sabato 29 ottobre 2011

pc 29-30 ottobre - A Modena gli antifascisti si scontrano con la polizia messa a difesa dei fascisti



A Modena gli antifascisti si sono scontrati con la polizia in assetto antisommossa a difesa di un convegno di Fiamma Tricolore e Forza Nuova organizzato per commemorare la marcia su Roma.
Una vetrata dell'Hotel Europa in corso Vittorio Emanuele, a due passi dal centro dietro l’Accademia militare, è stata infranta e le schegge sono arrivate addosso alla dirigente della Digos e ad un altro poliziotto.
Il corteo, poi, ha sfilato fino a piazza Torre presso il sacrario dei caduti ai pedi della Ghirlandina,
dove si teneva il presidio organizzato da partiti e associazioni del centrosinistra, che la "vibrante protesta" ci tenevano a farla ben lontana dall'evento.
L' Emilia Romagna e, in particolare a Modena e provincia (Sassuolo e Pavullo), è da tempo
terreno di rigurgiti fascisti e di violenze razziste, apertura di circoli neofascisti come il Temple bar e l'associazione "Zang tumb tumb" che fanno capo ad un gruppo di associazioni legate a Aikido e al circolo Rometta 81,il tutto con la copertura di esponenti politici locali della Lega e del Pdl.
Presente all'iniziativa dei fasci Willy Uberti, prima consigliere comunale della Fiamma Tricolore,
e poi rieletto nel 2009 nelle fila del Pdl di Campogalliano.
Ma, ancora una volta, l'apologia di fascismo non è reato per questo Stato: manganelli sugli
antifascisti e libertà d'espressione per i topi di fogna!
E' necessaria una mobilitazione che unisca la costruzione di reti antifasciste in ogni città con la
lotta contro la repressione e lo stato di polizia.
Intanto a Ravenna organizziamo un presidio il 3 novembre davanti al Tribunale che intende processarci per avere manifestato contro il boia Storace.


proletari comunisti-Ravenna

venerdì 28 ottobre 2011

pc 28 ottobre - milano - la borghesia non dimentica chi ha sostenuto gli operai INNSE e li processa

Comunicato della RSU e degli operai della INNSE

Sono arrivate, dopo due anni, le richieste di rinvio a giudizio per sedici manifestanti che il giorno 2 Agosto 2009 parteciparono alla protesta, che gli operai della INNSE misero in atto, per cercare di bloccare lo smontaggio delle macchine della fabbrica. La scelta, a caldo, fu quella di manifestare sulla tangenziale. Il mattino la fabbrica era circondata dalla forza pubblica, all’interno squadre di operai avevano iniziato a smontare le macchine, il presidio era stato rimosso all’alba: fu in quella situazione che un corteo spontaneo, ancora poco numeroso, si diresse verso la tangenziale per attirare l’opinione pubblica su ciò che stava accadendo. Un sito produttivo stava per essere demolito senza appello.
La protesta sulla tangenziale durò pochi minuti, si decise di tornare in Via Rubattino raccogliendosi davanti ai cancelli e chiedendo alle istituzioni di intervenire per bloccare lo smontaggio. Non successe niente. Per bloccare lo smontaggio quattro operai e un sindacalista dovettero finire su un carro ponte della fabbrica e vi restarono per nove giorni. La conclusione si conosce bene, la fabbrica venne comprata da un nuovo imprenditore e sta funzionando normalmente, ci sono state nel frattempo nuove assunzioni.
I sedici manifestanti, rinviati a giudizio, sono fra i primi che accorsero quella tragica mattina e manifestarono con noi operai della INNSE affinchè la fabbrica non venisse smantellata. Una scelta che fa loro onore, sostenevano una lotta operaia che andava avanti da oltre quattordici mesi.
Vengono rinviati in giudizio giovani operai, lavoratori precari e studenti che avevano capito fin dall’inizio che la lotta per non far chiudere la INNSE riguardava direttamente anche loro, le loro condizioni di lavoro, il loro futuro. Fin dall’inizio avevano sostenuto il presidio, erano stati solidali con noi anche quando sembrava che la fabbrica fosse morta e sepolta.
Gli operai della INNSE non dimenticheranno mai il ruolo dei sostenitori, diventati centinaia, accampati in Via Rubattino nei giorni cruciali della gru, restituiremo ai sedici sostenitori, che oggi si vogliono processare, la stessa solidarietà che abbiamo ricevuto.
Il messaggio che si vuol mandare è quello di ergere un muro fra gli operai in lotta contro la chiusura delle fabbriche e i militanti che le sostengono: i primi, sopportati a malapena, i secondi denunciati alla magistratura.
Dopo la conclusione della vicenda INNSE tanti, fra istituzioni e partiti, si sono attribuiti meriti che non avevano, tanti hanno speso parole di elogio per aver salvato una fabbrica che ha fatto la storia di Milano, chi invece ha contribuito, con la sua presenza insieme agli operai, a rendere possibile questo risultato deve finire in tribunale.
Come operai della INNSE non possiamo accettarlo e saremo sempre al loro fianco.


Milano 25/10/ 2011

pc 28 ottobre - YEMEN, LE DONNE BRUCIANO I BURQA




YEMEN
Donne in piazza contro Saleh bruciano i burqa

Migliaia di donne yemenite sono scese in piazza per sfidare la brutale repressione delle proteste perpetrata da 9 mesi dal presidente Ali Abdullah Saleh (con il tacito appoggio degli Usa e degli altri paesi che hanno partecipato alla «liberazione» delle Libia). Ieri, a migliaia, si sono ritrovate nelle strade della capitale Sanaa e hanno dato fuoco ai loro burqaa, il velo integrale islamico, e innalzato cartelli in cui stava scritto: «Il macellaio Saleh uccide le donne ed è orgoglioso di questo» o «Noi donne non abbiamo alcun valore agli occhi di Ali Saleh». Era la prima volta che nei 9 mesi di rivolta contro il presidente a vita (è al potere da più di 30 anni e non vuole saperne di togliere le tende), con centinaia di morti e una guerra civile strisciante, che le donne hanno «alzato il livello dello scontro» a un punto molto sensibile della simbologia islamica. Il recente conferimento del Nobel per la pace alla attivista yemenita Tawakkol Karman ha dato ulteriore spinta alle donne yemenite impegnate in una lotta di liberazione che va al di là dell'uscita di scena di Saleh, uomo degli americani, pur nella sostanziale indifferenza della «comunità internazionale» così pronta a intevenire in difesa dei diritti umani e dei «civili» nella Libia di Gheddafi. Secondo una della leader della protesta, Ruqaiah Nasser, solo in ottobre più di 60 donne sono state «attaccate» dalle forze governative nel silenzio «lamentevole» dei leader tribali: «Noi non staremo in silenzio e ci difenderemo se i nostri uomini non sono in grado di difenderci». (IL Manifesto del 27.10.11)

SANAA - Sono ancora una volta le donne a scendere in piazza. Centinaia di donne yemenite hanno dato fuoco, ieri, ai tradizionali veli in segno di protesta contro la brutale repressione del governo alle rivolte popolari del paese.
Sarebbero rimasti uccisi 25 persone, secondo alcune fonti locali. Sarebbero morti durante la notte a Sanaa e nella città di Taiz, nonostante il cassate il fuoco annunciato da Saleh martedì.
"Questo è un appello di donne libere dello Yemen, qui si bruciano le nostre makrama (il tradizionale velo) di fronte al mondo per protestare contro i massacri sanguinosi del tiranno [presidente Ali Abdullah] Saleh,'' si legge sui volantini che le stesse donne scese in piazza hanno distribuito.
Le donne yemenite hanno assunto un ruolo chiave nella rivolta contro il regime di Saleh iniziate lo scorso marzo, e ispirata dalle rivoluzioni in Tunisia, Egitto e Libia.(red. Il Mediterraneo)

pc 28 ottobre - Operai fiat termini imerese: ancora cassa integrazione e ancora attesa...

A 2 mesi oramai dalla chiusura della fabbrica gli operai, che sono in cassa integrazione fino a martedì prossimo, aspettano ancora una soluzione della vertenza che passa per la Regione che ha firmato il contratto di programma per l’investimento degli ormai famosi 150 milioni di euro per la ristrutturazione dell’area di Termini Imerese: i cantieri delle opere, dicono i giornali, partiranno entro 48(!) mesi dall’aggiudicazione delle gare di appalto.

E passa per la Fiat per quanto riguarda l’accettazione dei due anni di cassa integrazione che servono ad alleggerire il peso della Dr Motors: fino a questo momento sembra che la Fiat abbia acconsentito ad accollarsi la cassa integrazione.

E passa anche per l’accordo con la Dr Motors (entro la prossima settimana, dice un sindacalista, sarà pronta la bozza dell’accordo) in particolare, dice la Fiom, sul punto relativo al trattamento economico e contrattuale.

La nuova iniziativa del governo sulle pensioni metterebbe in pericolo invece il piano di “accompagnamento alla pensione” per un buon numero di operai.

Questa cosiddetta trattativa è stata ancora rinviata al 3 e 4 novembre.

pc 28 ottobre - Palermo, studenti in corteo tentano di occupare la banca d'italia


Scuola: studenti Palermo tentano di occupare Banca d'Italia

Manifestanti bloccati da cordone delle forze ordine davanti sede

28 ottobre, 11:25

(ANSA) - PALERMO, 28 OTT - Circa duemila studenti delle scuole superiori, che stanno manifestando a Palermo, hanno tentato di occupare la sede della Banca d'Italia in via Cavour.

Un cordone di carabinieri e polizia ha impedito l'accesso ai ragazzi che protestano contro la riforma Gelmini e il governo Berlusconi. Le vie del centro storico (via Maqueda, corso Vittorio Emanuele e via Roma) sono state a lungo bloccate dal corteo.(ANSA).

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Corteo studenti contro i tagli: lancio di uova contro le banche

Colpite le vetrine di Unicredit e Intesa San Paolo, "per ribadire ancora una volta quali sono i reali responsabili della crisi finanziaria che sta colpendo le fasce più deboli della societa". E uno slogan: "Blocchiamo tutto. Cacciamo Berlusconi e tutta la casta"

PALERMO. Lancio di uova contro le vetrine delle banche Unicredit e Intesa San Paolo "per ribadire ancora una volta quali sono i reali responsabili della crisi finanziaria che sta colpendo le fasce più deboli della societa". E uno slogan: "Blocchiamo tutto. Cacciamo Berlusconi e tutta la casta". Sono infuriati i ragazzi che prendono parte a Palermo al corteo studentesco composto da centinaia di rappresentanti provenienti da tutte le scuole partito stamattina da piazza Politeama e che attraverserà le vie del centro storico.

"Vogliamo ribadire - dice una delle portavoci del coordinamento studenti medi, Bianca Giammanco - il nostro diritto a non dover pagare per una situazione creata da governi e banchieri". Gli studenti contestano "i tagli alla scuola pubblica, l'accanimento dei presidi sceriffi verso gli studenti protagonisti delle lotte, il caro libri". E chiedono "una scuola libera, gratuita e slegata dalle logiche di mercato/profitto". Al corteo degli studenti medi partecipa anche quello degli iscritti alle facoltà di Lettere, Fisica, Scienze ed Economia. "Ripartiamo dalle mobilitazioni dell'anno scorso - ha detto Michele delle facoltà di Fisica - Il nuovo statuto lo rifiutiamo in toto. Non ci sono punti su cui discutere. Non ci sta bene niente, dall'ingresso dei privati nell'università, ai tagli, ai test d'ingresso, ai corsi di laurea che non partono. La mobilitazione non è solo per questioni studentesche ma anche contro la crisi. I problemi cominciano all'università ma poi ce li portiamo anche fuori da qui".

