del mezzogiorno “altra … poi sul suo blog infine scrive ” aggressione ” !!! pure fascista !?!?!?!? Ma stiamo dando i numeri De Magistris !?!?!? Te quelle persone le conosci bene , qualche mese fa erano salite in delagazione prima che si rispaccasse il movimento B.r.os. ….
Signori siamo arrivati alla frutta questo personaggio non vuole niente ha che fare con i disoccupati , e’ stiamo ancora aspettando !?!?!?

la solidarietà dei disoccupati organizzati di taranto


i disoccupati organizzati- slai cobas per il sindacato di classe taranto esprimono
la massima solidarietà ai disoccupati organizzati bros di napoli e alle loro organizzazzioni di lotta davanti all'indecente e reazionario comportamento del sindaco De magistris e alla campagna di insulti ìe denigrazione scatenata dallo stesso sindacao e dai mass media volta a isolarli e a trovare pretesti per non incontrarli e per non mantenere le promesse elettorali
conosciamo bene questi atteggiamenti anche a taranto ad opera del sindaco populista stefano e quindi non ce ne stupiamo
ribadiamo solidarietà unità di lotta per il lavoro e il salario garantito

disoccupati organizzati taranto
slai cobas per il sindacato di classe
cobasta@libero.it
6 novembre 2011

pc 6 novembre - cresce la mobilitazione nazionale contro equitalia - 9 novembre presidio all'Aquila

MERCOLEDI 9 NOVEMBRE, ORE 10 PRESIDIO DI FRONTE A EQUITALIA

Equitalia è la società pubblica incaricata della riscossione nazionale dei tributi.

Quando non si paga una multa, un’imposta, una tassa o un contributo per dimenticanza o perché non siamo in grado di versare quanto dovuto, gli enti impositori (Comune, Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL, ecc.), dopo un primo avviso, incaricano della riscossione Equitalia S.p.A. (a questo punto le somme dovute si dicono “iscritte a ruolo”).

Equitalia notifica al cittadino moroso una cartella di pagamento; se questo non avviene entro 60 giorni, la società potrà avvalersi di mezzi più coercitivi per riscuotere: ipotecare una casa, bloccare un’auto, effettuare pignoramenti di beni mobili e mandarli all’asta, sequestrare una pensione, bloccare il conto corrente del debitore o i suoi crediti.

In questo modo si sta colpendo chi ha fatto dichiarazioni di reddito fedeli e oggi, a causa della crisi, non è in grado di pagare le tasse.

E’ la condanna a morte delle imprese oneste!

Equitalia può determinare il definitivo tracollo economico di una famiglia o di un’azienda.

All’Aquila, dove già si paga più duramente che altrove la crisi, la precarietà e la mancanza di lavoro, dove siamo tornati a pagare le tasse in una disastrosa situazione economica, ora dovremo restituire quelle non versate.

Sai che dovremo farlo entro dicembre e restituirle tutte insieme? Sai che se non paghi, Equitalia può pignorarti quello che resta della tua casa?
Le modalità di riscossione di Equitalia rischiano di stritolarci!

E tu che fai? Continui ad aspettare che l’ultima ordinanza ti salvi la vita?

E’ ORA DI DIRE BASTA AL RICATTO CONTINUO E ALL’INGIUSTIZIA CHE IL NOSTRO TERRITORIO SUBISCE DA DUE ANNI!

MERCOLEDI 9 NOVEMBRE ore 10 PRESIDIO di fronte a EQUITALIA in via Strinella

Microfono aperto per chi vorrà raccontare la sua storia di ordinaria ingiustizia, in un territorio che diventerà il più tartassato d’Italia e dove non ci sarà lasciata altra scelta che quella dell’insolvenza!

Asilo Occupato - CaseMatte - Comitato 3e32 - L'Aquila

http://www.3e32.com/main/?p=5466

pc 6 novembre - BERNOCCHI IN PENSIONE! (ANZI, E' GIA' IN PENSIONE DA MOLTI ANNI)

BERNOCCHI IN PENSIONE! (ANZI, E' GIA' IN PENSIONE DA MOLTI ANNI)
Submitted by anonimo on Fri, 04/11/2011 - 19:24 15 ottobre 201115 ottobreapprofondimenti/analisibernocchicobasinfoautitaliaTorino
Apprendisti stregoni, devastatori, sfasciacarrozze, folli, gruppettari...