Gds online

Oalkaand USA - forte resistenza di fronte agli attacchi della polizia agli ' occupy wallstreet' di Oakland

corrispondenza in inglese del 27 ottobre

Occupy Oakland:
Courageous, Determined Resistance in the Face of Brutal Police Assault
Revolution received the following report:

Thursday, October 27, 2011. As we post this report about developments with Occupy Oakland many things are going on. Oakland's mayor Jean Quan's first statement after the brutal police attack on Occupy Oakland Tuesday night had praised the police. But under widespread criticism, Quan issued another statement on Thursday expressing concern for those injured in the police assault and promising an investigation. She also said people would be allowed to return to the Occupation area. And Thursday night, there was a General Assembly in the Plaza and people had set up camp again. The courageous, determined resistance of the Occupiers, the broad outrage at the police violence, and support from others have forced the authorities to take back a step, for now. This is a real victory for the people.

In the wake of fierce resistance in the face of two massive police operations in one day, the Occupy movement in Oakland announced its decision to take its struggle to another level: a general strike and day of mass action for November 2. Across the Bay, in San Francisco thousands gathered at the occupy encampment Wednesday night to prevent a police raid, joined by some city supervisors and candidates for mayor—and though there were buses and police staging across town the attack never came. The authorities seems to be somewhat in disarray, under a spotlight after launching the violent police actions in Oakland on Tuesday—still wanting to crack down, still lying about why, and trying to blame the protesters for provoking the police violence. Meanwhile a young man, Scott Olsen, lies unconscious in critical condition in an Oakland hospital from injuries he received at the hands of the police on Tuesday. Revolutionaries have been involved in this struggle and filed this report.

At 4 pm, on Tuesday, a crowd of 500 people gathered in front of the library in downtown Oakland, just blocks away from Frank Ogawa Plaza, which the people have renamed Oscar Grant Plaza. A facilitator spoke from the steps and balcony, giving props to the librarians who had refused police requests to close. Different people, reflecting the diversity of the movement, gave short statements that were repeated peoples' microphone style. A homeless woman spoke of her love for the movement. A teacher said the system was broken and there is a need for revolution. An announcement was made that we would march to "reclaim the plaza," where the police had attacked and dismantled Occupy Oakland early Tuesday morning, and received roaring approval.



Scott Olsen, seriously injured by police projectile, Oakland, October 25, 2011
photo: Jay Finneburgh

Before the march left the plaza, rapper and musician Boots Riley said:

"I'm proud to see all of you shown' up here in Oakland to show to show that you are committed to that…All over the world, people are wondering what's goin’ to happen here in Oakland. People that are not involved in the movement are looking to see if this is a movement they want to join. People that are in the movement want you guys to win. We are the 99%.We will stop the world and make those motherfuckers jump off. I've been told that we are going to march and take back Oscar Grant Plaza for our comrades that are in jail for the people watchin’ all around the world and for your grandchildren who you'll want to tell that you were here."

The march took off towards Broadway, where an army of police, standing behind metal barricades occupied the plaza, the march turned left toward the police station. It was clear the people would not stand for being bullied. On one corner near the station riot police brandishing huge shotguns with belts displaying shiny shells stood posing. People yelled at the police, "shame, shame" and got up in their faces. There was an arrest. The march split into two. On a smaller street, police grabbed and handcuffed two people and then were surrounded by a crowd of hundreds of angry people demanding "let them go!" Eventually, more cops came in and set off some kind of small explosive. The march scattered briefly, only to reunite with another crowd that had been split off before.

People were determined to go to the plaza and started marching toward it. A chant initiated by revolutionaries resonated with the crowd and rang out again and again: "Rise up with the people of the world. Rise up, rise up, rise up." The march filled the area in the intersection, in front of the line of heavily armed police blockading Oscar Grant plaza. The crowd was chanting "The role of police: to serve and protect—not us—but the 1 percent!"

Suddenly there were extremely loud noises, flashes and sounds of shots. Sparks flew on all sides of us as we ran, people were getting hit. Then the tear gas spread, and people were coughing and covering their faces. In this first big attack, a member of Iraq Veterans against the War was hit in the head at close range by a police projectile.

We talked with photographer Jay Finneburgh who witnessed and photographed the police attack:

"I was at 14th and Broadway about 15 feet from the police line. Without warning they started lobbing flash bang grenades into the crowd. Several went over our heads in the middle of the crowd, they released tear gas.... Scott Olsen, who was directly behind me, got hit in the head and crumpled to the ground. I thought he had tripped and was going to get back up, but I turned around and noticed he was still on the ground and he wasn't moving. Several and myself went back to him. I took several shots while protesters, who were trying to figure out what was wrong with him, started screaming for a medic. And then they lobbed another flash bang right into the group surrounding Scott Olsen. In one of the images I have there is a large flash of light and one of the activists is cringing, and that is when the flash bang grenade went off. At that point there was so much gas I couldn't breath. Three or four people were carrying Scott Olsen, they got him to 15th and set him down. He was bleeding from the head and looked dazed. Somehow people got him to the hospital and I hear he is in stable but critical condition with brain swelling and a two inch crack in his skull. Later I noticed the blood stains where Scott Olsen had gone down and a few feet away I picked up a police projectile, a bean bag. But I heard that police are saying it was a tear gas canister which meant the police must have shot it, not into the air but at head level from only 15 feet away."

During the evening and late into the night many people were hit with projectiles that were shot or lobbed by police, but the people did not go away. Some people reported they heard that tear gas canisters were picked up and thrown back at police. Youth of all backgrounds were predominant in the crowd. There were many people of all ages from the bottom of society. And there was a general sense of comradeliness among people in the huge crowd. Again and again people regrouped, marched, and fearlessly faced the army of riot cops. They chanted "Who are You Protecting?" and "We're still here!" They also put a sports-type chant to good use: "Let's-go, Oak-land!"

There were at least five, maybe seven more attacks that night by police who came from many different cities, and the Internet is filed with photos of protesters with bruised backs, stomachs and legs and some bloodied faces. The National Lawyer's Guild and the ACLU have both issued statements condemning the police actions in Oakland demanding an investigation. They told Revolution that they are getting calls from people who were injured by police projectiles and some from people who fell sick from being tear gassed at close range, including a woman in a wheelchair. They do not yet have figures on the numbers of people injured, nor the extent of their injuries. They are trying to document the different munitions used by the police.

An official police press released blatantly lied about the use of force and made up a ridiculous story that the protesters were the ones using explosives:

Q. Did the Police deploy rubber bullets, flash-bag grenades?

A. No, the loud noises that were heard originated from M-80 explosives thrown at Police by protesters. In addition, Police fired approximately four bean bag rounds at protesters to stop them from throwing dangerous objects at the officers.

Q. Did the Police use tear gas?

A. Yes, the Police used a limited amount of tear gas for a small area as a defense against protesters who were throwing various objects at Police Officers as they approached the area.

In spite of repeated attacks protesters stayed in the streets late into the night, and thousands showed up for the general assembly in the plaza the next evening on Wednesday. The fences were taken down by the people. The police had backed off, for the evening. There were vigils for Scott Olsen. And there were reports of demonstrations from New York to Cairo in support of the people in Oakland. After consensus was reached for the November 2 general strike, people again took to the streets and marched until the early hours of Thursday morning. Occupy Oakland's announcement for the November 2 general strike and mass action ends with the words, "The whole world is watching Oakland. Let’s show them what is possible."

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The following was posted at the Occupy Together website www.occupytogether.org/

Call for Vigils for Scott at Occupations Everywhere
This morning Occupy Oakland and Iraq Veterans Against the War (IVAW) put out a call for occupations across America and around the world to hold solidarity vigils for Scott Olsen, a former Marine and two time Iraq War veteran. Olsen sustained a skull fracture after being shot in the head on October 25 with a police projectile while peacefully participating in an Occupy Oakland march.

Occupy Oakland and IVAW—an organization that Scott Olsen is a member of—are organizing the Oakland vigil. It will be held today, Thursday, October 27, 7:00 pm PST, during the General Assembly of Occupy Oakland at 14th St. and Broadway.

They are also calling on other occupations that are part of the 99% movement to take time to vigil for Scott this evening. Some occupations will take a few moments during their General Assembly to hold Scott in their thoughts, to honor his commitment to social justice, and to hope for his strong recovery.

Scott joined the Marines in 2006, served two tours in Iraq, and was discharged in 2010. Scott moved to California from Wisconsin and currently works as a systems network administrator in Daly City.

Scott is one of an increasing number of war veterans who are participating in America's growing Occupy movement. Said Keith Shannon, who deployed with Scott to Iraq, "Scott was marching with the 99% because he felt corporations and banks had too much control over our government, and that they weren't being held accountable for their role in the economic downturn, which caused so many people to lose their jobs and their homes."

People across the country reacted with outrage yesterday to the police brutality unleashed against peaceful people engaged in protest in Oakland—and particularly to the injury of Scott Olsen. Occupy Oakland has been a public forum, set up on public land, concerned with critical public issues about the nation’s financial crisis, consolidation of wealth and power, and the ability of citizens to meaningfully participate in the democratic process. The brutality they were met with sends a chilling message to those who want to serve their country by working for social change.

Scott is currently sedated and in critical condition at a local hospital.

pc 28 ottobre - val susa contro la militarizzazione

Accade in Valsusa – storie di ordinaria intimidazione (e repressione)

.“Capita un giorno, mentre rientri a casa dopo una settimana di lavoro, di imbatterti in 2/3 blindati della polizia di stato che stanno percorrendo la tua stessa strada andando verso Chiomonte. Solito orario, è il cambio turno.
Situazione (non) “normale” dalle nostre parti negli ultimi mesi questo continuo via vai di mezzi blu, neri o grigio verdi che cambiano i turni “incontrandoti” con una precisione tale che neppure se ti dessi appuntamento saresti così preciso nell’incrociarti .
Quello che non dovrebbe capitare in questa (non) “normalità” è che in una sera in cui la stanchezza della settimana lascia spazio ai pensieri verso il week end tanto atteso e guidi sereno verso casa ad un certo punto noti che i 3 mezzi alla tua sinistra in sorpasso appena vedono che sei un NO TAV con i tuoi adesivi orgogliosamente in mostra sulla tua auto che fanno?…rallentano, ti affiancano, ti guardano per un attimo e tirando giù il finestrino ti salutano mostrandoti un bel “dito medio in divisa blu” …ma come???
ti chiedi stupefatto, indispettito e stralunato…queste cose accadono alle volte tra automobilisti indisciplinati! tra cafoni vorrei aggiungere in quel momento! un funzionario dello stato per lo più in servizio, non diresti mai che potrebbe commettere una bassezza del genere!
Invece succede e rimani incredulo, senza parole, sono frazioni di secondo, ti rendi conto dell’offesa subita proprio da coloro dovrebbero difendere il tuo interesse e tutelare noi cittadini…e ti chiedi: ma con che arroganza fai questo?? e perchè?
quindi un “va a quel paese” mentre prosegui per la tua strada ti sembra il minimo per ringraziare quel “caloroso” saluto.
Punto, e accapo, pensi che la tensione forse è un po’ alta da parte di tutti in questo periodo, passato lo stupore di quel gesto non ci pensi più e vai avanti nel tuo cammino quotidiano .
Invece no, “qualcuno” che ha deciso di “investire” tempo e soldi (nostri) decide dopo quasi un mese dall’accaduto quando tu te ne sei completamente dimenticato, di ribaltare le carte del gioco….per fini politici forse?
E così capita che un giorno ti suona il telefono e all’improvviso ti ritrovi catapultato in una realtà completamente diversa, che non conosci affatto, che non sai gestire da solo perchè non ti era mai capitato di ritrovarti all’interno di un ufficio della sezione investigativa della digos di Torino a sentirti dire che quel giorno tu hai oltragiato un pubblico ufficiale facendo lui un gesto offensivo! ti scrutano, ti chiedono, ti parlano mentre tentano di carpire chissà cosa perfino dai tuoi movimenti e ti dicono che quello che ha oltraggiato facendo il dito medio non è la persona in divisa che si sporgeva da quel finestrino, ma sei tu.!!!
Da oggi sono indagato per il reato di “oltragio a pubblico ufficiale” di cui l’art 341 bis del codice penale per un atto che HO RICEVUTO da chi in quel momento andava a rappresentare quello che mi sforzo ancora di voler chiamare lo stato italiano.
Inizia un nuovo percorso della mia vita e della mia lotta che in un certo senso avevo anche pensato di dover mettere in conto ma non per una cosa così sciocca e priva di significato. Già…il significato…forse sciocco per me ma evidentemente non sciocco per chi ha deciso che ogni teatrino da montare può essere utile a cercare di metterci i bastoni tra le ruote.
Non dimentichiamoci mai che dobbiamo RESISTERE PER CONTINUARE AD ESISTERE!”

una denuncia

Sandro Plano presidente della comunità montana val susa e sangone commenta l’inserimento nel ddl sviluppo del governo Berlusconi del tunnel geognostico di Chiomonte come opera di interesse strategico. Di fatto le recinzioni del cantiere tav di Chiomonte in val di Susa verranno dichiarate zona militare. In un primo commento a caldo rilasciato al quotidiano LaStampa di Torino Plano vedeva tra i colpevoli di questa grave decisione i compagni di partito del pd che a detta del presidente di fatto si trasforma sempre di più da partito di centro sinistra a “partito dei militari”. Ricordiamo infatti le gravi e ripetute dichiarazioni dei parlamentari pd Stefano Esposito e Giorgio Merlo che da mesi invocavano e invocano l’uso della forza contro il movimento no tav. Un fallimento della politica, secondo Plano, che dopo anni di finto confronto arriva oggi per mani delle più alte cariche dello stato italiano a cercare di imporre con la forza le decisioni ai suoi cittadini. Da valsusino poi, prosegue, i sentimenti esplodono, vedere i luoghi in cui si è nati e cresciuti minacciati di distruzione fa male e fa arrabbiare. Dal canto suo il movimento non si tirerà di certo indietro di fronte a questo nuovo e gravissimo affronto. Nulla cambia e nulla cambierà. Da anni la val di Susa combatte per la difesa del suo territorio, combatte per il suo futuro: vedere i governi passare sui teleschermi, vedere migliaia di poliziotti invadere i campi e i boschi è ormai una routine a cui i valsusini si sono abituati ma che sicuramente non tollerano e non tollereranno in futuro. Se oggi in Italia per costruire un’opera pubblica è necessario schierare l’esercito, militarizzare i territori questo da solo la dice lunga sul fallimento della politica. Sempre più inoltre si apre una voragine tra chi pensa di governare e chi invece ha deciso di scrivere la propria storia e decidere il proprio futuro.
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pc 28 ottobre - mobilitarsi contro i presidi fascisti.. Palermo

"Chi sciopera non andrà in gita"
La linea dura del preside-sceriffoChi blocca l'attività didattica con occupazioni e autogestioni rischia di beccarsi da 15 a 30 giorni di sospensione: lo ha deciso Roberto Tripodi, preside dell'istituto tecnico industriale Alessandro Volta


Niente gite, attività extrascolastiche e corsi di recupero per le classi che partecipano a scioperi e a manifestazioni. E chi blocca l'attività didattica con occupazioni e autogestioni rischia di beccarsi da 15 a 30 giorni di sospensione. Roberto Tripodi, preside dell'istituto tecnico industriale Alessandro Volta, a Settecannoli, ha messo nero su bianco, in una circolare che ha fatto il giro di tutte le aule, le sue direttive in vista di una nuova stagione di proteste studentesche. "Ho raccolto - dice Tripodi - le indicazioni dei genitori e dei professori, riuniti in assemblea lunedì scorso. Non si può certo pensare di far seguire i corsi di recupero o di far partire per i viaggi di istruzione ragazzi che la mattina non seguono le lezioni. A differenza dello scorso anno, questa mia posizione di rispetto delle regole è condivisa anche dagli altri docenti. Il diritto allo studio va garantito".
I leader del movimento, invece, parlano di una "campagna di repressione" da parte dei "presidi sceriffi". "Quelle di Tripodi - dicono i ragazzi del Coordinamento studenti medi Palermo - sono minacce inaccettabili. Mentre a Palermo i tetti delle scuole cadono in testa agli studenti, ci sono presidi che pensano che oggi il problema della scuola siano le manifestazioni e le attività di dissenso contro gli attacchi alla scuola pubblica".
Nel coordinamento Studenti medi ci sono anche i ragazzi del Collettivo del Volta. "Siamo indignati

- dicono - per il comportamento del nostro dirigente che ancora una volta dimostra la volontà di reprimere noi studenti che lottiamo ogni giorno, all'interno delle nostre scuole, per un futuro vivibile e per una scuola pubblica accessibile a tutti e slegata da logiche di mercato e profitto".
Tripodi però non arretra, anzi. A chi lo accusa di essere un "preside sceriffo", risponde: "Se mi dicono sceriffo - dice - vuol dire che loro vivono in un far west senza regole. Saranno accettate solo forme di dissenso democratiche, realizzate attraverso gli organi collegiali e non distruttive dell'attività didattica. Non certo quelle provocate da gruppi estremisti che impediscono agli studenti di fare lezione".
In ogni caso, al Volta, le assenze per manifestazioni e scioperi saranno considerate ingiustificate. Lo scorso anno scolastico 116 studenti non sono stati ammessi agli scrutini finali per avere superato il limite dei cinquanta giorni di assenza.

(27 ottobre 2011)

pc 28 ottobre - aggressione mafioso-razzista contro due immigrati Tamil a Palermo - uno grave

Pestaggio di due tamil alla Zisa …

CRONACAPestaggio di due tamil alla Zisaquattro arresti della poliziaUno è il figlio diciannovenne del capomafia della zona, i giovani sono tutti residenti nel quartiere. A riconoscerli e a descriverli agli investigatori è stato uno dei due immigrati, l'altro è ancora ricoverato in coma di ROMINA MARCECA

PALERMO - Uno è Salvatore, il figlio diciannovenne del capomafia della Zisa, Tommaso Di Giovanni. Gli altri tre, arrestati come lui per tentato omicidio dal commissariato Zisa, erano con lui durante il pestaggio, mercoledì scorso alla Zisa, di due giovani Tamil in via Re Tancredi. Uno dei due ragazzi, Naguleashwaran Subramaniam, è ricoverato in coma per un trauma cranico nel reparto di seconda rianimazione dell'ospedale Civico. Il suo amico Mohanraj Yoganathan, ha riportato diverse contusioni sul corpo, ma ha descritto e riconosciuto i loro aggressori.
Gli altri tre arrestati sono Massimiliano D'Alba, 20 anni, Salvatore Savignano, 23 anni. Il terzo è stato fermato il giorno dopo l'aggressione Vincenzo Cilona, 20 anni. I giovani sono tutti residenti nella zona. A coordinare le indagini è stato il sostituto procuratore, Gianluca De Leo. I quattro fermati non hanno risposto alle domande della polizia. A riconoscerli e a descriverli agli investigatori è stato Mohanraj Yoganathan. Per alcune notti gli investigatori di Zisa, diretti dal Francesco Accordino, si sono appostati nel quartiere seguendo i movimenti dei giovani. Poi, grazie alle descrizioni di Mohanraj, hanno individuato i quattro componenti della banda. L'investigativa di Zisa, coordinata dall'ispettore Carlo Salvago, è adesso a caccia degli altri sei aggressori.
Il branco ha sorpreso i due amici Tamil mentre stavano festeggiando con una birra il compleanno. In dieci li hanno colpiti con caschi, bottiglie e mazze mentre i due ragazzi erano per strada in via Re

Tancredi, intorno alle 3 del 19 ottobre. Quando i due connazionali, originari dello Sri Lanka, erano già svenuti a terra, la gang ha concluso l'aggressione a calci, pugni e sputi, riducendo in fin di vita uno dei due stranieri. Nessuno li ha soccorsi, nonostante la strada sia un piccolo budello del quartiere pieno di palazzi e un bar fosse ancora aperto a quell'ora. Subramaniam ha 30 anni e lavora con Mohanraj al Cha, un locale dedicato principalmente al rito del tè che si trova vicino al Politeama. Secondo una prima ricostruzione della polizia, l'aggressione sarebbe sfociata per odio razziale. I dieci palermitani non avrebbero sopportato che i ragazzi stranieri frequentassero la stessa panineria del loro gruppo. Già nei giorni precedenti all'aggressione, lo stesso gruppo aveva scagliato alcune pietre contro l'abitazione dei due amici

pc 28 ottobre - arresti a Pisa e Roma per il 15 ottobre - 2novembre udienza in tribunale per gli altri arrestati

Scontri Roma: arrestato un giovane nel Pisano
Farebbe riferimento all'area antagonista samminiatese
27 ottobre, 22:25

PISA, 27 OTT - I carabinieri del reparto operativo di Pisa e della compagnia di San Miniato (Pisa) hanno arrestato un giovane di 28 anni accusato di avere partecipato agli scontri di Roma del 15 ottobre scorso in occasione della manifestazione degli indignati. L'identita' della persona arrestata non e' ancora stata resa nota, ma da quanto appreso si tratterebbe di un giovane che gravita nell'area antagonista samminiatese.

da repubblica
GLI SCONTRI DI ROMA
Cinque minorenni ai domiciliari per i disordini al corteo 'Indignati'I ragazzi, già identificati e denunciati lo stesso giorno degli incidenti in piazza San Giovanni. Avevano lanciato sassi e bombe carta contro le forze dell'ordine e avevano poi dato alle fiamme alcuni cassonetti in via Merulana
Cinque minorenni sono finiti agli arresti domiciliari su ordine del gip del tribunale di Roma, Adele Simoncelli, in merito agli scontri avvenuti in piazza San Giovanni nel corso della manifestazione degli Indignati il 15 ottobre scorso. Si tratta di 5 ragazzi incensurati, 4 sedicenni e un diciassettenne, che erano già stati denunciati dalle forze dell'ordine nella giornata di sabato 15 ottobre.