A proposito di un documento della Confederazione Cobas.

Sono ormai passati diversi giorni dagli eventi accaduti il 15 ottobre a Roma. Il dibattito che si è in seguito sviluppato all'interno del movimento sul corteo degli indignados, soprattutto in rete attraverso una serie di comunicati e testimonianze, è stato senza dubbio interessante. Fra le molte cose che abbiamo letto, di ogni tipo e colore, ci ha colpito negativamente il documento della confederazione COBAS. Complessivamente, le 7 cartelle (!) intitolate "UN IGNOBILE ATTACCO AI COBAS, L'ANALISI DEL 15 OTTOBRE E COME CONTINUARE" rappresentano dal nostro punto di vista più che l'analisi politica di un evento di piazza, una sorta di sfogo, tanto sguaiato quanto isterico, che davvero poco aiuta alla comprensione di quanto avvenuto. L’assunto di base, che il testo vorrebbe dimostrare, appare frutto di una lettura dietrologica degli accadimenti, che come sempre avviene in questi casi, rovescia le cause con gli effetti. Secondo i COBAS il 15 ottobre qualche mente diabolica avrebbe ordito un piano scellerato atto a distruggere il corteo degli indignados e quindi di impedire di parlare dai palchi in piazza San Giovanni, tanto per fargli “pagare” il presunto accordo elettorale con SEL. Aldilà della evidente infondatezza dell’assunto, vorremmo qui porre l'accento su alcuni passaggi del suddetto documento. A pagina 3 viene così scritto:

"Letteralmente agghiacciante, infine, la motivazione venuta da alcuni (tipo il comunicato su Info-Aut di una ben nota area, “Volevano fare un comizio. E invece…”, che irride agli organizzatori, considerati venduti al centrosinistra e che inneggia ai distruttori che avrebbero impedito il subdolo piano) secondo la quale il corteo sarebbe stato demolito giustamente perché nascondeva un patto scellerato con SEL da parte di alcuni dei promotori (Uniti per l’Alternativa)."

Fa comodo evidentemente fare finta di non capire. Intanto, il titolo dell’editoriale viene citato in modo distorto, piegato alle esigenze di una lettura forzata; quello corretto recita “Doveva finire con qualche comizio…”, e solo ai più superficiali può sembrare che non vi sia differenza. In secondo luogo, il contenuto non è riassumibile nei termini in cui viene fatto dai COBAS. Il nostro editoriale, molto semplicemente, vorremmo dire materialisticamente, si limita a leggere quanto appena avvenuto e fornisce una prima impressione e alcune chiavi di lettura. Nessuno afferma che “il corteo è stato demolito giustamente”, né che la causa di ciò sia dovuta al “patto scellerato con SEL da parte dei promotori”. Quello che diciamo, lo ripetiamo per i duri d’orecchio, è che l’avere scelto di non passare con il corteo vicino ai palazzi del potere non poteva fare altro che lasciare mano libera alla spontaneità e all’improvvisazione. Il punto è questo, e ancora oggi non abbiamo letto da nessuna parte, COBAS compresi, perché sia stato scelto per il corteo un percorso che accuratamente evitasse l’incrocio con un qualsiasi luogo simbolo del potere. Gli organizzatori hanno promosso il solito rituale corteo da piazza della Repubblica a San Giovanni, prefetto e questore hanno tirato un bel sospiro di sollievo e di gioia quando ne sono venuti a conoscenza. Noi, pensavamo e continuiamo a pensare che un corteo come quello di Roma avesse il dovere quantomeno di provare ad avvicinarsi ad essi. E continuiamo a pensare che se così fosse stato, probabilmente oggi parleremmo di un altro 15 ottobre. Ma l’assenza di risposte su questo punto (o la ridicola scusa che piazza Navona sarebbe stata troppo piccola per contenere 2-300 mila persone, come se il corteo avesse dovuto concludersi per forza lì) non poteva che alimentare le voci che da tempo giravano sui presunti accordi sottobanco con SEL e ARCI ,voci che certamente non abbiamo messo in giro noi, e che oltretutto non è che suscitino chissà quale sorpresa.