Le ordinanze di custodia cautelare domiciliare sono state eseguite questa mattina dagli agenti del commissariato Viminale di Roma, diretti da Gaetano Todaro. L'accusa per i 5 è di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale e danneggiamento seguito da incendio. I giovani avevano lanciato sassi e bombe carta contro le forze dell'ordine e avevano poi dato alle fiamme alcuni cassonetti in via Merulana. Il gruppo era stato trovato con due maschere antigas, un manico di piccone con nastro adesivo come impugnatura e volantini inneggianti alla rivoluzione


Scontri, udienza arrestati fissata per il 2 novembre

Si discuteranno le istanze delle difese che hanno chiesto la revoca o, in subordine, la modifica dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Elvira Tamburelli nei confronti degli undici manifestanti fermati il 15 ottobre per gli incidenti con le forze dell'ordine avvenuti mentre sfilava il corteo degli IndignatiIl tribunale del riesame di Roma ha fissato al 2 novembre prossimo l'udienza per discutere le istanze delle difese che hanno chiesto la revoca o, in subordine, la modifica dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Elvira Tamburelli nei confronti degli undici manifestanti fermati il 15 ottobre per gli incidenti con le forze dell'ordine avvenuti mentre sfilava il corteo degli Indignati.

A rivolgersi al Tribunale della libertà sono stati, in particolari, gli avvocati di Giovanni Caputi, Giuseppe Ciurleo, Alessandro e Giovanni Venuto, Lorenzo Giuliani, Robert Scarlet, Valerio Pascali, Stefano Conigliaro e Ilaria Ciancamerla (ancora detenuti in carcere) e quelli di Alessia Catarinozzi e Alessandra Orchi, che invece hanno ottenuto gli arresti domiciliari. Il reato contestato a tutti gli indagati, al momento, è quello di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale.

L'unico a tornare in libertà è stato Leonardo Serena, a carico del quale, secondo il gip, non sussistono i gravi indizi di colpevolezza. Il tribunale del riesame deve ancora fissare, invece, l'udienza per Fabrizio Filippi, il 24enne del Viterbese soprannominato 'Er pelliccia', anche lui accusato di resistenza a pubblico ufficiale in relazione al lancio di un estintore durante i disordini

pc 28 ottobre - NO TAV definitivamente libere Elena e Marianna


Tav, stop agli arresti domiciliari per le due attiviste No Tav

Revocate le misure cautelari per Elena Garberi e Marianna valenti, arrestate per gli scontri del 9 settembre. Ma non possono andare nè a Chiomonte nè a GiaglioneIl gip Roberto Salerno ha revocato le misure cautelari degli arresti domiciliari per Elena Garberi, detta Nina, e dell'obbligo di dimora per Marianna Valenti, le due militanti del movimento No Tav arrestate a Chiomonte negli scontri al cantiere della Maddalena la sera dello scorso 9 settembre. Per entrambe, tuttavia, permane il divieto di ingresso nei Comuni di Chiomonte e Giaglione.
A chiedere la revoca della misura per Valenti, 20 anni, costretta fino a oggi nella casa della sua famiglia a Oglianico, era stato l'avvocato Marco Melano, che aveva chiesto in subordine il divieto di ingresso a Chiomonte e Giaglione.
Quest'ultimo provvedimento era invece stato chiesto da Gianluca Vitale, legale di Garberi, 39 anni, in sostituzione degli arresti domiciliari.
Soddisfazione per la revoca dei provvedimenti più restrittivi è stata espressa dal Movimento No Tav che, su alcuni siti, sottolinea che il divieto di ingresso a Chiomonte e Giaglione è una "prescrizione che limita la libertà di dissenso ed espressione".

pc 28 ottobre - cominciamo a scrivere il nuovo calendario nazionale delle nostre manifestazioni 26 novembre mobilitazione antifascista a napoli

Il 26 novembre casa pound ha indetto una manifestazione nazionale a Napoli (medaglia d’oro alla resistenza antifascista). Non permettere, che questa gente possa manifestare idee xenofobe, razziste e sessiste. Non delegare partecipa alla resistenza.

giovedì 27 ottobre 2011

pc 27 ottobre - la polizia attacca gli occupanti wallstreet di oakland - 100 arresti

corrispondenza in inglese dagli USA
in via di traduzione
Police attack Occupy Oakland with massive force: over 100 arrested
From Bay Area Revolution Writers Group
Tuesday, October 25: At 3 a.m. word went around that the encampment would be raided. Later they would learn that hundreds of cops began staging at the Oakland Coliseum at around 1 a.m. Back at the camp, a couple hundred people prepared to stand their ground. Two youths told me that they waited for the raid but that when it happened it was swift and overwhelming—much more violent than anyone expected: a military assault.

At 4 a.m. hundreds of police in riot gear from many different cities cordoned off the blocks of the area around City Hall and Oscar Grant Plaza (Frank Ogawa Plaza), kept the media out, and completely surrounded the camp. Police made a dispersal announcement and simultaneously moved on the camp, ripping up tents, scattering belongings everywhere. Flash grenades went off and smoke filled the air. Someone tweeted that as the attack ensued, the encampment marching band was playing, hard. About 70 people were arrested. As word spread of the attack, others came to downtown Oakland to protest. Police made more arrests—we witnessed incidents of police suddenly swarming in on people and taking them away. This afternoon the National Lawyers Guild told Revolution that a total of over 100 people had been arrested.

The second encampment (Snow Park) near Lake Merritt was also raided. People told Revolution of beatings they witnessed, including one involving a disabled woman. One man was beaten so bad he could not walk to the paddy wagon and an ambulance had to be brought in to take him away. For a few hours after the camp was destroyed people continued to stay in the street, to gather in groups, confronting the police and denouncing the assault. Black, white, Asian, Latino, old, young, homeless and well-heeled: the crowd was diverse and deeply angry.

Oakland Mayor Quan defended the raid in the name of “sanitation” and “public safety” in a press conference she held with the chief of police in City Hall, behind police barricades after this violent raid was carried out. No one from the public was allowed in. Mayor Quan issued a statement defending the raid and praising the police. “I commend Chief Jordan for a generally peaceful resolution to a situation that deteriorated and concerned our community. His leadership was critical in the successful execution of this operation.”

This is not over. There is a planned regroupment at 4 p.m. today at the Main Library in downtown Oakland, followed by a march to a City Council meeting scheduled for this evening. Protesters are reportedly being held on $10,000 bail each until a Thursday morning court date. People are being urged to call the mayor (510-238-3141) and the Sheriff (510-272-6878) to demand their immediate release.

pc 27 ottobre - IL VERO OBIETTIVO DELLE MISURE ANTICRISI: ATTACCARE I LAVORATORI E DIFENDERE I PROFITTI CAPITALISTI!

“Dal 2012, un'azienda in crisi, potrà licenziare in modo unilaterale con un indennizzo e senza reintegro. Viene cancellato così l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori e irrigidito l'articolo 8 della manovra di agosto.
Scatteranno meccanismi per la mobilità degli statali, la cassa integrazione con riduzione del salario e "il superamento delle dotazioni organiche..”. (da La Repubblica 27/10/11).
Con le pensioni a 67 anni, ma di fatto con l'allungamento a quasi 70 anni, per chi ci arriva significa rischiare di lasciarci la vita sul lavoro, per le donne crepare prima per il doppio lavoro, per i giovani, per il “mare” dei precari vecchi e nuovi, semplicemente la pensione non ci sarà più.
Inoltre, via alle liberalizzazioni, che tradotto vuol dire che le aziende di servizi potranno fare ciò che vogliono in termini di orari, prezzi, e potranno accaparrarsi a saldo tutti i servizi pubblici primari, trasformando i cosiddetti “beni pubblici” in beni strettamente privati. Ti venderanno schifezze e se le faranno pagare a peso d'oro.: “...E' generalizzata la liberalizzazione degli orari dei negozi. Più concorrenza nel settore della distribuzione carburanti e della Rc auto. Le tariffe minime dei professionisti saranno "derogabili" e andranno "completamente liberalizzati" i servizi pubblici locali. Dall'acqua (nonostante il referendum) ai rifiuti, dai trasporti alle farmacie comunali...”.

Spudoratamente, quindi, le misure vanno nell'unica direzione che questo sistema capitalista vuole: i lavoratori, le lavoratrici, le masse popolari paghino la crisi; i padroni godano della crisi.
Alcuni di questi provvedimenti, in particolare i licenziamenti, lo dimostrano chiaramente. Essi neanche serviranno per fare “pronta cassa”, ma sono la risposta politica ai selvaggi piani del capitale di unire aumento sfruttamento, fine dei diritti, licenziamenti senza alcun limite.
Anche l'Europa pare sia soddisfatta: forse non entreranno sull'immediato liquidi significativi per il ”debito” ma per il futuro prossimo e venturo c'è finalmente un taglio alle obsolete garanzie per i lavoratori.

Questo era già evidente. “Le politiche poste in essere – scriveva poche settimane fa Le Monde - non consistono nel porre termine alla crisi economica e finanziaria ma nel raccoglierne i frutti, incredibilmente succulenti. Si tratta di una crisi che permette di sopprimere centinaia di migliaia di posti di lavoro, di tagliare i salari e peggiorare le condizioni di lavoro. Inoltre essa consente agli Stati di svendere settori di economia a vantaggio degli interessi privati, di rimettere in discussione il diritto al lavoro, di aumentare le tasse, le tariffe dei servizi pubblici, di aumentare le spese sanitarie, ecc, in altre parole di realizzare il sogno di una società di mercato.
Per i liberisti, in tempi normali la più piccola delle misure li avrebbe costretti ad una lotta incerta e spietata, ora tutto arriva immediatamente” (Da Le Monde).

Per tutti coloro, camuffati anche da “movimento”, dai Casarini ai “combattenti anti Europa del 'non paghiamo il debito', queste misure dimostrano, sempre più, che è il grande capitale, soprattutto industriale, la vera causa della crisi, e nello stesso tempo l'”utilizzatore finale”. Lo Stato, il governo ne sono i suoi agenti. Nel mezzo stanno le banche – i cui proprietari sono spesso gli stessi capitalisti industriali -che certo agiscono anche di vita autonoma, ma è voler ragionare con i piedi, continuare a guardare l'albero e non la foresta.

pc 27 Ottobre- Il Circolo di proletari comunisti Palermo discute insieme a lavoratori e movimento sulla grande battaglia del 15 ottobre a Roma

VENERDI 27 OTTOBRE SIT-IN DI CONTROINFORMAZIONE A PZA VERDI PALERMO,
SUI FATTI DEL 15 OTTOBRE A ROMA



Lo scorso Lunedì 24 Ottobre il Circolo di proletari comunisti palermo ha organizzato un'assemblea sui fatti di Roma del 15 Ottobre.
Sono intervenuti i compagni e le compagne del circolo,i lavoratori le lavoratrici dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe, giovani di Red Block e dello Studentato Occupato Anomalia, molti di loro presenti a Roma hanno riportato la loro esperienza diretta.
Dopo la proiezione di alcune immagini sulla grande manifestazione romana e un'ampia introduzione che ha messo il punto sulla situazione internazionale teatro dell'attuale crisi capitalista, entrando nel merito della grande mobilitazione internazionale del 15 ottobre e in particolare di quella romana dove oltre 400000 persone sono scese in piazza contro questo governo impopolare e antioperaio "rompendo gli argini" imposti da autoproclamatisi organizzatori riuniti nel "comitato 15 ottobre". Si è detto che questi incontri sono importanti per giovani e lavoratori per pensare con la propria testa dato che al momento non avendo mezzi migliori come giornali e televisioni "subiamo" quotidianamente la propaganda della borghesia.

Tra i vari interventi un compagno del circolo si è soffermato sulla riflessione di comprendere, invece che condannare, la rabbia giovanile che si è espressa a Roma in una forma così radicale. I giovani oggi non hanno futuro ma pensano e fanno da soli, si pongono i problemi che molti tralasciano e si impegnano fino in fondo, dalla contestazione della presentazione di un libro fascista come successo a Palermo fino ad un'intera piazza che resiste per ore alla polizia.

Una lavoratrice non presente a Roma ha messo invece l'accento sull'utilizzo mediatico "in diretta" per screditare un'intera piazza che ha delegittimato di fatto il governo e la falsa opposizione di "sinistra" che ogni giorno uccidono le masse popolari per mezzo di guerre imperialiste, sui posti di lavoro ma che lo fanno anche lentamente e quotidianamente imponendoci ritmi frenetici e qualità di vita misera a causa della ricerca continua del loro profitto.

Un compagno dello Studentato Occupato Anomalia ha posto invece l'accento sul carattere autorganizzato della manifestazione in cui centinaia d migliaia di persone hanno partecipato al di fuori di partiti e sindacati, specificando che al di là di azioni poco condivisibili anche nell'attuazione particolare come ad esempio l'incendio di macchine mentre il corteo scorreva o l'episodio della madonnina, altre invece sono da considerarsi obiettivi legittimi come ad esempio le vetrine di banche e agenzie interinali responsabili della precarietà di milioni di giovani. Per quanto concerne Piazza San Giovanni, ciò che è stato taciuto largamente da tutti i media è che la polizia ha attaccato per prima la piazza finale di un corteo autorizzato, questo ha provocato la grande resistenza prima di centinaia e poi di migliaia di giovani ma non solo, che quasi spontaneamente non hanno voluto abbandonare la piazza dove legittimamente dovevano stare, anche a fronte di cariche con blindati.

Un altro lavoratore ha ribadito che di fronte allo scempio sociale prodotto dal capitalismo chi grida e si scandalizza per qualche vetrina rotta o macchina bruciata
perde di vista il problema principale che è quello di cambiare totalmente questo sistema. In questo senso il "fuocherello" di Roma è da prendere da esempio perché si sviluppino tanti fuocherelli che incendino questo governo e questo stato.

Un compagno di Red Block ricollegandosi agli interventi precedenti ha fatto notare come l'anomalia italiana del 15 ottobre, non è rappresentata dalla "violenza" così come detto dai media e dai politici istituzionali,bensì dal fatto che è stata l'unica manifestazione che non si è conclusa sotto i palazzi del potere.
Questo a causa di tutti quei sindacati e partiti di "sinistra" che si sono arrogati il diritto di mettere il cappello su una manifestazione non organizzata da loro per poi sottostare al diktat della questura romana e del sindaco fascista Alemanno.
Inoltre molti paesi del mondo se non in quella giornata hanno attraversato e vivono mentre parliamo mesi intensi di rivolte, dalla primavera araba, alla Grecia alla rivolta dei giovani proletari di Londra agli indignati americani e così via.
L'aspetto positivo della giornata di Roma è stato innanzitutto quello che, come successo il 14 dicembre dello scorso anno sempre a Roma, migliaia di persone (e non una minoranza) hanno scavalcato gli organizzatori riformisti e conciliatori e i loro diktat e hanno espresso la propria rabbia contro questo sistema in maniera radicale e che ha fatto tremare realmente i palazzi. In tal senso quelle ore di scontri furiosi che ha visto da un lato le forze repressive con blindati e lacrimogeni illegali cs (banditi dalla convenzione di Ginevra anche per i conflitti armati) e dall'altro giovani incazzati piuttosto che "indignati", hanno inciso nella realtà semplicemente per il fatto che tutti sono costretti a interrogarsi su quanto successo, inoltre hanno dimostrato che migliaia di giovani "senza partito" vogliono organizzarsi e mettersi in gioco in prima persona per un reale cambiamento radicale e ciò concerne circa i rapporti di forza attualmente in campo.
E' stata fatta la proposta, accettata all'unanimità, di organizzare una prima iniziativa cittadina di controinformazione con un sit-in il prossimo venerdì pomeriggio alle 17:00 nella centrale Piazza Verdi

pc 27 ottobre - solo la rivolta proletaria e popolare può fermare la mano dei governi

aumento dell'età pensionabile -libertà di licenziamento
solo la rivolta proletaria e popolare può fermare la mano del governo

i diktat europei, il governo berlusconi,la falsa opposizione hanno deciso
che c'è un solo modo per uscire dalla crisi del capitale:
scaricarla tutta sulla classe operaia, i lavoratori, i precari, i
disoccupati, le masse popolari
questo non lascia scampo
c'è un solo modo per non pagare la crisi del capitale
respingere i diktat europei, rovesciare il governo Berlusconi e ogni governo
dei padroni- voluto dalla falsa opposizione
questo significa far partire subito dalle fabbriche, dai posti di lavoro, le
scuole, i quartieri, le piazze
una rivolta proletaria e popolare

proletari comunisti
ottobre 2011
ro.red@libero.it

pc 27 ottobre - sciopero generale dal basso subito

come mai, come mai sempre in culo agli operai....

aumento dell'età pensionabile, libertà di licenziamento sono l'unica strada
scelta dai padroni europei e italiani, dai governi europei e italiani per
uscire dalla crisi
non serve spendere parole, sciopero generale dal basso subito e prolungato
per respingere questi provvedimenti, rovesciare il governo berlusconi e
ogni governo dei padroni. voluto dalla falsa opposizione parlamentare


slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
cobasta@libero.it

pc 27 ottobre - appello per una nuova straordinaria campagna internazionale a sostegno della gp in India

Il Comitato di sostegno internazionale alla guerra popolare in India
nato sull'appello del meeting di gennaio 2010 a Parigi e che ha raccolto l'adesione di compagni di diversi paesi, ha con la settimana di mobilitazione del 2-9 aprile mostrato la sua estensione internazionale e la sua funzione di promozione informazione e schieramento a sostegno della guerra popolare in India, inserito nel contesto più generale della situazione della lotta di classe, dell'imperialismo e della lotta dei proletari e popoli oppressi- ha deciso nel quadro della campagna prolungata ,trattando le contraddizioni nei diversi paesi, di lanciare una nuova settimana di mobilitazione internazionale per il 14-22 gennaio 2012 con le parole d'ordini

'la repressione del governo indiano e dell'imperialismo non ferma ma alimenta la guerra di popolo'

' che il vento della guerra di popolo in India arrivi alle masse proletarie in ogni angolo del mondo'

La campagna apre la fase che porterà alla Conferenza internazionale di sostegno prevista per l'estate 2012.
La campagna prevede iniziative e incontri in diversi paesi per raccogliere l'adesione alla Conferenza internazionale e organizzarne la partecipazione.
Il Comitato fa appello all'Icawpi e a tutti i comitati di solidarietà con la guerra di popolo e la rivoluzione indiana a organizzare insieme questa attività.
L'adesione a livello internazionale e in ciascun paese può essere di tutte le organizzazioni, partiti, comitati che decidono di parteciparvi, sia singolarmente, sia come gruppo o cartello di organizzazioni.
Il Comitato invita tutti i blog e i siti che stanno molto contribuendo alla conoscenza della guerra popolare India, alla denuncia e lotta contro l'operazione Green Hunt, e a diffondere i documenti del PCIm. A giocare un ruolo importante nella realizzazione della campagna e nella riuscita della Conferenza Internazionale del 2012.
Il Comitato facendo tesoro delle lezioni della precedente campagna 2-9 aprile si rivolge principalmente al proletariato e le masse popolari per una partecipazione di massa alle iniziative
Il Comitato invita tutte le forze che vi aderiscono a considerare che il sostegno alla gp dell'India è il dato che unisce e mobilita.
Il Comitato, in particolare nei paesi imperialisti, si mobiliterà nella campagna nella lotta contro le multinazionali indiane che si espandono anche nei paesi imperialisti .
Il Comitato ribadisce che esso sostiene in forma solidale tutte le guerre popolari e le lotte antimperialiste che si sviluppano in altri paesi del mondo, considerandole tutte importanti e determinanti nella lotta all'imperialismo.
Il Comitato porterà in tutte le manifestazioni antimperialiste, contro i vertici politici ed economici dell'imperialismo, contro la guerra imperialista, la campagna di sostegno, la propaganda e l'invito a partecipare alla Conferenza internazionale

Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India
ottobre 2011
csgpindia@gmail.com

The International Committee to support the people's war in India, that was born on the appeal launched at the International meeting in Paris on January 2010 and gained the participation of comrades from several countries, with the mobilization of the week 2 to 9 of April has shown an international extent and played a role in promoting information and taking side in support of the People's War in India, in the context of the more general situation of class struggle, imperialism and the struggle of the proletarians and oppressed people, decided, in the framework of the protracted campaign, handling the contradictions in the different countries, to launch a new international week of action from 14 to 22 January 2012 with the slogans:
“the repression by the Indian government does not stop but feeds the People's War”
“may the wind of the People's war reach the proletarian masses all-around the world”

The campaign opens the work that leads to the international conference of support planned for the summer 2012.
The campaign includes initiatives and meetings in different countries to collect signatures and organize the participation to the International Conference.
The Committee calls the Icawpi and all the committees of solidarity with the people's war and the Indian revolution to organize this activity together with us.
Adherence, internationally and in each country can be of any organization, political parties, committees that decide to participate, whether individually or as a group or platform of organizations.
The Committee calls on all the blogs and web-sites, that are giving a big contribution to the knowledge of people's war India, the exposure and strugle again st of the Operation Green Hunt, and to widespread the documents of the CPI(M), to play their important role in realizing the campaign and for the success of the International Conference in 2012.
The Committee, taking lessons from the previous campaign in 2-9 April 2011 is primarily aimed at the proletariat and the masses for a massive participation in initiatives.
The Committee invites all the adhering forces to consider that the support for People's War in India is the datum that unites and mobilizes.
The Committee, in particular in the imperialist countries, will mobilize particularly in a campaign against Indian transnationals companies that expand even in the imperialist countries.
The Committee reiterates that it supports in the form of solidarity all the people's wars and the anti-imperialist struggles ongoing in other countries in the world and considers all of them important and decisive in the tsruggle against imperialism.
The Committee will bring in all anti-imperialist demonstrations against the political and economic summit of imperialists and the imperialist war, the support to the PW in India, the propaganda and the invitation to attend the International Conference

International Committee to Support People's War in India
October 2011
csgpindia@gmail.com

El Comité Internacional de apoyo a la guerra popular en la India

- nacido en la apelación de la reunión de enero 2010 en París y que recogió la
adhesión de camaradas de diferentes países, ha dimostrado, a travès de la
semana de movilización del 2 a 9 de abril, el alcanze internacional y su
función de promoción, información y la toma de posición en apoyo de la guerra
popular en la India, en el contexto más general de la situación de la lucha de
clases, del imperialismo y de la lucha de los proletarios y pueblos oprimidos
– decidió, en el marco de la campaña prolongada, tratando las contradicciones
en los diferentes países, de lanzar una nueva semana de acción internacional
desde 14 a 22 de enero, 2012, con las siguientes palabras de orden:

"La represión del gobierno de la India y del imperialismo, no apaga sino
alimenta la guerra popular"

"Que los vientos de la guerra popular en la India llegan a las masas
proletarias en todos los rincones del mundo"