C’è poi un altro elemento che vorremmo sottolineare. Ed è il linguaggio utilizzato dai COBAS nel comunicato. Siamo abituati da tempo immemore a leggere sulla stampa mainstream (una volta si sarebbe detto “borghese”) giudizi, formule e terminologie che più che raccontare e spiegare, definiscono e giudicano i movimenti e le lotte secondo una morale perbenista, quando non forcaiola. Ritrovare però quello stesso linguaggio dentro a un comunicato di un sindacato di classe, non concertativo, aut organizzato, di sinistra come i COBAS ci lascia appunto interdetti. Sorvoliamo ancora sulle numerose e pesanti allusioni che una mente nemmeno troppo sveglia leggerebbe come volgari giudizi sprezzanti verso di noi, e ci limitiamo a riportare alcune dei termini utilizzati: i soggetti sociali protagonisti degli scontri di Roma e coloro che in seguito si sono permessi di non condannarli al rogo, vengono definiti di volta in volta devastatori, sfasciavetrine, sfasciacarrozze, folli, sciagurati, “compagneria”, apprendisti stregoni, gruppettari politicanti, degradati, sedicenti antagonisti, distruttori ecc. Se questo è il linguaggio dei COBAS, ci chiediamo davvero cosa differenzi i suoi maitre à penser da quelli di Repubblica, Corriere e Libero.

Ma poiché conosciamo tante compagne e compagni dei COBAS, ci chiediamo se quello riportato nel comunicato sia davvero il pensiero e il linguaggio degli iscritti e dei militanti del sindacato. I tanti con i quali in passato abbiamo condiviso lotte e battaglie, alcune anche eroiche, e tutte vissute con partecipazione e trasporto non crediamo, e non vogliamo credere che possano riconoscersi in quel testo. Come non vi si riconoscono le tante nostre compagne e nostri compagni iscritti ai COBAS. Non vi si riconoscono alcune compagne del centro Italia che hanno partecipato al recente Feminist Blog Camp, che imbarazzate, ci hanno tenuto a nel loro intervento a prenderne le distanze (per quanto non fossero presenti in vesti sindacali). Non vi si riconoscono compagne e compagni che conosciamo e che insegnano nelle scuole a Torino, in provincia, in Valle di Susa. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi.

Tra il serio e il faceto sorge quindi, per concludere, un interrogativo. Chi ha scritto quel comunicato, rappresenta davvero gli iscritti e i militanti dei COBAS? Siccome a parlare, nei comizi e in tv, è sempre e solo Piero Bernocchi, potrebbe sembrare di sì. Ma abbiamo appena visto che la realtà che conosciamo è un’altra. Sorge quindi un’ulteriore domanda. Se in un apparato elefantiaco come la CGIL , negli ultimi 10 anni abbiamo visto avvicendarsi alla sua guida prima Cofferati, poi Epifani e ora la Camusso; nella CISL D’Antoni, Pezzotta e Bonanni, come mai nei COBAS continua a dominare ininterrottamente da quasi 15 anni la figura di Piero Bernocchi? Nemmeno vivessimo nella Bulgaria di Zivkov! Speriamo che questa eterna leadership abbia garantito un costante e progressivo aumento delle tessere sindacali. Potremmo sbagliarci. Ci risulta invece, e qui certamente non sbagliamo, che il buon Bernocchi sia da anni un pensionato. Non sarebbe il caso, per il bene di tutti e tutte, che passasse la mano a qualcuno più giovane e coraggioso, e concludesse la sua carriera come leader della categoria alla quale appartiene?

La redazione di Infoaut.org

pc 6 novembre - antifascismo militante - presidio a Cuneo il 17 novembre

presidio per la prima udienza del processo
giovedi 17 novembre udienza preliminare, Tribunale di Cuneo alle ore 15.30.