La campaña abre la fase que nos va a conducir a la Conferencia internacional
prevista para el verano de 2012.
La campaña incluye iniciativas y reuniones en diferentes países para recopilar
la adhesión a la Conferencia Internacional y organizar la participación.
El Comité pide all'Icawpi y todos los comités de solidaridad con la guerra
popular y la revolución de la India para organizar juntos esta actividad.
La adhesión a nivel internacional y en cada país puede ser de todas las
organización, los partidos, los comités que deciden participar, ya sea
individualmente o como grupo o cartel de las organizaciones.
El Comité hace un llamamiento a todos los blogs y los sitios que están
contribuyendo mucho al conocimiento de la guerra popular de la India, a la
queja en contra de la operación Cacería Verde, y difundir los documentos del
PCIm. Para jugar un papel importante en la implementación de la campaña y el
éxito de la Conferencia Internacional 2012.
El Comité sobre la base de las lecciones de la campaña anterior, 2-9 abril,
tiene como objetivo principal el proletariado y las masas para una
participación masiva a las iniciativas.
El Comité invita a todos los que se unen a considerar que el apoyo a la GP de
la India es el dato que une y moviliza.
El Comité, en particular en los países imperialistas, se movilizará en la
campaña en la lucha contra las multinacionales indias que amplían incluso en
los países imperialistas.
El Comité reitera que apoya en forma de solidaridad todas las guerras
populares y las luchas antiimperialistas que se desarrollan en otros países del
mundo, considerandoles todas como importantes y cruciales en la lucha contra el
imperialismo.
El Comité aporterá en todas las manifestaciones anti-imperialista, contra las
cumbres políticas y económicas del imperialismo, contra la guerra imperialista,
la campaña de apoyo, la propaganda y la invitación para participar a la
Conferencia Internacional

Comité Internacional de Apoyo a la guerra popular en la India
octubre 2011
csgpindia@gmail.com

Le Comité International de soutien à la guerre populaire en Inde

- né sur l'appel du meeting de Janvier 2010 à Paris et qui a recueilli
l'adhésion des camarades de différents pays, a démontré, avec la semaine de
mobilisation du 2 à 9 avril, sa portée internationale et sa fonction de
promotion, d'information et de prise de position à l'appui de la guerre
populaire en Inde, dans le contexte plus générale de la situation de la lutte
de classe, de l'impérialisme et de la lutte des prolétaires et des peuples
opprimés - a décidé, dans le cadre de la campagne prolongée, traitant avec les
contradictions dans les différents pays, de lancer une nouvelle semaine
internationale d'action de 14 à 22 Janvier 2012 avec les mots d’ordre:

“La répression du gouvernement indien et de l'impérialisme n’arrêt pas mais,
au contraire, elle alimente la guerre populaire”

“Que le vent de la guerre populaire de l'Inde arrive aux masses prolétariennes
dans tous les coins du monde”

La campagne ouvre la phase qui nous emmènera à la conférence internationale
prévue pour l'été 2012.
La campagne comprend des initiatives et de réunions dans les différents pays
pour recueillir l'adhésion à la Conférence internationale et organiser la
participation.
Le Comité invite l'Icawpi et tous les comités de solidarité avec la guerre
populaire et la révolution indienne à organiser cette activité ensemble.
L'adhésion au niveau international et dans chacun des pays est ouverte à
toutes les organisations, les partis politiques, les comités qui décident de
participer, individuellement ou en tant que groupe ou cartel d'organisations.
Le Comité appelle tous les blogs et les sites qui contribuent beaucoup à la
connaissance de la guerre populaire en Inde, à la dénonce et lutte contre
l'opération Green Hunt, et de diffuser les documents du PCIm. À jouer un rôle
important dans la réalisation de la campagne et dans le succès de la Conférence
internazionale de 2012.
Le Comité en s'appuyant sur les leçons tirées de la campagne précédente, du 2
au 9 avril, s’adresse principalement au prolétariat et aux masses populaires
pour une participation massive aux initiatives.
Le Comité invite toutes les forces qui s'associent à considérer que le soutien
à la GP en Inde c’est la donnée qui unit et mobilise.
Le Comité, en particulier dans les pays impérialistes, va se mobiliser dans la
campagne dans la lutte contre les multinationales indiennes qui s’élargissent
même dans les pays impérialistes.
Le Comité réitère qu'il supporte en forme de solidarité toutes les guerres
populaire et les luttes anti-impérialistes qui se développent dans d'autres
pays du monde, en les considérant tout important et crucial dans la lutte
contre l'impérialisme.
Le Comité apportera dans tous les manifestations anti-impérialiste, contre les
sommets politiques et économiques de l'impérialisme, contre la guerre
impérialiste, la campagne de soutien, la propagande et l'invitation à
participer à la Conférence internationale

Comité International de Soutien à la guerre populaire en Inde
Octobre 2011
csgpindia@gmail.com

mercoledì 26 ottobre 2011

pc 27 ottobre - Ravenna, presidio antifascista il 3 novembre davanti al Tribunale

Criminali sono i fascisti e la polizia che li protegge

L’antifascismo non si processa!

Il 3 di novembre a Ravenna ci sarà un processo contro antifascisti.

A denunciarci la digos per avere contestato il boia Storace arrivato a Ravenna per soffiare sul fuoco del razzismo con un convegno organizzato dalla sua formazione neofascista, la Destra, contro la costruzione in città di una moschea. I fatti sono relativi all'ottobre del 2008.

Pensiamo non abbia gradito lo striscione con cui l'avevamo accolto: "più diritti agli immigrati, fascisti e razzisti vanno cacciati", slogan e speakeraggio.

Ma la denuncia non è partita dal caporione fascista bensì dalla polizia schierata in sua difesa.

Ancora una volta le forze della repressione intendono colpire l'antifascismo militante e, in particolare, i compagni di proletari comunisti che hanno promosso a livello locale la Raf, rete antifascista.

E non è certo la prima volta in questa città.

Questo processo riguarda tutti coloro che fanno antifascismo non a chiacchiere ma su diversi livelli, da quello culturale -contro il revisionismo storico- a quello politico e militante.

Invitiamo gli antifascisti, gli studenti, i lavoratori, i democratici coerenti a partecipare

il 3 novembre alle ore 8.30 ad un presidio davanti al Tribunale di Ravenna.

E' necessaria una mobilitazione che unisca la costruzione di reti antifasciste con la lotta contro la repressione e lo stato di polizia.

proletari comunisti-Ravenna

tel. 339/8911853

ravros@libero.it

pc 26 ottobre - La lotta degli operai Irisbus supera i 100 giorni e non si arresta!

La lotta degli operai Irisbus supera i 100 giorni e non si arresta! Né con le buone

. È ormai da più di 100 giorni che i lavoratori della IRISBUS sono in presidio all’esterno dai cancelli della loro fabbrica della Valle Ufita (AV). Li trovi lì 24 ore su 24, a darsi il cambio, a fare assemblee partecipate e orizzontali, a discutere di come portare avanti la lotta, sia per il proprio presente, come lavoratori, come genitori, come figli, sia per il futuro di una regione, di un territorio che senza la IRISBUS perderebbe uno dei polmoni economici e di sviluppo, nonché lo sbocco lavorativo per tanti giovani.

Ma facciamo un passo indietro: perché i lavoratori della Irisbus (di proprietà della FIAT, tramite l'IVECO) sono fuori dalla fabbrica da più di tre mesi? La FIAT il 14 settembre ha comunicato la dismissione completa dello stabilimento e il licenziamento dei 685 dipendenti. Il futuro dell’Irisbus? Nei piani di Marchionne sempre gli stessi: spostare lo stabilimento verso l’Est Europa per motivi di profitto, celandoli dietro motivi di produttività. La lotta degli operai, la determinazione e la consapevolezza della manovra che stanno portando avanti sulle loro spalle, emerge chiaramente nei loro comunicati che parlano chiaro e nelle interviste in cui si evince con limpidezza la volontà di non delegare la lotta, che viene messa prima dell'accordo, privilegiando la partecipazione diretta alla delega sindacale.

Perchè gli operai della Irisbus sono in lotta
Nessun passo indietro... sappiamo da che parte stare

Uno degli ultimi attacchi della FIAT ai danni degli operai risale a solo pochi giorni fa: il giorno 17 ottobre davanti ai cancelli, come di solito, si è tenuta un'assemblea, ma il clima era diverso... Il venerdì precedente, durante un incontro tra i sindacati e l'azienda, quest'ultima aveva chiesto di abbassare i toni della protesta per cercare tranquillamente una soluzione. I sindacati avevano accettato, sperando (purtroppo si rivelerà una speranza ingenua) che in questo modo la loro situazione si potesse risolvere velocemente. E stava per essere proprio così... solo che la soluzione reale dell'azienda era quella di truffare i lavoratori: durante la notte tra venerdi e sabato sono stati mandati dei lavoratori esterni alla ditta per prelevare una ventina di autobus, parcheggiati in fabbrica ed ancora incompleti. Solo la costanza e la tenacia dei lavoratori ha permesso che ciò non avvenisse: gli operai che stavano dormendo davanti ai cancelli, resisi conto di quanto stava accadendo, hanno chiamato a raccolta tutti gli altri lavoratori e insieme sono riusciti ad impedire che gli autobus lasciassero lo stabilimento.

I provvedimenti sospensivi contro 9 operai, giunti negli ultimi giorni e nelle ultime ore, costituiscono un altro tentativo della FIAT di rompere il fronte operaio, di spezzarne la resistenza. Non sarà certo con queste mosse, che evidenziano una posizione di debolezza e non di forza da parte dell'azienda, che i dirigenti dell'industria automobilistica riusciranno a portare a casa la posta in palio. Perché in ballo non c'è solo il destino di uno stabilimento: ci sono le vite, i principi, il passato ed il futuro dei 685 operai, delle loro famiglie, della popolazione locale e di tutti coloro i quali guardano a questa lotta con un misto di timore e fiducia.

Contro il piano Marchionne e tutto ciò che comporta, noi siamo al fianco dei lavoratori dell'IRISBUS, senza se e senza ma, sostenondoli, dandogli voce, provando nel nostro piccolo a tirarli fuori dall'isolamento politico, mediatico e umano in cui sono costretti. Forse, dietro questo tentativo di isolarli, c'è la paura che si venga a sapere che c'è una delle più grandi aziende italiane bloccata da tre mesi dai lavoratori e dalle lavoratrici che ne presidiano uno stabilimento tutti i giorni e che sono determinati a non lasciarsi sconfiggere?

…la lotta continua, stay tuned…

da clash city workers
anche due interviste video

"E' grave la scelta della Fiat di inviare una lettera di contestazione a 10
lavoratori della Irisbus di Avellino, tra cui alcuni delegati sindacali, di
cui uno anche della nostra organizzazione."

"Chiediamo il ritiro di tali lettere."

"Occorre far prevalere il senso di responsabilità e ricercare una soluzione
alternativa alla cessazione delle attività, per dare un futuro produttivo e
occupazionale allo stabilimento di Valle Ufita della Fiat."

"Chiediamo che anche il Governo svolga fino in fondo il proprio ruolo, anche
sul terreno della politica industriale, affinché un'azienda che opera nel
settore della costruzione degli autobus possa avere un futuro."

"Confermiamo la nostra solidarietà e il nostro pieno sostegno alla lotta che
le lavoratrici e i lavoratori della Irisbus, da più di cento giorni, stanno
sostenendo in modo democratico e legittimo e nell'interesse di tutta la
comunità di Valle Ufita."



Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

Roma, 25 ottobre 2011

pc 26 ottobre - Scontri a Los Angeles tra "indignati" e polizia




26-10-11

INDIGNATI: SCONTRI CON LA POLIZIA E 85 ARRESTI IN CALIFORNIA

(ASCA-AFP) - Oakland, 26 ott - La polizia ha usato gas lacrimogeni e granate assordanti per disperdere i manifestanti anti-Wall Street che si erano radunati a Oakland, vicino San Francisco.

Il Dipartimento di Polizia di Oakland ha fatto sapere di aver risposto con i lacrimogeni dopo che un gruppo di circa 500 ''indignati'' aveva tentato di assalire gli agenti anti-sommossa.

Stando a quanto riferito da un fotografo dell'Afp, i dimostranti si sono dispersi, ma poi si sono riuniti di nuovo e hanno lanciato uova contro la polizia, che ha risposto con 'pallottole di vernice'.

Alcune ore prima, la polizia aveva arrestato 85 manifestanti a Oakland, nel tentativo di farli sgomberare da una piazza occupata nei pressi del municipio.

Anche in questo caso, ha riferito l'emittente Cbs, i poliziotti hanno utilizzato gas lacrimogeni.

red/mau/rl

pc 26 ottobre - sui fatti di atene - la posizione dell'assemblea popolare di Syntagma Square e ripresa del comunicato di proletari comunisti

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.Grecia – Comunicato dell’Assemblea Popolare di Syntagma Square


Dopo Varkiza (1), il Politecnico (2), la Facoltà di Chimica (1979)(3), Dicembre 2008 (4) e altre Dicembre 2008 (4) e altre situazioni, la realtà torna ancora una volta a rivelare il ruolo del Partito che sistematicamente tradisce le lotte popolari. E se fino ad ora hanno soffocato, con le loro sedi di partito ogni sciopero generalizzato e determinato in tutti questi anni, se hanno infangato tutte le rivolte come delle “provocazioni”, di nuovo la storia dimostra che non si è trattato di “semplici errori politici” ma di una posizione coordinata e consapevole nel difendere la dittatura parlamentare e le relazioni capitalistiche finanziarie e sociali. Ecco perché ieri (20/10), di nuovo, anche se fino a quel momento avevano chiamato la gente a dimostrare per il rovesciamento del governo. Hanno fatto da guardia alle tranquille operazioni del parlamento e invece di assediarli, hanno agito ancora più barbaramente rispetto alla polizia, spaccando teste e portando i dimostranti alle forze delle repressione. La cosa peggiore è che hanno legittimato lo stato, che ha ucciso uno dei loro compagni, dando la colpa a qualche violenza parastatale.

Da ieri in poi, definitivamente e irreversibilmente, il cosiddetto “Partito Comunista” non è altro che una barriera contro il tentativo di bruciare il corpo parlamentare. Ogni libero essere umano in lotta per la sua dignità in questi giorni cruciali deve politicamente considerarlo come obiettivo (in risposta). Questa dichiarazione non deve essere letta come una divisione nel movimento. Possiamo avere problemi comuni e obiettivi comuni con i semplici elettori del “Partito Comunista”, ma i politici e la pratica della leadership alla quale sono collegati segue le parole d’ordine del governo e del FMI, UE e BCE. Non abbiamo mai marciato fianco a fianco con loro, non saranno mai con noi. Dobbiamo tenere a mente che il “Partito Comunista” agirà come quinta colonna del regime dittatoriale, sperando ancora una volta di ottenere qualche seggio parlamentare, come nel 1990 (5).

La posizione di tutti i raggruppamenti politici, parlamentari o no, che supportano le azioni del “Partito Comunista", sia indirettamente restando in silenzio, o direttamente mediante dichiarazioni, sono equamente condannabili. Fino a quando i partiti rimarranno dentro un compromesso parlamentare di ricevitori di ordini dalla TROIKA e continueranno a ricevere i loro grandi stipendi, saranno del tutto corresponsabili per ciò che è successo fino ad ora e di ciò che accadrà. I loro voti contrari ai memorandum e alle leggi combinate rivelano precisamente il loro ruolo nella dittatura: essi offrono l’alibi del dialogo aperto e della democrazia, in questa totale montatura parlamentare, al fine di impoverire la gente per continuare a contare schede elettorali in ogni votazione di leggi fissata e predeterminata che abolisce il loro futuro – mentre allo stesso tempo vengono riempiti con l’illusione che qualcuno parli per loro e nel loro interesse. Cosi, la gente lascia l’opposizione ai professionisti della politica, e non sente la necessità di reagire immediatamente in prima persona. Ogni voto, anche a partiti extraparlamentari della “sinistra estrema” alle elezioni locali e nazionali è nient’altro che olio negli ingranaggi (della macchina) e la legittimazione della “correttezza” dell’attuale dittatura parlamentare.

Dal 25 Maggio, quando per la prima volta ci siamo riuniti in piazza, abbiamo mostrato la democrazia diretta come capacità di ciascuno di partecipare, consultare, l’uno con l’altro, per modellare idee insieme e autonomamente, lontano da etichette ideologiche o parlamentari. Dobbiamo rimanere qui, contro la loro bancarotta parlamentare e la loro burocrazia.

CI STIAMO RIPRENDENDO LE NOSTRE VITE NELLE NOSTRE STESSE MANI

DEMOCRAZIA DIRETTA ORA

Assemblea Popolare di Syntagma Square, 21/10/11

lLo sciopero generale di due giorni in Grecia dimostra la grande volontà dei lavoratori e delle masse popolari di opporsi fino in fondo alla devastante crisi
economica scaricata selvaggiamente sui proletari, giovani, masse popolari.
Era giusto ad Atene , come lo era a Roma, andare fino in fondo in questa lotta assediando fino all'invasione del Parlamento greco.
E' sbagliato fare servizi d'ordine contro parte dei manifestanti che vogliono raggiungere questo obiettivo, indipendentemente dalla condivisione di ideologia e prassi.
Per questo i fatti di Atene vanno addebitati alla responsabilità del PAME_KKE, e non perchè 'stalinista' come coloro che vogliono solo colpire l'ideologia e la prospettiva del comunismo dicono, ma perchè interni a una logica che non considera che la situazione reale non è di solo scioperi generali e grande movimento di massa, ma di rivolta proletaria e sociale che possa andare fino all'insurrezione popolare. Per cui l'unità del movimento è in questa prospettiva che va creata, altrimenti si fa gioco dell'avversario di classe e si realizza nel movimento una contrapposizione non corrispondente alla realtà da costruire.
I giovani ribelli andavano accolti nella manifestazione e insieme esercitare il massimo della forza. Ogni altra strada è perdente e dannosa.
La morte del lavoratore dispiace a tutti ed è stata causata dai lacrimogeni della polizia e non certo da presunte aggressioni da parte dei manifestanti ribelli, non è giusta usarla per una criminalizzazione.

Proletari comunisti - PCm Italia
21-10-2012

pc 26 ottobre - nepal il compagno gaurav chiede l'espulsione dal PCNUm del gruppo revisionista Prachanda- Battarai attuali capi del governo

la notizia viene dai compagni della Galizia ripresa da nepalnews

correovermello-noticias
Kathmandu, 25.10,11
Según informa el portal Nepalnews.com el camarada CP Gajurel ha pedido publicamente la expulsión de la camarilla Prachanda/Bhattarai del PCN-U(m). Estas afirmaciones las habria realizado en una reunión en Sindhuli.
"Dahal y Bhattarai actuaron como agentes de la India y en descrédito de la revuelta popular. No tienen derecho a permanecer en el partido maoísta ", dijo el político maoísta. Asi mismo califico de "anti-nacional" el tratado BIPA firmado por el revisionista premier Bhattarai en su visita a la India.
Por otra parte se informa que el Secretario General del PCN-U (m) camarada Thapa (Badal) acuso de nuevo a Prachanda de violar las normas y politicas de la organización. Tambien manifesto que Bhattarai tendra que dar cuenta por sus actos ante los organos del Partido.
La firma del tratado BIPA ha creado un gran malestar en Nepal y son muchas las voces, no todas maoístas, que piden la renuncia del revisionista premier Bhattarai.

Publicado por dazibao rojo en 6:57 PM 0 comentarios Enviar por correo electrónicoEscribe un blogCompartir con TwitterCompartir con Facebook

pc 26 ottobre -ancora un assassinio MUORE IN UNA CELLA DEL COMANDO CARABINIERI UN GIOVANE SENEGALESE: PERCHE’?

BRESCIA: VERITA’ PER ELHADJI.


Verità per Elhadji. Conferenza stampa questo pomeriggio negli studi di radio Onda D’ Urto indetta per chiedere un supplemento di indagine sulla vicenda della morte del giovane sengalese Saidou Gadiaga, morto in una cella dei carabinieri per un attacco di asma. Era il 12 dicembre dello scorso anno quando attorno alle 8.45 del mattino presso l’ospedale civile viene constatato il decesso di Elhadji ,che dal venerdì pomeriggio era stato trattenuto presso la caserma dei carabinieri di piazza Tebaldo Brusato. A distanza di quasi un anno dalla sua morte sono tante, troppe le incongruenze, le menzogne e i lati oscuri che presenta la versione fornita dai carabinieri di quanto accaduto quella notte. Gli stessi carabinieri sostengono che esisterebbe un video registrato dalle telecamere poste nel corridoi dove si trovano le celle di sicurezza che mostrerebbe in modo chiaro la dinamica del malore, e dei soccorsi. Tuttavia sono molte le incogruenze e le domande che ancora non hanno risposta: Perchè i carabinieri hanno mentito negando che Elhadj è morto nella caserma e non in ospedale? Perchè hanno mentito alla stampa e alle autorità del Senegal? Perchè il video è comparso solo una settimana dopo la morte del senegealese?



Altra richiesta dei familiari di Elhaji ai quali si unisce l’associazione Diritti per tutti e l’associazione senegalisi di Brescia e provincia è quella di avviare un supplemento di indagini inmerito a quanto accaduto. Esiste infatti un testimone, un giovane che ha condiviso la cella di sicurezza con il senegalese dal pomeriggio di venerdì 10 dicembre fino al pomeriggio di sabato 11, che può fornire informazioni sulle modalità di detenzione, subita anche da Eldaji, che possono risultare utili alle indagini per verificare se vi siano state omissioni di soccordo o ritardi colpevoli da parte dei carabinieri.