ORE 15:00 PRESIDIO IN PIAZZA GALIMBERTI DAVANTI AL TRIBUNALE

L'antifascismo non si processa Guido a casa libero, Fabio, Luca, tutti liberi!

Il 26 febbraio 2011 casapound Cuneo annuncia l'apertura di una sede nella città medaglia d'oro per la resistenza. Un folto gruppo di persone, tra cittadini, militanti antifascisti, istituzioni e associazioni locali organizza un ritrovo in piazza per impedire l'inaugurazione. Dopo svariati interventi, una parte dei manifestanti parte in corteo spontaneo per raggiungere la sede dei fascisti del terzo millennio e si scontra con loro e con le forze dell'ordine che si interpongono. Il 27 maggio vengono eseguite 20 perquisizioni e denunce, due arresti, domiciliari e firme per altri imputati. Due i latitanti, tra i quali Guido Mantelli, anarchico cuneese e alpigiano ribelle. Da allora vari sono stati i presidi e volantinaggi in quel di Cuneo, partecipati e con un riscontro positivo tra gli abitanti della città In vista della prima udienza del processo chiamiamo tutte le persone sensibili ai valori e alle pratiche dell'antifascismo a partecipare.


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pc 6 novembre - Nepal, i maoisti rivoluzionari nepalesi contro il governo Prachanda-Battarai



Parlano i rivoluzionari nepalesi: l'Esercito popolare di liberazione rinascerà

"La deviazione di destra, che ha sciolto l'Esercito Popolare di Liberazione che si è sacrificato per la pace e la trasformazione, sarà eliminata subito. Centinaia di migliaia di nuovi soldati dell'EPL nasceranno dalle ceneri del dissolto EPL. I signori della terra, burattini, imperialisti e gli espansionisti, che si scambiano la loro felicità, non avranno più tempo di essere felici, perché noi siamo con le masse popolari e la loro felicità ".

Uno scontro epocale è scoppiato in Nepal.

Il primo ministro del Nepal e il presidente storico del partito maoista (due uomini una volta di primo piano nella rivoluzione) hanno dichiarato lo scioglimento dell'Esercito Popolare di Liberazione.

In rapida opposizione, le forze rivoluzionarie organizzate all'interno del loro stesso partito e della leadership hanno dichiarato la ferma volontà di preservare le forze armate del popolo - ricostruendo l'Esercito Popolare di Liberazione, se necessario.

Il 2 novembre, la dissoluzione dell'EPL è stata annunciata nella forma di un nuovo Accordo in sette punti che è stato raggiunto tra Bhattarai, Prachanda e gli altri partiti che compongono la Assemblea Costituente del Nepal.

In base a tale accordo l'Esercito Popolare di Liberazione del Partito Comunista Unificato del Nepal (maoista) deve essere smantellato. Anche la Lega della Gioventù Comunista, una forza di combattimento di massa, deve essere sciolta. Questo accordo rappresenta un tradimento delle forze dell'EPL e dei martiri della guerra popolare. E 'anche l'ennesima mossa della fazione Bhattarai e Prachanda per abbandonare il cammino verso la rivoluzione di nuova democrazia.

Quello che segue è una sintesi della dichiarazione di Mohan Baidya "Kiran" (tra i maggiori leader dell'UCPN (Maoista), e Ram Bahadur Thapa "Badal" (uno dei principali comandanti militari dell'EPL).

La loro fazione rivoluzionaria dell'UCPN (M) si è opposta a questo accordo, e a tutti i tentativi di liquidare l'EPL. Ciò che è interessante in questa dichiarazione particolare è la notizia che le forze rivoluzionarie in Nepal formeranno un nuovo Esercito popolare di liberazione "dalle ceneri del disciolto PLA".

L'ala rivoluzionaria del partito ha anche costituito una forza di combattimento separata, chiamato "I volontari del popolo" che non viene intaccata da questo accordo.

Questo articolo è originariamente apparso in The Red Star, che è diventato la voce in lingua inglese dell'ala rivoluzionaria dei maoisti del Nepal.