Ascolta la conferenza stampa con gli interventi di Umberto dell’Associazione Diritti per tutti, del cognato di Elhadji e del responsabile per le comunicazioni dell’associazione dei senegalesi di Brescia e Provincia



MANIFESTAZIONE A BRESCIA IL 12 NOVEMBRE CONTRO RAZZISMO E REPRESSIONE

pc 26 ottobre - al processo eternit di Torino - l'oscena difesa dei padroni assassini

PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 17 OTTOBRE

La seduta odierna, che inizia alle ore 9:20 - e vede la gradita presenza di
una giornalista e di un operatore della Rsi (Radiotelevisione della Svizzera
Italiana) - prevede la seconda parte dell'arringa dell'imputato genocida
svizzero, Stephan Schmidheiny, affidata alla sapiente lingua dell'avvocato
romano Di Amato senior.
Prima però intervengono due avvocati di parte civile che annunciano la
revoca totale della costituzione in giudizio di tre loro assistiti - nonché
di quella parziale di un altro - poiché sono state risarcite in questi
giorni.
Subito appresso prende la parola l'avvocato Di Amato senior che annuncia -
con la sua terribile voce, che oggi risulta ancora più fastidiosa
dell'udienza scorsa - di essere intenzionato ad "esaminare i fatti oggetto
del processo senza nessun intento di venir meno al doveroso rispetto per le
vittime".
E' appena il caso di far notare come - se quello fosse il suo reale
intento - egli dovrebbe rinunciare al diritto di difesa, rimettendosi alla
clemenza della Corte, data la quantità di prove raccolte dalla Procura della
Repubblica.
I fatti sono le oltre tremila morti in Italia, causati dal comportamento,
incontestabilmente criminale, tenuto dal suo cliente nella qualità di datore
di lavoro, ossia di colui che aveva il potere di impartire direttive
imperative ai suoi sottoposti in Italia.
Questi erano direttamente controllati dal gruppo svizzero, guidato
dall'imputato spacciatore di morte da asbesto - dovuta all'omissione dolosa
di cautele antinfortunistiche - e a nulla può valere la ricostruzione,
suggestiva ma fantasiosa, di uno Schmidheiny molto attento alla salute sul
luogo di lavoro.
Le prossime udienze, che avranno luogo lunedì ventiquattro e martedì
venticinque prossimi, vedranno la conclusione delle arringhe difensive ed il
deposito del testo scritto delle stesse: anche quello dell'avvocata Romani,
oggi assente.Torino, 17 ottobre 2011
Stefano Ghio - Rete sicrurezza Torinoc/o Slai Cobas per il sindacato di
classe To/Mi/Bg/Ge

pc 26 ottobre - Raffineria marghera forte manifestazione operaia

Cinquecento operai della Raffineria ed appalti e loro familiari, hanno
sfidato il maltempo e il potere della multinazionale Eni, manifestando e
bloccando il traffico in diversi punti di Marghera e Mestre. Lo sciopero è
iniziato dopo molte settimane di lotta ed iniziative, bloccando la
Raffineria, questa mattina. Alle ore 9 un grande trattore con gli striscioni
degli operai della Raffineria, le bandiere della triplice ed il bandierone
di Slai Cobas per il Sindacato di Classe, ha sfilato nel corteo sin
dall'inizio. A metà di via dei Petroli, si sono uniti gli operai italiani e
del Bangladesh di Euro Coibenti e Isol Sud in sciopero (appalti
Fincantieri), uniti nello striscione e nel volantino del Cobas Appalti
Fincantieri.

Il corteo ha sfilato per San Giuliano, Viale San Marco, via Colombo,
sfociando in Piazza Ferretto nel centro di Mestre dove si è conclusa la
parte ufficiale della manifestazione, con gli interventi degli oratori,
grande assente il noto Massimo Cacciari.

Dallo spezzone del Cobas alcuni significativi slogan: giù le mani da porto
marghera zaia e berlusconi, in galera - dalla fincantieri alla raffineria da
marghera non ce ne andiamo via - pace lavoro democrazia paese indipendente
non servi della cia !

Dopo gli interventi, ossia dopo 2 ore e mezza e oltre di corteo, gli operai
si sono rimessi in cammino per Piazza Barche, Corso del Popolo, Cavalcavia e
via Righi, finendo di nuovo in Raffineria in Assemblea.

Una importante giornata di unità operaia boicottata di fatto dalle centrali
sindacali che non hanno inviato alcuna delegazione organizzata dalle altre
fabbriche, nonché boicottata dai falsi partiti della falsa sinistra che non
si sono fatti vedere, boicottata dai falsi sedicenti comunisti dei vari
partitini falsamente comunisti che non hanno distribuito alcun volantino,
boicottata dai noglobal filo restaurazione imperialista, e boicottata dal
potere verde-bruno dell'imperialismo.

Decisamente una battaglia interessante, quella degli operai della Raffineria
di Marghera.

Un grazie all'instancabile Gianluca Bego, che si è fatto valere per ore ed
ore, dal trattore e nel corteo, con i suoi interventi al megafono ufficiale
della manifestazione.


slai cobas per il sindacato di classe marghera

martedì 25 ottobre 2011

pc 25 ottobre - assemblea a napoli con i no tav

Hann’ ‘a schiattà!

Venerdì 21 ottobre si è tenuta, alla presenza di un centinaio di studenti dell’Università Orientale, un’iniziativa del NO TAV Tour, fermata Napoli. Due ore di interventi, confronto, racconto della lotta in Val Susa. Il giorno dopo, in pieno centro storico, i militanti NO TAV hanno mostrato dei video e parlato da un palco davanti a diverse centinaia di napoletani, giovani, vecchi, passanti, prima di passare il testimone alla musica di Sacha Ricci e Marco Messina dei 99 Posse. Le righe che seguono vogliono essere, più che un racconto dettagliato, un piccolo bilancio di questa straordinaria due giorni che ha portato nella nostra città l’esperienza di una lotta vincente, radicata e di massa...


Una questione solo apparentemente marginale: come tradurre in napoletano il bellissimo slogan del movimento NO TAV, “A sarà düra”, che dice la voglia di fare una lotta decisa, di non fargliela passare liscia, di durare un secondo più dei propri nemici? Non lo sappiamo, forse manco c’è una traduzione esatta, ma in questi giorni che abbiamo avuto il piacere e l’onore di ospitare i compagni scesi dalla Val Susa per il NO TAV Tour abbiamo davvero capito lo spirito della frase oltre la lettera. E pensiamo di interpretarlo bene se riprendiamo il loro grido quaggiù e a padroni, speculatori, politici, mafiosi di ogni sorta diciamo: “Hann’ ‘a schiattà”! Che non è tanto un truculento “devono morire”, ma un più generale “si devono consumare appresso a noi”, “devono esplodere di rabbia o di invidia o di esaurimento”, “devono desistere”, “li dobbiamo affossare”, “non si devono far più vedere”…

Ecco, se cominciamo con questa preoccupazione idiomatica non è per velleità filologiche, ma per far capire a tutti e subito che la visita dei NO TAV a Napoli non è stata la “classica” iniziativa/conferenza/dibattito, dove viene un singolo relatore a parlare e ti racconta un po’ quello che pensa lui o che fa a casa sua, e poi riparte senza lasciare granché se non un piacevole ricordo e l’idea che quello che ci ha detto riguarda solo casa sua e la sua storia… La tappa del NO TAV Tour a Napoli è stata invece la comunicazione profonda di esperienze, un incontro collettivo, anche una festa, fra tanti compagni di una parte e dell’altra, uno scambio fra due comunità, quasi due “popoli” diremmo (se la parola non fosse troppo pomposa e non rimandasse a infauste esperienze politiche)…

Lo scopo che i NO TAV si erano prefissati con questo giro per l’Italia era chiaro: portare ovunque le loro ragioni, cercare di rompere l’assedio mediatico che cerca di far diventare quella giusta lotta una questione di ordine pubblico, mostrare che fra di loro non ci sono fantomatici black bloc, ma gente “normale”, che va avanti “a volto scoperto e testa alta”, che crede in quello che fa, che studia, lavora e prova a sopravvivere in quest’Italia sempre più precaria, ed ha capito che sulla propria pelle si sta giocando una partita grandissima, una partita di 40 miliardi di euro, di profitti enormi per politici, speculatori e mafiosi… Il NO TAV Tour doveva essere “solo” questo, ma qui a Napoli ha voluto dire qualcosa in più.

I compagni della Val Susa non ci hanno portato solo le loro buone ragioni, non hanno solo cercato di farci capire perché questa lotta ci deve interessare, visto che ogni centimetro di TAV sono servizi sociali che ci tolgono, scuole che chiudono, pensioni che diminuiscono, corse di metro e bus che ci tagliano (da dove crediate che vengono i soldi per bucare le montagne e giocare ai trenini? Dalle nostre tasche! Per questo stiamo dicendo ovunque “Eat The Rich!”)… I compagni non hanno solo saputo legare la questione ambientale con quella del capitalismo, dimostrando che bisogna andare alla radice e combattere contro un sistema basato sul profitto, né hanno solo saputo dimostrare che è possibile sin da ora aggredire l’altro nodo malato della nostra società, la mancanza di democrazia, rivendicando spazi di confronto e decisione dal basso anche contro tutto l’arco della rappresentanza istituzionale, che a sinistra come a destra vuole il TAV...

Questi compagni valsusini hanno fatto di più: si sono interessati alla nostra situazione, hanno cercato di capire cosa è successo in venti anni sul nostro martoriato territorio, da Acerra a Chiaiano a Terzigno, hanno dichiarato lo schifo e l’odio che provano contro tutti quelli che ci hanno fatto e ci fanno vivere sotto tonnellate di immondizia e discariche velenose, ci hanno dato coraggio, ci hanno restituito uno sguardo su noi stessi, uno sguardo complice, di unità ed affetto, di un’Italia migliore, popolare e diciamolo: rivoluzionaria, che non è certo al potere e che è ancora in minoranza ma che esiste e pazientemente scava le fondamenta di questo sistema.

Così, capire come tradurre in napoletano il loro “A sarà düra!”, è stato capire cosa c’è di buono e interessante per noi in quella lotta “lontana”, cosa ne va per noi in quella lotta e come riprenderla sui nostri territori, cosa è in gioco per tutti, come - a partire dalle specificità che ognuno si trova a vivere - possiamo lavorare insieme per un paese radicalmente diverso. E forse, all’indomani del 15 ottobre ed alla vigilia della loro, criminalizzatissima ma poi riuscitissima, manifestazione di domenica, ha voluto dire ancora qualcosa in più.

Dopo il 15 ottobre, il clima nel movimento è stato pesante. Il perverso intreccio fra media, istituzioni ed apparati repressivi che caratterizza le “democrazie” contemporanee ha prodotto nella scorsa settimana dei mostri degni di 1984 di Orwell: la creazione di un nemico interno contro cui polarizzare l’odio, la caccia al black bloc, l’invito alla delazione dei manifestanti, la santificazione delle forze dell’ordine… A questo clima creato ad arte per far dimenticare che il 15 a Roma c’erano 400.000 persone in piazza scese a dire no a questa manovra, ai diktat dell’Europa ed a questo sistema, è difficile, forse impossibile, rispondere solo con dei comunicati che – a partire da quella cornice “violenta” in cui ci hanno ormai inchiodato – entrino nel merito del perché e del percome della violenza.

Il dibattito che si è sviluppato nel movimento dopo il 15 è solo un tassello, in cui peraltro i NO TAV eccellono (qui il loro comunicato sulla giornata romana, fra i più sensati ed intelligenti). Si devono innanzitutto riprendere in mano i percorsi reali che esistono sui territori, rilanciare una lotta di massa, aprire alla partecipazione, dimostrare che al tentativo di ghettizzazione non ci stiamo, e che quello che facciamo è largamente condiviso, nei fatti, da migliaia di persone.

Ecco, questo ci hanno insegnato i NO TAV a Napoli, e questo ci hanno dimostrato con il corteo di ieri. Ed a niente son valsi i terrorizzanti articoli di Libero o del Mattino che nelle ore precedenti agli incontri volevano spaventare la popolazione ed impedire la partecipazione dicendo che i NO TAV erano qui a “fare proselitismo” per portare su in Val Susa gli antagonisti e black bloc napoletani, a nulla sono valsi i digos e le camionette stazionate fuori da un’università o una piazza in festa, perché quando una lotta è di tutti e per tutti non la possono fermare nemmeno migliaia di guardie, giudici e politicanti!

Anche per questo va ancora un saluto ed un ringraziamento ai compagni del NO TAV, sperando che continuino il loro giro per l’Italia trovando ancora più calore e condivisione, raccogliendo ancora più forze, perché questo progetto sia bloccato una volta per tutte, e questa vittoria sia la nostra vittoria, il primo passo di una riscossa che scuota finalmente sto paese. Noi promettiamo solo di saper essere, nei mesi e negli anni a venire, sempre al vostro fianco.

A sarà düra!, Hann’ ‘a schiattà!