Kiran e Badal: Nessuna resa

Kathmandu, 2 novembre: La fazione rivoluzionaria dell'UCPN-maoista ha fatto sentire alta la propria voce autentica a difesa della rivoluzione. Dopo che le fazioni Prachanda e Baburam [Bhattarai] hanno accettato di consegnare tutte le conquiste della guerra popolare, il compagno Kiran e il compagno Badal hanno chiaramente fatto sentire la loro voce in una conferenza stampa tenuta oggi a Kathmandu.

Nella Sala conferenza nazionale piena di giornalisti, intellettuali e quadri, il membro anziano e vice-presidente compagno Kiran ha chiarito tutte le domande poste dai presenti. Ha detto:

"L'esercito Popolare di Liberazione (EPL), che ha giocato un ruolo significativo nel cambiamento politico della nazione, è stato disarmato, disonorato e disperso con l'Accordo in 7 punti firmato la notte del 1 novembre."

Sottolineando i contributi dell'EPL e del popolo, il compagno Kiran ha detto: "Poco prima della riunione del Comitato centrale, il presidente del partito ha firmato l'Accordo a mezzanotte. Ha commesso un grave errore in questo modo. Stiamo consigliandogli di ritirarlo, e correggerlo nel comitato centrale di domani. Insieme a ciò, abbiamo detto anche altri partiti politici di correggere questo errore." Il compagno Kiran pubblicamente ha accettato la realtà amara che il partito si sta degradando giorno dopo giorno. Ha aggiunto che il partito dovrebbe essere l'ideologia, il sogno e il popolo così come la nazione. Nazione e popolo sono più cari rispetto a qualsiasi partito.

Nella conferenza stampa, il segretario generale del partito, compagno Badal, ha denunciato tutti gli intrighi e si è opposto fortemente alle trame antipopolari e anti-nazionali dicendo che i loro misfatti si tradurranno in polvere. Ha detto:

"Oggi è il giorno storico per tutti noi per la nostra lotta contro l'imperialismo e l'espansionismo. Il momento in cui teniamo una conferenza stampa è un momento storico perché esprimiamo il nostro impegno, non soltanto un'opinione. Questa riunione qui è la riunione storica che è focalizzata nel combattere contro l'espansionismo, l'imperialismo e i loro burattini. Siamo allineati qui per resistere e combattere contro i fantocci fino alla nostra morte ".

Nel chiarire i dubbi e le voci che sono state diffuse contro la fazione rivoluzionaria, ha aggiunto,

"Certamente, la notte del 1° novembre è la storica notte buia. La notte oscura è diventata la notte allegra per i feudali, imperialisti e gli espansionisti e i loro fantocci. Tuttavia, dall'altro, la stessa notte è stata segnata come la notte della sofferenza, preoccupazione e maledizione per le famiglie dei martiri, feriti e delle masse lavoratrici povere. Pertanto, ci siamo presentati qui con il vulcano delle sofferenze e della voce tonante dentro le preoccupazioni. "

Il Partito comunista senza esercito non può esistere. Dato che rappresenta il polo opposto rispetto alla reazione, dovrebbe avere il suo pilastro forte che è l'EPL. Ma in Nepal, l'EPL è stato spudoratamente disarmato e disperso. Egli ha inoltre aggiunto:

"La notte è stata la notte in cui l'EPL è stato cinicamente disarmato, crudelmente disarmato e gettato nella polvere per arrendersi di fronte alla reazione. Perciò, è la notte nera per i soldati dell'EPL, la classe operaia e chi ama la libertà. Questa è stata una disgrazia! Ma ha portato con sé un uragano. Questa disgrazia ha portato con sé un futuro luminoso. Il futuro della classe operaia distruggerà il loro piacere momentaneo "

Nella conferenza stampa egli si è impegnato a guidare la rivoluzione davanti al nemico senza rea alcuna. Ha concluso,

"Compagni e amici giornalisti! Vogliamo rendere pubblica la nostra promessa in questa occasione prendendo a testimoni i martiri, i feriti, i prigionieri e le masse popolari povere del nostro impegno: che non permetteremo che venga rovinato il sogno di tutti voi invano. Noi realizzeremo il vostro sogno. La notte del 1° novembre è stata la notte in cui la destra ha finito con il disperdersi nella storia del movimento comunista del Nepal. La deviazione di destra che ha sciolto l'EPL che si è sacrificato per la pace e la trasformazione, scomparirà subito. Centinaia di migliaia di nuovi soldati dell'EPL nasceranno dalle ceneri del disciolto EPL. I signori della terra, i burattini, gli imperialisti e gli espansionisti, che si scambiano la loro felicità, non avranno più tempo di sentirsi felici, perché noi siamo con le masse popolari e la loro felicità."

http://southasiarev.wordpress.com/2011/11/04/nepals-revolutionary-forces-peoples-liberation-army-will-return/

pc 6 novembre - PER LE 6 DONNE E BAMBINE DI GENOVA: PAGHERETE CARO PAGHERETE TUTTO!

Janissa (1 anno), Gioia (8 anni), Shpresa (28 anni, la loro mamma) , Serena (19 anni), Angela (40 anni) , Evelina (50 anni) sono state inghiottite dal fango, dalla valanga di acqua che sta invadendo Genova.

Ancora tragiche morti che si aggiungono a tutte quelle che in tanti anni hanno colpito diversi territori del nostro paese, sì investiti da potenti fenomeni naturali ma mai messi preventivamente in condizioni di sicurezza da chi in modo criminale ci governa. Mai in tutti questi anni un serio provvedimento per far fronte ai gravi rischi idrogeologici cui sono soggetti ampi territori italiani ma invece corruzione a più non posso, sfrenata speculazione edilizia, malaffare, milioni di euro stanziati per mega opere inutili, spesi per finanziare la guerra.
Janissa, Gioa, Shpresa, Serena, Angela, Evelina non uccise dalla natura ma dalla delinquenza del governo nazionale e dei governi locali per i quali la vita delle persone "di ogni giorno" non conta proprio nulla!

La morte di bambini, di donne, uomini non può restare impunita... PRIMA O POI PAGHERETE CARO PAGHERETE TUTTO!

Da mfprpa - Tavolo 4

pc 6 novembre - LETTERA AL SINDACO DI GENOVA DA ING. M. SPEZIA RETE PER LA SICUREZZA

Al Sindaco di Genova,

ho letto la sua intervista a pagina 7 del quotidiano Il Secolo XIX del 05/11/11, in merito all’ alluvione di Genova del 4 novembre e della strage dei sei morti a seguito di tale disastro.
Quello che lei ha detto mi ha sconcertato e allibito, ma non mi ha certo meravigliato.
L’ unica sua preoccupazione nel rispondere alle domande del giornalista è stata quella di respingere qualunque sua responsabilità nella strage del 4 novembre: “E di cosa dovrei sentirmi responsabile? Di essere il primo cittadino di una città che ha subito l’ aggressione di uno tsunami”.
E nel manlevarsi da qualunque responsabilità (l’ unica sua preoccupazione, come tutti i suoi colleghi politici in queste situazioni, vedi il bell’ editoriale “La faccia tosta dei politici” di Umberto La Rocca a pagina 5 del medesimo quotidiano) arriva alla infamia, di accusare, in più punti dell’ intervista, i genovesi di essersi comportati in maniera irresponsabile e in sostanza arriva alla conclusione che se il 4 novembre sei persone sono morte, la colpa è soltanto loro, che non hanno tenuto abbastanza alla loro vita.
Il suo ragionamento è del tutto analogo a quello dei nostri politici e dei nostri imprenditori che, a seguito della continua strage di morti sul lavoro (quattro al giorno), continuano a dire che la colpa di questa strage non è la mancata prevenzione sui luoghi di lavoro da parte di politici e imprenditori, ma la colpa è dei lavoratori “che non si vogliono abbastanza bene”. E di questo, ripeto, non c’è certo da meravigliarsi.
Ovviamente invece nella sua intervista non risponde alle domande che sono sulla bocca di molti in questi giorni.
Come mai dopo oltre 40 anni dalla strage dell’ ottobre 1970, in cui proprio il Bisagno straripò, e dopo innumerevoli altri episodi simili, sostanzialmente la situazione idrogeologica di Genova è rimasta la stessa?
Come mai a Genova si continua a costruire, a cementificare, a stravolgere l’ ambiente senza nessuna logica che non sia quella di mercato (vedi il nuovo Ipercoop di Ponte Carregga?
Come mai a Genova non si fa regolare manutenzione delle opere di scolo dell’ acqua piovana e come mai la stessa è lasciata in qualche caso a carico dei privati (vedi intervista al dirigente della Ricupol a pagina 6 nel citato quotidiano)?
Come mai, dopo la strage di dieci giorni fa nello spezzino e nonostante la Protezione Civile avesse emanato un allerta meteo di livello 2, il Comune non ha disposto da subito la chiusura delle scuole e degli uffici pubblici di non immediata utilità, non ha disposto il blocco del traffico, non ha inviato la Polizia Municipale a chiedere ai cittadini di rimanere nei piani alti delle case, non ha chiesto alla Prefettura l’ aiuto per le opere di ordine pubblico, ma tutto questo è stato fatto solo dopo che la strage era già avvenuta?
Come mai nelle opere di soccorso si sono manifestati i ritardi documentati nell’ articolo di pagina 6 del citato quotidiano?
So già che non risponderà in maniera esauriente a queste domande, come non ha saputo rispondere in maniera esauriente al bisogno di prevenzione e di gestione dell’ emergenza che i cittadini di Genova si aspettavano dal proprio Sindaco.
Come so già che lei non sentirà mai il dovere etico, morale e politico (nell’ accezione positiva del termine “politico”) di dare le dimissioni.
Mi auguro che provveda la Magistratura a individuare i veri responsabili della strage del 4 novembre, che non sono certo, come afferma lei, i cittadini genovesi.

E auguro a lei e a tutta la Giunta comunale di Genova che il ricordo dei sei morti del 4 novembre vi pesi sulla coscienza per tutta la vita (ammesso che ce l’ abbiate una coscienza)!

Ing. Marco Spezia
Sarzana (SP)

della Rete per la sicurezza sui posti di lavoro

pc 6 novembre - ANCHE ALESSANDRIA SOTT'ACQUA

Limonte era il nome della macroregione che avrebbe dovuto scaturire dall'unione delle due entità amministrative della Liguria e del Piemonte.
L'idea - in seguito all'elezione dell'avvocato legaiolo novarese Roberto Cota alla presidenza della Regione subalpina - è stata per il momento accantonata, ma in questi giorni alla politica si sta sostituendo la natura, accomunando le due zone nella devastazione.
Dopo la tragedia di Genova - dove alla fine si contano sei morti, e non sette come segnalato in un primo momento, e danni che ammontano (soltanto per quanto concerne il patrimonio pubblico) ad oltre sette milioni - la furia degli elementi si è scatenata su Alessandria e provincia, provocando frane ed allagamenti su gran parte del territorio.
Così occorre registrare la chiusura al traffico di molte strade disseminate nelle varie zone e di tratti delle linee ferroviarie che attraversano la provincia.
Nel capoluogo è esondato il fiume Bormida, e questo particolare evento merita una riflessione.
L'attuale amministrazione comunale, guidata dal forzitaliota Piercarlo Fabbio, ha dato parere favorevole alla costruzione di un grosso centro commerciale proprio sulle sponde della suddetta via d'acqua, assicurando che tutta la zona - comprendente anche il quartiere residenziale di Alessandria 2000 - era stato messo in totale sicurezza.
Il risultato di questi giorni di pioggia è stato che l'appena inaugurato Panorama, ed il retrostante rione cittadino, sono stati completamente allagati.
Non bisogna però addossare tutte le colpe di quanto accaduto solo all'incompetenza dell'attuale Giunta comunale; nel 1994 vi fu un'alluvione devastante che colpì l'intero Piemonte: da allora, tutte le amministrazioni che si sono succedute non hanno fatto nulla per evitare il ripetersi di queste calamità assai poco naturali, e questi sono i risultati.

Alessandria, 06 novembre 2011

Stefano Ghio - Proletari Comunisti
http://pennatagliente.wordpress.com

pc 6 novembre - assemblea a Novara in preparazione della manifestazione del 12 novembre

una rappresentanza di 5 militanti rappresentativi del sud e del nord di proletari comunisti parteciperà alla manifestazione nazionale contro gli F15 di novara del 12 novembre
per chi volesse venire con noi, o incontrarci nel corso della manifestazione
amail ro.red@libero.it tel 347-1102638

report sull'assemblea preparatoria del 4 novembre a novara

si è tenuta ieri un'assemblea pubblica a Novara in preparazione della manifestazione No F-35 prevista per il 12 novembre e di approfondimento.
Dentro il giardinetto della sala una macchina della polizia e una dei carabinieri, che sono rimasti parecchio nell'antisala per poi spostarsi nel giardinetto
Nell'intervento introduttivo è stato posto l'accento sulla necessità di proseguire in questa lotta in modo unitario, sul modello No TAV in Valsusa.

Il giornalista messinese e militante No ponte Mazzeo ha fatto una lunga ed articolata relazione che ha messo in evidenza i nessi tra le così dette "grandi opere" in cantiere in questo paese- Ponte sullo stretto-TAV e guerra, partendo dall'intervento in Libia e di come l' italia sia diventata "ospite" di forze extra Nato e con il delinearsi di nuovi poli militari. In particolare, ha messo in evidenza come molti degli attori si ritrovano in entrambe: Finmeccanica, Almaviva, ma anche alcuni insospettati come la Rai e Confagricoltura. La relazione, per molti versi tecnica, ha messo in evidenza come scelte economiche, o meglio, interessi economici mettono in discussione la democrazia in questo paese, in riferimento, in particolare, al fatto che neanche gli interventi militari passano per un voto in Parlamento, oltre al fatto che si è creata una sorta di extraterritorialità molto diffusa in questo Paese. Lo stesso tema è stato sollevato dall'intervento successivo di peacelink: "Quale politica militare ha deciso l' Italia". Anche questo un intervento molto tecnico sulle caratteristiche degli F35, del perchè continuano a diminuire le richieste di commesse per questo modello, di come non sia pensabile che darà lavoro in maniera significativa, ma la scelta dell'assembramento degli F35 sia frutto di servilismo da parte dell' Italia con in cambio briciole in termini di ricadute positive sia in termini economici che di conoscenze tecnologiche.

Il rappresentante del movimento NO TAV ha utilizzato alcune immagini per legarsi efficacemente agli interventi che di quanti lo hanno preceduto e ai temi della serata, con la precisazione, in apertura, che la scelta degli F35, per l'Italia viene da lontano con la costruzione della portaerei Cavour: l'immagine del fumo dei lacrimogeni cs utilizzato il 3 luglio: visto che sono proibiti nelle zone di guerra, utilizzati in Valsusa; le immagini del filo spinato israeliano che delimita il non cantiere; le immagini della distruzione del sito archeologico-di cui sono stati accusati i No TAV ed oggi il museo utilizzato come sede del comando; le immagini dei mezzi, blindati utilizzati per presidiare, in particolare quelli militari-addestrati in Afganistan sbarcati in Valsusa; la denuncia dell'uso improprio dei VVFF utilizzati in turni-si è riusciti a mettere fine a questa sottrazione "indebita" dei vigili del fuoco al ruolo che effettivamente hanno di presidio del territorio; i costi esorbitanti di 90.000 euro al giorno per mantenere il presidio a un cantiere fantasma, saliti a 500.000 euro al giorno nei giorni del 22 e 23 ottobre ed ha ricordato che a 500.000 euro ammonterebbe il fabbisogno per coprire le spese per i servizi sociali della valle, soldi che non vengono trovati, mentre per " presidiare" il cantiere si trovano prontamente; le vessazioni dei contadini che per poter effettuare la vendemmia sono stati sottoposti a estenuanti controlli; ha sottolineato come la bozza del decreto sviluppo prevede per chi manifesta, visto che il sito della Maddalena è stato dichiarato come sito strategico nazionale, multe e prigione. Rispondendo agli interventi precedenti ha tenuto a precisare che la politica di difesa italiana è già scritta, ma non è stata sancita: repressione delle rivolte popolari.

proletari comunisti milano